Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

25/03/2009

Montecitorio, Sala della Lupa - Convegno sul tema "Architettura di sicurezza europea: ruolo attuale e futuro dell'OSCE"

La Camera dei deputati è lieta di ospitare nella sua sala storica più prestigiosa l'odierno convegno sull'architettura della sicurezza europea che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, e in particolare il Presidente, On. Riccardo Migliori, ha promosso.

Ringrazio il collega Joao Soares, presidente di quell'Assemblea, per il patrocinio accordato all'iniziativa e per la sua autorevole presenza insieme ad alcuni dei più alti esponenti del versante sia governativo che parlamentare dell'Organizzazione.

Rivolgo un cordiale saluto a tutti i colleghi parlamentari che da tanti Stati membri dell'OSCE sono venuti oggi a Roma per non far mancare il loro contributo alla discussione.

Credo che non avrebbe potuto esserci manifestazione più evidente dell'importanza che l'Italia annette all'OSCE della presenza del nostro Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, che dopo di me svolgerà il primo intervento nel merito dei lavori.

Ricordo con piacere che la diplomazia italiana ha tenuto a battesimo l'OSCE, con il suo primo segretario generale, l'Ambasciatore Giancarlo Aragona e con l'Ambasciatore Cortese, primo direttore dell'ODIHR.

L'intenzione originaria da cui l'OSCE ha preso le mosse, rinnovando il processo di Helsinki - vale a dire la concezione della sicurezza collettiva come un bene globale ed indivisibile - è oggi più che mai attuale e risulta di particolare interesse proprio per le istituzioni parlamentari.

Nello scenario mondiale apertosi dopo l'11 settembre, in cui la minaccia non è più localizzata geograficamente, i cittadini dei nostri Paesi manifestano una crescente apprensione per la tutela della sicurezza interna ed internazionale di cui la rappresentanza politica è chiamata a farsi carico, promuovendo la cooperazione multilaterale, il dialogo tra le culture e le civiltà, l'ampliamento dell'area della democrazia e dello sviluppo.

Per l'Italia, l'OSCE è il terzo, imprescindibile vertice del triangolo della sicurezza europea, accanto alla NATO ed all'Unione europea.

L'Alleanza Atlantica sta per celebrare il suo sessantesimo anniversario con il pieno recupero della Francia nell'ottica di una rinsaldata solidarietà transatlantica, proiettandosi responsabilmente nelle operazioni fuori-area come nel caso dell'Afghanistan

. L'Unione europea, che pure sta scontando il ritardo nella ratifica del trattato di Lisbona, ha ormai dato ampia prova, come nella recente crisi russo-georgiana, di sapersi assumere le sue responsabilità.

Il valore aggiunto che l'OSCE offre all'architettura della sicurezza europea viene da un triplice ordine di fattori che potrebbero essere suscettibili di ulteriori sviluppi.

Mi riferisco innanzitutto all'ampiezza della sua membership, che include sia gli USA che la Federazione russa, ed alla sua regola generale del "consenso" che dovrebbe favorire le migliori condizioni per un dialogo costruttivo: parità, inclusività e coesione societaria.

In secondo luogo, la sua articolazione istituzionale e la sua diffusa presenza sul campo ne fanno un'Organizzazione flessibile, più vicina ai cittadini ed ai loro problemi di sicurezza. Un'Organizzazione che ha ormai acquisito un patrimonio di esperienza e di credibilità riconosciuto dall'ONU che le dedica annualmente una sessione del Consiglio di sicurezza.

Infine, l'OSCE ha dimostrato di essere capace di delineare un modello di sicurezza che abbraccia le misure volte a rafforzare la fiducia, il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, lo Stato di diritto, la tutela delle minoranze nazionali, l'economia di mercato e il rispetto dell'ambiente.

Si ha però come l'impressione che queste grandi potenzialità non siano adeguatamente sfruttate a beneficio della sicurezza europea, come se l'OSCE sia stata a lungo considerata come una sorta di carta di riserva, di camera di compensazione di ultima istanza.

Io credo che sia venuto il momento di giocare a livello europeo la carta dell'OSCE, mettendo a frutto il suo patrimonio di valori e il suo metodo di lavoro.

Baso questa convinzione sulla consapevolezza dell'attività che l'OSCE svolge a sostegno dei processi di democratizzazione, di consolidamento delle istituzioni democratiche e di protezione dei diritti fondamentali in tutti e 56 i suoi Stati membri.

La storia ci ha insegnato che la democrazia costituisce un vaccino formidabile contro la guerra, dal momento che le democrazie non hanno mai combattuto l'una contro l'altra, ma hanno saputo sempre trovare altre vie per la soluzione delle loro controversie.

Ogni sforzo, allora, che l'OSCE compie per la democrazia si trasforma quindi automaticamente in un antidoto alla conflittualità interstatale ed in un tassello di supporto della sicurezza europea.

A questo proposito, mi preme sottolineare che non ci sono Paesi di serie A e Paesi di serie B all'interno dell'OSCE. Non ci sono cioè paesi che dànno lezioni di democrazia e paesi che le ricevono.

Credo che la designazione del Kazahstan ad assumere l'anno prossimo la presidenza dell'Organizzazione sia la smentita definitiva di una simile visione semplicistica che pure in troppe occasioni è stata evocata evidentemente a fini strumentali.

Dal canto suo, l'Italia ha sempre rifiutato di mettersi in cattedra ed anche recentemente ha accolto con senso di responsabilità e sincero desiderio di miglioramento le missioni relative allo svolgimento delle operazioni elettorali ed alle condizioni di vita dei Rom e dei Sinti.

Nei casi in cui analoga disponibilità non è stata dimostrata, come nelle elezioni russe, si è purtroppo persa un'occasione da entrambe le parti di sviluppare il confronto e di far progredire la società civile.

Sicurezza e democrazia costituiscono quindi un nesso prezioso per l'Europa che l'OSCE può certamente contribuire a rafforzare. Sono certo che dagli interventi politici di stamane e dalle riflessioni degli esperti che parteciperanno alla seduta pomeridiana verranno importanti indicazioni in questa direzione che potranno essere successivamente approfonditi nelle competenti sedi parlamentari ed interparlamentari.

Vorrei concludere con un auspicio, che affido soprattutto al nostro Ministro degli affari esteri. A dieci anni dal vertice di Istanbul, credo che sia venuto il momento di iniziare a lavorare per un nuovo Summit dei Capi di Stato e di Governo, che sarebbe il primo del XXI secolo.

E' un'istanza di rilancio al più alto livello che proprio dalla dimensione parlamentare dell'OSCE, oggi qui così autorevolmente riunita, potrebbe trarre forza e legittimazione.