Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

06/12/2011

Montecitorio, Sala della Lupa – Primo rapporto annuale “Dati cumulativi di bilancio delle imprese industriali del Mezzogiorno”, a cura della Fondazione Ugo La Malfa

Signor Presidente della Repubblica, Autorità, Signore e Signori!

La Camera dei deputati è particolarmente lieta di ospitare la presentazione del Primo Rapporto Annuale della Fondazione Ugo La Malfa, che mette a disposizione del Parlamento e del Paese un prezioso contributo di conoscenza e di analisi attraverso un ricco elenco di dati e di aggiornate informazioni.

Nel Rapporto si evidenzia che l'industria del Mezzogiorno è ancora troppo fragile, di dimensioni, in genere, assai limitate, scarsamente competitiva e poco presente nei mercati esteri, con una produttività inferiore a quella delle industrie concorrenti che operano nelle regioni del Centro-Nord d'Italia.

La prevalenza di profili critici ha alimentato, negli ultimi anni, un vivace dibattito sulle strategie da adottare per rilanciare, in un'ottica di salvaguardia dell'unità nazionale, il quadro macroeconomico del Paese.

Alla tesi tradizionale secondo la quale va mantenuto l'impegno per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno, si è recentemente contrapposta una tesi più critica che ha affermato - a volte anche con intenti provocatori - la necessità di abbandonare l'illusione di sostenere, attraverso politiche specifiche, le prospettive di crescita del nostro Mezzogiorno.

Per certi aspetti, questo dibattito interno richiama quello che si è svolto a livello internazionale a proposito dell'utilità o meno delle politiche pubbliche per lo sviluppo nella fase economica attuale, contraddistinta dall'accelerazione di quei processi di globalizzazione e di "finanziarizzazione" dell'economia, che producono dinamiche rapidissime e difficilmente gestibili.

Le vicende della crisi economico-finanziaria degli ultimi mesi appaiono, sotto questo profilo, esemplari.

Le evidenti difficoltà delle economie europee nel reggere la competizione con i paesi più agguerriti non sono tali da giustificare previsioni catastrofiste sulla loro solidità e sulle loro potenzialità di crescita, ovviamente a condizione che si apportino taluni indispensabili correttivi.

Ciò che fino ad oggi è mancato è stata la tempestività e la coerenza delle risposte che le istituzioni politiche, tanto nazionali che europee, avrebbero dovuto dare di fronte all'attacco, di natura prevalentemente speculativa, nei confronti dell'euro.

Sono prevalsi titubanze ed anacronistici atteggiamenti ispirati da un orgoglio nazionalistico che è stato a dir poco deleterio.

L'assenza di adeguate risposte da parte delle istituzioni politiche ha alimentato la sfrontatezza degli speculatori.

Il "bazar" - per usare una felice espressione dell'economista tedesco Hans Sinn - che si verifica in assenza di regole efficaci, favorisce ovviamente comportamenti opportunistici e spregiudicati e penalizza i soggetti più disagiati e meno tutelati.

Occorre, quindi, recuperare piena dignità e capacità di intervento da parte delle istituzioni politiche nazionali ed europee e ciò in una prospettiva innovativa che non faccia più affidamento, come in passato, su leve ampiamente abusate quali l'aumento della spesa pubblica, che genera solo fenomeni di forte indebitamento, ovvero il ricorso a svalutazioni competitive che coprono i divari di produttività.

Tornando alle "cose" di casa nostra, va detto che da una recente ricerca della Banca d'Italia sull'economia del Mezzogiorno, è emersa una serie di utili elementi al riguardo.

Rispetto alle altre regioni europee in ritardo di sviluppo che hanno raggiunto significativi risultati dal punto di vista della convergenza verso la media dell'Unione Europea, il nostro Mezzogiorno segna il passo soprattutto in relazione alla bassa qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini.

Se ne deduce che, prima ancora che finanziare sussidi ed incentivi, occorrerebbe correggere le tendenze consolidate nei decenni di cattivo governo della cosa pubblica.

Allo stesso tempo, tuttavia, non si può pensare che il nostro Paese possa rinunciare ad una strategia mirata alle regioni del Mezzogiorno, specie quando siamo alla vigilia di una riforma della politica europea di coesione che dovrà essere attivamente gestita dall'Italia per evitare il paradosso che il nostro Paese, da molto tempo contribuente "netto" dell'Unione Europea, si veda sottratte ulteriori e preziose risorse.

Anche in questo caso occorrerà uno sforzo di serietà e di rigore, evitando la dispersione delle risorse tra innumerevoli interventi che non rispondono ad obiettivi di carattere generale e che non producono un effetto moltiplicatore di ricchezza sui territori interessati.

Occorre individuare un numero limitato di priorità e concentrare le risorse solo su questi obiettivi, tra cui, in primis, l'ammodernamento delle reti infrastrutturali e il sostegno alla ricerca e all'innovazione.

Le vicende degli ultimi anni offrono innumerevoli conferme del fatto che la rincorsa affannosa all'utilizzo integrale delle risorse europee assegnate, quando va a scapito della serietà dei progetti finanziati, non produce effetti duraturi e significativi in termini di sviluppo.

L'esperienza di altri Paesi, a partire dalla Spagna, dimostra che le risorse delle politiche regionali, quando sono utilizzate in maniera efficace, possono risultare determinanti.

Come si afferma nel Rapporto della Fondazione Ugo La Malfa, nel Mezzogiorno esistono tanti e occasioni per le iniziative produttive, a partire dalla ricchezza di manodopera e dalla disponibilità di aree non congestionate.

Ne consegue che se riusciremo a correggere alcune delle tendenze inerziali che fanno prevalere, rispetto all'obiettivo di nuovi investimenti, vecchie rendite di posizione, potremo ragionevolmente garantire, su scala nazionale, una ripresa dei tassi di crescita ed una accelerazione dei processi innovativi.