Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

27/01/2010

Aula di Montecitorio - Celebrazione della Giornata della Memoria

Onorevoli Colleghi,
sono onorato e commosso di dare, oggi, 27 gennaio, Giornata della Memoria, il benvenuto della Camera dei deputati al Premio Nobel per la pace Elie Wiesel, e di farlo alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, delle più alte autorità istituzionali.
Quello odierno è un evento eccezionale, perché è la terza volta, nella centenaria storia del Parlamento italiano, che un ospite parla solennemente all'Assemblea. E' un onore che Elie Wiesel merita ampiamente, perché è davvero un personaggio eccezionale.
Egli è infatti il più autorevole testimone vivente, fra i sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti, dell'orrore della Shoah.
Gli sono particolarmente grato di aver accettato l'invito di rendere al Parlamento italiano la sua alta testimonianza umana e civile in una Giornata nella quale doverosamente si ricordano sei milioni di ebrei e centinaia di migliaia di altri esseri umani sterminati solo perché ebrei, sinti, rom, omosessuali, disabili. Quindi diversi, sottouomini nel delirio nazista.
I testi letterari di Wiesel raccontano in modo magistrale l'incredibile brutalità cui può giungere la natura umana, e al tempo stesso esaltano la magnifica capacità dell'essere umano di sopravvivere anche a sofferenze infernali e di tramandare esperienze e valori.

"L'opposto di amore non è odio, è indifferenza; l'opposto di arte non è il brutto, è indifferenza; l'opposto di fede non è eresia, è indifferenza. E l'opposto di vita non è morte, è indifferenza".
Sono parole di Wiesel tremendamente attuali. Anche noi dobbiamo infatti guardare con viva preoccupazione all'indifferenza che ancora in questi giorni circonda il rinnovarsi di fenomeni antisemiti, razzisti, xenofobi, e anche - sembra incredibile ma è vero - il rinnovarsi di minacce di sterminio.
E' preciso dovere di tutti e in specie delle Istituzioni tenere desta la coscienza degli uomini, e specie dei più giovani, contro la cecità, l'ignoranza, il cinismo che rischiano di aprire la strada a nuovi orrori e nuove atrocità.
Da decenni Wiesel ci incoraggia in questo fondamentale impegno attraverso il suo magistero morale, l'energia del suo carisma intellettuale e umano, la forza del suo impegno civile per non dimenticare e per far progredire la causa dei diritti umani e della pace nel mondo.

Oggi, rendere testimonianza dello sterminio del popolo ebraico non è solo il doveroso ricordo di milioni di nomi, di storie, di incredibili vicende di martirio e di coraggio da parte ebraica e di inaudita crudeltà da parte nazista.
Non è solo un invito al raccoglimento e alla riflessione. E' anche un presidio morale e civile, affinché mai più accada che l'aberrante logica di un potere totalitario si abbatta sugli inermi, sugli innocenti, su interi popoli contro i quali decretare le discriminazioni più odiose per motivi di razza, di religione, di genere, di condizione sociale, in una folle progressione criminosa capace di raggiungere il genocidio.
Oggi, il dovere della testimonianza è più che mai attuale e necessario per combattere l'inverosimile barbarie e l'aberrante stupidità del negazionismo della Shoah, che punta a dimostrane l'inesistenza o a contestarne la dimensione accertata dagli storici o a irriderne le modalità o ancora perfino ad accusare gli ebrei di averne avuto una qualche responsabilità.
Contro questa ricorrente aberrazione non perde di forza l'ammonimento di Primo Levi, che con Wiesel divise la baracca di Auschwitz e di cui divenne grande amico: "Chi nega Auschwitz - disse Levi- è pronto a rifarlo".
L'odio antiebraico si indirizza oggi, in particolare, contro lo Stato d'Israele. L'antisionismo nega la fonte ispiratrice dello Stato ebraico, attaccando ieri le ragioni della sua nascita e oggi della sua sicurezza. Lo ha di recente ribadito il Presidente Napolitano affermando che l'antisemitismo "va combattuto anche quando esso si traveste da antisionismo".
Dobbiamo essere consapevoli che oggi quando si parla di distruggere Israele, si parla nuovamente di sterminare gli ebrei, e lo dimostra una quantità di inquietanti episodi, a partire dai proclami non solo di tante organizzazioni estremiste e integraliste ma purtroppo anche di Capi di Stato, nei confronti dei quali - è mia personale opinione - è troppo flebile la protesta della Comunità internazionale.

Oltre che testimone oculare della Shoah, Wiesel è una persona piena di fede e di amore: con il suo impegno e il suo esempio, ci dimostra che la sofferenza non sempre cancella la personalità, non rende necessariamente indifferenti, apatici e scettici; può, al contrario, rendere gli uomini più combattivi e decisi.
Accade quando sanno restare fedeli al proprio credo, alla propria storia e a quella del proprio popolo. Fedeli fino all'estremo, incolpevole sacrificio.

Onorevoli colleghi, nei mesi scorsi la Camera dei deputati, che nel 2000, su proposta degli onorevoli Colombo e Levi, istituì alla unanimità la Giornata della Memoria, ha istituito una speciale commissione per un'Indagine Conoscitiva sull'Antisemitismo, il cui lavoro durerà almeno per tutto il 2010.
Nel dicembre del 2008, sempre alla unanimità, è stata decisa la posa di una lapide nella Sala della Regina a ricordo perenne della vergogna delle Leggi razziali che nel 1938 vennero approvate per volontà del Fascismo proprio a Montecitorio -circostanza che è doveroso rammentare - e che rappresentano una delle pagine più buie della storia italiana.
E' anche attraverso questi piccoli ma simbolici fatti che intendiamo seguire l'insegnamento di Wiesel.
Perché come egli ha scritto nel suo capolavoro, "La notte", la matrice dell'inaridimento del cuore è l'oblio, e la memoria è fattore di rigenerazione e speranza di pace tra gli uomini.
Ed è con questa ferma convinzione che prego Elie Wiesel di prendere la parola.