Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

03/05/2010

Montecitorio, Sala del Mappamondo - Presentazione del libro di Giovanni Galloni "Dossetti, profeta del nostro tempo"

Autorità, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è lieta di presentare il libro che Giovanni Galloni ha dedicato a una figura, come quella di Giuseppe Dossetti, che ha svolto un ruolo di primo piano nella vita politica italiana del dopoguerra e che ha fornito un significativo contributo ai lavori dell'Assemblea Costituente.

Saluto l'autore e gli illustri oratori che interverranno nel dibattito: la Vicepresidente della Camera Rosy Bindi, il Presidente della Commissione Antimafia Giuseppe Pisanu, il giornalista e scrittore, già direttore de l'"Avvenire", Raniero La Valle.

Quello che colpisce subito nel libro di Galloni è la ricchezza dei motivi che lo ispirano. C'è innanzi tutto - e non potrebbe essere altrimenti - il profilo intellettuale di Dossetti. Ma c'è anche una interessante ricostruzione storico-politica di alcuni passaggi chiave del complesso e controverso rapporto tra la Democrazia cristiana, da una parte, e i partiti socialista e comunista, dall'altra. Degna di nota è poi l'analisi di alcuni dei riferimenti filosofici - in particolare quelli relativi a Rosmini, Mounier e Maritain - che agirono all'interno del pensiero dossettiano come, più in generale, ispirarono cultura cattolico-democratica del Novecento.

Ci troviamo insomma di fronte a un denso saggio di storia politica, scritto da un protagonista della vita pubblica italiana che ha ricoperto importanti incarichi politici e istituzionali, tra i quali vorrei ricordare la guida del dicastero della Pubblica Istruzione e la vicepresidenza del CSM.

La ricchezza del libro non può che essere espressione , oltre che della profondità analitica e dell'ampiezza di prospettiva culturale offerte dall'autore, anche della complessità del personaggio narrato.

Non si dice certo una cosa originale quando si rileva che la figura di Dossetti continua a suscitare discussioni. Esse ci riportano al clima appassionato del confronto politico all'interno della Democrazia cristiana tra gli anni Quaranta e Cinquanta e alla diversità di vedute che contrapponeva il giurista genovese a De Gasperi, in modo particolare sulla politica estera dell'Italia. Dossetti nutriva perplessità sul Patto Atlantico e riteneva che dovesse essere assegnato all'Onu il compito di garantire l'ordine internazionale, oltre la realtà del duro confronto Est Ovest nei primi anni della Guerra Fredda.

Altrettante discussioni ha suscitato in ambito politico - e continua a suscitare nel dibattito storiografico - quell'apertura della Dc a una prospettiva di sinistra da lui teorizzata insieme con altri giovani esponenti della cultura cattolico-democratica degli anni Quaranta come La Pira, Fanfani, Lazzati, e che si poneva in contrapposizione all'anima moderata e liberale prevalente nel partito dello Scudocrociato degli anni Cinquanta.

Più in generale, il dialogo tra cultura cattolica e cultura marxista ha rappresentato per così dire uno dei temi principali che hanno animato il dibattito pubblico italiano fino agli anni Ottanta. E non c'è dubbio che il pensiero di Dossetti sia stato in tal senso un punto di riferimento.

Al di là della legittima diversità di vedute che si può avere su temi così importanti, ritengo che il dibattito su Dossetti non possa comunque prescindere dal ruolo di primo piano che egli occupa nella storia politica italiana.

Un ruolo di primo piano e, soprattutto, un ruolo originale. Si può dire che nell'esperienza di Dossetti si è rivelata in modo particolarmente evidente la tensione , propria del Novecento e delle forti passioni politiche che lo hanno caratterizzato, tra la forza delle aspirazioni ideali e la durezza concretezza delle condizioni storiche.

Normalmente la politica è la sede in cui si realizza la sintesi tra queste due esigenze altrettanto forti quanto altrettanto necessarie. Perché l'idealità svincolata dal realismo conduce all'utopismo. E, a sua volta, una politica incapace di spinte ideali e di visioni strategiche sfocia nell'immobilismo e in un pragmatismo di corto respiro.

Nel caso di Dossetti c'è naturalmente da tener conto della forte ispirazione religiosa che l'ha sempre animato e che lo ha condotto nel 1956 a diventare monaco.

Ha scritto in proposito il filosofo Augusto Del Noce: ‹‹La necessità di andare oltre la politica per una revisione teologica che ne stabilisse le condizioni spiega l'uscita dalla politica di Dossetti››.

E' naturale chiedersi - e a questa domanda potranno rispondere gli illustri oratori che sono presenti - in che modo il giurista cattolico abbia continuato, nell'impegno religioso, il discorso politico iniziato con la Democrazia cristiana.

Da un punto di vista strettamente politico, è interessante quanto scrisse lo storico Pietro Scoppola: ‹‹In un certo senso - osservò lo studioso - Dossetti simbolizza la storia non realizzata, le potenzialità inespresse di un certo filone del cattolicesimo democratico. La sua rinuncia ha mantenuto viva nel mondo cattolico una tensione verso obiettivi più alti, più coerenti, più nobili››.

Rimane comunque il fatto che Dossetti espresse la sua idea dei rapporti tra ispirazione religiosa e cultura della modernità partecipando, in qualità di consigliere del cardinal Lercaro, ai lavori del Concilio Vaticano II. Galloni ritiene che l'influenza da lui svolta in quel passaggio fondamentale per la Chiesa non sia stata ancora adeguatamente studiata.

Quello di Giuseppe Dossetti è stato dunque un percorso unico all'interno della vicenda del Novecento. E va studiato con la serenità e l'approfondimento che sono sempre necessari per accostarsi ai protagonisti più significativi della storia italiana.