Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e Discorsi del Presidente della Camera

14/07/2011

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione dei Discorsi parlamentari dell’onorevole Aldo Bozzi

Autorità, signore, signori!

Oggi la Camera dei deputati rende omaggio a un illustre protagonista della storia della Repubblica: Aldo Bozzi, di cui presentiamo i Discorsi parlamentari.

E' il tributo doveroso e sentito a un uomo che ha onorato il Parlamento con il suo alto senso dello Stato, con la sua elevata cultura giuridica e costituzionale, con la sua coerente e intensa testimonianza di libertà.

L'insegnamento di Aldo Bozzi appartiene al patrimonio più fecondo e intangibile dell'Italia democratica e liberale.

Saluto e ringrazio il figlio di Bozzi, Giuseppe, unitamente agli altri illustri relatori: Andrea Manzella, Antonio Patuelli, Stefano Rodotà.

Un tratto fondamentale del profilo di Bozzi è la sintesi alta, da lui sempre mirabilmente operata, tra visione politica e prospettiva costituzionale.

Era uomo di partito animato da una forte ispirazione ideale, ed era, con la medesima intensità, uomo delle Istituzioni, continuamente attento alla necessità di preservare gli equilibri costituzionali nonché di garantire il buon funzionamento della macchina pubblica.

Anche nelle battaglie politiche, anche quando il confronto in Parlamento si faceva serrato e aspro, le sue critiche e i suoi rilievi, sempre e comunque rispettosi nei confronti delle posizioni avversarie, tendevano a esortare il legislatore ad applicare compiutamente i princìpi sanciti dalla Costituzione e ad avere costantemente di mira sia l'obiettivo dell'efficienza del sistema amministrativo sia l'esigenza di solidità dell'ordinamento giuridico.

Così ad esempio, in un lungo e articolato intervento sui problemi della giustizia tenuto alla Camera nel settembre del 1963, rilevò che la presenza di una legislazione in troppe materie farraginosa e contraddittoria era causa di incertezza del diritto e di conseguente sfiducia dei cittadini nei pubblici poteri. Tra i motivi che erano all'origine di tali disfunzioni, Bozzi elencò - cito testualmente - "le leggi eufemisticamente definite provvisorie; le leggi conosciute con il termine significativo di «leggi fotografia», cioè di carattere personalistico o che riguardano interessi settoriali a volte ristrettissimi; le leggi fatte sotto l'incalzare di pressioni ben individuate". Di qui - cito ancora Bozzi- un "corpo giuridico disarticolato, un po'arlecchinesco, fatto di un provvisorio che tende a trasformarsi in definitivo".

Quelle disfunzioni - generate principalmente da un cattivo costume politico - rappresentavano allora - e continuano a rappresentare ancor oggi - fattori dannosi per la coesione sociale e per il prestigio delle Istituzioni.

Agiva, in quella lucida diagnosi, una fede liberale autentica, coerentemente testimoniata nonché profondamente innestata nella grande tradizione risorgimentale e cavouriana.

Proprio perché liberale italiano ed europeo, l'uomo politico che oggi ricordiamo vedeva nello Stato, nella sua autorevolezza ed efficienza, l'alta garanzia dei diritti dei cittadini. Il compito dello Stato -disse alla Camera nell'agosto 1964 - è "quello di rendere effettivo l'esercizio della libertà, intesa come liberazione, ponendo tutti i cittadini in condizione di pari dignità sociale e d'indipendenza economica, sicché sia loro consentito di svolgere, in uguaglianza di punti di partenza, le attività e le funzioni che segnano il progresso materiale e spirituale della società".

In questa ispirazione non c'è solo il richiamo all'efficienza funzionale delle strutture pubbliche, c'è anche una forte tensione etica: citando Montesquieu, Bozzi afferma che "le repubbliche si fondano sulla virtù".

E' superfluo rilevare che ci troviamo di fronte all'espressione di esigenze profonde e strutturali della società italiana. Esigenze che non perdono d'attualità, perché la garanzia del diritto alle opportunità sociali, unita all'affermazione delle virtù pubbliche, è oggi al centro di grandi e potenti domande collettive, domande a cui le Istituzioni e la politica devono rispondere con rinnovato impegno e con alto spirito di dedizione al bene comune.

Secondo Bozzi, le norme e i princìpi costituzionali devono mantenere sempre la loro centralità nella vita politica e nelle dinamiche istituzionali dell'Italia. Nella sua visione, la Carta del '48 fornisce il quadro generale e necessario entro cui deve svolgersi lo sviluppo civile del nostro Paese.

E' importante sottolineare che, proprio all'elaborazione del testo costituzionale, Bozzi aveva fornito un importante contributo durante la storica e cruciale fase dell'Assemblea Costituente. Vale la pena ricordare che era stato componente della prestigiosa Commissione dei 75, istituita nel luglio del '46 con il compito di preparare e proporre l'articolato della Costituzione, partecipando poi con grande impegno al dibattito generale in Aula.

Come ricorda Patuelli nella bella e interessante introduzione ai Discorsi parlamentari, "Bozzi alla Costituente fu attentissimo anche nei dettagli e presentò un numero considerevole di emendamenti che svolse con competenza, passione ed efficacia".

L'idea guida è l'idea liberale dell'equilibrio tra i poteri dello Stato, nel quadro del sistema di Repubblica parlamentare di cui Bozzi è convinto assertore. "Il fine che si deve perseguire - afferma in una seduta della Commissione dei 75 dedicata al tema della forma di governo- è quello di foggiare una Costituzione che renda possibile un equilibrio stabile e un'intima collaborazione tra i poteri".

"Ogni potere -continua Bozzi riferendosi in particolare ai rapporti tra esecutivo e legislativo - deve essere efficiente nella sua sfera di attribuzioni, ma non deve essere dominato, né a sua volta dominare gli altri poteri, altrimenti l'equilibrio verrebbe meno ".

La storia politica dell'Italia repubblicana ha visto l'indubbio consolidamento della democrazia e l'affermazione di una società sempre più libera ed evoluta.

Ma ha anche visto, purtroppo, il manifestarsi di varie distorsioni nella vita concreta delle Istituzioni, insieme con una non sempre oculata, e in taluni casi anche distorsiva, gestione politica della macchina pubblica.

Sono fenomeni ampiamente noti, come è ampiamente noto che, con le disfunzioni del sistema politico, continuiamo ancor oggi, seppure in un mutato quadro storico, a fare i conti.

La consapevolezza di tali problemi ha imposto da molti anni il tema delle riforme istituzionali all'attenzione dei partiti e dell'opinione pubblica.

Ed è senza dubbio significativo che il primo tentativo di avviare un meccanismo riformatore è legato al nome di Aldo Bozzi.

La Commissione Bicamerale presieduta dall'illustre parlamentare liberale tra il 1983 e il 1985 non ebbe fortuna, come non la ebbero nemmeno gli altri due analoghi organismi istituiti nel corso dei successivi dodici anni.

In tutti quei casi, il sistema politico perse occasioni preziose per avviare il proprio rinnovamento.

Per quello che in particolare riguarda la Commissione Bozzi, si deve innanzi tutto rilevare che essa rappresentò comunque un punto di svolta politico culturale. Quell'esperienza segnò infatti il passaggio, dal precedente approccio graduale e per singoli aspetti al tema delle riforme, all'idea di riforma globale e all'idea di un organo in qualche modo "costituente" , seppure con poteri di semplice proposta.

Il lavoro svolto in seno a quell'organismo fu ampio, serio e approfondito - ho un ricordo di quel lavoro come giovanissimo deputato-. Il testo approvato dalla Commissione bicamerale conteneva anche la proposta di esplicitare nella Legge fondamentale dello Stato diversi princìpi e valori che s'erano affermati nei decenni dello sviluppo democratico e civile dell'Italia, come la tutela del patrimonio ambientale e storico artistico, il diritto all'informazione, la garanzia del pluralismo dei sistemi informativi, la tutela dei disabili, il diritto all'esistenza libera e dignitosa della famiglia del lavoratore, la democrazia interna dei partiti politici. Basa leggere i titoli per capire quanto sia stato profondo il lavoro svolto in quella Commissione.

Per quanto riguarda l'ordinamento istituzionale, la Commissione Bozzi prevedeva il mantenimento della forma di governo parlamentare proponendo comunque, per quanto in particolare riguarda il potere esecutivo, un rafforzamento della funzione di indirizzo e coordinamento del Presidente del Consiglio contestualmente a una riformulazione dell'articolo 77 relativo ai poteri normativi del Governo.

La proposta, in quest'ultimo caso, riguardava la specificazione dei casi di necessità e urgenza, limitandoli alle calamità naturali, alla sicurezza nazionale, a impellenti esigenze economico finanziarie.

La proposta di riforma prevedeva inoltre la riduzione del numero dei parlamentari e la fine del bicameralismo perfetto. Non commento…

Spetta agli studiosi valutare nella loro completezza le potenzialità riformatrici contenute nel testo approvato dalla Commissione Bozzi, ma si può comunque affermare che i lavori di quell'organismo bicamerale abbiano, per diversi aspetti, anticipato alcuni dei temi che sono al centro dell'odierno dibattito tra partiti, istituzioni e società civile intorno alla riforma del sistema politico e istituzionale.

C'erano, in quel tentativo di rinnovamento, molte delle idee maturate nell'Italia del primo quarantennio repubblicano.

Ma c'erano anche e soprattutto la passione e le idealità testimoniate da Aldo Bozzi nella sua lunga e coerente azione di liberale al servizio delle Istituzioni.

Da quella alta testimonianza morale e politica continua a venire un incitamento prezioso a perseguire con decisione il progresso della libertà nel nostro Paese, avendo sempre di mira le grandi idealità e i valori espressi dalla Costituzione, nella consapevolezza che la salvaguardia degli equilibri in essa sanciti e l'affermazione sempre più convinta delle virtù pubbliche sono fattori primari ineludibili di stabilità istituzionale, coesione sociale e sviluppo civile.