Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

24/11/2011

Montecitorio, Sala della Lupa – Commemorazione dell’on. Enrico Manca

Autorità, Signore e Signori,

la Camera dei deputati commemora oggi un protagonista della vita culturale e politica dell'Italia.

Enrico Manca è stato un insigne uomo politico, un giornalista di valore e uno studioso dei media e dei processi di evoluzione tecnologica che hanno caratterizzato la storia culturale ed economica del nostro Paese.

Come uomo politico, è stato un esponente di primo piano nel Partito socialista, ricoprendo ruoli importanti al Governo e in Parlamento.

E' stato deputato dal 1972 al 1994. Presidente della Commissione Industria della Camera nella VIII Legislatura; e ha ricoperto per due volte il ruolo di Ministro del Commercio con l'Estero. Nel 1975 è stato estensore e relatore in Aula della Legge 103 di Riforma Rai.

Il suo impegno per adattare il servizio pubblico televisivo ai mutamenti della società italiana, si è svolto anche all'interno della Rai, di cui è stato Presidente dal 1986 a 1992.

Una delle cifre che meglio caratterizzavano il suo pensiero e la sua azione nasceva dalla convinzione che il filo tra politica, media e società civile fosse intimamente legato al modo in cui la politica interpretava e rappresentava le richieste che provenivano dalla collettività.

"Ritengo - osservava in un libro pubblicato qualche anno fa - che recuperare e aggiornare il linguaggio politico significhi ristabilire una corrispondenza tra le Istituzioni, i partiti e la società civile".

E tutto ciò, secondo la sua visione di studioso delle novità globali, doveva avvenire sfruttando e valorizzando "la capacità che la tecnologia ha di mettere in contatto, di far dialogare e persino di far camminare insieme la classe politica con la cittadinanza, i rappresentanti con i rappresentati".

Nel tempo non sono mancati i riconoscimenti a questa sua lucidità di visione e a questa sua continua coerenza nell'azione.

L'editorialista del Corriere della sera, Paolo Franchi, lo ha commemorato, lo scorso luglio, definendolo "il papà della Rai anni Ottanta" per sottolineare il suo ruolo di protagonista di una stagione innovativa e creativa della Tv di Stato.

Dopo anni di monopolio, la Rai, puntando sulla qualità, aveva accettato la sfida di una serrata competizione con la Tv cosiddetta "commerciale".

Manca amava dire che "il servizio pubblico radiotelevisivo rappresenta uno strumento democratico indispensabile per la tutela del pluralismo, della rappresentazione e della difesa delle minoranze e dell'interesse pubblico".

La sua presidenza della Rai è stata caratterizzata soprattutto dall'orgoglio di appartenenza al servizio pubblico e dalla difesa della libertà d'informazione.

L'attenzione per la tutela di questi aspetti, lo aveva portato a interrogarsi sulla forma migliore della riorganizzazione dell'azienda.

Credeva nella capacità del servizio pubblico di assolvere alla funzione di coesione nazionale attraverso la promozione dei valori educativi, sociali e culturali alla base della nostra democrazia.

L'attenzione al futuro e alla modernizzazione dell'Italia sono state al centro della sua attività e, su un piano specificatamente culturale, lo avevano spinto a dar vita all'Istituto per lo studio dei mass-media, oggi Istituto per lo studio dell'innovazione nei media e per la multimedialità, come luogo di confronto tra le Istituzioni, le imprese e le università.

In questo rapporto, individuava uno snodo essenziale per la crescita della democrazia, per una politica industriale competitiva, per la ricerca, l'innovazione, lo sviluppo delle tecnologie.

Ha auspicato uno sforzo congiunto da parte del Parlamento, del Governo e delle imprese, per contrastare il rischio di una dispersione di professionalità e di competenze all'interno della "filiera culturale" che ha inizio sui banchi di scuola, prosegue nelle aule universitarie, passa per il mondo della ricerca e giunge fino alle aziende capaci di trasformare la creatività in prodotto e, quindi, in ricchezza per il Paese.

Da Presidente dell'Istituto, e più tardi anche della Fondazione Ugo Bordoni, Enrico Manca ha promosso una cultura d'impresa consapevole del valore della comunicazione, puntando sull'esigenza di utilizzare le esperienze e le professionalità formatesi nell'ambito dei media tradizionali per presidiare le nuove frontiere aperte dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

Sua è l'espressione: "L'innovazione è soprattutto capacità di rispondere alle esigenze della comunità. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono indispensabili per produrre innovazione così come il potenziamento selettivo e meritocratico della ricerca ne è condizione essenziale".

E' stato, anche per questo, un attento osservatore dell'evoluzione delle piattaforme dell'universo digitale.

"La sfida delle democrazie occidentali - osservava - consiste nel consentire un intervento della cittadinanza sulle cose pubbliche di tipo continuo e non intermittente" e, in effetti, il suo obiettivo era quello di creare un'interazione diretta fra il cittadino e le Istituzioni, pensando alla tecnologia come a uno strumento capace di soddisfare il desiderio di tutti a partecipare alla definizione e alla discussione dei problemi comuni.

Il punto cruciale sul quale si gioca il destino della comunicazione politica era per Manca imperniato nello sviluppo dei nuovi forum di discussione e di dibattito offerti dalla tecnologia digitale.. Il compito del politico - secondo il suo pensiero - è proprio quello di favorire l'organizzazione di questi processi, in modo tale che i nuovi strumenti siano diretti verso fini di progresso democratico e civile. Basti pensare al ruolo svolto dalla rete nei processi di cambiamento nei paesi del Nord Africa, a partire dall'Egitto, per avere la misura della sua felice intuizione.

La cultura digitale, quindi, come fondamento per una società che dialoga, si confronta e solidarizza attraverso nuovi mezzi di comunicazione. Una tecnologia che favorisce una cultura della partecipazione basata sulla libertà di espressione che, pur nel rispetto dell'etica e dell'individuo, in nessuno modo deve essere soggetta a limitazioni o a restrizioni.

Manca considerava i giovani una componente fondamentale nei processi d'innovazione e per questo motivo ne stimolava le idee e la creatività, ne promuoveva l'aggregazione e ne favoriva lo scambio di conoscenze e di esperienze con personalità accademiche e professionisti dei media.

L'anno scorso, abbiamo inaugurato qui a Montecitorio una giornata di studi promossa dalla Fondazione Ugo Bordoni per commemorare la figura di Guglielmo Marconi nel centenario dell'assegnazione del Premio Nobel per la Fisica.

Il presidente Manca ha parlato, in quell'occasione, dell'avventura scientifica e umana di Marconi come "di un esempio mirabile, di intelligente integrazione di scienza, saper fare, coraggio, imprenditorialità, internazionalizzazione".

Era giustamente convinto che in Italia ci siano tanti ragazzi che sarebbero capaci di compiere oggi imprese se non simili certamente degne di essere apprezzate.

La sua visione era finalizzata a garantire all'Italia un ruolo da protagonista nell'ambito della comunità europea e della società globale e a ribadire i valori su cui si fonda la nostra democrazia.

Per Manca, il Paese aveva "colto l'appuntamento con l'unità nazionale così come quello con la modernità, grazie ai legami, ai flussi culturali e ai rapporti sociali resi possibili dai sistemi della comunicazione".

Sempre attuale e sempre feconda rimane la sua visione della tecnologia come settore primario di crescita umana e civile.

Grazie