Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

17/03/2010

Montecitorio, Sala del Mappamondo - Presentazione del libro di Massimo Nava "La gloria è il sole dei morti"

Signore, signori, autorità!
Il libro di Massimo Nava, di cui tra breve parleremo, è un appassionante romanzo storico sulla vita avventurosa di Nino Bixio e dei suoi fratelli, Alexandre e Giuseppe. E' con piacere che partecipo alla presentazione del volume, in questa giornata in cui ricorre il 149° anniversario dell'Unità d'Italia e che ci proietta nel grande appuntamento del 17 marzo 2011.
Ringrazio e saluto l'autore unitamente ad Andrea Romano, Maurizio Scaparro e a tutti i presenti.
I motivi di interesse offerti dal volume sono diversi, a cominciare dalla narrazione avvincente e dal lavoro di ricerca che sostiene il libro.
Un dato particolarmente degno di nota è la ricchezza dell'affresco storico. E' un elemento da sottolineare non solo da un punto di vista storico e letterario ma anche da un punto di vista civile.
E dico civile perché a Nava va riconosciuto il merito di raccontare l'epoca del Risorgimento attraverso il carattere dei suoi protagonisti, le passioni che li hanno animati, la vita avventurosa da essi vissuta, la forte corrente ideale che percorreva sia l'Italia sia l'Europa.
Mai come oggi s'avverte infatti il bisogno di presentare in modo caldo e coinvolgente quel cruciale periodo storico. Il Risorgimento come epopea nazionale, come frutto dell'opera di patrioti pieni di coraggio, di generosità, di idealità: è un modo efficace di ricordare agli italiani che l'unificazione nazionale non fu un esito scontato, ma il risultato mirabile di uno straordinario impegno collettivo sostenuto da una generazione di uomini capaci di guardare oltre il mero interesse individuale.
Quel grande patrimonio di ideali va oggi riscoperto senza ovviamente indulgere alla retorica, ma senza nemmeno oscurare le forti passioni che esso può ancora suscitarci.
Poi in sede specificamente storiografica si potrà e si dovrà analizzare quella stagione in tutta la sua grandezza; anche nei passaggi più complessi e nelle contraddizioni rimaste a lungo irrisolte. Ma sempre con serenità e sempre con la consapevolezza del grande e storico traguardo raggiunto 150 anni fa dall'Italia.
C'è bisogno che la stagione risorgimentale torni a sollecitare l'immaginario collettivo degli italiani.
Un mezzo privilegiato è appunto quello del romanzo storico.
Sui contenuti e sul profilo storico-letterario del libro di Nava si soffermeranno gli illustri oratori che tra breve interverranno nel dibattito.
Vorrei solo sottolineare il fatto che il volume ci offre una conoscenza più approfondita della figura di Nino Bixio, al di là di quanto è raccontato sui libri di storia.
Da questo punto di vista, Bixio si rivela un personaggio davvero sorprendente, un vero uomo dell'Ottocento, nel senso migliore del termine, cioè un uomo dominato da una smisurata voglia di avventura. Il generale garibaldino incarnò un modello di vita che rappresentava l'antitesi perfetta del borghese sedentario e pantofolaio.
Nel pieno del successo e dopo aver contribuito a realizzare il sogno dell'Unità d'Italia, preferì abbandonare agi ed onori per tornare a quella che secondo Nava era la sua vecchia e grande passione: il mare. L'autore ci racconta come riuscì, grazie all'aiuto finanziario del nipote Maurice, ad armare un nave e partire alla volta di Giava e Sumatra, dove poi sarebbe morto di colera.
L'inedito Nino Bixio raccontato da Nava è dominato dall'irresistibile desiderio di esplorare mondi nuovi: in quell'inquietudine è un po' la cifra complessiva del personaggio.
Quella passione per l'avventura sembra peraltro aver contagiato lo stesso autore, che nel post-scriptum del volume descrive una sua spedizione nel braccio di mare tra Sumatra e la Malesia alla ricerca della tomba di Bixio.
Una figura però, quella del generale garibaldino, - va rilevato con onestà e rigore storico nonché per doveroso rispetto per la memoria delle vittime- il cui ricordo è legato all'eccidio di Bronte, compiuto dalle truppe da lui comandate. E' una delle pagine più controverse e più dolorose della storia del Risorgimento.
Una inquietudine esistenziale, quella dei protagonisti del racconto, e anche un'inquietudine che oggi definiremmo globale. L'autore ci rende ancor più attuale il personaggio descrivendo la sua idea del mare come fattore di comunicazione e di commercio tra popoli lontani. Desiderava che la sua fosse la prima nave italiana ad attraversare il canale di Suez, inaugurato da poco. "E noi italiani? -si chiede al riguardo Bixio - Abbiamo inventato il canale e adesso non siamo capaci di utilizzarlo?". Il suo sogno, secondo la descrizione di Nava, era quello di "esportare nei mari d'Oriente arance e vino di Sicilia, contendere alla Gran Bretagna e all'America il dominio delle rotte e l'egemonia su terre vergini e ricche di materie prime: ecco i grandi disegni su cui continuava a ragionare, aggiungendo continuamente nella sua immaginazione dettagli e obiettivi".
L'epoca raccontata nel libro è anche l'epoca della prima grande espansione mondiale dell'economia europea e americana, una spinta all'internazionalizzazione che coesisteva con i miti nazionali, soprattutto nei Paesi che avevano da poco raggiunto l'indipendenza come l'Italia.
Da questo punto di vista, il tipo di italiano descritto da Nava attraverso le vicende dei fratelli Bixio, può essere considerato davvero un "italiano globale", capace di fornire un significativo contributo al progresso dei Paesi in cui emigra. Come Alexandre Bixio, inviato dal padre a studiare in Francia, dove riuscirà ad affermarsi, prima nel mondo della politica e poi in quello della finanza.
Un personaggio, Alexandre, non meno interessante del più famoso Nino. Fu amico di Alexandre Dumas e degli intellettuali repubblicani e democratici francesi. La sua patria era diventata la Francia, ma non dimenticò mai legame ideale e affettivo con l'Italia, tanto da svolgere un ruolo decisivo nella tessitura dei rapporti fiduciari tra Napoleone III e Cavour.
La prima parte del libro è dedicata prevalentemente a lui e al clima culturale e politico francese tra la fine del regime della Restaurazione e gli anni del secondo impero.
Dalla sua figura emerge l'ambiente in cui si affermarono le ansie di democrazia, libertà e giustizia sociale che percorrevano la Francia e l'Europa e che tanta parte svolsero nell'affermazione dell'ideale risorgimentale italiano.
L'altro fratello, Giuseppe, fece una scelta assai diversa da quella laica e politica dei suoi familiari ed entrò nella Compagnia di Gesù. Su di lui le informazioni sono assai più scarse, ma l'autore ci racconta che visse anch'egli una vita avventurosa, partendo missionario per l'America e vivendo accanto ai pellerossa dell'Oregon.
Insomma, Massimo Nava ci fa scoprire personaggi staordinari, che fanno parte di una epopea italiana pressoché sconosciuta.
E' il caso di sottolineare che i protagonisti del Risorgimento suscitarono, ai loro tempi, grande ammirazione nell'opinione pubblica europea. A produrre grande interesse era probabilmente anche il coraggio e la determinazione con cui quegli uomini si gettavano in imprese apparentemente disperate. L'autore ricorda che a Dumas fu concesso di seguire come giornalista le battaglie dei garibaldini. Ecco con quanta divertita ammirazione descrive, in una lettera ad Alexandre Bixio, uno scambio di battute tra Garibaldi e i suoi ufficiali all'inizio della spedizione dei Mille: "Nino comandava il Lombardo , Garibaldi il Piemonte. "Quanti fucili abbiamo?" domandò Garibaldi. "Mille" risposero gli ufficiali. "E quante pistole?" "Nessuna" rispose Nino. "E quante munizioni?". "Nemmeno una".
Dobbiamo essere grati all'autore per aver sottratto tante avvincenti storie dall'oblìo e dall'oscurità.
La storia d'Italia è bella e grande perché bella e grande è la storia di tanti italiani. Le idee che fanno la storia si affermano sempre nei cuori e nelle menti degli uomini che le testimoniano con la loro passione, con la loro coerenza, con il loro desiderio di avventura, con la loro capacità di sacrificio.
E' una lezione da riscoprire in questi mesi che precedono il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, affinché gli italiani di oggi rinsaldino il vincolo che li tiene uniti alla loro grande storia comune.