Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

12/06/2009

Montecitorio, Sala della Regina - VI Forum Parlamentare sui cambiamenti climatici dei Paesi del G8+5

Signor Presidente Antonio D'Alì, signor Presidente César Duarte Jáquez, gentile Ministro Stefania Prestigiacomo, signor Presidente di Globe, Stephen Byers, Colleghe e Colleghi,

E' un piacere per il Parlamento italiano ospitare presso la Camera dei deputati i lavori del 6° Forum parlamentare sui cambiamenti climatici dei Paesi G8+5.

L'obiettivo del Forum, che iniziò a riunirsi in seguito al Vertice G8 di Gleneagles del 2005, è quello di porre al centro dell'attenzione mondiale la questione dei cambiamenti climatici e di affiancare alla discussione tra i Governi un dibattito all'interno dei Parlamenti -e tra i parlamentari dei Paesi del G8 più 5- al fine di pervenire ad un accordo sui cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012.

Per tale ragione, il dibattito è stato esteso anche ai parlamentari dei cinque grandi Paesi ancora non facenti parte del G8 ma che sono, rappresentando circa tre miliardi di persone, a pieno diritto protagonisti del contesto internazionale.

Considero particolarmente significativo l'atteggiamento della Repubblica Popolare Cinese - presente stabilmente in questo consesso interparlamentare - che ha facilitato la ripresa di approfondite discussioni sui cambiamenti climatici, in vista di un nuovo accordo globale che faccia seguito al Protocollo di Kyoto. Discussioni che hanno portato la Repubblica Popolare Cinese - nel maggio di quest'anno - ad avanzare la proposta, molto ambiziosa, di far sì che i Paesi sviluppati si impegnino a ridurre le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, almeno del 40% entro il 2020.

Siamo di fronte ad un'occasione decisiva: nel dicembre 2009 i Governi del mondo si riuniranno a Copenaghen per la quindicesima Conferenza ONU sui cambiamenti climatici (COP-15). Vi sono grandi aspettative sugli esiti di questo appuntamento, nella consapevolezza dell'esigenza di governare tali processi e determinarne una direzione in grado di contribuire allo sviluppo sostenibile del Pianeta.
L'incontro di oggi, che vede impegnati i parlamentari dei Paesi del G8+5, i cosiddetti "Legislatori per l'ambiente", è dunque particolarmente importante. Si tratta di una sede di confronto che esiste ormai da tempo e che - nel corso degli anni - si è venuta fortemente consolidando, fornendo un'occasione per un confronto tra gli esperti del settore, i responsabili dell'economia mondiale e i legislatori.
Il Parlamento italiano è, quindi, lieto di ospitare i lavori di questo Forum, con l'auspicio che essi possano contribuire alla condivisione di buone pratiche, conoscenze ed esperienze, mirate a suggerire misure che ogni Parlamento potrà valutare.
Come sapete, l'Unione europea ha già fatto la sua parte, in vista del G8 dei Capi di Stato e di Governo de L'Aquila e della Conferenza sul clima di Copenaghen: nel dicembre 2008, infatti, è stato approvato - al termine di un difficile, ma produttivo negoziato - il "pacchetto clima-energia", volto a conseguire gli obiettivi che l'Unione si è fissata per il 2020: ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra; portare al 20 per cento il risparmio energetico; aumentare al 20 per cento il consumo di fonti e rinnovabili.
Si è trattato di un passaggio importante, nel quale l'Italia ha assunto posizioni negoziali anche ferme, miranti a coniugare la lotta ai cambiamenti climatici con l'esigenza di garantire un approccio graduale e sostenibile ai nuovi obiettivi comunitari. L'accordo che è stato alla fine raggiunto da parte dei Governi europei è stato da tutti giudicato soddisfacente.
In vista dei richiamati incontri intergovernativi di luglio e di dicembre e nella consapevolezza della specificità delle problematiche strutturali di ogni Paese, occorre ora proseguire sul cammino intrapreso.
Al lavoro svolto in sede comunitaria l'Italia ha affiancato l'attività quale Presidente di turno del G8. Voglio ricordare, a tal proposito, la "Carta di Siracusa sulla biodiversità", adottata al G8 Ambiente che il Governo italiano ha ospitato a Siracusa nell'aprile di quest'anno.
I principi fondamentali della Carta, firmata da tutti i Paesi partecipanti al Forum, sono costituiti dal riconoscimento dell'essenzialità della biodiversità per la vita sulla Terra e per il benessere dell'umanità, potendo contribuire in modo importante alla risoluzione dell'attuale crisi economica e finanziaria globale.
Ma intendo richiamare, anche, l'attenzione sull'iniziativa - di natura specificamente ed integralmente parlamentare - adottata dalla Camera dei deputati nella scorsa legislatura (tra il gennaio e l'ottobre del 2007), quando la Commissione Ambiente di questo ramo del Parlamento seguì una innovativa procedura regolamentare, che portò alla definizione di una Relazione all'Assemblea sulle tematiche relative ai cambiamenti climatici. La Camera dei Deputati ha così inteso valorizzare la materia dei cambiamenti climatici quale "pilastro" degli indirizzi politici generali. Ho voluto portare in questa sede l'esempio di tale iniziativa proprio perché essa rappresenta un caso esemplare di come i Parlamenti nazionali possano intervenire sulle dinamiche in atto ed incidere su di esse.
Come detto anche nel dibattito parlamentare svoltosi nel 2007, l'attuazione degli impegni connessi agli Accordi di Kyoto, la loro estensione nel tempo e nei Paesi coinvolti, secondo le linee indicate dall'Unione Europea, rappresentano sfide complesse, in cui gli organismi internazionali, le forze politiche, gli stessi Parlamenti, sono chiamati a dare prova di lungimiranza ed efficacia.
Si tratta, al tempo stesso, di sfide che chiamano ad una collaborazione serrata tutte le Istituzioni pubbliche ai vari livelli, ma anche le forze economiche, sociali e culturali. Si tratta, altresì, di una sfida - imperniata sulla riconversione ambientale - che deve muoversi anche in un'ottica, tutta nuova, che porta all'uscita dalla difficile crisi globale che sta interessando tutto il mondo industrializzato e che - se combattuta in modo unitario, ma nel pieno rispetto delle peculiarità dei singoli Stati -, può fornire ai Governi una innovativa "chiave di volta" per la stessa ripresa produttiva e occupazionale.

Rritengo che molteplici debbano essere i profili oggetto di una vera "politica globale" della lotta al cambiamento climatico. Penso, ad esempio, all'utilizzo di tutti i meccanismi flessibili indicati dal Protocollo di Kyoto per favorire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni; all'investimento sulle fonti rinnovabili e alla sperimentazione dei combustibili "naturali", in uno spirito che considera l'agricoltura come uno dei più importanti alleati del clima; all'incentivazione e all'educazione al risparmio energetico e all'implementazione della tecnologia, della ricerca, della cultura e dell'educazione all'ambiente delle nuove generazioni; alla razionalizzazione degli interventi in edilizia e ad una politica di "adattamento", che aiuti i cittadini a fronteggiare il mutamento climatico anche in termini di programmazione del territorio e di pianificazione delle attività umane.

Promuovere misure energetiche più pulite e conciliare gli impegni finanziari necessari alla riduzione delle emissioni è un obiettivo che va necessariamente conseguito e che potrà essere raggiunto dando ad ognuno la possibilità di graduare in modo flessibile le modalità con cui raggiungere gli obiettivi prefissati.
Una chiave di questo processo è rappresentata dall'innovazione tecnologica e dalla capacità di incontro tra le diverse esigenze che provengono dalle nostre realtà produttive e industriali più all'avanguardia.
I Parlamenti nazionali sono chiamati a dare il loro contributo di idee e di proposte per indirizzare i Governi verso scelte sagge e condivise da parte delle opinioni pubbliche di tutti i Paesi.
E' con tale auspicio che porgo a tutti voi, a nome mio e dell'intera Assemblea che ho l'onore di presiedere, i migliori auguri di buon lavoro.