Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

26/01/2010

Montecitorio, Sala della Lupa - Commemorazione di Mariano Rumor "L'impegno di un cattolico al servizio della Repubblica", in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa

Autorità, Signore e Signori, la Camera dei deputati commemora oggi un eminente uomo di Stato che ha scritto pagine importanti nella storia della Repubblica.
Mariano Rumor espresse sempre, nel corso della sua lunga e intensa attività politica, un forte e coerente impegno per il consolidamento della democrazia nel nostro Paese, nel solco dei valori della Costituzione e della cultura politica democratico-cristiana di cui fu autorevole esponente.

Ritengo che la rievocazione di una figura come quella di Rumor offra motivi di notevole interesse sia sul piano politico - per l'influenza da lui esercitata su una parte importante dello schieramento moderato italiano - sia su quello storico, per il ruolo che egli svolse nelle vicende del nostro Paese in anni caratterizzati da importanti conquiste sociali ma anche da conflitti laceranti.

Mi riferisco, in particolare, al periodo che decorre tra la fine degli anni '50 fino alla metà degli anni '70. E' una stagione che continua a essere oggetto di una consistente rivisitazione storiografica, nell'idea comunemente accolta che in quegli anni siano avvenute svolte e si siano compiuti processi che hanno profondamente condizionato la successiva vicenda italiana.

Per comprendere tale periodo non possiamo prescindere dall'impegno che Rumor espresse nella ricerca di un equilibrio e di una sintesi fra le istanze del riformismo cristiano e di quello laico, nella cornice dei principi espressi dalla Carta Costituzionale.
In tal senso, la complessa azione di Governo degli uomini della sua generazione può essere ricostruita come risposta liberale, pluralista e riformista alle potenti e spesso tumultuose domande di trasformazione che venivano dalla società italiana.

Tale azione rappresenta storicamente una delle dimensioni più rilevanti della via italiana alla democrazia. In quegli anni proseguì un processo, avviato con i primi governi De Gasperi, che permise agli strati popolari del Paese di raggiungere, pur non senza squilibri e contraddizioni, un innegabile e crescente benessere economico e una più compiuta tutela dei diritti sociali. L'esperienza di quella stagione rimane un rilevante patrimonio civile e politico per l'Italia di oggi.

La coscienza della complessità italiana si univa in Rumor alla fiducia nelle possibilità di affermazione della democrazia. Vale la pena, in tal senso, di ricordare un passo tratto da un suo discorso tenuto alla Camera dei deputati nel 1968: << Il Paese è attraversato da fermenti che, se nascono da zone d'ombra e da un'ansia di giustizia, di più ampia e concreta libertà e di progresso, sono tuttavia segno di un salto di qualità e della presa di coscienza in atto nella società civile, nel suo complesso e nelle sue componenti, di una sfera propria e insostituibile di autonomia, alla quale non si è fin qui compiutamente risposto >>. Parole queste che appaiono profetiche visto quello che accadde successivamente.

Questa sua visione politica non rimase nel campo delle enunciazioni, ma si tradusse in provvedimenti concreti: della sua azione furono espressione una serie di leggi di riforma che contribuirono a delineare un nuovo ad articolato profilo dell'economia, della società e delle istituzioni del nostro Paese.

Recano la firma di Rumor come Presidente del Consiglio leggi importanti. Innanzitutto lo Statuto dei lavoratori approvato dal Parlamento nel 1970. Poi dobbiamo ricordare la legge di riforma delle pensioni del 1969, la legge di liberalizzazione degli accessi universitari, i provvedimenti legislativi e regolamentari indispensabili all'entrata in funzione delle Regioni a statuto ordinario, recante provvedimenti per l'attuazione delle Regioni a statuto ordinario, la legge sui referendum e sull'esercizio dell'iniziativa legislativa popolare, il decreto istitutivo degli organi collegiali della scuola, la conversione del decreto-legge con cui si avvia, nel 1974, la riforma sanitaria. E merita anche di essere ricordato un importante provvedimento di un periodo precedente: nel 1961, quando Rumor era Ministro dell'Agricoltura, fu varato un Piano quinquennale per lo sviluppo del settore agricolo, più noto come "Piano verde", che avviò la modernizzazione delle campagne e sostenne lo sviluppo della piccola proprietà contadina.

Il suo fu un pragmatismo unito a una spiccata sensibilità sociale che, nei diversi incarichi politici e istituzionali ricoperti, lo portò a interpretare la Costituzione come presidio inderogabile di libertà civili e canone guida per l'azione dello Stato nel promuovere lo sviluppo economico e sociale della persona umana e della comunità nazionale.

Se analizzata in una prospettiva più vicina al concreto sviluppo della società italiana, la figura di Rumor ci permette di comprendere come il nostro sistema sociale configuri storicamente un allargamento graduale di diritti ottenuto attraverso una non facile composizione di conflitti. Complessi motivi storici e politici hanno reso da noi le divisioni più profonde che altrove.

Ma la forza della cultura di governo che in Italia si è affermata nel tempo è sempre stata quella di scommettere sulla persistenza di una unità profonda del Paese, anche nei momenti di crisi più aspra.

Vorrei concludere citando una frase tratta dalle memorie di Rumor: << Quando vuole, questo Paese sa trovare momenti di umanità e maturità che inducono, anche nei frangenti più drammatici, alla fiducia e alla speranza >>.
E' un'immagine del Paese profondo che non perde mai di attualità.