Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

16/07/2008

Presentazione della relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali

Sono trascorsi più di dieci anni da quando il Parlamento ha convenuto sulla necessità di accogliere la Direttiva europea in materia di protezione dei dati personali e ha istituito il Garante per la privacy. Alle prime reazioni dei media e delle imprese che vedevano quella legge come un inutile e costoso impedimento alla libertà di agire senza limiti nei confronti dei cittadini e consideravano la figura del Garante come una sorta di "sceriffo", ha poi fatto seguito, proprio grazie all'intenso e costante impegno di questa autorità un largo apprezzamento delle norme e delle regole contenute nella legge 675.

In questi ultimi dieci anni la tecnologia ha fatto passi da gigante e al mondo reale si é sovrapposta una realtà virtuale alla quale si fa fatica ad abituarsi. L'innovazione tecnologica ci rende indubbiamente più comoda la vita, ma nasconde al suo interno potenziali e minacciose invasività della nostra sfera privata, del nostro stile di vita, dei nostri affetti, dei nostri bisogni.

Il sistema bancario, la Pubblica Amministrazione, la previdenza assicurativa, la Sanità ricercano sempre più spesso modelli di efficienza e margini di economia attraverso reti di interconnessione a grande capacità, un moltiplicarsi sempre più fitto di banche dati, una capillare analisi e tracciatura delle informazioni sino a giungere, quando possibile, ad una loro georeferenziazione.

Ciascuno di noi, utilizzando abitudinariamente gli strumenti più banali di cui dispone, carte di credito e pagamento, transazioni bancarie, cellulari e personal computer, lascia tracce in quantità rilevante, consentendo così a qualsiasi organizzazione che disponga di risorse e mezzi tecnologici adeguati di sottoporci ad una sorta di microscopio elettronico, in grado di mettere a fuoco virtù e vizi: é la società paventata da George Orwell nel suo "1984", anche se le sue previsioni sono in ritardo di un quarto di secolo.

A ciò si aggiunga che il terrorismo internazionale, la globalizzazione dei mercati anche attraverso Internet, i flussi migratori dalle aree più povere a quelle socialmente più ricche hanno generato, prepotente, il bisogno di sicurezza e si cerca di soddisfare questa necessità mediante l'adozione di sistemi integrati di videosorveglianza, strumenti di intercettazione e filtraggio sulle reti di telecomunicazione, apparecchiature di rilevazioni biometriche.

Non c'è dubbio che di fronte a questo dilagare di tecnologia, a questa voracità di dati personali, il Garante é chiamato a svolgere un difficile compito da affrontare con risorse non sempre adeguate

Tra i suoi recenti impegni é da apprezzare il suo ricorso a misure di semplificazione e pubblicazione di Linee guida di settore come quelle per le piccole imprese e quelle in materia di rapporti di lavoro in ambito pubblico. Resta da dipanare la complessa questione di contemperare i bisogni di sicurezza, con il diritto della riservatezza.
I sistemi di intercettazione telefonica e di immagazzinamento presso i fornitori di servizi delle informazioni relative al traffico sulla rete aprono complesse questioni che Governo e Parlamento sono chiamati a risolvere: il Garante avrà certamente un ruolo importante in materia, anche alla luce dei contributi che ad esso derivano dalla fattiva collaborazione alle conferenze europee degli altri Garanti.
Un ruolo importante e oggettivamente accresciuto dal fatto che in Europa il nostro paese é quello dove il ricorso alle intercettazioni ha numeri così elevati da assumere carattere di anormalità: siamo forse un paese di malfattori congeniti? O piuttosto, per catturare grandi prede fa più comodo utilizzare reti a maglie molto strette invece che a maglie larghe? Se così fosse, difficile garantire riservatezza e dignità della persona.

Una parola ancora sulle tecnologie biometriche: é affascinante l'idea di potersi muovere nei due spazi, reale e virtuale, che ormai costituiscono l'essenza della nostra vita con la consapevolezza e la facilità di essere riconosciuti tramite sensori che leggono i codici naturali che ci portiamo addosso, le nostre impronte digitali, la nostra geometria facciale, le nostre iridi, la nostra voce.

Le porte, anche le più riservate, si aprono se abbiamo diritto all'accesso, le transazioni bancarie e amministrative si velocizzano, la certezza dei nostri diritti e delle nostre prerogative viene riconosciuta dalle macchine. Ma fino a che punto possiamo essere tranquilli che tali informazioni non possano essere catturate e sottoposte ad un uso distorto?

L'impegno dell'Autorità, che oggi ci accingiamo ad ascoltare con molto interesse, é proprio quello di garantirci nella nostra essenza di cittadini liberi, che operano con correttezza nella legalità ma pretendono giustamente di essere rispettati nei loro diritti, nella loro dignità e riservatezza.