Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

17/03/2009

Montecitorio, Sala della Lupa - Convegno sul tema "Chiara Lubich: un patto di fraternità per l'Italia e per il mondo"

Il Parlamento italiano rende oggi omaggio alla figura di Chiara Lubich nel primo anniversario della scomparsa. La forza straordinaria del suo insegnamento morale rimane nel cuore di tanti milioni di uomini e di donne in tutto il mondo.
Il messaggio di amore e di speranza della sua intensa testimonianza spirituale e umana è vivo nella società contemporanea.
E' un messaggio che si impone all'attenzione delle Istituzioni per l'esortazione a promuovere sempre i valori dell'uomo e dell'incontro tra i popoli.
Saluto il Vicepresidente del Senato Angela Mauro che, in rappresentanza del Presidente Schifani, inaugura con me questo incontro.
Ringrazio per i contributi che si apprestano a fornire al convegno Christine Boutin, Ministro delle politiche urbane e degli alloggi della Repubblica Francese, Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, Andrea Riccardi, professore ordinario di storia contemporanea presso la Terza Università di Roma e Fondatore della Comunità di Sant' Egidio. Li saluto unitamente alle autorità presenti.
Il titolo dell'incontro richiama uno dei valori fondamentali sostenuti dalla Lubich, quello della fraternità, un valore che ella considerava patrimonio perenne della civiltà nata con il cristianesimo e che vedeva riproposto con rinnovata forza nei processi sociali ed economici del mondo odierno, in virtù della sempre più stretta interdipendenza tra popoli e Paesi.
Vorrei citare una frase di grande forza morale e spirituale da lei pronunciata durante un convegno del 2004: "Come rimettere in cammino la storia dei nostri Paesi e quella dell'umanità intera verso quel destino che le è proprio? Noi crediamo che la chiave sia la fraternità universale".
E' un insegnamento che contiene un grande valore civile. Di qui il suo appello lanciato a politici, imprenditori, intellettuali affinché tendessero sempre, nella loro azione, all'"unità della famiglia umana" .
E' un insegnamento che si mantiene intatto nella sua validità. Oggi più che mai, oggi che le Istituzioni nazionali concorrono con le organizzazioni internazionali alla costruzione della pace in un mondo attraversato da tensioni e conflitti, tra i quali destano grande preoccupazione quelli provocati dall'odio etnico e religioso.
La vita stessa della Lubich e la grande realtà del Movimento dei Focolari dimostrano come sia possibile realizzare nel concreto l'incontro tra uomini di diverse culture e diverse religioni nel nome di comuni valori di umanità e nel comune riferimento alla fratellanza.
Sono esperienze che rappresentano un esempio e una guida per tutti coloro - siano essi uomini delle Istituzioni o cittadini impegnati nel volontariato laico e religioso - che intendono costruire un mondo fondato sulla libertà e dignità dell'uomo.
Deve essere di insegnamento e di guida soprattutto il modo in cui la Lubich riusciva a farsi ascoltare da tutti, dalle persone comuni agli esponenti del mondo dell'economia, della cultura e della politica. Chiara parlò alle Nazioni Unite, al Parlamento europeo e ai governanti dei Paesi di ogni angolo della Terra.
Ritengo che questa sua speciale capacità di fare udire la sua voce al mondo dipendesse dalla sua altrettanto speciale capacità di ascoltare le voci del mondo. Le voci che ponevano domande e chiedevano una luce e una speranza . Ha detto Papa Benedetto XVI che la sua "esistenza fu spesa nell'ascolto dei bisogni dell'uomo contemporaneo".
Questa capacità di essere ascoltata e, nello stesso tempo, di ascoltare superava ogni barriera culturale. Vorrei concludere con quello che di lei disse un monaco buddhista thailandese che la conobbe: "Fu l'inizio di una scoperta sul significato dell'amore vero. Mi sentivo anche io figlio suo. Mamma Chiara non è solo vostra, è anche nostra. Anzi, lei è del mondo intero".
E' una frase che ritengo possa sintetizzare al meglio lo spirito con il quale Chiara Lubich svolse il suo apostolato di amore nel mondo. E una frase che deve in tutti noi rafforzare la speranza di costruire davvero la civiltà della pace.