Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

15/03/2010

Montecitorio, Sala Aldo Moro - Presentazione degli scritti e dei discorsi politici di Alcide De Gasperi

La Camera dei deputati è lieta di ospitare la presentazione di questa importante opera che raccoglie i discorsi e gli scritti politici di Alcide De Gasperi.
E' l'omaggio doveroso a uno dei padri nobili della nostra Repubblica e al principale artefice della stabilizzazione democratica dell'Italia nel dopoguerra.
E' anche l'espressione di un sentito apprezzamento per tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo progetto editoriale dall'elevato valore culturale e civile, oltreché politico: la Provincia Autonoma di Trento, la Fondazione Bruno Kessler, la casa editrice il Mulino, il coordinatore scientifico Paolo Pombeni, la coordinatrice editoriale Giuliana Nobili Schiera.
Saluto e ringrazio gli illustri oratori che interverranno nel dibattito: il Presidente dell'Enciclopedia italiana, Giuliano Amato, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il professor Pombeni, Sue Eminenza il cardinale Achille Silvestrini, lo storico Francesco Traniello.
Un saluto particolare desidero rivolgerlo alla figlia di De Gasperi, Maria Romana, che è oggi tra noi.
La ricchezza dei documenti raccolti nell'opera che presentiamo consente di valutare e apprezzare nella sua completezza il pensiero e l'azione di Alcide De Gasperi, sia come statista sia come leader politico. Sono migliaia di pagine che documentano alcuni passaggi cruciali della storia italiana del Novecento e che ci riportano alle idee, alle speranze e alle discussioni di decenni travagliati e drammatici, eppur ricchi di slanci e di grandi intuizioni. In questo, l'opera offre un notevole contributo alla rilettura della nostra autobiografia di nazione, alla luce soprattutto della battaglie ideali e politiche che prepararono la nascita della Carta Costituzionale e che videro in De Gasperi uno dei massimi protagonisti.
Le intuizioni e gli ideali dello statista trentino dobbiamo però proiettarli anche su un arco di tempo che va al di là dell'orizzonte storico in cui sono racchiusi. E ciò innanzi tutto perché, indipendemente da ogni diverso e legittimo giudizio, essi ci offrono un'idea stessa della politica che non perde d'attualità. Un'idea alta e nobile che può aiutarci oggi a recuperare la tensione ideale e il senso dell'agire pubblico, oltre il pragmatismo e la mera, seppur rilevante, gestione degli interessi di questo o quel settore della società.
De Gasperi seppe provvedere alle esigenze dello sviluppo materiale del Paese senza perdere mai di vista l'orizzonte dei valori che tengono unita la società. Negli anni del suo governo fu realizzata la ricostruzione economica dell'Italia e fu preparato il boom della fase immediatamente successiva. Ma fu soprattutto ricostruita e consolidata la democrazia, il senso di appartenenza alla medesima comunità nazionale.
Tra il 1948 e il 1954, furono varati provvedimenti strutturali che avviarono la modernizzazione del Paese. Penso a iniziative come la riforma agraria, il Piano casa, l'istituzione della Cassa del Mezzogiorno, la creazione dell'ENI. Fu anche preparata la riforma tributaria, presentata poi nel 1955, e nota come "Piano Vanoni".
Nella concezione di De Gasperi sull'Italia da costruire, come emerse già in uno scritto del 1943, c'era il sostegno alla piccola e media industria. C'era l'elevazione sociale della condizione operaia. C'era la formazione di una categoria di tecnici di alta moralità e di specifica competenza nelle amministrazioni pubbliche.
Sono meriti storici che da molto tempo sono riconosciuti in Italia, al di là di ogni appartenenza politica.
Nelle idee di De Gasperi c'era la cultura del cattolicesimo democratico e liberale. Era una visione profondamente ispirata ai valori cristiani, ma in cui si esprimeva il principio della laicità della politica, come troviamo scritto in un articolo del 1926 e che ancora oggi andrebbe letto con attenzione. Rispondendo ad alcuni critiche mosse da Padre Gemelli al Partito popolare di Sturzo, il futuro statista osservò che un moderno partito cattolico doveva avere ben chiaro "fin dove debbasi invocare l'autorità della Chiesa e ove cominci la libera e soggettiva applicazione, diversa secondo i luoghi e i tempi, e tale da implicare soltanto la responsabilità dei cattolici di un dato luogo e di una data epoca, organizzato in un partito politico". Tali posizioni furono mantenute da De Gasperi fino alla fine e vennero ribadite nel Congresso della Dc del 1954.
Un altro importante aspetto dello statista trentino che deve essere messo in rilievo è la sua idea della collocazione internazionale dell'Italia. De Gasperi aveva ben chiaro che un'Italia libera e moderna non avrebbe mai potuto avere un futuro al di fuori dell'Occidente e dell'Europa.
Oggi sembra un dato scontato, ma non lo era affatto nel 1949, quando il nostro Paese aderì al Patto Atlantico. Il cuore dell'Italia batteva certo a Occidente. Ma non mancava chi vagheggiava il sogno del neutralismo, laddove non parteggiasse apertamente per il blocco sovietico.
Proprio gli scritti e i discorsi contenuti nei volumi che oggi presentiamo ci consentono di apprezzare al meglio la lungimiranza di De Gasperi. Così ad esempio troviamo affermato in un articolo del 1949: "Non vi è che un solo modo -osservava lo statista- per salvare la pace del nostro popolo: non isolarsi, collaborare a quella politica attiva di pace, di difesa della democrazia, della libertà dei popoli, che vanno facendo i Paesi dell'America e dell'Occidente europeo".
Agiva il ricordo degli anni Trenta. Agiva l'idea chiara che le democrazie ingenue e disarmate spalancano la strada al bellicismo dei tiranni. "La storia ha dimostrato -osservava ancora De Gasperi -che la seconda guerra mondiale non è stata provocata soltanto dal folle sogno egemonico di Hitler, ma anche da una serie di errori e di debolezze, incertezze di cui dettero prova le democrazie occidentali dal 1933 al 1938".
La scelta occidentale era anche fattore di progresso sociale all'interno del Paese. "L'Italia del dopoguerra ha ritrovato le sue energie ricostruttive", si legge in articolo uscito sempre nel 1949. "Se avesse la pace interna e il senso di sicurezza, essa potrebbe dedicare tutti i suoi sforzi alle riforme, alla politica produttiva nell'industria e nell'agricoltura".
Quanto alla costruzione dell'Europa unita, essa si presentava agli occhi di De Gasperi come un' "idea architettonica", che doveva fondarsi su tre pilastri: il concetto liberale sull'organizzazione e l'uso del potere politico; il valore della solidarietà sociale; l'integrazione economica. Lo statista era infatti convinto che, senza integrazione economica e allargamento del mercato, non potesse esserci integrazione politica.
Era una costruzione prudente e paziente, ma determinata, continua e convinta. E' quella che fu chiama "l'Europa dei piccoli passi" e che era condivisa da Adenauer e Schuman.
E' un'espressione che rende forse bene il senso del realismo con cui i padri dell'Unione europea gettarono le basi del grande progetto sovranazionale, ma che non rende completamente ragione della grande motivazione ideale che animava i tre statisti. L'Europa pensata da De Gasperi insieme con Schuman e Adenauer era tutt'altro che un'Europa fondata su princìpi meramente mercantili o funzionalistici.
Era un'Europa con l'"anima".
E l'anima dell'Europa era da ricercarsi nella sua tradizione storica, culturale e religiosa. "Se con Toynbee - disse lo statista nel corso della Conferenza parlamentare europea di Parigi dell'aprile 1954, pochi mesi prima di morire - io affermo che all'origine di questa civiltà europea si trova il cristianesimo, non intendo con ciò introdurre alcun criterio confessionale. Soltanto voglio parlare del retaggio europeo comune, di quella morale unitaria che esalta la figura e la responsabilità della persona umana col suo fermento di fraternità evangelica, col suo culto del diritto ereditato dagli antichi, col suo culto della bellezza affinatosi attraverso i secoli, con la sua volontà di verità e giustizia acuita da un'esperienza millenaria".
Sono parole che possono e devono ancora guidarci nella grande sfida per costruire l'Unione Europea.
Con la visione del futuro delle nuove generazioni.
Con il patrimonio di valori che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti.