XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 701 di giovedì 11 ottobre 2012

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14,20.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 ottobre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, D'Amico, Fava, Antonio Martino, Mecacci, Migliori, Mura, Angela Napoli, Pescante e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (A.C. 5291-A) (ore 14,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 5291-A: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2012 è stata posta la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2, e 4, nonché dell'emendamento 3.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 3 del disegno di legge in esame (Vedi l'allegato A - A.C. 5291-A).

Sull'ordine dei lavori (ore 14,25).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, volevo segnalare che ieri sera, in una trasmissione televisiva, è stato mostrato un video nel quale un bambino di dieci anni viene prelevato...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori...

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, perché vorrei fare una richiesta in ordine a questa vicenda, però devo riferire in meno di un minuto di cosa si tratta: un bambino di dieci anni è stato prelevato con la forza dalle Forze dell'ordine in una scuola, per una vicenda certamente familiare, ma io credo che il comportamento anche di qualche ispettore, come si può sentire chiaramente nel video, richieda che Pag. 2il Ministro dell'interno venga in Parlamento a discutere, presentare e riferire il perché di questa vicenda.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza si farà carico della sua richiesta.

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sulla stessa questione? Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Sì, signor Presidente, la ringrazio molto di questa opportunità perché davvero le immagini che ieri sera gli italiani hanno visto sui loro schermi, grazie al servizio pubblico televisivo, sono davvero indegne di un Paese civile. Oggi noi avremmo potuto e saremmo chiamati a celebrare la prima giornata che l'ONU ha istituito per le bambine e le giovanissime donne del mondo, e, invece, siamo qui a dover denunciare un episodio che non è solo grave, ma supera davvero, e ha davvero toccato la sensibilità di tutti noi che lo abbiamo visto. Il video è, d'altra parte, disponibile. Io so che lei è padre e, quindi, credo che quando lei stesso lo vedrà, capirà la gravità del fatto. C'è una sentenza del giudice minorile, che noi assolutamente rispettiamo, ma è il modo in cui è stata eseguita questa sentenza, che lascia davvero sbalorditi: il bambino è stato trascinato a terra, caricato su una volante della polizia come un delinquente.

PRESIDENTE. Onorevole Zampa, la invito a concludere.

SANDRA ZAMPA. Aggiungo - e concludo, signor Presidente - che l'ispettrice di polizia si è rivolta alla zia, dicendo esattamente questa frase: «io sono un'ispettrice di polizia e lei non è nessuno» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zampa, come ho già detto all'onorevole Borghesi, quindi anche lei è intervenuta sull'ordine dei lavori...

SANDRA ZAMPA. Sì, ho già presentato un'interrogazione.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Art. 1 - A.C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, i deputati della Südtiroler Volkspartei non voteranno la questione di fiducia posta dal Governo. Il nostro dissenso non è dovuto in primo luogo al provvedimento in esame, che contiene anche principi da noi condivisi, ma è motivato dall'azione generale del Governo, in particolare dalla politica fiscale e dalle scelte compiute nei confronti delle autonomie territoriali.
Il Governo Monti ha indubbiamente operato bene all'estero, restituendo credibilità all'Italia nei rapporti con gli altri Governi europei. Altrettanto non si può dire per la politica interna, perché l'azione governativa è stata, e rimane, deludente: anziché stimolare la crescita, il Governo Monti ha portato l'Italia nella più grande recessione del dopoguerra, con effetti negativi anche sulle entrate fiscali.
Il metodo del Governo è identico a quello dei precedenti Governi: aumenti delle tasse e tagli unilaterali dei trasferimenti alle autonomie territoriali e quando, raramente, vi sono proposte di riduzione delle imposte dirette, queste sono ampiamente compensate con un contestuale aumento dell'IVA e con la riduzione delle detrazioni fiscali. In questo modo la pressione fiscale è arrivata ai massimi storici. Pag. 3
Del tutto sconcertante è l'atteggiamento del Governo nei confronti delle autonomie e, in particolare, di quelle speciali, perché continua a procedere con tagli unilaterali senza il minimo confronto e ignorando le norme costituzionali e addirittura le sentenze della Corte costituzionale in materia. Ora il Governo ha presentato anche un disegno di legge costituzionale per la riforma del Titolo V della Costituzione, con il quale sta cercando evidentemente una copertura costituzionale, sebbene tardiva, per i propri interventi palesemente illegittimi.
Propone, in buona sostanza, il ritorno al vecchio centralismo romano, cancellando tutto quello che si è fatto negli ultimi decenni in materia di decentramento e federalismo. La Südtiroler Volkspartei crede invece nel federalismo, nella sussidiarietà e nell'autonomia. Non possiamo quindi votare la fiducia a un Governo che vede il futuro dell'Italia in un nuovo centralismo, in smisurati controlli preventivi della Corte dei conti e nel potenziamento della burocrazia romana a scapito delle autonomie locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, i repubblicani oggi voteranno le fiducie richieste. Appare evidente, però, che il ricorso alla fiducia in questo caso, riferito cioè a una legge delega, appare - come dire - una forzatura rispetto alla quale dobbiamo tutti riflettere. Non si tratta di opinioni personali. C'è in ballo qualche cosa di molto più importante.
La necessità che in questa fase storica i Governi esercitino una certa propria autonomia nei confronti dei Parlamenti nazionali, è emersa in maniera chiara ed evidente. Di fronte a questo dato di fatto, non ci si può limitare ad una semplice polemica di parte che noi, dico subito, non vogliamo fare. La costituzione dell'Europa sta richiedendo una «forzatura» del rapporto tra Parlamenti e Governi, lo abbiamo già detto in altre occasioni. Mi sembra un momento «postdemocratico» - io qui lo voglio dire con forza - e una forzatura particolarmente evidente soprattutto nelle democrazie parlamentari come la nostra.
Se si vuole costruire l'Europa, questa però, signor Presidente, è una forzatura, e i repubblicani lo vogliono dire con molta energia. Non si tratta, però, di cosa di poco conto. Dobbiamo riflettere sul rapporto fra Parlamenti e Governi nazionali, nel nuovo contesto europeo, e se ci possiamo lasciare alle spalle quanto sta accadendo con semplici casi specifici limitati a questa fase temporale. La questione è molto più delicata, è grave e va affrontata in maniera strutturale.
La crisi dello Stato nazionale, che oggi si evidenzia in maniera chiara nei confronti di una necessità di omologazione europea, deve essere affrontata. Bisogna perciò affrontare la questione di fondo su dove debba risiedere la sovranità e su come la si debba esercitare. Non è cosa da poco. Questa è una questione che riguarda il rapporto fra Parlamento e Governo, ma anche quello con le autonomie locali, come si sta evidenziando proprio in queste ore.
Proprio per questo motivo noi repubblicani abbiamo chiesto, e chiediamo, che in Europa si proceda speditamente per superare il metodo intergovernativo e per affermare, invece, il rafforzamento del metodo comunitario nella prospettiva di una vera unione federale e anche e forse solo in questo modo potremo superare le tensioni tra Governi e Parlamenti nazionali.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, intervengo in nome e per conto della Pag. 4componente politica Grande Sud per esprimere voto favorevole a quella che è la delega al Governo che reca disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Ma il nostro voto favorevole alla questione di fiducia è anche pieno di critiche, critiche che speriamo siano costruttive, non tanto per il lavoro che abbiamo svolto in VI Commissione (Finanze), della quale io sono componente, anzi colgo l'occasione per ringraziare il presidente Conte e il relatore Fluvi, nonché tutti i colleghi componenti, per una delega che era composta inizialmente da 17 articoli e in cui alla fine ci troviamo con un pacchetto di soli 4 articoli. Tutto questo ha generato una totale confusione, una confusione sicuramente venuta non dal Parlamento e dalla Commissione, ma dagli uffici del Ministero, dalla Ragioneria generale dello Stato, dagli uffici delle agenzie.
Ma soprattutto ha creato una confusione verso i contribuenti. E chi sono i contribuenti? Sono tutti i cittadini. Quindi, votiamo questa questione di fiducia con tanta criticità perché credo - e approfitto, Presidente Fini, anche di una massiccia presenza del Governo - che mai come in questo momento storico, in cui in Italia c'è una crisi che sta colpendo tutti i settori, dove il sistema di pressione fiscale e tributaria è il più alto d'Europa, dove c'è un'inflazione che praticamente sta comportando una stagnazione dei consumi, c'è una disoccupazione che aumenta sempre di più, si poteva fare una cosa molto più semplice agendo su alcuni punti molto strategici, in primo luogo la semplificazione tanto acclamata anche dal direttore dell'Agenzia Befera in Commissione. Quella che doveva essere, secondo alcuni, una rivoluzione culturale del sistema fiscale, ahimè, non si evince in questo provvedimento.
Oppure parlo di quella che è una riduzione di qualche punto della pressione fiscale e tributaria, che - lo ripeto - è la più alta in Europa, che non c'è stata, invece si parla di aumentare l'IVA di un punto; oppure di una lotta più massiccia, con strumenti più adeguati a quella che è l'evasione fiscale e, permettetemi di dire, anche a quella che è la burocrazia che, a mio avviso, è il male di tutti i mali, in questo sistema italiano di pressione fiscale altissima.
Quindi, avevamo anche proposto in Commissione alcuni particolari emendamenti che riguardavano la fiscalità di vantaggio per le aree depresse, in particolare modo al sud del Paese. Tutto questo non c'è stato. C'è stato questo accorpamento di tutti questi 17 articoli in soli 4 articoli, che ha generato confusione. Spero veramente di cuore che la delega che noi oggi diamo al Governo possa creare un qualcosa di migliore per il fisco italiano. Non facciamo come la delega che abbiamo dato al Governo per la soppressione e l'accorpamento dei tribunali, che poi si è visto e si è evinto che non ha portato alcun risparmio rispetto ai costi della giustizia italiana e sta creando una serie di confusioni sul territorio.
Quindi, noi votiamo sì alla questione di fiducia sulla delega, ma votiamo anche convinti che il Presidente Monti possa veramente ascoltare quelle che sono le nostre istanze per far sì che in Italia ci sia veramente un sistema fiscale più equo, un sistema fiscale più trasparente e soprattutto un sistema fiscale e tributario meno pressante di quanto non lo sia oggi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, siamo così all'ennesima questione di fiducia richiesta da questo Governo, anzi alla richiesta di ben quattro questioni di fiducia per approvare non un disegno di legge ordinario, oppure per convertire in legge con urgenza un decreto-legge, bensì per ottenere la fiducia su una legge delega. Quattro questioni di fiducia per una delega: un record, non ci sono precedenti. Trentotto e passa questioni di fiducia in pochissimi mesi: un altro record, complimenti. Pag. 5
Queste questioni di fiducia ovviamente ve le voteranno i gruppi della vostra strana maggioranza, che ne hanno ancora la voglia, il coraggio e soprattutto lo stomaco. Infatti, il Governo oggi delega se stesso a legiferare per conto del Parlamento. La delega chiesta oggi, infatti, serve a indicare al Governo quali principi e criteri direttivi seguire per legiferare su determinati argomenti, appunto la delega fiscale. È una cessione di sovranità condizionata, certamente, ma con poche possibilità per le Camere di controllare e modificare i decreti attuativi della delega stessa.
Infatti, sui relativi decreti legislativi, poi, le Commissioni competenti potranno esprimere solo un parere obbligatorio ma, appunto, non vincolante, di cui il Governo potrà o meno tenere conto. Siamo dunque, di fatto, ad uno svuotamento della funzione del Parlamento o, almeno, ad un vulnus di questa sua funzione.
Lo stesso Presidente della Camera, del resto, pur ricordando che ci sono precedenti in questo senso, ovvero governi che hanno posto la questione di fiducia su disegni di legge delega, ha chiesto al Governo di valutare bene le parole del presidente Conte circa la decisione che il presidente della VI Commissione (Finanze) ha assunto, di non partecipare al voto, avendo egli considerato la decisione del Governo poco rispettosa del lavoro della Commissione stessa. Il Presidente Fini ha anche invitato il Governo ad un rapporto con le commissioni parlamentari che sia all'insegna di un maggior rispetto.
Insomma, l'anomalia di un Governo tecnico, in alternativa al ricorso alle elezioni anticipate e al giudizio dei cittadini, che aveva già prodotto di per sé un vulnus significativo alla nostra democrazia, si aggrava. Adesso, come dicevo, la democrazia viene ulteriormente compromessa e non ho difficoltà a definire il vostro gesto di oggi un atto di arroganza bello e buono. Il Governo si dà una delega a nove mesi dall'approvazione della legge delega, come se non si sapesse che da qui a due mesi, due mesi e mezzo le Camere saranno poi sciolte, e lo stesso Governo rimarrà in carica fino a marzo-aprile solo per il disbrigo degli affari correnti.
Ma forse - questo è soltanto un indizio - questo Governo non si considera a tempo determinato e pensa al «Monti dopo Monti». Come si dice oggi su internet: «Sapevatelo!». Ci si prepara al Monti bis e viene anche, di conseguenza, un legittimo sospetto: perché porre quattro questioni di fiducia? Perché perdere così tanto tempo? Certo ci sono i regolamenti e i maxiemendamenti che debbono essere dichiarati ammissibili o meno, ma il dubbio è: non è che questo Governo Monti-Fornero ha voluto evitare che questa settimana noi potessimo esaminare la proposta di legge sugli esodati?
Facendo, infatti, slittare alla prossima settimana l'esame di quel provvedimento, di fatto, lo si blocca per sempre, perché dalla prossima settimana inizia qui alla Camera la sessione di bilancio con l'esame del disegno di legge di stabilità e, siccome durante la sessione di bilancio i provvedimenti che comportano spese, non si possono esaminare, non si potrà esaminare neanche il provvedimento sugli esodati. Et voila, le jeux sont faits: il gioco è fatto! Mi chiedo, lo chiedo al Partito Democratico, lo chiedo all'onorevole Damiano: «Ma proprio non avete niente da dire in proposito? Si può, dunque, votare qualsiasi fiducia purché prescritta dal Quirinale oppure dalla BCE?».
Noi, dunque, del gruppo dell'Italia dei Valori, voteremo «no» - se non si fosse capito - a questa fiducia, in particolare perché nel merito non si finalizza il recupero del gettito derivante dal contrasto all'evasione e all'elusione ad una diminuzione del carico fiscale innanzitutto a favore del lavoro dipendente delle piccole e medie imprese. Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del 2012, si legge che la pressione fiscale, dopo i provvedimenti dei governi Berlusconi e Monti e dopo il netto aumento atteso per l'anno in corso al 44,7 per cento, pari ad oltre due punti percentuali, è prevista in aumento ulteriore nel 2013 al 45,3 per cento, una delle più alte Pag. 6del mondo. Dopo l'aumento delle accise dell'IVA (tutte tasse indirette che colpiscono in eguale misura tutti i ceti popolari) e l'IMU sulla casa, la pressione fiscale, dunque, ha raggiunto il tetto del 45 per cento rispetto al PIL, una percentuale già fuori linea nel confronto europeo e tale da generare un ulteriore effetto recessivo.
Recentemente, era il 2 ottobre scorso, di fronte alle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, ha evidenziato il pericolo di un corto circuito rigore-crescita favorito dalle manovre correttive delineate nel DEF per quasi il 70 per cento affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse. Sarebbe, dunque, più opportuno abbassare le imposte che gravano sui redditi medio-bassi, ed eliminare il costo del lavoro dall'imponibile IRAP, una vera e propria tassa sull'occupazione a partire dalle piccole e medie imprese.
Per questo, le maggiori entrate, derivanti in termini permanenti dall'attività di contrasto all'evasione fiscale, dovrebbero essere chiaramente finalizzate alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi gravanti sulle famiglie e sulle imprese, dando priorità alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie. tramite l'incremento delle detrazioni per carichi familiari e dei lavoratori dipendenti, da realizzare, per esempio, mediante l'incremento della misura della detrazione per i redditi da lavoro dipendente.
Invece, questo voi non lo avete voluto fare e non lo volete fare. Allo stesso modo, non avete voluto stabilire che, tramite i decreti attuativi della delega, la pressione fiscale complessiva non avrebbe potuto superare il tetto già raggiunto nel 2012, che è pari - ve lo ricordo - al 45,3 per cento del PIL.
Qui, vi date una delega per riformare il fisco, ma con la legge di stabilità vi apprestate a peggiorare gli squilibri del nostro fisco, a renderlo meno progressivo, appesantendo ulteriormente il carico fiscale sulle spalle dei più deboli. Secondo la legge di stabilità, infatti, da voi appena varata, sui redditi annui da 8 mila euro fino a 15 mila euro si prevede un'aliquota del 23 per cento, che ora scende al 22 per cento, mentre per lo scaglione da 15 a 28 mila euro l'aliquota passa dal 27 al 26 per cento. Ma, l'altra faccia di questa manovra è che pagheranno tutti più caro dell'1 per cento, comprese queste fasce, tutto quello che verrà acquistato, con l'eccezione dei prodotti ad aliquota del 4 per cento (il pane, la frutta, i pomodori).
Il Ministro Grilli ha calcolato che la riduzione IRPEF sarà, complessivamente, di 6 miliardi (alcuni tecnici, in verità, dicono 5), ma l'aumento dell'IVA dovrebbe riprendersene «soltanto» 3,2. Confcommercio, però, avverte che questo è il maggior costo per i sei mesi del 2013 (l'IVA, infatti, aumenterà da luglio). Ma, dal 2014 gli aumenti si mangeranno addirittura 7 miliardi, ovvero 2 miliardi in più dei presunti risparmi IRPEF. Il Governo, dunque, è intervenuto squilibrando ulteriormente il carico fiscale. Anche sulle deduzioni e sulle detrazioni non è che le ha aumentate o equilibrate o rese più eque. No! Ha tagliato le agevolazioni fiscali.
Vi è, poi, un altro punto dolente: quello degli incapienti, ovvero quegli 8 milioni di poveri che ricadono nella no tax area e, quindi, che non usufruiranno della riduzione delle due aliquote IRPEF ma, ovviamente, risentiranno dell'aumento dell'IVA. Dunque, invece di intervenire ampliando la no tax area, si distribuiscono a pioggia un po' di tagli all'IRPEF, anche a beneficio dei più ricchi ma pagati dalle classi popolari con maggiori aumenti dell'IVA, aumenti che pesano proporzionalmente sui redditi medio-bassi. Così facendo, dunque, voi proseguite nella politica di falsa austerità, che ha portato il Paese ad avvitarsi in un crisi economica ed occupazionale di cui non si vede la fine.
La recessione, quest'anno, sarà due volte più dura del previsto. Il calo del PIL, infatti, sarà del 2,4 per cento anziché dell'1,2 per cento, come programmato. E come indicato dalla vostra nota di aggiornamento al DEF del 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerà in Italia l'11,4 per cento l'anno prossimo, a fronte del 10,8 per cento. Per non parlare dei consumi Pag. 7delle famiglie, poi, che si stanno notevolmente riducendo. Infatti, sempre secondo quella nota di aggiornamento del DEF, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo ulteriormente dello 0,5 per cento. Adesso, con l'aumento dell'IVA tutto questo si aggraverà notevolmente.
Per concludere, signor Presidente, e in sintesi il PIL si sta drammaticamente riducendo, l'inflazione resta molto alta e al di sopra della media dell'Unione europea, la disoccupazione, la cassa integrazione e il precariato stanno sempre più peggiorando, l'opinione pubblica ormai è frastornata, sfiduciata e allo stremo e tutto questo non si risolverà certo con le politiche di austerità espansiva che l'hanno provocata, nelle quali questo Governo persiste malgrado i pessimi risultati.
D'altronde, però, come sosteneva Heidegger, la tecnica non pensa. Tutta l'intelligenza della tecnica, il suo successo, risiede nella capacità di replicare i propri meccanismi costitutivi, di rimanere identica a se stessa nella sua operatività. Anche per questo noi esprimeremo voto contrario sulla questione di fiducia da voi posta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare l'ennesima questione di fiducia su un provvedimento strategico per la ripresa del Paese, volto a riformare il sistema fiscale, intervenendo per correggere alcuni aspetti critici del sistema tributario, oltre che cercando di ridurre una stratificazione di norme, a volte anche contrastanti fra di loro, che agli occhi degli osservatori internazionali appaiono come una delle principali cause del sistema, farraginoso e oltremodo complesso, che si è venuto a creare.
Numerosi sono stati i tentativi di mettere mano al sistema fiscale italiano.
In questa ultima legislatura, in Commissione Finanze, abbiamo avviato i lavori sul disegno di legge, recante la delega per la riforma fiscale e assistenziale, presentato il 29 luglio 2011 dal precedente Governo (A.C. 4566), sul quale è stato svolto un ampio ciclo di audizioni.
Nonostante l'iter di tale ultimo provvedimento non sia arrivato a conclusione, alcuni interventi di carattere fiscale sono stati attuati attraverso provvedimenti d'urgenza adottati dal Governo precedente e dal Governo in carica. Rispetto al provvedimento in esame, nella Commissione di merito, voglio evidenziare, a nome del gruppo, che i lavori parlamentari sono stati caratterizzati dalla collaborazione di tutte le forze politiche per il raggiungimento dei diversi obiettivi: la revisione del catasto dei fabbricati, l'introduzione di un'unica imposta per le imprese ed i professionisti, la razionalizzazione del settore dei giochi pubblici, il riordino del settore delle tax expenditures e dell'istituto del 5 per mille, la revisione delle spese fiscali che appaiono superate alla luce delle mutate esigenze sociali ed economiche, ferma restando la priorità della tutela della famiglia, della salute e delle persone economicamente o socialmente svantaggiate.
Nel corso dell'esame in sede referente, l'originario testo composto da 17 articoli, ha subito numerose modifiche ed è stato accorpato in quattro articoli concernenti, oltre alle procedure di delega, la revisione del catasto nonché norme in materia di evasione ed erosione fiscale, la disciplina dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale, norme in materia di tutoraggio, semplificazione fiscale e revisione del sistema sanzionatorio, la delega per la razionalizzazione organizzativa dell'amministrazione finanziaria, nonché la revisione del contenzioso e della riscossione degli enti locali.
Infine, l'articolo 4 reca la delega per la revisione dell'imposizione sui redditi di impresa e la previsione dei regimi forfettari per i contribuenti di minori dimensioni, nonché la razionalizzazione della determinazione del reddito di impresa e delle imposte indirette in materia di giochi pubblici. Pag. 8
Il provvedimento, così come modificato in Commissione, ha cercato di raggiungere l'obiettivo di migliorare il rapporto con il contribuente attraverso la regolamentazione delle richiamate questioni dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale e attraverso il miglioramento della cooperazione tra imprese e amministrazione, l'ampliamento dell'assistenza ai contribuenti, soprattutto se persone fisiche, la revisione del meccanismo degli interpelli, nonché della tipologia e dell'entità degli adempimenti richiesti ed il rafforzamento del contraddittorio procedimentale.
A quest'ultimo proposito, per dare effettività al sistema tributario, sono altresì previsti la revisione delle sanzioni penali e amministrative e misure tese a velocizzare il contenzioso.
Seppure non si è riusciti a portare a compimento tutti gli obiettivi prefissati, vista la soppressione di alcune misure come quelle in materia di tassazione ambientale, abbiamo assistito alla realizzazione di un lavoro condiviso, che potrà essere duraturo nel tempo, in quanto una delle questioni che maggiormente affligge la nostra legislazione fiscale è la sua mancanza di certezza e stabilità nel tempo. Tale esigenza è stata confermata da tutte le parti sociali e dai numerosi esperti che sono stati auditi nel corso dell'esame del precedente disegno di legge delega. Consideriamo però incresciosa la situazione verificatasi circa la soppressione dei commi 12 e 13 dell'articolo 3, in materia di razionalizzazione e revisione dell'organizzazione dell'amministrazione finanziaria, stabilita dall'emendamento 3.1000 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 3, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
I commi 12 e 13 esprimono la contrarietà all'accorpamento delle agenzie fiscali, che avrebbero effetti solo sulla carta, oltre che la sintesi raggiunta con gli emendamenti approvati in Commissione Finanze, dando equilibrio e consentendo al Governo di procedere ad una reale razionalizzazione dell'amministrazione finanziaria. Con l'introduzione dei commi 12 e 13 all'articolo 3 si era giunti alla conclusione di un percorso che si è sviluppato in Commissione e che ha portato all'approvazione unanime di una risoluzione ed all'approvazione di un ordine del giorno.
Va ricordato che su questo argomento vi è stato sempre un lavoro condiviso da parte dei gruppi, con la finalità di ridurre la spesa, ma nella consapevolezza che il meccanico accorpamento di strutture burocratiche non equivale sempre ad effettive riduzioni di spesa.
Rileviamo infatti come la Commissione finanze, dopo aver svolto in queste ultime settimane un proficuo e pregevole lavoro, riuscendo a portare a sintesi, in un clima di fattiva collaborazione, le proposte formulate dalle diverse parti politiche per migliorare il provvedimento in esame, debba constatare con amarezza come le sia chiesto di espungere dal testo i commi 12 e 13 dell'articolo 3, la cui formulazione peraltro recepiva le risultanze delle audizioni preliminarmente svolte nel corso delle quali finanche taluni dirigenti dell'Amministrazione finanziaria avevano riconosciuto la maggiore onerosità per la finanza pubblica di un assetto basato sull'incorporazione dell'Agenzia del territorio nell'Agenzia delle entrate e dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane.
Nonostante la Commissione bilancio abbia espresso un parere conforme al testo che ci è stato dato dal Governo con l'emendamento presentato, desta forti perplessità l'effettivo maggior costo determinato dai due commi che vengono espunti da questo provvedimento. Dall'esame svolto crediamo che l'accorpamento dell'Agenzia avrà un costo maggiore rispetto a quello prospettato dalla Ragioneria generale dello Stato; inoltro associandomi a quanto ribadito ieri dal presidente della Commissione finanze, l'onorevole Conte, risulta singolare che nel parere reso alla Commissione bilancio si faceva un rinvio a 34 emendamenti che presentavano problematicità e, improvvisamente, ieri sull'articolo 3 non vi erano più perplessità, salvo quella relativa ai commi 12 e 13. Inoltre, la predetta richiesta di soppressione contraddice quanto più volte affermato in Pag. 9Assemblea dal Presidente della Camera, secondo il quale deve essere salvaguardato il lavoro svolto dalle Commissioni in sede referente.
Non vogliamo solo difendere il lavoro della Commissione ma anche evitare lo svilimento delle prerogative parlamentari; per queste ragioni preannunzio, a nome del gruppo Popolo e Territorio, il voto favorevole sulla questione di fiducia posta sul mantenimento degli articoli 1, 2 e 4 del provvedimento, nel testo della Commissione, mentre ci asterremo nel voto di fiducia sull'emendamento 3.1000 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, non è agevole confrontarsi con la posizione della questione fiducia quando il provvedimento riguarda una materia, nel caso odierno fiscale, nella quale l'imperio dello Stato è assoluto rispetto ai destinatari delle discipline che l'atto legislativo va a regolare, le quali sono oltretutto sottratte al vaglio popolare referendario e rispetto alle quali le istanze del cittadino contribuente trovano eco unicamente attraverso l'attività dei suoi rappresentanti istituzionali in Parlamento, attività tuttavia inibita di fatto dalla richiesta di fiducia, almeno rispetto alle prerogative e alle ulteriori possibili ed eventuali determinazioni dell'Assemblea.
La premessa si palesa necessaria non perché sia sofferta la fiducia verso un Governo che ne gode appieno dalla nostra parte politica, ma per significare anche il profondo rispetto che, come rappresentanti del popolo, vogliamo nutrire nei confronti del cittadino contribuente, in particolare verso la vasta platea di lavoratori e imprenditori che, in questa fase di enormi difficoltà finanziarie, guardano con un'aspettativa crescente ad ogni segnale, da parte delle istituzioni e in primo luogo da quello che vi rappresentano, di attenzione e di incoraggiamento e, specialmente, ad ogni iniziativa che nel settore tributario sia idonea a riequilibrare un rapporto, quello del contribuente, in particolar modo quello del contribuente ligio ai doveri imposti con il fisco, che talora appare eccessivamente sbilanciato a favore del secondo e che rischia, se non correttamente definito, di essere concausa di ulteriori tensioni alle quali oggi la società è esposta per via del grave contesto economico che è dato di vivere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 14,58)

DANIELE TOTO. In questo senso, appaiono senza dubbio come comunque apprezzabili gli sforzi, che il testo della delega fiscale reca a testimonianza di quelle aspirazioni, sforzi di cui intendiamo sollecitare la reiterazione ed una maggiore e meno timida estrinsecazione, ma che tuttavia riteniamo vadano particolarmente apprezzati, essendo i primi, dopo prolungati tempi di politiche assolutamente contraddittorie e frustranti per il contribuente, pur nel dichiarato intento di volerne meglio considerare le ragioni, tesi a provare concretamente ad invertire quella direzione di strategia.
Ciò si riverbera, nel concreto, nelle formulazioni delle disposizioni con il concorso, apprezzabilmente migliorativo del testo, della Commissione VI, quella di merito, che tendono a porre il contribuente in una posizione meno subalterna e meno prigioniera rispetto alle durezze, non sempre sensate e talora persino pregiudizievoli dell'interesse più generale della collettività, cui la normativa e la burocrazia fiscale lo hanno sempre tenuto confinato, con l'eccezione ovviamente di chi ha inteso, finché ci è riuscito, sottrarsi a qualsiasi rapporto con il fisco, come è purtroppo ben diffuso nel costume patrio. Valga per tutti, sul piano dei concetti di tendenza, oltre che pratici, che questo provvedimento afferma e che ci sembra degno di attenzione e di plauso, il richiamo operato nell'articolo 1 della legge Pag. 10al rispetto dello statuto dei diritti del contribuente e, in particolare, all'efficacia temporale delle norme tributarie, per una riaffermazione quanto mai puntuale e giusta del principio della loro irretroattività. Già l'incipit dell'articolato credo che testimoni il tentativo di un nuovo orizzonte nel quale inquadrare i rapporti tra il contribuente e l'erario, come è stato negli auspici di tutti, ma nell'azione di nessun Governo e di nessun Parlamento, ormai da troppo tempo. Non mi soffermo sul merito del provvedimento, non essendo quello del dibattito sulla questione di fiducia il momento più adeguato ad evidenziarne i contenuti, ma il voto del gruppo di Futuro e Libertà, che preannunzio favorevole, corrispondendo positivamente alla richiesta di fiducia del Governo, tiene consapevolmente in conto la condivisibilità delle norme recate nel provvedimento, sia nelle sue parti specifiche che nel suo complesso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la materia tributaria ha sempre rivestito un'importanza fondamentale nei programmi delle forze politiche, caratterizzandone soprattutto l'impronta ideologica in un senso piuttosto che in un altro. La delega oggi al nostro esame, tuttavia, non affronta una riforma complessiva del sistema tributario italiano, ponendosi piuttosto l'obiettivo di adottare misure ed interventi di manutenzione e revisione dell'impianto generale, per orientarlo in un'ottica di maggiore equità e trasparenza e per renderlo più favorevole alla crescita, eliminando le distorsioni e gli aspetti più critici. L'esame in Commissione è stato proficuo e ha impegnato tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari, che hanno lavorato insieme per trovare soluzioni idonee in un clima costruttivo, modificando sensibilmente il testo originario. Potrebbe quindi sorgere una domanda: si poteva fare di più? Su un tema così complesso, che ha impegnato spesso senza esiti positivi tutti i Governi che si sono succeduti nel tempo, il risultato ci soddisfa sotto molti aspetti, non ultimo, come detto, quello di aver anteposto la necessità di intervenire per far funzionare meglio la macchina fiscale, piuttosto che cambiare la macchina stessa, abbandonando per un momento le guerre di posizione e rinviandole ad un'altra stagione politica. Non si trattava cioè di innalzare la bandiera del «meno tasse per tutti», quanto di allinearsi agli standard gestionali presenti nelle democrazie avanzate, come ha rilevato il Fondo monetario internazionale, che aveva segnalato tre priorità: l'aggiornamento del catasto, una maggiore certezza in materia di diritto tributario e nel rapporto con il contribuente e l'unificazione del trattamento degli utili dei diversi tipi di impresa. Quella del catasto era una riforma da tempo attesa e, per questo e per essere seria, dovrà essere fatta con i tempi giusti. Il sistema attuale è unanimemente considerato iniquo non solo perché i valori correnti di mercato sono superiori di oltre tre volte la base imponibile ICI, calcolata sul totale delle abitazioni di proprietà delle persone fisiche, ma anche perché la distanza del valore di mercato da quello catastale tende ad essere tanto maggiore quanto maggiore è il valore della ricchezza posseduta e perché i canoni di locazione sono mediamente superiori di oltre sei volte le rendite catastali.
Il quadro che ne esce favorisce le fasce di reddito alte e penalizza quelle basse, che potrebbero avere dei vantaggi da un riequilibrio del sistema, a parità di gettito, grazie anche alla clausola di salvaguardia che prevede un intervento del Governo su aliquote e detrazioni IMU in maniera tale da realizzare, a parità di gettito, una redistribuzione del carico fiscale.
Sempre in tema di equità fiscale, desidero segnalare l'invito esplicito al Governo di procedere alla riforma delle attuali detrazioni dell'IMU collegandole all'ISEE.
La delega, inoltre, precede di poco le misure annunciate dall'ultimo Consiglio Pag. 11dei ministri in materia di agevolazioni fiscali, anche se, per esigenze diverse, qui il riordino era dettato dalla presenza di una forte erosione fiscale, ma che ha, comunque, salvaguardato quelle agevolazioni fiscali che maggiormente alleggeriscono la pressione fiscale su redditi medio-bassi, da lavoro o da pensione, per necessità legata alla legge di stabilità.
Onorevoli colleghi, sappiamo che il provvedimento, pur intervenendo su un'ampia e diversificata serie di questioni fiscali, alcune più importanti di altre, è incompleto perché non ha toccato l'impianto dell'imposizione fiscale sulle persone fisiche, ha lasciato inalterato l'alto carico fiscale che grava sul lavoro e, più in generale, non potrà incidere sull'elevatissimo total tax rate gravante sulle imprese italiane, ma è una riforma a costo zero, che non potrà certo risolvere tutti i problemi del sistema fiscale italiano, soprattutto in tempi difficili come quelli attuali - sarebbe altamente ambizioso -, ma può dare un ritorno importantissimo in termini di certezza, stabilità e semplificazione che, speriamo, possa nel breve termine contribuire ad abbassare la pressione fiscale che attualmente grava, purtroppo, troppo pesantemente su imprese e famiglie.
Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, interveniamo per questa questione di fiducia su un provvedimento che ritenevamo - dico ritenevamo - importante, perché oggi, di fatto, lo è molto meno, se non per nulla.
Un provvedimento, appunto la delega fiscale, che, per l'attualità delle cose, per la contingenza economica, per le situazioni e le speranze, soprattutto, delle nostre famiglie e delle nostre imprese, doveva avere un significato importante. Quindi, un provvedimento di un'importanza rilevante, una Commissione, la Commissione finanze, che, in questi 15 giorni, ha lavorato sentendo molte parti sociali, molte attività economiche, i professionisti, gli studi, appunto, che sono, diciamo, il vero collante con questo provvedimento nello stato di fatto delle cose, invece oggi arriviamo ad un risultato finale che è sicuramente svilito, perché il Governo non ha avuto il coraggio di intervenire su questioni molto, molto, importanti, appunto, come quelle che riguardavano la delega fiscale.
Quindi, gli auditi sicuramente saranno amareggiati di quello che è stato il lavoro perché la Commissione, ripeto, ha elaborato delle proposte e degli emendamenti molto importanti, la Lega Nord ha presentato oltre cento emendamenti, tutti importanti, tutti nel merito, sicuramente non di ostruzionismo, soprattutto perché riteniamo che le questioni poste in essere con questo tipo di provvedimento abbiano e debbano avere la serietà dei gruppi, perché queste risposte importanti se le aspettano oggi le nostre famiglie, le nostre piccole e medie imprese che, invece, oggi non ottengono, sicuramente, il risultato sperato.
Se poi aggiungiamo il Consiglio dei ministri di martedì scorso, dell'altro ieri, dobbiamo dire proprio che l'attività della Commissione è svilita al massimo e, mentre il sottosegretario, presente in Commissione finanze, dava l'OK nel mandato al relatore per quanto riguarda questo provvedimento perché arrivasse in Aula, in concomitanza, in Consiglio dei Ministri, si stava facendo esattamente il contrario.
Quindi, questo è uno scandalo perché veramente viene svilito quello che è il ruolo dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), il ruolo della Commissione, perché il Consiglio dei ministri è andato a toccare quella che è l'autonomia regionale con l'ultimo provvedimento, appunto in Consiglio dei ministri, mentre noi d'altra parte sulla delega davamo mandato di continuare su quella che era la legge delega n. 42 del 2009 per il compimento del federalismo fiscale. O è l'una o è l'altra cosa, mettetevi Pag. 12d'accordo, sottosegretario con il Governo, perché non è possibile prendere in giro l'Aula e i lavori della Commissione. Ripeto, noi abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti importanti che toccano quelli che sono i temi che oggi le nostre piccole e medie imprese chiedono, ossia la riduzione della pressione fiscale, gli aiuti alla piccola e media impresa, la semplificazione, gli adempimenti contabili e, in termini di enti locali, l'IMU, un altro tema importante. Questioni che sono d'attualità e che avevano l'occasione per poter incidere su questo tipo di provvedimento.
Non avete avuto il coraggio di fare assolutamente nulla, o molto poco di tutto questo, perché sicuramente la pressione fiscale l'avete ridotta di un punto per i redditi più bassi, con le aliquote dal 23 al 22 per cento, e dal 27 al 26, ma dall'altra parte avete inasprito quello che è il costo sui consumi delle famiglie, perché l'IVA dal 21 al 22 per cento e dal 10 all'11 per cento peserà molto di più della riduzione che avete prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo dovete dirlo ai cittadini che sono i consumatori finali, mentre le imprese l'IVA la ritengono neutra in modo tale da metterla in detrazione. Le famiglie pagheranno questo maggior onere e dobbiamo dirlo molto chiaramente, per cui non avete fatto assolutamente nulla di positivo, le piccole e medie imprese sono state aiutate, per quel poco, da emendamenti costruttivi della Lega. Le semplificazioni sono state quasi nulle e gli adempimenti contabili sono stati recepiti in minima parte sempre su suggerimento e su emendamenti costruttivi della Lega. Sul discorso dell'IMU dei comuni abbiamo chiesto il coinvolgimento dei comuni stessi. Voi avete dato e scaricato agli enti locali, ai sindaci, alle amministrazioni locali le inadempienze e le inefficienze dello Stato centrale in modo tale che i sindaci, le amministrazioni locali debbano innalzare l'asticella della pressione tributaria per le vostre mancanze - e questo non è corretto - senza dare la possibilità alle amministrazioni di poter regolamentare quello che è il gettito interno per aiutare le famiglie in difficoltà, magari quelle che hanno un calcolo ISEE molto basso, le situazioni difficili. Invece voi avete fatto esattamente il contrario. Avete tagliato sui trasferimenti dei comuni e avete innalzato per contro ovviamente l'imposizione che le amministrazioni comunali oggi devono compiere per forza di cose, senza avere un minimo di autonomia impositiva. Questo è il dato, noi non possiamo neppure aiutare con un regolamento interno comunale quelle che sono le situazioni difficili, che possono essere sia per le famiglie, ma anche per le imprese, perché dobbiamo ricordare che l'IMU, che tocca i nostri capannoni, le nostre attività, i nostri negozi, oggi non aiuta sicuramente, con la rivalutazione delle rendite e il lavoro che avete compiuto, le nostre piccole e medie imprese, che vengono a chiedere ai sindaci di poter essere aiutate, magari livellando al ribasso quella che è la percentuale.
Come può fare un sindaco a livellare al ribasso una aliquota quando avete tagliato i trasferimenti e non riusciamo neanche a colpire o a pareggiare i costi fissi che abbiamo per i nostri dipendenti, per le scuole, per la pubblica illuminazione, eccetera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Per cui è veramente una vergogna, questo è giusto segnalarlo. Come pure abbiamo chiesto di intervenire con solerzia per quelli che sono gli «immobili fantasma». La Corte dei conti lo dice, non lo dice la Lega Nord. Vi sono ancora migliaia, centinaia di migliaia di immobili fantasma, e sappiamo dove sono, perché noi, nei nostri comuni, abbiamo accatastato anche l'ultimo magazzino, l'ultimo garage, e da qualche altra parte vi sono paesi interi che non sono neppure censiti. Allora, la logica del paghiamo tutti per pagare meno non vale. Al Nord è paghiamo tutti per pagare tutto, questa è la realtà delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Su questo dovete intervenire, perché veramente non si può più andare avanti con questo sistema.
Abbiamo chiesto l'omogeneità territoriale nei controlli. Anche qui, sulla lotta all'evasione, è vero, bisogna inasprire sicuramente, Pag. 13bisogna controllare, ma che sia fatto in modo omogeneo, non che si venga a cercare l'evasione solo in determinati territori, in determinate regioni, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria per questo tipo di attività. Se è vero quello che dice il dottor Befera, che vi sono stati durante il suo mandato oltre 40 miliardi di euro di recupero di evasione e elusione fiscale, chiediamo che questi 40 miliardi di euro vengano reinvestiti per la riduzione della pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), per cui se tutti pagano è giusto che chi ha rispettato le regole e ha pagato abbia una riduzione e non che vadano a finire in quello che è poi il bilancio dello Stato, ad alimentare quelli che sono gli sprechi e le inefficienze rispetto a questo tipo di intervento. Se chiediamo sacrifici dobbiamo anche dare, per contro, delle risposte.
Abbiamo chiesto, in materia di semplificazioni, una maggiore rateizzazione dei debiti tributari per far sì che le imprese in difficoltà possano avere questo tipo di risposte e possano avere un aiuto in termini concreti oggi che sono vessate, appunto, da questi pagamenti e non ce la fanno più per la difficoltà che hanno, soprattutto nell'accesso al credito. L'altra difficoltà che avete creato, sempre come Governo, è stata quella di inasprire quelle che sono le situazioni di accesso al credito. Avete dirottato quelle risorse che la BCE ci ha dato sicuramente per altri intenti, ma la nostra piccola e media impresa non ha visto alcunché di beneficio rispetto a questo tipo di iniziative. Per cui, state andando esattamente contro quelle che sono le richieste che oggi ci vengono date e segnalate dalle nostre imprese, ma anche dalle nostre famiglie.
Gli emendamenti della Lega - ripeto - sono stati tutti costruttivi. Uno è stato importante, quello che rende almeno chiarezza su quella che è l'esenzione dall'IRAP, un'imposta ingiusta che grava sulle nostre imprese, ma, soprattutto, grava addirittura sul costo del lavoro. Quindi, abbiamo chiesto ed è passato quello che è il concetto di chiarire l'autonoma organizzazione, ossia di alleggerire tutte quelle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, che non hanno un'autonoma organizzazione, ma sono soggette a quest'imposta che colpisce in modo chiaro appunto i possessori di partita IVA, indebitamente colpiti da questo tipo di manovra. Poi abbiamo chiesto ed ottenuto finalmente, dopo mozioni ed interrogazioni, un'apertura nei nuovi regimi forfetari dei contribuenti minimi, quindi per quei possessori di partita IVA che hanno un volume di affari molto esiguo, ma che hanno bisogno, ovviamente, con queste spese, di non essere assoggettati agli studi di settore, ad una contabilità molto rigida, al possesso della partita IVA, con liquidazioni mensili e trimestrali pesanti. Quindi, un alleggerimento con l'apertura di nuovi scaglioni con delle aliquote fisse, con delle imposte forfettarie, molto importanti per i neo-imprenditori, per i nostri giovani imprenditori. Ma io oggi volevo allargare e segnalare anche, visto che c'è qui presente la Ministro Fornero, un elemento importante. Abbiamo presentato una proposta di legge per tutti quei lavoratori - oltre a quelli giovani - che hanno perso il lavoro oltre i cinquant'anni e sono difficilmente reinseribili in un contesto appunto del lavoro, perché costano troppo alle nostre imprese. Quindi, abbiamo presentato una proposta di legge che semplifica e dà un'apertura a queste persone per poter attingere, attraverso un regime semplificato, una partita IVA, con una spesa del 5 per cento dell'IRPEF come i regimi minimi per questi lavoratori, quindi, molto molto esigua per questi lavoratori, per dare loro la possibilità di presentarsi di fronte ad un'impresa o un datore di lavoro e chiedere di essere inserito. Una semplice emissione di fattura per il servizio effettivamente svolto, con un 5 per cento appunto di IRPEF e con un regime previdenziale agevolato. Su queste basi vogliamo il confronto con il Governo e su questo deve sentirci il Ministro, perché solo così diamo delle risposte veramente a questo tipo di famiglie, di lavoratori che oggi fanno fatica a bussare alla porta delle aziende perché il costo del lavoro è troppo alto. Su questo la Lega si confronta, è pronta a confrontarsi, Pag. 14ha presentato emendamenti costruttivi, ma abbiamo visto che, ancora una volta, la visuale del Governo è diametralmente opposta e, per questo, voteremo contro questa ennesima fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, avremo tutti notato che nel titolo di questa delega non c'è la parola riforma. Ci sono le parole equità, trasparenza, crescita, ma non la parola riforma: non è un caso, perché questa delega non è un'organica proposta di modifica del sistema tributario; non ci sarebbero stati i tempi per attuare un disegno generale di riforma, non ci sarebbero state soprattutto le condizioni politiche, perché la «strana maggioranza» che sostiene il Governo Monti difficilmente avrebbe potuto trovare un accordo su un impianto di riforma complessiva in quanto si mantengono, all'interno della maggioranza, delle visioni diverse - e, in qualche caso, anche alternative - di politica fiscale. Quindi, saranno i programmi politici che i diversi schieramenti porteranno nel confronto elettorale e sarà il voto degli elettori a dare un mandato politico al prossimo Governo per eventuali interventi più incisivi sul sistema tributario, anche in relazione all'andamento delle grandezze macroeconomiche e macrofinanziarie.
In questa delega si tratta, invece, di interventi di manutenzione straordinaria su una serie di elementi che influenzano i meccanismi di base del funzionamento del sistema tributario. Il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente la fiducia, perché la scelta di varare questa delega ha importanti valenze politiche positive. Innanzitutto, si supera in modo definitivo la precedente delega del precedente Governo, portata dal Ministro Tremonti, che, nell'intreccio con i decreti-legge nn. 98 e 138 del 2011, prevedeva addirittura 20 miliardi di euro a carico dei tagli alle agevolazioni fiscali e alla spesa assistenziale per fornire la copertura finanziaria alla manovra di pareggio di bilancio entro il 2013.
Opportunamente il Governo Monti ha trovato altre strade di copertura finanziaria. Riteniamo positivo, in particolare, che sia stato accolto in Commissione l'emendamento del Partito Democratico che salvaguarda comunque, nella futura revisione delle agevolazioni, le detrazioni da lavoro e da pensioni, anche se le dico, e diciamo al Governo, che quello che abbiamo letto in queste ultime ore sull'intervento che la legge di stabilità fa in materia di detrazioni IRPEF andrà attentamente calibrato.
Un secondo motivo politico è che in questa delega si identificano alcuni campi d'azione su cui registrare una convergenza con le forze politiche, le quali pur mantengono diversi programmi di politica fiscale. E questo è un bene: dà stabilità nel tempo alla normativa, quindi certezza agli operatori economici. La guerra guerreggiata degli ultimi 20 anni in campo fiscale, spesso viziata da demagogismi e da populismi, ha provocato danno al Paese e ha distolto l'attenzione della politica e dell'amministrazione dalle priorità d'intervento per il buon funzionamento della macchina, degli strumenti e delle regole. Ad esempio, da più di 20 anni aspettiamo la riforma del catasto. Ad esempio, da molti anni le imprese aspettano certezza e l'amministrazione aspetta certezza sulla materia antielusione. Insomma, con questa delega modifichiamo l'agenda delle politiche fiscali, interveniamo sull'ingegneria del sistema e diamo il messaggio, con un voto che noi auspichiamo ampio, che le nuove regole resteranno stabili nel tempo, non verranno smontate e rimontate dai prossimi Governi pro tempore. Infatti, non a caso il giudizio internazionale su questo provvedimento è positivo: in un recente rapporto del Fondo monetario internazionale sulla politica fiscale in Italia si leggono le seguenti parole, che traduco tra virgolette: «La delega fiscale» dice il Fondo «fornisce un impianto per introdurre miglioramenti significativi sia nel disegno che nel funzionamento del sistema Pag. 15fiscale italiano. Le sue previsioni» - continua il Fondo - «coprono un arco di materie tributarie ampio e diversificato, alcune più importanti di altre, ma tutte con finalità coerenti e con potenzialità di miglioramento del sistema» Conclude il Fondo: «Nel complesso si tratta di un pacchetto sostanziale e ben congegnato».
Bene allora la riforma del catasto, attesa da oltre 20 anni, necessaria per superare le diffuse iniquità delle vigenti stime catastali, iniquità ampliate dall'intervento proporzionale uguale per tutti e dal «salva-Italia». Oggi a Roma un appartamento di 100 metri quadri di 5,5 vani catastali, se è collocato nel quartiere Prenestino-Labicano vale per il catasto 167 mila euro; se è collocato a via dei Banchi Vecchi vale solo 106 mila euro, con un rapporto, rispetto al valore di mercato, di 1 a 2 a Prenestino-Labicano e di 1 a 7 nel centro storico, in via dei Banchi Vecchi. Questa riforma quindi avrà un importante ruolo di riequilibrio per l'equità e per l'efficienza.
Grazie alla clausola d'invarianza del gettito si capisce bene che i riflessi di questa riforma, ad esempio sull'IMU, potranno anche in molti casi essere positivi; la nuova aliquota di equilibrio dell'IMU sarà più bassa e per molti immobili, soprattutto nelle aree periferiche e semiperiferiche delle grandi città italiane, ci potrà essere una riduzione dell'IMU, magari piccola, ma comunque una riduzione.
Bene l'indirizzo introdotto in Commissione per una riforma del sistema delle detrazioni all'IMU, non più fisso ma collegato all'ISEE. Bene il meccanismo di approvvigionamento del Fondo strutturale per la riduzione della pressione fiscale, che finalmente viene incardinato all'interno di una procedura di bilancio che destina a questo Fondo i proventi della lotta all'evasione. Chiediamo al Governo più coraggio, e cioè di anticipare al 2013 - e non, come oggi è scritto nella delega, al 2014 - il funzionamento di questo fondo. Bene anche la nuova regola generale antielusione e il chiarimento normativo sul divieto dell'abuso di diritto. Bene il rafforzamento del ruolo degli interpelli. Bene il rafforzamento del tutoraggio, i nuovi sistemi di gestione aziendale del rischio fiscale, insomma, tutto quello che potrà migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti e soprattutto tra fisco e imprese, in modo anche da rendere il nostro Paese più attrattivo e più certo per gli investimenti, interni e d internazionali. Bene la revisione del sistema sanzionatorio: nessuno sconto sui reati di frode e di evasione, ma invece noi siamo d'accordo a differenziare i reati minori al di sotto di soglie adeguate.
Bene, infine, la riforma della tassazione delle piccole imprese, che provocherà una piccola rivoluzione culturale nei nostri piccoli imprenditori, che non sono abituati a distinguere quanto del loro reddito deriva dal contributo lavorativo e quanto, invece, deriva dal rendimento della loro attività imprenditoriale. Bene la riscossione locale; bene il riordino e il potenziamento dei controlli sui giochi.
Meno bene, invece, la questione dell'accorpamento delle agenzie fiscali, dove si sono registrate divergenze di opinioni. Voglio qui dire che il Partito Democratico, pur mantenendo una riserva sulla vicenda dell'accorpamento, invita il Governo a monitorare tale vicenda con molta attenzione, perché l'applicazione della riforma del catasto e l'applicazione dei nuovi controlli sui giochi implicano un sistema delle agenzie che non sia troppo smottato da questi cambiamenti organizzativi. La nostra impressione è che la riorganizzazione del sistema delle agenzie avrebbe dovuto essere un riflesso di questa delega e non derivare - come è stato con la spending review - da un procedimento differente e parallelo.
Ciò nonostante, però, il Partito Democratico, pur mantenendo questa riserva, voterà convintamente la fiducia, perché i contenuti più importanti della delega sono altri e sono strutturali, perché sono elementi che rilevano, per la credibilità internazionale del Paese, un bene di enorme importanza per un Paese così indebitato e soggetto ad un monitoraggio internazionale; e, poi, perché in chi ha proposto questa delega - che porta la firma, voglio Pag. 16ricordarlo, dell'allora Ministro dell'economia Mario Monti - c'è la voglia di lavorare, anche duramente, anche in poco tempo, per fare quelle riforme che, da troppo tempo, sono state depennate dall'agenda di una politica attenta solo al marketing. Ed è questa la nostra stessa voglia, la voglia del Partito Democratico.
Al sottosegretario Ceriani diciamo che lo ringraziamo e che gli riconosciamo la tenacia con cui sta portando avanti questo importante lavoro, ma ci aspettiamo, a questo punto, che si metta «pancia a terra» nei prossimi mesi, perché abbiamo pochi mesi per fare i decreti attuativi e «mandare in buca» questa importante riforma; decreti attuativi che - voglio ricordarlo a tutti -, per effetto di un emendamento in Commissione finanze, verranno assoggettati ad un parere rafforzato delle Commissioni di merito e delle Commissioni finanziarie.
Quindi, noi votiamo convintamente la fiducia, perché finalmente questa è una riforma che scegliamo di fare con la nostra decisione e con la vostra intelligenza, senza aspettare che ce lo chiedano le istituzioni internazionali, la Banca centrale o che ce lo imponga l'emergenza. È una riforma che affronta temi complessi, difficili, spinosi, e lo fa indipendentemente da convenienze politiche del momento che, troppo spesso, nel nostro Paese sono diventate miopi e distorte dal cortotermismo.
Quindi, noi del Partito Democratico condividiamo non solo il merito di questa delega, ma soprattutto ciò che ne traspare in termini di spirito pubblico, di messaggio politico e, cioè, l'urgenza di rimboccarci le maniche, lavorare duramente per superare l'enorme arretrato che la decisione politica ha maturato nei confronti del Paese, per rimettere in asse politica e società, salvando le basi della nostra democrazia repubblicana con il coraggio dell'equità e delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, innanzitutto, va detto che la delega fiscale di cui stiamo parlando non può considerarsi, come diceva poc'anzi il collega Causi, una delega di riforma del sistema fiscale. Noi abbiamo conosciuto nel corso del tempo interventi di riforma radicale del sistema fiscale: mi riferisco alla legge Cosciani-Visentini degli anni Settanta, in cui furono introdotte imposte personali nel rispetto del principio costituzionale dell'articolo 53 rispetto alle imposte reali; in cui fu introdotta l'IVA in luogo dell'IGE. Ricordo anche la riforma del 1997, una «criptoriforma», che non ha agito sulla disciplina sostanziale, ma ha introdotto l'IRAP, ha introdotto la DIT, ha rivisto regole delle ristrutturazioni aziendali. Ricordiamo, da ultimo, la riforma del 2003 - la riforma Berlusconi -, con la quale è stata introdotta l'imposta sul reddito delle società in luogo dell'IRPEG.
Questa riforma, invece, può connotarsi - come diceva poc'anzi anche il collega Causi - in un'opera di manutenzione straordinaria che si connota anche per una serie di semplificazioni e di razionalizzazioni. Ora, sarà compito del Governo dare attuazione a questa delega, ma non dimentichiamoci che il «diavolo» sta nei dettagli: quindi, ritengo e spero che i decreti legislativi si uniformino il più possibile al testo che sarà licenziato dal Parlamento. Questa riforma presenta delle luci, ma presenta anche delle ombre.
Per quanto riguarda le luci, abbiamo sicuramente interventi importanti sul versante delle semplificazioni; penso alla nuova imposta sul reddito delle imprese che riguarda tanto le imprese individuali, quanto le società di persone, al fine di allineare il carico fiscale di questi soggetti ai soggetti di più grande dimensione, soggetti all'imposta sul reddito delle società. Questa misura va anche nella direzione della capitalizzazione e del rafforzamento patrimoniale delle imprese.
Così, sono di sicuro interesse le cosiddette norme sulla tax compliance e in queste si intravedono, oltre a misure di semplificazione e di razionalizzazione, anche misure volte, in qualche modo, a Pag. 17configurare la tassazione delle imprese di minori dimensioni con una tassazione che non può essere basata sul bilancio, analogamente a quanto avviene per le imprese di grandi dimensioni, ma deve essere basata su meccanismi forfettari, meccanismi semplificati e, non escluderei, meccanismi che, in via preventiva, determinino il reddito. Penso ad un'ipotesi di concordato preventivo che già faceva parte della delega presentata dal Governo Berlusconi.
Abbiamo, anche, misure di razionalizzazione; veniva ricordata poc'anzi la revisione del catasto, in particolar modo dei criteri di valutazione; il passaggio da meccanismi di determinazione del reddito medio ordinario a meccanismi dei valori di mercato, cercando di evitare, e confido che sarà così, aggravi impositivi per i contribuenti che si trovino in condizioni economiche disagiate.
Altro elemento importante, sul quale sia i colleghi della Lega, sia i colleghi del Popolo della Libertà hanno ravvisato l'esigenza di inserire dei testi nel provvedimento, riguarda i contribuenti di minori dimensioni. Escludere dall'IRAP i contribuenti di minori dimensioni va nella direzione che ci ha indicato la Corte di Cassazione e che gli organi giurisdizionali di merito stanno, ad oggi, seguendo.
Anche altre misure sono da segnalare; per esempio l'unificazione delle procedure di interpello; la revisione del sistema sanzionatorio penale tributario, incentrando in particolare l'attenzione sulle figure che generano maggiore allarme sociale, mi riferisco in particolare alle ipotesi di frode, alle ipotesi di simulazione, all'ipotesi di emissione o di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In questo modo si decongestionerà anche il carico che oggi è esistente presso le procure e presso i tribunali penali.
Norme di interesse notiamo anche nell'assetto del reddito di impresa: nuova disciplina delle perdite su crediti; aspetti che riguardano la fiscalità internazionale al fine di rendere più attrattivo il nostro sistema Paese anche per i soggetti esteri; un ridisegno, e spero che lo si faccia in tempi abbastanza rapidi, della disciplina degli ammortamenti, che incidono pesantemente sulla determinazione del reddito di impresa; una revisione della disciplina delle società di comodo e dei beni utilizzati dai soci o dai familiari dell'imprenditore individuale; l'impignorabilità dei beni strumentali per le attività economiche e professionali; il superamento della compensazione delle spese di giudizio e, da ultimo, una norma da molti invocata e che trova ingresso in questa delega, una disciplina organica dell'abuso del diritto.
Ma, se queste sono le luci, è ora necessario mettere in evidenza anche le ombre che sono contenute nel provvedimento. Una prima questione che deve essere segnalata riguarda le sanzioni amministrative. Colleghi, le sanzioni amministrative rappresentano un appesantimento inverosimile per le imprese, soprattutto in questi ultimi tempi. Basti ricordare che le sanzioni amministrative tributarie oscillano dal 100 al 200 per cento e soprattutto negli ultimi tempi gli uffici finanziari sono orientati ad applicare una misura che supera il 100 per cento. In questa situazione il contribuente che deve un'imposta di 100 si trova costretto a pagare 300, più gli interessi, più gli aggi esattoriali; non dimentichiamoci che gli aggi di Equitalia, ad oggi, si attestano al 9 per cento.
Quindi, ci troviamo di fronte ad una situazione che è veramente insopportabile - penso al passato - per i contribuenti. Dobbiamo essere convinti di una cosa, e cioè che non si può «fallire di fisco»; oggi, molti contribuenti stanno fallendo di fisco, non riescono a sostenere il carico fiscale; sono disposti a pagare le imposte, sono disposti a pagare le sanzioni, ma che siano moderate, che a fianco a queste si aggiungano meccanismi di rateizzazione. In questo senso, peraltro la delega contiene delle indicazioni.
L'altro tema sul quale voglio concentrare l'attenzione è quello del fondo della lotta all'evasione.
È stato ricordato poc'anzi dal collega Causi che questo Fondo verrà attivato solo dal 2014. Ma che si farà da qui al 2014? Come si potrà venire incontro ai contribuenti che si trovano in una situazione Pag. 18disagiata? Non penso siano sufficienti le misure che sono state introdotte nella legge di stabilità. Signori miei, ricordiamoci che nella legge di stabilità abbiamo introdotto meccanismi di deduzione con dei tetti, franchigia di 250 euro e di detrazione sino a 3.000 euro, che sicuramente non compensano la riduzione delle prime due aliquote IRPEF, e sicuramente non compenseranno l'aggravio che subiranno i contribuenti nel 2013 con l'aumento delle aliquote IVA, per non parlare poi dei soggetti che già si trovano nella no tax area, che non hanno alcun beneficio della riduzione dell'IRPEF e che invece avranno un aggravio serio e significativo sul versante dell'IVA.
Quindi, questo tema va affrontato. Mi aspettavo più coraggio da parte del Governo, mi aspettavo che si utilizzasse questo Fondo, ovviamente tenendo conto di un andamento strutturate del recupero della lotta all'evasione. Sulle Agenzie fiscali, altro tema che non è stato adeguatamente affrontato: mi meraviglio che un Governo così attento alle questioni del funzionamento della macchina amministrativa non abbia capito che non è possibile in questa fase fare accorpamenti tra Agenzia delle entrate e Agenzie del territorio, Agenzia delle dogane e Agenzia dei monopoli; basti pensare che il soggetto che fa l'imposizione, che ha come mission fare imposizione, l'Agenzia delle entrate, potrà determinare le rendite. Quindi, questo è sicuramente sconvolgente nel sistema attuale. Un altro tema che è contenuto nella delega, ma che presenta delle ombre, è quello del contenzioso tributario. Sì, si parla di riassetti territoriali, si parla di modifiche al sistema del contenzioso, ma non si va al vero nodo del problema: il nodo è legato all'istituzione di un giudice professionale. Questa giurisdizione non può essere la cenerentola rispetto ad altre giurisdizioni. Temi che sono di grosso interesse per lo Stato non possono essere esaminati da giudici a mezzo servizio, che fanno questo lavoro di pomeriggio in aggiunta ad altre attività che vengono fatte. Si vada verso il giudice professionale e lo si formi sulle materie tributarie. Qui rischiamo che le materie tributarie vengano esaminate da giudici che facevano i farmacisti, che facevano altre attività e che non conoscono discipline delicate e complesse. Quindi, andare verso il giudice professionale. L'altro tema di grande importanza è quello di formare i giudici, perché possano emettere sentenze, decisioni, veramente efficaci.

PRESIDENTE. Onorevole Leo, la prego di concludere.

MAURIZIO LEO. Concludo signor Presidente. Sull'abuso del diritto vanno chiariti gli aspetti che riguardano le sanzioni penali, perché sulle sanzioni penali la legge è carente, non dà certezze. Abbiamo detto che si tratta di una manutenzione straordinaria e che molte figure non sono dedicate al riequilibrio e alla modernizzazione del sistema. È necessario che in un prossimo futuro - e sicuramente questo tema formerà oggetto di approfondimento nella prossima legislatura - ci sia maggiore tutela per i nuclei familiari, lo sviluppo del lavoro per le imprese, interventi sul nucleo fiscale. L'auspicio è quello di considerare questo intervento, in ordine al quale il PdL darà la fiducia al Governo, come primo passaggio di una più incisiva e strutturale rivisitazione dell'attuale sistema fiscale. Una rivisitazione che riequilibri il prelievo tributario e che tenti di comporre differenti obiettivi, quali la tenuta complessiva dei conti pubblici, l'equità e lo sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché, come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione per appello nominale avrà inizio a partire dalle ore 16,10, la seduta sarà sospesa per riprendere a tale ora.

Pag. 19

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 4 ottobre 2012, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Sen. Bianconi ed altri: «Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse» (Approvata, in un testo unificato, dalla 1° Commissione permanente Affari costituzionali del Senato) (4568), con modificazioni e con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: Villecco Calipari ed altri: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Fondo di solidarietà per i familiari delle persone scomparse» (705); Carlucci: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Comitato per il coordinamento delle iniziative di ricerca delle persone scomparse» (3214); Carlucci: «Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione del Fondo di solidarietà per i familiari delle persone scomparse» (3728); Galati: «Istituzione di una sala operativa nazionale interforze permanente per la ricerca delle persone scomparse» (4187), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 10 ottobre 2012, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio): «Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012» (5520)- Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Sospendo quindi la seduta che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,10.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Pag. 20
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Bucchino.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Colleghi, con una certa preparazione da parte vostra forse riusciamo ad accelerare lo svolgimento della chiama...

(segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,15)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,17)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 461
Votanti 447
Astenuti 14
Maggioranza 224
Hanno risposto 369
Hanno risposto no 78
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.

Hanno risposto sì:

Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino Pag. 21
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Cuomo Antonio
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gelmini Mariastella
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino Pag. 22
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassi Gero
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio Pag. 23
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scalera Giuseppe
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Testa Federico
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vatinno Giuseppe
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria Pag. 24
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Armosino Maria Teresa
Barbato Francesco
Beccalossi Viviana
Bianconi Maurizio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grassano Maurizio
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Miserotti Lino
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Nicco Roberto Rolando
Nola Carlo
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scandroglio Michele
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bergamini Deborah
Castiello Giuseppina
Ciccioli Carlo
De Angelis Marcello
De Corato Riccardo
Giulietti Giuseppe
Iannarilli Antonello
Laffranco Pietro
Mancuso Gianni
Moles Giuseppe
Picchi Guglielmo
Tortoli Roberto
Vella Paolo

Pag. 25

Sono in missione:

Antonione Roberto
Boniver Margherita
Bratti Alessandro
Brugger Siegfried
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cicchitto Fabrizio
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Corsini Paolo
D'Alema Massimo
Delfino Teresio
Fallica Giuseppe
Graziano Stefano
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Napoli Angela
Nucara Francesco
Pecorella Gaetano
Pescante Mario
Pisacane Michele
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Vitali Luigi

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 2 - A.C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.
Faccio presente a tutti che c'è soltanto l'onorevole Comaroli che ha chiesto di intervenire. Prego onorevole.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, per la seconda volta nello stesso giorno votiamo la fiducia al Governo, e dopo questa ce ne sarà una terza, e con quella di domani mattina saranno quattro le fiducie sullo stesso provvedimento. Questo Governo ha esautorato il Parlamento della sua funzione di legiferare. È imbarazzante quello che sta accadendo. Lo stesso sottosegretario Vieri Ceriani ieri ha sottolineato l'ottimo lavoro svolto in Commissione, ammettendo che effettivamente il testo del disegno di legge è stato migliorato anche grazie al lavoro svolto dall'opposizione e dal suo spirito costruttivo. Ma a quanto pare tutto quello che è stato fatto al Governo Monti non va bene e allora chiede la fiducia. I parlamentari eletti dai cittadini devono stare zitti e votare la fiducia al Governo, e basta. I parlamentari sono ormai privati del loro ruolo da un Governo che non garantisce alcuna tutela democratica e non riconosce il lavoro fatto. Il testo sul quale ci chiedono la fiducia è: «Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita». Di tutto questo non c'è niente. Le attese erano tante ma - ahimè - la delusione ancora di più. Se le liberalizzazioni e le semplificazioni con i vari decreti («salva-Italia», «sviluppa-Italia», «cresci-Italia») hanno regalato più perplessità che certezze per la filosofia e per i loro contenuti, il vero e proprio sconforto viene da questo disegno di legge. Ci si aspettava tanto e invece non c'è nulla.
Questa delega è solo fumo e niente arrosto. Senza una riduzione della pressione fiscale, arrivata ormai a livelli insostenibili per le imprese e per le famiglie, non si può parlare di sistema fiscale più equo. Senza una riduzione della spesa pubblica nessuna riforma fiscale potrà consentire di abbassare le tasse nel vincolo del rispetto del bilancio. Fanno specie le dichiarazioni della Fornero, del Presidente Monti, in relazione al fatto che si sarebbero Pag. 26ridotte le tasse, che finalmente c'era spazio per una riduzione del cuneo fiscale. E invece nulla, qualche piccolo aggiustamento per far vedere che si è fatto qualcosa, ma poi, se andiamo a verificare, nel concreto scopriamo che non c'è nulla. La Fornero e Monti sono bravi, sì, a fare proclami, a prendere in giro la gente, a creare aspettative, ma poi? Basta vedere la legge di stabilità emanata ieri, dove, a fronte del proclama di abbassare l'IRPEF, il Governo aumenterà l'IVA di un punto così incasserà 4 miliardi, oltre ad andare a gravare ancora di più sulle classi medio- basse, visto che l'IVA è una tassa che colpisce indistintamente il reddito basso da quello alto: alla faccia dell'equità! Anche questa delega fiscale ne è un lampante esempio.
Su tutte le agenzie una delle notizie più gettonate era stata l'incasso della lotta all'evasione, 12,7 miliardi di euro, incassati nel 2011. Ricordo che, fino a novembre 2011, non c'era questo Governo, ma oggi c'è e, anziché utilizzare quegli introiti per abbassare le tasse, le aumenta. La Fornero allontana nel tempo la riduzione del cuneo fiscale e dice: «Credo che sia onesto dire che nel poco tempo che resta al Governo gli spazi sono molto scarsi». Eppure anche lei prometteva che con i tesoretti della lotta all'evasione le imposte sarebbero state ridotte. Per sintetizzare quello che pensa il mondo produttivo di questo Governo, senza dubbio si può utilizzare questa frase: senza la riduzione delle tasse il Governo perde credibilità, in Italia e all'estero.
Ma entrando nel dettaglio del provvedimento vorrei ricordare alcuni temi. Il primo è la revisione del catasto. È noto a tutti noi quanto sia necessaria una revisione visti anche tutti i danni che ha provocato l'introduzione dell'IMU e la rivalutazione delle rendite da parte di questo Governo. L'IMU è un'imposta concepita talmente male e scritta peggio da aver alimentato tensioni, non soltanto per la sua esosità rispetto all'imposta che l'aveva preceduta, ma anche per il quadro di assoluta incertezza in cui ha trovato la sua applicazione e per il demenziale livello di complessità negli adempimenti, ovvero tutto molto più complicato di quello che poteva essere e maggiori complicazioni ovviamente scaricate sui contribuenti. Ma, purtroppo, anche in questo caso il Governo non ha considerato ciò che va a favore dei cittadini. Per fare un esempio, i cosiddetti «immobili fantasma» dove in alcune zone d'Italia vi è proprio un abuso, dove ci si dimentica completamente che esiste un catasto e che l'immobile deve essere accatastato per legge.
Un altro problema il Governo non ha preso in considerazione, ed è l'IMU sui fabbricati ad uso produttivo. Non si possono equiparare alla stessa stregua le seconde case al fabbricato ad uso produttivo. Questo è necessario per produrre, per dare lavoro, per fare crescita, per fare sviluppo. Non facendo una differenziazione si mettono in ginocchio le piccole imprese, gli artigiani, i piccoli negozi che, ricordo, sono le uniche attività che tengono in piedi l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non la regione Sicilia, a cui sono stati dati 900 milioni di euro. Ma il Governo non condivide questo e preferisce lasciare la tassazione elevata, anzi aumentarla ancora. Inoltre, a tutti noi è assolutamente evidente quello che devono sopportare le nostre aziende o i nostri artigiani in tema di incombenze burocratiche. Oltre ad avere una tassazione a livelli stratosferici si devono accollare il costo occulto degli adempimenti. Le microimprese rappresentano il 95 per cento del totale del mondo produttivo, e se consideriamo anche le piccole aziende raggiungiamo il 99,4 per cento, aziende che per seguire tutta la burocrazia devono pagare persone oppure rivolgersi a consulenti esterni, quindi ancora costi. Non era il caso di semplificare nel vero senso della parola le incombenze burocratiche? Ricordiamo che nel resto d'Europa molti adempimenti non esistono, ma molte carte in Italia si devono fare lo stesso.
E veniamo proprio alla delega per un sistema fiscale più equo. Su questo doveva agire il Governo. Utilizzando le parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Basta tasse, gli italiani sono al limite della sopportazione» (Applausi dei Pag. 27deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si evidenzia come ormai la pressione fiscale sia arrivata a livelli assurdi. L'ufficiale è circa il 45 per cento, la tassazione reale è il 55 per cento, ma se analizziamo bene, dopo la legge di stabilità di ieri, sicuramente la tassazione sarà ancora di più. Sistema fiscale più equo significa fare politica fiscale, significa modificare il sistema tributario, significa considerare le diverse particolarità dei contribuenti, pensiamo solo alla differenza tra piccole e grandi imprese, ma il fisco italiano le considera uguali, non vi è una differenziazione in ragione della dimensione aziendale, ma viene applicata la taglia unica. Questo Governo non ha considerato che se le aziende sono tassate a livelli inverosimili chiudono. Il Governo non ha cognizione di tutte le aziende che ormai hanno chiuso, che hanno dovuto purtroppo lasciare a casa molti lavoratori.
Il Governo non ha fatto una politica fiscale lungimirante (ovviamente diminuire le tasse per creare sviluppo), ma ha fatto esattamente il contrario: tassare, tassare, tassare. Un vero sistema fiscale più equo, oltre ad abbassare le tasse, doveva almeno semplificare gli adempimenti fiscali. Doveva rivedere i vari regimi fiscali, doveva rivedere la fiscalità immobiliare, doveva effettuare un riordino delle agevolazioni in materia fiscale, mai, mai nulla è stato fatto. E soprattutto non vi è il federalismo fiscale, l'unica vera riforma che poteva procurare le risorse per fare quello che tutti, a gran voce, stanno urlando di fare per poter sopravvivere e cioè abbassare la pressione fiscale. Quindi, la Lega Nord voterà convintamente «no» alla fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 2.

(Votazione sulla questione di fiducia - Articolo 2 - A.C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia. Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Boniver.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,20)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 446
Votanti 432
Astenuti 14
Maggioranza 217
Hanno risposto 355
Hanno risposto no 77 Pag. 28
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

Hanno risposto sì:

Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Cuomo Antonio
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia Pag. 29
De Camillis Sabrina
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Foti Antonino
Franceschini Dario
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gelmini Mariastella
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassi Gero
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro Pag. 30
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca Pag. 31
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scalera Giuseppe
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Servodio Giuseppina
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Testa Federico
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vatinno Giuseppe
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Armosino Maria Teresa
Barbato Francesco
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grassano Maurizio
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Mancuso Gianni
Meroni Fabio
Miserotti Lino Pag. 32
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Nicco Roberto Rolando
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scandroglio Michele
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Bellotti Luca
Bergamini Deborah
Biava Francesco
Bocciardo Mariella
Castiello Giuseppina
Ciccioli Carlo
De Angelis Marcello
De Corato Riccardo
Giulietti Giuseppe
Iannarilli Antonello
Moles Giuseppe
Picchi Guglielmo
Tortoli Roberto
Vella Paolo

Sono in missione:

Antonione Roberto
Boniver Margherita
Bratti Alessandro
Brugger Siegfried
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cicchitto Fabrizio
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Corsini Paolo
D'Alema Massimo
Delfino Teresio
Fallica Giuseppe
Graziano Stefano
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Napoli Angela
Nucara Francesco
Pecorella Gaetano
Pescante Mario
Pisacane Michele
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Vitali Luigi

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 3.1000 del Governo - A.C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'emendamento 3.1000 interamente sostitutivo dell'articolo 3 del disegno di legge in esame.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sulla terza questione di fiducia posta sul Pag. 33disegno di legge che parla di un «sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita». Si tratta della cosiddetta delega fiscale, ma l'abbiamo capito tutti che qui si fa solo manutenzione. È un'occasione persa, anche se la Commissione ha lavorato e ha migliorato il testo. Le associazioni e le imprese ci chiedevano: equità, certezza del diritto, revisione del contenzioso, una vera applicazione di una norma che c'è e che è lo statuto del contribuente, una attenta riforma del catasto, perché tutti siamo consci che gli immobili in una parte del Paese (il Nord) sono inseriti nel catasto e in un'altra parte del Paese gli immobili sono dei fantasmi. Quindi, occorreva un'attenta applicazione e per questo abbiamo fatto approvare degli emendamenti grazie ai quali anche i comuni facciano parte di questa modifica catastale, perché la nostra paura è che aumenteranno le tasse sempre ai soliti.
Poi occorreva una diminuzione delle tasse con un livello di pressione fiscale che oggi è al 45,1 per cento e che l'anno prossimo sarà 45,4 per cento, ma quella vera è più del 55 per cento. Queste erano la richieste di tutte le associazioni e di tutto il mondo imprenditoriale. A dire la verità c'è molta, tanta, delusione. Noi chiedevamo di partire dalla delega del Governo precedente con delle questioni di base: un unico codice tributario per semplificare, una riduzione dell'IRPEF e anche delle aliquote (20, 30, 40), una modifica e una riduzione dell'IRAP e le battaglie che da sempre portiamo avanti che sono quelle giuste del federalismo fiscale, del quoziente familiare, del sostegno delle piccole e medie imprese, che sono il 99 per cento delle nostre attività e che il Governo, invece, dimostra di non considerare.
Ma che cos'è che hanno fatto questo Governo e questa maggioranza fino ad ora per non essere credibili in questa delega fiscale? Siamo partiti dall'IMU, imposta municipale che poi sappiamo tutti che metà va ai comuni e metà allo Stato. Sta distruggendo le aziende, i cittadini e anche gli enti locali, per cui la prima cosa è l'IMU. Ha aumentato le accise, ha messo la soglia di mille euro su tutte le operazioni in contanti obbligando tutti quanti ad aprire i conti correnti. Ha messo una nuova tassa sulle transazioni finanziarie. Ha messo la tassa sulle barche e sta distruggendo una delle attività più importanti del nostro Paese: 20 mila posti di lavoro che vanno a casa.
Con la legge di stabilità, con il giochetto di ridurre un po' l'IRPEF, hanno invece aumentato l'IVA e sicuramente con i consumi i cittadini pagheranno più imposte. A breve arriverà il redditometro: 100 voci che schederanno tutti quanti i movimenti dei nostri cittadini e da gennaio l'archivio dei conti correnti bancari.
Ma qui non siamo più in uno Stato democratico, siamo in uno Stato di polizia! E mi viene da pensare, voi che vi chiamate Popolo della Libertà (non so fino a quando), ma dov'è la libertà in questo Paese? Di fare attività, di fare economia, di fare lavoro? Assolutamente no!
Nel frattempo, le aziende scappano, delocalizzano. Abbiamo, ai nostri confini, la Slovenia, la Svizzera, l'Austria, che richiamano le nostre aziende con delle proposte anche economiche. Un'azienda veneta ha annunciato, questa settimana, che andrà in Serbia con finanziamenti dello Stato, con 16 milioni di euro, con 9 mila dipendenti e assumendo 1.200 persone.
Allora, da noi le aziende chiudono, vanno via e stiamo fermi, non facciamo niente perché l'Europa non ce lo consente. Dobbiamo avere più coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non accettare quello che l'Europa dei burocrati ci sta imponendo con un'unica volontà, quella di distruggere il nostro made in Italy, le nostre aziende, soprattutto le nostre piccole e medie aziende. E i cittadini non ce la fanno più, i lavoratori non ce la fanno più! Ci sono continui suicidi da parte di imprenditori, che non accettano questa situazione, che sono nati e vivono in maniera diversa.
E, poi, che cosa ha fatto questo Governo? Il patto di stabilità l'ha modificato anche per i comuni da mille a 5 mila abitanti. Dico al Governo, al Presidente Monti: venga a fare il sindaco da noi al Pag. 34nord, in un comune di mille abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), dove tutti i giorni vi è la gente che gli chiede un contributo, perché non ce la fa più, per gli affitti e per le bollette. È una situazione disperata! Abbiate il coraggio di scendere dagli scranni e di venire sul territorio, come facciamo noi della Lega, a contatto tutti i giorni con la gente che non ce la fa più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Queste sono le cose che andavano messe nella delega fiscale, non quelle che avete messo.
Ma andate avanti nella logica di «cestinare» il federalismo, eliminando le province. Volete eliminare le regioni per colpa di qualche lazzarone, ma non potete mettere tutti quanti insieme. Ci sono amministratori al nord, di qualsiasi colore politico, che amministrano bene e che sono virtuosi. Non è più accettabile una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche perché nel frattempo - e vi dimostrate in questa logica contro il nord - date 900 milioni alla Sicilia, 400 li avete già dati qualche mese fa e 330 milioni li avete dati a Taranto. Vergognatevi! Vergognatevi! I soldi vanno dati dove l'economia funziona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E, poi, veniamo a una delle tante questioni: l'evasione fiscale. Diamo qualche dato sull'evasione fiscale (fonte contabilità nazionale). Cominciamo dalla percentuale di tasse non pagate: Lombardia 12,5 per cento, Emilia-Romagna 19 per cento, Veneto 19,8 per cento, Friuli-Venezia Giulia 24,7 per cento, Umbria 37 per cento, Liguria 42 per cento, Basilicata 48 per cento, Molise 51 per cento, Sardegna 51,3 per cento, Puglia 52 per cento, Campania 55 per cento, Sicilia 63 per cento, Calabria 85 per cento. Il totale è che in Padania vi è un 19 per cento, nel centro il 39 per cento e nel meridione il 56 per cento di tasse non pagate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questa è la cartina dell'Italia. Questa, che non è unita! Voi dite che è unita l'Italia quando il nord paga e qualcuno se lo succhia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non è più accettabile! Verde, bianco e rosso, questa è l'Italia con i vostri colori e la Lega questo lo sta dicendo continuamente. È vent'anni che facciamo una battaglia e siamo convinti che sia ancora quella giusta. Abbiamo lanciato delle proposte. La più importante è che il 75 per cento delle tasse deve rimanere sul territorio. Questo lo abbiamo detto pubblicamente e questa è la nostra battaglia di giustizia.
Voi, Governo, e voi, maggioranza, non pensate di fermare la gente. Non pensatelo! Vedete che l'Europa - quella dei burocrati, che non è quella dei popoli - sta crollando. In Scozia si stanno muovendo, in Catalogna si stanno muovendo un milione e mezzo di persone. Ieri, il Parlamento di Madrid ha negato il referendum per la Catalogna. Ma, i sondaggi dicono che il 75 per cento dei catalani vuole la secessione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è il messaggio che vi lascio. Quando un popolo si mette in cammino piega la storia e la Lega sarà sempre con il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'emendamento 3.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 3.

(Votazione sulla questione di fiducia - Emendamento 3.1000 - A. C. 5291-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 3.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 3 del disegno di legge in esame, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno Pag. 35di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Agostini.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia (Commenti)! Colleghi, per cortesia! Evidentemente i colleghi hanno fanno richiesta di anticipazione del turno prima, no? Poi vedo che sono di tutti i gruppi.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento 3.1000 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 3, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articolo aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 408
Votanti 395
Astenuti 13
Maggioranza 198
Hanno risposto 324
Hanno risposto no 71
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le altre proposte emendative riferite all'articolo 3.

Hanno risposto sì:

Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela Pag. 36
Carella Renzo
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Contento Manlio
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo Pag. 37
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Paglia Gianfranco
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Rampelli Fabio Pag. 38
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Testa Federico
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vatinno Giuseppe
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Armosino Maria Teresa
Barbato Francesco
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello Pag. 39
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Miserotti Lino
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Nicco Roberto Rolando
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stracquadanio Giorgio Clelio
Togni Renato Walter
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Bergamini Deborah
Bocciardo Mariella
Calearo Ciman Massimo
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ciccioli Carlo
De Corato Riccardo
Giulietti Giuseppe
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Pugliese Marco
Tortoli Roberto
Vella Paolo

Sono in missione:

Antonione Roberto
Bindi Rosy
Boniver Margherita
Bratti Alessandro
Brugger Siegfried
Caparini Davide
Cicchitto Fabrizio
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Corsini Paolo
D'Alema Massimo
Delfino Teresio
Fallica Giuseppe
Graziano Stefano
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Martino Antonio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Napoli Angela
Nucara Francesco
Pecorella Gaetano
Pescante Mario
Pisacane Michele
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Vitali Luigi

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento, per la votazione della questione di fiducia sul mantenimento dell'articolo 4, l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 8,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,15).

EZIO ZANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EZIO ZANI. Signor Presidente, chiedo la parola e lo faccio per la prima volta in Pag. 40quest'Aula per richiamare l'attenzione della Presidenza su di una questione molto sentita dal territorio mantovano, dal quale provengo, oltre che da diverse altre realtà del Paese come Padova, Milano, Lecce, Roma, Firenze e Siena. Mi riferisco al progetto di esternalizzazione di un numero di lavoratori oscillante tra le 1.600 e le 2.300 unità del consorzio operativo dei servizi di back office del Monte dei Paschi di Siena. Il Monte dei Paschi non è un'azienda in crisi: il Monte dei Paschi è il terzo gruppo bancario italiano, con oltre 30 mila dipendenti, quasi 3 mila sportelli e rappresentanze sparse ai quattro angoli del Globo, il tutto con quasi mezzo millennio di storia sulle spalle. Già l'altro giorno il collega Carra ha stigmatizzato il fatto che la banca abbia interrotto la trattativa e questo sia avvenuto per la prima volta nella storia di un'azienda che ha sempre fatto dell'adesione e del sostegno dei suoi dipendenti uno dei suoi maggiori punti di forza.
Ciò che a me invece oggi preme di segnalarle, signor Presidente, è la circostanza che ieri, durante una visita istituzionale nel territorio mantovano, il Ministro Passera abbia dapprima rifiutato di incontrare una delegazione di dipendenti del Monte dei Paschi e poi, successivamente, nel corso di un'intervista ad un'emittente di una TV locale, abbia usato un tono assolutamente sprezzante nei confronti di tale questione, che è vissuta in maniera drammatica, come dicevo, da centinaia di famiglie nel mio territorio.
Ora, già il fatto che il Ministro venga in missione nel territorio senza sentirsi in dovere di coinvolgere o di interloquire minimamente con i parlamentari - mi risulta che non sia uno stile esclusivo del Ministro Passera, ma piuttosto, da quello che mi riferiscono i colleghi, una pessima abitudine di questo Governo - rappresenta il venir meno alle più elementari norme di protocollo e al minimo sindacale di rispetto per l'istituzione parlamentare e per i suoi rappresentanti. Se a questo si aggiunge che il Ministro ha usato un tono di assoluta sufficienza nei confronti di una questione drammatica, allora il fatto di stigmatizzarlo e denunciarlo in quest'Aula diventa un fatto assolutamente dovuto.
Io le chiedo, signor Presidente, di farsi interprete presso il Governo affinché il tempo di occuparsi di tale questione lo si trovi, anche perché, se solo consideriamo il fatto che al Monte dei Paschi di Siena lo Stato italiano ha erogato sino ad ora 1,9 miliardi di euro - soldi dei cittadini, signor Presidente, non delle banche, e senza interessi - e che questa somma si appresta ad essere portata a 3,4 miliardi di euro, ecco questo fa sì che oggi lo Stato e quindi i cittadini siano il primo creditore e di fatto, anche se non tecnicamente, il primo azionista della banca, che quindi deve ripresentarsi al tavolo della trattativa e portare a termine un accordo che sia soddisfacente e congruo per entrambe le parti.
Domani a questa mancanza si cercherà di porre un primo rimedio, in quanto, insieme a diversi parlamentari, non solo mantovani, ma padovani, leccesi, milanesi, fiorentini e rappresentanti istituzionali, incontreremo e daremo ascolto alle istanze dei dipendenti del Monte dei Paschi di Siena. Tuttavia questo è un compito che il Governo deve fare suo, anche perché se il Ministro Passera, tra le molte cose che fa, trova anche il tempo di intervenire ad iniziative di partito, da tecnico ovviamente, ecco io credo che il tempo di occuparsi dei dipendenti del Monte dei Paschi di Siena, delle famiglie mantovane e non solo, lo possa e lo debba trovare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole, le rammento che ha anche la possibilità, attraverso atti di sindacato ispettivo, di portare la questione all'attenzione del Parlamento.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, mi era sembrato di capire che la delega fiscale, uno dei maggiori e dei più importanti documenti di programmazione, Pag. 41di rilancio dell'economia e di tutto quello che si doveva fare per salvare questo Paese, in questa votazione ha avuto otto voti solamente in più di quelli necessari a far cadere il Governo.
Probabilmente, tutti gli altri parlamentari saranno stati ben impegnati in sostanziosi interventi sulla stampa, a farsi vedere in televisione o, forse, già a cena, visto l'orario, tanto da non interessarsi di quello che si stava votando qui dentro. Oppure, magari, tirandola dalla nostra parte, ho la presunzione di ritenere che con i nostri interventi abbiamo quasi convinto la metà dei parlamentari a votare contro il Governo che hanno sostenuto fino ad ora, perché le argomentazioni che abbiamo portato li hanno portati, appunto, a riflettere - diciamo così - sull'inadeguatezza della delega fiscale che è stata votata.
Volevo sottolineare questo fatto, che non è proprio da far passare in poco conto: solamente otto parlamentari in più di quelli necessari a mantenere in piedi un Governo. Non che - voglio dire - speri che domani siano tutti qui a votare, perché, a dir la verità, spererei che non ci fossero neanche quegli otto lì; però - accidenti - questo per riportare all'attenzione di tutti quanto la maggioranza ha in animo di sostenere e di mantenere in piedi questo Governo, di come interessa che l'azione di rilancio del Paese venga portata avanti, di quanto ha a cuore, insomma, gli interessi di tutti noi.
Bene, noi eravamo qui a fare l'opposizione, i numeri sono quelli che sono da parte nostra. Sicuramente, la brutta figura l'avete fatta voi questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 12 ottobre 2012, alle 8,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (C. 5291-A).
- Relatore: Fluvi.

2. - Informativa urgente del Governo in merito alla vicenda del bambino prelevato coattivamente da agenti di polizia in una scuola elementare in provincia di Padova.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 601-711-1171-1198 - D'iniziativa dei senatori: GIULIANO; CASSON ed altri; BIANCHI ed altri; MUGNAI: Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 3900-A).
e delle abbinate proposte di legge: CONTENTO; PECORELLA; CAVALLARO; CAPANO ed altri; BARBIERI; MANTINI ed altri; FRASSINETTI ed altri; CASSINELLI ed altri; MONAI; RAZZI ed altri; CAVALLARO ed altri (C. 420-1004-1447-1494-1545-1837-2246-2419-2512-4505-4614).
- Relatore: Cassinelli.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani, Cicchitto, Casini, Misiti, Angela Napoli, Nucara, Moffa, Belcastro e Mosella n. 1-01118 e Di Pietro ed altri n. 1-01129 concernenti iniziative a favore della Calabria.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01146, Misiti ed altri n. 1-01158, Aniello Formisano ed altri n. 1-01159, Ossorio ed altri n. 1-01162, Fitto ed altri n. 1-01164, Boccia ed altri n. 1-01165 e Iannaccone ed altri n. 1-01167 concernenti criteri di riparto delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DAMIANO ed altri; DOZZO ed altri; PALADINI ed altri: Modifiche alla vigente normativa in materia di requisiti per Pag. 42la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico (C. 5103-5236-5247-A).
- Relatore: Muro.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-01140, Di Pietro ed altri n. 1-01147, Di Biagio ed altri n. 1-01157, Galletti ed altri n. 1-01160, Gidoni ed altri n. 1-01161 e Mantovano ed altri n. 1-01163 concernenti iniziative per garantire adeguate risorse ai comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico, con particolare riferimento all'assunzione di nuovo personale.

La seduta termina alle 20,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE OSSORIO SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA ALL'ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE N. 5291-A

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente del Consiglio, i repubblicani oggi voteranno le fiducie richieste. Appare evidente però che il ricorso alla fiducia, in questo caso, riferito cioè ad una legge delega, appare come una forzatura. Rispetto alla quale si deve, dobbiamo tutti riflettere.
Non si tratta di opinioni personali. C'è in ballo qualcosa di molto più importante.
La necessità che in questa fase storica i governi esercitino una certa propria autonomia nei confronti dei parlamenti nazionali è emersa in maniera chiara ed evidente. Di fronte a questo dato di fatto, non ci si può limitare ad una semplice polemica di parte.
La costituzione dell'Europa sta richiedendo una forzatura del rapporto tra parlamenti e governi, una forzatura particolarmente evidente soprattutto nelle democrazie parlamentari come la nostra. Se si vuole costruire l'Europa questa è una forzatura necessaria, è inutile negarlo.
Non si tratta però di cosa da poco conto; sul rapporto tra parlamenti e governi nazionali, nel nuovo contesto europeo, dobbiamo riflettere, non ci possiamo lasciare alle spalle quanto sta accadendo come semplici casi specifici, limitati a questa fase temporale. La questione è molto più delicata e grave e va affrontata in maniera strutturale. La crisi dello Stato nazione, che oggi si evidenzia in maniera chiara nei confronti della necessità di omologazione europea deve essere affrontata.
Bisogna affrontare la questione di fondo su dove debba risiedere la sovranità e su come la si deve esercitare. Questa è una questione che riguarda il rapporto tra Parlamento e Governo ma anche quello con le autonomie locali, così come si sta evidenziando proprio in questo settimane.
Proprio per questo motivo noi repubblicani abbiamo chiesto e chiediamo che in Europa si proceda speditamente per superare il metodo intergovernativo per affermare invece il rafforzamento del metodo comunitario nella prospettiva di una vera Unione federale. È anche, e forse solo, in questo modo che potremo superare le tensioni tra governi e parlamenti nazionali.
E dunque anche se siamo consapevoli che la fiducia di oggi rappresenta uno strappo profondo dell'equilibrio tra Governo e Parlamento, ribadiamo a lei la nostra fiducia, ma le chiediamo un impegno concreto affinché in Europa il suo Governo promuova il necessario confronto sul nodo dei rapporti istituzionali. Un impegno questo che chiediamo altresì a tutti i partiti politici, prima che cominci la bagarre elettorale è necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità.