Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

04/02/2010

New York - Incontro con la comunità italiana

Signore e signori, sono davvero molto molto felice di prendere la parola subito dopo le parole di un amico, lo voglio salutare così, come il giudice Dominic Massaro. Un uomo che è orgoglioso del sangue italiano che ha nelle sue vene.
È uno dei tanti autorevoli rappresentanti stimati e da tutti riconosciuti come punto di riferimento nella società americana, uno dei tanti rappresentanti di quelle centinaia di migliaia di nostri connazionali italiani che tanti e tanti anni fa lasciarono la loro terra, la nostra patria, per cercare fortuna altrove nel nuovo Continente.
Dominic è orgoglioso del suo sangue italiano perché è orgoglioso dei suoi avi, padri, madri, nonni: rappresenta la prima fascia nella presenza storica degli italo-americani.
E insieme a lui saluto i tanti che sono qui questa sera, che sono nati in Italia, che se sono andati fin da piccoli, sono giunti negli Stati Uniti, sono diventati cittadini americani, mantengono nel cuore un forte attaccamento alla loro terra, e si sentono contemporaneamente statunitensi e italiani: è la seconda fascia della nostra storia.
Poi vi è quella più recente terza fascia, rappresentata anche qui questa sera da tanti italiani nati in Italia che sono negli Stati Uniti per lavoro , si sono affermati in questa società, esprimono una eccellenza nel campo della imprenditoria, del sapere, dell'università, della ricerca: donne e uomini che idealmente si legano a quegli italiani che tanti e tanti anni fa giunsero qui, a Ellis Island, con le navi della speranza, con il cuore pieno di nostalgia.
In queste tre fasce di generazioni vi è la storia del rapporto tra il nostro popolo e il popolo degli Stati Uniti d'America.
E io saluto tutti voi non soltanto a titolo personale, ma nome di tutti i deputati della Repubblica italiana, tutti, senza alcuna distinzione politica, perché quando si parla degli italiani in America, quando si parla degli italo-americani, quando si parla di figli e dei nipoti dei nostri emigranti, quando si parla di tutti quanti voi e di ciò che voi rappresentate, alla Camera non c'è distinzione tra destra, centro e sinistra. Io questa sera sono nell'invidiabile condizione di porgervi un saluto e di ringraziarvi a nome davvero di tutti i Deputati. Perché quello che avete fatto nel passato, quello che fate nel presente, quello che voi e i vostri figli faranno nel futuro, è un patrimonio che non appartiene ad una parte, è un patrimonio che appartiene a tutta la nostra nazione. Siete voi i veri ambasciatori dell'Italia negli Stati Uniti, gli ambasciatori che rendono ogni giorni più preziosa, più valida, più efficace l'azione di chi rappresenta le istituzioni.
Io saluto e ringrazio il nostro Ambasciatore, l'Ambasciatore Terzi, ma senza di voi il suo lavoro sarebbe più difficile, perché quando si parla dell'Italia nel mondo, non si parla soltanto dei presidenti, che passano, non si parla soltanto degli ambasciatori, che passano. Quando si parla dell'Italia negli Stati Uniti, si parla di tante donne e di tanti uomini come voi, che rimangono perché hanno messo le radici,perché sono una delle tante risorse di cui può godere questa fantastica nazione che è la nazione americana.
E pluribus unum, di tanti l'unità, ed è molto bello poter dire che quella identità americana che è diventata nel corso del tempo sinonimo di libertà, di dignità della persona, di lotta per la democrazia, quella identità è stata costruita anche dalla fatica, dal lavoro, dal sacrifico di tante donne e tanti uomini che venivano dalla nostra cara Italia. E non è la nostalgia di ieri, è un ricordo proiettato nel futuro perché vi è sempre in occasioni come queste il rischio di scadere nella retorica, il rischio di parlare più al cuore che alla mente.
Io credo che le istituzioni debbano saper parlare contemporaneamente al cuore e alla ragione. Parlare alla ragione significa ricordare questa sera che la nostra alleanza, la nostra amicizia, il nostro essere figli di ideali e valori comuni, non è soltanto un patrimonio di ieri: è il presente, e anche in queste giornate di incontri che ho avuto al Congresso, con rappresentanti del partito democratico e del partito repubblicano, perché, come ho detto ieri, le maggioranze nelle democrazie cambiano, ma i valori di una amicizia rimangono, che in Italia o negli Stati Uniti governi questa o quella coalizione, perché non siamo uniti da una parte politica, siamo uniti dai comuni valori che sono i valori di una democrazia, e questi valori sono oggi difesi in tante circostanze, in tante parti del mondo con lo stesso entusiasmo e a volte con lo stesso sacrificio di ieri. Intendo dire che l'alleanza, l'amicizia tra Stati Uniti e Italia, non è soltanto la storia di ieri: è anche l'impegno comune di oggi l'impegno in alcuni scenari internazionali in cui, li voglio ricordare qui questa sera, i soldati italiani e i soldati statunitensi sono insieme, non per una guerra ma per garantire a popoli più sfortunati dei nostri una possibilità: la possibilità di una pace, della libertà.
Non è retorica, è la conferma del fatto che abbiamo questi impegni: sono impegni che dobbiamo saper mantenere per onorare il sacrificio di coloro che nel passato per ben due volte dagli Stati Uniti sono venuti a combattere, e in alcuni casi a morire, in Europa, per garantire ai popoli europei la possibilità di essere popoli liberi. È nostro dovere non dimenticarlo mai. E allora c'è qualche cosa di profondo, c'è qualche cosa di valido e di duraturo nel futuro e lo dobbiamo cementare ogni giorno.
Come ha detto molto bene l`Ambasciatore Terzi, diffondendo la nostra lingua. È un motivo di particolare soddisfazione apprendere che negli Stati Uniti cresce il desiderio di apprendere a parlare in italiano. Credo che le istituzioni abbiano il dovere di dare una risposta positiva a questa domanda.
Abbiamo il dovere di continuare a lavorare insieme in tanti settori dell'economia, in tanti settori del mondo culturale, universitario, accademico. Oggi i cervelli italiani che vengono negli Stati Uniti rappresentano delle eccellenze, e in questo personalmente trovo che vi sia una sorta di postuma e successiva gratifica per quei tanti e tanti italiani che vennero qui quasi analfabeti, senza conoscere una parola di inglese, arrivando a Ellis Island, guardati in molti casi con sospetto se non con diffidenza.
Oggi gli italiani che vengono negli Stati Uniti sono ricercatori universitari, sono imprenditori, sono donne e uomini che rappresentano una punta di eccellenza.
È la riprova di come il nostro popolo, quando è nella condizione di operare in una società autenticamente libera, è un popolo capace di affermarsi per quelli che sono i suoi autentici valori.
E allora, in conclusione: questa sera la Camera dei Deputati, il massimo organismo che rappresenta la volontà democraticamente espressa del nostro popolo, saluta e ringrazia ognuno di voi per quello che avete fatto e per quello che fate, nella certezza che l'alleanza transatlantica non è soltanto un'alleanza di tipo militare, e nemmeno un'alleanza soltanto di tipo politico.
È l'alleanza di donne e di uomini che, avendo nelle vene il medesimo sangue, hanno nella mente come obiettivo il medesimo impegno, costruire una società che sia per davvero più giusta, una società che garantisca ai più giovani la possibilità di dimostrare quel che sanno fare, una società che garantisca ai più deboli la certezza di esser aiutati nei momenti più difficili.
Una società che sia ispirata a quei valori che sono i valori della fratellanza, i valori che hanno unito e fatto crescere qui negli Stati Uniti tanti e tanti italiani, orgogliosi ieri di essere italiani, oggi di esser diventati italiani d'America.