Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

18/01/2010

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione del volume a cura della CEI "La sfida educativa. Rapporto -proposta sull'educazione"

E' con vivo piacere che partecipo alla presentazione del Rapporto-proposta sull'educazione curato dal Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana. Come è giustamente affermato nel volume, l'educazione delle nuove generazioni rappresenta una sfida per la nostra società.

L'invito della CEI deve essere convintamente accolto dalle Istituzioni, se si vuol garantire e rinsaldare il tessuto morale e civile del nostro Paese.

Saluto e ringrazio S.E. il Cardinale Camillo Ruini che onora oggi la Camera dei deputati con la sua presenza. Al saluto e al ringraziamento unisco gli illustri studiosi che partecipano al dibattito, il professor Tullio De Mauro e il professor Andrea Riccardi.
Dico subito che l'impostazione del Rapporto, che indica l'educazione come un processo globale nel quale tutti devono sentirsi impegnati, è da condividere. Altri fondamentali profili educativi sono individuati anche nel lavoro, nell'attività d'impresa, nello sport, nei mass media, nello spettacolo.

Se è così - e non c'è dubbio che sia così -, ne consegue che in ogni progetto educativo deve essere presente una visione unitaria dell'uomo e della società in cui l'individuo si forma e si afferma. La posta in gioco è alta, perché -come ricorda il Cardinale Ruini nella prefazione - essa riguarda "il senso stesso che attribuiamo all'uomo e alla sua civiltà".

Per quello che riguarda specificamente l'Italia, dobbiamo partire dalla realistica considerazione che il processo di crescita umana delle giovani generazioni incontra oggi inedite difficoltà.

Il Comitato della CEI parla di "emergenza educativa". Essa discende - in ultima istanza e al di là della considerazione dei singoli profili sociali, economici e politici del problema- dalla diffusione di mentalità, culture e comportamenti che esprimono una visione riduttiva dell'uomo e della sua libertà.

Gli ostacoli all'educazione si chiamano invidualismo, relativismo, frammentazione del legame sociale. "Alla base di tale situazione - si legge nel Rapporto - c'è il venir meno, nella società e nella scuola stessa, di quell'orizzonte di valori condivisi senza cui l'educazione decade a mera istruzione".

E' un'analisi che trova numerosi riscontri nella vita quotidiana. La nostra società appare sempre meno capace e - ciò che è più grave - sempre meno desiderosa di trasmettere valori, esperienze tali da voler essere condivise e culture alle nuove generazioni.

Il mondo degli adulti può presentarsi oggi, agli occhi dei giovani, con un deficit di di insegnamenti morali e di coerenza.

Gli stessi fenomeni del bullismo e della diffusione della droga sono sintomi particolarmente evidenti di una sorta di anemia morale diffusa e di una preoccupante perdita di riferimenti culturali tra le giovani generazioni.

Una delle sollecitazioni più importanti del volume consiste nella riscoperta dell'idea dell'educazione come "struttura portante" della società e come valore da rilanciare per avviare un processo di comune edificazione civile.

In tal senso, è da accogliere con favore la proposta, lanciata nel Rapporto, di un'alleanza per l'educazione che coinvolga il maggior numero possibile di interlocutori, nei diversi luoghi in cui l'istanza educativa è cruciale, un'alleanza cui le istituzioni politiche devono far parte con il massimo impegno.

Mai come in questo momento, c'è infatti bisogno di analisi attente ai processi di fondo della nostra società; occorre saper cogliere la novità delle trasformazioni in atto senza perdere di mira il grande patrimonio morale comune a tutti gli italiani.

Occorre chiedersi, in modo né banale né effimero, quali valori segnano nel profondo la nostra identità. Chiedersi su quali valori convergere per costruire e saldare la convivenza del domani. Quali valori e quali culture trasmettere alle nuove generazioni.

Tali valori possono essere declinati e interpretati in vario modo, ma ritengo che possano essere ricondotti tutti ai grandi temi della libertà, della dignità della persona umana, dell'etica e della responsabilità

E sono questi, in particolare, i profili morali che ritengo siano più direttamente coinvolti nel processo educativo.

E' mia convinzione che oggi educare significhi innanzi tutto educare al senso profondo e vero della libertà, nel suo stretto binomio con il senso della responsabilità, verso se stessi e verso i propri simili.

L'educazione alla libertà deve essere considerata cruciale proprio in una società aperta come quella odierna, una società con grandi possibilità di crescita che erano sconosciute alle generazioni precedenti; ma anche una società che ha bisogno di uomini consapevoli, attivi e dinamici per rendere concrete ed effettive tali possibilità; è necessario far sì che le libertà accresciute di cui godono oggi le persone non degenerino nell'arbitrio e nell'egoismo o non illanguidiscono nella sfiducia e nello scetticismo.

Proprio una insufficiente educazione alla libertà è all'origine del disagio di tanti ragazzi, i quali sembrano avere paura della libertà stessa, percependola come un vuoto minaccioso perché incognito e come una promessa incompiuta.

Va da sé che l'azione educativa risulterà tanto più efficace quanto più i giovani potranno disporre di concrete opportunità per sviluppare la loro personalità, non solo nel campo delle relazioni umane e sociali ma anche in quello dei rapporti professionali e di lavoro.

E qui dobbiamo purtroppo rilevare che i ragazzi italiani dispongono di minori possibilità rispetto ai loro coetanei europei.

L'emergenza-giovani, la prospettiva di vivere lunghi anni di incertezza e precariato vanno annoverate tra le principali questioni nazionali e contribuiscono a rendere ancora più drammatica l'emergenza educativa che riguarda l'intera società.

Dobbiamo amaramente rilevare che la minore mobilità sociale dell'Italia di questi anni - fenomeno già di per sé preoccupante - colpisce innanzi tutto i giovani. Troppi di loro hanno perso la speranza di un'ascesa sociale. Troppi sono i ragazzi che temono di dover vivere una vita meno prospera e con meno opportunità di quella dei loro genitori.

La verità cruda è ben fotografata nel volume, laddove si osserva che "nel sistema Italia è labile l'uguaglianza dei punti di partenza; sono deboli la scuola, l'università e la ricerca, poco inclini a premiare il "merito", inteso come strumento di promozione ed elevazione sociale".

La risposta della politica alla questione giovanile si è rivelata carente. E' mancata la consapevolezza che investire sui giovani non equivaleva soltanto a investire su un settore della società, ma a scommettere sull'avvenire dell'intero Paese.
Riscoprire il carattere strategico dell'educazione significa quindi riconquistare alla politica la dimensione del futuro, perché vuol dire ripartire dall'idea di società che si intende affermare nel suo insieme. Ed è evidente che, realizzando una scuola e una università maggiormente in grado di formare cittadini consapevoli, nonché lavoratori ben preparati, l'Italia renderebbe un alto servigio non solo ai giovani ma a se stessa.

E' la ragione per la quale questo è un obiettivo che le Istituzioni hanno il dovere di perseguire valorizzando al meglio le energie e le risorse presenti tanto nel settore pubblico quanto in quello della società civile.

Proprio perché parliamo di una grande opera collettiva, di un grande impegno nazionale, quella dell'educazione può e deve vedere la realizzazione del principio di sussidiarietà. La crescita dei bambini e dei ragazzi deve quindi essere favorita e accompagnata dall'impegno congiunto di scuola e famiglia.

Le Istituzioni devono sostenere l'azione educativa delle famiglie fornendo ad esse il maggior numero di opportunità possibili. Tra queste opportunità, quella che acquista un sempre maggiore rilievo, nell'odierna società aperta e pluralista, è la "libertà educativa", che consiste nel favorire la possibilità dei genitori di scegliere, tra scuola pubblica e scuola cosiddetta privata, quella meglio rispondente alle esigenze, ai valori e alle aspettative della famiglia.

Molti sono quindi gli aspetti della sfida educativa del nostro tempo ed è arduo riassumere i tanti e significativi inviti alla riflessione contenuti nel Rapporto-proposta della CEI, e pertanto ne auspico una attenta lettura.