Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

24/03/2010

Roma, Palazzo Fontana di Trevi - Incontro con l'Associazione Civita

Signore, Signori, autorità!
Desidero innanzi tutto ringraziare l'On. Antonio Maccanico per l'invito a partecipare a questo incontro con le aziende che aderiscono all'importante progetto dell'Associazione Civita, progetto meritorio perchè volto a contribuire alla valorizzazione della ricchezza artistica e culturale italiana.
L'ingente patrimonio di storia e di cultura che tutto il mondo invidia al nostro Paese rappresenta, come ha ricordato l'On. Maccanico, una delle prime risorse nazionali. Una risorsa morale e ideale, per la promozione dell'identità e per il rafforzamento della coesione del nostro popolo. Una risorsa civile, per la qualità della vita sociale. Una risorsa economica, per le grandi potenzialità turistiche, per la promozione dell'immagine dell'Italia nel mondo e per i settori produttivi che può attivare e far crescere.
Sono lieto di essere tra voi, perché la vostra associazione, in vent'anni di attività, ha di certo fornito un significativo apporto alla valorizzazione della nostra ricchezza museale e artistica. Lo ha fatto attraverso la qualità dei servizi offerti, il carattere innovativo delle idee espresse nel campo della proposta culturale, l'importanza delle iniziative svolte in collaborazione con le strutture dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali.
Per l'immediato futuro, dobbiamo essere consapevoli che anche l'introduzione del federalismo fiscale nel sistema italiano è destinata ad incidere nello sviluppo dell'industria culturale. La condizione essenziale affinché le tante attrattive dei territori italiani vengano pienamente valorizzate è data non solo dall'aumento di efficienza delle amministrazioni che sono direttamente coinvolte nella gestione del patrimonio culturale, ma anche dal più generale processo di ammodernamento dello Stato.
In tal senso, gli interventi tesi ad elevare la qualità dell'organizzazione pubblica non devono essere visti solo in una logica settoriale, ma nel quadro di un più ampio disegno riformatore.
Come è stato opportunamente ricordato, la revisione del titolo V della Carta Costituzionale ha posto già da tempo la necessità di un'ampia riflessione del rapporto tra lo Stato stesso e le Regioni che si traduca in un nuovo assetto istituzionale capace di contemperare le legittime esigenze di autogoverno dei territori con l'altrettanto legittimo interesse nazionale a veder garantita non solo l'unità della Nazione, ma soprattutto la coesione nazionale
In tal senso, il federalismo fiscale, affinché consegua l'obiettivo di rendere le istituzioni più vicine ai cittadini - com'è nella sua originaria e genuina ispirazione - , e di maggior responsabilizzazione delle classi dirigenti deve potersi affermare in un ampio rinnovamento del sistema Italia e delle classi dirigenti, che sia all'insegna di un solido equilibrio istituzionale, all'insegna della condivisione di un comune destino da parte delle diverse aree del Paese, all'insegna di una proficua collaborazione tra Stato, Regioni ed Enti Locali.
L'unità nazionale è un valore, ma per arricchire il nostro patrimonio occorre investire nel meridione. Vale, in questo campo, quello che più volte ho avuto modo di ribadire a proposito di riforme costituzionali: l'approccio non può che essere senza strumentalizzazioni propagandistiche, non può essere legato al vantaggio legittimo ma certamente di parte di questa o quella forza politica. L'approccio, quando si parla di riforme, non può che essere finalizzato allo spirito costituente, cioè di avere come obiettivo l'interesse generale, il bene comune, il rispetto ovviamente della dialettica tra le forze politiche e le culture politiche che sottostanno alle medesime, con il dichiarato intendimento di garantire che la Carta costituzionale riformata rappresenti una garanzia per la casa di tutti gli italiani, non soltanto di quelli del Sud o di quelli del Nord, ma anche di quelli che legittimamente votano per questa o per quella forza politica. Credo che in questa fase turbolenta siano concetti che devono essere ripetuti o comunque siano concetti che devono essere tenuti ben presenti almeno dalle istituzioni.
Concordo in tal senso con l'invito a mantenere vivo il cosiddetto "spirito costituente", lo spirito che fu dei Padri della Repubblica, lo spirito che deve animare una visione fiduciosa e armonica del futuro del nostro Paese.
E' indubbio che la promozione dei beni artistici e museali - per i diversi livelli che coinvolge a livello amministrativo - sia uno dei terreni privilegiati per l'applicazione di un federalismo unitario e solidale.
A tale proposito, vorrei ricordare che l'articolo 118 della Costituzione stabilisce che la legge statale deve disciplinare forme di intesa e di coordinamento tra Stato e Regioni nella tutela dei beni culturali. Ed è il caso anche di sottolineare che la Corte Costituzionale, in una sentenza del 2005, ha stabilito che la valorizzazione e la conservazione del patrimonio culturale deve vedere l'azione sinergica di Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni.
Insomma, nel rilancio della risorsa-cultura deve essere interessata una pluralità di soggetti pubblici. Il mio auspicio e che si possa rafforzare, consolidare ed estendere la rete di collaborazione tra questi stessi soggetti e le più innovative realtà dell'imprenditoria culturale e delle associazioni del terzo settore.
Affinché ciò avvenga, è essenziale che la ripartizione delle competenze sia all'insegna della chiarezza e della razionalità; e che si evitino pertanto eccessi burocratici, diseconomie e inutili duplicazioni. In questo ambito auspico una rivisitazione di competenze condivise Stato - Regioni.
Nella stagione di riforme ad una revisione dei criteri con cui recentemente si sono definite le competenze tra Stato e Regioni. Se si vogliono evitare duplicazioni va ridotto al minimo o al limite eliminata la competenza condivisa tra Stato e regioni che e' sempre causa di contenziosi. Con i tempi della nostra giustizia, soprattutto di quella civile, un contenzioso tra segmenti della Repubblica e "di per se" ostativo a qualsiasi strategia di sviluppo. Se riuscissimo, fermo restando il federalismo fiscale, a giungere ad una rivisitazione delle competenze condivise tra Stato e Regione, questo sarebbe auspicabile. Non esiste Stato federale con una organizzazione parlamentare come quella pensata dai nostri Costituenti. Oggi va doverosamente previsto che un ramo del Parlamento rappresenti le Regioni, come il Bundesrat in Germania.
In questo senso, l'attivazione del federalismo può fornire una notevole opportunità per gettare le basi di un sistema efficiente e moderno, che permetta all'Italia di esprimere al meglio la sua enorme potenzialità di attrazione dei flussi turistici diretti verso i beni museali, archeologici, paesaggistici e ambientali.
L'azione riformatrice deve saper valorizzare anche le positive esperienze maturate negli anni, al pari delle innovazioni introdotte più recentemente.
Penso ad esempio alla creazione, nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali, della nuova Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale con competenze trasversali finalizzate, tra l'altro, ad intensificare i rapporti di collaborazione tra Ministero ed Enti Locali nonché a favorire la partnership tra pubblico e privato.
Una circostanza che desidero sottolineare con soddisfazione è che la domanda del mercato culturale appare in crescita, nonostante la crisi economica dello scorso anno. Risultati incoraggianti sono stati riferiti alla Commissione Cultura della Camera nel febbraio scorso. In tale sede, il Governo ha evidenziato che i dati 2009 circa il numero di visitatori dei luoghi di cultura e i conseguenti introiti testimoniano un aumento, rispetto al 2008, dell'8,53 % e del 15,55 %.
Un'altra iniziativa che potrà dare importanti risultati in termini di investimenti e di sviluppo è il Progetto pilota strategico Poli museali di eccellenza nel Mezzogiorno.
L'idea è quella di potenziare l'offerta di musei e siti archeologici, sostenendo la creazione di Poli di eccellenza capaci di integrarsi meglio con il territorio e di garantire più elevati standard di qualità. Ne sono interessati musei ed aree archeologiche di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. E' superfluo sottolineare come l'efficienza, il dinamismo e la responsabilizzazione dell' Amministrazione locale e di quella centrale sono requisiti indispensabili affinché un progetto tanto ambizioso raggiunga i risultati sperati.
In conclusione, la valorizzazione del patrimonio storico e artistico italiano è una delle grandi sfide che la politica deve oggi sostenere. Non è soltanto una sfida economica. E' anche e soprattutto una sfida civile. Mai come in questo caso, gli interessi legittimi tendono a coincidere con i valori. Occorre che gli italiani continuino a mantenere sempre alta e viva la loro consuetudine con la bellezza ereditata dalla storia nazionale. E' una caratteristica fondamentale del nostro popolo che va difeso e sviluppato,
"In Italia - osservava Luigi Barzini junior - l'uomo non è mai solo con i suoi pensieri. Si sente sempre immerso nell'umanità. Tutto, intorno a lui, sembra chiaro e aperto. Rappresentazioni così pittoresche e verosimili degli elementi naturali, dei paesaggi, degli esseri umani e dell'architettura costituiscono una sorta di eterno romanzo sceneggiato".
Abbiamo il compito di custodire questo grande romanzo, compito di accrescerlo con nuovi capitoli, di rendere possibile l'apprezzamento alle future generazioni.