Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

07/10/2008

Palazzo Marini, Convegno organizzato dalla Fondazione Barbareschi e Farefuturo sul tema "Da mercanti di bugie a innovatori della conoscenza"

Iniziative come quella odierna sono meritorie perché il confronto di esperienze e di idee tra rappresentanti di diversi settori della comunicazione e dell'industria culturale offre indicazioni interessanti sulle potenzialità di crescita del nostro Paese.
Penso non soltanto alla crescita economica ma anche alla crescita, al miglioramento complessivo della vita sociale. Non c'è dubbio che il nostro modo di vivere, di pensare, di scambiarci informazioni, di fare impresa sia strettamente legato all'entità e alla qualità dei messaggi che attraversano la rete informatica e telefonica o passano per il cinema e la televisione. L'esperienza ci ha insegnato che la diffusione delle reti della conoscenza ha concorso in modo decisivo all'accelerazione economica, culturale e politica dei Paesi industrializzati.

L'Italia ha conquistato in tali settori posizioni di rilievo. L'industria del cinema sta conoscendo una stagione felice. Le sue produzioni si stanno affermando sui mercati internazionali. La telefonia mobile è tra le più diffuse nel mondo, mentre aumenta costantemente il numero degli italiani che utilizzano Internet. Anche questo convegno rivela la volontà degli operatori dei vari settori di fare sistema e di aumentare la competitività dell'industria della comunicazione italiana.

E' mia opinione che le istituzioni debbano vedere con favore ogni processo di sviluppo, naturalmente nel quadro delle garanzie stabilite dalla legge a tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori. A motivare questa considerazione è la convinzione che la diffusione delle infrastrutture di rete e una più intensa trasmissione del sapere incrementino il capitale sociale e arricchiscano l'intelligenza diffusa del Paese. Il che si traduce normalmente in una crescita dell'opinione pubblica e della dialettica democratica. Cittadini più informati (e meglio formati) sono cittadini più consapevoli e più attivi.

L'Italia è, del resto, il Paese dove la ricchezza economica e quella culturale trovano i maggiori punti di fusione. Il nostro ingente patrimonio storico e artistico alimenta quella vocazione alla creatività e all'invenzione che rappresenta un vantaggio competitivo nell'economia della conoscenza. Ciò che qualifica il "made in Italy" , insieme con l'eccellenza tecnica e il dinamismo imprenditoriale, è la capacità di veicolare idee, stili, concezioni estetiche attraverso i prodotti industriali. I valori dell'arte che abbiamo ereditato dalla nostra storia sono universali e, come tali, possono diventare motore di sviluppo e di espansione nel sistema delle reti che tende anch'esso, a sua volta, a superare le frontiere e le barriere culturali.

Auspicare la crescita nazionale e internazionale dell'industria della comunicazione italiana non equivale a ignorare i problemi che si stanno manifestando da tempo nel sistema globale. Questo sistema non produce soltanto ricchezza e cultura: diffonde anche nuove insicurezze. Attraverso le autostrade della conoscenza passa di tutto. Non tutto è buono. Non tutto produce valore. Anzi spesso sono veicolati disvalori. E' il tallone d'Achille del sistema delle reti. Gli scambi di informazioni si reggono sulla fiducia. Se la sfiducia si diffonde tra i soggetti interconnessi, l'intero sistema rallenta e perde di efficienza.

Viviamo in una fase di ripensamento del modello globale. L'ottimismo degli anni passati ha lasciato il posto a una valutazione più realistica delle possibilità e dei rischi offerti dalla velocità delle operazioni che avvengono nella realtà virtuale, soprattutto - ed è la preoccupazione di questi giorni - in campo finanziario. Il dibattito sta impegnando a fondo le istituzioni del mondo occidentale. E' auspicabile che tali discussioni conducano a un consolidamento delle conquiste della globalizzazione e a una neutralizzazione di suoi effetti regressivi. Ma che accada davvero è presto per dirlo.

Si tratta di una grande questione culturale, non solo politica ed economica, perché l'opinione pubblica comincia a percepire in modo sempre più diretto ( e problematico) l'imponenza dei fenomeni globali. Il mondo della comunicazione può svolgere un ruolo di primo piano nell'offrire la rappresentazione corretta del nuovo spirito del tempo in cui viviamo e che è in via di formazione.

E' lecito prevedere che l'industria culturale, in particolare, risulterà intensamente impegnata nell'offrire al pubblico una nuova percezione della società. Tale lavoro potrà risultare prezioso per la crescita della nostra comunità nazionale in questa fase di grandi cambiamenti. Più in generale, è opportuno ribadire che i prodotti culturali devono tendere sempre al superamento della standardizzazione e del conformismo, tanto più in un Paese come l'Italia che è storicamente ricco di energie creative.

Da questo convegno arriva l'indicazione che il miglioramento complessivo del prodotto comunicativo è un obiettivo da perseguire in una logica di sistema, al di là delle pur importanti questioni di settore.

Per quello che riguarda le istituzioni, mi auguro che ci sia sempre maggiore attenzione per ogni processo che possa aumentare la diffusione della cultura. Diffondere la cultura vuol dire elevare la capacità di pensare della collettività.

Se sale la qualità dei pensieri dei cittadini, migliora la qualità della democrazia.