Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

06/06/2011

Vicolo Valdina, Sala del Cenacolo - Convegno su "Vittorio Zincone: siamo tutti liberali?"

Autorità, signore, signori!

La Camera dei deputati ricorda oggi Vittorio Zincone nell'occasione del centenario della nascita.

Desidero innanzi tutto rivolgere il mio più cordiale benvenuto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ci onora con la sua presenza.

Un saluto e un ringraziamento ai figli di Zincone, Giuliano, Maria Rosaria e Giovanna, che introdurrà e modererà il dibattito.

Li saluto e li ringrazio unitamente agli illustri relatori: il Sottosegraterio di Stato alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, lo scrittore Luca Goldoni, l'editorialista del "Corriere della Sera" Piero Ostellino, lo storico Massimo Teodori, il politologo Giuliano Urbani, già ministro dei Beni Culturali, l'On. Valerio Zanone, già Segretario del Partito Liberale Italiano, il sociologo Luciano Pellicani.

Zincone è stato un lucido e appassionato protagonista del dibattito politico culturale del Novecento. Giornalista, saggista, uomo politico, parlamentare, ha promosso l'idea liberale con coerenza e convinzione, arricchendo il dibattito politico del dopoguerra con la sua notevole capacità di elaborazione culturale, con la sua onestà intellettuale e autonomia di giudizio, con la sua integrità morale, con la felicità e profondità della sua scrittura.

Fu deputato dal 1963 al 1968, anno della sua prematura scomparsa, onorando il suo impegno con dedizione, passione e intensa idealità. Zincone ha partecipato attivamente a molti dei dibattiti che hanno caratterizzato l'attività della Camera degli anni Sessanta: dalle nazionalizzazioni al regionalismo e all'introduzione del divorzio.

In tutte queste materie, la sua azione si è svolta in coerenza con la linea ispiratrice della libertà economica e della opposizione all'estensione della mano pubblica nel mercato; della libertà di coscienza nelle scelte di vita delle persone e nell'ambito di una concezione laica della società e dello Stato; dell'efficienza e modernità della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini.

Ha lavorato attivamente all'interno di importanti organismi come la Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia, la Commissione speciale per l'esame di progetti di legge riguardanti i contratti di locazione degli immobili urbani, la Commissione speciale per l'esame del DDL di conversione di un decreto legge del 1965 recante interventi per la ripresa economica, svolgendo in questa ultima occasione il ruolo di relatore di minoranza

A Zincone si deve inoltre la legge del 1964 per la estensione ai praticanti giornalisti delle garanzie contrattuali e assistenzionali della categoria, un provvedimento che viene ancor oggi ricordato con il suo nome.

Ricordando questo significativo apporto alla vita istituzionale del nostro Paese, è doveroso sottolineare anche il valore del suo non meno rilevante contributo all'evoluzione della cultura politica italiana, un contributo espresso innanzi tutto con l'alta qualità della sua attività di giornalista, ma testimoniato anche dalla sua importante produzione intellettuale.

E in tale ambito desidero in particolare ricordare il libro "Lo Stato totalitario", del 1947 , un saggio giustamente definito "pioneristico" da Dino Cofrancesco nella prefazione alla sua ripubblicazione nel 1999. Zincone vide infatti con largo anticipo la necessità di analizzare i totalitarismi del '900 nei loro tratti comuni, cioè nei meccanismi perversi del partito unico e del fanatismo ideologico di massa.

L'intellettuale che ricordiamo oggi individuò la funesta capacità di quei regimi di piegare gli strumenti organizzativi, tecnologici e comunicativi del secolo scorso all'abberrante disegno di un dominio totale e pervasivo sulla società.

In quella feconda intuizione, Zincone ha precorso la nascita di un rilevante filone di studi sui fenomeni del totalitarismo, una filone che ha arricchito con opere di grande spessore analitico la cultura storica dell'Italia e dell'Europa.

Nella sua appassionata e convita battaglia per l'affermazione del liberalismo, Zincone è stato sicuramente un anticonformista andando in controtendenza rispetto ai prevalenti orientamenti politico ideologici dell'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta.

Viene spontaneo rilevare che i princìpi del liberalismo stesso sono invece diventati, nel corso degli ultimi due decenni, un riferimento comune, ancorché variamente interpretato ( e non sempre, per la verità, adeguatamente applicato) , per un vasto arco di forze e di culture politiche.

Spetta agli storici e ai testimoni confrontare passato e presente dell'idea liberale. Ma non c'è dubbio che l'esperienza di uomini come Zincone ci consente comunque di ricordare che il liberalismo, prima ancora di essere la grande fonte ispiratrice di ricette e modelli economici, è essenzialmente un ideale e una visione della società. Alla sua base non c'è solo l'aspirazione, pur fondamentale, di far crescere la ricchezza della società ma quella di permettere alle persone di realizzare i propri obiettivi di vita nel quadro di una società libera e aperta; nel quadro di uno Stato armonico e bilanciato nei poteri quanto rispettoso della libertà di ciascuno; nel quadro di un'idea della politica che valorizza la responsabilità dei cittadini non cadendo nelle derive della massificazione e del conformismo.

"L'ordine liberale - ha scritto Raymond Aron- lascia a ciascuno il compito di trovare, nella libertà, il senso della propria vita". E l'esperienza ci dimostra che una società di uomini realmente liberi è, per ciò stesso, una società più prospera e più moderna.

E' questo il grande messaggio che ci arriva, dal cuore del Novecento, grazie a coerenti protagonisti del confronto delle idee come Vittorio Zincone.