Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

21/10/2009

Montecitorio, Sala della Lupa - "Il consolidamento del dialogo tra l'Occidente e il Mondo Musulmano"

La Camera dei deputati è lieta di partecipare alle Giornate del Consiglio di Cooperazione dei Paesi Arabi del Golfo, ospitando la Conferenza sul consolidamento del dialogo tra l'Occidente e il Mondo Musulmano.

Il Consiglio di Cooperazione dei Paesi Arabi del Golfo è un'organizzazione regionale che sta sempre più affermandosi come interlocutore privilegiato nelle relazioni internazionali, consentendo ai sei Stati membri di unire e valorizzare le loro singole potenzialità. Desidero darne pienamente atto al Segretario Generale qui presente, Abdulrahman bin Hamad Al-Attiyah ed alla Presidenza di turno dell'Oman.

La scelta di Roma quale sede delle Giornate che ogni anno si tengono in una capitale europea e sono giunte alla sesta edizione, offre all'Italia un'importante occasione di conoscenza e di confronto verso Paesi amici con cui i contatti politici, economici e culturali sono in una fase di forte crescita.

Ringrazio il rappresentante del Governo, il Sottosegretario Stefania Craxi, per la sua partecipazione ed il collega deputato Umberto Ranieri, autorevole esponente dello schieramento di opposizione, la cui presenza qualifica l'attitudine bipartisan della politica estera italiana.

Sul piano politico, i Paesi del Golfo stanno recando un fondamentale contributo per la stabilizzazione della regione medio-orientale, spesso intervenendo efficacemente in alcuni scenari di crisi.

Sul piano economico, la capacità di attrazione degli investimenti, l'equilibrio nella gestione della ricchezza petrolifera, l'istituzione dal 2008 del mercato comune del Golfo ne hanno fatto un'area di straordinario sviluppo.

Sul piano culturale, la convinta scelta del dialogo e della moderazione sta sprigionando nuove energie affinché la società possa coniugare tradizione ed innovazione. Sono certo che i docenti universitari che oggi interverranno e che ringrazio sentitamente - il professor Hoda Al-Helaissi e la professoressa Hessa Lootah - ne daranno ampia testimonianza.

Un anno fa, nella precedente sessione, il vertice del Consiglio di Cooperazione ha ribadito nel suo comunicato finale l'importanza del dialogo e del rispetto reciproco, nonché la necessità di costruire ponti di convergenza tra i popoli e le civiltà.

La religione è amore, umanità, spiritualità: è sentire le affinità, non evidenziare le differenze. La sua finalità è tendere ad associare, non a dividere. L'integralismo, l'odio e il razzismo sono la negazione della religione.

Non a caso, le tre "religioni del libro" condividono il valore centrale della persona umana nel suo rapporto con il Dio unico.

La storia delle relazioni tra l'Occidente e il Mondo Musulmano conferma che la fede religiosa è stata causa di guerre e di conflitti non per ragioni sue proprie, ma perché utilizzata e strumentalizzata nel corso dei secoli a fini politici di espansione e di egemonia.

Gli attacchi del terrorismo fondamentalista - che non hanno risparmiato nessuna parte del mondo - sono stati l'ultima mistificazione in cui la religione è stata invocata a sostegno di una volontà di sopraffazione.

Il cinico e criminale piano dell'estremismo non è però riuscito. All'indomani dell'11 settembre, il mondo si è ritrovato più unito e solidale. E' stata smentita la teoria di un inevitabile conflitto tra le civiltà in cui l'Occidente e l'Islam si sarebbero dilaniati.

La cultura occidentale e la cultura islamica sono in realtà storicamente intrecciate e dispongono di solide basi per dialogare e agire insieme. Il bacino del Mediterraneo ne costituisce l'esempio più evidente, nella sua più ampia accezione geopolitica.

Il bacino allargato del Mediterraneo, attraversato fin dall'antichità da comuni correnti culturali e filosofiche, è oggi un'area in cui è particolarmente importante affermare il valore della pace tra i Popoli, del mutuo arricchimento tra le diverse tradizioni, del doveroso e rispettoso dialogo tra le religioni.

Il rapporto tra Occidente e Islam viene dunque da lontano, ma assume oggi, all'inizio del XXI secolo, una valenza nuova per la stabilità di tutto il pianeta. Sono certo che un'azione comune possa costituire per tutto il mondo un punto di riferimento capace di affrontare, sul piano internazionale, le più gravi crisi regionali e quindi favorire, sul piano interno, la convivenza e l'integrazione.

Nell'età della globalizzazione, dell'interdipendenza e delle migrazioni, le civiltà, le religioni, le culture sono una ricchezza insostituibile perché sono il contraltare dell'omologazione e del pensiero unico.

La mediazione politica può contribuire a superare la cultura della paura e del sospetto, ma anche quella della disperazione e del rancore.

Occorre però preventivamente sgombrare il campo da una serie di equivoci e di malintesi che hanno sinora rappresentato motivi di incomprensione ed hanno ridotto le potenzialità del dialogo.

Dal punto di vista occidentale, credo che il confronto con il mondo musulmano abbia sofferto dell'andamento dei processi di secolarizzazione del XX secolo che hanno delineato un modello di Stato laico e di diritto assolutamente imprescindibile nella società contemporanea, ma hanno talora indotto a svalutare la dimensione religiosa dell'agire umano.

In Europa la riduzione dell'esperienza religiosa a vicenda privata di coscienza - anche se contrastata dalla Chiesa cattolica - ha reso più difficile comprendere la portata dell'islamismo nella società.

Infine, è stata a lungo ignorata, se non negata, la frustrazione politica vissuta dal mondo arabo rispetto all'epoca della colonizzazione.

Dal punto di vista arabo-musulmano, mi permetto di osservare in primo luogo che il complesso rapporto esistente tra Islam e politica è stato in troppe occasioni, sotto la spinta di facili pulsioni propagandistiche, risolto nella sua declinazione più semplicistica, e cioè senza alcuna mediazione concettuale.

In alcune correnti islamiche, inoltre, la modernità è stata automaticamente identificata come un portato della civiltà occidentale, in un certo senso rifiutando così di ammettere la nozione di progresso, che abbraccia invece tutta l'umanità.

Se da entrambe le parti questi fattori hanno a lungo pesato negativamente, i tempi sono oggi cambiati. L'Occidente sta recuperando il senso pubblico della religione, sta diventando più consapevole dell'importanza del pluralismo culturale e sta facendosi maggiormente carico delle sue responsabilità nel rapporto tra Nord e Sud del mondo. Tale processo conduce all'affermazione di una laicità positiva nella quale trova ampio spazio il riconoscimento del ruolo centrale sociale svolto dalle religioni nella prospettiva di una società libera e aperta.

A sua volta, il mondo musulmano è impegnato in una riflessione sulla democrazia e sui diritti dell'uomo che sta conducendo a profonde riforme della vita pubblica; ha accettato la sfida della scienza e della tecnica conseguendo importanti traguardi; ma soprattutto - anche grazie alla Lega Araba e all'Organizzazione della Conferenza Islamica - svolge un ruolo da protagonista nel sistema delle relazioni internazionali.

In questo quadro complessivamente positivo non mancano tuttavia gravi elementi di inquietudine. Penso ad un grande Paese islamico come l'Iran, che pur sembrava avviato dalla Presidenza Khatami, ad un'originale esperienza di partecipazione democratica.

Oggi la situazione è diversa e peggiore: la politica iraniana è caratterizzata da toni sempre più antioccidentali e assume virulente connotazioni anti-israeliane e antisemite. Anche sul piano interno la dura repressione di ogni forma di opposizione, culminata, di recente, in condanne a pene capitali, sembra allontanare ogni ipotesi di pacifica evoluzione democratica.

E' un problema che la Comunità Internazionale, la quale non può e non vuole fare a meno dell'Iran, una potenza regionale che potrebbe dare un contributo di stabilità all'intero Medio Oriente, ma che deve dimostrarsi all'altezza della sua storia e Proporrò in tale sede di ampliare il confronto ai Parlamenti dei Paesi del Golfo che potrebbero richiedere lo statuto di osservatori presso tale Assemblea.

In terzo luogo, sollecitiamo calorosamente entrambe le parti, l'Unione europea e il Consiglio di Cooperazione, a superare gli ostacoli che ancora si frappongono all'Accordo di libero scambio. Occorre uno sforzo comune di reciproca comprensione, valorizzando lo spirito ribadito lo scorso aprile dalla diciannovesima sessione del Consiglio misto.

In quell'occasione abbiamo riaffermato i valori della moderazione, della coesistenza, della cooperazione, e abbiamo sottolineato l'importanza del dialogo e del rispetto di tutte le culture e religioni, condannando ogni forma di odio.

Sono certo che dall'incontro di oggi verranno spunti ed indicazioni utili per mettere in pratica questi intenti sia a livello internazionale sia all'interno dei nostri Paesi, nella consapevolezza della profonda interconnessione tra i due piani.

E' con questo spirito che formulo a tutti i partecipanti all'odierna Conferenza il mio più fervido benvenuto e il mio migliore augurio di buon lavoro.delle sue responsabilità attuali, dovrà saper affrontare nei modi più adeguati e con la necessaria determinazione.

In termini generali, ritengo che la migliore risposta all'estremismo sia costituita dalla politica del dialogo, dalla costante reiterazione della volontà del confronto, dall'apertura agli scambi culturali. Considero esplicativa al riguardo la definizione che del dialogo ha dato lo storico italiano Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio: il dialogo è l'arte del vivere insieme nello scambio.

Il Parlamento italiano intende contribuire fattivamente sul piano istituzionale al consolidamento del dialogo tra Occidente e Mondo Musulmano.

In primo luogo, condividiamo l'iniziativa che in tale ottica ha preso il Sovrano saudita, Abdullah bin Abdul Aziz, di convocare a New York presso le Nazioni Unite una Conferenza sul Dialogo tra i seguaci delle religioni e delle culture.

Lo consideriamo, dopo che nel 2001 l'ONU aveva lanciato il Dialogo tra le civiltà, cui ha fatto seguito l'Alleanza delle Civiltà promossa congiuntamente dalla Spagna e dalla Turchia, un ulteriore importante passo per affermare i valori comuni dell'umanità e contrastare i pregiudizi e gli stereotipi.

In secondo luogo, siamo impegnati a rafforzare la componente culturale e civile dell'Unione per il Mediterraneo, subentrata al processo di Barcellona. L'Italia sarà l'anno prossimo alla guida dell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea.