Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

24/06/2009

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione della Rapporto annuale dell'INAIL

Autorità, Signore e Signori!


La presentazione del Rapporto annuale dell'Inail costituisce un'importante occasione per richiamare, ancora una volta, la nostra attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Un tema che ha assunto, in Italia, una drammatica rilevanza a causa dell'elevato numero di infortuni non solo mortali e del crescente aumento delle malattie professionali.

Una piaga più volte denunciata anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui va riconosciuto il merito di una costante azione di denuncia e di sensibilizzazione sociale.

Come è noto, il lavoro, proclamato dalla Carta costituzionale come valore fondante della nostra Repubblica, rappresenta una risorsa preziosa da difendere e da valorizzare anche nelle forme nuove richieste da una società complessa ed in costante evoluzione.

In questo scenario, come rileva anche un recente rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che stima che per ogni morto per infortunio se ne verificano quattro per malattie professionali, vale la pena chiedersi quanto pesino, nelle economie più evolute, i rischi connessi a nuove forme di organizzazione del lavoro, all'introduzione di nuovi materiali e di nuove tecnologie.

E' questa una domanda che sottintende il concetto fondamentale secondo cui l'infortunio sul lavoro non può essere considerato come una fatalità che irrompe all'improvviso e quasi casualmente nella vita lavorativa, come, cioè, una calamità che sopravviene dall'esterno, bensì deve essere considerato come la conseguenza statisticamente prevedibile della condizione in cui si svolge e organizza il lavoro.

Se così, dunque, è, non è possibile separare nella riflessione il tema degli infortuni e delle morti dal più ampio tema della salute, intesa come sinonimo di difesa dell'integrità psico-fisica della persona che lavora.

Ne consegue che è sempre più urgente rimettere al centro del dibattito il concetto di "tutela della salute nel lavoro" così da rendere "la cultura della sicurezza" un elemento inscindibile rispetto ad ogni tipo di prestazione lavorativa.

Farlo significa anche favorire una piena comprensione di tutti i fenomeni connessi, dagli infortuni alle malattie; e significa invertire l'attuale tendenza che impedisce, non solo in Italia, di disporre di strumenti di conoscenza e di monitoraggio sistematico capaci di guardare oltre la pura contabilità degli eventi infortunistici.

Purtroppo la geografia e la configurazione del nostro tessuto imprenditoriale registrano talvolta inadempienze e ritardi culturali: mancata applicazione della normativa antinfortunistica, incapacità di assicurare efficienti ed aggiornati programmi formativi per la prevenzione degli incidenti, salari non sempre adeguati al costo della vita, sottovalutazione del ruolo di denuncia dei sindacati.

A ciò si aggiunga che gli incidenti non discriminano, essi colpiscono ugualmente lavoratori italiani ed immigrati. Anzi, dal momento che i lavoratori extracomunitari sono più spesso assunti nell'economia sommersa, sono anche più a rischio.

Chi lavora in nero manca di formazione e spesso degli strumenti necessari a proteggersi contro gli incidenti. E oggi, alla luce dei dati ufficiali, tra le categorie più a rischio troviamo in modo particolare i precari, anch'essi privati della formazione, e gli anziani sui quali pesano maggiormente condizioni di stress.

Nella situazione italiana, che pure registra nel 2008 una leggera diminuzione dell'infortunistica, come ci confermerà, da qui a poco, il Commissario straordinario dell'Inail, molto è stato fatto - penso, da ultimo, al decreto legislativo n. 81 del 2008, che attribuisce proprio all'Inail un maggiore ruolo per un nuovo sistema di sicurezza sociale ispirato al principio della responsabilità -, ma molto resta da fare, in primo luogo nel Mezzogiorno, per garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

A questo riguardo, soprattutto ora che la crisi economica tende a favorire il ricorso al "sommerso" e, comunque, al lavoro irregolare, occorre mettere la pubblica amministrazione nelle condizioni di fare di più, potenziando le relative risorse umane e strumentali, così da assicurare il pieno rispetto della normativa sugli infortuni attraverso l'attuazione di costanti verifiche presso i luoghi di lavoro e non soltanto attraverso controlli di tipo documentale.

Sono sicuro che con il concorso di tutti, delle forze sociali, di tutte le componenti del mondo della produzione e del lavoro, di tutte le istituzioni, potremo garantire più alti livelli di prevenzione e di tutela, precondizione indispensabile per diventare un Paese economicamente e socialmente più equilibrato e soprattutto maggiormente capace di garantire la dignità e, quindi, la salute del cittadino che lavora.

Grazie.