Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

06/06/2011

Montecitorio, Sala della Lupa - "Cavour e l'unità italiana" in occasione del centocinquantesimo anniversario della scomparsa di Camillo Benso Conte di Cavour

Signor Presidente della Repubblica, autorità, signore, signori!

Oggi la Camera dei deputati commemora la figura di Camillo Benso di Cavour, nel centocinquantenario della scomparsa. E' un tributo doveroso alla memoria di uno dei principali protagonisti del Risorgimento, un atto che assume un significato particolarmente forte e pregnante in quest'anno celebrativo dell'Unità d'Italia.

Saluto e ringrazio gli illustri relatori: Piero Craveri, docente di Storia contemporanea all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli , che terrà la conferenza sulla figura dello statista piemontese, e Giuliano Amato, Presidente dell'Enciclopedia Italiana.

Cavour è da sempre e giustamente ricordato come il grande artefice politico del processo di unificazione nazionale. Nella sua figura convergono la grandezza della visione ideale, la finezza dell'intuito politico, il pragmatismo e la lucidità del buon governante.

La ricchezza della sua personalità di statista liberale rimane nella coscienza e nella memoria storica dell'Italia come modello compiutamente rappresentativo di alti valori politici e civili: il sentimento alto dell'unità nazionale, la centralità del Parlamento, la libertà civile ed economica, la laicità delle pubbliche Istituzioni, il senso della legalità e del bene comune, tutti princìpi che appartengono all'identità storica del nostro Stato nazionale e che sono solennemente riaffermati nelle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Desidero soffermarmi in particolare sulla centralità del Parlamento nella visione politica e civile di Cavour. Nel profilo dello statista piemontese è infatti rappresentato al meglio l'intimo e strutturale legame tra l'ideale dell'unificazione italiana e la cultura del costituzionalismo liberale europeo.

E' interessante citare quanto Cavour afferma in una lettera inviata a un senatore liberale nell'ottobre del 1860, cioè al compimento dell'impresa dei Mille e pochi mesi prima della proclamazione di Vittorio Emanuele II Re d'Italia da parte del Parlamento: "Io reputo -scrive dunque Cavour- che non sarà l'ultimo titolo di gloria per l'Italia d'aver saputo costituirsi a Nazione senza sacrificare la libertà alla indipendenza, senza passare per le mani dittatoriali d'un Cromwell, ma svincolandosi dall'assolutismo monarchico senza cadere nel dispotismo rivoluzionario. Ora, non vi ha altro modo di raggiungere questo scopo che di attingere nel concorso del Parlamento la sola forza morale capace di vincere le sette e di conservarci le simpatie dell'Europa liberale".

Dunque, l'indipendenza è inseparabile dalla libertà, il valore della Nazione inseparabile dall'equilibrio tra i poteri, il sentimento patriottico inseparabile dai diritti democratici.

E' un principio cardine che acquista oggi un significato ancora più forte e decisivo di quanto fosse al tempo di Cavour, che era il tempo dell'affermazione dei sistemi costituzionali costituzionali in molti Stati d'Europa e il tempo in cui il nostro Continente ancora non conosceva - come purtroppo avrebbe conosciuto molti anni dopo- l'orrore dei totalitarismi e le immani devastazioni di due guerre mondiali .

Vale la pena citare quanto scritto da Cavour in un'altra lettera, sempre dell'ottobre 1860. Nella missiva, lo statista riafferma la sua fede nella libertà e la sua opposizione a ogni dispotismo e a ogni modello autoritario. "Io credo- scrive Cavour - che con il Parlamento si possano fare molte cose che sarebbero impossibili per un potere assoluto. Un'esperienza di tredici anni mi ha convinto che un ministero onesto ed energico, che non ha nulla da temere dalle rivelazioni della tribuna e che non ha l'umore di farsi intimidire dai partiti estremi, ha tutto da guadagnare dalle lotte parlamentari. D'altra parte non potrei tradire la mia origine, rinnegare i princìpi della mia vita. Sono figlio della libertà, e ad essa debbo tutto quello che sono".

La memoria di Cavour e dei patrioti della sua generazione ci ricorda che il vero patriottismo italiano è, fin dalle origini, un patriottismo costituzionale.

E' superfluo ricordare che l'odierna Nazione repubblicana è diversa da quella affermata nel 1861 da Cavour e dagli altri padri dello Stato unitario. L'allargamento dei diritti sociali, la tutela del lavoro e l'elevazione delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti sono stati posti dalla Costituzione del 1948 al centro di una rinnovata identità nazionale e di una rafforzata coesione civile.

Ma consistenti fermenti democratici erano già presenti nella dinamica politica e istituzionale all'alba dell'Italia unita, come testimoniato dall'ampio dibattito tra gli esponenti delle varie anime del Risorgimento sulla necessità di avviare un processo di inclusione delle fasce più ampie del popolo nella vita delle Istituzioni rappresentative. Va ricordato che, secondo l'ordinamento del 1861, solo a una ristretta minoranza della popolazione era concessa la facoltà di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento.

Ma il sistema edificato con il contributo determinante di Cavour aveva ampie possibilità evolutive.

Tali possibilità si rivelarono nell'arco del primo cinquantennio unitario attraverso un processo di progressivo e deciso allargamento della democrazia. Come aveva lucidamente intravisto lo stesso Cavour in un articolo su "Il Risorgimento" del marzo 1848, il carattere flessibile dello Statuto Albertino consentiva notevoli potenzialità di sviluppo nel senso della democrazia liberale.

Il carattere dinamico della visione politica e istituzionale dello statista piemontese connotò insomma la cultura parlamentare della prima fase dello Stato unitario. Di quella cultura, l'Italia odierna è debitrice, nella coscienza che i princìpi della democrazia liberale, poi affermati nella loro pienezza dalla Carta del 1948, devono essere sempre sostenuti dall'impegno convinto e partecipe dei cittadini.