XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 dicembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


      La VII Commissione,
          premesso che:
              tra le donne italiane che hanno fatto la storia si deve annoverare la scrittrice nuorese Grazia Deledda, che è considerata una delle più grandi scrittrici italiane. Nel 1926 Grazia Deledda ricevette, unica italiana, il Premio Nobel per la letteratura grazie ai suoi romanzi ed in particolare all'opera «Canne al Vento» di cui nel 2013 ricorrerà il centenario dalla pubblicazione;
              la vita e la storia personale di Grazia Deledda appaiono particolarmente formative ed esemplari per le studentesse e gli studenti italiani sia dal punto di vista letterario sia per la capacità, straordinaria per una donna di quell'epoca, di superare l'ostilità familiare e dell'ambiente nuorese e di affermare la sua passione per la letteratura, le sue capacità e il proprio talento per la scrittura;
              la scrittrice infatti nacque a Nuoro nel 1871 in una famiglia benestante, quarta di sei figli, intrappolata nella scarsa considerazione sociale in cui era relegata la donna in quegli anni. In questo ambiente le fu consentito di seguire pochi studi regolari (fino alla quarta elementare), perché all'epoca le ragazze non dovevano studiare: bastava saper fare una firma o due conti per la vendita delle uova. Grazie alla sua forza di volontà però riuscì a continuare e a coltivare, da autodidatta, gli studi letterari, imparando la lingua italiana come una lingua straniera e leggendo i grandi narratori russi, Dostoevsky e Tolstoj, i narratori francesi, Zola e Flaubert, e gli italiani Fogazzaro, D'Annunzio e Carducci. A diciassette anni, nel 1888, pubblicò il suo primo racconto in una rivista per ragazze. Sperimentò diverse forme letterarie, scrivendo versi, novelle e ben cinquantasei romanzi a cui deve la fama e la notorietà;
              Grazia Deledda si occupò anche di etnologia, collaborando alla «Rivista di tradizioni popolari italiane» per cui scrisse «Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna». La profonda conoscenza e l'amore per la sua terra, la Sardegna, le sue tradizioni e per il suo popolo, presenti in tutta la sua opera, costituiscono un elemento che evidenzia il grande valore formativo della lettura e dello studio dei romanzi dell'autrice sarda, in particolare il romanzo Canne al Vento. Questo è anche un elemento in grado di suscitare negli studenti una pari attenzione per le loro terre e per le tradizioni locali;
              altro elemento di forte valenza pedagogica ed educativa consiste nella costanza, nello spirito di sacrificio e nella perseveranza per mezzo dei quali l'autrice riuscì ad affermare il suo talento letterario, nonostante i giudizi non sempre positivi della critica contemporanea a cominciare da Benedetto Croce, superando i pregiudizi dell'epoca secondo cui «una donna scrittrice non può essere onesta». Grazia Deledda è inoltre una figura esemplare perché seppe conservare sempre un atteggiamento modesto e riservato, non partecipando quasi mai ai ricevimenti e alle feste mondane e apparendo raramente in pubblico;
              di recente è stato presentato tra gli altri al Ministro dell'istruzione Francesco Profumo e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità Elsa Fornero un appello dalle associazioni Se Non Ora Quando, Noi Donne 2005, Feminas in Carrelas perché Grazia Deledda venga reintegrata nel canone della letteratura italiana nei prossimi concorsi. Nel programma di letteratura italiana del concorso a cattedre in corso non compare Grazia Deledda. Inoltre tra i nomi possibili della letteratura italiana, è assente il nome di Grazia Deledda, peraltro ampiamente trascurata nei programmi scolastici curriculari. Sembra che esista una cecità selettiva verso la rappresentatività femminile e verso i meriti delle donne che evidentemente colpisce anche il Ministero dell'istruzione,

impegna il Governo

ad individuare iniziative per far conoscere su scala nazionale e per far studiare nelle scuole di tutti gli ordini e di tutti gradi la figura e la straordinaria opera di Grazia Deledda per il suo importante contributo culturale e a individuare per il 2013 modalità di celebrazione dell'autrice sarda e dell'opera Canne al Vento, di cui ricorre il centenario dalla pubblicazione.
(7-01066) «Centemero, Pili, Barbieri, Vella, Nizzi».


      La XII Commissione,
          premesso che:
              l'Italia, come del resto tutta l'Unione europea, sta attraversando una fase di notevole invecchiamento della popolazione, come sottolineato dalla Commissione nel 2008, nella seconda relazione demografica in cui si esaminano le possibilità di soddisfare le esigenze di una popolazione che invecchia;
              secondo le ultime proiezioni di Eurostat pubblicate nel 2008, entro il 2060 nell'Unione europea vi saranno solo due persone in età lavorativa (tra 15 e 64 anni) per ogni persona di età superiore a 65 anni, rispetto a una proporzione attuale di quattro a uno e, il calo più considerevole dovrebbe registrarsi durante il periodo tra il 2015 e il 2035, in coincidenza con il raggiungimento dell'età della pensione dei figli del cosiddetto «baby-boom»;
              oggi, gli europei vivono più a lungo e più sani. Dal 1960 la speranza di vita è aumentata di otto anni e le proiezioni demografiche prevedono un ulteriore aumento di cinque anni nei prossimi quaranta anni;
              questi cambiamenti demografici implicano sia nuove difficoltà sia nuove possibilità e, l'invecchiamento della popolazione può accrescere la pressione sui bilanci pubblici e sui sistemi pensionistici, sulle spese per il personale addetto ai servizi sociali e di assistenza agli anziani;
              la terza età continua a essere, spesso, associata alla malattia e alla dipendenza e le persone anziane si possono sentire escluse dall'occupazione e dalla vita familiare e collettiva;
              si teme che le generazioni anziane possano diventare un fardello troppo pesante per la popolazione più giovane in età lavorativa e che questo possa indurre tensioni intergenerazionali;
              questa visione non tiene però conto del significativo contributo, concreto e potenziale, che gli anziani possono fornire alla società ed una delle migliori opportunità per affrontare la sfida dell'invecchiamento demografico è realizzare la solidarietà tra le generazioni garantendo che gli anziani conservino la loro salute e conducano una vita attiva il più a lungo possibile;
              lo stesso Parlamento europeo aveva proclamato il 2012 quale anno europeo dell'invecchiamento attivo riconoscendo «il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale»;
              la solitudine della terza età si combatte anche diffondendo una nuova idea di vecchiaia, fatta di progettualità e di prospettive, non solo di emergenze sanitarie e assistenziali, essere anziani al giorno d'oggi significa fare esperienza di grandi cambiamenti nei ruoli assunti all'interno della famiglia e della società: basti pensare al pensionamento, da alcuni vissuto come perdita di un ruolo sociale, o alla scomparsa del coniuge e all'allontanamento dei figli, tutte occasioni che comportano la perdita di importanti punti di riferimento;
              le relazioni sociali possono essere una risorsa fondamentale per l'anziano, il primo baluardo contro la solitudine, ma, soprattutto, è utile e doveroso diffondere l'idea che la vecchiaia è una fase di vita, non necessariamente legata alla patologia, e che rappresenta il naturale proseguimento di come si è vissuto precedentemente ed è importante far vivere il concetto di cambiamento non come una limitazione, ma come una nuova possibilità per coltivare nuovi interessi e opportunità di impegno sociale;
              a tutt'oggi, seppur il 2012 sia stato dichiarato «Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni», il Governo si è limitato a indire una celebrazione, nonostante che, in tempi di crisi, sia necessario ancor più che in tempi normali, stimolare il più vasto contributo di tutti alla ricostruzione del Paese e, sicuramente, gli anziani sono sia una risorsa che un giacimento di esperienza straordinariamente importante;
              invecchiare bene non è solo un fatto di salute o di politiche assistenziali, da considerare in termini di costi economici e sociali, ma è il riconoscimento del diritto a un progetto di vita e a prospettive di «bene-essere», all'interno di una società moderna che consideri la vecchiaia una risorsa e non un problema,

impegna il Governo:

          insieme alle regioni, le province autonome e gli enti locali, nel rispetto delle competenze definite dal titolo V della parte seconda della Costituzione, a riconoscere il ruolo e la funzione che le persone anziane svolgono nella società civile, favorendo un invecchiamento attivo capace di valorizzare ogni persona come risorsa, promuovendone la partecipazione alla vita sociale, civile e culturale della comunità anche attraverso l'istituzione e l'organizzazione di un servizio civile volontario delle persone anziane;
          a valorizzare l'associazionismo e il volontariato promosso e svolto da persone nella terza età nell'ambito culturale, sportivo e socio sanitario che li vede protagonisti e che rappresenta il luogo privilegiato di solidarietà di impegno civile, sede di incontro e di socialità;
          a concertare con le forze sociali, al fine di valutare le priorità di intervento per l'attivazione delle politiche pubbliche in favore delle persone anziane.
(7-01067) «Miotto, Lenzi, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Grassi, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
          l'8 aprile 1951 con la firma del trattato di Parigi ha avuto origine la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA). I Paesi fondatori erano la Repubblica Federale di Germania, la Francia, l'Italia, l'Olanda, Belgio e il Lussemburgo;
          poco più di dieci anni dopo il 12 settembre 1963 è stato firmato l'accordo di Ankara un trattato di associazione CE-Turchia a cui ha fatto seguito nel 1970 il protocollo addizionale del trattato di associazione;
          il 14 aprile 1987 la Turchia ha presentato la sua candidatura per entrare nella CEE;
          il 1o gennaio 1996 è entrata in vigore l'unione doganale tra Unione europea e Turchia;
          il 10 e 11 dicembre 1999, il Consiglio europeo riunito ad Helsinki ha accettato la Turchia come Paese candidato;
          il 6 ottobre 2004, la Commissione europea suggerisce al Consiglio dell'Unione europea di dare inizio ai negoziati per l'ingresso della Turchia nella Unione europea;
          il 17 dicembre 2004 il consiglio dell'Unione europea ha concordato di iniziare i negoziati per l'adesione della Turchia a partire dal 3 ottobre 2005;
          il 3 ottobre 2005, con le riserve di Austria e Cipro, si dà inizio ai negoziati di adesione, condizionati al riconoscimento da parte turca della Repubblica cipriota, all'abbandono dell'occupazione militare della parte settentrionale dell'isola e alla continuazione nel processo di riforme nel campo del diritto e delle libertà civili;
          il 12 giugno 2006 con la presidenza UE dell'Austria i negoziati di adesione proseguono con l'accoglimento della richiesta di Cipro ad includere un'ammonizione alla Turchia affinché adempia a tutte le richieste;
          l'8 maggio del 2012 in occasione della visita in Italia del premier Recep Tayyip Erdogan il Presidente del Consiglio, senatore Mario Monti, ha dichiarato che l'ingresso della Turchia nella Unione europea è fondamentale, perché la Turchia «serve ad una Europa che è stanca e anziana». Nella stessa occasione Erdogan ha riaffermato l'impegno di Ankara per l'ingresso nell'Unione;
          la Turchia è una Repubblica parlamentare democratica sin dal 1923. Il potere legislativo è affidato all'Assemblea Nazionale, composta da 550 membri eletti a suffragio universale ogni cinque anni. Il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei ministri, il quale è responsabile del proprio operato di fronte all'Assemblea nazionale. Il Presidente della Repubblica è eletto dall'Assemblea nazionale per un periodo massimo di 7 anni, con mandato non rinnovabile;
          la Turchia è stato uno dei primi Paesi a concedere ai suoi cittadini il suffragio elettorale universale. La rivoluzione promossa da Mustafa Kemal rappresenta oggi un patrimonio importante non solo per la storia della Turchia ma, soprattutto, per l'intera Europa. Già prima della seconda guerra mondiale nel Paese è stato abolito il califfato ed è stato profondamente laicizzato lo Stato, riconosciuta la parità dei sessi, istituito, come detto, il suffragio universale, e poi ancora adottato l'alfabeto latino, il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale. Il tutto mentre in ambito prettamente giuridico veniva promulgato un nuovo codice civile che aveva come modello il codice civile svizzero, con il quale venne definitivamente riconosciuta, molto prima che in diversi altri Stati europei, la parità delle donne con gli uomini. Negli stessi anni il Paese si è dotato di un codice penale sulla base del codice italiano e un codice commerciale basato su quello tedesco;
          appare del tutto evidente che la rivoluzione dei «giovani turchi» rappresenta, in virtù del contesto culturale e geografico del Paese, un elemento di fondamentale importanza per i nuovi equilibri in fieri e, anche in questi anni, un vero e proprio modello. Non a caso l'attuale presidente Turco si muove ancora oggi sulla stessa strada tracciata oramai da quasi un secolo di storia;
          a partire dal 2010, il Paese ha sperimentato una veloce fase di sviluppo (+8,9 per cento rispetto all'anno precedente) grazie alle ripresa delle esportazioni e all'aumento della produzione industriale. Per il biennio 2011-12, si prevede un rallentamento (+4,5-5 per cento medio annuo). A fine 2010 il debito con l'estero è diminuito in termini percentuali rispetto all'anno precedente, ma non in termini nominali ha raggiunto i 290 miliardi di dollari. Il debt-service ratio è intorno al 336 per cento nel 2010. Le riserve in valuta straniera sono stabili e a fine 2010 dovrebbero ammontare a circa 86 miliardi di dollari (pari a 5,2 mesi di importazioni);
          il trattato di Lisbona attribuisce agli Stati europei dell'Unione un peso politico proporzionale a quello demografico. La Turchia, che si avvia a raggiungere gli 85 milioni di abitanti, nel caso entrasse in Europa, sarebbe il Paese più popolato e quello che avrebbe il maggior numero di rappresentanti nel Parlamento europeo e si affermerebbe come il Paese leader del mondo islamico all'interno delle istituzioni europee. Due obiettivi questi che dovrebbero essere valutati, proprio dall'Europa, in un disegno strategico;
          è poi necessario ricordare che la Turchia è dal 1952 membro della Nato. Le forze armate turche sono la seconda più grande forza armata permanente nella NATO, dopo le forze armate statunitensi, con una forza combinata di poco più di un milione di persone. La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Medio Oriente oltre ad Israele;
          l'importanza strategica a cui il Paese è destinato è del tutto evidente, la caduta dei blocchi, ne fa uno dei principali protagonisti ed alleati degli Usa in una delle aree più delicate del mondo. Ovviamente anche questa situazione contribuisce a fare della Turchia uno dei Paesi destinati al maggiore sviluppo economico nei prossimi anni;
          solo pochi giorni fa la Nato ha autorizzato il dispiegamento di batterie di sistemi di difesa antimissile Patriot in Turchia, al confine con la Siria. I Paesi dell'Alleanza atlantica hanno anche espresso «grave preoccupazione» per le notizie secondo le quali il regime siriano potrebbe valutare il ricorso all'uso di armi chimiche. I vertici Nato hanno, quindi, accolto la richiesta di Ankara, costretta più volte a rispondere a colpi sparati dalla Siria e caduti in territorio turco. Rasmussen nell'occasione ha dichiarato: «A chiunque pensi di poter attaccare la Turchia», la Nato risponde: «non provate neanche a pensarci», «La Nato ha accettato di aumentare le difese aeree della Turchia per difendere la popolazione e il territorio e contribuire a disinnescare la crisi (in Siria) ai confini dell'Alleanza»;
          è del tutto evidente la grande importanza che l'Alleanza atlantica riconosce alla Turchia. Come può l'Europa tergiversare sulla possibilità che uno dei più grandi Paesi aderenti alla Nato entri nell'Unione resta davvero incomprensibile. In particolare, alla luce delle evidenti difficoltà europee a delineare una politica estera e di difesa comune, la scelta a favore dell'ingresso della Turchia sarebbe una scelta chiara posto che le cosiddette primavere arabe hanno profondamente cambiato gli equilibri del mondo in cui viviamo. Milioni di uomini si affacciano alla ribalta della storia e lo fanno affacciandosi sulle sponde meridionali del Mediterraneo. Se l'Europa non sarà capace di comprenderlo ciò perderà inevitabilmente la sua capacità di rivendicare un ruolo strategico negli equilibri geopolitici del mondo in fieri. Inevitabilmente pagherebbe questa perdita in termini di competitività e di sviluppo;
          poche settimane dopo le primavere arabe il Premier turco ha affrontato un viaggio diplomatico proprio nei Paesi coinvolti da quelle rivolte. È stato un viaggio che potrebbe divenire storico e che certamente ha fornito indicazioni estremamente interessanti;
          le scene di giubilo che hanno accompagnato il primo Ministro turco Erdogan nel suo viaggio nei Paesi arabi, non possono non lasciare il segno. L'identità araba, in particolare nella sua matrice politica si caratterizza e, in gran parte si genera storicamente in contrapposizione a quella turca;
          presente già all'interno dell'impero ottomano, tale contrapposizione è divenuta ancora più evidente e determinante all'indomani della prima guerra mondiale. Non si tratta di un orpello ma di un sentimento storicamente radicato nel mondo arabo. Eppure l'accoglienza riservata ad Erdogan sembra aver messo in un angolo più di 200 anni di storia. Gli europei devono chiedersi il perché;
          durante quel viaggio il 13 settembre del 2011 Erdogan nel suo discorso pronunciato al Cairo di fronte ai Ministri degli esteri della Lega araba ha affermato che: «Senza ritardo bisogna adottare riforme politiche e sociali che vengano incontro alle legittime richieste di giustizia, sicurezza e democrazia». Democrazia che è possibile far convivere con l'Islam attraverso l'affermazione dello stato laico. Successivamente in un'intervista rilasciata in Egitto (ad una giornalista donna), Erdogan ha delineato in maniera ancora più esplicita la sua ricetta: «La laicità dello Stato è la condizione migliore, per qualsiasi Paese, e non bisogna averne paura. In Turchia abbiamo una costituzione laica, lo Stato prende uguale distanza da ogni religione. Io, Recep Tayyip Erdogan, non sono laico, sono musulmano, ma sono il Primo Ministro di un Paese laico. In un regime laico le persone hanno la libertà di aderire o non aderire a una religione»;
          oggi a poco più di un anno di distanza sul Mediterraneo si affaccia un'altra democrazia, certo ancora debole e con molte contraddizioni, anche laceranti al suo interno, ma una democrazia: l'Egitto;
          Turchia ed Egitto – sopratutto se nel secondo Paese si affermerà il modello sostenuto da Erdogan – sono destinati a diventare i due grandi pilastri d'ingresso al Medio Oriente; due Stati democratici popolati da più di 160 milioni di persone. Se l'Europa vuole essere davvero protagonista di questo sviluppo, di questo percorso di estensione e di affermazione delle democrazia ha il dovere di promuovere l'ingresso al suo interno della Turchia, in modo da diventare, in questo modo, essa stessa parte integrante di questo processo;
          l'Italia, più di ogni altro Paese europeo, ha interesse a tale sviluppo per evitare di dover competere a breve con due giganti, Turchia ed Egitto, le cui potenzialità di sviluppo sono enormi e la cui concorrenza, soprattutto se la Turchia dovesse rimanere fuori dall'Europa, sarebbe fortissima, perché completamente svincolata da quei meccanismi che regolano la produzione dei Paesi occidentali;
          che democrazia significhi sviluppo e competitività, e quanto nelle intenzioni turche la si voglia far convivere con l'Islam, lo confermano le parole del Ministro degli esteri turco, il quale poco dopo la visita del Premier turco in Egitto ha affermato in un'intervista al New York Times, con riferimento in particolare all'Egitto, la volontà di creare un'asse della democrazia nella regione. «È quello che vogliamo. Non si tratta di un asse contro un altro paese, né Israele, né Iran, né altri, ma un asse della democrazia, di vera democrazia. Sarà un asse di democrazia tra i due più grandi paesi della nostra regione, dal nord al sud, dal Mar Nero fino alla Valle del Nilo in Sudan», ha affermato Davutoglu, il quale ha previsto che gli investimenti turchi in Egitto passeranno da 1,5 miliardi a 5 miliardi di dollari nel giro di due anni e che gli scambi commerciali aumenteranno da 3,5 a 5 miliardi prima di fine 2012 per raggiungere i dieci miliardi di dollari nel 2015. «Per la democrazia abbiamo bisogno di un'economia forte» ha sottolineato;
          secondo quanto riportato proprio dal New York Times durante il citato viaggio di Erdogan in un solo giorno in Egitto sono stati firmati contratti per un miliardo di dollari;
          la modernizzazione della Turchia – mentre l'Europa tentenna – prosegue. Nel campo del diritto societario è stato recentemente varato un nuovo codice commerciale. Con i suoi 1.535 articoli, il nuovo corpus economicus diventa la norma fondamentale del diritto societario del Paese. Le principali novità riguardano: la disciplina societaria, dove si introduce la possibilità di costituire gruppi di interesse economico; vengono disciplinate e semplificate le operazioni straordinarie, come fusioni e scissioni delle società; i diritti degli azionisti di minoranza sono rafforzati; nuove norme sono introdotte per i consigli di amministrazione e viene introdotta la società individuale;
          Recep Tayyip Erdogan ha spinto anche l'acceleratore sul decreto in materia di incentivi agli investimenti stranieri, entrato in vigore il 19 giugno 2012;
          in questo scenario appare del tutto evidente quanto sia fondamentale per l'Italia lavorare affinché la Turchia possa al più presto entrare in Europa e parimenti spingere affinché la sponda mediterranea dell'Europa non venga sacrificata dagli interessi continentali: anche a questo potrebbe servire l'ingresso della Turchia;
          in questo senso certamente positiva è stata l'iniziativa promossa dal Governo italiano nel mese di febbraio 2012 quando proprio nel tentativo di rilanciare sul nuovo mondo arabo e di esserne protagonista, questa volta come sistema, l'Italia ha ospitato un doppio vertice mediterraneo: il cosiddetto «5+5» e il Foromed. In quell'occasione si sono incontrati a Roma i Ministri degli esteri di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Grecia, Turchia, Egitto, Marocco, Algeria, Tunisia e Mauritania;
          allo stato attuale la Turchia può essere classificata come potenza emergente in virtù della sua robusta performance economica degli ultimi anni e del suo attivismo geopolitico, che purtroppo anche grazie ai tentennamenti europei sta vedendo progressivamente, l'abbandono del tradizionale orientamento filo-europeo per riconfigurarsi (nuovamente) come principale potenza regionale in Medio Oriente;
          questo ricollocamento geopolitico non corrisponde a una chiusura dell'economia turca ad investimenti e beni esteri. Al contrario, la posizione della Turchia nella classifica Doing Business stilata dalla Banca mondiale è migliorata nel 2012. Infatti, la Turchia mantiene grande attrattiva sia per gli investimenti esteri diretti che come mercato di sbocco per i prodotti europei, in virtù del livello di reddito già relativamente alto (non lontano da quello della Russia), delle promettenti prospettive future, della sua prossimità geografica ai Paesi dell'Unione europea e delle sue dimensioni;
          la possibilità che la Turchia possa diventare parte integrante dell'Europa sta velocemente diventando sempre meno concreta e presto potrebbe essere definitivamente un rimpianto per il nostro vecchio e «stanco» continente»  –:
          quali iniziative intenda promuovere, anche alla luce di quelle già adottate, affinché l'Europa decida di assumere un atteggiamento chiaro e favorevole, prima che tale opportunità sfumi definitivamente, all'ingresso della Turchia nell'Unione; se non consideri utile prima delle prossime scadenze elettorali assumere, nei modi e nei tempi che ritiene più opportuni, un impegno chiaro a favore dell'ingresso nell'Unione della Turchia, che possa fungere da indicazione e indirizzo anche ai prossimi Governi del nostro Paese.
(2-01783) «Ossorio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CENTEMERO e PALMIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          con decreto-legge n.  200 del 2012 sugli enti locali, articolo 9, comma 6, il Governo ha introdotto una disposizione con l'intento di chiarire la questione inerente al pagamento dell'IMU per enti no profit e sui beni di enti ecclesiastici;
          il testo del regolamento, già oggetto di alcuni rilievi da parte del Consiglio di Stato, è risultato poi in linea con il parere del Consiglio stesso. Il regolamento pubblicato prevede, all'articolo 3, tra i requisiti per l'esenzione il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi o capitale durante la vita dell'ente, l'obbligo del reinvestimento di eventuali utili esclusivamente per lo sviluppo delle attività funzionali allo scopo istituzionale della solidarietà sociale, nonché l'obbligo di devolvere in caso di scioglimento il patrimonio dell'ente ad altro ente no profit che svolga un'attività analoga. Si tratta di requisiti necessari e utili a ribadire che l'esenzione spetta solo e soltanto ad opere non lucrative che non hanno scopo di lucro;
          a questi principi di carattere generale il regolamento ne ha aggiunti altri contenuti all'articolo 4, condizioni che si prestano a giudizio degli interpellanti ad ambigue interpretazioni che rischiano di non consentire l'esenzione ad opere di carità, Onlus, no profit, cooperative sociali che operano servizi pubblici. Tali attività devono essere infatti, secondo l'articolo 4, svolte «a titolo gratuito o dietro il pagamento di rete di importo simbolico»;
          il concetto di «attività non commerciale» risulta inoltre di difficile interpretazione dato che anche attività no profit possono operare senza fini di lucro ma mettendo in pratica attività commerciali connesse alle attività svolte, con rette, convenzioni, stipendi, contratti;
          aggiungere come condizione per l'esenzione che il servizio deve essere «gratuito» o di «importo simbolico», punisce tutte quelle attività educative, sociali, assistenziali fatte da no profit che per svolgere l'attività devono garantire livelli di servizio e standard di qualità richieste dalle normative che obbligano ad ingenti spese. Ciò implica la necessità di una retta necessaria a coprire il servizio  –:
          quale sia l'orientamento del Governo sul pagamento dell'IMU da parte di enti no profit, Onlus, cooperative sociali e soggetti senza scopo di lucro quando svolgono attività di pubblica utilità o addirittura sussidiarie rispetto al pubblico per garantire servizi essenziali ai cittadini;
          quali iniziative intenda intraprendere il Governo per chiarire e dare una interpretazione chiara ed univoca all'espressione e al concetto di «attività non commerciale», e al concetto di «retta o prestazione gratuita o di importo simbolico», riferito agli enti no profit, per l'eventuale mantenimento dell'esenzione dall'Imu.
(5-08649)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          l'editoria televisiva privata locale ha rappresentato storicamente nel nostro Paese una pluralità di voci che hanno garantito, almeno per una minima parte, il pluralismo nell'informazione che il duopolio Rai e Mediaset hanno per decenni impedito;
          il passaggio al digitale ha rappresentato per molte televisioni private un momento difficile, che non ha promosso l'auspicato rilancio del settore creando invece ulteriori problemi;
          l'evidente squilibrio, ad avviso degli interroganti, nella ripartizione delle risorse pubblicitarie derivante dall'attuale quadro legislativo penalizza particolarmente le televisioni private in una realtà che vede un restringersi del mercato in seguito alla crisi economica in atto;
          il passaggio al digitale, invece di incentivare una moltiplicazione delle voci, ha finito per favorire ulteriormente RAI e Mediaset, le quali hanno moltiplicato le loro frequenze a scapito di altri;
          la situazione che stanno vivendo i lavoratori di alcune televisioni private in crisi (migliaia di operatori a livello nazionale) richiede un intervento capace di individuare possibili soluzioni e possibili vie d'uscita per evitare la perdita di professionalità affermate e posti di lavoro;
          un piano di rilancio o di riconversione non può essere eluso a livello nazionale, ragionando anche delle enormi potenzialità non sfruttate delle piattaforme distributive satellitari;
          a parere degli interroganti vi è una urgenza che dovrebbe indurre il dipartimento per l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri alla convocazione sollecita di un tavolo di lavoro per assicurare la sopravvivenza al settore e per governare la transizione in atto;
          lo stesso sindacato dei giornalisti ha più volte espresso grave preoccupazione per il futuro dei lavoratori e la richiesta di un intervento da parte dell'Esecutivo  –:
          se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi e urgenti intendano assumere, ad iniziare dalla verifica dell'opportunità che il dipartimento per l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri convochi un tavolo permanente di crisi convocando tutti gli operatori del settore;
          quale sia l'orientamento del Governo in merito alla grave situazione di crisi dell'editoria privata italiana e in particolare sul ruolo assunto dalle televisioni private nell'ambito del panorama televisivo attuale e se non ritenga lesivo dei diritti d'informazione dei cittadini che si spengano voci libere, anche in conseguenza di una pianificazione non particolarmente oculata, ad avviso degli interroganti, del passaggio al digitale. (4-19012)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          gli Scavi di Pompei (Napoli) noti in tutto il mondo come patrimonio storico del tragico evento accaduto nel 79 d.C. con cui fu distrutta Pompei, Ercolano e Stabia per la colata lavica e gas sprigionatisi dal vicino Vesuvio;
          nei giorni scorsi all'interno della vasta area archeologica si è registrato un nuovo crollo che ha interessato un muro nel vicolo di Modesto della Regio VI (area occidentale degli scavi, in prossimità di Porta Ercolano);
          fonti stampa riferiscono trattarsi di un «muro grezzo», ciò non toglie che chi di dovere dovesse essere tenuto anche al suo mantenimento conservativo;
          detto crollo è stato definito da Antonio Irlando, Presidente «Osservatorio sul patrimonio culturale»: come «un ulteriore tassello che si aggiunge alla drammatica mappa dei disastri che devastano il patrimonio archeologico dell'area pompeiana. È avvenuto in una zona degli scavi abbandonata a se stessa da molto tempo, dove il degrado è praticamente diffuso nella quasi totalità dell'Insula II che si sviluppa oltre la casa di Sallustio, lungo la via Consolare, e nelle aree residenziali immediatamente vicine»;
          «La condizione di Pompei è il simbolo di un'Italia stanca», ha scritto recentemente il quotidiano Le Monde che si è anche chiesto: «L'Italia ha ancora la competenza per occuparsene ?»;
          «I muri di Pompei non nascono grezzi – ha detto il Presidente Irlando – lo diventano quasi sempre per incuria continuata. L'intervento di messa in sicurezza dell'area dove è avvenuto l'ultimo crollo è previsto nel «Grande Progetto Pompei» finanziato dall'Unione europea con 105 milioni di euro. Però il necessario bando per appaltare i lavori non è stato ancora pubblicato. C’è ragionevolmente da ritenere che l'intervento risulterà tardivo. In questa, come in altre aree degli scavi, è cronica l'assenza di manutenzione giornaliera e ordinaria. A Pompei è drammaticamente vera la stima (decisamente prudente) che oltre un anno fa l'Osservatorio patrimonio culturale pubblicò: «Per ogni crollo reso noto, ve ne sono almeno nove di cui non si ha notizia». Un quadro agghiacciante. «Su Pompei sono stati spesi soldi inutili per progetti cattivi e inesistenti», ha detto il ministro Barca. «Sarebbe veramente molto utile conoscere nel dettaglio quanti sono i soldi e in quali progetti inutili sono stati spesi»;
          il turismo in Campania, regione martoriata dalla disoccupazione e dalla corruzione, rappresenta l'ultima chance per far decollare la sua immagine in Italia ed all'estero;
          il patrimonio della grande area archeologica degli scavi di Pompei è sempre più al centro dell'attenzione dei media nazionali ed esteri per i continui crolli;
          alcuni siti risultano oggetto di chiusure e lavori da tempo non completati e che pregiudicano le visite di turisti provenienti da tutto il mondo  –:
          quali misure il Governo intenda assumere sui fatti esposti; in particolare se il Ministro per i beni e le attività culturali se non intenda rimuovere l'attuale soprintendente preposto a Pompei e acquisire informazioni sul bando dell'Unione europea da 105 milioni di euro chiamato «Grande Progetto Pompei». (4-19019)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          Denise Pipitone fu rapita il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo in via Domenico La Bruna, angolo, via Castagnola, che porta velocemente all'autostrada;
          la piccola giocava sul marciapiede dinanzi alla porta della casa materna;
          Denise ha svoltato l'angolo della strada, per rincorrere un cuginetto, dove abita una zia della bambina che ha riferito di averla vista l'ultima volta intorno alle 11,45 fare capolino e poi tornare verso casa, dove non ha fatto ritorno, il tutto è successo in pochi minuti;
          la madre Piera Maggio non ha mai smesso di battersi per favorire il ritrovamento di sua figlia, rimanendo sempre fermamente convinta del fatto che Denis sia ancora viva;
          è stato aperto anche un sito per favorire le ricerche e segnalazioni;
          un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, esattamente il 18 ottobre 2004, una guardia giurata, che lavorava per un istituto di vigilanza, ha notato davanti alla banca di Milano dove prestava servizio, un gruppo di nomadi, un uomo, due donne e tre bambini;
          uno di questi, una bambina che somigliava a Denise Pipitone, aveva il capo coperto dal cappuccio di un giubbotto nonostante la giornata calda. Il gruppo si è allontanato prima dell'arrivo della volante della Polizia, prontamente avvertita, nonostante che l'uomo abbia cercato di intrattenere la bimba. La guardia giurata ha comunque fatto in tempo a registrare alcune immagini con il suo cellulare. In uno dei video, subito consegnati agli inquirenti, si sente la donna (presunta madre) che dice alla bimba «Danàs» e lei che risponde in perfetto italiano «Dove mi porti?». Uno dei documenti filmati, della durata di pochi secondi, è stato mostrato per la prima volta la sera di domenica 20 marzo, il giorno dopo che la madre di Denise Pipitone aveva dichiarato alla stampa di essersi convinta che la bambina ripresa era sua figlia. Inoltre la guardia giurata, ha notato il graffio sotto l'occhio sinistro come aveva all'epoca proprio Denise, anche dagli esami svolti sul viso di quella bambina, dai Ris dei Carabinieri;
          è stato sostenuto che fosse elevata la probabilità che quella bimba potesse essere proprio Denise Pipitone, perché avevano riscontrato molti punti in comune del viso tra le due bambine, non certezza per mancato riscontro con esame del DNA;
          nonostante gli svariati appelli fatti dalla mamma di Denise, e le ricerche effettuate dalle autorità nell'immediatezza in tutti i campi Rom del posto, nessuno dice di aver visto quella donna, quella bambina, e quel gruppo, nessuno conosce nessuno. Svaniti nel nulla;
          non si pensa che Denise sia stata sequestrata sotto casa dai Rom, ma che potrebbe essere stata affidata a loro in un secondo momento, o nella seconda fase del sequestro. Denise potrebbe già trovarsi sistemata con un'altra famiglia, ipotesi che non viene scartata;
          il 15 giugno 2012 il sito d'informazione livesicilia.it riferisce che: «Per la quarta udienza consecutiva, il consulente dell'accusa Gioacchino Genchi è stato ascoltato, in Tribunale, a Marsala, nel processo per il sequestro della piccola Denise Pipitone. Imputati sono la 25enne Jessica Pulizzi, sorella (per parte di padre) della bambina rapita, che è accusata di concorso in sequestro di minorenne, e il suo ex fidanzato Gaspare Ghaleb, 27 anni, accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero. Genchi, rispondendo alle domande dell'avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta (legale di Piera Maggio, madre di Denise), ha continuato a riferire sull'esito dell'incarico affidatogli dalla Procura di Marsala, cioè sull'esame dei tabulati telefonici relativi alle intercettazioni effettuate in fase d'indagine. E in particolare sui luoghi in cui, poco prima e dopo la scomparsa della bambina, è stata rilevata, con telefonate e sms, la presenza dei telefoni cellulari in uso a Jessica Pulizzi, alla madre Anna Corona (indagata in un secondo filone d'inchiesta) e di altre persone in contato con le due donne;
          la mattina del 2 settembre 2004 il telefono cellulare di Arma Corona fu agganciato, prima delle 7, da alcune celle nella zona tra Alcamo e Trappeto, viaggiando in direzione di Palermo. Ad affermarlo è stato Gioacchino Genchi. «Quanto detto da Genchi – ha commentato l'avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre di Denise – conferma le prime dichiarazioni di Giuseppe D'Assaro». Quest'ultimo, pluriomicida, ex marito della sorella di Piero Pulizzi (padre sia di Denise che di Jessica), aveva raccontato agli inquirenti che la bambina rapita era stata portata a Villagrazia di Carini (Pa), nell'abitazione di Antonino Cinà, suo genero, indagato in un secondo filone d'inchiesta assieme ad Anna Corona, allo stesso D'Assaro e ad altre persone. «Dalla consulenza di Genchi – ha aggiunto Frazzitta – è emerso che quando, il 2 settembre 2004, verso le 8.30, Arma Corona ritornò a Mazara del Vallo, il fratello Marcello Corona parti alla volta di Palermo, proseguendo, poi, verso la provincia di Messina». All'andata, infatti, il suo telefono cellulare, ha spiegato Genchi, fu agganciato da celle nei pressi di Palermo, Capo d'Orlando e Sant'Agata di Militello. «Fino al primo settembre 2004 – ha inoltre affermato Genchi – ci sono migliaia di contatti telefonici tra Anna Corona, Jessica Pulizzi, Gaspare Ghaleb con utenza telefonica di Antonino Cinà, ma dal 2 settembre s'interrompono rapporti. Cinà disattiva l'utenza telefonica e ne attiva un'altra»;
          alla ventiquattresima udienza del processo per il sequestro di Denise Pipitone, Piera Maggio (madre della bimba) ha dichiarato: «Il castello di sabbia sta cadendo. Denise è viva. Mia figlia è a questo mondo, solo che non sappiamo dove. Quello che chiedo è che chi sa dica la verità. Non ho mai nascosto il mio pensiero su chi ha rapito mia figlia»;
          i fatti sembrano avere dato ragione alla tesi materna che accusava da tempo Jessica Pulizzi e sua madre Anna Corona che nutrivano profondo rancore verso Piera Maggio, la donna che aveva conquistato l'amore di Piero Pulizzi, padre sia di Denise che di Jessica;
          in data 11 dicembre 2012 su Canale 5 nel corso del programma «Mattino 5» con Federica Panicucci si apprende dopo 8 anni è spuntata solo qualche giorno fa una intercettazione nella quale si sentono delle voci, qualcuno dice: «Va pigghia a Denise, ma Peppe chi ti rissi? (vai a prendere Denise, ma Peppe cosa ti ha detto n.d.r.)» e si sente rispondere: «Ma dunni l'ha purtari? (ma dove la devi portare?)»;
          sempre dal menzionato programma si apprende che i magistrati sul caso sono stati undici in otto anni e che dagli atti d'indagine comprendenti anche le trascrizioni ricavate dalle intercettazioni telefoniche compresa la cimice sullo Scarabeo di Jessica Pulizzi sono state 350 mila pagine;
          ogni anno in Italia scompaiono circa 9 mila persone di cui 3 mila bambini all'anno  –:
          alla luce dei fatti esposti in premessa se non si ritenga di assumere iniziative normative per istituire una procura italiana degli scomparsi nella quale convergere tutti i casi esistenti in Italia in maniera tale da formare un pool altamente specializzato e specifico di magistrati per questa tipologia di reato in quanto i magistrati sono già oggi oberati anche dai procedimenti ordinari, affinché non abbia più ad accadere come nel caso Pipitone rispetto al quale vi sono stati 11 magistrati in 8 anni che ogni volta hanno ricominciato le indagini secondo un proprio punto di vista anche alla procedendo anche alla ottimizzazione di tecniche in uso in altri Paesi per addivenire a punto cruciale in Europa per lo scambio e l'acquisizione di notizie, indagini, tecniche, procedimenti d'avanguardia per favorire l'individuazione degli scomparsi ed in special modo dei bambini. (4-19029)


      BARBATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in data 3 novembre 2012 ilmessaggero.it riferisce di una lettera molto dettagliata, che ripercorre attimo per attimo i principali appalti banditi dal Viminale negli ultimi anni;
          la denuncia anonima ora al vaglio della procura di Roma parla di un sistema in cui sarebbero «predilette solo alcune aziende vicine ai due responsabili». Ovvero Nicola Izzo, (ex) vice capo vicario della polizia di Stato e autorità di gestione del Pon, il Programma operativo nazionale della sicurezza, definito il «puparo» «proprietario degli appalti». E Giuseppe Maddalena, direttore centrale dei servizi tecnico logistici e della gestione patrimoniale, che ha lasciato il Dipartimento a luglio scorso per andare in pensione (la lettera ne parla al futuro, dunque è precedente all'estate);
          «Le aziende che traggono vantaggio dal sistema si identificano nella Sintel, nella Divitech, nella Telecom Italia e nella Beyond Security», quelle penalizzate sarebbero soprattutto Finmeccanica, Ibm e altre: «Purtroppo è stata scelta la sostituzione con una cricca che, tra l'altro, non fornisce prodotti qualificati» dice la lettera che si apre con l'invocazione «Per l'amor di dio fermateli fate presto»;
          secondo il racconto del corvo, Maddalena avrebbe favorito in particolare la Beyond security, il cui titolare sarebbe «intimo amico del prefetto, già suo testimone di nozze e sodale nei periodi di ferie». Favorita pure Telecom, «aggiudicatario unico di gare, appalti, affidamenti senza gara e altro», tra cui una forniture di condizionatori. Il legame con Telecom, come ricorda il corvo, fece rumore quando l'azienda vinse un appalto da 521 milioni di euro per una convenzione della durata di sette anni, poi annullato dal Tar;
          come conferma anche una rapida ricerca sul sito della polizia, il 25 novembre 2011 è scaduta la gara per adattare le sale operative della Polizia al nuovo numero unico europeo 112. Secondo il racconto, dopo un'iniziale sperimentazione che coinvolgeva Telecom, Maddalena avrebbe spezzettato la gara per assegnare i vari pezzi alla suddetta Telecom o a Beyond. Sarebbe stato scorporato il «concentratore delle chiamate» con una gara vinta da Telecom nonostante l'uso di tecnologie Ibm. I registratori digitali nelle sale operative sarebbero della Beyond, i centralini Telecom;
          «Nella gara del 2 novembre 2011 – racconta l'anonimo – è stata prevista la fornitura, obbligatoria, di un software della società Hp. La Hp si è presentata alla prima fase della gara insieme alla Agile (già Eutelia del noto bancarottiere Samuele Landi, ora rifugiato a Dubai) che poteva schierare personale che conosce l'attuale sistema. Poi, inaspettatamente, anche Hp non si è presentata nella seconda fase e Agile si è associata a Telecom come subappaltatore»;
          il ritiro di Hp dalla gara avrebbe però un retroscena, almeno secondo l'anonimo. «Hp è l'unica azienda in grado di vendere le licenze “cogent” per il funzionamento del sistema informatico di gestione delle impronte digitali, Afis; si tratta – continua il documento – di una questione da 20 milioni di euro gestita alla solita maniera dal prefetto Maddalena». L'Afis, il megacervellone che raccoglie le impronte digitali dei pregiudicati era supportato da un sistema che incrociava i dati del nostro ministero dell'Interno con quelli disponibili nei server stranieri, a marzo 2011 era scaduto il contratto di manutenzione del software creato dieci anni prima dall'americana Cogent. Ma la nuova gara viene bloccata: potrebbe partecipare un solo concorrente la 3M, che grazie a contratti di esclusiva con la Cogent, affiderebbe lo sviluppo, la manutenzione delle applicazioni informatiche e dell'hardware all'Hp;
          «La presenza dell'azienda al Ministero dell'interno è oramai storica – dice l'anonimo – grazie all'intensa rete di relazioni del suo proprietario e del suo ex socio, quest'ultimo opportunamente inserito nelle strutture dell'amministrazione». E i fondi europei del Piano operativo nazionale sicurezza «sono una nuova eccezionale occasione di realizzare forniture e le procedure, grazie al rapporto diretto con Izzo, non sono un problema». Apparati della Sintel, secondo l'anonimo, sono stati forniti, con fondi comunitari senza gara. E il corvo elenca tutti i settori: marzo 2009, polizia stradale da 4,7 milioni di euro. Maggio 2009, amministrazione penitenziaria da 4,9 milioni di euro. Marzo 2010, vigili del fuoco da 5,6 milioni di euro, agosto 2011, amministrazione penitenziaria da 2,2 milioni di euro, dicembre 2011, polizia stradale da 700 mila euro. «Per farsi un'idea del metodo di lavoro basta consultare atti ufficiali e riscontrare la convenzione con le Ferrovie dello Stato stipulata da Izzo il 28 luglio 2011»;
          nell'articolo a firma di Valentina Errante e Sara Menafra si dice pure che «Di commesse strane per il Viminale ne sono passate molte. Recente è il caso del fucile dato in dotazione ai reparti speciali Nocs. L'arma, il Sako, è stato scelto sebbene i decreti del Dipartimento specificassero che i reparti speciali dovessero essere dotati di una carabina a ripetizione semiautomatica. Le cartucce usate per il Sako sono le Sellier&Bellot, già oggetto di indagini da parte della procura perché difettose. E su entrambe le vicende ci sono state parecchie proteste da parte degli stessi agenti scelti e dei loro dirigenti»;
          in data 11 dicembre 2012 si apprende da notizie di stampa che: «Il capo della segreteria del sottosegretario Braga, Giuseppe Ambrosio, è stato arrestato nell'ambito di un'indagine che ha portato all'arresto per corruzione e turbativa d'asta 11 fra funzionari e dirigenti del ministero delle politiche agricole. Nel complesso sono 37 le persone indagate. La procura di Roma ha anche disposto il sequestro di beni per un valore di 22 milioni di euro»;
          il TgCom24 alle ore 7.53 aveva battuto: «Quasi tutte le attività del Ministero delle politiche agricole sono state inquinate da una corruzione diffusa variegata e circolare». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, nel corso della conferenza stampa in seguito agli arresti di funzionari e dirigenti pubblici del Ministero  –:
          quali misure si intendano assumere da parte dei Ministri interrogati ciascuno, per quanto di propria competenza, per giungere ad una moralizzazione degli appalti nei fulcri istituzionali della Repubblica quali appunto i Ministeri procedendo ad una revisione degli appalti in corso di tutti i Ministeri, monitorando le sigle ricorrenti e disponendo accertamenti nonché ridefinendo il sistema di assegnazione degli appalti posto che non si può pretendere onestà e legalità dai cittadini se lo Stato italiano è incapace di dimostrarla a monte. (4-19042)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          nei giorni che vanno dal 1o al 6 dicembre 2011, sono state espletate le prove di selezione linguistica per la riformulazione e l'aggiornamento delle graduatorie permanenti per gli insegnanti da destinare all'estero, prove indette con decreto-legge n.  4377 del 7 ottobre 2011 pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre 2011, n.  83, 4a serie speciale;
          dopo circa un mese dalla data delle prove, Formez e il Mae, hanno reso pubblici i risultati e da allora circa ventiduemila docenti aspettano che il Ministero degli affari esteri emani la circolare che gestirà la fase di riformulazione delle graduatorie;
          l'articolo 113 del Contratto collettivo nazionale della scuola prevede infatti l'emanazione da parte del Mae, di un'ordinanza per la riformulazione e l'aggiornamento delle graduatorie permanenti che entreranno in vigore, ai sensi del decreto-legge n.  225 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n.  10 del 26 febbraio 2011, dall'anno scolastico 2013/14;
          la valutazione dei titoli posseduti dai candidati idonei è regolamentata dalla «Tabella D» del CCNL della scuola, di cui sopra;
          le graduatorie permanenti riformulate e aggiornate a conclusione delle procedure appena richiamate troveranno piena efficacia, ai sensi dell'articolo 2, comma 4-novies, del decreto-legge n.  225 del 2010 a partire dall'anno scolastico 2013/2014;
          la mancata emissione dell'ordinanza per l'aggiornamento delle graduatorie provoca di fatto la nullità del concorso di cui sopra con gravi conseguenze sul sistema dell'insegnamento all'estero e su percorso professionale dei docenti coinvolti  –:
          se il Ministro non intenda emanare al più presto l'ordinanza necessaria e ottemperare a quanto previsto dall'articolo 2, comma 4-novies, del decreto-legge n.  225 del 2010. (5-08656)

Interrogazione a risposta scritta:


      PORTA, FEDI, GIANNI FARINA, GARAVINI e NARDUCCI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          nella circoscrizione consolare di Montevideo risiedono 106.000 connazionali, un livello di presenze che in altri casi è stato considerato adeguato per il riconoscimento della qualifica di consolato generale;
          nell'elenco dei consolati in base alla densità anagrafica, il consolato di Montevideo è al 13o posto, mentre tra i consolati d'area occupa l'ultimo posto per le risorse umane in esso impiegate;
          l'organico del consolato, infatti, può contare solo su 17 dipendenti, oltre al console, di cui solo 14 attualmente in servizio; gli impiegati che fanno servizio per il pubblico sono 10, con un rapporto tra addetti e utenza di 1 a 10.600 e obiettive ripercussioni sulla fluidità ed efficacia del servizio;
          i fattori di rigidità nel futuro sono destinati ad aumentare: i riconoscimenti di cittadinanza sono numerosi e fanno crescere la collettività del 6-7 per cento all'anno; i nuovi cittadini, per altro, tendono ad appesantire i servizi consolari, ad iniziare da quello per il rilascio di passaporti, nel cui ambito i tre impiegati assegnati rilasciano circa 6.000 passaporti ogni anno;
          alle attività anagrafiche si aggiungono quelle di gestione, controllo e coordinamento da parte del Consolato, dal momento che nella circoscrizione operano 4 enti assistenziali, 2 enti gestori per la promozione della lingua e cultura italiane e la scuola italiana di Montevideo;
          un impegno particolare riguarda l'assistenza di 600 connazionali indigenti, nati in Italia e privi di risorse essenziali per la loro sopravvivenza, un problema che meriterebbe soluzioni più organiche rispetto a quelle consentite nell'attuale situazione;
          la condizione del personale in servizio presenta tratti di seria difficoltà, a causa del sovraccarico di lavoro per il personale a contratto, della doppia imposizione fiscale cui i dipendenti sono soggetti, dell'assenza di collegamenti aerei diretti, degli standard qualitativi dell'assistenza sanitaria e del costo della vita non inferiore al livello europeo  –:
          se non ritenga di disporre un incremento dell'organico in servizio presso il consolato di Montevideo in considerazione delle dimensione dell'utenza e della complessità dei servizi da erogare, anche per la costante crescita della comunità italiana;
          se non ritenga di disporre l'avvio delle procedure di riconoscimento del consolato di Montevideo come consolato generale per arrivare ad una soluzione che consentirebbe di fronteggiare in modo più adeguato e certo le numerose problematiche evidenziate. (4-19021)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


      NASTRI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Ansa, la politica agricola europea (Pac), prima beneficiaria del bilancio dell'Unione europea, insieme ai fondi strutturali, rischia una riduzione delle risorse finanziarie previste di cospicua entità, a seguito degli accordi sottoscritti dal nostro Paese, unitamente ad altri sette Paesi europei, che prevedono una riduzione delle future prospettive finanziarie Ue 2014-2020;
          per la prima volta nella storia dell'Europa, la nuova riforma della Pac, secondo quanto riportato dall'Ansa, che la Commissione europea intende approvare il 12 ottobre 2011, sarà approvata in concomitanza con la decisione dei 27 Paesi, sulle nuove risorse ad accordare all'Europa;
          il nostro Paese anche per il settore agricolo, risulta un contribuente netto dell'Unione europea, come confermato peraltro anche dal Ministro interrogato, in considerazione che riceve solo il 10 per cento della spesa agricola comune, mentre realizza il 12,6 per cento della produzione della Pac, contribuendo con il 14 per cento del bilancio europeo;
          la proposta del Commissario europeo all'Agricoltura Ciolos, a giudizio dell'interrogante, se fosse confermata, risulterebbe eccessivamente iniqua e penalizzante per l'intero comparto agricolo nazionale, in quanto prevede la riduzione degli aiuti previsti in modo fortemente regressivo a partire da 150 mila euro, destinati ad un'azienda tra gli 80-100 ettari in piena attività produttiva  –:
          se quanto riportato in premessa, corrisponda al vero, e in caso affermativo quali iniziative urgenti intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di salvaguardare le risorse finanziarie europee previste per l'agricoltura italiana;
          quali iniziative intendano altresì intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, per tutelare il settore agricolo e agroalimentare nazionale nel corso del negoziato europeo che stabilirà prossimamente le linee guida della riforma della Pac;
          posto che ad avviso dell'interrogante un eventuale riduzione dei fondi previsti per il comparto agricolo italiano rischierebbe di produrre pesanti conseguenze sul piano produttivo ed occupazionale per un comparto quale quello agricolo, già in evidenti difficoltà a seguito della crisi internazionale. (4-19034)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


      BARBATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          a Giugliano (Napoli) vi è lo Stir (ex Cdr) per la stabilizzazione dei rifiuti;
          a detta del giornalista Fabrizio Geremicca che ha firmato il servizio sull'impianto in data 11 dicembre 2012 sul Corrieredelmezzogiorno.it «Basterebbero otto mesi di lavoro e 800 mila euro di spesa per abbattere drasticamente i rifiuti in Campania»;
          i fondi servirebbero in modo sufficiente a dotare l'impianto di tritovagliatura di Giugliano di due linee per la stabilizzazione dei rifiuti, funzionali a disidratarli ed a ridurne drasticamente il peso, il volume (almeno del 30 per cento), la putrescenza. Consentirebbero di abbattere drasticamente le quantità di immondizia che dalla Campania finiscono fuori regione ed a limitare l'esborso – milioni di euro ogni anno – che Sapna, la società provinciale per la gestione del ciclo dei rifiuti, si sobbarca per pagare le ditte di trasporto;
          su detto impianto pesano alcune incompiute;
          i lavori per l'impianto di stabilizzazione non sono neppure iniziati né, ad oggi, si sa quando cominceranno. È uno dei dati, forse il più sconcertante;
          vi sono punte di coda di circa 23 compattatori provenienti da vari comuni per consegnare i rifiuti allo Stir;
          l'impianto riceve infatti la spazzatura – circa 900 tonnellate al giorno – da Napoli, Quarto, Pozzuoli, Marano ed altre realtà dell’hinterland;
          due mattine a settimana si effettua la manutenzione;
          questi impianti furono progettati, ormai circa 15 anni fa, con la possibilità di disidratare e ridurre i volumi dell'immondizia in entrata. In uno dei capannoni sono ancora visibili i grandi tubi in pvc dotati di piccolissimi fori, che avrebbero dovuto consentire di aerare l'immondizia e portarla a maturazione, eliminandone la componente acquosa. Li dentro si sarebbe dovuto produrre compost fuori specifica. In oltre 10 anni – durante la gestione Fibe, infine con Sapna – non è mai accaduto. «Ripristinare il sistema, ora compromesso, costerebbe circa 100.000 euro», quantifica l'ingegnere Vitiello. Ad oggi, non è stato fatto. Poche centinaia di metri più avanti, ecco un altro capannone dove è prevista la costruzione di un'altra linea di stabilizzazione. Anche in questo caso, lavori non ancora iniziati. Il capannone è pieno a metà di spazzatura. Ancora alcuni passi e compare un campetto di calcio. Li sopra, prima o poi, sarà realizzato l'impianto di digestione anaerobica. C’è un progetto preliminare da circa 24 milioni. La struttura sarà pronta nel 2017. Dovrebbe produrre energia ed un digestato che, se proveniente da una frazione umida correttamente differenziata, potrà essere utilizzato in agricoltura come fertilizzante. Così, almeno, prevedono i piani. Ma dove vanno attualmente i rifiuti tritovagliati a Giugliano ? La frazione secca ai termovalorizzatori di Acerra (la maggior parte), di Trieste e di Brescia. Il resto, la frazione umida tritovagliata, nelle discariche di varie regioni italiane, tra le quali Puglia e Toscana. Sono al momento fermi, in attesa del nuovo contratto, i viaggi via nave in Olanda e in Germania. Il sistema è in equilibrio, ma precario;
          se a metà gennaio il Consiglio di Stato sancirà che i materiali in uscita dallo Stir non sono rifiuti speciali e che per portarli fuori dalla Campania sono dunque indispensabili accordi tra le regioni, c’è il rischio che Giugliano, come gli altri Stir, non riesca più ad evacuare i medesimi quantitativi di spazzatura che entrano. Dopo pochi giorni non ci sarebbe più spazio per ricevere la spazzatura che arriva dai comuni e scoppierebbe una nuova emergenza  –:
          se il Ministro dell'Ambiente sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso normative, di competenza intenda assumere in proposito al fine di evitare il rischio di una nuova emergenza rifiuti in Campania. (4-19038)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


      ZAZZERA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della difesa, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la direzione superiore studi e esperienze (DSSE), istituita a Roma nel 1923 al fine di sviluppare le discipline relative alle attività aeronautiche, venne collocata a Guidonia Montecelio nell'area dell'aeroporto che divento il primo Centro Sperimentale di Volo;
          presso la DSSE lavorarono illustri ingegneri (professor Luigi Broglio, professor ingegnere Bernardino Lattanzi, ingegnere Dante Curcio, e altri) i quali contribuirono alla realizzazioni di strutture di tale valore storico per la scienza aeronautica, da indurre la NASA a chiedere il gemellaggio con Cape Canaveral nel 1988;
          l'attività di ricerca della DSSE è stata intensa e virtuosa fino al 1943, quando gli eventi bellici ne decretarono la fine;
          da tempo ormai, questo importante comprensorio di circa 18 ettari versa nel più totale degrado nonostante le autorità amministrative del Ministero per i beni e le attività culturali abbiano espresso parere favorevole affinché il complesso dell'aeroporto fosse tutelato ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.  42 «Codice dei beni culturali e del paesaggio», articolo 10, comma 3), lettera d) e successive modifiche e integrazioni;
          in effetti in merito allo stato del comprensorio dell'ex DSSE sono state adottate diverse iniziative che non hanno però portato all'adozione di concreti interventi volti alla tutela e alla valorizzazione del bene;
          con delibera n.  58 del 29 giugno 2000 è stato istituito un gruppo di lavoro congiunto tra comune di Guidonia Montecelio e l'Aeronautica militare per la redazione di un piano volto al recupero e la valorizzazione del comprensorio. In tale occasione tuttavia vennero inspiegabilmente emarginate tutte le più importanti professionalità della scienza aeronautica con l'attribuzione di alcune deleghe ad un comitato di privati cittadini privi della necessaria competenza scientifica;
          nonostante un intervento legale avverso tale provvedimento, la delibera n.  58 non è stata revocata ma soltanto rettificata con delibera n.  173 del 29 giugno 2000;
          la facoltà di ingegneria dell'università «La Sapienza» di Roma prese l'impegno di contribuire a titolo gratuito alla realizzazione di un importante progetto coordinato e condiviso con i massimi esponenti scientifici e storici, che prevedeva un concorso nazionale finalizzato alla valorizzazione del bene, ma la situazione rimase ancora una volta sostanzialmente ferma, fino al giugno 2001, quando il Prof. Bernardino Lattanzi, autore del libro «Vita ignorata del Centro Studi ed Esperienze di Guidonia» decise di esporre al Ministero l'intera complessa questione, ottenendo finalmente favorevoli riscontri;
          la soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Lazio propose di «utilizzare un concorso di idee di livello internazionale», la Soprintendenza Regionale ritenne opportuno emanare un provvedimento di tutela ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera b) del Decreto legislativo n.  490, e la Direzione Generale per l'Architettura e l'Arte Contemporanea concordò sulla necessità del concorso ai sensi della legge 109 del 1994, articolo 17;
          del tutto inaspettatamente, ma soprattutto senza un regolare concorso pubblico, l'Aeronautica militare, il comune di Guidonia e l'università «La Sapienza» sottoscrissero in data 21 ottobre 2002 un protocollo d'intesa prevedendo la realizzazione di un polo didattico e di ricerca di valenza internazionale nel settore aeronautico spaziale a carico del comune;
          alla sottoscrizione di tale protocollo, peraltro nei fatti difficilmente realizzabile considerato l'esiguo bilancio comunale, non parteciparono né rappresentanti della comunità scientifica né tutti gli organi di competenza;
          ad oggi il suddetto protocollo non ha raggiunto gli obiettivi di recupero e valorizzazione del complesso, che intanto rischia di ridursi in macerie;
          il complesso non è neppure visitabile perché attualmente i ruderi sono circondati da nastro a strisce bianche e rosse per pericolo di crolli;
          studiosi ed esperti scientifici per decenni si sono adoperati per salvaguardare l'ex DSSE, mettendo anche a disposizione della Soprintendenza le loro competenze per le rilevazioni tecniche finalizzate all'intervento d'ufficio della stessa Soprintendenza, come indicato dal MIBAC;
          eppure tali rilevazioni non sono state mai effettuate per mancanza di assenso e autorizzazioni da parte degli enti affidatari del patrimonio e delle istituzioni;
          nel frattempo è stata sciolta risciolta la SIA (Scuola di ingegneria aerospaziale) nonostante la sentenza del TAR del 30 settembre 2011. Alla SIA appartenevano molti degli ingegneri disponibili per la salvaguardia del patrimonio ex DSSE  –:
          alla luce dei fatti riportati in premessa, per quali ragioni non sia stato indetto il concorso internazionale di idee per la valorizzazione del complesso ex DSSE nel comune Guidonia Montecelio nonostante i pareri favorevoli del Ministero e per quali ragioni non sia stata verificata la fattibilità del progetto coordinato e condiviso con i massimi esponenti del settore;
          se il protocollo d'intesa sottoscritto il 21 ottobre 2002 sia conforme alle valutazioni e ai pareri ministeriali citati in premessa, e quali rilevazioni tecnico-professionali siano state effettuate dagli organi firmatari per la messa in sicurezza dei ruderi;
          considerato che il protocollo del 21 ottobre 2002 non ha comportato l'adozione di concreti atti di recupero e valorizzazione del patrimonio dell'ex DSSE, se intenda valutare i presupposti per porre fine all'intesa;
          quali provvedimenti intendano assumere al fine di garantire la messa in sicurezza del patrimonio dell'ex DSSE, anche con la partecipazione degli ingegneri e dei professori che da anni si adoperano alla salvaguardia del bene;
          quali provvedimenti di competenza intenda assumere al fine di osservare quanto disposto dalla sentenza del TAR del 30 settembre 2011. (4-19017)

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      MOSCA e VACCARO. — Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
          il servizio civile nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001, n.  64, dal 1o gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria. Si tratta di un'opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico;
          le aree di intervento nelle quali è possibile prestare il Servizio civile nazionale sono riconducibili ai settori: assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero. Gli enti di servizio civile sono le amministrazioni pubbliche, le associazioni non governative (ONG) e le associazioni no-profit che operano negli ambiti specificati dalla legge 6 marzo 2001, n.  64;
          i progetti d'impiego dei volontari, predisposti dagli enti pubblici e dalle organizzazioni del terzo settore iscritti all'Albo nazionale vengono presentati all'Ufficio nazionale per il servizio civile, quelli predisposti dagli enti territoriali iscritti nell'Albo regionale vengono presentati alle strutture del servizio civile della regione competente per territorio. Il dato complessivo dei progetti di SCN finanziati nel periodo dal 2001 al 2011 è 25.839, mentre il numero dei posti di volontario messi a bando dal 2001 al 2011 è di 319.340 giovani;
          i giovani, di età compresa tra i 18 e 28 anni, di cittadinanza italiana, interessati al servizio civile volontario possono partecipare ai bandi di selezione dei volontari, presentando domanda di partecipazione;
          nel 2010 e 2011 il bando era stato aperto a settembre-ottobre, mentre il bando del 2012 non è stato ancora emanato e come confermano i dirigenti dell'ufficio del servizio civile non si tratterebbe di un semplice ritardo nelle pubblicazioni ma una conseguenza dei drastici tagli effettuati al fondo nazionale per il servizio civile negli anni 2011 e 2012;
          negli ultimi anni il servizio civile ha visto drasticamente ridotte le cifre a disposizione del fondo nazionale: da 170 milioni di euro nel 2009 a 100 milioni nel 2010. Ciò ha comportato una diminuzione dei posti messi a disposizione, che sono passati da poco più di 50 mila nel 2007 ad appena 20 mila nel 2011, fino ad arrivare alla decisione di sopprimere un anno, il 2012;
          tra dicembre e gennaio 2013, circa 800 volontari potranno candidarsi per la selezione per progetti relativi all'assistenza agli invalidi e ad azioni per le aree terremotate delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Mentre la pubblicazione del prossimo bando «vero», quello ordinario con migliaia di posti, è invece prevista per la primavera del 2013  –:
          quali iniziative il Ministro intenda promuovere per garantire al servizio civile nazionale una copertura delle spese per le sue attività di assistenza, utilità sociale e di promozione culturale, in linea con quanto operato nel corso degli anni e quali iniziative intenda seguire per tutelare questi strumenti di cittadinanza rivolti ai giovani. (4-19028)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      LUSETTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          gli ufficiali del ruolo tecnico logistico dell'Arma dei carabinieri maturano il diritto alla promozione dal grado di tenente in s.p.e. a quello di capitano in s.p.e. dopo un anno di permanenza nel grado di tenente ai sensi di quanto disposto dall'articolo 1238 del Codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66);
          i tenenti in s.p.e del ruolo tecnico logistico dell'Arma appartenenti al corso formativo straordinario (anzianità in s.p.e. 15 ottobre 2010), pur avendo maturato l'anzianità nel grado per la promozione al grado di capitano in data 15 ottobre 2011, ad oggi non risultano essere stati ancora promossi;
          i loro colleghi del corso ordinario che hanno maturato l'anzianità di grado in data 14 ottobre 2011, sono già stati promossi al grado di capitano nell'aprile 2012;
          si tratta di avanzamento per sola anzianità e provoca un profondo disagio negli ufficiali che attendono la promozione al superiore grado e arreca un danno morale e materiale di tipo economico;
          appare opportuno intraprendere ogni possibile iniziativa per una sollecita definizione della procedura di avanzamento dei predetti ufficiali  –:
          quali iniziative intenda intraprendere per una celere risoluzione della problematica al fine di garantire entro dicembre 2012 l'avanzamento al grado di capitano ai predetti ufficiali. (4-19018)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ANTONIONE, GAVA e SARDELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la Guardia di Finanza Stazione Navale di Trieste, al fine di verificare l'avvenuto pagamento della tassa annuale sulle unità da diporto, ha invitato un numero imprecisato di proprietari di imbarcazioni, a presentarsi personalmente o attraverso un proprio delegato munito di procura speciale, negli uffici della stessa Guardia di Finanza con la documentazione che certifichi l'avvenuto pagamento;
          tale procedura sé secondo gli interroganti assolutamente sbagliata e persecutoria nei confronti dei contribuenti onesti, in quanto, avendo adempiuto nella sostanza e nella forma alle disposizioni di legge, vengono anche chiamati a documentare, per volontà o negligenza degli organi finanziari di controllo, l'effettivo pagamento;
          i suddetti contribuenti, per poter corrispondere alla richiesta di «invito a presentarsi», sono spesso costretti a perdere preziose ore di lavoro subendo un ulteriore penalizzazione economica, o, alternativamente devono sostenere i costi sia economici sia temporali per delegare altre persone munite di «procura speciale»;
          tale procedura ha un costo rilevante per lo Stato sia in termini di mezzi (comunicazioni tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento) che di uomini che potrebbero essere utilizzati per altre operazioni;
          l'amministrazione finanziaria dello Stato potrebbe individuare modalità di pagamento di tale tassa tali da consentire agli organi preposti al controllo di esercitare la loro funzione utilizzando le moderne tecnologie informatiche che consentono controlli incrociati meno onerosi per lo Stato, con impiego di minori risorse umane e soprattutto senza affliggere i contribuenti con costi aggiuntivi  –:
          quanti siano i proprietari di imbarcazioni che la Guardia di Finanza di Trieste abbia convocato nei propri uffici per eseguire la verifica in premessa;
          quanti siano gli uomini dedicati e a quanto ammontino i costi diretti che l'amministrazione deve sostenere per questa operazione;
          se tale operazione sia stata pianificata da una indicazione ministeriale, dal comando generale di Roma o da che altra articolazione territoriale, e se ancora tale operazione venga svolta esclusivamente a Trieste o sia estesa a tutto il territorio nazionale;
          se e quali misure intenda adottare per modificare tale procedura. (5-08658)

Interrogazione a risposta scritta:


      CAPARINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          con due atti di sindacato ispettivo (4/18468 e 4/17284), sui quali l'interrogante non ha ancora ricevuto risposta, si poneva all'attenzione dei Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un evento calamitoso verificatosi in data 27 luglio 2012 a seguito di un violento temporale che ha colpito l'Alta Valcamonica provocando una frana che ha travolto la frazione di Rino di Sonico (BS) e l'esondazione del torrente Rabbia trascinando a Valle 250 mila metri cubi di detriti, spingendosi fino alla strada statale 42 e rendendola inagibile per circa 24 ore;
          a seguito delle successive precipitazioni piovose del 27 settembre, del 3 e 4 novembre e da ultima quella dell'11 novembre 2012, che ha superato due soglie su tre di criticità idrogeologica, per l'ennesima volta, il fiume Oglio ha pericolosamente raggiunto il limite di tracimazione a valle della confluenza del torrente Rabbia invadendo la strada statale 42 del tonale della Mendola con il rischio di gravi ripercussioni sulla viabilità e sulla sicurezza degli automobilisti;
          gli eventi piovosi hanno incrementato la portata d'acqua del fiume Oglio mettendo in pericolo la tenuta degli argini e la confinante strada statale 42 del Tonale e della Mendola;
          la zona è sottoposta ad un rischio idrogeologico elevato che mette in pericolo l'incolumità delle persone che percorrono la strada statale 42 e pertanto, come soluzione immediata a breve termine, occorre asportare urgentemente il materiale depositatosi nell'alveo del fiume e ripristinarne le condizioni di deflusso preesistenti agli eventi piovosi;
          l'avvio della stagione sciistica, con il conseguente aumento del traffico e quindi delle automobili in transito su questa tratta rende ancora più allarmante la situazione per l'incolumità degli automobilisti;
          per poter ripristinare le condizioni di messa in sicurezza la provincia di Brescia ha effettuato opere di primo intervento e di contenimento sul torrente Rabbia per oltre 1 milione di euro. Ora la stessa provincia ha a disposizione altri 5 milioni di euro (derivanti dalla legge «Valtellina») per completare gli interventi che limiterebbero i rischi di nuove frane in Val Rabbia ed in Val Camonica, ma le opere hanno subito un rallentamento a causa dei vincoli per il patto di stabilità interno;
          è indispensabile che le risorse impiegate per far fronte ai dissesti idrogeologici e per la messa in sicurezza siano escluse dal rispetto del patto di stabilità;
          alla Camera è stato accolto dal Governo un ordine del giorno, a firma dell'interrogante, alla legge di stabilità 2013 (9/5534-bis-A/157), con il quale il Governo si impegna a valutare l'opportunità di svincolare i fondi della legge «Valtellina» dal patto di stabilità interno  –:
          se si intenda dare seguito al suddetto ordine del giorno affinché i fondi detenuti ex legge n.  102 del 1990 (cosiddetta legge Valtellina), al momento legati al rispetto del «patto di stabilità interno», possano essere svincolati per permettere la realizzazione di opere per la messa in sicurezza del territorio sopra indicato nonché della popolazione ivi residente e di coloro che transitano sulla strada statale 42;
          se i Ministri, per quanto di propria competenza, intendano assumere iniziative urgenti per la messa in sicurezza dell'area interessata, anche perni tramite dell'Autorità di bacino, mediante l'asportazione dei detriti accumulatisi nell'alveo del fiume Oglio. (4-19025)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      CARFAGNA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in Italia dall'inizio del 2012 sono state uccise più di 100 donne, una ogni due giorni. Il 7 dicembre il signor Vincenzo Manduca, di Santa Sofia (Forlì), ha ucciso a coltellate Lisa Puzzoli di 22 anni, ex convivente e madre di suo figlio, in una frazione del comune di Basiliano (Udine);
          l'avvocato della famiglia Puzzoli, Enrica Lucchin, aveva depositato in procura il 10 ottobre la proposta di applicazione di una misura cautelare nei confronti di Manduca, affinché gli fosse impedito di avvicinarsi alla casa di Lisa «ma l'ordinanza – aveva precisato l'avvocato – non risulta ancora emessa e ora è troppo tardi». A partire dal 2010 Manduca era stato denunciato dall'ex fidanzata per stalking, lesioni e violenza privata. Un fascicolo precedente, risalente al 2010, relativo a tanti messaggi inviati da Manduca alla ragazza, era già stato archiviato. Il gip aveva ritenuto che questi «non fossero atti persecutori, ma giustificati da questioni relative alla gravidanza»;
          «in agosto – riferisce ancora l'avvocato Lucchin – Manduca aveva colpito Lisa Puzzoli allo sterno procurandole la frattura di alcune costole. In settembre si era avvicinato a Lisa e alla bimba e aveva chiuso nell'abitacolo della macchina la piccola per due ore. Erano dovuti intervenire i carabinieri per fargli aprire l'auto, mentre la figlioletta piangeva disperatamente»;
          il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi, ricorda che ogni settimana sul suo tavolo arrivano decine di denunce di questo tipo affermando che: «Non possiamo mettere la scorta a tutti. L'unica misura efficace sarebbe la custodia in carcere, ma bisogna fare i conti con i poteri e i mezzi a disposizione di giudici e pubblici ministeri. Al più si ottiene un divieto di avvicinamento, ma se uno vuole uccidere non basta di certo. Le vittime devono stare attente e tutelarsi. In casi del genere non bisogna avvicinarsi o comunque non è bene farlo da soli»  –:
          se il Ministro non ritenga opportuno avvalersi dei propri poteri disponendo un'attività ispettiva nei confronti dei magistrati titolari del fascicolo relativo alla vicenda di cui in premessa. (3-02658)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      META, TULLO e VELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          a seguito dell'ordinanza del Consiglio di Stato in data 13 novembre 2012, che ha respinto l'istanza cautelare di sospensiva della sentenza n.6365/2012 del TAR del Lazio, con la quale era stato respinto il ricorso dell'autorità portuale di Napoli, a motivo dell'inclusione delle autorità portuali nell'elenco ISTAT redatto ai sensi del comma 3, dell'articolo 1, della legge n.  196 del 2009, di fatto si è ritenuto applicabile anche al personale dipendente delle autorità portuali quanto previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n.  78 del 2010, ovvero il «blocco» delle retribuzioni per gli anni 2011, 2012 e 2013 al pari dei dipendenti pubblici non considerando che i dipendenti di quegli enti sono legati all'ente medesimo da un contratto di diritto privato «come nell'impresa»;
          alla luce di ciò le organizzazioni sindacali sottoscrittrici del CCNL dei lavoratori dei porti – FILT CGIL, FIT CISL e UILTrasporti – hanno dichiarato lo stato di agitazione e proclamato una giornata di sciopero per il giorno 5 dicembre 2012;
          contestualmente le organizzazioni sindacali hanno anche chiesto, al Ministro ed al Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, un incontro;
          in risposta a quest'ultima richiesta il 30 novembre 2012 gli uffici del Gabinetto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti hanno convocato una riunione per il 4 dicembre al fine di esaminare le problematiche evidenziate dalle organizzazioni sindacali;
          nel corso della riunione, durante la quale peraltro non è intervenuto nessun rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, le organizzazioni sindacali hanno espresso ampie riserve riguardo alla scelta di un incontro tecnico su argomento che richiede scelte politiche. Timori condivisi anche da Assoporti che paventa, in mancanza di soluzioni politiche, il rischio che si precipiti in qualche territorio al livello di problema sociale (e di ordine pubblico)  –:
          se il Ministro intenda assumere iniziative, anche normative, per tutelare i lavoratori delle autorità portuali che, in caso contrario, vedrebbero lesi i loro diritti con il rischio del naufragio del modello contrattuale vigente, aprendo un vulnus nel ruolo e nell'autonomia delle autorità portuali; se il Ministro non ritenga grave e controproducente la «rottura» del clima di pace sociale, durato oltre 12 anni, di cui ha beneficiato il settore portuale fin dal primo CCNL unico, applicato tanto ai dipendenti delle autorità portuali quanto a quelli delle imprese e terminalisti portuali. (5-08645)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REALACCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
          da anni la questione del trasporto pubblico locale e del pendolarismo costituisce uno dei più gravi problemi per la mobilità urbana ed extraurbana nazionale e attribuisce all'Italia un triste primato europeo in termini di mobilità sostenibile, sicurezza, abbattimento delle emissioni da traffico veicolare e diritti dei passeggeri;
          dalla campagna sulla mobilità sostenibile Pendolaria 2012 promossa da Legambiente, i cui dati salienti recentemente anticipati hanno avuto largo spazio sulla stampa nazionale, come ad esempio sul quotidiano Avvenire, si evince che i recenti tagli, la riduzione delle corse e i disservizi, ritardi orari e la lentezza, senza contare il sovraffollamento e l'aumento del costo dei biglietti, affliggono gravemente il trasporto ferroviario, in particolare quello dedicato alle tratte locali maggiormente usate dai pendolari;
          è stata inoltre redatta nel sopraccitato dossier una mappa delle tratte peggiori del trasporto ferroviario locale italiano che vede in testa la Circumvesuviana a Napoli, seguita dalla Roma-Viterbo, Pinerolo-Torre Pellice, Padova-Venezia Mestre, Genova Voltri-Genova Nervi, Palermo-Messina, Viareggio-Firenze, Stradella-Milano, Bologna-Ravenna, Potenza-Salerno;
          a fronte di tagli del servizio e aumenti importanti del prezzo dei biglietti in diverse regioni non si è avuto un miglioramento del servizio con razionalizzazione degli orari e nuovi treni. Al contrario i disagi del trasporto pubblico su ferro sono aumentati in particolare per i cittadini di Campania, Lombardia, Lazio, Veneto e Sicilia;
          è utile ricordare, a titolo esemplificativo, alcune situazioni di trasporto ai limiti del credibile: la Palermo-Messina è una delle tratte più lente d'Italia con il record di 4 ore per 225 chilometri. Per il 55 per cento della linea c’è ancora il binario unico ed i ritardi sono costanti come le soppressioni dei treni, le carrozze sempre più sporche e le stazioni sono messe fuori uso dai vandali. Impossibile poi trovare un posto nell'orario di punta sui treni tra Padova e Mestre, la tratta più affollata del Veneto: una regione che in questi anni ha investito una poco nel trasporto ferroviario pendolare. Da ultimo sulla Viareggio-Lucca-Firenze, secondo le previsioni, saranno chiuse 7 stazioni con una conseguente drastica diminuzione del servizio a fronte di un aumento del 20 per cento delle tariffe regionali in Toscana;
          nel triennio 2010-2012 la media delle risorse stanziate è diminuita del 22 per cento rispetto al 2007-2009. Il 2009 risulta infatti essere un «parametro - indice» poiché è stato l'ultimo anno in cui sono stati destinati dal Governo alle regioni fondi sufficienti a garantire un servizio decoroso per i cittadini  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione e della grave situazione in cui versa il trasporto locale e pendolare nelle maggiori aree metropolitane del Paese e se non si ritenga utile verificare la possibilità di stanziare fondi ad hoc, magari quelli afferenti al capitolo di fondi europei destinati al nostro Paese, per rilanciare la mobilità sostenibile in Italia e se non sia utile verificare se, a fronte di trasporti ferroviari così affollati in certi orari della giornata, la sicurezza del trasporto sia comunque garantita. (4-19016)


      PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          le procedure di ricostruzione delle aree del Belice colpite dal terribile sisma del 1968 sono regolate da leggi diverse che si sono accavallate nel tempo senza un piano organico ed unitario;
          la prima legge organica che sancisce il diritto di ricostruire il patrimonio distrutto risale al 1987, 19 anni dopo il terremoto;
          il Parlamento ha avviato più volte indagini conoscitive sullo stato della ricostruzione e il documento conclusivo della Commissione bicamerale sul Belice, votato all'unanimità dai gruppi parlamentari il 14 marzo 1996, evidenzia «la certezza che le popolazioni interessate dal sisma del 1968 sono state vittima di insipienza e di malgoverno» e conclude sostenendo che «l'intero Paese ha, nei confronti del Belice, un debito morale che deve essere colmato al più presto»;
          la citata Commissione, nell'espletamento della sua attività, aveva anche acquisito uno studio redatto dalla Ragioneria generale dello Stato secondo il quale alle zone terremotate del Belice sono stati destinati 12 mila miliardi di lire (in 30 anni), mentre per le zone del Friuli colpite dal sisma del 1976 e che avevano riportato danni equivalenti, sono stati stanziati 29 mila miliardi di lire (in 8 anni);
          la Ragioneria generale dello Stato ha, inoltre, evidenziato come il 30 per cento degli stanziamenti previsti per il territorio del Belice sia andato perduto causa dei ritardi accumulati nell'erogazione delle somme ai comuni;
          la VIII commissione della Camera nella seduta del 4 ottobre 2006 raccomandava al Governo di reperire le risorse da destinare al completamento della ricostruzione «tenendo presente che il coordinamento dei sindaci della Valle del Belice ha evidenziato un fabbisogno, per i progetti presentati dai soggetti privati, pari a 446 milioni di euro, e per il completamento degli interventi di edilizia pubblica di circa 133 milioni di euro»; pertanto il fabbisogno accertato dai sindaci veniva ufficializzato nelle aule parlamentari e condiviso;
          l'articolo 1, comma 1010 della legge n.  296 del 2006 prevedeva finanziamenti per euro 20 milioni per l'anno 2007, 30 milioni per l'anno 2008 e 50 milioni per l'anno 2009; tali somme – come già previsto dalla legge n.  350 del 2003 – potevano essere destinate anche ad opere pubbliche;
          le osservazioni della VIII Commissione della Camera raccomandano al Governo e al coordinamento dei sindaci «di provvedere alla realizzazione e al completamento delle opere di urbanizzazione e delle altre opere pubbliche nelle aree nelle quali siano posti in essere interventi di edilizia privata finanziati con risorse pubbliche provenienti da questa e da altre leggi» e ciò «al fine di garantire una corretta programmazione degli interventi urbanistici, che scongiuri la realizzazione di edilizia privata priva di servizi adeguati e delle necessarie urbanizzazioni»;
          il decreto-legge n.  112 del 2008 ha tagliato circa 70 milioni di euro già destinati alla ricostruzione del Belice con l'effetto paradossale dell'instaurarsi di contenziosi tra i cittadini aventi diritto ai finanziamenti e ai comuni conclusisi con la condanna degli enti locali a pagare con propri fondi;
          ad oggi, dopo 44 anni, la ricostruzione non è ancora stata completata e, ad avviso dell'interrogante, non è possibile che esistano ancora aree del nostro Paese in cui mancano opere di urbanizzazione primaria come le strade, le fognature o l'illuminazione pubblica  –:
          quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito alla situazione illustrata in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di disporre quanto meno i finanziamenti necessari al completamento delle urbanizzazioni e dei cantieri bloccati da anni, oltre a quelli necessari per i progetti di edilizia privata presentati dagli aventi diritto entro la data del 31 gennaio 2007. (4-19040)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      SCHIRRU, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e PES. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la situazione economica-finanziaria in cui versano i comuni italiani è nel corso degli ultimi anni andata peggiorando, in considerazione dei tagli ai conti pubblici dei bilanci e dei vincoli di spesa sempre più stringenti imposti con il patto di stabilità interna;
          nonostante ciò, le funzioni cui essi devono adempiere aumentano, in ragione di un processo di ulteriore trasferimento di competenze e risultano più numerose e significative anche in termini di costi;
          a tale aggravio di competenze non corrisponde una adeguata implementazione dei fondi, ma al contrario un taglio delle risorse crescente, che mette conseguentemente a rischio l'organizzazione efficiente dei servizi ai cittadini;
          in particolare, molto onerose risultano essere le spese relative agli indennizzi dovuti ai proprietari di terre espropriate nel passato che, anche in ragione di sentenze della magistratura ordinaria, vengono quantificate dopo molti anni, come nel caso di alcuni comuni italiani, tra cui il comune di Villasor (CA) e tanti altri comuni della regione Sardegna. Ciò deriva essenzialmente dal fatto che la giurisprudenza delle Corti europee ha vanificato le previsioni contenute nella legislazione nazionale circa i criteri di determinazione degli stessi indennizzi, che sono quindi risultati enormemente più gravosi rispetto a quanto stabilito in sede nazionale. Le amministrazioni pubbliche, pertanto, comprese quelle comunali, si trovano, senza colpa e responsabilità, a dover sostenere oneri molto più elevati rispetto a quelli previsti in sede di avvio delle procedure espropriative;
          se è vero che l'indennizzo, per il singolo espropriato, è un diritto garantito e sancito dall'articolo 42, comma terzo, della Costituzione, è altrettanto vero che tale diritto non trova adeguata tutela qualora l'ente locale debitore non disponga oggi dei fondi necessari, quindi in misura superiore a quella originariamente prevista;
          in carenza di tali fondi, infatti, il comune o decide di indebitarsi ove possibile, oppure dichiara il proprio fallimento, e il cittadino non vedrà tutelato, in tutto o in parte, il suo diritto ad essere risarcito nei modi e nelle forme previste dalla Costituzione e dalla legge  –:
          se il Ministro interrogato sia al corrente di tale situazione e se intenda assumere adeguate iniziative per garantire che le amministrazioni interessate siano poste in grado di pagare i debiti pregressi, in modo che i cittadini espropriati a loro volta conseguano il giusto indennizzo come costituzionalmente previsto;
          se sia utile assumere iniziative volte a prevedere che gli importi dovuti possano rientrare tra le fattispecie dei debiti di cui all'articolo 8, comma 6-bis, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n.  174, recante disposizioni urgenti in materia di finanze e funzionamento degli enti territoriali.
(4-19008)


      MUNERATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          organi di stampa locale (il Resto di Carlino di Rovigo) riportano la notizia secondo la quale nei giorni scorsi, il prefetto di Rovigo avrebbe evidenziato il costante e crescente diffondersi di rapine e furti in tutto il territorio della provincia di Rovigo, dove, solo nel 2012, si sarebbero verificati quasi 4.000 furti di vario genere (nelle auto, nelle abitazioni e altro) e diverse decine di rapine;
          l'analisi riportata dal prefetto di Rovigo mette in luce una situazione che, se da un lato può definirsi tipica, o comunque comune, anche a tutto il resto del territorio veneto, dall'altro evidenzia alcuni aspetti, come quelli legati alle modalità con le quali vengono effettuate le rapine, che sta determinando estrema apprensione tra gli amministratori locali ed i cittadini  –:
          se, considerati i fatti sopra descritti e la grave situazione venutasi a determinare, non ritenga opportuno adottare idonee iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per aumentare il livello di controlli nei luoghi più sensibili del territorio della provincia di Rovigo. (4-19009)


      GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il settimanale l’Espresso ha recentemente pubblicato un articolo di Lirio Abbate che traccia un profilo della presenza mafiosa a Roma e descrive l'esistenza di una o più strutture criminali che controllano il territorio a prescindere dalle mafie tradizionali provenienti da altri territori;
          secondo questa ricostruzione ci sarebbero almeno quattro personaggi in grado di comandare sul territorio: Massimo Carminati, Michele Senese ed i fratelli Carmine e Giuseppe Fasciani;
          nel territorio di Roma, negli ultimi anni, si sono succeduti diversi episodi criminali: omicidi di pregiudicati, attentati incendiari a strutture commerciali, episodi di minacce e lesioni a danni di imprenditori e cittadini probabilmente vittime dell'usura; nello stesso tempo si sono moltiplicate nel territorio le presenze di personaggi legati alla camorra, alla ’ndrangheta ed a Cosa Nostra; presenze che hanno portato a numerosi investimenti in attività imprenditoriali solo parzialmente scoperti e colpiti con sequestri e confische;
          secondo quanto riporta l'articolo, la capacità di controllo del territorio da parte di Massimo Carminati sarebbe aumentata negli ultimi anni grazie ai rapporti con personaggi di notevole importanza nelle amministrazioni pubbliche ed in aziende controllate dallo Stato  –:
          quale sia attualmente lo stato giudiziario dei quattro soggetti nominati in precedenza;
          se siano in atto nei loro confronti misure di prevenzione personale o patrimoniali;
          se sia in corso una puntuale verifica del loro stile di vita e se questo corrisponda a quanto riportato nelle dichiarazioni dei redditi dei soggetti e dei loro familiari. (4-19013)


      SBAI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          non è possibile tracciare fondi e armi che arrivano o semplicemente transitano nel nostro Paese;
          è di tre giorni fa la notizia del fermo di cinque container nel porto di Napoli, pieni di bazooka, lanciamissili e altre armi da guerra (http://www.ilmattino.it);
          sono in corso le indagini dell'autorità giudiziaria per capire da dove provengano e dove fossero dirette quelle armi;
          è invece di oggi la notizia del fermo di un cittadino egiziano proveniente dal Cairo, residente in Italia e di professione carpentiere, che tentava di introdurre illecitamente sul territorio nazionale oltre 110.000 mila euro in contanti;
          della somma trovata in suo possesso il cittadino egiziano non ha dato spiegazioni esaurienti né convincenti;
          sono in corso le indagini dell'autorità giudiziaria per capire a chi fossero destinati tali somme  –:
          se intenda il Governo, porre in essere azioni ispettive e di controllo sui container che transitano per l'Italia e su quelli stazionanti presso le autorità portuali italiane;
          come intenda il Governo agire per evitare che traffici illeciti si diffondano nel Paese e vadano a finanziare realtà terroristiche di stampo estremista;
          se intenda il Governo porre in essere iniziative di controllo sui fondi che illecitamente giungono in Italia per capire a chi;
          se intenda il Governo fornire elementi ai fatti in oggetto, che, se accertati, integrerebbero una lacuna gravissima nella sicurezza del Paese. (4-19023)


      BARBATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          gli agenti della Polmare di Napoli hanno proceduto presso il porto locale al sequestro di cinque container, dei quali certamente uno con armi, destinate a quanto pare all'Egitto, Paese dove c’è una forte tensione per le contestazioni al presidente Morsi;
          la notizia è contenuta nell'articolo: «Napoli, armi in container: sequestrati nel porto, un arresto» pubblicata in data 8 dicembre 2012 dal sito repubblica.it edizione Napoli;
          a mettere in moto le forze dell'ordine italiane sarebbero state le autorità israeliane (http://napoli.repubblica.it);
          gli investigatori, sequestrati i cinque container, hanno eseguito controlli anche su altri carichi arrivati nel porto di Napoli. L'area dove sono state scoperte le armi è stata recintata ed è sorvegliata dalle forze dell'ordine;
          tra i materiali posti sotto sequestro dagli agenti della Polmare ci sono anche pistole lanciarazzi. I container erano affidati ad un corriere egiziano, che è stato arrestato  –:
          di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati sul caso esposto in premessa e se non intendano assumere le iniziative di competenza tese a fare luce su un possibile smercio di armi di cui il porto di Napoli sarebbe sede privilegiata per il commercio balistico del Mediterraneo, quali misure, ciascuno per quanto di competenza, intenda adottare nell'immediato a prevenzione di altri carichi in procinto di passare attraverso il porto di Napoli e se sia noto quali industrie italiane avrebbero eventualmente prodotto il carico destinato presumibilmente all'Egitto. (4-19024)


      TANONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il comma 2 dell'articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica n.  361 del 1957 non richiede, ai fini della presentazione delle liste di candidati alle elezioni politiche, nessuna sottoscrizione per i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all'inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi e per i partiti o gruppi politici che abbiano effettuato le dichiarazioni di collegamento ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 1, con almeno due partiti o gruppi politici di cui al primo periodo e abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, con contrassegno identico a quello depositato ai sensi dell'articolo 14  –:
          quali siano i partiti che, ad oggi, sono esentati dalla raccolta delle firme per la sottoscrizione delle liste per le elezioni politiche 2013, al fine di evitare interpretazioni difformi al riguardo. (4-19037)


      MESSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          tutti i Corpi militari e civili della Repubblica italiana alienano i mezzi cosiddetti «fuori uso» cedendoli a titolo oneroso a privati o ad organizzazioni di volontariato garantendo così entrate straordinarie ai propri Corpi e facilitando le associazioni nel reperimento di mezzi atti ai vari scopi, potendo contare su un vasto autoparco che altrimenti, se esclusivamente rottamato, finirebbe per far lucrare solo alcune categorie commerciali, a scapito dell'intera collettività;
          a questa modalità, oramai consolidata, non fa eccezione il dipartimento della polizia di Stato, che avendo regolamentato la cessione dei mezzi cosiddetti «fuori uso» dall'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica n.  417 del 1992, con apposita circolare interna emanata il 9 novembre 2011, ha adottato una politica più restrittiva di dismissione degli stessi mezzi, centralizzando l'eventuale cessione a titolo oneroso, ovvero un vero e proprio acquisto da parte degli enti senza fini di lucro, orientata prevalentemente ad evitare che tali mezzi finiscano nella disponibilità di operatori economici, come se i veicoli destinati alla rottamazione non siano ceduti a costi irrisori a degli operatori economici;
          la suddetta circolare ha generato confusione in alcuni dirigenti periferici del medesimo Corpo di polizia, poiché, in un certo senso, è in contrasto con le linee guida individuate dal Governo, secondo le quali ogni organismo dello Stato dovrebbe provvedere ad una revisione delle proprie spese e degli sprechi, cercando di attivare percorsi virtuosi di recupero di risorse economiche, tra i quali va certamente annoverata la cessione dei mezzi dichiarati fuori uso;
          all'interrogante risulta preoccupante, in particolare, il caso della regione Sicilia, nella quale a quanto consta all'interrogante il dirigente tecnico capo della Sezione automezzi del dipartimento della polizia di Stato, con una interpretazione assai restrittiva della citata circolare interna, da circa un anno avrebbe tassativamente cassato qualunque istanza di acquisto da parte delle associazioni di volontariato, compresa la Croce rossa italiana, condannando senza appello tutti i lotti alla rottamazione e favorendo di fatto esclusivamente degli operatori economici  –:
          se il Ministero intenda prendere provvedimenti per ristabilire criteri di legalità nella gestione della sezione automezzi della polizia di Stato della regione Sicilia, attraverso le opportune verifiche interne al dipartimento della polizia di Stato, consentendo alle associazioni interessate di potere acquisire, anche attraverso la realizzazione di lotti straordinari, quei mezzi negati da circa un anno, in qualche modo indennizzandole per la cattiva applicazione delle leggi dello Stato italiano. (4-19043)


      GRANATA e MURO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Ariano già nel 2008 è stato colpito da un decreto di scioglimento per condizionamento camorristico;
          il comune di Arzano, 36 mila abitanti in provincia di Napoli, è guidato, dal marzo del 2010, dal sindaco Giuseppe Antonio Fuschino;
          in precedenti atti di sindacato ispettivo sono state evidenziate alcune fra le criticità che riguardano la gestione amministrativa comunale, tra le altre: l'approvazione del PEG (piano esecutivo di gestione), intervenuta alla fine dell'esercizio finanziario, quando evidentemente non ha più senso assegnare obiettivi in quanto i risultati sono ormai già definiti; le nomine dei rappresentanti del comune di Arzano presso il consorzio cimiteriale, effettuate, con straordinario tempismo, il giorno prima dell'entrata in vigore del nuovo «regolamento comunale per la designazione dei rappresentanti dell'ente presso istituzioni, società e consorzi» che, con la normativa introdotta, non avrebbe più consentito la loro nomina in quanto candidati non eletti al consiglio comunale; la nomina del dirigente dell'area polizia locale conferita, in data 13 gennaio 2011 (decreto n.  1) per il periodo 1o novembre 2010-31 gennaio 2011 con un meccanismo, decisamente anomalo, di efficacia retroattiva; l'incarico con determina dirigenziale, senza gara, per la riscossione della Tarsu, per l'anno 2010, alla società Sogert, richiamando un contratto scaduto oltre cinque anni prima; l'approvazione del PUT nella seduta del consiglio comunale del 14 marzo 2001, avvenuta senza recapitare ai consiglieri di minoranza né la delibera, né gli atti, impedendo, in sostanza, ai consiglieri di minoranza di conoscere tempestivamente i contenuti della proposta; le reiterate violazioni del regolamento del consiglio da parte del presidente del consiglio comunale che in varie occasioni avrebbe condotto i lavori in modo non imparziale, favorendo sistematicamente la maggioranza;
          risulterebbe agli atti del consiglio comunale una denuncia di vari consiglieri comunali appartenenti ad alcuni gruppi, in cui si evidenzia il palese conflitto di interesse di due componenti della giunta, e risulta che uno dei due, noto imprenditore edile locale, è anche firmatario del ricorso avverso al Piano regolatore generale peraltro bocciato. È legittimo ipotizzare un interesse a mantenere in essere il vecchio Programma di fabbricazione che risulta molto più favorevole ai costruttori;
          la piaga dell'abusivismo edilizio segna il comune di Arzano da lungo tempo e gli amministratori che si susseguono negli ultimi decenni assumono, a giudizio degli interroganti, un pericoloso atteggiamento di mancata assunzione di responsabilità rispetto al da farsi, ed infatti dal 25 luglio 2012 (richiesta protocollo 15976) il dimissionario consigliere comunale Giovanni Arnone non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale da parte del segretario comunale, sulla situazione degli abbattimenti di fabbricati in questo comune a seguito dei rilievi degli abusi, fatti dall'autorità municipale;
          è estremamente grave che numerose richieste di accesso agli atti da parte del consiglieri comunali siano state puntualmente ed ostinatamente disattese da parte del sindaco e degli amministratori di competenza, come possono dimostrare numerosissimi documenti al protocollo dell'ente arzanese e disponibili all'attenzione di chiunque se ne voglia interessare;
          molte perplessità sono state manifestate in seno al consiglio comunale rispetto alla attendibilità e legalità del bilancio in cui sono presenti capitoli a dir poco dubbi come quello sui ricavi dalla vendita di appartamenti di proprietà comunale non congruente con la effettiva situazione patrimoniale del comune;
          in data 13 novembre 2012 a quanto consta agli interroganti, è stata presentata da parte di tutta l'opposizione una richiesta di annullamento in autotutela della delibera del consiglio comunale di approvazione del bilancio di previsione anno 2012;
          inoltre non è stato approvato il rendiconto 2011, cioè il consuntivo relativo all'anno 2011, cosa che in base all'ultimo decreto-legge n.  174 del 2011 è motivo di scioglimento degli organi istituzionali comunali;
          è recentemente stato raggiunto da un avviso di garanzia il dirigente responsabile dell'ufficio legale e del personale con cui si contesta in abuso atti d'ufficio in relazione all'assunzione di alcuni lavoratori interinali;
          è evidente che sussistono ad oggi notevoli tracce di una gestione che appare agli interroganti borderline o chiaramente illegittima della attività politico-amministrativa del comune di Arzano, in contrasto con la normativa nazionale e regionale, con i fondamentali principi di buon andamento della pubblica amministrazione, e con le norme non scritte che attengono all'etica pubblica e alla morale individuale  –:
          se il Ministro interrogato intenda verificare la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell'articolo 141 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di ripristinare una condizione di legalità e civiltà che manca da troppo tempo. (4-19044)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          stante la cornice della proroga e alla luce della normativa vigente, non appare chiaro se gli ingegnanti e dirigenti in esonero totale o parziale, utilizzati attualmente presso il corso di laurea di scienze di formazione primaria (corso quadriennale) per espletare le attività funzionali al tirocinio degli studenti – futuri insegnanti di infanzia e primaria – siano o possano essere utilizzati anche nel nuovo corso di laurea di scienze di formazione primaria quinquennale a ciclo unico per la medesima attività;
          attualmente sono indicati solo concorsi di surroga del contingente degli attuali supervisori, non è chiaro, in assenza di normativa di riferimento, se sia legittimo bandire concorsi per il nuovo corso di laurea a ciclo unico quinquennale di scienze della formazione primaria per selezionare insegnanti e dirigenti in esonero totale e/o parziale che seguano e svolgano le attività di tirocinio, senza avere un parametro di riferimento normativo sui contingenti;
          i rappresentanti del Coordinamento nazionale dei supervisori di primaria segnalano inoltre che appare illegittimo bandire concorsi per il nuovo corso di laurea a ciclo unico quinquennale di scienze della formazione primaria a posti zero (0) per selezionare insegnanti e dirigenti in esonero totale e/o parziale che seguano e svolgano le attività di tirocinio;
          nella fase di passaggio al nuovo corso quinquennale e in assenza di specifica normativa di riferimento, tali chiarimenti, sollevati dagli stessi rappresentanti del Coordinamento nazionale dei supervisori di primaria, appaino più che legittimi  –:
          se il ministro interrogato non ritenga urgente fornire ai supervisori tutti i chiarimenti rispetto alle incongruenze di cui in premessa che stanno generando confusione e incertezze sulle attività che possono realmente svolgere, gli stessi supervisori. (5-08646)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          fonti di stampa hanno riportato la seguente notizia: «Un concorso, quello per dirigente scolastico, bandito nel 2011, che non trova pace e fa emergere tutte le sue criticità organizzative. Dopo lo stop delle assunzioni lombarde dovuto alla nota e triste questione delle buste trasparenti e alla sospensione del concorso in Calabria, per presunte gravi irregolarità, arriva l'annullamento per “gravi irregolarità” del Tar Molise del concorso molisano. Una decisione che potrebbe portare all'annullamento della selezione anche in altre regioni. Si teme fortemente un effetto domino che potrebbe invalidare buona parte dei concorsi regionali per DS. Infatti in buona parte degli uffici scolastici regionali interessati dal concorso per il reclutamento di circa 2.386 dirigenti scolastici, attraverso l'accesso agli atti e il riscontro di presunte e gravi incompatibilità nelle commissioni, continuano a colpi di carta bollata i ricorsi che sollevano vizi giuridici già accertati con la sentenza del Tar Molise. Il danno prodotto, da questa sentenza, nella regione Molise, è proporzionale al basso numero dei vincitori. Infatti per 16 posti messi a concorso dal Miur in Molise sono risultati vincitori soltanto 11 candidati su 259 che hanno partecipato alle prove preselettive. Si ricorda che dopo il test di preselezione soltanto il 23 per cento era stato ammesso alle prove scritte, che si è ridotto al 4,3 per cento alla fine dell'intera partita concorsuale. La commissione giudicatrice del concorso di dirigente scolastico del Molise ha ritenuto idonei soltanto 11 candidati: cinque in meno dei posti disponibili. I timori sempre più crescenti e consistenti di un effetto domino di questa sentenza, sono il vero problema, che soprattutto per la questione lombarda destano molte preoccupazioni. È molto probabile che in gennaio arriveranno, in coincidenza di una vacanza governativa del Paese, altre sentenze che potrebbero annullare altre prove concorsuali di altre regioni, in primis Calabria e Lombardia. Un concorso iniziato con la fuga di notizie dei test di preselezione che prima della pubblicazione ufficiale sul sito del Miur già erano divulgati in rete, che è continuato con le polemiche dovute agli errori degli item, pieni di test ambigui e con più di una risposta corretta, test evidentemente sbagliati, che ha costretto il ministero a cancellarne, ad una settimana dalla prova, un migliaio, che adesso si sta concludendo con la coda amara delle sentenze di annullamento»;
          la sentenza N. 00745/2012 REG.PROV.COLL. N. 00090/2012 REG.RIC., emanata dal Il Tribunale amministrativo regionale per il Molise (Sezione Prima), ha effettivamente stabilito che «Nel caso di specie, una componente della commissione nominata con l'impugnato provvedimento dell'Ufficio Scolastico regionale del Molise n.  7419 del 30 settembre 2011, precisamente il dirigente scolastico Anna Gloria Carlini, risulta essere rappresentante sindacale della Flc-Cgil e, in tale veste, risulta persino aver sottoscritto il contratto integrativo 2010-2011 per l'area V (dirigenza). Su tale punto vi è prova documentale, versata in atti dai ricorrenti. Quand'anche la detta dirigente scolastica avesse partecipato alla contrattazione collettiva nella veste di «esperto», è evidente che la medesima lo abbia fatto su mandato della sua organizzazione sindacale: essa, dunque, ha rivestito l'incarico di «rappresentante» del sindacato, con la conseguenza che in capo ad essa si è determinata l'incompatibilità, senza possibilità di eccezioni o deroghe (cfr.: Cons. Stato V, 3 ottobre 2002 n.  5202). Nessun rilievo assume la circostanza che, dopo la detta contrattazione, la dottoressa Carlini non abbia svolto altre attività per conto del sindacato, se si considera che essa è attualmente ancora iscritta all'organizzazione e potenzialmente potrebbe svolgere altre attività di rappresentanza sindacale. È evidente che la norma in esame si presterebbe a una facile elusione, se bastasse dimettersi dalla rappresentanza sindacale prima del concorso pubblico, per poi riprendere l'attività sindacale subito dopo aver ricoperto l'incarico di membro di una commissione concorsuale. Ne discende che la sussistenza di una causa d'incompatibilità riguardante un componente rende illegittima la composizione dell'intera commissione concorsuale, essendo essa un collegio perfetto (cfr.: Cons. Stato IV, 12 marzo 2007 n.  1218) e, di conseguenza, tutte le operazioni dalla stessa compiute»;
          con la stessa sentenza i giudici amministrativi hanno stabilito che: «Ritenuto, pertanto fondato il motivo della violazione dell'articolo 35, comma terzo, lettera e), del decreto legislativo n.  165 del 2001, il ricorso e i motivi aggiunti devono essere accolti, con assorbimento degli ulteriori motivi. Si ravvisano ragioni per la compensazione delle spese del giudizio. P.Q.M. Il Tribunale amministrativo regionale per il Molise, definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe indicato, lo accoglie e, per l'effetto annulla tutti gli atti e provvedimenti impugnati con il ricorso con i motivi aggiunti. Compensa tra le parti le spese del giudizio. Ordina all'autorità amministrativa di dare esecuzione alla presente sentenza. Così deciso in Campobasso, presso la sede del T.A.R., nella Camera di Consiglio del 22 novembre 2012»  –:
          se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi e urgenti intenda assumere per evitare l'effetto domino descritto in premessa e per sapere altresì, nell'ambito della pubblica amministrazione, chi dovrà risarcire i partecipanti al concorso in oggetto. (4-19033)


      DI STANISLAO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il direttore del conservatorio «N. Piccinni» di Bari, Francesco Monopoli, è indagato dalla procura della Repubblica di Bari per i reati di falso e truffa (dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale, dottor Gaetano De Bari il quale ha emesso formale provvedimento di chiusure delle indagini);
          il procedimento penale a carico del Monopoli, è scaturito da querela contro il Monopoli prodotta dalla direzione generale AFAM, e trasmessa alla procura della Repubblica di Bari, sulla base delle risultanze una relazione ispettiva di 12 pagine (e 32 allegati);      
          la relazione ispettiva è stata redatta dagli ispettori inviati dal Ministero competente (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) nel settembre del 2011, su mandato del direttore generale AFAM (Alta formazione musicale e artistica) dottor Giorgio Bruno Civello;
          in particolare, gli ispettori verificavano alcuni illeciti relativi al Monopoli: specificamente, l'incompatibilità del direttore Monopoli, presidente e legale rappresentante dell'associazione «cultura e musica» sita in Barletta (un'associazione musicale privata erogante corsi di musica, che, con ogni evidenza, operava in aperta concorrenza con il conservatorio medesimo; i corsi di musica venivano tenuti in Barletta, dal Monopoli ovvero dai soggetti collegati al Monopoli: si veda l'articolo comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 16 novembre 2012);
          per quanto concerne la condizione di incompatibilità/ineleggibilità del Monopoli alla carica di direttore del conservatorio, lo stesso avrebbe riferito agli ispettori di non ricoprire più la carica di presidente dell'associazione Curci sin dall'estate 2010; tale affermazione, sostenuta dal Monopoli nell'esercizio delle proprie funzioni di direttore del conservatorio in molteplici frangenti, si sarebbe in seguito rivelata falsa, avendo una visura camerale provato il contrario;
          ancora il Monopoli, sempre nell'esercizio delle proprie funzioni di direttore del conservatorio, avrebbe illegalmente autorizzato (per mezzo di un atto illegittimo, come si evince anche dalla relazione ispettiva) l'Accademia della musica di Bari; tale Accademia, una scuola di musica privata con sede in Bari (scrivono gli ispettori ministeriali), sarebbe stata illegittimamente destinataria di un'autorizzazione a svolgere corsi (una sorta di «parificazione» di fatto, con la quale il Monopoli avrebbe esercitato competenze esclusive del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca);
          ad oggi, nonostante il Monopoli sia indagato per reati gravissimi contro la pubblica amministrazione (truffa e falso) e in tutta evidenza commessi nell'esercizio delle proprie funzioni di direttore del conservatorio, la direzione generale AFAM, non ha ancora posto in essere alcun procedimento di sospensione cautelare del Monopoli;
          la «sospensione cautelare», costituisce un importante strumento di tutela per la pubblica amministrazione. Come ha ben evidenziato il Consiglio di Stato (con riferimento all'ipotesi di sospensione per procedimento penale), a proposito della sospensione facoltativa dal servizio del dipendente sottoposto a procedimento penale, all'Amministrazione «spetta verificare, non certo la probabile addebitabilità del fatto al dipendente, bensì soltanto la particolare gravità dello stesso e, pertanto, la potenzialità lesiva che la permanenza nell'ufficio dell'impiegato presenta in termini di credibilità dello stesso apparato amministrativo presso il pubblico»;
          è appena il caso di sottolineare, a tale ultimo riguardo, che la disposizione in esame, nell'indicare il parametro alla stregua del quale l'amministrazione deve determinarsi in merito alla sospensione cautelare del dipendente sottoposto in stato di libertà a procedimento penale, fa riferimento alla particolare gravità della «natura del reato», non già degli indizi da cui lo stesso è raggiunto;
          l'amministrazione è chiamata, quindi, a verificare la sussistenza o meno del periculum in mora derivante dalla permanenza nell'ufficio dell'impiegato sottoposto a procedimento penale per fattispecie particolarmente grave, non anche ad effettuare una penetrante prognosi di probabile colpevolezza dello stesso, cui è invece subordinata l'applicazione delle misure cautelari demandate al giudice penale (articolo 273 del codice di procedura penale) (Cons. St., sezione VI, n.  7993/1999);
          come anche la giurisprudenza ha più volte ribadito, la ratio della sospensione facoltativa va ritenuta nell'esigenza cautelare di tutela immediata dell'ordinario svolgimento dell'attività dell'amministrazione attraverso l'allontanamento del dipendente «pericoloso», in quella di tutela del prestigio, dell'imparzialità e della immagine interna ed esterna della pubblica amministrazione;
          conseguentemente, l'esigenza di tutelare il rapporto fiduciario che si instaura tra l'utente (o, comunque, il destinatario dell'attività amministrativa) e le istituzioni pubbliche, assume, nei confronti della comunità accademica, una rilevanza peculiare;
          tale legame, in presenza di comportamenti contrari ai doveri d'ufficio che assumono carattere di particolare gravità, viene in tutta evidenza incrinato ove venga consentita la permanenza in servizio e la possibilità di agire di colui che di tali addebiti è chiamato a rispondere (si veda anche la circolare ministeriale n.  72, prot. N. 1260/DIP/Segr. del 19 dicembre 2006);
          una ulteriore e gravissima compromissione dell'immagine della pubblica amministrazione presso l'utente, nonché del legame fiduciario fra utente e istituzione pubblica, è cagionato dall'amplissima eco che tali sciagurate vicende hanno avuto e continuano ad avere sulla stampa tutta, sia locale che nazionale (si vedano le molteplici uscite su La Repubblica, Libero, La Gazzetta del Mezzogiorno, Corriere del Mezzogiorno, Panorama; per farsene un'idea ne citiamo alcune fra più d'una decina: «E il direttore è indagato dalla Procura. Il pm: falso e truffa. L'inchiesta dopo la relazione del ministero sui rapporti con una scuola privata e con l'Accademia», Gazzetta del Mezzogiorno del 9 novembre 2012; «Conservatorio, il faro del ministero su una studentessa “onnipresente”», Gazzetta del Mezzogiorno del 16 novembre 2012; «Conservatorio di Bari: stona di uno scandalo», Panorama del 27 gennaio 2012);
          non vi sono dubbi, a giudizio dell'interrogante, che la permanenza in servizio del Monopoli sostanzi un grave danno e una responsabilità erariale a causa del disservizio generato nei confronti degli utenti, nonché un grave ed irreparabile danno all'immagine della pubblica amministrazione  –:
          se si intenda intraprendere ogni e più opportuna iniziativa al fine di garantire la tempestiva sospensione cautelare dal servizio del direttore del conservatorio di musica di Bari signor Francesco Monopoli, ripristinando il rispetto dell'articolo 97 della Costituzione e assicurando il buon andamento e l'imparzialità dell'attività amministrativa;
          se sia stato segnalato il caso alla procura regionale della Corte dei conti di Bari affinché la stessa avvii un procedimento per danno erariale nei confronti dei responsabili per la lesione dell'immagine della pubblica amministrazione. (4-19035)


      ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          l'acquisizione dei punti utili per la graduatoria valevole per conseguire un posto da docente di ruolo, può avvenire secondo diverse modalità: attraverso la maturazione di ore di insegnamento, il conseguimento di un dottorato di ricerca o mediante la partecipazione a corsi di formazione a pagamento promossi da soggetti privati come ad esempio Forcom, Eiform o Mnemosine;
          tali corsi solitamente si svolgono con modalità on line o per corrispondenza e costano dai 400 a 1.500 euro;
          «più che per il contenuto didattico [i corsi] vengono espressamente pubblicizzati per i punti che possono far guadagnare in graduatoria. E garantiscono la promozione» (www.usb.it del 3 novembre 2011);
          si tratterebbe di una sorta di «mercato dei punteggi»: secondo il segretario generale della FLC CGIL Mimmo Pantaleo «È del tutto evidente che questi corsi sono solo una fonte di guadagno per chi organizza, mentre danneggiano i lavoratori imponendo loro una sorta di tassa occulta» (www.usb.it del 3 novembre 2011);
          secondo alcune dichiarazioni rilasciate su il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2011, i corsi si concludono con un esame svolto attraverso test telematici, e pur rispondendo a casaccio, l'attestato viene comunque recapitato, versando altri soldi. Ma anche quando l'esame «si fa in sede» non cambia molto perché in ogni caso l'attestato viene rilasciato dietro il pagamento di una tassa;
          inoltre, nessuno controllerebbe tali attestati né la loro validità. «Sono presentati come autocertificazione e di conseguenza consentono di acquisire quel punteggio che spesso scavalca in graduatoria chi ha un'esperienza maggiore e più punti per il servizio prestato “sul campo”» (il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2011);
          tale meccanismo, oltre a non apportare alcun risultato formativo, crea una profonda discriminazione perché consente a chi può permettersi di «comprare i punti» di salire in graduatoria, superando gli altri insegnanti che attendono da anni il ruolo  –:
          se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere pro futuro in relazione alla questione descritta in premessa. (4-19036)


      DE PASQUALE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          nel settembre 2011, i consiglieri comunali del gruppo PD di Pontremoli, venuti a conoscenza della volontà dell'amministrazione comunale di Pontremoli di costruire il nuovo asilo nido non nell'area ex Terni, ma nell'area antistante l'edificio dell'I.C. «Ferrari» in via IV novembre, hanno presentato, un'interrogazione al indaco per chiedere spiegazioni in merito, anche in considerazione della presenza di elettrodotti nei pressi dell'area interessata dalla nuova costruzione;
          l'amministrazione comunale non ha manifestato alcuna disponibilità né a rivedere il progetto né, in particolare, a richiedere preventivamente alle autorità competenti l'effettuazione delle indagini necessarie a verificare la presenza di eventuale inquinamento elettromagnetico, come invece sarebbe stato necessario, anche in considerazione della particolare tipologia di utenza che avrebbe dovuto frequentare l'asilo nido;
          successivamente, il 3 novembre 2011 i consiglieri comunali del gruppo PD hanno inviato un esposto tra gli altri al prefetto di Massa Carrara, al direttore generale della ASL di Massa Carrara e al direttore provinciale dell'ARPAT nel quale, oltre a ricordare le scelte per la costruzione del nuovo asilo nido comunale di Pontremoli e in particolare il cambiamento da parte dell'amministrazione comunale (insediatasi a seguito delle elezioni comunali del maggio 2011) dell'area prescelta per il nuovo insediamento, si evidenziava in particolare l'inopportunità di tale scelta in quanto preliminarmente ad essa «non sono state né eseguite né commissionate le opportune rilevazioni sull'inquinamento elettromagnetico che potrebbe essere presente nell'area data la presenza di ben due elettrodotti»;
          nonostante tali azioni l'amministrazione comunale ha dato il via ai lavori per il nuovo asilo nido in via IV novembre e lo scorso 25 maggio il sindaco di Pontremoli ha inaugurato il nuovo asilo nido;
          il 5 giugno 2012 l'ASL di Massa Carrara, a seguito della risposta della prefettura all'esposto inviato dai consiglieri comunali del gruppo PD nei primi giorni di novembre 2011 pervenuta soltanto nella seconda metà del mese di maggio, ha scritto al sindaco di Pontremoli evidenziando come la presenza di elettrodotti rendesse necessario un iter diverso per verificare l'idoneità dell'area e, soprattutto, richiamando l'attenzione sul fatto che «i valori di campo elettromagnetico calcolati, seppur entro i limiti di legge, risultano superiori al valore di 0,4 microTesla che rappresenta il limite di attenzione epidemiologica per la possibile insorgenza di leucemie infantili (dati confermati da IARC e NIESH)»;
          nonostante tale richiamo fosse particolarmente degno di nota e meritevole di attenzione da parte dell'amministrazione comunale di Pontremoli, nella struttura non è stata prudenzialmente sospesa l'attività, ma anzi i bambini hanno continuato ad esservi ospitati per tutto il giorno e lo sono tuttora;
          soltanto alla fine di giugno e quindi ad oltre un mese dall'inaugurazione l'amministrazione comunale di Pontremoli ha chiesto ad Arpat che venissero svolte le analisi per la rilevazione di eventuali presenze di inquinamento elettromagnetico nell'area;
          per bambini così piccoli, il rischio di sviluppare forme di leucemie infantili aumenta in modo rilevante se esposti anche a basse emissioni  –:
          se il ministro interrogato non intenda assumere iniziative per verificare la veridicità dei fatti sopra menzionati anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente a tutela dei bambini e del corpo docente che ogni giorno, a causa di una decisione dell'amministrazione probabilmente mette a rischio la propria salute. (4-19039)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      DE PASQUALE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 1 della legge 28 giugno 2012, n.  92 ha definito, al comma 34, le linee-guida in materia di tirocini indicando tra i criteri il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta e al comma 35 che «in ogni caso, la mancata corresponsione dell'indennità comporta a carico del trasgressore l'irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell'illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 a un massimo di 6.000 euro»;
          dall'esperienza di molti giovani è stato segnalato che, nel momento in cui il tirocinio è stato regolamentato in senso economico dalla succitata legge, molti enti hanno cessato di garantire tale offerta formativa;
          ad esempio, per una giovane laureata in storia dell'arte moderna, settore che risente dell'assenza di concorsi e della scarsità di offerta nel settore museale, la mancata garanzia di svolgere un tirocinio presso un museo, un'associazione o una galleria d'arte ostacola ulteriormente l'accesso, già difficile, nel mondo del lavoro  –:
          se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative per verificare se, dall'approvazione delle disposizioni di cui all'articolo 1 della legge 28 giugno 2012, n.  92, commi 34 e 35, i tirocini post laurea, considerati fondamentali per tanti giovani che tentano l'approccio nel mondo del lavoro, non vengono di fatto più garantiti. (5-08648)


      BRAGANTINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          è comunemente noto che i voucher rappresentino un valido sistema di pagamento per le prestazioni di lavoro svolte in modo discontinuo e saltuario, specie in agricoltura, perché consentono ai datori di lavoro (committenti) di beneficiare di prestazioni lavorative nella totale legalità;
          l'acquisto dei buoni lavoro può avvenire in modalità telematica, o presso gli sportelli bancari abilitati ovvero presso gli uffici postali o, – la procedura più utilizzata – presso le sedi dell'Inps;
          risulta all'interrogante che l'INPS di Verona abbia risposto alle aziende che nell'ultimo mese hanno pagato tramite bollettino l'acquisto di nuovi voucher che al momento i buoni lavoro non sono disponibili e sono ritirabili dopo il 20 dicembre;
          voci ufficiose lascerebbero intendere che l'Inps stia trattenendo volutamente i versamenti già incassati per pagare le pensioni di dicembre;
          senza la disponibilità dei voucher ovviamente le aziende non possono pagare i prestatori di lavoro occasionale, il che risuona paradossale  –:
          se il ritardo nella distribuzione dei voucher sia dovuto a qualche ragione di natura burocratica o di inefficienza da parte dell'ente, ovvero trattasi di una volontaria scelta da parte dell'Istituto per avere maggiore disponibilità di risorse;
          se quanto esposto in premessa riguardi solo Verona o anche altre province e/o regioni e, in caso di risposta affermativa, quali. (5-08659)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI GIUSEPPE e DI PIETRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la Cerella srl è un'azienda molisana che vanta una storia risalente a prima della seconda guerra mondiale, quando si occupava del trasporto di merci nella zona del vastese in Abruzzo, proseguendo dopo la seconda guerra mondiale, con il trasporto di passeggeri, ottenendo così le concessioni di esercizio di autolinee nel territorio del vastese ed espandendo progressivamente il proprio raggio di attività dall'Abruzzo al Lazio e al Molise;
          il processo di crescita dell'azienda è continuato fino agli anni ’80, quando la Cerella subentra alla Sai come concessionaria nella gestione di tre autolinee in Campania, allargando ulteriormente la propria attività. Nel 1983 viene acquisita la Rossi, già titolare di concessioni regionali in Abruzzo, trasformandosi in Cerella Snc, nel dicembre 2004 la società si trasforma in srl. Il primo dicembre 2004 la Arpa spa ha acquistato una quota pari all'85 per cento del capitale della Autoservizi Cerella che, così, è entrata a far parte del Gruppo Arpa, rafforzando la sua posizione sul territorio;
          attualmente l'azienda gestisce 24 autolinee, di cui 21 in Abruzzo, tre linee ministeriali per Roma e Napoli con una percorrenza annua di circa 3,5 milioni di chilometri;
          a giugno 2010 la società, nell'ottica di un risanamento strutturale, ha costituito una ATI, associazione temporanea di imprese con alcuni vettori del vastese e dell'area molisana, per la gestione delle linee ministeriali che ha visto l'avvio operativo al 1o dicembre 2010; a fine novembre 2010 la Cerella srl ha ceduto le linee di TPL campano, assistite da contratto di servizio in scadenza, alla società di Napoli CLP Sviluppo Industriale spa;
          è di qualche giorno addietro la comunicazione, della Cerella srl, di voler dismettere cinque importanti linee di collegamento per il Molise, a partire dal 1o gennaio 2013, per la precisione le autolinee che verranno dismesse sono la Termoli-Roma, la Campobasso-Napoli, la Isernia-Campobasso, la Agnone-Roma e la Agnone-Napoli;
          il presidente dell'Arpa, Massimo Cirulli, ha inviato una comunicazione ai sindacati di categoria ai presidenti e agli assessori ai trasporti delle regioni Campania, Abruzzo e Molise e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, informandoli della volontà di procedere anche al licenziamento di sette autisti;
          secondo quanto dichiarato dal presidente Cirulli, per l'azienda di trasporti non è stato possibile ripianare la perdita strutturale di 500 mila euro annui relativi alla gestione delle linee ministeriali, né con i piani di razionalizzazione messi in atto dall'associazione temporanea di imprese costituita con vettori locali, né con la successiva gestione diretta da parte dell'azienda molisana ATM spa;
          il settore del trasporto pubblico locale non beneficia del collocamento in mobilità dei lavoratori in esubero, con conseguente perdita del trattamento salariale di integrazione straordinaria a beneficio degli interessati, il licenziamento dei sette lavoratori avrà delle ricadute ancor più gravi per la stabilità economica di queste famiglie;
          appare opportuno sottolineare che l'annunciata chiusura delle cinque autolinee dal prossimo primo di gennaio 2013, rischia inoltre di creare enormi problemi di collegamento in Molise  –:
          se il ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e se non intenda attivarsi, nell'ambito delle proprie prerogative, per favorire una soluzione positiva per i lavoratori interessati dalle procedure di licenziamento indicate in premessa. (4-19011)


      BARBATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'aumento dell'accise sui carburanti ha portato il costo della benzina a lievitare fino a circa due euro a litro;
          ciò ha comportato un aggravio di spesa per tutte le famiglie italiane obbligate all'uso dell'auto per spostarsi nei propri movimenti;
          il costo della vita grava sulle famiglie in particolare appartenenti al ceto medio e basso;
          le pensioni hanno subito nell'ultimo anno ritocchi con ricadute economicamente negative;
          molte famiglie hanno al proprio interno disabili ed anziani e, gli stessi non possono e non devono trasformarsi in un peso ma in una gioia solidale  –:
          se si intendano assumere iniziative a tal proposito verificando la possibilità che da parte di Trenitalia si istituiscano viaggi gratuiti sui treni intercity, regionali ed interregionali o conceda uno sconto del 50 per cento per disabili ed anziani e loro accompagnatori nella misura di una sola unità. (4-19014)


      NICOLA MOLTENI, PINI, NEGRO, SIMONETTI, BRAGANTINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, DUSSIN, FEDRIGA, MERONI, GOISIS, FORCOLIN, CONSIGLIO, MAGGIONI, MONTAGNOLI, ALLASIA, VOLPI, RAINIERI, GIDONI e STUCCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati inclusa nell'ENPAIA, istituita ai sensi del decreto legislativo n.  103 del 1996, rappresenta la gestione previdenziale della relativa categoria professionale e si caratterizza per l'irrilevante numero dei pensionati, per il costante aumento degli iscritti e per la loro giovane età media;
          la cassa previdenziale Agrotecnici/ENPAIA, essendo successiva alla riforma operata con la legge n.  335 del 1995, applica fin dall'inizio il sistema contributivo puro;
          la prudente ed oculata gestione compiuta dagli amministratori ha sempre consentito, nonostante si tratti di una fra le più piccole casse previdenziali, di chiudere i bilanci in utile e di rivalutare il montante contributivo utilizzando esclusivamente i proventi degli investimenti finanziari, tanto che nel 2010 il «Nucleo di valutazione della spesa previdenziale» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha definito la cassa Agrotecnici/ENPAIA in grado di «garantire la sostenibilità previdenziale all'infinito»;
          le casse autonome di previdenza dei liberi professionisti non ricevono alcun aiuto, né diretto né indiretto, dallo Stato e devono provvedere in autonomia al raggiungimento dell'equilibrio di bilancio, alla rivalutazione ed al pagamento delle pensioni;
          la cassa di previdenza Agrotecnici/ENPAIA, così come ogni altra cassa di previdenza dei liberi professionisti, ai sensi del decreto legislativo n.  103 del 1996, deve rivalutare le pensioni dei propri iscritti utilizzando un indice pre-definito, rappresentato dalla media del PIL nazionale degli ultimi cinque, anni; questo indice, che nel 2009 era del 3,320 per cento nel 2010 è sceso a 1,7935 per cento e nel 2011 a 1,6165 per cento e per il corrente anno si prevede un'ulteriore diminuzione, con l'effetto di riversare sulle future pensioni (che vengono pertanto solo minimamente incrementate) l'effetto della recessione economica;
          il comitato amministratore della cassa Agrotecnici/ENPAIA, preoccupato per gli effetti sul tasso di sostituzione del modesto incremento delle pensioni che si è verificato nel 2011 e che inevitabilmente si verificherà anche negli anni a venire, il 12 aprile 2012 ha deliberato di incrementare del 50 per cento il tasso di rivalutazione del montante contributivo, così portandolo da 1,6165 per cento a 2,42475 per cento;
          la relativa delibera è stata tempestivamente inviata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il quale, benché siano trascorsi quasi 6 mesi, ancora non ha dato alcuna risposta, mentre risulterebbero essere stati espressi verbalmente giudizi negativi sulla richiesta, che in realtà non avrebbero ragione d'essere ove si consideri che:
              l'incremento del 50 per cento della rivalutazione della pensione viene effettuato utilizzando solo una parte degli utili conseguiti nel 2011;
              i consistenti utili delle precedenti annualità non vengono toccati, ed anzi incrementati;
              il bilancio tecnico-attuariale a 50 anni della gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è ampiamente positivo e lo stesso Nucleo di valutazione della spesa previdenziale ha certificato la «sostenibilità all'infinito» della gestione;
              il regolamento della gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, approvato dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, all'articolo 28 espressamente prevede che le «eventuali eccedenze risultanti dall'ordinaria rivalutazione dei conti individuali» siano conferiti in uno speciale Fondo di riserva sul «cui utilizzo dispone il Comitato Amministratore», il quale si è legittimamente espresso decidendo di destinare una parte degli utili del 2011 alla rivalutazione delle future pensioni per rafforzare il tasso di sostituzione;
              prima ancora di assumere la citata decisione, il comitato amministratore della gestione previdenziale aveva provveduto a modificare il proprio regolamento previdenziale, prevedendo la possibilità per gli iscritti di versare aliquote superiori, al 10 per cento minimo previsto per legge, potendo perciò elevare l'aliquota contributiva fino al 26 per cento, ciò sempre allo scopo di elevare il tasso di sostituzione pensionistico. A questo obiettivo, infatti, si può pervenire in due modi: sia aumentando l'importo dei contributi che si versano e sia lasciandoli invariati ma aumentando la loro redditività;
              tuttavia la prima soluzione pesa esclusivamente sui previdenti che devono pagare cifre superiori (cosa non sempre possibile in momenti di grave crisi economica), mentre la seconda non grava sui previdenti, ma sulle tasse previdenziali, le quali sono chiamate a rendere gestioni inappuntabili e rigorose, riducendo le spese all'essenziale;
              l'ipotesi di elevare il rendimento del montante contributivo è inoltre preferibile perché disincentiva lo svolgimento dell'attività «in nero», innescando quindi un meccanismo virtuoso che premia il rispetto degli obblighi fiscali e previdenziali;
              tuttavia, nonostante la certificata sostenibilità previdenziale (entrate per contributi ed uscite per prestazioni) ben oltre i 50 anni richiesti per legge, l'esistenza di un adeguato fondo di riserva, la perfetta aderenza della decisione di aumentare del 50 per cento il rendimento del montante contributivo con quanto previsto dall'articolo 28 del regolamento previdenziale Agrotecnici/ENPAIA, a distanza di oltre sette mesi dall'adozione della relativa delibera, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non risulta essersi ancora espresso, generando un oggettivo danno agli agrotecnici previdenti i quali si vedono rivalutare il proprio montante previdenziale in misura drasticamente inferiore a quanto previsto dalla loro gestione previdenziale  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire presso la direzione ministeriale per verificare le ragioni dell'inerzia, anche considerato che l'obiettivo di rafforzare ed accrescere il tasso, di sostituzione previdenziale, a cui perviene la delibera del 14 aprile 2012 del Comitato amministratore della gestione Agrotecnici/ENPAIA, è condiviso dal Governo ed anzi ripetutamente indicato come prioritario. (4-19030)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CALLEGARI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135, ha disposto, con decorrenza dal mese di ottobre 2012, il trasferimento in capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, delle funzioni di coordinamento relative al finanziamento della politica agricola comune, attualmente svolte dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura che è l'organismo incaricato della vigilanza e del coordinamento degli organismi pagatori;
          come stabilito dal regolamento (CE) n.  1290 del 2005 del Consiglio, relativo al finanziamento della politica agricola comune, gli Stati membri possono infatti riconoscere più organismi pagatori e, in tal caso, comunicano alla Commissione europea gli estremi dell'organismo di coordinamento incaricato di raccogliere e trasmettere le informazioni finanziarie e di promuovere una applicazione armonizzata delle norme comunitarie;
          il suddetto decreto-legge demanda le modalità del trasferimento delle funzioni di coordinamento relative al finanziamento della politica agricola comune a successivi decreti ministeriali che, ad oggi tuttavia, non risultano ancora emanati;
          tale ritardo nella predisposizione dei decreti ministeriali di trasferimento e riallocazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie rende complicato ed incerto lo svolgimento delle attività degli organismi pagatori;
          andrebbe inoltre meglio esplicitato se il coordinamento del SIAN, svolto attualmente da AGEA, sia anch'esso oggetto di trasferimento in capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali  –:
          di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti sommariamente espressi in premessa e se non ritenga opportuno provvedere con urgenza all'adozione dei decreti ministeriali di cui all'articolo 12, comma 9, del decreto-legge n.  95 del 2012 al fine di consentire agli organismi pagatori regionali lo svolgimento della attività di esecuzione dei pagamenti, di conservazione e comunicazione delle informazioni finanziarie relative alla politica agricola comune.
(5-08647)


      CALLEGARI, FABI e FORCOLIN. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il potenziamento della infrastruttura marittima è una delle priorità per il circuito logistico nazionale e, in un Paese con quasi 8 mila chilometri di costa, la realizzazione di efficienti terminali all'interno della catena di trasporto continentale è presupposto indispensabile allo sviluppo di flussi di traffici legati ad un sistema di rete;
          in alcune aree tuttavia, quali il distretto dell'Alto Adriatico e in particolare le aree costiere del Veneto, in considerazione di un sempre più intenso utilizzo della modalità marittima, sono notevolmente aumentate nel corso degli ultimi anni le realizzazioni di infrastrutture per scopi energetici; Porto Marghera è il più grande polo chimico che sia mai stato realizzato nel nostro Paese, e attualmente si contano in tutto il territorio nazionale 24 aree industriali che ricomprendono nel loro perimetro porzioni di mare;
          le suddette aree costiere sono altresì caratterizzate da significativi fenomeni di erosione che comportano costanti attività di cava a mare necessarie a provvedere alle opere di riporto e di ripascimento indispensabili al ripristino delle condizioni ambientali naturali;
          tali attività di infrastrutturazione marittima modificano profondamente l'ambiente costiero, già fortemente antropizzato dalla necessità di agevolare l'uso turistico e sottraggono importanti aree alla pesca, soprattutto quella costiera;
          l'infrastrutturazione marittima danneggia i segmenti meno competitivi del settore ittico, tra i quali la piccola pesca costiera e quella artigianale che apportano tuttavia un contributo indispensabile al benessere socio-economico delle comunità costiere e contribuiscono allo sviluppo locale, alla creazione e conservazione di posti di lavoro, nonché agli approvvigionamenti di pesce fresco e alla salvaguardia delle tradizioni culturali locali;
          al fine di conseguire un giusto equilibrio tra le attività di infrastrutturazione, la tutela dell'ecosistema costiero e le attività ittiche, sarebbe opportuno definire a livello nazionale dei sistemi integrati di intervento che a fronte della costante sottrazione delle aree di pesca, prevedano adeguati indennizzi a favore della pesca professionale  –:
          di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto sommariamente espresso in premessa e se non ritenga opportuno attivare adeguati interventi a sostegno dei pescatori di professione fortemente penalizzati dalla continua sottrazione e riduzione delle aree di mare adibite alla pesca. (5-08651)

Interrogazione a risposta scritta:


      MARROCU, CALVISI, FADDA, MELIS, PES e SCHIRRU. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il recente decreto sulla pesca del tonno rosso ha determinato una profonda delusione tra gli operatori del settore pesca della Sardegna;
          la decisione di introdurre il divieto di cattura accidentale del tonno non tiene conto che oltre alla «sostenibilità» ambientale occorre tenere conto anche della «sostenibilità» economica-sociale di chi l'attività di pesca marittima l'esercita professionalmente e la cattura di uno o più esemplari della specie thunnus thynnus rappresenta una opportunità di integrazione di reddito;
          i tempi ristretti con cui si è esaurita la quota resa disponibile per la cattura accidentale del precedente decreto, dimostrano la inadeguatezza del provvedimento;
          la regione Sardegna ha impugnato il precedente decreto ministeriale e si appresta ad avviare una nuova e più decisa opposizione all'attuale provvedimento anche in virtù delle competenze statutarie in materia di pesca ritenendo il provvedimento ministeriale fortemente lesivo degli interessi della Sardegna  –:
          se intenda valutare alla luce delle premesse suindicate l'opportunità di correggere il provvedimento non essendo condivisibili le motivazioni per cui la quota di riserva, stilizzata per compensare lo sforamento della cattura accidentale debba essere destinata in via prioritaria a chi detiene una quota individuale assegnata e quali siano le ragioni per le quali il provvedimento consideri immodificabile la quota destinata alla attività delle tonnare a circuizione e persino alla pesca sportiva;
          se si intenda valutare l'opportunità di definire nuovi criteri di riparto, anche in virtù delle quote aggiuntive attribuite all'Italia dall'Unione europea per il 2013, favorendo un riequilibrio nell'assegnazione delle quote a favore di sistemi di pesca selettivi e meno impattanti come le tonnare fisse. (4-19031)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          sul sito del portale della ricerca clinica sui farmaci in Italia, dell'agenzia del farmaco sono pubblicati gli estremi dello studio conclusosi relativo agli effetti dell'estratto a base di CANNABIS (CANNABIS Based Medicine Extract, CBME - Sativex) sulle funzioni cerebrali valutato con risonanza magnetica funzionale ed esami neurofisiologici in pazienti affetti da sclerosi multipla: studio crossover, controllato verso placebo, randomizzato, in doppio cieco;
          si tratta di uno studio monocentrico con obiettivi principali quelli di valutare l'effetto del Sativex su: pattern di attivazione cerebrale associati con il movimento (fMRI) in pazienti affetti da sclerosi multipla con spasticità; variazioni nel livello di spasticità (riflesso H); variazioni nell'eccitabilità intracorticale e sulla rete sinaptica intracorticale delle aree motorie (TMS)  –:
          quali siano i risultati di tale studio.
(5-08652)


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          da quanto si apprende da agenzie e siti di informazione internet, con una circolare urgente la direzione del Policlinico Umberto 1 di Roma ha comunicato a tutti gli interessati, che con decorrenza immediata, per esaurimento delle risorse economiche, sarà sospesa la disponibilità di tutti i prodotti necessari alla chirurgia protesica, salvo per gli interventi di urgenza;
          anche gli interventi di urgenza devono essere comunicati per la approvazione da parte della farmacia e della direzione sanitaria;
          detto provvedimento si configura come una sostanziale chiusura delle sale operatorie di cardiochirurgia, e pone di conseguenza a rischio la salute di numerosi pazienti, dai momento che la sostituzione e/io installazione di stent, valvole cardiache, pacemaker ecc... costituisce intervento di salva-vita in numerosissimi casi;
          non si comprende come, anche di fronte a un intervento urgente si debba comunque attendere l'approvazione della farmacia e della direzione sanitaria;
          ciò inevitabilmente comporterà lunghe attese che potrebbero essere determinanti per un paziente ricoverato in sala operatoria;
          quanto sta accadendo al Policlinico «Umberto 1» pone in evidenza l'aggravarsi dell'emergenza sanitaria, che ormai sta interessando gran parte della popolazione della città di Roma e del Lazio;
          provvedimenti come quelli relativi all’«Umberto I» configurano una sorta di omissione di soccorso da parte della struttura pubblica  –:
          se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
          in caso affermativo, quali iniziative di competenza si intendano adottare, promuovere, sollecitare anche per il tramite del Commissario ad acta per il rientro dal deficit sanitario;
          per l'immediato ripristino delle prestazioni sanitarie salvavita presso il «Policlinico Umberto I». (5-08653)


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          sul sito del portale della ricerca clinica sui farmaci in Italia, dell'agenzia del farmaco sono pubblicati gli estremi dello studio clinico di fase 3 condotto in due fasi atto a determinare la sicurezza ed efficacia di Sativex, farmaco destinato ad alleviare i sintomi della spasticità nei soggetti affetti da sclerosi multipla: Fase a: valutazione della risposta in singolo cieco; Fase b: studio a gruppi paralleli in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo;
          gli obiettivi principali di tale studio sono la valutazione dell'efficacia del farmaco GW-1000-02 (commercializzato in Canada con il nome Sativex e noto anche con il nome spray orale Sativex) rispetto a un placebo nel sollievo dei sintomi della spasticità provocata dalla sclerosi multipla (MS), nei soggetti in cui è stata individuata la capacità di rispondere a Sativex e quelli secondari sono legati valutazione dell'effetto di Sativex rispetto a un placebo sulle: Misurazioni secondarie della spasticità: Misurazioni funzionali della spasticita: valutazione della sicurezza e della tollerabilità di Sativex  –:
          quale sia il risultato di tale studio. (5-08654)


      MANCUSO, CROLLA, DE LUCA, GIRLANDA, BARANI e GIRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'Italia è un Paese dalle molte eccellenze, tra cui le giovani menti dei suoi ricercatori, nei vari campi del sapere, e le strutture universitarie e di ricerca dove sviluppare il loro lavoro;
          l'Italia è anche il Paese delle pastoie burocratiche che rischiano di soffocare le sue pregevolezze;
          la dottoressa Ilaria Capua, medico veterinario dell'IZS delle Tre Venezie a Legnaro, in provincia di Padova, è specialista mondiale della lotta contro le malattie trasmesse dagli animali, come l'influenza aviaria;
          il gruppo guidato dalla Capua ha formulato la sorprendente ipotesi che i virus influenzali potrebbero scatenare l'insorgenza del diabete di tipo 1 nell'uomo;
          la ricerca sulla salute veterinaria ha quindi portato a importanti risultati anche in quella legata alla salute umana;
          da due anni la dottoressa Capua attende, con il suo staff, di trasferirsi nel nuovo centro di ricerca padovano «Città della Speranza»;
          stabilirsi nella «Città della speranza» permetterebbe un notevole miglioramento della ricerca, grazie agli spazi e alle risorse disponibili;
          l'impedimento è dato dalla destinazione dei fondi stanziati all'uopo dal Ministero della salute;
          essi possono essere utilizzati per il restauro di immobili di proprietà del Ministero;
          essi non possono, quindi, essere utilizzati per la «Città della Speranza»  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative per variare la destinazione dei fondi dedicati per permettere alla dottoressa Capua e al suo staff di trasferirsi presso la «Torre della Ricerca» della «Città della speranza» padovana, di acquistare attrezzature e di insediarsi in un locale offerto dalla regione Veneto;
          se il Governo intenda assumere iniziative per stanziare appositi finanziamenti per le ricerche della dottoressa Capua e per il mantenimento della «Città della Speranza». (5-08655)


      MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, BARANI, CROLLA e GIRO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          secondo una mappatura ancora in corso da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono più di 34 mila i siti italiani contaminati da amianto e più di 500 rientrano nella classe di rischio più elevata;
          l'amianto, dal dopoguerra fino alla messa al bando del 1992, è stato uno dei materiali più utilizzati in Italia, tra i maggiori importatori di questo materiale;
          il consumo totale di amianto nel nostro Paese è stato stimato in oltre 3,5 milioni di tonnellate;
          le bonifiche procedono con un ritmo oltremodo lento e potrebbero durare almeno altri 80 anni;
          l'inalazione di fibre di amianto è causa di mesotelioma, di tumore al polmone, laringe e ovaio, oltre che di malattie non neoplastiche, come asbestosi e pleuropatie;
          il tasso di incidenza del mesotelioma è attualmente pari, per la sede pleurica, a 3,6 casi per 100 mila abitanti negli uomini e 1,6 per 100 mila abitanti nelle donne;
          l'archivio del registro nazionale comprendeva, a dicembre 2011, informazioni relative a 15.485 casi di mesotelioma maligno della pleura, del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale e del testicolo diagnosticati dal 1993 al 2008;
          il Ministro della salute Renato Balduzzi, nella prefazione al 15esimo Quaderno del Ministero, ha riconosciuto quella dell'amianto come un'emergenza nazionale, che impone un insieme coordinato di interventi;
          il Ministro ha sottolineato come, tra gli aspetti che rendono più gravoso il contrasto alle malattie dipendenti dall'inalazione di fibre di amianto, vi sia il lungo periodo di latenza prima che esse si manifestino, pari a 30/40 anni, un arco temporale che fa attendere il picco delle manifestazioni delle patologie tra il 2015 e la fine di questo decennio  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative per rendere più rapido lo smaltimento di amianto e la bonifica dei siti contaminati;
          se il Governo intenda promuovere dei percorsi formativi ad hoc per i medici, sulla diagnostica precoce delle malattie da inalazione di amianto. (5-08657)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BARBATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la dialisi è la terapia con cui si eliminano le scorie dall'organismo quando i reni non sono più in grado di farlo (dizionario corriere.it);
          oggi viene tranquillamente effettuata sulla maggioranza dei pazienti, di qualunque età, a patto che non soffrano di forme neoplastiche avanzate. Inoltre, grazie alle membrane utilizzate nel processo, il paziente viene depurato in maniera più completa ed efficace. In questo modo migliorano le condizioni generali dell'organismo e le prospettive di sopravvivenza;
          il dializzato è il paziente cronico per eccellenza. Per lui la terapia è un momento fondamentale che regola e scandisce la sua esistenza. Per questo è essenziale che impari a convivere e a conoscere il proprio corpo e i suoi nuovi limiti. Ed è altrettanto importante che anche il medico impari a considerare il malato non solo in base ai suoi dati clinici, ma in tutti gli aspetti della sua esistenza, dedicando quindi del tempo ad ascoltarlo e creando con lui l'intesa necessaria ad affrontare al meglio le cure (http://www.humanitasalute.it);
          in data 10 dicembre 2012 Repubblica.it edizione Napoli nell'articolo «Allarme Sanità, a rischio 180 posti per i dializzati» parla di un taglio a 180 «posti rene» della Campania, vale a dire posti destinati ai dializzati: in bilico 100 dipendenti, tra medici e infermieri, e investimenti dei centri privati per oltre 8 milioni di euro;
          a denunciarlo è stata la presidente dell'Associazione regionale campana ambulatori di emodialisi (Arcade), Giuliana Fusco. Secondo la Fusco, la regione vorrebbe ridurre i posti di 180 unità basandosi sul criterio del numero di pazienti in cura: «È una scelta sbagliata e non porterà ad alcuna forma di risparmio – dice la presidente di Arcade – la Regione paga infatti per le prestazioni erogate, non per il singolo posto. Ovviamente avere più posti non comporta un numero maggiore di prestazioni. La dialisi è un trattamento particolare, nessuno vorrebbe farla se non fosse strettamente necessario. L'unico effetto sarà quello di mandare in fumo milioni di soldi investiti dai privati, il probabile licenziamento di alcuni lavoratori e un ulteriore disagio per i pazienti» (http://napoli.repubblica.it);
          di quali informazioni disponga e quali iniziative intenda assumere il Ministro, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, rispetto ai fatti esposti in premessa in modo da bloccare il taglio dei 180 posti e consentire agli emodializzati la massima assistenza e le cure previste dal loro quadro clinico, garantendo quei servizi che intenderebbero tagliare drasticamente, in base al quale così da assicurare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. (4-19015)


      PALAGIANO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          lo Schema di decreto interministeriale per l'introduzione, nell'allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n.  31, del parametro «Microcistina-LR» e relativo valore di parametro (notification number 2012/0534/1-C50A), attualmente, all'attenzione della Commissione europea, che ha recepito la direttiva europea 98/83 per quanto riguarda la potabilità delle acque destinate a consumo umano, propone l'introduzione di alcune modifiche al decreto legislativo 31/2001 relativamente ai requisiti di potabilità;
          tale schema di decreto introduce, di fatto, l'ammissibilità della presenza di contaminazione da cianobatteri e loro microcistine nelle acque destinate a consumo umano, laddove invece la presenza di tale agente inquinante non dovrebbe essere ammessa in nessun caso nell'acqua potabile;
          al contrario, l'introduzione di nuovi valori di parametro per sostanze cancerogene evitabili, per le quali come noto non esistono soglie di sicurezza, comprometterebbe la capacità di tutela della salute pubblica a cui sia la direttiva che il decreto legislativo succitati sono demandati;
          la modifica proposta è secondo l'interrogante in palese contrasto, quindi, con le evidenze scientifiche, in quanto è dimostrata la potenzialità tossica dei cianobatteri nonché le azioni epigenetiche, genotossiche ed oncogene dei vari tipi di microcistine da essi prodotti;
          inoltre, la tossicità e la cancerogenicità di alcuni elementi inquinanti delle acque, tra cui proprio le microsicitine, possono manifestarsi con molteplici e ancora sconosciuti meccanismi di interazione ed amplificazione indicati come effetto cocktail, diversi da quello della sola e semplice somma delle loro singole azioni;
          è evidente dai punti esposti in premessa che l'approvazione di questo decreto comporterebbe un rischio documentato e concreto per la salute umana, violando altresì, in maniera palese, il principio di precauzione;
          l'Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia) ha inviato al responsabile del procedimento presso la Commissione europea (Responsabile per la Direttiva 98/34/CE) un documento recante una serie di Osservazioni volte a chiedere il rigetto dello schema di decreto interministeriale. Tra le principali motivazioni, si legge, lo schema di decreto interministeriale pretende di legittimare l'erogazione per consumo umano di acqua inquinata da agenti gravemente patogeni, così perpetrando un grave nocumento e violando le norme italiane ed europee attualmente vigenti a tutela della salute, in primis violando proprio lo stesso decreto legislativo 31/2001. Quello proposto non è, infatti, un emendamento integrativo, ma un vero e proprio capovolgimento della ratio della legge, e una flagrante violazione della norma  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, sulla base di quanto dichiarato e documentato dai medici dell'Isde, non intendano ritirare e ripensare lo schema di decreto interministeriale succitato. (4-19020)


      CECCACCI RUBINO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 3 paragrafo 4 della direttiva del Consiglio 2008/120/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini vieta l'utilizzo delle gabbie di gestazione per le scrofe a partire dal 1o gennaio 2013 (a parte le prime 4 settimane di gravidanza) e dispone che a partire da quel momento le scrofe siano allevate in gruppo;
          l'articolo 54 paragrafo 1, del regolamento (CE) n.  882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e, alle norme sulla salute e sul benessere degli animali, prevede che, quando gli Stati membri individuano una non conformità con le leggi europee in materia di benessere animale, devono intervenire per assicurare che l'operatore ponga rimedio alla situazione; l'articolo 54 paragrafo 2, dello stesso regolamento sancisce che tale azione possa includere la sospensione delle operazioni o la chiusura in toto o in parte dell'azienda interessata per un appropriato periodo di tempo;
          gli ultimi dati suggeriscono che l'Italia sarà tra le nazioni che non saranno in grado di dimostrare una conformità totale con l'articolo 3 paragrafo 4 della direttiva del Consiglio 2008/120/CE  –:
          se il Governo intenda indicare quale percentuale di scrofe su tutto il territorio nazionale italiano e in ciascuna delle regioni italiane sarà allevata in gabbie di gestazione alla data del 1o gennaio 2013, contrariamente alle disposizioni dell'articolo 3 paragrafo 4 della direttiva del Consiglio 2008/120/CE;
          quali azioni si intendano intraprendere ai sensi del regolamento (CE) n.  882/2004 per assicurare l'applicazione dell'articolo 3 paragrafo 4 della direttiva del Consiglio 2008/120/CE da parte del settore suinicolo italiano. (4-19022)


      BARBATO. — Al Ministro della salute, Al Ministro dell'interno, Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la direzione investigativa antimafia di Napoli ha eseguito un provvedimento di custodia in carcere nei confronti del boss della camorra Francesco Bidognetti accusato di disastro ambientale;
          Bidognetti, in carcere a Parma in regime di 41-bis, avrebbe avvelenato falde acquifere per favorire il clan dei Casalesi;
          classe 1951, nato a Casal di Principe, Cicciotto ’e mezzanotte, così viene chiamato, fu arrestato il 18 dicembre 1993 e recluso sotto il regime del 41-bis. Il suo settore specialistico nell'organizzazione criminale era lo smaltimento illegale dei rifiuti urbani, industriali e tossici, attività. Grazie alle sue rivelazioni, nell'aprile del 2008, furono messe 52 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti affiliati al clan tra cui il figlio Raffaele. Ne seguì un'altra guerra di camorra;
          la notizia è stata data il 10 dicembre 2012 sul sito del corriere.it ed. Napoli nell'articolo dal titolo: «Casalesi, il boss Bidognetti accusato anche di disastro ambientale»;
          al disastro ambientale, causato da Bidognetti, è stato anche accertato un grave inquinamento della falda acquifera sottostante le discarica del giuglianese, nel napoletano;
          le acque avvelenate venivano utilizzate per irrigare le colture e anche per scopi alimentari, non solo dalle popolazioni locali ma anche da quelle residenti in zone extraprovinciali, che hanno potenzialmente assunto sostanze cancerogene. Il disastro, secondo l'ordinanza della direzione distrettuale antimafia, è durato circa un ventennio (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it)  –:
          di quali notizie dispongano i Ministri interrogati e quali iniziative si intendano assumere per intervenire sul territorio citato promuovendo mediante l'Istituto superiore di sanità l'analisi delle acque attraversanti il giuglianese, l'acerranese, il nolano, l'agro aversano nonché l'analisi dei terreni, anche mediante l'ausilio del laboratorio diossine del Mezzogiorno d'Italia inaugurato pochi giorni fa presso IZS (Istituto zooprofilattico sperimentale) di Portici (Napoli). (4-19027)


      BARBATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'ospedale «Agostino Maresca» di Torre del Greco (Napoli) sembrerebbe a rischio chiusura stante alle indiscrezioni rese note dalle testate campane;
          l'ospedale Agostino Maresca, affonda le radici nel Rinascimento;
          in origine era un ospedale con annessa chiesa di S. Maria del Popolo in Torre del Greco, sulla allora strada regia verso Napoli, nel 1570, come fa rilevare una lapide in cui si pubblica, con bolla concessa dal Papa Pio V l'11 gennaio di tale anno, l'indulgenza a coloro che visitavano detta chiesa recitando un «Pater» e un’«Ave» avanti a ciascuno dei suoi cinque altari e a quelli che, confessati e contriti, visitavano ancora la chiesa nel giorno della natività della Vergine;
          Francesco Balzano racconta invece che tale ospedale con la chiesa fu edificato nel 1586 come dipendenza di quello degli incurabili di Napoli dal gentiluomo napoletano don Ferrante Bucca di Aragona, essendosi eretto quello di Napoli nel 1521;
          la chiesa omonima di quella dell'ospedale degli incurabili di Napoli, era baroccheggiante, ad una sola navata, con volta a botte e tutta decorata di stucchi; sull'altare maggiore di marmi intarsiati troneggiava il quadro raffigurante la Madonna del Popolo col Bambino che accoglie sotto il manto fedeli infermi supplicanti in ginocchio, privo della firma dell'autore, attribuibile al napoletano Giulio di Angelo alias D'Acunto vivente nel 1562;
          l'ospedale, nel 1927 era stato riscattato e intitolato al benemerito medico Agostino Maresca;
          dopo qualche tempo l'ospedale Maresca fu trasferito nella villa comunale ex sede del fascio mussoliniano, col boom economico fu costruito alle falde del Vesuvio dove risiede;
          quindi l'ospedale torrese fu per secoli succursale degli incurabili di Napoli e da questi amministrato e diretto dalla fine del settecento fino a quando nel 1927 ottenne l'autonomia. Difatti l'ospedale nel 1927 fu riscattato dall'ente autonomo diretto dal medico Agostino Maresca;
          da allora l'ospedale divenne indipendente;
          tra i principali mezzi di azione dell'ospedale della Chiesa (alias Agostino Maresca) si rilevano – ha spiegato Luigi Mari – la concezione patogenetica unitaria della tubercolosi, dovuta al suo illustre e altamente benemerito direttore, onore dell'università, con un metodo di cura che porta ancora oggi il suo nome. Esso consiste soprattutto nell'aver introdotto fra tanti lavori e studi concernenti i diversi aspetti di quella malattia, una dottrina e un sistema che diagnostica e chiarisce il suo processo di evoluzione, permette di prevederne la direzione e apre così un cammino sicuro al medico pratico;
          molti ammalati di tisi trovarono cura e riposo a Torre ospitati nel famoso «Convalescenziario» oggi Bottazzi;
          Torre del Greco conta circa 90 mila abitanti ed è tra i più popolosi comuni del napoletano;
          in data 12 dicembre 2012 i cittadini torresi sono scesi in piazza per dire no alla chiusura del nosocomio locale;
          ha servito per oltre quarant'anni tutta la fascia costiera che va da San Giorgio a Cremano, a San Sebastiano al Vesuvio, a Portici, Ercolano, servendo un bacino di utenza di circa 300.000 cittadini;
          la struttura a seguito di una riorganizzazione disposta dal piano sanitario regionale dovrebbe essere dismessa in base ad una decisione assunta fin dal 2010;
          alla base c’è un disavanzo accumulato negli anni nel settore sanitario  –:
          se il Ministro della salute sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario nominato in Campania, al fine di acquisire gli elementi necessari sul caso sensibilizzandolo ad intervenire. (4-19032)


      TOTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il tribunale di Chieti con sentenza del 16 febbraio 2010 dichiarò il fallimento di «Villa Pini d'Abruzzo S.r.l.» esercente l'attività di clinica sanitaria e ospedaliera in convenzione con la regione Abruzzi, disponendo, altresì, l'esercizio provvisorio. Il tribunale nominò anche il curatore fallimentare nella persona dell'avvocato Giuseppina Ivone del foro di Roma;
          l'esercizio provvisorio fu disposto anche tenuto conto dell'interesse dei lavoratori dipendenti, come evidenziato dal curatore fallimentare nell'audizione del 15 dicembre 2010, nel corso della 96a seduta della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale del Senato della Repubblica, la quale precisò che «per la sola clinica Villa Pini d'Abruzzo, questi erano oltre 650»;
          sul punto, anche il presidente del tribunale di Chieti, incontrando maestranze e sindacalisti della clinica Villa Pini d'Abruzzo, aveva sostenuto, come riferito da organi d'informazione, che quella decisione sarebbe stata la più utile per i lavoratori;
          in realtà, è occorso che, già nel settembre del corrente anno, in sede di proroga del contratto di affitto del ramo d'azienda «Casa di Cura Villa Pini d'Abruzzo» stipulato con «Casa di Cura Abano Terme Spa» all'esito, il 24 agosto 2010, della procedura competitiva finalizzata all'alienazione del complesso aziendale appartenente alla società fallita «Villa Pini d'Abruzzo S.r.l.» o, in subordine, all'affitto del medesimo, non tutti i lavoratori siano stati confermati nel loro posto, non essendo stati rinnovati 43 contratti a tempo determinato, compresi taluni riferiti a soggetti appartenenti alle categorie protette, ex legge n.  68 del 1999;
          nella «Relazione sul valore economico del complesso aziendale denominato “Villa Pini d'Abruzzo” al 31 maggio 2012 redatta dal Collegio peritale nominato dal curatore fallimentare con istanza del 22 dicembre 2011, presentata presso il tribunale civile di Chieti - sezione fallimentare, ed essendo la nomina di detto Collegio confermata, dipoi, dal giudice delegato del menzionato tribunale, si rinvengono elementi che suffragano il dubbio circa il possesso, da parte della struttura, di tutti i requisiti minimi autorizzativi. Vi si legge, infatti, tra l'altro che «è utile altresì precisare che il contratto di affitto d'azienda fissa tutti gli interventi, anche di adeguamento, necessari per assicurare la funzionalità dell'azienda e per l'esercizio dell'attività sanitaria nel pieno rispetto della normativa in vigore, nonché pone a carico esclusivo della Casa di Cura, gli oneri connessi al rispetto delle normative in materia di prevenzione e sicurezza, tutela ecologia e ambientale, nonché la esecuzione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria sui beni mobili e immobili». È chiaro, dunque, che sussistevano criticità, a cui quegli «interventi» porrebbero, o avrebbero posto, rimedio;
          d'altronde, la deliberazione del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari dell'8 aprile 2010, n.  26/2010, nel ripercorrere vicende amministrative riguardanti lo stesso complesso aziendale richiamava, seppur riferendoli a pregresse evidenze, lo «stato di sospensione dell'accreditamento», il «conclamato stato prefallimentare nel quale versava la società proprietaria», nonché la «incertezza esistente in ordine al permanere del possesso dei requisiti di autorizzazione e di accreditamento». Non è dato di sapere, nello specifico, quali fossero le cause dell'incertezza circa il permanere del possesso dei detti requisiti ma il riferimento ai requisiti di «autorizzazione» non poteva che alludere a quelli di natura strutturale;
          in argomento, il «Disciplinare per la vendita del complesso aziendale della società Villa Pini d'Abruzzo S.r.l. in fallimento» richiama l'esistenza di «alcuni contratti aventi ad oggetto lavori di manutenzione e di adeguamento della struttura...» che sarebbero stati stipulati nel corrente anno dalla curatela fallimentare;
          desta interrogativi e dubbi la «precisazione», recata nel medesimo «Disciplinare», nel paragrafo sub G), rubricato: «Avviamento aziendale», alla cui stregua «con riferimento al contenuto della domanda di autorizzazione sanitaria/accreditamento predefinitivo e definitivo, alle attestazioni in esse contenute ed ai relativi procedimenti, la procedura fallimentare non offre alcuna garanzia né assume alcun obbligo in ordine ai relativi esiti, rimanendo a carico di ciascun interessato ogni relativa alea e possibile conseguenza pregiudizievole»,
          l'autorizzazione e l'accreditamento di una struttura sono subordinate dalla legge regionale 31 luglio 2007, n.  32 al possesso e, ovviamente, alla permanenza nel medesimo, di requisiti minimi strutturali, tecnologici, organizzativi e di dotazione di personale definiti in apposito manuale di autorizzazione e verificati dal dipartimento di prevenzione territorialmente competente  –:
          se il Commissario ad acta governativo per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Abruzzo abbia accertato, e con quali modalità, se le domande di autorizzazione e di accreditamento siano state prodotte e il contratto per l'erogazione delle prestazioni in nome e per conto del servizio sanitario nazionale stipulato, essendo rispettate tutte le disposizioni normative, statali e regionali, che presiedono, costituendone requisiti inderogabili, all'esercizio dell'attività sanitaria della «Casa di Cura Villa Pini d'Abruzzo», in particolare con riferimento alle dichiarazioni rese, da chi ne aveva titolo, circa il possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni vigenti al momento della formazione dei detti, singoli atti;
          se risultino al commissario ad acta governativo sospensioni di validità, ed eventualmente riferite a quali periodi, del certificato di prevenzione incendi e dell'autorizzazione comunale all'esercizio dell'attività sanitaria rilasciate per la struttura di cui si tratta. (4-19041)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la direzione generale di Poste italiane sta procedendo alla razionalizzazione, riorganizzazione e in molti casi alla chiusura complessivamente di oltre mille sportelli distribuiti sull'intero territorio nazionale, in Sicilia sarebbero interessati dal succitato progetto circa 71 sportelli distribuiti in quasi tutte le province;
          si tratta in prevalenza di sportelli allocati in territori dotati di una rete viaria assai compromessa e privi di altre infrastrutture e servizi, pertanto la loro soppressione ha un impatto sociale devastante sul territorio;
          fra questi il caso dell'ufficio postale di Passopisciaro, frazione del comune di Castiglione di Sicilia (Catania), la cui operatività era già stata ridotta a soli tre giorni la settimana, negli anni passati;
          la notizia della prevista chiusura di tale ufficio postale ha provocato vive proteste e allarme nella popolazione: è stata approvata una mozione dal consiglio provinciale di Catania, è stata approvata una mozione dal consiglio comunale di Castiglione di Sicilia ed è stata avviata una raccolta di firme che è stata sottoscritta da centinaia di cittadini;
          tale ufficio, infatti, svolge un ruolo fondamentale per i numerosi anziani che abitano la frazione e per i numerosi turisti, legati al movimento del vino, che affollano questo versante dell'Etna, una sua eventuale chiusura rappresenterebbe un duro colpo per l'economia del borgo rurale succitato che sta perseguendo un percorso di rinascimento economico fondato sulla vitivinicoltura di eccellenza;
          nonostante tali proteste e le giuste osservazioni mosse dai cittadini e daglienti territoriali, Poste italiane ha confermato la propria decisione;
          Poste italiane indirizza i propri utenti verso l'ufficio del comune di Randazzo, con grave disagio soprattutto per l'utenza meno giovane, che nella frazione di Passopisciaro rappresenta la maggioranza e non ha la possibilità di spostarsi nella vicina località, anche a causa della deficitaria rete viaria;
          Passopisciaro, nonostante sia un piccolo centro rurale, è una delle località più famose, in Italia e nel mondo, per le produzioni vitivinicole di eccellenza, di cui si parla nelle maggiori riviste internazionali di settore, che dovrebbe quindi essere incoraggiato dalle istituzioni tutte a proseguire il percorso di sviluppo intrapreso  –:
          se sia a conoscenza di quanto su esposto;
          se non ritenga di intervenire presso le Poste italiane al fine di scongiurare la chiusura dell'ufficio postale di Passopisciaro, frazione del comune di Castiglione di Sicilia (Catania);
          se non ritenga di porre in essere ogni iniziativa utile a salvaguardia la comunità locale di Passopisciaro, interessata dalla chiusura dell'ufficio postale, previsto dal piano nazionale delle Poste italiane;
          se non ritenga di intervenite presso le Poste italiane al fine di salvaguardare gli uffici postali posti in località turistiche;
          se non ritenga di intervenire presso le Poste italiane al fine di salvaguardare gli sportelli di uffici allocati in territori, come quelli siciliani, dotati di una rete viaria inadeguata che renderebbe oltremodo penalizzante per i cittadini/utenti la chiusura degli sportelli, specie per disoccupati ed anziani che maggiormente utilizzano tali uffici.
(2-01784) «Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARTELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la trattativa per l'acquisizione dello stabilimento Vinyls di Porto Marghera da parte di Oleificio Medio Piave non è ancora giunta a conclusione, malgrado sia stata avviata nel settembre 2011 con la presentazione dell'offerta di acquisto;
          è nel frattempo già scaduta la proroga della Cassa integrazione guadagni per i circa 150 lavoratori dello stabilimento Vinyls;
          sebbene da circa tre anni sia stato affidato a tre commissari straordinari il compito di gestire la fase di transizione, non si coglie tutt'ora all'orizzonte una via di uscita certa;
          la situazione a questo punto appare grave. Continuando a tergiversare diventa alto il rischio di un precipitare degli eventi che porterebbe al fallimento  –:
          quale sia lo stato reale delle trattative e se ci siano concrete possibilità di concludere in tempi brevi e con, esito positivo l'operazione di acquisto da parte di Oleificio Medio Piave;
          se non ritenga opportuno il Governo intervenire affinché, nel frattempo e qualsiasi sia l'esito delle trattative, venga comunque assicurata ai lavoratori una proroga alla cassa integrazione guadagni. (5-08650)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MONTAGNOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          organi di stampa locale del Veneto riportano la notizia, in questi ultime settimane, dell'aggravarsi della crisi economica nell'intera regione dove, secondo alcuni analisti, i fallimenti di aziende dall'inizio del 2009 ad oggi hanno sfondato quota 4.000, con una media di 100 cessazioni di attività al mese, ed in particolare a cominciare dall'edilizia, l'industria manifatturiera ed il commercio;
          sempre secondo i dati riportati da alcune associazioni di categoria e sindacali, nei primi sei mesi del 2012 si sono aperte altre 653 nuove procedure di crisi aziendale per cessazione di attività o ristrutturazioni con drastici tagli di posti di lavoro, pari al 7,9 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, e che tale dato sale al 38,9 per cento se si guarda al numero di lavoratori coinvolti che passano, a livello regionale, dai 10.933 del 2011 ai 15.182 dell'anno in corso;
          i dati sono oltre modo sconfortanti anche se si prende in considerazione un altro indice importante ed emblematico come quello delle ore totali di cassa integrazione, che da gennaio ad agosto sono state in Veneto 60.392.541, con un aumento complessivo dell'8 per cento rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso e una netta prevalenza del ricorso alla cassa integrazione straordinaria prevista, in particolare, per le aziende in grave difficoltà;
          la situazione è particolarmente grave nella provincia di Verona, dove, a solo titolo d'esempio, in un solo sono state chiuse in un solo trimestre ben 51 aziende del settore delle costruzioni, tra i più colpiti a livello italiano dalla recessione economica  –:
          se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, specificare chiaramente quali siano gli intendimenti sulle iniziative da adottare al fine di incentivare il rilancio delle attività e delle imprese del Veneto, e della provincia di Verona in particolare, specificando altresì gli eventuali provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dei livelli occupazionali interessati dalla crisi. (4-19010)


      CAPARINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          da fonti stampa si apprende la notizia che il Ministro dello sviluppo economico stia pensando ad un probabile aumento di un euro e cinquanta centesimi del canone Rai per il 2013, attualmente pari a 112 euro. Nel 2012 il canone era aumentato proprio di un euro e mezzo;
          secondo quanto dichiarato dai vertici dell'azienda, che vogliono puntare al pareggio, l'aumento sarebbe fondamentale perché porterebbe 20-25 milioni di euro in più sulle entrate di un esercizio, il 2013, che rischia un ennesimo calo della pubblicità sul già tragico 2012 (730-750 milioni per la Rai, nonostante olimpiadi ed europei di calcio);
          il pagamento del canone di abbonamento, istituito con il regio decreto n.  246 del 1938 quando ancora non esisteva la televisione è dovuto per la semplice detenzione di uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle diffusioni televisive, indipendentemente dai programmi ricevuti, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale del 2002 che ha riconosciuto la sua natura sostanziale d'imposta per cui la legittimità dell'imposizione è fondata sul presupposto della capacità contributiva e non sulla possibilità dell'utente di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo al cui finanziamento il canone è destinato;
          l'emittente pubblica si avvale dei proventi derivanti dal canone, pari a circa 1,6 miliardi di euro l'anno, per coprire i costi derivanti dall'esecuzione degli obblighi ad essa imposti per legge, ai quali va aggiunto un ulteriore miliardo di euro derivante dalla pubblicità, i cui proventi, per legge, assumono il valore di fonte accessoria;
          l'ordine del giorno (9/5109-A-R/70) presentato dall'interrogante al decreto-legge n.  16 del 2012 recante «Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento», ha impegnato il Governo a valutare l'opportunità di abolire il canone di abbonamento alla televisione nonché la relativa tassa di concessione governativa definendo una forma alternativa di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo secondo criteri di equità, efficacia ed appropriatezza oppure, in alternativa, a far sì che i proventi derivanti dal versamento del canone siano versati per il 90 per cento alle regioni, in conformità a quanto stabilito dalla legge n.  42 del 2009 in materia di federalismo fiscale e ripartiti tra le emittenti locali in base al regolamento che sarà emanato dal Ministro dello sviluppo economico entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore delle legge di conversione del decreto-legge  –:
          se le anticipazioni corrispondano al vero e, nel caso, come si coniughino con l'impegno del Governo di abolire il canone Rai definendo misure alternative;
          quali iniziative siano state sino ad ora intraprese per attuare l'impegno dell'ordine del giorno n.  9/5109-A-R/70 e quando sarà emanato il regolamento per ripartire il canone Rai tra le emittenti locali. (4-19026)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

      La risoluzione in Commissione Realacci e altri n.  7-01034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 novembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Tortoli, Alessandri, Motta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima e Carlucci n.  4-04145, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-07197, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima e Carlucci n.  4-07756, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-11289, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-11306, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-11375, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-12511, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-12758, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-14614, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-15344, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima e altri n.  4-16790, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Antonino Foti.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-16822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Dima n.  4-17022, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Golfo, Antonino Foti, Galati.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17160, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17162, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17166, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17171, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17212, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17226, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17227, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o agosto 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17835, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17836, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17960, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-17962, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18009, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18010, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18044, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18046, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18048, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18051, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n.  4-18055, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Cicu n.  3-02652, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Holzmann.

      L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Borghesi e Zazzera n.  3-02653, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbato.

      L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli n.  4-18979, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Lanzarin e Dussin n.  5-08643, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Pubblicazione di testi riformulati.

      Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Gidoni n.  7-01045, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  725 del 28 novembre 2012.

      La IV Commissione,
          premesso che:
              il 28 giugno 2014 ricorrerà il centesimo anniversario dell'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, ucciso in un attentato a Sarajevo;
              il 28 luglio seguente sarà la volta del centesimo anniversario della dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, evento al quale si riconduce convenzionalmente l'inizio del primo conflitto mondiale;
              il 24 maggio 2015 cadrà invece il centesimo anniversario dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale;
              il 4 e l'11 novembre 2018 marcheranno infine il compimento di un secolo dalla conclusione delle ostilità, rispettivamente sul fronte italiano e sul fronte europeo-occidentale;
              va sottolineato il carattere di momento fondativo dell'età contemporanea attribuito dalla storiografia al primo conflitto mondiale;
              in vista di questa serie di ricorrenze, il 3 agosto 2012 il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato un proprio decreto che istituisce il Comitato storico-scientifico per il «Centenario della Prima Guerra Mondiale», senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, affidandone la presidenza al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e chiamandone a far parte i Sottosegretari di Stato ai Ministeri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, per i beni e le attività culturali, dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica;
              sono state attribuite al predetto Comitato di penetranti funzioni di impulso, promozione e coordinamento delle manifestazioni che saranno organizzate nella cornice della commemorazione delle ricorrenze connesse al centenario del primo conflitto mondiale;
              va tuttavia stigmatizzata la decisione di non includere nel predetto comitato alcuna espressione delle autonomie regionali, malgrado le regioni territorialmente maggiormente interessate alle ricorrenze, in ragione della loro passata esperienza di teatri operativi del primo conflitto mondiale, abbiano manifestato il proprio intendimento di procedere all'organizzazione di eventi;
              va rimarcato che al contesto delle celebrazioni, oltre all'azione pedagogica ed educativa connessa alla memoria degli eventi, è opportuno ricondurre anche iniziative adeguate di recupero e valorizzazione dei siti collegati ai fatti della Prima guerra mondiale – trincee, musei, cimiteri e sacrari in particolare – anche nella prospettiva di un successivo, razionale, sviluppo del turismo di carattere storico-militare;
              si richiama la circostanza che con la legge 7 marzo 2001, n.  78 si è già provveduto una prima volta a promuovere una campagna di valorizzazione delle vestigia della prima guerra mondiale, prevedendo all'uopo anche degli stanziamenti di lungo periodo, poi venuti meno in seguito all'accentuarsi delle difficoltà della finanza pubblica;
              va segnalata l'esigenza di coinvolgere nella programmazione delle iniziative le rappresentanze delle regioni maggiormente coinvolte nel primo conflitto mondiale, in quanto ex teatri operativi, in particolare prevedendone l'inclusione nel Comitato storico-scientifico per il «Centenario della Prima Guerra Mondiale»,

impegna il Governo

ad assumere iniziative per associare al proprio sostegno nei confronti delle manifestazioni con le quali sarà celebrato in Italia il centenario del Primo conflitto mondiale anche il rifinanziamento degli interventi di valorizzazione delle vestigia della guerra.
(7-01045)
«Gidoni, Dozzo, Chiappori, Molgora».

      Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Frassinetti n.  7-01056, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  730 del 6 dicembre 2012.

      La VII Commissione,
          premesso che:
              in occasione dell'approssimarsi delle festività natalizie, la dirigente scolastica della scuola materna di Caorso, in provincia di Piacenza, che conta circa centoventi bambini, ha vietato l'allestimento del presepe e la rappresentazione di ogni riferimento religioso, asserendo di averlo fatto per non offendere i bambini di religione diversa da quella cattolica;
              i genitori dei bambini hanno manifestato con fermezza la loro indignazione e contrarietà a tale decisione ed hanno chiesto che fosse allestito il presepe e che durante le recite fossero intonati anche canti religiosi natalizi;
              casi simili a quello di Caorso sono accaduti anche in altre scuole d'Italia e spesso la decisione di vietare l'allestimento del presepe risulta essere frutto di una sbagliata e fuorviante interpretazione del principio di integrazione sociale e rispetto del pluralismo culturale. Per favorire la convivenza con chi proviene da altri Paesi, non serve cancellare i nostri usi e le nostre tradizioni, rischiando di generare incomprensioni e barriere. Integrazione significa conoscenza reciproca e tolleranza per le diversità, senza imporre alcuna rinuncia,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative più opportune volte a garantire che ai bambini delle scuole materne e primarie venga assicurata l'opportunità di celebrare la festività del Santo Natale attraverso l'allestimento del presepe e l'organizzazione di rappresentazioni e canti natalizi di tipo religioso, garantendo che in ogni istituto scolastico siano valorizzate le nostre tradizioni culturali, scongiurando in questo modo il rischio di negare ai nostri ragazzi, attraverso l'imposizioni di astratte e fuorvianti neutralità ideologiche e religiose, l'apprendimento della propria identità e la possibilità di celebrarla nelle forme tipiche della nostra tradizione.
(7-01056)
(Nuova formulazione) «Frassinetti».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Binetti n.  5-08610 del 7 dicembre 2012.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
          interrogazione a risposta in Commissione Nastri n.  5-05305 del 13 settembre 2011 in interrogazione a risposta scritta n.  4-19034;
          interrogazione a risposta orale Tanoni n.  3-02649 dell'11 dicembre 2012 in interrogazione a risposta scritta n.  4-19037.