Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

21/01/2010

Palazzo Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione del volume dell´Ambasciatore Rocco Antonio Cangelosi "Il ventennio costituzionale dell'Unione Europea"

Autorità, Signore, Signori,
l´incontro odierno si svolge nelle settimane in cui la nuova Unione Europea prevista dal Trattato di Lisbona muove finalmente i primi passi. Dal primo gennaio s´è inaugurata una fase che possiamo a buon diritto considerare decisiva per il futuro dei popoli europei. La macchina dell´integrazione continentale s´è finalmente rimessa in moto. Sta ora ai Governi, ai Parlamenti, alle forze politiche, all´opinione pubblica dell´Europa cogliere le opportunità d´integrazione offerte da questa nuova stagione.
Il libro di Rocco Cangelosi, che ripercorre il cammino istituzionale europeo dal Progetto di Trattato Spinelli fino ad oggi, offre un prezioso contributo al dibattito culturale e politico che ha ripreso forza dopo l´entrata in vigore del Trattato. La testimonianza dell´autore è di grande valore e di notevole spessore, avendo egli ricoperto incarichi di rilievo nell´ambito dell´azione della diplomazia italiana in sede europea.
Saluto e ringrazio l´Ambasciatore Cangelosi unitamente agli illustri oratori che animeranno il dibattito: il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, il Presidente dell´Enciclopedia Italiana, Giuliano Amato, l´editorialista del "Corriere della Sera", Franco Venturini.

L´ampia prospettiva temporale offerta nel volume ci permette di valutare al meglio l´enorme portata del lavoro svolto per la costruzione europea.
È vero che il lungo percorso del riformismo istituzionale continentale, che dall´Atto Unico europeo del 1986 ci ha condotto attraverso Maastricht, Amsterdam e Nizza fino a Lisbona, forse non ha prodotto quanto gli europeisti più convinti avevano auspicato, ma l´autore ci suggerisce di osservare le difficoltà che si sono manifestate negli ultimi anni alla luce del rapidissimo passaggio da un´Unione di dodici ad una di ventisette membri. Tale processo - che non è retorica definire imponente- si è svolto di pari passo all´ampliamento delle competenze originarie attraverso l´assunzione di compiti di politica estera, difesa e sicurezza interna da parte dell´UE . Nel quadro complesso di questi venti anni c´è inoltre da aggiungere la drammatica circostanza, non sempre valutata per quanto essa ha oggettivamente comportato, che l´Unione è stata anche costretta a misurarsi con conflitti e crisi ai propri confini.
Ma tante difficoltà non hanno impedito che prima dodici, poi quindici, poi venticinque e infine ventisette Stati nazionali creassero uno spazio economico e giuridico comune insieme con una politica commerciale coordinata e una moneta unica adottata in gran parte di essi. In tale spazio circolano cinquecento milioni di cittadini senza controlli alle frontiere e si svolgono grandi programmi comuni nei settori più avanzati come l´Agenzia spaziale europea, Iter, Galileo, Erasmus.

È su questo solido retroterra che si innesta il Trattato di Lisbona, che ha, per così dire, "salvato" il ventennio costituzionale recuperando alcuni elementi essenziali del Trattato costituzionale bocciato nei referendum del 2005 in Francia e Olanda.
La legittima soddisfazione deve però accompagnarsi alla realistica considerazione che i ventisette Paesi dell´UE hanno ratificato il Trattato in un momento di affanno dell´europeismo, soprattutto a livello di opinione pubblica. Una fascia consistente della popolazione europea continua a percepire le Istituzioni comunitarie come una burocrazia fredda e lontana.
L´Ambasciatore Cangelosi ritiene ad esempio, e concordo con la sua opinione, che la positiva conclusione del travagliato processo di ratifica referendaria in Irlanda possa essere letta più come una conseguenza dei timori suscitati dalla crisi finanziaria che come un ritrovato anelito europeista.
Ci troviamo di fronte a un paradosso che ci deve far riflettere: abbiamo approvato (e il Parlamento italiano lo ha fatto proprio agli esordi di questa legislatura, il 31 luglio 2008) il Trattato che dota il Parlamento di Strasburgo dei massimi poteri della sua storia, ma alle elezioni europee, ecco il paradosso, ha partecipato la percentuale più bassa di sempre (il 43,2% degli aventi diritto pari a poco più di 162 milioni di cittadini europei).
Questo significa che nei prossimi anni sarà prioritario, per il nostro Paese, riavvicinare politicamente e culturalmente i popoli europei alle Istituzioni dell´UE. In sostanza, Lisbona dovrà essere vista come un punto di ripartenza, come una grande occasione di trasparenza e coinvolgimento democratico nella consapevolezza che, con l´entrata in vigore del Trattato, si conclude un lungo periodo di riformismo istituzionale o "costituzionale" europeo. Tale Trattato rappresenterà probabilmente il principale strumento di lavoro per i prossimi decenni.
Poiché Lisbona assicura agli europei un notevole potenziale di crescita occorre produrre il massimo sforzo di "idealità" europea raggiungendo nello stesso tempo concreti risultati nel miglioramento della qualità della vita dei cittadini e nei processi di modernizzazione.
Penso ad esempio ad un impegno comune per l´energia e per la tutela del territorio, per il potenziamento della ricerca scientifica e tecnologica, in particolare nei campi della salute e dell´innovazione produttiva.
Penso anche a uno sforzo comune per la lotta alla grande criminalità organizzata transnazionale e a un impegno crescente e continuo contro il radicarsi di qualsiasi tipo di fondamentalismo.
L´ultimo spunto offerto dal volume, me lo permetterete, è di carattere personale: quando nel gennaio del 2002 fui nominato rappresentante del Governo italiano alla Convenzione europea per la redazione del progetto di Trattato costituzionale, ebbi subito l´impressione di rappresentare un Paese che meglio di altri aveva capito la portata del progetto europeo, la potenzialità insita nel mettere a sistema talenti, storie, rispettive eredità ed influenze nel mondo.
Ricordo come fosse condivisa da tutta la delegazione italiana, fin dalle prime sedute della Convenzione, l´idea che la revisione in senso costituzionale dei Trattati rappresentasse una grandeoccasione per portare finalmente a compimento il processo di integrazione, costruendo un´Unione che fosse al tempo stesso una comunità di valori e di diritti, uno spazio economico e monetario unificato ed una potenza politica in grado di costituire una chiave di volta del nuovo sistema di relazioni internazionali del XXI secolo.
Concordammo - e Cangelosi ne fu testimone ed autorevole interprete - un metodo di lavoro che consentisse sia il superamento dei veti incrociati che avevano frenato le precedenti Conferenze Intergovernative sia la creazione di un "discorso pubblico" aperto e trasparente. L´idea della delegazione italiana era di elaborare un testo capace di superare la complessa struttura a pilastri disegnata dai Trattati precedenti, aprendo alla ripartizione di competenze basata sul principio di sussidiarietà e sulla rafforzata partecipazione dei Parlamenti nazionali; alla tipizzazione degli atti e degli strumenti giuridici e finanziari, con l´introduzione di una gerarchia delle norme; alla creazione di un Ministro degli Esteri europeo; all´estensione del processo di co-decisione; alla razionalizzazione e al miglioramento delle disposizioni sulla politica estera, sulla difesa e sullo spazio di libertà e sicurezza; al rafforzamento dei tre principali organi dell´Unione - Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo - che non altera l´equilibrio di fondo del triangolo istituzionale.