Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

07/10/2008

Montecitorio, Sala della Lupa - Seminario sul tema "Il Parlamento non è solo legislatore"

E' con piacere che partecipo al seminario di oggi che costituisce l'occasione per presentare un'importante iniziativa scientifica i cui promotori, che ringrazio tutti pubblicamente, sono, in maggioranza, funzionari parlamentari.

L'aver approfondito alcuni "temi chiave" del diritto parlamentare, e la pubblicazione del volume "Funzioni parlamentari non legislative e forma di governo. L'esperienza dell'Italia", è la dimostrazione di come, all'interno del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, ci siano elevante professionalità, con competenze ed esperienze assai significative.

Che "il Parlamento non sia solo legislatore" è la realtà di tutte le democrazie rappresentative. Una democrazia si caratterizza in quanto esista un Parlamento che concorre con l'esecutivo all'assunzione delle decisioni di governo, e che ne indirizzi e controlli l'azione alla luce dei princìpi e dei limiti propri dello stato costituzionale di diritto: questi princìpi e questi limiti sono essenzialmente funzionali a garantire i diritti e le libertà dell'uomo.

Questa lettura, dalla natura autentica degli stati democratici di diritto è alla base della diffusione soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, di forme di governo incentrate sul ruolo del Parlamento in funzione di garantire delle acquisizioni di "costituzionalismo".

Parallelamente, a livello internazionale, la nascita delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui il 10 dicembre prossimo ricorre il 60° anniversario, hanno innescato un intenso processo di riconoscimento dell'integrazione tra democrazia e tutela dei diritti umani. Un processo che ha visto e vede l'Europa in posizione di avanguardia.

Nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, sono invocati, ad esempio, come universali i valori dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e dello stato di diritto, posti a fondamento dell'azione dell'Unione.

Inoltre, nell'articolo 2 del Trattato di Lisbona è scritto: "L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla società e dalla parità tra donne e uomini".

Da questo punto di vista, nell'esperienza contemporanea, molte Costituzioni dei paesi occidentali contengono, al loro interno, sia le regole per articolare i poteri tra i quali si ripartisce l'esercizio della sovranità, sia le regole per la tutela dei valori costituzionali fondamentali.

Regole e valori sono, pertanto, tra loro correlati: i secondi sono finalità e limiti dei poteri democratici. I poteri, in una democrazia, devono cioè soddisfare le esigenze dell'uomo, i suoi diritti e le sue libertà, non il contrario.

Il Parlamento, in particolare, ha la funzione essenziale di assicurare l'esercizio della sovranità nel presupposto di un effettivo equilibrio tra poteri e garanzie.

Le Costituzioni degli stati democratici hanno, a tal fine, assunto il processo di democratizzazione come un dato storico irreversibile: i princìpi della democrazia fanno parte del nucleo essenziale dei valori costituzionali, come la stessa giurisprudenza della Corte Costituzionale ha saputo più volte sancire.

Da questa lettura, il ruolo del Parlamento risulta "centrale" in una logica complessa: non è centrale solo perché, come già detto, concorre all'assunzione delle decisioni di governo con l'Esecutivo, ma anche in quanto deve verificare il corretto funzionamento democratico del sistema dei poteri.

E' per questo scopo che maggioranza ed opposizione devono interagire in Parlamento, in un confronto dialetticamente intenso ma non cronicamente conflittuale. L'opposizione deve soprattutto stimolare il Parlamento, quindi anche la maggioranza, a non dimenticare l'esigenza di controllare la consistenza democratica dell'azione dei pubblici poteri.

Nella relativa interazione si origina una dialettica che può essere virtuosa se si riescono a soddisfare contemporaneamente governabilità e garanzie.

Occorre, però, sottolineare un requisito fondamentale per la sopravvivenza di ogni democrazia.

La previsione in Costituzione di un elenco di diritti e di libertà tutelate dal Parlamento non permette, da sola, ad una democrazia di funzionare. Occorre che anche i processi decisionali siano efficienti e rapidi, così da non determinare una grave lesione del circuito della responsabilità politica che costituisce il nucleo essenziale di una democrazia governante.

Pertanto, in una forma di governo parlamentare come la nostra, un Parlamento forte può esistere a condizione che coesista con un governo che, legittimato nella sua leadership dal risultato elettorale, sia dotato di effettivi poteri di decisione.

A questo riguardo, forte è l'auspicio che, a Costituzione invariata, si intervenga sui Regolamenti parlamentari, in modo da velocizzare le procedure legislative e rendere più dinamico il rapporto con il Governo, in un quadro, però, di autentico riconoscimento del diritto al controllo da parte dell'opposizione, quale controparte funzionale del Governo in Parlamento.
Come è stato autorevolmente segnalato dal Professor De Vergottini, in una compiuta democrazia dell'alternanza l'opposizione è una vera e propria "Istituzione costituzionale", una sorta di "Governo potenziale in attesa".

Del resto, in un regime parlamentare, caratterizzato dall'alternanza tra schieramenti contrapposti, il compito assegnato al princìpio della separazione tra i poteri non passa più attraverso la separazione del legislativo dall'esecutivo, quanto piuttosto dalla dialettica tra il continuum governo-maggioranza, da una parte, e opposizione, dall'altra.

E' in questo scenario, che anche il problema della "sorte" delle funzioni non legislative delle Camere deve essere maggiormente approfondito, giacchè tali funzioni, rappresentando la metà del complesso delle attività parlamentari, costituiscono un indicatore del grado di vitalità dell'istituzione parlamentare, che non può essere compresso oltre misura anche quando il pendolo del potere di decisione oscilla verso l'esecutivo.

I risultati della ricerca che qui si presentano ne sono la prova ed essi potranno risultare preziosi nel caso in cui si dovessero affrontare organiche iniziative di riforma. In questa prospettiva, infine, ho particolarmente apprezzato l'audizione del Ministro per i rapporti con il Parlamento presso le Commissioni riunite di Camera e Senato del 24 settembre scorso, che ha toccato talune delle questioni evocate, non solo dal punto di vista dell'efficacia dell'azione di governo, ma anche di quello del doveroso rispetto del ruolo delle opposizioni parlamentari.

Si tratta, ora, di ritornare allo spirito "costituente" di alcune precedenti ed importanti riforme regolamentari, così da contribuire a modernizzare il "sitema-Italia" attraverso una parziale, ma opportuna, riorganizzazione del diritto parlamentare che, in ossequio ad un classico insegnamento, dovrà sempre essere ispirata al rispetto di quei valori costituzionali in cui si invera la storia della democrazia italiana.