XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 18 settembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 18 settembre 2012.

      Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cenni, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Nucara, Pecorella, Pescante, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 17 settembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          GIANNI: «Misure e benefìci previdenziali in favore dei lavoratori esposti ad ammine aromatiche, cloro e nitro» (5447);
          CAVALLARO: «Modifiche all'articolo 689 del codice penale, in materia di vendita, cessione per asporto e somministrazione di bevande alcooliche a minori o a infermi di mente» (5448);
          TORRISI: «Modifiche all'articolo 103 del codice di procedura penale e introduzione dell'articolo 35-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n.  271, in materia di garanzie di libertà del difensore» (5449);
          TORRISI: «Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n.  354, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione, e agli articoli 444 e 656 del codice di procedura penale, in materia di applicazione della pena su richiesta e di sospensione dell'esecuzione delle pene detentive» (5450);
          TORRISI: «Disposizioni in materia di alloggi assegnati ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata» (5451);
          TORRISI: «Disposizioni in materia di veicoli d'interesse storico e collezionistico» (5452).

      Saranno stampate e distribuite.

Trasmissione dal Senato.

      In data 17 settembre 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente progetto di legge:
          S. 143-263-754-2403. – Senatore MENARDI; senatori MARCO FILIPPI ed altri; senatori GRILLO ed altri; DISEGNO DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: «Riforma della legislazione in materia portuale» (approvato, in un testo unificato, dal Senato) (5453).

      Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      SANTELLI: «Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi» (5394) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII e XI.

          III Commissione (Affari esteri):
      «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Bureau International des Expositions sulle misure necessarie per facilitare la partecipazione all'Esposizione Universale di Milano del 2015, fatto a Roma l'11 luglio 2012» (5446) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          IV Commissione (Difesa):
      RUGGHIA ed altri: «Disposizioni concernenti la vendita e la determinazione dei canoni di occupazione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa» (5400) Parere delle Commissioni I, V, VI e VIII.

          VI Commissione (Finanze):
      FAVA e MONTAGNOLI: «Disposizioni per favorire il rientro delle attività produttive in Italia» (5406) Parere delle Commissioni I, V, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          VIII Commissione (Ambiente):
      FEDERICO TESTA ed altri: «Disciplina del dibattito pubblico sulle decisioni concernenti la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche di rilevanza strategica nazionale» (5395) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          IX Commissione (Trasporti):
      S. 143-263-754-2403. – Senatore MENARDI; Senatori MARCO FILIPPI e altri; Senatori GRILLO e altri; DISEGNO DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: «Riforma della legislazione in materia portuale» (approvato, in un testo unificato, dal Senato) (5453) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XI, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          XI Commissione (Lavoro):
      MIGLIORI: «Modifiche alla legge 20 maggio 1985, n.  207, concernenti la determinazione dell'anzianità del personale con rapporto convenzionato beneficiario di inquadramento straordinario nei ruoli nominativi regionali del personale delle unità sanitarie locali» (5072) Parere delle Commissioni I, V, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          XII Commissione (Affari sociali):
      BINETTI ed altri: «Modifiche alla legge 4 luglio 2005, n.  123, concernenti lo svolgimento di indagini diagnostiche per l'accertamento della celiachia nei bambini di età compresa tra sei e dieci anni» (5404) Parere delle Commissioni I, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 17 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (COM(2012)496 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga il regolamento (CE) n.  552/97 del Consiglio che revoca temporaneamente l'accesso alle preferenze tariffarie generalizzate per il Myanmar/Birmania (COM(2012)524 final) e Relazione della Commissione al Consiglio a norma dell'articolo 2 del regolamento (CE) n. 552/97 del Consiglio riguardo al lavoro forzato nel Myanmar/Birmania (COM(2012)525 final), che sono assegnate in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive).

Richieste di parere parlamentare su proposte di nomina.

      Il ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 14 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 18 novembre 1997, n.  426, le richieste di parere parlamentare sulle proposte di nomina del dottor Stefano Rulli, in qualità di presidente (153), nonché del dottor Nicola Giuliano (154), del professor Aldo Grasso (155) e del dottor Carlo Verdone (156) a componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia.

      Tali richieste sono assegnate, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 129, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE E LA RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO DELLA CITTÀ DI TARANTO (A.C. 5423)

A.C. 5423 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              in relazione al provvedimento in esame si fa presente che presso l'area industriale della Valbasento esistono una serie di infrastrutture industriale legate a processi produttivi ormai dismessi che risultano in stato di abbandono;
              in particolare per quanto riguarda gli impianti Nylstar, la cui proprietà rimane in capo alla sezione immobiliare della società Snia, siamo in presenza di aree vaste di impianti utilizzati per la produzione di filati oggi non più attivi;
              nei mesi scorsi si era anche paventato che vi fossero dei sacchi di amianto su cui il firmatario del presente ordine del giorno ha già presentato una interrogazione parlamentare ancora senza risposta;
              la Valbasento rappresenta una delle aree industriali più in difficoltà della Basilicata, ma è anche quella maggiormente infrastrutturata e con maggiori potenzialità di rilancio;
              la presenza di impianti dismessi e abbandonati all'interno del sito non è poi un bel biglietto da visita per chi eventualmente avrebbe voglia di investire in Valbasento;
              occorrerebbe pertanto che le società ancora proprietarie degli immobili all'interno dell'area industriale provvedessero ad evitare il degrado dei lotti su cui insistono i propri manufatti, scongiurando anche eventuali rischi di inquinamento in un'area definita sito di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche e oggetto di finanziamento Cipe nello scorso mese di agosto,

impegna il Governo

e, in particolare, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a richiamare le società proprietarie di immobili con attività industriali dismesse all'interno dell'area industriale di Pisticci a ripristinare condizioni di messa in sicurezza dei propri manufatti al fine di garantire appunto sicurezza ambientale e presentabilità, evitando di pregiudicare eventuali manifestazioni di interesse ad allocare altre iniziative economiche all'interno dell'area.
9/5423/1. Burtone.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge in esame è volto a fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              è ormai evidente la straordinaria necessità di emanare disposizioni per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              il decreto-legge in esame non contiene, come già evidenziato nel parere favorevole espresso dalla Commissione XII Affari sociali, riferimenti precisi ai profili sanitari connessi alla grave situazione venutasi a creare in relazione al sito di bonifica;
              i mezzi di comunicazione hanno trasmesso immagini che mostrano fatti recentissimi e sconvolgenti di inquinamento ambientale relative all'ILVA di Taranto. L'Ordine dei medici della Provincia di Taranto ha pubblicato un documento dove invita i genitori del quartiere Tamburi a impedire che i loro bambini possano giocare a contatto con la terra e sollecitandoli al ritorno a casa a fare immediatamente una doccia e lavare i vestiti, evitando in ogni circostanza che corrano sul prato;
              uno studio (denominato «Sentieri»), dell'Istituto superiore di sanità, pubblicato sulla rivista scientifica «Epidemiologia e Prevenzione» nel dicembre 2011, indica il numero di morti in eccesso nelle popolazioni che vivono nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN). I dati dei ricercatori descrivono una media di 1.200 morti in eccesso all'anno nel periodo 1995-2002 (cioè 1.200 decessi in più di quanti statisticamente ne sarebbero stati attesi). Molti di questi decessi sono legati a tumori polmonari, a tumori della pleura e a tumori del fegato;
              purtroppo, i dati resi pubblici in queste ultime settimane non indicano la quantità di sostanze cancerogene presenti attualmente nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini di Taranto. Né indicano quanti bimbi, quante donne, quanti operai si sono ammalati e sono morti negli ultimi due-tre anni;
              non si può prescindere dal rispetto di due diritti fondamentali: il lavoro e la salute. L'articolo 41 della Costituzione evidenzia che: l'iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza delle persone;
              se sorprende che negli ultimi venti anni le diverse amministrazioni locali che si sono succedute abbiano consentito lo sviluppo di un intero quartiere, tanto popoloso da avere le dimensioni di una cittadina di medie dimensioni, proprio a ridosso delle acciaierie, moltiplicando i rischi per la salute di persone che nulla hanno a che vedere con la produzione dell'acciaio, diventa indispensabile vigilare perché questo non accada mai più e siano mantenute tutte le distanze necessarie tra posti di lavoro e residenze abitative,

impegna il Governo

a rendere pubbliche tutte le informazioni scientifiche a disposizione e conseguentemente adottare le iniziative necessarie atte a dare garanzie certe in grado di conciliare il diritto al lavoro e il diritto alla salute anche rispetto alle future generazioni.
9/5423/2. Binetti, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Calgaro.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto,
              il sito di Taranto è di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale ed è necessario accelerare il risanamento ambientale e sviluppare interventi di riqualificazione produttiva e infrastrutturali;
              le misure individuate nel protocollo di intesa devono garantire i livelli occupazionali, nonché lo sviluppo sostenibile dell'area e il risanamento ai fini della tutela della salute dei cittadini;
              il Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto è stato stipulato, il 26 luglio 2012, tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la Regione Puglia, la Provincia di Taranto, il Comune di Taranto, il Commissario straordinario del porto di Taranto,

impegna il Governo

a far sì che, negli interventi di riconversione e riqualificazione volti al risanamento e bonifica dell'area del sito industriale di Taranto al fine di consentire nuovi investimenti produttivi, in ogni caso, si tenga conto delle norme regionali in materia di protezione della qualità dell'aria e della salute.
9/5423/3. Scilipoti, Grassano.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge in esame, che reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, prevede misure atte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria verificatasi in questa zona dando attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
              nell'ultimo decennio relativamente alla situazione di Taranto numerosi studi di epidemiologia e monitoraggio ambientale sono stati condotti da parte del Ministero della salute e dall'Istituto Superiore di Sanità;
              il sito di Taranto è stato incluso nel progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), finanziato dal Ministero della salute nell'ambito della ricerca finalizzata 2006, e condotto sotto il coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento ambiente e prevenzione primaria. Il progetto SENTIERI si è concluso ed i risultati sono stati pubblicati in un supplemento della rivista Epidemiologia e Prevenzione nel dicembre 2011;
              un altro studio, al quale ha collaborato l'ISS, pubblicato negli Annali dell'ISS, ha indagato l'associazione tra incidenza dei tumori e residenza in prossimità di siti inquinanti tramite uno studio caso-controllo condotto nell'area industriale di Taranto;
              nell'ambito del programma strategico Ambiente e Salute finanziato dal Ministero della salute, l'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Dipartimento di prevenzione della ASL di Taranto, ha condotto uno studio esplorativo di monitoraggio biologico umano che ha riguardato circa 50 persone, che hanno lavorato come allevatori presso masserie dislocate nella provincia di Taranto, con l'obiettivo di valutare il carico nel corpo degli allevatori di inquinanti persistenti quali metalli pesanti e diossine;
              lo studio è stato ideato e disegnato prendendo spunto da precedenti indagini della ASL di Taranto sulla presenza di diossine e PCB negli animali e negli alimenti prodotti dalle aziende zootecniche;
              queste indagini hanno portato in alcuni casi al sequestro e all'abbattimento di animali che presentavano livelli di contaminanti al di sopra dei livelli consentiti;
              inoltre il Ministero della salute tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 ha lanciato un monitoraggio finanziato con fondi per la valutazione della contaminazione di alcuni prodotti di origine animale provenienti da aree interne o prospicienti i Siti di bonifica di interesse nazionale (SIN);
              trattasi, quindi, di area in cui la salute è a rischio e pertanto è necessario un attento monitoraggio anche in relazione agli interventi di bonifica che stanno per essere realizzati;
              tra i soggetti firmatari del Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012 non compare il Ministro della salute,

impegna il Governo

a coinvolgere, nel fronteggiare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare sul sito di Ilva sottoposto a bonifica, il Ministro della salute nonché l'ARPA Puglia, in virtù delle rilevanti ed oggettive ricadute sanitarie sulla popolazione locale, come dimostrano gli studi fin qui condotti sia dal Ministero della salute sia dall'Istituto Superiore di Sanità.
9/5423/4. Grassi, Miotto, Lenzi, Fontanelli, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco.


      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame prevede la nomina di un Commissario straordinario per assicurare la piena attuazione degli interventi di cui al Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, richiamati dallo stesso decreto;
              l'immediata operatività del Commissario, e il pronto esercizio da parte sua della funzione di coordinamento e di applicazione di quanto concordato, costituisce il presupposto più significativo ai fini della sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza del decreto in esame;
              alla data dell'11 settembre, e quindi a più d'un mese dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, non è stata ancora disposta la nomina del Commissario, che deve avvenire con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; per procedere in tal, senso, ovviamente, non si deve attendere la conversione in legge del decreto, essendo le norme recate da quest'ultimo in vigore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: la mancata nomina ha reso il decreto, e prima ancora il Protocollo d'intesa, ancora del tutto inattuato;
              nella discussione nelle Commissioni riunite, il rappresentante del Governo ha riconosciuto il ritardo nella nomina, ma quest'ultima non è ancora intervenuta;
              il Commissario straordinario, per le funzioni che sarà chiamato a svolgere, dovrà avere un profilo di competenza tecnica mirata e possibilità di intervento operativo senza limiti di tempo, a fronte dell'emergenza che ne ha motivato l'individuazione, quindi non potrà essere soggetto che già ricopre ruoli istituzionali impegnativi e assorbenti,

impegna il Governo

a dare attuazione a quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge, nominando il Commissario straordinario per il risanamento ambientale a Taranto, e ad individuare tale figura fra soggetti muniti di specifica e comprovata competenza tecnica, e comunque non gravati da assorbenti impegni istituzionali.
9/5423/5. Mantovano, La Malfa.


      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame prevede la nomina di un Commissario straordinario per assicurare la piena attuazione degli interventi di cui al Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, richiamati dallo stesso decreto;
              l'immediata operatività del Commissario, e il pronto esercizio da parte sua della funzione di coordinamento e di applicazione di quanto concordato, costituisce il presupposto più significativo ai fini della sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza del decreto in esame;
              alla data dell'11 settembre, e quindi a più d'un mese dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, non è stata ancora disposta la nomina del Commissario, che deve avvenire con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; per procedere in tal, senso, ovviamente, non si deve attendere la conversione in legge del decreto, essendo le norme recate da quest'ultimo in vigore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: la mancata nomina ha reso il decreto, e prima ancora il Protocollo d'intesa, ancora del tutto inattuato;
              nella discussione nelle Commissioni riunite, il rappresentante del Governo ha riconosciuto il ritardo nella nomina, ma quest'ultima non è ancora intervenuta;
              il Commissario straordinario, per le funzioni che sarà chiamato a svolgere, dovrà avere un profilo di competenza tecnica mirata e possibilità di intervento operativo senza limiti di tempo, a fronte dell'emergenza che ne ha motivato l'individuazione, quindi non potrà essere soggetto che già ricopre ruoli istituzionali impegnativi e assorbenti,

impegna il Governo

a dare attuazione a quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge, nominando il Commissario straordinario per il risanamento ambientale a Taranto, e ad individuare tale figura fra soggetti muniti di specifica e comprovata competenza.
9/5423/5.    (Testo modificato nel corso della seduta) Mantovano, La Malfa.


      La Camera,
          premesso che:
              al fine di fronteggiare le gravi situazioni di criticità ambientale, sanitaria e industriale venutesi a verificare di recente in relazione al sito di interesse nazionale di Taranto;
              si tratta di sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale e di conseguenza vanno attuati tutti gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012;
              sono state valutate come prioritarie le implementazioni degli interventi idonei a fronteggiare le connesse ricadute sociali ed occupazionali, la realizzazione degli interventi presi in considerazione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) nella riunione del 3 agosto 2012;
              per accelerare il processo di risanamento, di riqualificazione industriale e di riconversione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è impegnato a consegnare la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) entro il 30 settembre p.v.,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile a definire, in tempi rapidi «un accordo di programma» volto a porre in essere un piano strategico di risanamento ambientale e di riqualificazione urbana tra Governo, Enti locali ed altri soggetti interessati quali ILVA, ENI, CEMENTIR.
9/5423/6. Vico, Fitto, Ruggeri, Saglia, Lulli, Mariani, Piffari, Lazzari, Mastromauro, Vignali, Cera, Pezzotta, Anna Teresa Formisano, Froner, Peluffo, Federico Testa, Martella, Fadda, Scarpetti, Marchioni, Zunino, Raisi, Colaninno, Bratti, Margiotta, Iannuzzi, Benamati, Marantelli, Misiti, Ginefra, Concia, Capano, Bellanova, Boccia, Grassi, Servodio, Distaso, Ria, Bordo, Marini, Patarino, Pisicchio, Vatinno, Sisto.


      La Camera,
          premesso che:
              da circa un anno, con delibere dei Consigli di base della Guardia di Finanza e sindacato di polizia (SIULP di Taranto), ed in particolare dal Co.I.R. della Guardia Costiera e dal Co.Ce.R. Marina, è stato richiesto un monitoraggio nel porto di Taranto, che di fatto rientra nell'area industriale, ed eventuali visite specialistiche al fine di prevenire malattie tumorali;
              è visibile a qualunque cittadino che, ad esempio, le attività di scarico dei minerali dalle navi ai nastri trasportatori non sono protette ed isolate e quindi di pericolo per la salute; infatti, come è noto, tali minerali sono come polvere finissima e leggera come borotalco. Lo scarico dalla nave ai nastri trasportatori avviene a «cielo aperto». Le stesse auto della Guardia Costiera e della Polizia di Stato, i cui uffici sono nelle prossimità delle suddette «sporgenze» si ricoprono di colore rosso anche se recentemente lavate;
              è stato chiesto più volte di intervenire per sostenere le legittime richieste dei rappresentanti militari e tutelare al massimo la salute dei militari e cittadini e l'ambiente che li circonda;
              il Ministro della difesa, nel rispondere ad un atto di sindacato ispettivo ha confermato che la stessa Capitaneria di porto «ha avviato una indagine conoscitiva interna – dalla quale è emerso che i disturbi lamentati dai militari in servizio a Taranto sono, sostanzialmente, gli stessi di cui soffrono gli abitanti dell'area tarantina cioè fastidi agli occhi e alle vie respiratorie, a volte molto acuti, dovuti a cattivi odori e alle polveri disperse nell'aria, tra cui, in particolare, il pulviscolo di carbone – sia di aver investito della problematica l'autorità portuale di Taranto e la locale azienda sanitaria, chiedendo di effettuare un apposito monitoraggio ambientale nell'area portuale, proprio allo scopo di verificarvi la sussistenza di potenziali, pericoli per la salute»;
              vi è in corso altresì un'indagine delegata dall'autorità giudiziaria al nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Lecce;
              l'inquinamento prodotto dalle industrie del capoluogo ionico è ormai a livelli inaccettabili e insostenibili. Taranto ha una fortissima presenza di personale del comparto sicurezza e difesa ed è necessario porre l'attenzione anche nei confronti di coloro che operano nel porto di Taranto,

impegna il Governo:

          ad adottare tutte le opportune precauzioni, comprese le centraline per il monitoraggio ventiquattro ore su ventiquattro nella zona portuale, per tutelare il personale che è esposto costantemente al rischio di inalazione dei minerali ed indicare e fornire misure e dotazioni al fine di mettere in sicurezza il personale che accede al porto, in particolare gli operatori della sicurezza e portuali, con abbigliamento e maschere protettive;
          ad informare tempestivamente il personale militare sui rischi e sul livello di inquinamento a cui sono sottoposti.
9/5423/7. Di Stanislao, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              da circa un anno, con delibere dei Consigli di base della Guardia di Finanza e sindacato di polizia (SIULP di Taranto), ed in particolare dal Co.I.R. della Guardia Costiera e dal Co.Ce.R. Marina, è stato richiesto un monitoraggio nel porto di Taranto, che di fatto rientra nell'area industriale, ed eventuali visite specialistiche al fine di prevenire malattie tumorali;
              è visibile a qualunque cittadino che, ad esempio, le attività di scarico dei minerali dalle navi ai nastri trasportatori non sono protette ed isolate e quindi di pericolo per la salute; infatti, come è noto, tali minerali sono come polvere finissima e leggera come borotalco. Lo scarico dalla nave ai nastri trasportatori avviene a «cielo aperto». Le stesse auto della Guardia Costiera e della Polizia di Stato, i cui uffici sono nelle prossimità delle suddette «sporgenze» si ricoprono di colore rosso anche se recentemente lavate;
              è stato chiesto più volte di intervenire per sostenere le legittime richieste dei rappresentanti militari e tutelare al massimo la salute dei militari e cittadini e l'ambiente che li circonda;
              il Ministro della difesa, nel rispondere ad un atto di sindacato ispettivo ha confermato che la stessa Capitaneria di porto «ha avviato una indagine conoscitiva interna – dalla quale è emerso che i disturbi lamentati dai militari in servizio a Taranto sono, sostanzialmente, gli stessi di cui soffrono gli abitanti dell'area tarantina cioè fastidi agli occhi e alle vie respiratorie, a volte molto acuti, dovuti a cattivi odori e alle polveri disperse nell'aria, tra cui, in particolare, il pulviscolo di carbone – sia di aver investito della problematica l'autorità portuale di Taranto e la locale azienda sanitaria, chiedendo di effettuare un apposito monitoraggio ambientale nell'area portuale, proprio allo scopo di verificarvi la sussistenza di potenziali, pericoli per la salute»;
              vi è in corso altresì un'indagine delegata dall'autorità giudiziaria al nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Lecce;
              l'inquinamento prodotto dalle industrie del capoluogo ionico è ormai a livelli inaccettabili e insostenibili. Taranto ha una fortissima presenza di personale del comparto sicurezza e difesa ed è necessario porre l'attenzione anche nei confronti di coloro che operano nel porto di Taranto,

impegna il Governo:

          a valutare l'opportunità di adottare tutte le opportune precauzioni, comprese le centraline per il monitoraggio ventiquattro ore su ventiquattro nella zona portuale, per tutelare il personale che è esposto costantemente al rischio di inalazione dei minerali ed indicare e fornire misure e dotazioni al fine di mettere in sicurezza il personale che accede al porto, in particolare gli operatori della sicurezza e portuali, con abbigliamento e maschere protettive;
          a valutare le più opportune modalità per informare tempestivamente il personale militare sui rischi e sul livello di inquinamento a cui sono sottoposti.
9/5423/7.    (Testo modificato nel corso della seduta) Di Stanislao, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto, ove si trova il più importante stabilimento italiano del gruppo ILVA – società per azioni che si occupa prevalentemente della produzione e della trasformazione dell'acciaio – e che costituisce uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa;
              detto obiettivo verrebbe perseguito dando attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
              il citato Protocollo indica, all'articolo 5, un quadro complessivo degli interventi pari a 336,7 milioni di euro, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e 7,2 milioni di parte privata (TCT S.pA-Taranto Container Terminal), evidenziando che, in particolare, dei complessivi 336,7 milioni considerati: 119 milioni sono destinati alle bonifiche, 187 milioni agli interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, le risorse stanziate dal provvedimento in esame non appaiono del tutto sufficienti ad affrontare in modo decisivo l'annosa questione relativa alla bonifica dell'area ILVA, mentre appare quanto mai urgente attuare un impegnativo progetto di riconversione eco-compatibile dell'ILVA che veda impegnati insieme amministratori, sindacati, lavoratori, cittadini e ILVA;
              l'inchiesta avviata recentemente dalla magistratura nei confronti dell'ILVA potrebbe, dunque, diventare una buona occasione per trasformare uno sviluppo industriale superato in un nuovo sviluppo sostenibile per la città di Taranto;
              l'intero Paese non può prescindere, del resto, da una doverosa riqualificazione ambientale e, laddove non ancora adottati, dall'adozione di moderni standard produttivi che si avvalgano della miglior tecnologia disponibile ai fini di limitare o annullare ogni impatto negativo sull'ambiente, affinché siano salvaguardati i diritti non negoziabili alla vita e alla salute;
              è auspicabile, nell'assunzione responsabile delle rispettive competenze, che tutti gli interlocutori diano il loro contributo, anche finanziario, al perseguimento di una soluzione, tecnicamente possibile, che renda compatibili le legittime ed indefettibili esigenze di tutela della salute e le altrettanto legittime ed ineludibili esigenze di difesa dei livelli occupazionali e della capacità produttiva del Paese,

impegna il Governo:

          a perseguire con determinazione l'applicazione del Protocollo di intesa per lo sviluppo sostenibile sottoscritto il 26 luglio scorso, valutando altresì l'opportunità di individuare nuove risorse per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
          a valutare, nell'ambito delle risorse pubbliche già stanziate, l'opportunità di riqualificare i lavoratori dell'ILVA nei processi di bonifica, contestualmente avviando programmi formativi per i dipendenti dell'ILVA e dell'indotto.
9/5423/8. Zazzera, Borghesi, Piffari, Cimadoro, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, individuato come sito di preminente interesse pubblico, allo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo di intesa del 26 luglio 2012 stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
              in particolare, l'articolo 1, comma 3, del provvedimento prevede che all'attuazione degli interventi previsti nel citato Protocollo siano finalizzate, tra le altre, anche risorse disponibili dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite massimo di 20 milioni di euro;
              si tratta, in particolare, dei capitoli 7085 e 8532, entrambi relativi all'attuazione del federalismo amministrativo, e quindi risorse destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo non appare condivisibile la scelta operata dal Governo di intaccare le già esigue risorse disponibili attualmente destinate alla difesa del suolo ed in materia di prevenzione del rischio idrogeologico, seppur nel lodevole obiettivo di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione della città di Taranto,

impegna il Governo

a valutare, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese, gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di adottare ogni iniziativa di competenza, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, volta ad individuare ulteriori forme di finanziamento tese a dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo di intesa del 26 luglio 2012.
9/5423/9. Borghesi, Zazzera, Piffari, Cimadoro, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame contiene misure finalizzate a fronteggiare con tempestività ed urgenza le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria verificatesi presso il sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto e ad individuare, ai sensi dell'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, il territorio tarantino, sede dello stabilimento siderurgico ILVA S.p.a quale «area di crisi industriale complessa» consentendo l'immediata realizzazione nell'area di un progetto di riconversione e riqualificazione industriale e promuovendo investimenti produttivi anche a carattere innovativo;
              lo stabilimento di Taranto costituisce uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell'acciaio in Europa e fa parte del gruppo RIVA che lo rilevato dall'IRI nel 1995 con 36 stabilimenti produttivi situati in 8 paesi nel mondo per un fatturato totale di circa 11 miliardi di euro;
              in particolare, lo stabilimento siderurgico di Taranto alimenta con la sua produzione il sistema produttivo degli altri stabilimenti italiani del Gruppo quali Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN) ed ampi settori dell'industria metalmeccanica nazionale, rifornendo infatti di acciaio le industrie italiane dell'automobile, degli elettrodomestici, della cantieristica navale;
              tra gli stabilimenti del gruppo quello di Novi Ligure con circa 1000 addetti (di cui 800 dipendenti e circa 200 impiegati legati all'indotto) ha una capacità produttiva attuale di 1.800.000 tonnellate di prodotti finiti, laminati a freddo, zincati ed elettrozincati destinati a molteplici settori d'impiego e produce lamiere sottili zincate, mediante un impianto di zincatura a caldo, con una capacità produttiva di 400.000 tonnellate l'anno;
              per quanto riguarda lo stabilimento di Genova Cornigliano, attraverso un accordo di programma si è determinata la chiusura della produzione a caldo e si è proceduto ad una riconversione delle attività a freddo con un investimento di circa 800 milioni e con un'occupazione attuale di 1600 lavoratori oltre a 1000 nell'indotto;
              in provincia di Cuneo vi sono 250 addetti che lavorano a produzioni di base nel sito produttivo di Lesegno, mentre a Racconigi lo stabilimento occupa 200 persone per la produzione di tubi e laminati d'acciaio,

impegna il Governo:

          a monitorare la situazione di tutti gli stabilimenti del gruppo ILVA situati sul territorio nazionale al fine di prevenire possibili situazioni di crisi della filiera produttiva dell'acciaio in Italia;
          ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare la continuità produttiva e occupazionale negli stabilimenti di Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN), anche attraverso l'individuazione di misure alternative per l'approvvigionamento delle materie prime necessarie.
9/5423/10. Lovelli, Damiano, Fiorio, Rossa, Tullo.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame contiene misure finalizzate a fronteggiare con tempestività ed urgenza le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria verificatesi presso il sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto e ad individuare, ai sensi dell'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, il territorio tarantino, sede dello stabilimento siderurgico ILVA S.p.a quale «area di crisi industriale complessa» consentendo l'immediata realizzazione nell'area di un progetto di riconversione e riqualificazione industriale e promuovendo investimenti produttivi anche a carattere innovativo;
              lo stabilimento di Taranto costituisce uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell'acciaio in Europa e fa parte del gruppo RIVA che lo rilevato dall'IRI nel 1995 con 36 stabilimenti produttivi situati in 8 paesi nel mondo per un fatturato totale di circa 11 miliardi di euro;
              in particolare, lo stabilimento siderurgico di Taranto alimenta con la sua produzione il sistema produttivo degli altri stabilimenti italiani del Gruppo quali Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN) ed ampi settori dell'industria metalmeccanica nazionale, rifornendo infatti di acciaio le industrie italiane dell'automobile, degli elettrodomestici, della cantieristica navale;
              tra gli stabilimenti del gruppo quello di Novi Ligure con circa 1000 addetti (di cui 800 dipendenti e circa 200 impiegati legati all'indotto) ha una capacità produttiva attuale di 1.800.000 tonnellate di prodotti finiti, laminati a freddo, zincati ed elettrozincati destinati a molteplici settori d'impiego e produce lamiere sottili zincate, mediante un impianto di zincatura a caldo, con una capacità produttiva di 400.000 tonnellate l'anno;
              per quanto riguarda lo stabilimento di Genova Cornigliano, attraverso un accordo di programma si è determinata la chiusura della produzione a caldo e si è proceduto ad una riconversione delle attività a freddo con un investimento di circa 800 milioni e con un'occupazione attuale di 1600 lavoratori oltre a 1000 nell'indotto;
              in provincia di Cuneo vi sono 250 addetti che lavorano a produzioni di base nel sito produttivo di Lesegno, mentre a Racconigi lo stabilimento occupa 200 persone per la produzione di tubi e laminati d'acciaio,

impegna il Governo:

          a monitorare la situazione di tutti gli stabilimenti del gruppo ILVA situati sul territorio nazionale al fine di prevenire possibili situazioni di crisi della filiera produttiva dell'acciaio in Italia;
          ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare la continuità produttiva e occupazionale negli stabilimenti di Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN).
9/5423/10.    (Testo modificato nel corso della seduta) Lovelli, Damiano, Fiorio, Rossa, Tullo.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge in esame reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare di recente in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto, individuato come sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale al fine di dare rapida attuazione agli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012;
          in particolare l'articolo 2 riconosce l'area industriale di Taranto area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  134;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
              il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma al fine dell'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
              il procedimento ai fini del riconoscimento di tale crisi è caratterizzato da un elemento formale: l'istanza di riconoscimento della regione interessata;
              il polo siderurgico di Piombino è una delle principali realtà economiche dell'Italia e, dopo Taranto, è il secondo polo siderurgico a ciclo integrale che provvede a trasformare attraverso l'altoforno il carbone e il minerale di ferro in acciaio, le produzioni del polo siderurgico occupano circa 6.000 lavoratori, incluso l'indotto;
              la crisi simultanea sia di un intero settore che di imprese di varie dimensioni, nonché la presenza di questioni infrastrutturali, ambientali ed energetiche non risolvibili solo con risorse e competenze di carattere regionale (esempio SIN – sito di interesse nazionale), comportano la necessità di un coinvolgimento del Governo e la concreta possibilità di attivare un progetto complessivo ai sensi del citato articolo 27 del decreto-legge n.  83 del 2012;
              la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 dipende dall'emanazione del decreto attuativo del Ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n.  83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa;
              in attesa del citato decreto attuativo, i cui termini sono scaduti il 25 agosto 2012, è opportuno rilevare che solo passando da una logica di «resistenza finanziaria» (che non preclude il rischio di una vendita «a spezzatino» delle imprese in difficoltà per ripianare i debiti con le banche) ad una prospettiva di «rilancio industriale» sarà possibile non abdicare ad un altro settore distintivo della capacità produttiva italiana;
              con una lettera del 10 agosto 2012, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico, il presidente della giunta regionale della Toscana insieme al presidente della provincia di Livorno e al sindaco del comune di Piombino, hanno dato la disponibilità a collaborare con forme di cofinanziamento nell'ambito di accordi di programma congiunti, ivi compresa la presentazione di una richiesta della citata istanza di riconoscimento da parte della regione Toscana al Ministero dello sviluppo economico ed hanno inoltre inteso chiedere la convocazione di un tavolo interistituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di affrontare la grave crisi del polo siderurgico di Piombino che interessa l'economia dell'intera regione Toscana,

impegna il Governo:

          ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevedendo l'inclusione del polo siderurgico di Piombino tre le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuare progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
          ad intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante opere di bonifica e di infrastrutturazione di fondamentale importanza per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico.
9/5423/11. Velo.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge in esame reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare di recente in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto, individuato come sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale al fine di dare rapida attuazione agli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012;
          in particolare l'articolo 2 riconosce l'area industriale di Taranto area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  134;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
              il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma al fine dell'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
              il procedimento ai fini del riconoscimento di tale crisi è caratterizzato da un elemento formale: l'istanza di riconoscimento della regione interessata;
              il polo siderurgico di Piombino è una delle principali realtà economiche dell'Italia e, dopo Taranto, è il secondo polo siderurgico a ciclo integrale che provvede a trasformare attraverso l'altoforno il carbone e il minerale di ferro in acciaio, le produzioni del polo siderurgico occupano circa 6.000 lavoratori, incluso l'indotto;
              la crisi simultanea sia di un intero settore che di imprese di varie dimensioni, nonché la presenza di questioni infrastrutturali, ambientali ed energetiche non risolvibili solo con risorse e competenze di carattere regionale (esempio SIN – sito di interesse nazionale), comportano la necessità di un coinvolgimento del Governo e la concreta possibilità di attivare un progetto complessivo ai sensi del citato articolo 27 del decreto-legge n.  83 del 2012;
              la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 dipende dall'emanazione del decreto attuativo del Ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n.  83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa;
              in attesa del citato decreto attuativo, i cui termini sono scaduti il 25 agosto 2012, è opportuno rilevare che solo passando da una logica di «resistenza finanziaria» (che non preclude il rischio di una vendita «a spezzatino» delle imprese in difficoltà per ripianare i debiti con le banche) ad una prospettiva di «rilancio industriale» sarà possibile non abdicare ad un altro settore distintivo della capacità produttiva italiana;
              con una lettera del 10 agosto 2012, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico, il presidente della giunta regionale della Toscana insieme al presidente della provincia di Livorno e al sindaco del comune di Piombino, hanno dato la disponibilità a collaborare con forme di cofinanziamento nell'ambito di accordi di programma congiunti, ivi compresa la presentazione di una richiesta della citata istanza di riconoscimento da parte della regione Toscana al Ministero dello sviluppo economico ed hanno inoltre inteso chiedere la convocazione di un tavolo interistituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di affrontare la grave crisi del polo siderurgico di Piombino che interessa l'economia dell'intera regione Toscana,

impegna il Governo:

          ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, valutando l'inclusione del polo siderurgico di Piombino tre le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuare progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
          a valutare l'opportunità di intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante opere di bonifica e di infrastrutturazione di fondamentale importanza per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico.
9/5423/11.    (Testo modificato nel corso della seduta) Velo.


      La Camera,
          premesso che:
              la tutela e la sicurezza del territorio italiano, unitamente alla tutela delle acque, rappresentano un interesse prioritario della collettività, mentre al contrario di quanto necessario continua ad esserci un pesante deficit di prevenzione e cura del territorio dai rischi di eventi calamitosi derivanti da alluvioni, frane e valanghe pur in presenza della particolare conformazione geologica del territorio italiano – caratterizzato da una fragile e mutevole natura dei suoli che lo compongono – e dall'acuirsi delle variazioni climatiche estreme;
              come sottolineato dalla Corte dei conti nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2011, si evidenzia una scarsa capacità di spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nella gestione delle pur ridotte risorse pubbliche per la tutela dell'ambiente, che in più occasioni sono state utilizzate per interventi pubblici non strettamente coerenti con le priorità del Ministero e condivise con le Regioni e gli enti locali estranei;
              il decreto-legge in esame prevede che all'attuazione di interventi previsti nel Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto sono altresì finalizzate risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite massimo di 20 milioni di euro. Si tratta appunto delle risorse destinate ai trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              in relazione alla riduzione dei fondi ordinari per la difesa del suolo, quelli fondamentali e indispensabili per sostenere politiche concrete da parte di regioni e amministrazioni locali, e il loro utilizzo per altre finalità la Corte dei Conti nella citata Relazione rileva che per il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), rispetto al 2008 e al 2010 lo stanziamento definitivo risulta in netta diminuzione (-58,29 per cento rispetto al 2008 e -13 per cento rispetto al 2010). Tali diminuzioni hanno inciso in particolare sulla missione 18 (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente) che assorbe circa l'86 per cento di tutto lo stanziamento del Ministero ed, in particolare, proprio sul programma 18.12, che riguarda, tra l'altro, gli interventi per la tutela del rischio idrogeologico e le relative misure di salvaguardia;
              allo stato attuale ancora non sono state trasferite nella loro interezza alle Regioni colpite dagli eventi alluvionali verificatisi negli ultimi quattro anni (Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Sicilia, Calabria) le risorse stanziate per far fronte al risarcimento dei danni e alla messa in sicurezza del territorio, mentre i cittadini e le imprese di quei territori hanno subito l'aggravio delle accise sui carburanti, successivamente dichiarate incostituzionali dalla Corte;
              l'approssimarsi della stagione autunnale rende ancora più urgente un incisivo impegno del Governo per la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico, che superi la logica dell'emergenza e utilizzi per la prevenzione tutte le risorse a tale scopo stanziate,

impegna il Governo:

          a valutare, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese, gli effetti applicativi delle disposizioni del provvedimento in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a reintegrare con urgenza i capitoli di bilancio dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare destinati a trasferimenti alle Regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico;
          a predisporre tempestivamente un dettagliato resoconto dei flussi di spesa e delle modalità di impiego dei fondi di propria competenza per la realizzazione degli interventi avviati o realizzati per la difesa del suolo, in particolare degli accordi di programma sottoscritti con le Regioni ai sensi della legge n.  191 del 2009, al fine di valutarne l'efficacia e rimuovere le cause dei ritardi nell'utilizzo delle risorse.
9/5423/12. Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Benamati, Realacci, Viola.


      La Camera,
          premesso che:
              il protocollo di Kyoto è una priorità internazionale per il nostro Paese;
              non è, infatti, possibile per l'Italia ridurre il suo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, proprio ora che lo stesso Protocollo entra in una nuova, fondamentale fase;
              i nuovi impegni europei del Protocollo Energia e Ambiente, il cosiddetto Protocollo 20-20, coinvolgono direttamente l'Italia, per di più in un ruolo guida;
              la lotta ai cambiamenti climatici è occasione per cambiare radicalmente il nostro sistema produttivo nell'ottica della green economy;
              utilizzare i fondi messi a disposizione per l'attuazione del Protocollo rischia di mettere fine all'intero impegno italiano nella lotta ai cambiamenti climatici,

impegna il Governo

per il futuro, a non ridurre, compatibilmente con le esigenze di bilancio, le disponibilità del Fondo istituito con l'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n.  296.
9/5423/13. Vatinno, Mosella.


      La Camera,
          premesso che:
              il dissesto idrogeologico dell'intero territorio nazionale è un'emergenza primaria per il nostro Paese;
              ogni anno, infatti, frane ed alluvioni causano danni gravissimi e spesso, purtroppo, vittime;
              l'utilizzo dei fondi destinati al dissesto idrogeologico per la pur gravissima questione dell'Ilva di Taranto rischia di mettere a grave rischio gli interventi necessari per prevenire i possibili danni che le piogge autunnali potrebbero provocare,

impegna il Governo

per il futuro, a non ridurre, compatibilmente con le esigenze di bilancio, le disponibilità delle risorse destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico.
9/5423/14. Mosella, Vatinno.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
              il caso di Taranto è emblematico soprattutto in considerazione dell'alta e dannosa concentrazione territoriale di attività, impianti e infrastrutture di interesse nazionale a forte impatto ambientale: secondo dati Eurispes, Taranto rientra, infatti, tra le principali aree ad alto rischio ambientale, rappresentando un grande problema nazionale per le allarmanti emissioni di sostanze inquinanti attribuibili ai grandi stabilimenti industriali presenti;
              le recenti vicende giudiziarie hanno amaramente confermato le diffuse preoccupazioni e le criticità circa la «sostenibilità» ambientale degli insediamenti produttivi presenti nell'intera zona (Ilva, Eni, Edison, Cementir);
              l'articolo 3 del citato Protocollo prevede la stipula di appositi Accordi di Programma attuativi anche con i «soggetti interessati o obbligati» al fine di individuare specificamente gli interventi, i tempi e le singole modalità di esecuzione;
              a fronte di un preciso impegno settoriale e temporale, funzionale al «ripristino» di una condizione di salubrità e incolumità dell'intero territorio, appare quanto mai opportuno, oltre che doveroso, coinvolgere maggiormente il settore privato nell'attuazione delle politiche di risanamento ambientale e di riqualificazione, anche attraverso l'adozione di misure «permanenti» ed ordinarie;
              al fine di garantire un adeguato «equilibrio» territoriale, che tenga effettivamente conto delle esternalità negative che, nei territori interessati da insediamenti produttivi, si determinano a carico delle popolazioni ivi residenti, infatti, il nostro ordinamento prevede la possibilità, per le regioni e gli enti locali coinvolti, di ottenere «compensazioni» da parte delle imprese ivi operanti, nella forma di entrate finanziarie dirette o di partecipazione alla realizzazione di eventuali investimenti volti allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori ospitanti insediamenti produttivi,

impegna il Governo

ad attivare, nel più breve tempo possibile, un Tavolo di negoziazione pubblico-privato con lo scopo principale di assicurare, nel rispetto del riparto di competenze tra i diversi livelli di governo, e ad integrazione degli strumenti di cui all'articolo 3 del Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, la stipula di appositi accordi con i soggetti socio-economici interessati o obbligati che individuino misure ulteriori e permanenti di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, coerenti con gli obiettivi generali di risanamento ambientale e di riqualificazione socio-economica, occupazionale ed industriale del territorio della città di Taranto.
9/5423/15. Di Biagio, Patarino.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca disposizioni volte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
              l'esigenza di contemperare le due finalità principali, ossia l'urgenza di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria del territorio in questione, e la necessità di garantire una più complessiva azione tesa a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali di un'area di rilevante valenza strategica per il Paese, resta, purtroppo, gravemente compromessa dall'assenza, nel decreto-legge, di riferimenti precisi ai profili sanitari connessi all'intera vicenda oltre che dal mancato coinvolgimento diretto del Ministro della salute;
              particolarmente preoccupante è la condizione in cui versano le aree oggetto di bonifica nel cosiddetto quartiere «Tamburi»; il perito Annibali Biggeri ha, tra l'altro, spiegato in Tribunale che «l'impatto in termini di mortalità dell'inquinamento da PM10 a Taranto è in realtà sopportato dagli abitanti dei quartieri Tamburi e Borgo»;
              dall'ordinanza sindacale del 23 giugno 2010, n.  44, emerge chiaramente che nella predetta zona «sono stati riscontrati superamenti delle Concentrazioni Soglie di Contaminazione e di Rischio (CSC e CSR) sul suolo superficiale per alcuni parametri chimici, che inducono un rischio sanitario non accettabile in caso di esposizione prolungata nel tempo, a seguito di contatto dermico ed ingestione accidentale»;
              ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni da parte anche di comitati civici spontanei, non solo le aree non sono state ancora bonificate, ma neppure sono state adottate, da parte delle autorità competenti, le adeguate e necessarie misure di prevenzione e di protezione previste in attuazione della citata ordinanza (ad esempio, cartelli e recinzioni per interdire l'accesso alle aree inquinate, iniziative di informazione ai residenti e di concreta messa in sicurezza), con seri rischi per la salute dei tanti bambini che inconsapevolmente continuano ivi a giocare;
              è auspicabile un intervento diretto del Ministero della salute, di fatto escluso dal citato Protocollo, attraverso concrete ed incisive misure di monitoraggio e di salvaguardia ambientale e sanitaria a tutela della salute e dell'incolumità dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona,

impegna il Governo

ad avviare, nel più breve tempo possibile, una complessiva ed organica «strategia sanitaria» per Taranto, a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona ed, in ogni caso, ad attivarsi tempestivamente, nell'ambito del complessivo piano di risanamento ambientale e di riqualificazione del territorio, al fine di sollecitare ed assicurare, per quanto di competenza, l'adozione urgente delle opportune misure di protezione e di prevenzione del quartiere «Tamburi».
9/5423/16. Patarino, Di Biagio.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca disposizioni volte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
              l'esigenza di contemperare le due finalità principali, ossia l'urgenza di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria del territorio in questione, e la necessità di garantire una più complessiva azione tesa a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali di un'area di rilevante valenza strategica per il Paese, resta, purtroppo, gravemente compromessa dall'assenza, nel decreto-legge, di riferimenti precisi ai profili sanitari connessi all'intera vicenda oltre che dal mancato coinvolgimento diretto del Ministro della salute;
              particolarmente preoccupante è la condizione in cui versano le aree oggetto di bonifica nel cosiddetto quartiere «Tamburi»; il perito Annibali Biggeri ha, tra l'altro, spiegato in Tribunale che «l'impatto in termini di mortalità dell'inquinamento da PM10 a Taranto è in realtà sopportato dagli abitanti dei quartieri Tamburi e Borgo»;
              dall'ordinanza sindacale del 23 giugno 2010, n.  44, emerge chiaramente che nella predetta zona «sono stati riscontrati superamenti delle Concentrazioni Soglie di Contaminazione e di Rischio (CSC e CSR) sul suolo superficiale per alcuni parametri chimici, che inducono un rischio sanitario non accettabile in caso di esposizione prolungata nel tempo, a seguito di contatto dermico ed ingestione accidentale»;
              ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni da parte anche di comitati civici spontanei, non solo le aree non sono state ancora bonificate, ma neppure sono state adottate, da parte delle autorità competenti, le adeguate e necessarie misure di prevenzione e di protezione previste in attuazione della citata ordinanza (ad esempio, cartelli e recinzioni per interdire l'accesso alle aree inquinate, iniziative di informazione ai residenti e di concreta messa in sicurezza), con seri rischi per la salute dei tanti bambini che inconsapevolmente continuano ivi a giocare;
              è auspicabile un intervento diretto del Ministero della salute, di fatto escluso dal citato Protocollo, attraverso concrete ed incisive misure di monitoraggio e di salvaguardia ambientale e sanitaria a tutela della salute e dell'incolumità dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona,

impegna il Governo

ad individuare, nel più breve tempo possibile, una complessiva ed organica «strategia sanitaria» per Taranto, a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona ed, in ogni caso, ad attivarsi tempestivamente, nell'ambito del complessivo piano di risanamento ambientale e di riqualificazione del territorio, al fine di sollecitare ed assicurare, per quanto di competenza, l'adozione urgente delle opportune misure di protezione e di prevenzione del quartiere «Tamburi».
9/5423/16.    (Testo modificato nel corso della seduta) Patarino, Di Biagio.


      La Camera,
          premesso che:
              la particolare condizione di crisi ambientale e sanitaria che interessa l'area di bonifica di interesse nazionale di Taranto richiede interventi urgenti ed effettivi, anche in virtù della rilevanza industriale, produttiva e occupazionale del sito;
              a questo scopo il protocollo d'intesa fra le parti interessate, richiamato dal presente decreto, indica misure e interventi per un ammontare di circa 336 milioni di euro;
              al comma 8 dell'articolo 1 del decreto in esame si prevede ai fini della copertura finanziaria indicata anche l'utilizzo di una parte delle risorse del Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto, di cui all'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, secondo le modalità previste dall'articolo 57 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83;
              è inoltre previsto che la quota di risorse destinata agli interventi da sottrarre al Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto può raggiungere la soglia massima di 70 milioni di euro;
              il Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto si rivolge a cittadini, condomini, imprese, persone giuridiche private, soggetti pubblici ed è volto a finanziare la realizzazione di progetti riguardanti le energie rinnovabili, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale con particolare riguardo all'incentivazione dell'occupazione giovanile nel settore della green economy;
              secondo quanto comunicato della Cassa depositi e prestiti, che si occupa della gestione delle risorse del Fondo, risultano numerose e pertinenti le domande pervenute per l'aggiudicazione dei finanziamenti;
              il settore della green economy è assolutamente strategico per le politiche di occupazione e sviluppo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, già a partire dai prossimi provvedimenti, un adeguato reintegro nel Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto della somma destinata alla bonifica del sito di Taranto.
9/5423/17. Scanderebech, Di Biagio, Patarino.


      La Camera,
          premesso che:
              in base all'ultimo rapporto bonifiche di Federambiente, i siti contaminati di interesse nazionale, ovvero quelle aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali sono 57, per un'estensione pari a oltre il 3 per cento del territorio italiano;
              i siti di interesse nazionale sono individuati con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate, che si occupa anche della loro procedura di bonifica;
              si tratta, quindi, di un fenomeno, quello dei siti contaminati, che riguarda tutto il Paese, senza eccezioni, dal Nord al Sud. Gli agenti contaminanti, inoltre, possono persistere nell'ambiente per tempi estremamente lunghi che, in alcuni casi, arrivano fino a centinaia di anni. L'unica soluzione possibile, pertanto, è rappresentata dalla bonifica dell'area interessata;
              le più evidenti criticità in riferimento alle attività di bonifica dei siti contaminati sono legate alla problematica interpretazione della normativa vigente in materia;
              una delle problematiche più frequenti che viene sottoposta al giudizio dei TAR consiste nella definizione della responsabilità nei fenomeni d'inquinamento da parte dei soggetti privati coinvolti;
              il settore operativo delle bonifiche è, e sarà, nei prossimi anni come confermato da riviste economiche e finanziarie, particolarmente attraente per gli investimenti delle imprese;
              le imprese devono, oltre che rispettare le prescrizioni di legge imposte per l'esercizio della loro attività, tentare di trasformare in opportunità i nuovi orizzonti che si profilano nel settore della tutela ambientale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative per il riordino della materia delle bonifiche, sia per quanto riguarda gli aspetti normativi e organizzativi, sia in riferimento alle risorse disponibili, privilegiando le attività di recupero del tessuto industriale ed economico dei territori interessati e percorrendo il solco tracciato dalle direttive comunitarie.
9/5423/18. Raisi, Di Biagio, Patarino.


      La Camera,
          premesso che;
              il decreto-legge in esame dispone interventi urgenti volti a fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              la gestione dei siti contaminati rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali per i Paesi europei e in particolare per il nostro Paese, basti pensare che in nessuna delle 57 aree perimetrate di interesse nazionale, ad oggi, si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo delle aree ed alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse;
              il decreto ministeriale 18 settembre 2001, n.  468, recante «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale» dei siti inquinanti, oltre ad assegnare al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto più di 20 milioni di euro per interventi di recupero, ha compiuto una ricognizione di tutte le aree da bonificare di interesse nazionale. Tra queste figurano anche le aree ex C.I.P e l'ex Carbonchimica di Fidenza (FAR);
              l'8 aprile 2008 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico, la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e il comune di Fidenza hanno sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro (APQ) quale strumento attuativo per il completamento degli interventi di bonifica e riqualificazione economico-produttiva del SIN di Fidenza;
              l'accordo ha previsto complessivamente lo stanziamento di 14 milioni di euro dei quali i 4 milioni di competenza del Ministero dello sviluppo economico non risultano essere ancora disponibili;
              gli interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione dell'area S.I.N. di Fidenza sono in avanzato stato di realizzazione ma non possono essere completati senza il concorso delle risorse di competenza del Ministero dello sviluppo economico,

impegna il Governo

a valutare lo stato di attuazione del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale individuando in via prioritaria le risorse necessarie per il completamento degli interventi di riconversione dei siti di interesse nazionale in avanzato stato di recupero o in via di completamento, trai quali il S.I.N. di Fidenza.
9/5423/19. Motta.


      La Camera,
          premesso che;
              il decreto-legge in esame dispone interventi urgenti volti a fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              la gestione dei siti contaminati rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali per i Paesi europei e in particolare per il nostro Paese, basti pensare che in nessuna delle 57 aree perimetrate di interesse nazionale, ad oggi, si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo delle aree ed alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse;
              il decreto ministeriale 18 settembre 2001, n.  468, recante «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale» dei siti inquinanti, oltre ad assegnare al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto più di 20 milioni di euro per interventi di recupero, ha compiuto una ricognizione di tutte le aree da bonificare di interesse nazionale. Tra queste figurano anche le aree ex C.I.P e l'ex Carbonchimica di Fidenza (FAR);
              l'8 aprile 2008 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico, la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e il comune di Fidenza hanno sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro (APQ) quale strumento attuativo per il completamento degli interventi di bonifica e riqualificazione economico-produttiva del SIN di Fidenza;
              l'accordo ha previsto complessivamente lo stanziamento di 14 milioni di euro dei quali i 4 milioni di competenza del Ministero dello sviluppo economico non risultano essere ancora disponibili;
              gli interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione dell'area S.I.N. di Fidenza sono in avanzato stato di realizzazione ma non possono essere completati senza il concorso delle risorse di competenza del Ministero dello sviluppo economico,

impegna il Governo

a valutare lo stato di attuazione del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale individuando le risorse necessarie per il completamento degli interventi di riconversione dei siti di interesse nazionale in avanzato stato di recupero o in via di completamento, trai quali il S.I.N. di Fidenza.
9/5423/19.    (Testo modificato nel corso della seduta) Motta.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto, ove si trova il più importante stabilimento italiano del gruppo ILVA – società per azioni che si occupa prevalentemente della produzione e della trasformazione dell'acciaio – e che costituisce uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa;
              in particolare, le norme del provvedimento in esame sono finalizzate – in base all'articolo 1 – ad assicurare gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012, compresi quelli individuati per un importo complessivo pari ad euro 110.167.413 dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012 afferenti le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione già assegnate alla regione Puglia e ricomprese nel Protocollo;
              in particolare, le norme dispongono: 1) la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di un Commissario straordinario, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) il mantenimento degli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale di Taranto, assicurando il coordinamento con il Commissario; 3) la finalizzazione all'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo delle risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite di 20 milioni di euro, già destinate alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              le norme prevedono inoltre che le risorse individuate dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012, pari ad euro 110.167.413, e quelle destinate, nel limite di 20 milioni di euro, agli altri interventi del Protocollo siano trasferite alla regione Puglia per essere destinate al Commissario, cui è intestata un'apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale;
              con riferimento all'attività del Commissario, le norme dispongono che lo stesso è individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse:1) del Programma operativo nazionale ricerca e competitività dedotte nel Protocollo, per un importo pari ad euro 30 milioni; 2) del Programma operativo nazionale reti e mobilità, per un importo pari ad euro 14 milioni;
              le norme prevedono inoltre che il Commissario possa avvalersi: 1) di un soggetto attuatore anch'esso senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) degli uffici e delle strutture di amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica; 3) di organismi partecipati, nei termini previsti dall'articolo 4, comma 2, del Protocollo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di competenza tesa ad assicurare che la nomina del Commissario prevista dal provvedimento in esame risponda a specifici criteri e requisiti di professionalità che siano avulsi da qualsiasi influenza o coinvolgimento di carattere politico passato e presente.
9/5423/20. Cimadoro, Borghesi, Zazzera, Piffari, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto, ove si trova il più importante stabilimento italiano del gruppo ILVA – società per azioni che si occupa prevalentemente della produzione e della trasformazione dell'acciaio – e che costituisce uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa;
              in particolare, le norme del provvedimento in esame sono finalizzate – in base all'articolo 1 – ad assicurare gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012, compresi quelli individuati per un importo complessivo pari ad euro 110.167.413 dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012 afferenti le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione già assegnate alla regione Puglia e ricomprese nel Protocollo;
              in particolare, le norme dispongono: 1) la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di un Commissario straordinario, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) il mantenimento degli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale di Taranto, assicurando il coordinamento con il Commissario; 3) la finalizzazione all'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo delle risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite di 20 milioni di euro, già destinate alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              le norme prevedono inoltre che le risorse individuate dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012, pari ad euro 110.167.413, e quelle destinate, nel limite di 20 milioni di euro, agli altri interventi del Protocollo siano trasferite alla regione Puglia per essere destinate al Commissario, cui è intestata un'apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale;
              con riferimento all'attività del Commissario, le norme dispongono che lo stesso è individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse:1) del Programma operativo nazionale ricerca e competitività dedotte nel Protocollo, per un importo pari ad euro 30 milioni; 2) del Programma operativo nazionale reti e mobilità, per un importo pari ad euro 14 milioni;
              le norme prevedono inoltre che il Commissario possa avvalersi: 1) di un soggetto attuatore anch'esso senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) degli uffici e delle strutture di amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica; 3) di organismi partecipati, nei termini previsti dall'articolo 4, comma 2, del Protocollo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di competenza tesa ad assicurare che la nomina del Commissario prevista dal provvedimento in esame risponda a criteri di specifica e comprovata competenza.
9/5423/20.    (Testo modificato nel corso della seduta) Cimadoro, Borghesi, Zazzera, Piffari, Paladini.


      La Camera,
          premesso che:
              con il provvedimento in esame il Governo pone le basi per avviare un doveroso intervento di risanamento ambientale e di riqualificazione del territorio della provincia di Taranto, interessato da gravissimi problemi di inquinamento, anche attraverso l'attuazione del Protocollo di intesa del 26 luglio 2012, che prevede interventi urgenti di bonifica dell'area;
              anche a Crotone si trova una situazione tristemente simile a quella riscontrata a Taranto; anche nella città pitagorica, infatti, in una realtà regionale totalmente dimenticata dallo sviluppo nazionale, le grandi fabbriche furono una speranza di crescita economica, sociale e culturale;
              l'attività industriale non durò a lungo e ben presto vennero avviate le dismissioni di importanti impianti, lasciando sul territorio effetti negativi e un'area di 45 ettari contaminata e da bonificare;
              con il decreto n.  468 del 2001 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'ex area industriale della città di Crotone è stata inserita nell'elenco siti inquinati di interesse nazionale;
              numerose indagini da parte della magistratura hanno rilevato illeciti gravissimi e violazioni delle norme in materia ambientale che hanno reso ancora più devastanti le conseguenze dell'attività industriale;
              non è ancora stato avviato un concreto piano d'azione per la bonifica dei territori interessati e il tentativo, da parte del Governo, di introdurre un meccanismo di transazione tra lo Stato e l'ENI sembra aver reso ancora più difficile l'avvio degli interventi di bonifica, penalizzando ingiustamente la popolazione che vive nel territorio e che viene privata del diritto a vivere in un ambiente sano ed incontaminato;
              il mancato avvio della bonifica, evidenziato anche dalla relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, impedisce il naturale sviluppo della città, costringendola a crescere in una condizione di marginalità infrastrutturale, a rinunciare alle sue vocazioni naturali e a non sfruttare le straordinarie potenzialità offerte dall'ambiente e dal suo posizionamento geo-politico;
              è necessario trasformare l'emergenza ambientale connessa al SIN in una storica opportunità per promuovere un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale,

impegna il Governo:

          ad adottare opportuni provvedimenti e a stanziare risorse adeguate al fine di garantire in tempi certi la bonifica e la riqualificazione dei territori della provincia di Crotone che hanno subito negli ultimi decenni le conseguenze di una intensa attività industriale, che ne ha compromesso gravemente gli equilibri ambientali;
          a valutare l'opportunità di dare vita ad un Accordo di Programma, che coinvolga direttamente il comune di Crotone, per la definitiva messa in sicurezza, la bonifica, la riconversione del sito di interesse nazionale in area di interesse archeologico.
9/5423/21. Oliverio.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca una serie di disposizioni volte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e a dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
              a tal fine, all'articolo 1, si prevede la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente, di un Commissario straordinario al quale è intestata un'apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale per la gestione delle risorse appositamente stanziate e trasferite alla regione Puglia;
              il Commissario straordinario (carica annuale, eventualmente prorogabile) è, altresì, individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse del Programma Operativo Nazionale (PON) Ricerca e Competitività (pari a 30 milioni di euro), da utilizzare mediante gli ordinari ed i nuovi strumenti di programmazione negoziata, nonché delle risorse già assegnate nell'ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) Reti e Mobilità (pari ad euro 14 milioni) per la realizzazione della nuova diga foranea di protezione del Porto di Taranto;
              il diffuso senso di sfiducia collettiva che sta sempre più dilagando nell'attuale fase storica nei confronti della politica e delle istituzioni in generale, spesso accusate di non «saper» o «voler» gestire adeguatamente soprattutto le delicate situazioni emergenziali che il nostro Paese si trova ad affrontare, rischia, se non contrastato efficacemente con misure forti e concrete, di delegittimare l'intero sistema istituzionale italiano;
              è auspicabile, pertanto, che, a fronte di importanti risorse finanziarie destinate al risanamento ambientale e alla riqualificazione di un territorio, quale la città di Taranto, altamente strategico per l'intero sistema economico-produttivo nazionale, siano parimenti garantite una maggior trasparenza, una effettiva imparzialità e una adeguata pubblicità nella gestione e nell'attuazione del complessivo piano di interventi programmati;
              l'adozione, infatti, di meccanismi efficaci di controllo «diffuso» ed immediato incentiva, in genere, una maggiore oculatezza e responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche,

impegna il Governo

ad assicurare la predisposizione di misure idonee a consentire adeguate forme di rendicontazione, di pubblicità e di controllo sullo stato di attuazione degli interventi programmati e sulle modalità di utilizzo delle risorse finanziarie messe a disposizione.
9/5423/22. Consolo, Patarino.


      La Camera,
          premesso che:
              le aree ex-Acna erano state inserite tra quelle oggetto di bonifica di interesse nazionale con legge n.  426 del 14 dicembre 1998 oltre che per motivi geografici, quale sito ricadente tra due regioni, due province e due comuni, anche per l'elevato grado di contaminazione e di rischio ambientale riscontrato;
              l'iter relativo alle operazioni di bonifica prende avvio con l'ordinanza n.  2986 del 31 maggio 1999 con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri disponeva il commissariamento per la gestione delle problematiche inerenti la contaminazione dell'area. Le indagini preliminari, eseguite in tutto il sito, evidenziavano infatti la presenza, nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee, di una contaminazione derivante dagli scarti di lavorazione dell'industria chimica presente fin dai primi anni del secolo;
              l'ordinanza del Presidente del consiglio dei ministri 30 marzo 2007 n.  3577 intitolato ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel territorio del comune di Cengio in provincia di Savona, in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale. (Ordinanza n.  3577). Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 10 aprile 2007, n.  83, al punto 4 determinava che «allo scopo di individuare, accertare e quantificare l'entità del danno ambientale derivante dal sito di interesse nazionale Acna di Cengio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvale per la durata dello stato di emergenza di tre esperti, di cui uno prescelto tra magistrati amministrativi, contabili e avvocati dello Stato, nelle materie tecniche, giuridiche ed amministrative;
              nella seduta del Assemblea del 7 marzo 2011 il sottosegretario Guido Viceconte nella risposta all'interpellanza urgente 2/00990 a prima firma Fiorio, dichiarava «Per quanto riguarda la quantificazione del danno ambientale, risulta essere stata disposta una perizia dal commissario che ha stimato i danni in 253 milioni di euro»;
              l'iter ora procederà con la formulazione di una richiesta economica per i danni ambientali in tutta l'area e le proposte di riqualificazione della zona,

impegna il Governo

          a procedere in tempi brevi alla quantificazione del risarcimento, alla definizione delle procedure di liquidazione da parte di Eni-Syndial delle spettanze concordate, alla predisposizioni di programmi di riqualificazione della Valle Bormida;
          predisporre azioni volte ad assicurare la più ampia informazione in ordine ai progetti di riqualificazione;
          a coinvolgere le comunità della Valle Bormida nella redazione di programmi di rilancio del territorio.
9/5423/23. Fiorio, Lovelli.


      La Camera,
          premesso che:
              le aree ex-Acna erano state inserite tra quelle oggetto di bonifica di interesse nazionale con legge n.  426 del 14 dicembre 1998 oltre che per motivi geografici, quale sito ricadente tra due regioni, due province e due comuni, anche per l'elevato grado di contaminazione e di rischio ambientale riscontrato;
              l'iter relativo alle operazioni di bonifica prende avvio con l'ordinanza n.  2986 del 31 maggio 1999 con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri disponeva il commissariamento per la gestione delle problematiche inerenti la contaminazione dell'area. Le indagini preliminari, eseguite in tutto il sito, evidenziavano infatti la presenza, nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee, di una contaminazione derivante dagli scarti di lavorazione dell'industria chimica presente fin dai primi anni del secolo;
              l'ordinanza del Presidente del consiglio dei ministri 30 marzo 2007 n.  3577 intitolato ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel territorio del comune di Cengio in provincia di Savona, in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale. (Ordinanza n.  3577). Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 10 aprile 2007, n.  83, al punto 4 determinava che «allo scopo di individuare, accertare e quantificare l'entità del danno ambientale derivante dal sito di interesse nazionale Acna di Cengio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvale per la durata dello stato di emergenza di tre esperti, di cui uno prescelto tra magistrati amministrativi, contabili e avvocati dello Stato, nelle materie tecniche, giuridiche ed amministrative;
              nella seduta del Assemblea del 7 marzo 2011 il sottosegretario Guido Viceconte nella risposta all'interpellanza urgente 2/00990 a prima firma Fiorio, dichiarava «Per quanto riguarda la quantificazione del danno ambientale, risulta essere stata disposta una perizia dal commissario che ha stimato i danni in 253 milioni di euro»;
              l'iter ora procederà con la formulazione di una richiesta economica per i danni ambientali in tutta l'area e le proposte di riqualificazione della zona,

impegna il Governo:

          a valutare ogni iniziativa utile a:
              – procedere in tempi brevi alla quantificazione del risarcimento, alla definizione delle procedure di liquidazione da parte di Eni-Syndial delle spettanze concordate, alla predisposizioni di programmi di riqualificazione della Valle Bormida;
              – predisporre azioni volte ad assicurare la più ampia informazione in ordine ai progetti di riqualificazione;
              – coinvolgere le comunità della Valle Bormida nella redazione di programmi di rilancio del territorio.
9/5423/23.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fiorio, Lovelli.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame contiene misure finalizzate a fronteggiare con tempestività ed urgenza, le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria riscontratesi dagli organi inquirenti presso il SIN – Sito di interesse nazionale – di Taranto;
              sul territorio italiano sono presenti ben 57 siti contaminati di interesse nazionale che si estendono su una superficie di 472.274 ettari a terra e 90.080 ettari in mare, e che per diversa ragioni devono essere sottoposti a trattamenti di bonifica, due dei quali – Casale Monferrato e Serravalle Scrivia – si trovano nel territorio della provincia di Alessandria;
              la città di Casale Monferrato per ottant'anni è stata sede dell'Eternit, azienda elvetica specializzata nella produzione di amianto, le cui fibre, se respirate, come ormai accertato anche in sede giudiziaria presso il tribunale di Torino, sono causa di gravi patologie (l'asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura ovvero il mesotelioma pleurico e carcinoma polmonare). Dall'apertura dello stabilimento nel 1907, nel Casalese sono state accertate 2.191 morti per mesotelioma pleurico ed ogni anno nel Monferrato vengono registrati 50 nuovi casi di malattie mortali correlati all'asbesto. Questi dati inoltre, non tengono conto delle così dette «vittime attese» poiché, visti i tempi lunghi di incubazione delle malattie, si presume che il picco della mortalità per le patologie correlate all'amianto si raggiungerà intorno al 2020. Il percorso di bonifica della città di Casale e dell'area casalese in generale, benché già stato avviato, necessita ancora l'avvio di interventi risolutivi quali la totale rimozione dell'amianto dai fabbricati pubblici e privati presenti sul territorio;
              l'area dell'ex stabilimento Ecolibama, situato nel territorio di Serravalle Scrivia, è un'area contaminata da sostanze acide inserito nel programma nazionale di bonifica previsto dalla legge n.  426 del 1998 e per il quale con ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri n.  3591 del 24 maggio 2007 il prefetto di Alessandria è stato nominato commissario delegato per l'attuazione di una serie di interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi ivi ubicati. Le azioni commissariali sono state svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza dei sito in via permanente e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in data 27 dicembre 2011, ha disposto un'ulteriore proroga sino al 31 dicembre 2012 dello stato di emergenza per la conclusione definitiva degli intervento di bonifica,

impegna il Governo:

          a monitorare la situazione degli altri siti inquinati di interesse nazionale presenti sull'intero territorio nazionale ancora da bonificare;
          ad attivarsi affinché le bonifiche dei SIN presenti in provincia di Alessandria (Casale Monferrato e Area Ex Ecolibama di Serravalle Scrivia) proseguano fino all'integrale messa in sicurezza a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.
9/5423/24. Damiano, Lovelli, Fiorio.


      La Camera,
          premesso che:
              con la mozione n.  1-00324, approvata all'unanimità il 26 gennaio 2012 è stato impegnato il Governo tra l'altro, a «presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico e nuovamente, con la mozione 1-00760 del novembre 2011 il Governo è stato nuovamente impegnato «ad aumentare adeguatamente le risorse destinate alla prevenzione»;
              la messa in sicurezza del territorio costituisce la principale grande opera necessaria al Paese come costantemente ricordano le massime autorità dello Stato e più di recente lo stesso governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nell'affrontare il tema dell'attualità economica e delle «condizioni per crescere» ha parlato della necessità di un ampio progetto di manutenzione immobiliare dell'Italia, di cura del territorio, una terapia contro il dissesto idrogeologico;
              quanto previsto dall'articolo 1 comma 3 del provvedimento all'esame dell'Aula va invece in senso esattamente contrario agli impegni ed indicazioni sopra indicate poiché, per finanziare le opere individuate nel Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, sottrae ben 20 milioni di euro dalle risorse disponibili dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012 in particolare riferite a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.  112,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui all'articolo 1, comma 3, al fine di adottare con la massima urgenza iniziative normative che individuano una nuova copertura per i 20 milioni mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012 o in alternativa con le risorse derivanti dalla corrispondente riduzione del fondo per la crescita sostenibile di cui all'articolo 23 del decreto-legge n. 83 del 2012 convertito con legge 7 agosto 2012 n.  134.
9/5423/25. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.


      La Camera,
          premesso che:
              con la mozione n.  1-00324, approvata all'unanimità il 26 gennaio 2012 è stato impegnato il Governo tra l'altro, a «presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico e nuovamente, con la mozione 1-00760 del novembre 2011 il Governo è stato nuovamente impegnato «ad aumentare adeguatamente le risorse destinate alla prevenzione»;
              la messa in sicurezza del territorio costituisce la principale grande opera necessaria al Paese come costantemente ricordano le massime autorità dello Stato e più di recente lo stesso governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nell'affrontare il tema dell'attualità economica e delle «condizioni per crescere» ha parlato della necessità di un ampio progetto di manutenzione immobiliare dell'Italia, di cura del territorio, una terapia contro il dissesto idrogeologico;
              quanto previsto dall'articolo 1 comma 3 del provvedimento all'esame dell'Aula va invece in senso esattamente contrario agli impegni ed indicazioni sopra indicate poiché, per finanziare le opere individuate nel Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, sottrae ben 20 milioni di euro dalle risorse disponibili dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012 in particolare riferite a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.  112,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui all'articolo 1, comma 3, al fine di adottare con la massima urgenza iniziative normative che individuano una nuova copertura per i 20 milioni.
9/5423/25.    (Testo modificato nel corso della seduta) Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.


      La Camera,
          premesso che:
              è necessario far fronte alla situazione di criticità ambientale che si è verificata in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              trattandosi di sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale vanno attuati tutti gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012;
              nel Protocollo sopracitato è resa disponibile nel limite massimo di 20 milioni di euro a valere sulle risorse individuate nello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente per l'esercizio finanziario 2012 e relative ai progetti della difesa del suolo;
              comunque rimane prioritaria l'azione di difesa del suolo e l'assicurazione delle relative risorse, con particolare riferimento ai fenomeni del dissesto idrogeologico,

impegna il Governo

a ripristinare, al più presto, i fondi ora sottratti per l'azione di bonifica del sito di Taranto.
9/5423/26. Prestigiacomo.


      La Camera,
          premesso che,
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria emerse di recente;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
              il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma per l'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
              il procedimento è caratterizzato dall'istanza di riconoscimento da parte della regione interessata di tale crisi;
              la regione Lombardia ha chiesto al Ministero dell'Ambiente di diventare responsabile del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» e quindi di avere anche la competenza sulla bonifica di questo sito come di tutti quelli esistenti sul territorio lombardo;
              il Polo petrolchimico di Mantova, costruito nel 1957 sfruttando la collocazione costituita dalle anse del Mincio, si estende su una superficie di circa 3,5 Km2; pari circa all'estensione del centro abitato di Mantova;
              al suo interno sono presenti diversi insediamenti produttivi in attività tra cui spiccano quelli appartenenti al gruppo ENI (Polimeri Europa, Syndial, EniPower) e ad aziende multinazionali come la Raffineria IES (gruppo MOL) e Belleli Energy CPE (gruppo Exterran); inoltre sono presenti alcune realtà industriali medio-piccole come ITAS, SOL, Industria Colori Freddi San Giorgio, F.lli Posio, Azienda Agricola Cascina delle Betulle, Sogefi e Claipa;
              l'area del petrolchimico e dei laghi mantovani è considerata dal 2002 sito ad alto rischio ambientale e inclusa, pertanto, nell'elenco di cui all'articolo 1 della legge n.  426 del 1998 relativo agli interventi prioritari di bonifica e ripristino ambientale;
              in data 31 maggio 2007 il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lombardia, la provincia di Mantova, il comune di Virgilio, il comune di San Giorgio di Mantova ed il parco del Mincio sottoscrivono un Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza e successiva bonifica del sito di Interesse nazionale di «Laghi di Mantova e Polo chimica»;
              nei suoli del polo chimico-industriale sono presenti moltissimi inquinanti come solventi e idrocarburi, le sostanze, di diretta derivazione delle produzioni industriali, di cui si è riscontrato un superamento dei limiti di legge dopo la caratterizzazione ad opera della Sogesid, sono: metalli, benzene, toluene, etilbenzene, cilene, stirene, idrocarburi leggeri e pesanti e diossina;
              particolare preoccupazione desta la situazione del sottosuolo del polo mantovano e la contaminazione delle acque sotterranee: sotto al polo chimico «galleggia» un enorme lago di surnatante, composto di oli, benzine, petrolio, secondo l'ultima relazione dell'Arpa, datata 6 luglio 2010, solo al di sotto dello stabilimento Ies è presente una superficie interessata dalla presenza di surnatante di oltre 200 mila metri quadrati»;
              una vera bonifica, nonostante la dichiarazione di sito d'interesse nazionale sia vecchia di dieci anni, non è ancora cominciata, da tempo l'Asl locale, è impegnata in assidue attività di monitoraggio e controllo, secondo i primi dati a Mantova, specie nell'alto mantovano, il tasso di tumori maligni è più alto del 6,4 per cento rispetto alla media cittadina; molti individuano nella contaminazione causata dal polo chimico la causa dell'insorgenza di neoplasie, ipotesi che sembra essere condivisa anche dai tecnici della competente ASL;
              a partire dal 1998 il Ministero dell'Ambiente ha individuato 57 siti super inquinati definiti di interesse nazionale, aree che in totale coprono 700.000 ettari; il 3 per cento del territorio nazionale, nel 2007 il Governo Prodi, in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, stanzio 3 miliardi e 300 milioni di euro per la riqualificazione di tali siti, ex discariche o ex area industriali diventate bombe ecologiche;
              tra il 2008 e il 2009, il Governo Berlusconi prosciugò quel fondo dirottando le risorse verso altre destinazioni e per le bonifiche non rimase nemmeno un euro;
              la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, dipende dall'emanazione del decreto attuativo del ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n.  83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa,

impegna il Governo:

          ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevedendo l'inclusione del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» tra le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuate progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
          ad intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva dei laghi di Mantova, mediante risorse finalizzate alla bonifica e alla infrastrutturazione dell'area finalizzate al rilancio turistico della città.
9/5423/27. Marco Carra, Colaninno, Zani.


      La Camera,
          premesso che,
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria emerse di recente;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
              il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma per l'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
              il procedimento è caratterizzato dall'istanza di riconoscimento da parte della regione interessata di tale crisi;
              la regione Lombardia ha chiesto al Ministero dell'Ambiente di diventare responsabile del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» e quindi di avere anche la competenza sulla bonifica di questo sito come di tutti quelli esistenti sul territorio lombardo;
              il Polo petrolchimico di Mantova, costruito nel 1957 sfruttando la collocazione costituita dalle anse del Mincio, si estende su una superficie di circa 3,5 Km2; pari circa all'estensione del centro abitato di Mantova;
              al suo interno sono presenti diversi insediamenti produttivi in attività tra cui spiccano quelli appartenenti al gruppo ENI (Polimeri Europa, Syndial, EniPower) e ad aziende multinazionali come la Raffineria IES (gruppo MOL) e Belleli Energy CPE (gruppo Exterran); inoltre sono presenti alcune realtà industriali medio-piccole come ITAS, SOL, Industria Colori Freddi San Giorgio, F.lli Posio, Azienda Agricola Cascina delle Betulle, Sogefi e Claipa;
              l'area del petrolchimico e dei laghi mantovani è considerata dal 2002 sito ad alto rischio ambientale e inclusa, pertanto, nell'elenco di cui all'articolo 1 della legge n.  426 del 1998 relativo agli interventi prioritari di bonifica e ripristino ambientale;
              in data 31 maggio 2007 il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lombardia, la provincia di Mantova, il comune di Virgilio, il comune di San Giorgio di Mantova ed il parco del Mincio sottoscrivono un Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza e successiva bonifica del sito di Interesse nazionale di «Laghi di Mantova e Polo chimica»;
              nei suoli del polo chimico-industriale sono presenti moltissimi inquinanti come solventi e idrocarburi, le sostanze, di diretta derivazione delle produzioni industriali, di cui si è riscontrato un superamento dei limiti di legge dopo la caratterizzazione ad opera della Sogesid, sono: metalli, benzene, toluene, etilbenzene, cilene, stirene, idrocarburi leggeri e pesanti e diossina;
              particolare preoccupazione desta la situazione del sottosuolo del polo mantovano e la contaminazione delle acque sotterranee: sotto al polo chimico «galleggia» un enorme lago di surnatante, composto di oli, benzine, petrolio, secondo l'ultima relazione dell'Arpa, datata 6 luglio 2010, solo al di sotto dello stabilimento Ies è presente una superficie interessata dalla presenza di surnatante di oltre 200 mila metri quadrati»;
              una vera bonifica, nonostante la dichiarazione di sito d'interesse nazionale sia vecchia di dieci anni, non è ancora cominciata, da tempo l'Asl locale, è impegnata in assidue attività di monitoraggio e controllo, secondo i primi dati a Mantova, specie nell'alto mantovano, il tasso di tumori maligni è più alto del 6,4 per cento rispetto alla media cittadina; molti individuano nella contaminazione causata dal polo chimico la causa dell'insorgenza di neoplasie, ipotesi che sembra essere condivisa anche dai tecnici della competente ASL;
              a partire dal 1998 il Ministero dell'Ambiente ha individuato 57 siti super inquinati definiti di interesse nazionale, aree che in totale coprono 700.000 ettari; il 3 per cento del territorio nazionale, nel 2007 il Governo Prodi, in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, stanzio 3 miliardi e 300 milioni di euro per la riqualificazione di tali siti, ex discariche o ex area industriali diventate bombe ecologiche;
              tra il 2008 e il 2009, il Governo Berlusconi prosciugò quel fondo dirottando le risorse verso altre destinazioni e per le bonifiche non rimase nemmeno un euro;
              la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, dipende dall'emanazione del decreto attuativo del ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n.  83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa,

impegna il Governo:

          ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, valutando l'inclusione del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» tra le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuate progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
          a valutare le possibili modalità per intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva dei laghi di Mantova, mediante risorse finalizzate alla bonifica e alla infrastrutturazione dell'area finalizzate al rilancio turistico della città.
9/5423/27.    (Testo modificato nel corso della seduta) Marco Carra, Colaninno, Zani.


      La Camera,
          premesso che:
              da anni nei comuni compresi nel «sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria», si attende un intervento risolutore delle criticità ambientali causate dalla presenza di spiccate quantità di ferriti inquinanti per il suolo e la salute dei cittadini, provenienti in larga parte dalla produzione del ciclo dei rifiuti dell'azienda «Pertusola sud» di Crotone, senza dimenticare che nella medesima zona era presente anche la Montecatini Edison, operante nel campo della produzione e dell'utilizzo di sostanze chimiche di varia natura;
          tali criticità sono state anche oggetto di inchieste giudiziarie per l'accertamento di presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti tossici dei complessi industriali, presenti nel territorio di Crotone;
          altre indagini ambientali hanno interessato il fiume Oliva, in particolare nei tratti prospicienti i comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra D'Aiello, (dove si è registrato un aumento delle malattie tumorali), evidenziando la presenza indebita di numerose migliaia di metri cubi di fanghi industriali altamente inquinanti e pericolosi per la salute dei cittadini residenti nell'area,

impegna il Governo

a prevedere in tempi rapidi la realizzazione di una bonifica radicale e sicura delle zone della provincia di Cosenza e di Crotone in particolare ed il recupero delle aree che presentano criticità nell'intero territorio della regione Calabria.
9/5423/28. Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale.


      La Camera,
          premesso che:
              da anni nei comuni compresi nel «sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria», si attende un intervento risolutore delle criticità ambientali causate dalla presenza di spiccate quantità di ferriti inquinanti per il suolo e la salute dei cittadini, provenienti in larga parte dalla produzione del ciclo dei rifiuti dell'azienda «Pertusola sud» di Crotone, senza dimenticare che nella medesima zona era presente anche la Montecatini Edison, operante nel campo della produzione e dell'utilizzo di sostanze chimiche di varia natura;
          tali criticità sono state anche oggetto di inchieste giudiziarie per l'accertamento di presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti tossici dei complessi industriali, presenti nel territorio di Crotone;
          altre indagini ambientali hanno interessato il fiume Oliva, in particolare nei tratti prospicienti i comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra D'Aiello, (dove si è registrato un aumento delle malattie tumorali), evidenziando la presenza indebita di numerose migliaia di metri cubi di fanghi industriali altamente inquinanti e pericolosi per la salute dei cittadini residenti nell'area,

impegna il Governo

a promuovere in tempi rapidi la realizzazione di una bonifica radicale e sicura delle zone della provincia di Cosenza e di Crotone in particolare ed il recupero delle aree che presentano criticità.
9/5423/28.    (Testo modificato nel corso della seduta) Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              i Sin nazionali perimetrati dal 1998 hanno una estensione che ricopre circa il 3 per cento del territorio nazionale. I comuni inclusi nei Sin sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti. Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che può avvalersi anche dell'Ispra, delle Arpat e dell'Iss (Istituto superiore di sanità) ed altri soggetti;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a valutare la necessità di definire insieme alle regioni, un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN contenente impegni finanziari certi e procedure di semplificazione per avviare le attività di ripristino ambientale e che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità.
9/5423/29. Lanzarin, Dozzo, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              i Sin nazionali perimetrati dal 1998 hanno una estensione che ricopre circa il 3 per cento del territorio nazionale. I comuni inclusi nei Sin sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti. Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che può avvalersi anche dell'Ispra, delle Arpat e dell'Iss (Istituto superiore di sanità) ed altri soggetti;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a valutare la necessità di definire insieme alle regioni, un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN contenente impegni finanziari certi, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, e procedure di semplificazione per avviare le attività di ripristino ambientale e che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità.
9/5423/29.    (Testo modificato nel corso della seduta) Lanzarin, Dozzo, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se nel caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/30. Fava, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se nel caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/30.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fava, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Venezia (Porto Marghera)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Venezia (Porto Marghera)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/31. Callegari, Dozzo, Fabi, Lanzarin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Dussin, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Venezia (Porto Marghera)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Venezia (Porto Marghera)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/31.    (Testo modificato nel corso della seduta) Callegari, Dozzo, Fabi, Lanzarin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Dussin, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della european environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Casal Monferrato» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Casale Monferrato» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/32. Fogliato, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della european environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Casal Monferrato» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Casale Monferrato» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/32.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fogliato, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pitelli (La Spezia)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pitelli (La Spezia)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/33. Di Vizia, Bonino, Chiappori, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pitelli (La Spezia)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pitelli (La Spezia)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/33.    (Testo modificato nel corso della seduta) Di Vizia, Bonino, Chiappori, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Brescia-Caffaro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Brescia-Caffaro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/34. Volpi, Molgora, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Brescia-Caffaro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Brescia-Caffaro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/34.    (Testo modificato nel corso della seduta) Volpi, Molgora, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sesto San Giovanni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sesto San Giovanni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/35. Rondini, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sesto San Giovanni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sesto San Giovanni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/35.    (Testo modificato nel corso della seduta) Rondini, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Balangero» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Balangero» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/36. Togni, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Balangero» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Balangero» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/36.    (Testo modificato nel corso della seduta) Togni, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pieve Vergonte» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pieve Vergonte» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/37. Buonanno, Allasia, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pieve Vergonte» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pieve Vergonte» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/37.    (Testo modificato nel corso della seduta) Buonanno, Allasia, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pioltello e Rodano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pioltello e Rodano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/38. D'Amico, Grimoldi, Rondini, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pioltello e Rodano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pioltello e Rodano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/38.    (Testo modificato nel corso della seduta) D'Amico, Grimoldi, Rondini, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Broni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Broni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/39. Maggioni, Comaroli, Torazzi, Fava, Grimoldi, Rondini, D'Amico, Desiderati, Caparini, Consiglio, Crosio, Lussana, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Broni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Broni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/39.    (Testo modificato nel corso della seduta) Maggioni, Comaroli, Torazzi, Fava, Grimoldi, Rondini, D'Amico, Desiderati, Caparini, Consiglio, Crosio, Lussana, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Serravalle Scrivia» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Serravalle Scrivia» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/40. Cavallotto, Fogliato, Buonanno, Allasia, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Serravalle Scrivia» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Serravalle Scrivia» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/40.    (Testo modificato nel corso della seduta) Cavallotto, Fogliato, Buonanno, Allasia, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cengio e Saliceto» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cengio e Saliceto» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/41. Bonino, Chiappori, Di Vizia, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cengio e Saliceto» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cengio e Saliceto» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/41.    (Testo modificato nel corso della seduta) Bonino, Chiappori, Di Vizia, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sassuolo-Scandiano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sassuolo-Scandiano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/42. Pini, Polledri, Alessandri, Rainieri, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sassuolo-Scandiano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sassuolo-Scandiano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/42.    (Testo modificato nel corso della seduta) Pini, Polledri, Alessandri, Rainieri, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Fidenza» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Fidenza» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/43. Rainieri, Polledri, Alessandri, Pini, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Fidenza» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Fidenza» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/43.    (Testo modificato nel corso della seduta) Rainieri, Polledri, Alessandri, Pini, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trieste» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trieste» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/44. Fedriga, Follegot, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trieste» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trieste» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/44.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fedriga, Follegot, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laguna di Grado e Marano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laguna di Grado e Marano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/45. Follegot, Fedriga, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laguna di Grado e Marano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laguna di Grado e Marano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/45.    (Testo modificato nel corso della seduta) Follegot, Fedriga, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cogoletto-Stoppani» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cogoletto-Stoppani» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/46. Chiappori, Bonino, Di Vizia, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cogoletto-Stoppani» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cogoletto-Stoppani» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/46.    (Testo modificato nel corso della seduta) Chiappori, Bonino, Di Vizia, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cerro al Lambro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cerro al Lambro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/47. Grimoldi, D'Amico, Meroni, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cerro al Lambro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cerro al Lambro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/47.    (Testo modificato nel corso della seduta) Grimoldi, D'Amico, Meroni, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Milano-Bovisa» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Milano-Bovisa» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/48. Laura Molteni, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Meroni, Molgora, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Milano-Bovisa» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Milano-Bovisa» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/48.    (Testo modificato nel corso della seduta) Laura Molteni, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Meroni, Molgora, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Basse di Stura (Torino)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Basse di Stura (Torino)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/49. Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Basse di Stura (Torino)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Basse di Stura (Torino)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/49.    (Testo modificato nel corso della seduta) Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Emarese» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Emarese» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/50. Simonetti, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Emarese» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Emarese» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/50.    (Testo modificato nel corso della seduta) Simonetti, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/51. Munerato, Dozzo, Callegari, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Bitonci, Bragantini, Dussin, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/51.    (Testo modificato nel corso della seduta) Munerato, Dozzo, Callegari, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Bitonci, Bragantini, Dussin, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Bolzano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Bolzano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/52. Bragantini, Dozzo, Bitonci, Callegari, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Bolzano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Bolzano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/52.    (Testo modificato nel corso della seduta) Bragantini, Dozzo, Bitonci, Callegari, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trento Nord» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trento Nord» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/53. Fugatti, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trento Nord» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trento Nord» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/53.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fugatti, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              una parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110.167.413 euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono ricomprese nel Protocollo, firmato il 26 luglio 2012, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia;
              la restante parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 proviene, quanto a 20 milioni dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto;
              i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti a fronte delle molteplici esigenze del Paese per contrastare fenomeni di calamità naturali che specialmente negli ultimi anni si manifestano puntualmente come alluvioni, frane e dissesti territoriali;
              l'intensità e il numero delle calamità aumentano di anno in anno, a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento della temperatura del Mar Mediterraneo ma anche a causa della fragilità del territorio italiano e della oramai constatata mancata prevenzione e manutenzione territoriale. Tuttavia a fronte di questo fenomeno allarmante di calamità da rischio idrogeologico, le risorse che le leggi di stabilità mettono a disposizione per la difesa del suolo vanno a ridursi di anno in anno, facendo presagire uno scenario poco rassicurante per il futuro;
              i capitoli dell'assestamento del bilancio del Ministero dell'ambiente per l'anno finanziario 2012, assegnano solo 20 milioni di euro alla difesa del suolo in favore delle regioni in attuazione del federalismo amministrativo per tutto il territorio nazionale e che il decreto-legge svuota completamente tali capitoli in favore di Taranto,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di bilancio, di assumere le idonee iniziative legislative dirette a reintegrare i capitoli di bilancio dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare destinati a trasferimenti alle regioni per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese.
9/5423/54. Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              una parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110.167.413 euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono ricomprese nel Protocollo, firmato il 26 luglio 2012, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia;
              la restante parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 proviene, quanto a 20 milioni dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto;
              il decreto in esame priva le imprese a livello nazionale della possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati per la realizzazione di programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto, dirottando una parte consistente delle risorse attualmente disponibili al territorio del SIN di Taranto;
              recentemente il Governo, con l'articolo 57 del decreto-legge n. 83 del 2012, ha modificato le condizioni per accedere ai finanziamenti a tasso agevolato del Fondo Kyoto, evidenziando la volontà di dare un impulso alla crescita e all'occupazione dei giovani;
              il protocollo di Kyoto è un impegno internazionale cui ha aderito il nostro Paese per la lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un'occasione di crescita delle nostre imprese nell'ottica della green economy,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di bilancio, di assumere le idonee iniziative legislative dirette a reintegrare le disponibilità del Fondo istituito con l'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, in attuazione del protocollo di Kyoto.
9/5423/55. Forcolin, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              le indagini epidemiologiche effettuate nel territorio di Taranto hanno messo in evidenza stime di effetti allarmanti dovuti alle ricadute di inquinanti, in particolare da benzo(a)pirene, sul quartiere Tamburi;
              l'articolo 6 del Protocollo pone a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risorse pari a 8 milioni di euro per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi;
              ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi, sarebbe opportuno accertare la regolarità degli edifici sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA, attraverso il riscontro dell'iscrizione al catasto degli edifici, del pagamento dell'IMU, del rilascio del permesso di costruire e del censimento di eventuali edifici abusivi,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative dirette ad escludere dalle risorse stanziate ai sensi dell'articolo 6 del Protocollo gli edifici irregolari e abusivi.
9/5423/56. Caparini, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              le indagini epidemiologiche effettuate nel territorio di Taranto hanno messo in evidenza stime di effetti allarmanti dovuti alle ricadute di inquinanti, in particolare da benzo(a)pirene, sul quartiere Tamburi;
              l'articolo 6 del Protocollo pone a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risorse pari a 8 milioni di euro per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi;
              ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi, bisognerebbe verificare l'opportunità di delocalizzare gli edifici residenziali sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA, anche in ragione dell'efficienza dei finanziamenti utilizzati e della convenienza economica degli interventi,

impegna il Governo

nell'ambito dell'attuazione degli interventi per il quartiere Tamburi, a valutare anche la possibilità di una eventuale delocalizzazione degli edifici residenziali, non abusivi, sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA.
9/5423/57. Consiglio, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              le indagini epidemiologiche effettuate nel territorio di Taranto hanno messo in evidenza stime di effetti allarmanti dovuti alle ricadute di inquinanti, in particolare da benzo(a)pirene, sul quartiere Tamburi;
              l'articolo 6 del Protocollo pone a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risorse pari a 8 milioni di euro per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi;
              ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi, bisognerebbe verificare l'opportunità di delocalizzare gli edifici residenziali sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA, anche in ragione dell'efficienza dei finanziamenti utilizzati e della convenienza economica degli interventi,

impegna il Governo

nell'ambito dell'attuazione degli interventi per il quartiere Tamburi, a valutare anche la possibilità di una eventuale delocalizzazione di edifici residenziali, a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA.
9/5423/57.    (Testo modificato nel corso della seduta) Consiglio, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il terminale contenitori del Porto è gestito dall'impresa TCT S.p.A., a capitale asiatico, che contribuisce con 7,2 milioni all'attuazione del Protocollo, in questo modo inserendosi tra i soggetti attuatori,

impegna il Governo

ad utilizzare le risorse stanziate dal presente decreto-legge per interventi connessi alla bonifica del SIN di Taranto e non in favore delle imprese extracomunitarie di gestione delle banchine portuali.
9/5423/58. Crosio, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il terminale contenitori del Porto è gestito dall'impresa TCT S.p.A., a capitale asiatico, che contribuisce con 7,2 milioni all'attuazione del Protocollo, in questo modo inserendosi tra i soggetti attuatori;
              occorrono controlli serrati da parte dell'ispettorato del lavoro e delle altre autorità locali per evitare una concorrenza sleale anche nell'ambito delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei lavoratori tra tale impresa e le imprese nazionali,

impegna il Governo

nell'ambito dei meccanismi di attuazione del Protocollo ad individuare appositi programmi di controllo, allo scopo di accertare, attraverso gli organismi territorialmente competenti, che le imprese extraeuropee di gestione delle attività portuali rispettino le vigenti norme in materia di sicurezza di lavoro e dell'ambiente.
9/5423/59. Desiderati, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il terminale contenitori del Porto è gestito dall'impresa TCT S.p.A., a capitale asiatico, che contribuisce con 7,2 milioni all'attuazione del Protocollo, in questo modo inserendosi tra i soggetti attuatori;
              occorrono controlli serrati da parte dell'ispettorato del lavoro e delle altre autorità locali per evitare una concorrenza sleale anche nell'ambito delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei lavoratori tra tale impresa e le imprese nazionali,

impegna il Governo

a vigilare affinché nelle attività portuali siano rispettate le vigenti norme in materia di sicurezza di lavoro e dell'ambiente.
9/5423/59.    (Testo modificato nel corso della seduta) Desiderati, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              oltre al sito di Taranto, sono localizzati, nell'intero territorio nazionale, ulteriori Siti di interesse pubblico (SIN) dove si rende altresì necessario accelerare il risanamento ambientale e sviluppare interventi di riqualificazione produttiva e infrastrutturali,

impegna il Governo

a predisporre per tutti i siti localizzati nel territorio nazionale, un piano d'intervento generale con impegni finanziari certi e procedure di semplificazione, finalizzato al ripristino delle condizioni di sicurezza ambientale e riqualificazione ambientale.
9/5423/60. Dussin, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              oltre al sito di Taranto, sono localizzati, nell'intero territorio nazionale, ulteriori Siti di interesse pubblico (SIN) dove si rende altresì necessario accelerare il risanamento ambientale e sviluppare interventi di riqualificazione produttiva e infrastrutturali,

impegna il Governo

a predisporre per tutti i siti localizzati nel territorio nazionale, un piano d'intervento generale con impegni finanziari certi, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, e procedure di semplificazione, finalizzato al ripristino delle condizioni di sicurezza ambientale e riqualificazione ambientale.
9/5423/60.    (Testo modificato nel corso della seduta) Dussin, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              parte dei fondi assegnati dal presente provvedimento proviene da residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto,

impegna il Governo

ad impegnare concretamente le risorse per il Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto a favore di quelle aziende che investono risorse per il raggiungimento degli obbiettivi contenuti all'interno dello stesso protocollo di Kyoto.
9/5423/61. Gidoni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              la grave crisi economica e finanziaria sta avendo un effetto dirompente sull'intero settore delle aziende che sono impegnate nel settore ambientale e della chimica;
              tra i poli industriali più importanti dell'Italia, figura certamente Porto Marghera dove la crisi economica, congiuntamente alla mancanza di adeguati piani industriali per il risanamento ambientale dell'intera area, ha comportato la chiusura di diversi siti industriali,

impegna il Governo

a predisporre opportuni provvedimenti finalizzati ad interventi di riconversione e riqualificazione volti al risanamento e bonifica dell'area del sito industriale di Porto Marghera al fine di consentire nuovi investimenti produttivi.
9/5423/62. Fabi, Dozzo, Dussin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              la grave crisi economica e finanziaria sta avendo un effetto dirompente sull'intero settore delle aziende che sono impegnate nel settore ambientale e della chimica;
              tra i poli industriali più importanti dell'Italia, figura certamente Porto Marghera dove la crisi economica, congiuntamente alla mancanza di adeguati piani industriali per il risanamento ambientale dell'intera area, ha comportato la chiusura di diversi siti industriali,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di predisporre opportuni provvedimenti finalizzati ad interventi di riconversione e riqualificazione volti al risanamento e bonifica dell'area del sito industriale di Porto Marghera al fine di consentire nuovi investimenti produttivi.
9/5423/62.    (Testo modificato nel corso della seduta) Fabi, Dozzo, Dussin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              il provvedimento prevede altresì, al suo interno, la nomina di un commissario straordinario al fine di accelerare le procedure di attuazione di tale protocollo,

impegna il Governo

a far sì che il commissario straordinario riferisca semestralmente alle Camere sullo stato avanzamento lavori degli interventi effettuati nel sito di Taranto.
9/5423/63. Goisis, Bitonci.


      La Camera,
          esaminato il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, recante misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
          valutate le condizioni che rendono necessari interventi per evitare la chiusura degli impianti siderurgici del nostro Paese, miracolosamente sfuggiti ai negoziati con i quali, in sede europea, negli anni novanta venne deciso il sacrificio della gran parte delle capacità siderurgiche italiane legate agli altiforni a ciclo integrale, ad esclusivo vantaggio dei nostri competitori nell'Unione europea;
          stigmatizzando l'inettitudine e la debolezza dimostrata a quell'epoca dai negoziatori italiani, che costrinsero il nostro Paese a considerevoli rinunce, di cui profittarono i nostri partner, in primo luogo la Repubblica federale tedesca;
          ricordando altresì come dal conseguente degrado della siderurgia nazionale sia derivata anche la penetrazione in Italia di aziende come la Thyssen-Krupp, che ha praticato una politica nel nostro Paese basata sull'utilizzo estremo di impianti obsoleti, sfruttati in condizioni che hanno posto a repentaglio la sicurezza dei lavoratori addetti;
          ritenendo tuttora strategico, non solo per la competitività dell'industria meccanica italiana ma anche sotto il profilo dei bisogni della cantieristica e delle produzioni per la difesa, il mantenimento di capacità nazionali nel comparto della siderurgia e comunque doverosa anche la salvaguardia del diritto alla salute,

impegna il Governo

ad assumere tutti i provvedimenti giudicati necessari per evitare la chiusura degli impianti industriali strategici, in particolare nelle aree produttive del Paese, contestualmente alla tutela della salute dei cittadini e alla messa in sicurezza ambientale del territorio interessato, onde evitare l'ulteriore compromissione della competitività del sistema Paese e l'accentuazione della sua dipendenza dai fornitori esteri.
9/5423/64. Torazzi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge in esame reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
              sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente si rileva che alcune disposizioni risultano imprecise e derogano in maniera implicita al diritto vigente;
              invero, all'articolo 1, comma 1, primo periodo, laddove si prevede che il commissario straordinario chiamato all'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 sia nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non risulta esplicitata la deroga al disposto dell'articolo 11, comma 2, della legge n.  400 del 1988, recante norme generali in tema di disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri;
              il dettato della legge n.  400 del 1988 prevede invece che le procedure di nomina di commissari straordinari del Governo debbano avvenire mediante decreto del Presidente della Repubblica;
              inoltre, il medesimo articolo 1, comma 1, al secondo periodo, prevede che sempre con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri possa essere prorogata la durata in carica del commissario straordinario, fissata in un anno dalla medesima disposizione, senza che tuttavia sia specificata la durata della proroga medesima, introducendo così una sorta di «proroga in bianco»,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, primo e secondo periodo, e a verificare la congruità degli strumenti normativi introdotti, assumendo le opportune iniziative normative volte ad assicurare il regolare rispetto del sistema delle fonti del diritto.
9/5423/65. Rivolta, Bitonci.


      La Camera,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, primo e secondo periodo, e a verificare la congruità degli strumenti normativi introdotti.
9/5423/65.    (Testo modificato nel corso della seduta) Rivolta, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 agosto 2012, 129, reca «Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto»;
              il provvedimento afferisce alla materia ambientale, assegnata dall'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, alla competenza esclusiva dello Stato, mentre il «governo del territorio» è riconducibile alla competenza concorrente tra Stato e regioni ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione;
              il 26 luglio 2012 un Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto è stato stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il commissario straordinario del porto di Taranto;
              la disciplina recata dal provvedimento risponde alla necessità di contemperare le esigenze di salvaguardia ambientale e conseguente tutela della salute con quelle di considerazione e attenuazione degli effetti negativi sui livelli occupazionali dell'area interessata;
              nel decreto-legge non risultano tuttavia previste specifiche penalità e sanzioni per i casi di ritardo o inadempimento dei contenuti del Protocollo d'intesa, soprattutto quanto all'impiego degli stanziamenti di risorse previsti, con il rischio che a tale carenza consegua l'inefficacia delle previsioni introdotte e l'impossibilità di individuare eventuali profili di responsabilità nel caso di mancata attuazione dei contenuti del Protocollo,

impegna il Governo

a monitorare costantemente gli effetti applicativi del Protocollo d'intesa siglato per gli interventi urgenti di bonifica e riqualificazione di Taranto, assicurando che il commissario straordinario, la regione e gli enti locali coinvolti, secondo le rispettive competenze, provvedano ad elaborare una relazione dettagliata in ordine al piano di interventi e all'impiego degli stanziamenti programmati da trasmettere oltre che al Governo alle competenti Commissioni parlamentari.
9/5423/66. Comaroli, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali e siderurgiche, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso ad attività industriale e siderurgica come quelle ad esempio della provincia di Verona.
9/5423/67. Montagnoli, Dozzo, Bragantini, Negro, Martini, Bitonci, Dussin, Fabi, Forcolin, Goisis, Callegari, Gidoni, Lanzarin, Munerato.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i siti che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, ne rientrano due ricompresi nel territorio dell'alto novarese, quello dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e quello dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano;
              il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano, ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tali siti.
9/5423/68. Pastore, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Fogliato, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i siti che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, ne rientrano due ricompresi nel territorio dell'alto novarese, quello dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e quello dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano;
              il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano, ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tali siti.
9/5423/68.    (Testo modificato nel corso della seduta) Pastore, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Fogliato, Simonetti, Togni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              molti territori della provincia di Bergamo sono interessati dall'inquinamento da cromo esavalente, immesso nelle falde acquifere dagli impianti industriali della zona;
              il cromo ed i suoi composti possono causare danni genetici e malattie cancerogene: un'esposizione eccessiva può colpire il sistema digestivo, i reni, il fegato, i polmoni, l'apparato respiratorio, la pelle ed essere causa d'aborti spontanei;
          ad oggi i comuni bergamaschi interessati dall'inquinamento da cromo esavalente della falda sono Verdellino, Arcene, Ciserano, Castel Rozzone e Treviglio, che attendono l'avvio delle opere di bonifica da anni,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie a bonificare le falde acquifere dei comuni della provincia di Bergamo interessati dalla presenza di cromo esavalente nelle stesse, al fine di tutelare la salute dei cittadini.
9/5423/69. Stucchi, Consiglio, Vanalli, Desiderati, Crosio, Caparini, Comaroli, D'Amico, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Torazzi, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              molti territori della provincia di Bergamo sono interessati dall'inquinamento da cromo esavalente, immesso nelle falde acquifere dagli impianti industriali della zona;
              il cromo ed i suoi composti possono causare danni genetici e malattie cancerogene: un'esposizione eccessiva può colpire il sistema digestivo, i reni, il fegato, i polmoni, l'apparato respiratorio, la pelle ed essere causa d'aborti spontanei;
          ad oggi i comuni bergamaschi interessati dall'inquinamento da cromo esavalente della falda sono Verdellino, Arcene, Ciserano, Castel Rozzone e Treviglio, che attendono l'avvio delle opere di bonifica da anni,

impegna il Governo

a promuovere la bonifica delle falde acquifere dei comuni della provincia di Bergamo interessati dalla presenza di cromo esavalente nelle stesse, al fine di tutelare la salute dei cittadini.
9/5423/69.    (Testo modificato nel corso della seduta) Stucchi, Consiglio, Vanalli, Desiderati, Crosio, Caparini, Comaroli, D'Amico, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Torazzi, Volpi, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 71 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Falconara Marittima» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Falconara Marittima» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/70. Isidori, Paolini, Bitonci, Ceroni.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
              negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 71 del 1999);
              i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
              lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
              tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Falconara Marittima» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
              sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Falconara Marittima» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/70.    (Testo modificato nel corso della seduta) Isidori, Paolini, Bitonci, Ceroni.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica, ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge 129 del 2012 rende attuativa una parte delle risorse ricomprese nel Protocollo;
              da quanto emerso dall'esame effettuato dal servizio bilancio della Camera dei Deputati l'importo di 60 milioni di euro indirizzato al progetto speciale città di Taranto non sembra incluso nel totale delle spese da finanziare con risorse di parte pubblica o di parte privata,

impegna il Governo

ad informare il Parlamento in merito alla provenienza di eventuali ulteriori risorse che il Governo vorrà destinare all'attuazione del Protocollo del 26 luglio 2012 per il territorio di Taranto.
9/5423/71. Meroni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica, ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati alle attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              ad esempio, già dall'anno scorso l'inquinamento da mercurio della falda idrica ha sconvolto la normale condizione di vita dei cittadini dei comuni di Preganziol, Treviso, Casier e Quinto di Treviso; non potendo utilizzare i pozzi privati molte persone hanno perso la loro principale fonte di acqua potabile e i comuni, insieme con i consorzi idrici stanno stanziando somme ingenti per estendere urgentemente la rete dell'acquedotto e raggiungere tutte le case situate nell'area inquinata;
              sarebbe necessario che il Governo adottasse le necessarie misure in grado di risolvere le problematiche ambientali e sanitarie e di assicurare anche per tali siti risorse per la bonifica della falda idrica,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali e sanitarie derivanti da situazioni di inquinamento connesso ad attività industriale anche nel resto del territorio nazionale, oltre a Taranto, come quelle ad esempio dell'inquinamento da mercurio della falda idrica dei comuni di Preganziol, Treviso, Casier e Quinto di Treviso.
9/5423/72. Dozzo, Dussin, Lanzarin, Forcolin, Montagnoli, Bragantini, Negro, Martini, Bitonci, Fabi, Goisis, Callegari, Gidoni, Munerato.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo,

impegna il Governo

ad informare il Parlamento ogni qual volta, scaduti i termini dell'incarico, si proceda alla proroga della nomina del commissario.
9/5423/73. Lussana, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
              il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di coinvolgere le regioni attraverso il parere della conferenza Stato regioni, nelle procedure di indicazione e di nomina del commissario straordinario.
9/5423/74. Molgora, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
              il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sottoporre al parere delle Commissioni parlamentari competenti la destinazione dei 20 milioni di euro provenienti dal bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e, ai sensi del decreto-legge n.  129 del 2012, decurtati dalla lotta al dissesto idrogeologico.
9/5423/75. Paolini, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
              il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto per la nomina del commissario straordinario.
9/5423/76. Negro, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
              il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n.  112 del 1998;
              sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto per la nomina del commissario straordinario.
9/5423/76.    (Testo modificato nel corso della seduta) Negro, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
              da mesi si perpetua un disastro ecologico lungo tutto il percorso del fiume Olona a causa di sversamenti che comporta la presenza di schiuma nel corso d'acqua,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso alle attività industriali che sversano inquinanti nel fiume Olona.
9/5423/77. Nicola Molteni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
              da mesi si perpetua un disastro ecologico lungo tutto il percorso del fiume Olona a causa di sversamenti che comporta la presenza di schiuma nel corso d'acqua,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso alle attività industriali che sversano inquinanti nel fiume Olona.
9/5423/77.    (Testo modificato nel corso della seduta) Nicola Molteni, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
              nel piacentino la fabbrica di caricamento proiettili della Pertite, che nell'estate di settantadue anni fa provocò 47 morti e il ferimento di cinquecento persone, sta per essere convertita da area militare in area edificabile; è per tale ragione che è importante la bonifica dell'area per garantire la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso all'area militare della Pertite per garantire la salute dei cittadini.
9/5423/78. Polledri, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
              per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
              il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
              oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
              inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
              sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
              nel piacentino la fabbrica di caricamento proiettili della Pertite, che nell'estate di settantadue anni fa provocò 47 morti e il ferimento di cinquecento persone, sta per essere convertita da area militare in area edificabile; è per tale ragione che è importante la bonifica dell'area per garantire la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente,

impegna il Governo

a promuovere le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso all'area militare della Pertite per garantire la salute dei cittadini.
9/5423/78.    (Testo modificato nel corso della seduta) Polledri, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il benzo(a)pirene è il componente più tossico tra gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), è classificato dallo IARC nel gruppo 1 per pericolosità («cancerogeno per l'uomo») ed è immesso nell'atmosfera da combustioni industriali e da inquinamento da traffico;
              al benzo(a)pirene è associato, secondo l'OMS, un rischio di incremento di 9 casi di cancro ai polmoni ogni 100 mila abitanti per ogni incremento di 1 nanogrammo a metro cubo della sua concentrazione nell'aria;
              studi epidemiologici hanno verificato che nei bambini esposti nella vita pressatale ad alte concentrazioni di IPA si possono determinare danni alla funzione immunologica del feto e successivamente un'aumentata suscettibilità del neonato e del bambino alle infezioni respiratorie con possibile riduzione del quoziente di intelligenza;
              l'Unione europea ha ritenuto «socialmente accettabile» un rischio unitario corrispondente al valore obiettivo di 1 ng/m3 per il benzo(a)pirene a valere dal 1° gennaio 2013. A livello nazionale, con decreto ministeriale del 25 novembre 1994 si stabiliva un obiettivo di qualità pari a 1 ng/m3 a partire dal 1° gennaio 1999 per le città con più di 150.000 abitanti. Tale obiettivo veniva confermato anche nel decreto legislativo n.  152 del 2007, che introduceva il «valore obiettivo» su tutto il territorio nazionale dal 2013. Con il decreto legislativo n.  155 del 2010 è stato abrogato l'obiettivo di qualità del decreto ministeriale del 1994 e si è rimasti «senza limiti» stringenti per gli anni 2011 e 2012;
              in particolare l'ordinamento prevedeva per il benzo(a)pirene una specifica disciplina recata dal decreto legislativo n.  152 del 2007 che dava attuazione alla direttiva 2004/107/CE sugli IPA e sul benzo(a)pirene, il quale, nel fissare per tale inquinante il raggiungimento dei valore obiettivo di un nanogrammo a metro cubo entro il 31 dicembre 2012 per le aree urbane con meno di 150 mila abitanti faceva salve le norme del decreto ministeriale 25 novembre 1994 per le aree urbane con oltre 150 mila abitanti per le quali aveva pertanto confermato l'obiettivo di qualità (pari a 1 nanogrammo a metro cubo), previsto dal 1o gennaio 1999;
              da una relazione fornita presso la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza durante la seduta del 18 ottobre 2011 nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela della salute dei minori, con particolare riferimento ai danni derivanti dall'inquinamento atmosferico da benzopirene, si è riferito, tra l'altro, che le dimensioni del problema recato dal benzo(a)pirene in Italia è assai rilevante, essendoci dati di 23 città su 48, con popolazione superiore a 150.000 abitanti, per le quali valeva l'obiettivo di 1 ng/m3, in cinque siti si superava l'obiettivo di qualità sopra riportato;
              per quanto riguarda Taranto, nel rione Tamburi, la media di benzo(a)pirene ha raggiunto quota 1,3 ng/m3 nel 2009 e 1,8 ng/m3 nel 2010, con picchi anche nel corso dell'anno 2011;
              simili superamenti dei valori di benzo(a)pirene nell'aria si riscontrano nella maggior parte delle aree nazionali in cui sono presenti industrie inquinanti, in particolare quelle metallurgiche e petrolifere;
              è assolutamente inderogabile assoggettare il benzo(a)pirene a norme il più possibile rigorose, in particolare anche per proteggere i più piccoli, che in determinati agglomerati urbani particolarmente inquinati dalla presenza di industrie continuano a subire i danni del benzo(a)pirene e a sentirsi privi delle opportune tutele,

impegna il Governo

a prevedere norme cogenti e rigorose in ordine al vincolo di non superare il limite di 1 nanogrammo al metro cubo per il benzo(a)pirene valido per tutte le aree urbane del territorio nazionale.
9/5423/79. Vanalli, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              il benzo(a)pirene è il componente più tossico tra gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), è classificato dallo IARC nel gruppo 1 per pericolosità («cancerogeno per l'uomo») ed è immesso nell'atmosfera da combustioni industriali e da inquinamento da traffico;
              al benzo(a)pirene è associato, secondo l'OMS, un rischio di incremento di 9 casi di cancro ai polmoni ogni 100 mila abitanti per ogni incremento di 1 nanogrammo a metro cubo della sua concentrazione nell'aria;
              studi epidemiologici hanno verificato che nei bambini esposti nella vita pressatale ad alte concentrazioni di IPA si possono determinare danni alla funzione immunologica del feto e successivamente un'aumentata suscettibilità del neonato e del bambino alle infezioni respiratorie con possibile riduzione del quoziente di intelligenza;
              l'Unione europea ha ritenuto «socialmente accettabile» un rischio unitario corrispondente al valore obiettivo di 1 ng/m3 per il benzo(a)pirene a valere dal 1° gennaio 2013. A livello nazionale, con decreto ministeriale del 25 novembre 1994 si stabiliva un obiettivo di qualità pari a 1 ng/m3 a partire dal 1° gennaio 1999 per le città con più di 150.000 abitanti. Tale obiettivo veniva confermato anche nel decreto legislativo n.  152 del 2007, che introduceva il «valore obiettivo» su tutto il territorio nazionale dal 2013. Con il decreto legislativo n.  155 del 2010 è stato abrogato l'obiettivo di qualità del decreto ministeriale del 1994 e si è rimasti «senza limiti» stringenti per gli anni 2011 e 2012;
              in particolare l'ordinamento prevedeva per il benzo(a)pirene una specifica disciplina recata dal decreto legislativo n.  152 del 2007 che dava attuazione alla direttiva 2004/107/CE sugli IPA e sul benzo(a)pirene, il quale, nel fissare per tale inquinante il raggiungimento dei valore obiettivo di un nanogrammo a metro cubo entro il 31 dicembre 2012 per le aree urbane con meno di 150 mila abitanti faceva salve le norme del decreto ministeriale 25 novembre 1994 per le aree urbane con oltre 150 mila abitanti per le quali aveva pertanto confermato l'obiettivo di qualità (pari a 1 nanogrammo a metro cubo), previsto dal 1o gennaio 1999;
              da una relazione fornita presso la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza durante la seduta del 18 ottobre 2011 nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela della salute dei minori, con particolare riferimento ai danni derivanti dall'inquinamento atmosferico da benzopirene, si è riferito, tra l'altro, che le dimensioni del problema recato dal benzo(a)pirene in Italia è assai rilevante, essendoci dati di 23 città su 48, con popolazione superiore a 150.000 abitanti, per le quali valeva l'obiettivo di 1 ng/m3, in cinque siti si superava l'obiettivo di qualità sopra riportato;
              per quanto riguarda Taranto, nel rione Tamburi, la media di benzo(a)pirene ha raggiunto quota 1,3 ng/m3 nel 2009 e 1,8 ng/m3 nel 2010, con picchi anche nel corso dell'anno 2011;
              simili superamenti dei valori di benzo(a)pirene nell'aria si riscontrano nella maggior parte delle aree nazionali in cui sono presenti industrie inquinanti, in particolare quelle metallurgiche e petrolifere;
              è assolutamente inderogabile assoggettare il benzo(a)pirene a norme il più possibile rigorose, in particolare anche per proteggere i più piccoli, che in determinati agglomerati urbani particolarmente inquinati dalla presenza di industrie continuano a subire i danni del benzo(a)pirene e a sentirsi privi delle opportune tutele,

impegna il Governo

ad assumere opportune iniziative in ordine al vincolo di non superare il limite di 1 nanogrammo al metro cubo per il benzo(a)pirene valido per tutte le aree urbane del territorio nazionale.
9/5423/79.    (Testo modificato nel corso della seduta) Vanalli, Bitonci.


      La Camera,
          premesso che:
              nella zona industriale di Trieste sorge lo stabilimento siderurgico noto come la «Ferriera di Servola», di proprietà della Lucchini Severstal spa, impegnato nella produzione di ghisa, coke metallurgico ed altri prodotti da altoforno;
              la ferriera, inserita nel popoloso quartiere di Servola, è interessata da una lunga vicenda connessa al suo impatto sull'ambiente e la salute, in quanto il ciclo produttivo genera emissioni di polveri sottili e benzoapirene, oltre che di altri contaminanti;
              a causa dei dubbi che avvolgono il destino della proprietà della ferriera e del sofferto dibattito sugli impatti ambientali e salutari, lo stabilimento, già da molto tempo, sta attraversando uno stato di incertezza che negli ultimi mesi è andato accentuandosi;
              a questa situazione hanno contribuito i dubbi manifestati dalla dirigenza aziendale sulla prosecuzione della attività di produzione anche dopo la fine del regime di CIP6, previsto per il 2015, e le difficoltà di liquidità denunciate dall'azienda, che vantava, tra l'altro, un credito inesigibile di 46 milioni dall'adiacente centrale di cogenerazione;
              il 19 gennaio 2012, in un vertice presso la prefettura di Trieste, la dirigenza aziendale ha annunciato la riduzione dei livelli produttivi e, quindi, occupazionali dovuti, appunto, alle difficoltà a reperire fondi per ottemperare al piano di asseveramento di un debito omologato dal tribunale di Milano;
              quindi, il 14 marzo 2012 è stato firmato, presso la regione Friuli Venezia Giulia, il protocollo d'intesa con il quale si è dato avvio alla procedura di riconversione dell'area industriale della ferriera per la creazione di un contesto favorevole per l'attrazione di nuovi investimenti privati; secondo notizie di stampa, la dichiarazione d'intenti «Prospettive della filiera siderurgica di Sorvola» del Ministero dello sviluppo economico auspica che «si creino le condizioni per una prospettiva industriale siderurgica anche per lo stabilimento Lucchini di Trieste, ambientalmente compatibile e socialmente sostenibile», o «nuove attività industriali e logistiche» e a tal fine prevede che le parti concordino sulla necessità di avviare uno o più tavoli con i Ministeri competenti per approfondire e risolvere le questioni ambientali, industriali ed energetiche;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012 n.  83, convertito con legge 7 agosto 2012, n.134 dispone che «al fine di sostenere (...) la salvaguardia dei livelli occupazionali nei casi di situazioni di crisi industriali complesse (...) il Ministero dello sviluppo economico adotta progetti di riconversione e riqualificazione industriale»;
              il territorio provinciale di Trieste è interessato, soprattutto nell'ultimo periodo, da numerose crisi aziendali di importanti siti produttivi industriali; e, in un contesto di ridotte dimensioni industriali, la perdita del posto di lavoro per un numero così alto di cittadini si sta trasformando in un problema di difficile soluzione per la città di Trieste;
              la ferriera di Servola impiega ad oggi 500 lavoratori ed altrettanti dipendono dall'indotto, cosicché la chiusura dello stabilimento si tradurrebbe in un dramma sociale e in un duro colpo per 1'economia locale;
              considerata la specificità del settore siderurgico, si rende difficile e complessa la procedura di riqualificazione professionale di quanti oggi sono impiegati nella ferriera e di quanti lavorano nell'indotto di questa; è preminente l'interesse pubblico per la riconversione industriale della ferriera di Servola, come condiviso dal Ministero dell'ambiente che ha firmato il protocollo d'intesa del 14 marzo contenente il crono programma dei tavoli locali e nazionali,

impegna il Governo

a promuovere, d'intesa con la regione Friuli Venezia Giulia e attraverso un cofinanziamento statale, investimenti atti alla riqualificazione dell'area della ferriera di Servola e alla sua riconversione per finalità industriali e portuali, alla formazione del capitale umano e alla ricollocazione di tutti lavoratori.
9/5423/80. Rosato, Maran, Strizzolo.


      La Camera,
          premesso che:
              nella zona industriale di Trieste sorge lo stabilimento siderurgico noto come la «Ferriera di Servola», di proprietà della Lucchini Severstal spa, impegnato nella produzione di ghisa, coke metallurgico ed altri prodotti da altoforno;
              la ferriera, inserita nel popoloso quartiere di Servola, è interessata da una lunga vicenda connessa al suo impatto sull'ambiente e la salute, in quanto il ciclo produttivo genera emissioni di polveri sottili e benzoapirene, oltre che di altri contaminanti;
              a causa dei dubbi che avvolgono il destino della proprietà della ferriera e del sofferto dibattito sugli impatti ambientali e salutari, lo stabilimento, già da molto tempo, sta attraversando uno stato di incertezza che negli ultimi mesi è andato accentuandosi;
              a questa situazione hanno contribuito i dubbi manifestati dalla dirigenza aziendale sulla prosecuzione della attività di produzione anche dopo la fine del regime di CIP6, previsto per il 2015, e le difficoltà di liquidità denunciate dall'azienda, che vantava, tra l'altro, un credito inesigibile di 46 milioni dall'adiacente centrale di cogenerazione;
              il 19 gennaio 2012, in un vertice presso la prefettura di Trieste, la dirigenza aziendale ha annunciato la riduzione dei livelli produttivi e, quindi, occupazionali dovuti, appunto, alle difficoltà a reperire fondi per ottemperare al piano di asseveramento di un debito omologato dal tribunale di Milano;
              quindi, il 14 marzo 2012 è stato firmato, presso la regione Friuli Venezia Giulia, il protocollo d'intesa con il quale si è dato avvio alla procedura di riconversione dell'area industriale della ferriera per la creazione di un contesto favorevole per l'attrazione di nuovi investimenti privati; secondo notizie di stampa, la dichiarazione d'intenti «Prospettive della filiera siderurgica di Sorvola» del Ministero dello sviluppo economico auspica che «si creino le condizioni per una prospettiva industriale siderurgica anche per lo stabilimento Lucchini di Trieste, ambientalmente compatibile e socialmente sostenibile», o «nuove attività industriali e logistiche» e a tal fine prevede che le parti concordino sulla necessità di avviare uno o più tavoli con i Ministeri competenti per approfondire e risolvere le questioni ambientali, industriali ed energetiche;
              l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012 n.  83, convertito con legge 7 agosto 2012, n.134 dispone che «al fine di sostenere (...) la salvaguardia dei livelli occupazionali nei casi di situazioni di crisi industriali complesse (...) il Ministero dello sviluppo economico adotta progetti di riconversione e riqualificazione industriale»;
              il territorio provinciale di Trieste è interessato, soprattutto nell'ultimo periodo, da numerose crisi aziendali di importanti siti produttivi industriali; e, in un contesto di ridotte dimensioni industriali, la perdita del posto di lavoro per un numero così alto di cittadini si sta trasformando in un problema di difficile soluzione per la città di Trieste;
              la ferriera di Servola impiega ad oggi 500 lavoratori ed altrettanti dipendono dall'indotto, cosicché la chiusura dello stabilimento si tradurrebbe in un dramma sociale e in un duro colpo per 1'economia locale;
              considerata la specificità del settore siderurgico, si rende difficile e complessa la procedura di riqualificazione professionale di quanti oggi sono impiegati nella ferriera e di quanti lavorano nell'indotto di questa; è preminente l'interesse pubblico per la riconversione industriale della ferriera di Servola, come condiviso dal Ministero dell'ambiente che ha firmato il protocollo d'intesa del 14 marzo contenente il crono programma dei tavoli locali e nazionali,

impegna il Governo

a promuovere, d'intesa con la regione Friuli Venezia Giulia, investimenti atti alla riqualificazione dell'area della ferriera di Servola e alla sua riconversione per finalità industriali e portuali, in modo da fornire ai lavoratori impegnati nell'area prospettive occupazionali durature.
9/5423/80.    (Testo modificato nel corso della seduta) Rosato, Maran, Strizzolo, Fedriga.