Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

16/11/2011

Montecitorio, Sala del Mappamondo – Presentazione del volume “Libera di Vincere” dell’On. Manuela Di Centa

Autorità! Signore e Signori!

La Camera dei deputati è lieta di presentare 'Libera di vincere' il libro scritto dall'on. Manuela Di Centa, in collaborazione con Claudio Calandra. Un saluto a entrambi.

Un benvenuto all'on. Maria Rosaria Carfagna, all'on. Valter Veltroni, al presidente del Coni, Giovanni Petrucci, al giornalista Andrea Monti, e a tutti i presenti.

La biografia di Manuela Di Centa, raccolta con grande garbo e sensibilità dal giornalista Calandra, non è soltanto la storia di una grande campionessa che ha dato lustro all'Italia nel mondo, è anche la ricostruzione di una delle tappe più importanti della parità di genere nello sport.

Lo sci di fondo infatti è sempre stata una disciplina sportiva maschile, ed è stato solo grazie a campionesse come Manuela Di Centa, "campionessa ribelle" (aggettivo che lei usa spesso nel libro per autodefinirsi), che questa disciplina è stata estesa anche alle donne.

Il libro è quindi, innanzitutto, un inno ai valori sportivi più autentici e profondi: valori coltivati nel paesaggio innevato della Carnia, con quelle montagne e quei boschi che tanta influenza hanno avuto nella formazione umana, prima ancora che sportiva, della Di Centa.

Non a caso, Manuela non ha voluto che a raccontare la sua storia fosse un giornalista sportivo, ma ha voluto un giornalista che, come lei, fosse nato in Carnia, nel suo stesso paese, Paluzza, in provincia di Udine, e condividesse con lei il profondo amore per la montagna.

I valori civili che la montagna ispira sono narrati nelle prime pagine del libro quando Manuela racconta la eroica esperienza di nonna Irma, che apparteneva al mitico corpo volontario delle Portatrici Carniche, impegnate nelle trincee della Prima Guerra Mondiale.

Una storia di cui gli italiani devono andare profondamente fieri e che la Camera dei deputati ha voluto ricordare con un convegno promosso nell'autunno del 2008, in occasione del 90° anniversario della vittoria di Vittorio Veneto, proprio dall'on. Di Centa che in quel caso ha reso omaggio alla sua terra come deputata e non soltanto come campionessa.

Il paesaggio alpino, con le sue vette e la casa familiare immersa nel bosco, ha formato il carattere di Manuela aggiungendo alle sue innate qualità due prerogative tipiche della gente di montagna: la semplicità, la tenacia e la caparbietà. La semplicità che nella vita consente di riconoscere la differenza tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo, tra l'indispensabile e il voluttuario, tra il permanente e il temporaneo.

Lo dice apertamente Manuela quando descrive il paesaggio filandese: "Quel cielo grigio, quelle distese piatte di laghi e di boschi, quel mondo di silenzi, apparentemente senza note, senza profumi e senza colori, poco alla volta cominciavano ad apparirmi diversi. Quello che io avevo giudicato il nulla era invece l'essenziale, ma un essenziale in una terra dove la natura è sacra e sovrana come in nessun'altra parte del mondo. Un essenziale che nell'arte, come nello sci, è sinonimo di armonia, di equilibrio, di perfezione".

La tenacia del duro allenamento quotidiano, della fatica. Semplicità e tenacia. Ed è importante allenarsi con il corpo e con la mente, associando tecnica e cuore, "per portarli allo stesso punto di fusione, giorno dopo giorno, passo dopo passo con metodo, sacrificio e tanta passione" perché "quello che s'improvvisa o si fa senz'anima non è destinato a durare".

Sono regole fondamentali nello sport come nella vita.

Leggendo la biografia di Manuela, si comprende come lo sport non debba essere unicamente finalizzato al benessere e alla salute. La pratica sportiva, non solo quella agonistica, contribuisce a formare e a migliorare l'essere umano perché rafforza lo spirito di fronte alle avversità (infatti chi pratica uno sport sa che ci sono momenti in cui si è sconfitti), sviluppa una concorrenza leale tra avversari, tanto che il primo insegnamento è che l'avversario ti può battere ma non è un nemico; fornisce gli strumenti attraverso cui prendere atto dei propri limiti, di atleta e di uomo, e degli errori commessi per migliorare le proprie prestazioni. Insegna a rispettare le regole, del resto non esiste disciplina sportiva che non si basi su delle regole, non tutto è consentito.

Ce lo fa intendere chiaramente la Di Centa quando racconta la competizione con il suo alter ego di sempre: la campionessa Stefania Belmondo che ricambia ammirazione e competizione.

Stefania dice di Manuela: "Una grande campionessa, non mi ha mai dato il permesso di sedermi". E Manuela dice di Stefania: "Per me è stata importantissima, fu la prima a conquistare l'oro olimpico, superarla è stato lo stimolo della mia carriera".

Due atlete divise nelle competizioni individuali, ma unite nelle competizioni a squadra quando rappresentano l'Italia. Quando vinsero il bronzo nella staffetta a Lillehamer, insieme a Bice Vanzetta, Gabriella Paruzzi e Stefania Belmondo "la medaglia -disse Manuela- era il premio per un traguardo raggiunto tutte insieme, il frutto di un impegno e di un sacrificio fortemente condivisi, perché ognuna di noi aveva dato il massimo di sé, senza risparmio, senza riserve, senza gelosie. Era il risultato di quello straordinario senso di appartenenza alla nazione Italia che ciascuna di noi portava con orgoglio dentro di sé".

'Libera di vincere' è dunque una storia che narra un'esperienza sportiva, ma ci proietta in una dimensione di relazioni molto più profonde e autentiche: la famiglia, il team sportivo, le avversarie.

E poi, quasi sullo sfondo, la montagna e la solitudine del sacrificio sportivo per migliorare se stessi e lottare per i colori nazionali, per il Tricolore. In questo senso, il libro ci proietta in quella dimensione patriottica che deve unire sempre ogni italiano alla propria terra e alla propria comunità nazionale, con legittimo orgoglio di rappresentare la patria in maniera non sciovinista né nazionalista. Un legame che Manuela Di Centa ha saputo preservare nella sua attività di parlamentare, nella quale ha sempre avuto come stella polare il servizio alla comunità e la promozione dei valori sportivi e della parità di genere nello sport.

Nel libro c'è anche una profonda riflessione sul dolore: la malattia che per due volte ha colpito duramente la nostra campionessa, le ha fatto vivere momenti estremamente duri, durante i quali Manuela ha dovuto sopportare e affrontare le angosce del dolore e della paura forse più difficile da vincere che è la paura di non farcela.

Momenti drammatici superati grazie alla professionalità dei medici che l'hanno seguita ma soprattutto grazie alla tenacia indispensabile per vincere la gara più grande, quella per la vita.

In una bella intervista rilasciata al Messaggero Veneto dice: "Non è stato facile scrivere questo libro. Ho raccontato le mie paure, le sofferenze e le gioie. E ho parlato molto della mia famiglia, dei rapporti con mio padre Tane, con mia madre e con i miei fratelli. Non esagero se dico che è stato come andare dieci anni dallo psicoanalista".

In estrema sintesi, il libro narra l'avventura di una campionessa straordinaria ma soprattutto l'esperienza di una donna che si è posta obiettivi che sembravano irraggiungibili e li ha conquistati, passo dopo passo, con la pazienza e la tenacia insegnatele dalla sua Carnia.

A chi legge 'Libera di vincere'vuole lasciare questo messaggio: "Tutto comincia con un sogno, tutti ne abbiamo uno. Ma poi ci vogliono determinazione, coraggio, duro lavoro e, soprattutto, cuore per realizzarlo (…) Con la speranza che qualche giovane s'ispiri alla mia storia per fare qualcosa d'importante nella vita. Non necessariamente nello sport".