Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

22/02/2011

San Giovanni in Persiceto (BO) – Inaugurazione della mostra sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia

Autorità, Signore e Signori!

È con vivo piacere che partecipo a questa iniziativa, organizzata dal Comune di San Giovanni in Persiceto, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Saluto e ringrazio il Sindaco Renato Mazzuca per l'invito rivoltomi; saluto il Presidente del Consiglio comunale, Giancarlo Pasquini, la Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, il Prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia; e tutte le autorità.

La cerimonia di oggi rappresenta una importante occasione per commemorare una data fondamentale della nostra storia Patria, il 17 marzo 1861, giorno della nascita dell'Unità d'Italia. E' noto che, seppur fra troppe incomprensibili polemiche, quest'anno sarà festa nazionale e ritengo sia giusto così per riflettere solennemente su cosa significhi essere italiani e per consentire ai giovani di riconoscersi in una storia condivisa, premessa indispensabile per costruire un futuro comune.

Un futuro che possiamo costruire soltanto preservando i grandi valori che la storia ci ha lascito in eredità. È stato del resto con questo spirito che i Padri Costituenti descrissero, all'articolo 5 della Costituzione, la Repubblica una e indivisibile

Lo fecero per consacrare e tramandare che l'Unità d'Italia è un obiettivo che è stato raggiunto con il sacrificio di molte generazioni e che ha trovato il suo completamento nell'esito della Prima Guerra Mondiale.

Anche oggi, i princìpi di unità, legalità e interesse nazionale devono ispirare quotidianamente le Istituzioni e l'azione politica se vogliamo garantire la coesione all'interno della nostra società e garantire condizione necessaria per consentire al nostro Paese di costruire un futuro di libertà, progresso e giustizia.

Quali che siano le opinioni politiche dei cittadini, è davvero augurabile che l'Italia, superate le divisioni manichee delle ideologie, ritrovi quella qualità che uno storico di rango - di nascita inglese e di recente diventato cittadino italiano - Paul Ginsborg, riconosce al nostro popolo: la mitezza, quella virtù di cui, come diceva il filosofo Norberto Bobbio, ogni uomo «ha bisogno per vincere il male dentro di sé» e che «rende più abitabile questa 'aiuola'».

Anche per questo, vanno interamente condivise le parole usate in due diverse circostanze dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «L'Unità d'Italia - ha detto - rappresenta oggi una conquista e un coraggio irrinunciabili. Non può formare oggetto di irrisione né considerarsi un mito obsoleto, un residuo del passato (…) La celebrazione del 150° anniversario dello Stato nazionale unitario deve essere l'occasione per un rilancio del sentimento e della consapevolezza dell'Unità nazionale».

Con questa intenzione, la Camera dei deputati ha dedicato all'Unità d'Italia una serie di iniziative e il 17 marzo il Parlamento si riunirà in seduta comune alla presenza del Capo dello Stato.

Il mio auspicio è che le forze della politica e della cultura, i cittadini, la pubblica opinione sappiano vivere questa grande ricorrenza in tutti i suoi significati etici, storici e civili. Perché, quello che è stato definito il "Terzo Giubileo della Patria" , è un appuntamento straordinario con la nostra storia, un appuntamento che deve portarci a riscoprire e rilanciare i valori democratici, liberali e sociali che sono alla base della Repubblica. Questi valori sono parte integrante della nostra identità storica poiché si sono affermati e consolidati dopo un cammino lungo e sofferto.

E allora, in questo anno di celebrazione dell'unità nazionale, dobbiamo vivere con rinnovato spirito di coesione anche le altre ricorrenze civili che sono onorate ogni anno dalla Repubblica: il 25 aprile, il Primo Maggio, il 2 giugno, il 4 novembre.

Queste date rimandano a un patrimonio morale e ideale che non deve essere mai messo in discussione, pena l'indebolimento della democrazia e l'allentamento dei vincoli solidali che fanno dell'Italia una moderna Nazione attenta ai diritti e alle libertà delle persone.

Mai come quest'anno, l'ideale di Patria dovrà essere vissuto come un grande ideale di progresso e di emancipazione civile. Non a caso, il legame stretto tra unità nazionale, democrazia e lavoro era già nella visione dei principali esponenti della componente repubblicana del movimento risorgimentale. Vale la pena, in proposito, citare una passo di Giuseppe Mazzini tratto da "I doveri dell'uomo": «Finché uno solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue per mancanza di lavoro, nella miseria, voi non avrete Patria come dovreste averla, la Patria di tutti e la Patria per tutti».

E' superfluo sottolineare l'attualità di queste parole .

Le ricorrenze civili vanno quindi sempre onorate con convinzione e partecipazione, anche e soprattutto in questi tempi di crisi che non è soltanto economica. Perché è proprio negli eventi simbolo presenti nella memoria storica che una comunità nazionale può ritrovare lo slancio ideale necessario alla coesione civile e al capitale sociale, fattori essenziali per ogni Paese moderno che voglia raggiungere i suoi traguardi progresso.

L'esempio ce lo forniscono le gradi democrazie industriali dell'Occidente dove le feste nazionali sono sempre onorate con particolare intensità e partecipazione.

E gli italiani devono essere particolarmente orgogliosi, anche in una prospettiva continentale, del processo che li ha condotti all'unità nazionale perché, come scrisse Benedetto Croce, il Risorgimento italiano fu «il capolavoro dello spirito liberale europeo».

Venendo in particolare all'occasione che ci trova oggi riuniti, ho appreso con piacere che il Comune di San Giovanni in Persiceto ha dei motivi particolari per celebrare l'evento, avendo contribuito alla causa nazionale con gruppi di giovani che parteciparono alle guerre d'indipendenza e all'epopea garibaldina.

E ancora prima, nel novembre del 1796, nell'ambito della neonata Confederazione Cispadana, venne disegnato da Mauro Gandolfi, valente incisore, figlio e nipote di vostri concittadini, uno tra i primi bozzetti del Tricolore.

Le iniziative che il vostro Comune ha organizzato dimostrano inoltre come a livello locale le istituzioni sappiano operare con quel senso di responsabilità e spirito patriottico che sono tipici dell'autogoverno municipale.

Lo dimostrano le tantissime iniziative che in Italia sono state spontaneamente organizzate dalle amministrazioni comunali, provinciali, dalle Università, dalle Istituzioni scolastiche e dalle associazioni culturali, smentendo lo scetticismo di chi riteneva che questa grande ricorrenza nazionale fosse vissuta dal Paese con indifferenza e disinteresse .

Non si può non vedere in questo nobile coinvolgimento di tutti livelli istituzionali, alla base della società e a diretto contatto con i cittadini, l'espressione di un patriottismo moderno, consapevole ed evolutivo.

L'Italia dei Comuni del resto ha sempre costituito una costante nella nostra storia: dal Medioevo a oggi la dimensione del Municipio ha espresso in modo solido e profondo le virtù del Buon Governo, basti pensare al capolavoro allegorico di Ambrogio Lorenzetti.

La passione e l'interesse che stanno accompagnando nella pubblica opinione l'avvicinarsi del 17 marzo - un interesse e una passione rivelati, nei giorni scorsi, anche dallo straordinario successo ottenuto da Roberto Benigni nella declamazione in tv dell'Inno di Mameli - sono la dimostrazione della vitalità del sentimento di appartenenza nazionale, a dispetto di quanto lo davano per irrimediabilmente affievolito.

La grande sfida è quella di trasformare quest'appartenenza ritrovata in una fonte permanente di nuove energie civili, affinché l'occasione Centocinquantenario sia da stimolo per una collettiva riassunzione sia di identità, riguardo al nostro passato, sia di responsabilità, riguardo al nostro avvenire.

In conclusione, il modo migliore per onorare i tanti eroi del Risorgimento, quelli famosi e quelli in qualche modo dimenticati, è trarre dal loro straordinario entusiasmo e dalla loro intraprendenza la capacità di essere pienamente italiani del Terzo Millennio.

La loro testimonianza ci insegna che l'appartenenza nazionale deve andare molto al di là della mera identificazione etnica e geografica. La Nazione è un grande progetto civile che si alimenta con la coesione sociale.

Vorrei in proposito concludere con le parole di Giuseppe Mazzini: «La Patria non è un territorio; il territorio non è che la base. La Patria è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio».

La Patria, oggi più che mai, vive nei cuori dei cittadini.