Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

03/12/2008

Montecitorio, Sala Aldo Moro - Presentazione del libro "Eliminazione barriere architettoniche" di Ileana Argentin, Matteo Clemente e Tommaso Empler

Desidero in primo luogo rivolgere il mio saluto all'on. Ileana Argentin e agli architetti Matteo Clemente e Tommaso Empler, autori del libro "Eliminazione barriere architettoniche" che sarà oggetto del dibattito odierno, al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, e a tutti gli intervenuti a questa presentazione.

Oggi si celebra la "Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità", promossa dall'Onu. Credo che la presentazione di questo volume miri a contribuire a dare sostanza e contenuto ad una Giornata la cui rilevanza non si esaurisce ad un profilo meramente celebrativo, ma deriva anche, e soprattutto, dall'opportunità che viene offerta per ribadire l'importanza della ricerca di nuove e più avanzate frontiere in materia di diritti a favore dei disabili.

E' dovere della democrazia tentare di migliorare in ogni modo la qualità della vita di tutti i cittadini. In questo senso è necessario riconoscere alle persone disabili il pieno diritto all'accessibilità ampiamente inteso, quale precondizione necessaria per una effettiva eguaglianza delle opportunità rispetto a tutte le attività socialmente rilevanti: l'istruzione, la vita professionale, il trasporto, la realtà multimediale e culturale.

L'eliminazione delle barriere architettoniche rappresenta una delle modalità essenziali con le quali la Repubblica deve garantire la pienezza dei diritti alle persone disabili.

Non stiamo parlando di casi di lieve entità: i disabili in Italia, secondo i dati Istat del 2007, ammontano a circa 2,6 milioni di cittadini. A questi è necessario aggiungere, come giustamente evidenziato nel volume, coloro che sono portatori di disabilità non visibile o anche temporanea e che rappresentano il 20 per cento della popolazione. Penso ad esempio agli anziani, ai menomati sensoriali, ai cardiopatici, o agli individui convalescenti a seguito di un intervento.

Il primo passo, sul cammino dell'accessibilità per tutti, al di là dell'enunciazione delle migliori quanto retoriche intenzioni richiede, innanzitutto, la capacità di "pensare" il mondo dal punto di vista dei disabili, di immedesimarsi nei loro problemi quotidiani, di percepire con disappunto, e non con indifferenza, i problemi che essi devono affrontare ogni giorno.

Come passo successivo occorre prevedere il coinvolgimento diretto dei disabili, anche attraverso le loro associazioni, nelle scelte legislative, amministrative e gestionali coerenti con la garanzia del diritto all'accessibilità.

Questo significa, ad esempio, proprio con riferimento al problema delle barriere architettoniche, prevedere e tenere nella giusta considerazione le esigenze dei disabili fin dalla fase iniziale della progettazione delle nuove opere e degli interventi pubblici o privati .
Il volume che oggi presentiamo mira proprio anche alla messa a punto delle soluzioni tecniche necessarie ad una architettura finalmente a misura dei disabili e devo dire di essere pienamente d'accordo con gli autori quando affermano che "è la città, in buona sostanza ad essere handicappata, se non si pensa in maniera da contemperare le esigenze di tutti".

La legislazione italiana in materia di disabilità può considerarsi obiettivamente avanzata ed articolata, ispirata proprio all'esigenza di fornire soluzioni e risposte alle aspettative che si levano da coloro che vivono, in prima persona o come parenti o volontari, la condizione della disabilità.

Il mio auspicio, oggi, è che il Parlamento italiano possa garantire una tempestiva approvazione del disegno di legge di ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e, dunque, dell'Osservatorio nazionale previsto, che consentirà di mettere in atto una strategia partecipata cui confluirà il contributo congiunto di Istituzioni, nazionali e locali, di enti, di parti sociali, di associazioni e di esperti.

Siamo ancora lontani dai risultati cui giustamente aspirano le persone che devono, ogni giorno, adattarsi, con grandi difficoltà, ad un mondo non ancora all'altezza di essere a misura di tutti. Credo, però, che ogni progresso conseguito in questa direzione significhi aver messo a segno un risultato di civiltà molto importante, aver assestato un colpo a quelle barriere invisibili, ma certamente insidiose, della diffidenza e della commiserazione insite nell'approccio meramente assistenzialista che, per troppo tempo, ha caratterizzato le strategie politiche su tale questione.

La piena partecipazione dei disabili alla vita collettiva è un passaggio obbligato di ogni società che voglia realizzare concretamente il diritto alla dignità umana e che non voglia rassegnarsi ad essere una democrazia incompiuta.

Mi piace ricordare quanto scriveva Henry David Thoreau: "Se un uomo non tiene il passo con i compagni, forse questo accade perché ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare secondo la musica che sente, quale che sia il suo ritmo o per quanto sia lontana".

E' un pensiero che ci sprona ad avere il coraggio di imparare a comprendere i problemi delle persone con disabilità, a difenderne la straordinaria ricchezza e profondità umana e, soprattutto, a non rinunciare al contributo che esse possono fornire alla nostra società.