Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

25/05/2011

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione della Relazione annuale dell'INPS

Autorità, Signore e Signori!

La grave crisi finanziaria che, a partire dal 2008, si è sviluppata a livello mondiale ha prodotto in molte economie nazionali, tra cui quella italiana, un arretramento dei livelli di competitività come dimostrano i dati generali relativi al decremento del prodotto interno lordo e alla riduzione dei tassi di occupazione.

L'estrema "insicurezza" dei mercati, conseguenza anche di un capitalismo autoreferenziale che non ha trovato argine negli organi di controllo, ha inevitabilmente generato effetti evidenti anche sui sistemi di Welfare in termini di vincoli di finanza pubblica, di precarietà delle imprese e dei lavoratori, di riduzione degli investimenti per il risparmio privato, di instabilità degli erogatori delle prestazioni.

In Europa, in particolare, la disoccupazione è oggi molto più elevata rispetto ai decenni precedenti ed anche i periodi di disoccupazione sono ovviamente più lunghi che in passato. Ciò comporta, inevitabilmente, da un lato, una maggiore spesa per indennità ed assistenza sociale e, dall'altro, la crescita progressiva dei fattori di squilibrio con riferimento alla "tenuta" dei sistemi pensionistici.

Sottolineo questi concetti perché il mercato del lavoro ed il Welfare sono strettamente connessi e perché in Italia, come ha ben evidenziato "il Libro Bianco sul futuro del modello sociale" pubblicato dal Ministero del Lavoro, con il declino dei tassi di fertilità e l'aumento delle aspettative di vita, ogni italiano in età di lavoro sarà chiamato nel 2050 a contribuire al finanziamento della prestazioni pensionistiche e sanitarie degli ultrasessantacinquenni con una quota superiore al 42% del PIL pro capite, mentre per gli occupati il peso sarà superiore al 62%.

Si tratta, oggettivamente, di un onere insostenibile che graverà sul reddito della popolazione attiva, che disincentiva il lavoro regolare che penalizzerà il risparmio, gli investimenti e la produttività.

E' in questo contesto, dunque, che, in Italia, il sistema di protezione sociale si trova a fronteggiare i profondi cambiamenti che hanno investito tessuto sociale nazionale: mi riferisco all'invecchiamento progressivo della popolazione, alle condizioni di insicurezza e di precarietà che affliggono soprattutto i giovani, alle nuove povertà aggravate dalla crisi attuale, all'indebolirsi delle tradizionali reti di relazioni familiari e sociali.

In questa fase di crisi economica, occorrono, pertanto, politiche lungimiranti, in grado di garantire la piena sostenibilità del modello sociale attraverso misure orientate a favorire sia l'incremento della natalità, dal momento che la demografia è il fattore di cambiamento più importante dei prossimi decenni, sia l'incremento dei tassi di occupazione regolare.

Da questo punto di vista, la vera svolta riformatrice deve consistere nel considerare le politiche di welfare uno dei motori del superamento della crisi, ricostruendo nuovi modelli di sviluppo ed integrazione sociale, partendo dalle fasce sociali più svantaggiate, rafforzando i diritti e le tutele, anche come condizione per costruire un più avanzato rapporto di fiducia fra istituzioni e cittadini.

In questo contesto, la qualificazione e il potenziamento della dimensione locale e territoriale del Welfare deve essere una delle leve fondamentali di questo processo, che deve coinvolgere, in primo luogo, le funzioni e le responsabilità delle istituzioni più vicine ai cittadini.

Gli enti locali sono chiamati, in prima battuta, a rispondere alle molteplici e mutevoli domande sociali, attraverso la costruzione di una "governance" condivisa dal sistema, capace di valorizzare al massimo le istanze che provengono dai cittadini, dalle formazioni sociali, dal volontariato e dal terzo settore.

Anche con riferimento all'aspetto più propriamente previdenziale, va evidenziato che se il quadro generale si è sostanzialmente assestato dal punto di vista finanziario si pone il problema di verificare ugualmente, nel corso del tempo, se, sulla base delle specifiche previsioni di settore, non si dovrà procedere a successivi allineamenti del sistema previdenziale pubblico.

E' evidente, infatti che mantenere gli attuali standard, evitando di creare intollerabili discriminazioni nei regimi pensionistici tra generazioni diverse, sarà più agevole soltanto se si riuscirà ad innalzare il tasso di attività, soprattutto nelle fasce di popolazione giovane, che, nel nostro Paese, rimangono ancora più basse di quelle medie dell'Unione Europea.

A ben vedere, questo è il compito più delicato che il nostro Paese è chiamato ad assolvere in tempi rapidi, se vogliamo realmente ridurre l'area del disagio sociale, specie tra i giovani e nel Mezzogiorno d'Italia, attivando dinamiche virtuose per la crescita e l'innovazione.

L'allargamento dell'area dell'occupazione, da realizzare attraverso l'adozione di misure efficaci per permettere l'emersione del lavoro "in nero", deve pertanto diventare una priorità assoluta nell'adozione delle politiche nazionali.

A questo obiettivo dovranno ispirarsi, a mio avviso, gli interventi anche in materia fiscale perché il fattore lavoro è oggi fortemente penalizzato rispetto al fattore capitale per quanto riguarda la misura della tassazione applicata.

I forti disallineamenti nelle aliquote riferite, rispettivamente, ai redditi da lavoro e a quelli da capitale creano gravi effetti distorsivi, in quanto disincentivano le imprese ad assumere, inducendole a privilegiare l'investimento finanziario.

A tale proposito ritengo che occorrerà verificare attentamente se le misure introdotte di recente dal decreto-legge sullo sviluppo economico per promuovere la nuova occupazione non debbano essere rafforzate e accompagnate da altre opportune iniziative rispondenti al medesimo obiettivo di rendere più vantaggiosa per le imprese l'assunzione di lavoratori.

Mi auguro che in questa fase, in cui è sempre più importante assicurare un elevato livello di coesione sociale, anche il Parlamento sappia dedicare nel confronto tra le forze parlamentari ed il Governo la dovuta attenzione, nel rispetto degli stringenti vincoli di finanza pubblica, alla questione, davvero centrale per il futuro dei nostri giovani, della salvaguardia del diritto al lavoro, quale salvaguardia del diritto alla successiva previdenza.

Ed è con questo auspicio che cedo ora la parola al Presidente dell'INPS per la tradizionale relazione annuale.

Grazie.