Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

06/07/2010

Montecitorio, Sala del Mappamondo - Convegno sul tema "Parità scolastica - a dieci anni dall'approvazione della legge n. 62 del 2000"

E' con piacere che la Camera dei deputati ospita questo convegno sulla parità scolastica a dieci anni dall'entrata in vigore della legge che ne regola l'attuazione in armonia con i principi stabiliti dall'articolo 33 della Costituzione.

Do il benvenuto al Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, al Presidente dell'Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Maria Grazia Colombo, all'On. Eugenio Mazzarella, al Rettore dell'Università LUMSA, Giuseppe Dalla Torre, al Presidente della Commissione Cultura di Confindustria, Alessandro Laterza.

Una riflessione sulla parità scolastica alla luce dell'esperienza scaturita dalla Legge 62 del 2000 consente di disegnare il quadro delle opzioni educative che sono effettivamente a disposizione delle famiglie italiane; che in questo caso si sostanziano nella possibilità di iscrivere i propri figli a istituti scolastici che garantiscano un'offerta didattica meglio rispondente ai valori culturali o religiosi considerati prioritari dai genitori oppure alle più diverse esigenze di vita avvertite dalla famiglia.

La Legge 62 ha stabilito un principio importante attraverso il riconoscimento che sia le scuole statali sia le scuole paritarie private e degli enti locali fanno tutte parte del sistema nazionale di istruzione.

In tal senso, particolare rilievo assume la sottolineatura -contenuta nella stessa legge- che anche le scuole paritarie private svolgono un servizio pubblico.

Indipendentemente dal fatto che a garantire la formazione scolastica dei giovani sia un soggetto statale o privato -laddove siano naturalmente presenti quei requisiti di qualità la cui valutazione è demandata agli Uffici Scolastici Regionali- il servizio nel campo dell'istruzione rappresenta un primario interesse per l'intera comunità nazionale.

E' un principio che assume particolare importanza nell'Italia odierna, che avverte in modo sempre più pressante quell' "emergenza educativa" - sulla quale da più parti è stata richiamata l'attenzione- che si traduce nella diffusione di mentalità, culture e comportamenti che esprimono una visione riduttiva dell'uomo e della sua libertà. L'"emergenza educativa" - che segnala anche la crescente difficoltà della scuola e della stessa famiglia nel trasmettere ai giovani valori e solidi modelli morali - richiede di essere affrontata con l'impegno corale di tutte le forze -espressione del pluralismo presente nella nostra società- che lavorano alla realizzazione del bene comune.

E' opportuno sottolineare che sostenere la parità scolastica non equivale affatto a intaccare il sistema statale dell'istruzione, ma significa contribuire alla crescita dell'offerta formativa in Italia, che rappresenta un diritto per i nostri giovani e un investimento per il sistema-Paese.

Vale la pena anche notare che la visione unitaria del servizio educativo, così come si configura con la Legge 62, rappresenta un indice della maturazione avvenuta nella coscienza civile del nostro Paese, nel senso di una maggiore attenzione all'estensione dei diritti di libertà e nel senso della caduta dei tanti steccati ideologici che hanno caratterizzato la vita pubblica italiana nei decenni passati.

Se il principio della parità scolastica incontra oggi - pur non senza discussioni e diversità di sensibilità - un ampio e trasversale accoglimento nella politica, nella cultura e nella pubblica opinione, così non era prima del varo della legge.

E' bene infatti ricordare che sono passati cinquantadue anni dall'entrata in vigore della Costituzione prima che un apposito provvedimento legislativo fissasse "i diritti e gli obblighi delle scuole private che chiedono la parità" come stabilito dall'articolo 33.

Le motivazioni di quel lungo ritardo vanno fatte risalire al clima acceso delle divisioni ideali, culturali e politiche che vigeva in altre stagioni della storia italiana.

Non è mia intenzione soffermarmi sulle ragioni di quelle lontane discussioni. Desidero solo rilevare che la natura liberale dei princìpi della parità scolastica e della libertà di scelta educativa è rimasta soffocata all'interno della lunga contrapposizione tra laici e cattolici.

Tale situazione venne ben descritta, tra gli altri, da un liberale come Salvatore Valitutti, il quale notò il paradosso che la prima a risentire di quella contrapposizione fu proprio la scuola privata di ispirazione laica. "La costruzione della scuola statale - osservò l'esponente del PLI che fu ministro della Pubblica Istruzione alla fine degli anni Settanta - tolse spazio e stimolo alla scuola dei privati in quanto scuola laica. Il laicismo culturale si rifugiò in larga misura nella scuola statale e con essa si identificò".

"Perciò la contrapposizione - notava sempre Valitutti - tra cultura laica e cultura religiosamente ispirata si sintetizzò come contrapposizione tra scuola statale e scuola confessionale. La scuola dei privati come scuola non statale, distinta dalla scuola religiosa, andò via via svuotandosi di un caratterizzante contenuto culturale, e si andò di pari passo riducendo a scuola di ripetizione e di riparazione".

Tale considerazione ci invita anche a prefigurare la possibile evoluzione del sistema scolastico paritario all'interno della società italiana.

Tale processo va inserito innanzi tutto nella più generale opera di ammodernamento e di rilancio del sistema nazionale dell'istruzione, che deve essere visto come un obiettivo strategico per il nostro Paese in un mondo, come quello della competizione globale, in cui risulta decisiva la ricchezza rappresentata dal sapere, dalla ricerca e dall' innovazione.

La parità scolastica è inoltre parte integrante di quella che è stata definita welfare society , a cui tende -secondo molti osservatori- l'evoluzione dei Paesi europei. Mi riferisco all'iniziativa in rete dei soggetti pubblici e privati che cooperano al soddisfacimento dei bisogni sociali nella prospettiva di una società più libera e pluralista. Welfare society, nel campo dell'istruzione, vuol dire anche autonomia delle scuole statali e coinvolgimento dei genitori nell'offerta formativa.

In tale ambito, desidero sottolineare che il sistema di collaborazione tra pubblico e privato risulta ampiamente sviluppato nella maggior parte dei Paesi europei. Le modalità di attuazione sono diverse. Si va ad esempio dall'esperienza tedesca, dove le scuole private sostenute dai Lander devono perseguire gli stessi obiettivi didattici degli istituti pubblici, a quella francese, dove lo Stato stabilisce un sovvenzionamento agli istituti privati attraverso la formula giuridica del contratto, a quella spagnola, dove le scuole private ammesse al sostegno sono in regime di convenzione con l'autorità pubblica.

In tutti i casi, gli obiettivi appaiono quelli di aumentare l'offerta formativa diretta ai giovani e di allargare gli spazi di autonomia della società.

Il sistema paritario ha subito un'evoluzione, negli anni immediatamente successivi all'entrata in vigore della legge, anche per effetto della modifica del Titolo V della Costituzione che, in materia di istruzione, assegna allo Stato il compito di stabilire le norme generali e alle Regioni la potestà legislativa concorrente.

Ciò, se da un lato ha stimolato l'iniziativa di diverse Regioni, ha fatto emergere dall'altro alcune criticità nell' assegnazione delle risorse stabilite dalla legge. La Corte Costituzionale, con la sentenza n.50/2008, ha dichiarato l'illegittimità della norma, contenuta nella Legge finanziaria del 2007, che prevedeva un incremento degli importi destinati alle scuole non statali. La motivazione della Consulta è stata che tale disposizione viola il principio della legislazione concorrente delle Regioni.

Da più parti si segnala quindi l'esigenza di un riordino del sistema paritario che, oltre a evitare i conflitti di competenza tra Stato e Regioni, dia certezza a famiglie e istituti scolastici nella fruizione dei sostegni previsti dalla legge .

E' compito del Legislatore, e quindi del Parlamento, nell'osservanza dei princìpi costituzionali e nel rispetto delle compatibilità del bilancio pubblico, intervenire al fine di favorire il consolidamento della libertà di scelta educativa all'interno del sistema nazionale dell'educazione.

Uno dei principali obiettivi deve essere quello di permettere anche alle famiglie meno abbienti di scegliere quella che ritengono sia la migliore opzione educativa per i propri figli.

La prospettiva non è solo quella di una migliore efficienza del sistema ma anche quella di una più ampia fruizione da parte dei cittadini dei diritti di libertà e democrazia che fanno parte integrante del patrimonio morale della nostra società.

Per questo mi auguro che il Parlamento sappia cogliere, già in questa Legislatura, questa grande ed importante opportunità.