Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

24/01/2012

Aula dei Gruppi parlamentari – Presentazione del volume “Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo”

La memoria è un dovere. Perché nella memoria c'è l'identità, l'identità di ogni persona, di ogni popolo, e per molti aspetti dell'intera umanità. Perché nella memoria c'è l'insegnamento. Perché nella memoria che contiene l'esperienza del male c'è il presidio morale contro ogni nuovo possibile male.

E' la ragione per cui conservare e tramandare la memoria della Shoah rappresenta certamente l'omaggio deferente e commosso alle vittime della barbarie nazista. E rappresenta anche un antidoto alla diffusione dei nuovi veleni antisemiti che continuano purtroppo a circolare nella società odierna.

Non a caso nella testimonianza limpida e dolorosa di scrittori come Primo Levi, Elie Wiesel, e di tutti i sopravvissuti all'orrore dei campi di sterminio c'è in primo luogo l'ammonimento a non far mai impallidire il ricordo della persecuzione: la barbarie si annida sempre nell'oblio, nell'indifferenza, nell'ignoranza. Ha scritto Levi: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario".

Oggi il dovere della testimonianza e della conoscenza è più che mai attuale e necessario. Perché il veleno dell'antisemitismo trova infatti un nuovo veicolo nell'ignobile stupidità del negazionismo della Shoah.

L'interessante e pregevole libro di Donatella Di Cesare, "Se Auschwitz è nulla - Contro il negazionismo", è da questo punto di vista un'opera che scuote le coscienze e fa riflettere.

Saluto e ringrazio il Presidente del Benè Berith Roma, Sandro Di Castro. Lo saluto e lo ringrazio unitamente all'autrice e agli illustri relatori: il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, l'avvocato Roberto De Vita, che cura le questioni dell'antisemitismo per la Comunità ebraica di Roma, il Direttore della Rcs Libri, Paolo Mieli, il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il testimone della Shoah Piero Terracina.

L'inconsistenza culturale del negazionismo non deve portarci a sottovalutarne la capacità di intossicazione morale e di regressione civile.

Affermare l'inesistenza delle camere a gas, negare il piano di sterminio degli ebrei concepito e attuato dal nazismo non è una tesi storiografica: è soltanto una turpe menzogna ideologica.

Non è infatti nemmeno pensabile una discussione che abbia per oggetto il misconoscimento della realtà storica.

Il presupposto indispensabile per qualsiasi dibattito è l'onestà del riconoscimento dell'accaduto. L'adesione alla realtà è un atto morale prima ancora che intellettuale.

Negare l'orrore di Auschwitz e degli altri luoghi di sterminio, oltre che storiograficamente assurdo (e ormai c'è una messe incontestabile di documenti), è un atto che annulla lo spazio pubblico della discussione.

"E' una negazione nichilista", scrive giustamente l'autrice, che denuncia anche il tentativo dei negazionisti di accreditarsi come corrente culturale, giocando con le parole e proponendosi come "revisionisti". La definizione di revisionismo "è una inopportuna concessione - osserva Donatella Di Cesare - al modo eufemistico con cui i negazionisti tentano di acquisire legittimità".

La storia dolorosa della Shoah continua a parlare e a interrogare le coscienza dell'uomo anche attraverso la testimonianza dei sopravvissuti. "La storia - si legge nel libro - è il tessuto della nostra esistenza, il fluire della nostra vita. Siamo fatti di storia".

Personalmente ricordo con commozione, e non credo di essere l'unico, il discorso solenne tenuto da Elie Wiesel al Parlamento italiano, nell'Aula di Montecitorio, il 27 gennaio del 2010, nel Giorno della Memoria celebrato due anni fa.

Furono momenti intensi e vibranti. Il Premio Nobel per la Pace, sopravvissuto di Auschwitz che aveva condiviso la tragedia del lager con Primo Levi, pronunciò parole indimenticabili. Le ricordo: "Chiunque ascolti un testimone, diventa un testimone".

"Io ho sempre creduto - affermò ancora Wiesel - che la vita non è fatta di anni, ma di singoli momenti e questo momento conterà nelle nostre vite. Quindi noi non viviamo nel passato, ma il passato vive nel presente, ed il nostro dovere rimane quello di umanizzare il destino, il mio e il vostro destino. Ricordiamo: qualsiasi cosa noi facciamo, qualsiasi cosa noi diciamo, qualsiasi siano i nostri obiettivi, non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli".

Sono parole che non hanno bisogno di commenti e che esortano tutti a preservare il valore della memoria da ogni tentativo di rimozione e di manipolazione, come quello rappresentato dall'oltraggiosa stupidità del negazionismo.

Un stupidità, come spesso accade, anche inquietante. Donatella Di Cesare ci avverte che il negazionismo contiene in sé un cuore di tenebra che va al di là del fanatismo ideologico o dell'insulsaggine pseudo-culturale.

I negazionisti di oggi si collegano idealmente ai nazisti di ieri. E' come se - osserva l'autrice - tendessero a reiterarne il tentativo di far sparire le tracce dello sterminio, tentativo già operato durante la Shoah. "Notte e nebbia"- si ricorda nel libro - era il motto dei carnefici per indicare la sparizione, senza tracce, delle vittime" .

La cancellazione delle tracce è, del resto, una delle caratteristiche del terrore totalitario del secolo scorso, un terrore, che non ama compiere le proprie atrocità sotto gli occhi di tutti, come invece avveniva nei dispotismi dei secoli passati.

L'odierna negazione nichilista - scrive Di Cesare - è quindi "in stretta continuità con l'annientamento".

Viene in mente il forte ammonimento di Primo Levi: "Chi nega Auschwitz - disse lo scrittore testimone - è pronto a rifarlo".

Il fenomeno del negazionismo non va sottovalutato anche per la sua diffusione, dall'Europa, all'America, al mondo dell'islamismo radicale.

L'obiettivo politico del negazionismo tende a coincidere con lo stesso obiettivo politico del nuovo antisemitismo, che spesso si presenta nelle forme dell' antisionismo: l'ostilità contro lo Stato di Israele si esprime anche come attacco ideologico.

A questo attacco, il negazionismo punta a offrire armi per così dire propagandistiche. "Si deve ammettere - osserva in proposito Donatella Di Cesare - che il negazionismo è diventato negli ultimi anni una poderosa macchina simbolica che, negando lo sterminio degli ebrei di ieri, minaccia la sopravvivenza degli ebrei di oggi. La minaccia è tanto più temibile per la vacuità del messaggio, per quella piatta e insulsa negazione, ripetuta ossessivamente, secondo i canoni dell'apologetica nazista".

In un mondo che continua a essere purtroppo attraversato da tanti conflitti etnico-religiosi, il dovere della memoria è non solo il dovere di ricordare, ma anche il dovere di individuare e smascherare i meccanismi perversi che hanno permesso - e che possono sempre permettere - la corruzione e l'annientamento della coscienza dell'uomo.

Sono i meccanismi della discriminazione, che cominciano prima ad attaccare la vita civile e che poi sfociano, con agghiacciante consequenzialità, nella distruzione della vita stessa.

Sono i meccanismi di una identità esasperata, chiusa e aggressiva. Una identità malintesa e malata. Perché la vera identità è scambio e arricchimento con le culture che provengono da altri popoli.

Per le Istituzioni il dovere della memoria è parte integrante del loro quotidiano impegno per la difesa e per la promozione dei princìpi di dignità della persona sanciti dalla Costituzione.

E' l'impegno a combattere, non soltanto in occasione della Giornata della Memoria, ma ogni giorno, con decisione e rigore ogni manifestazione di antisemitismo e di razzismo. Ed è l'impegno a promuovere sempre, con forza e convinzione, una pedagogia civile volta a impedire l'abbassamento della tensione morale dei cittadini, pericolo insito in ogni tendenza alla rimozione del passato e all'indifferenza.

Voglio concludere con le parole pronunciate da Wiesel in un altro passaggio del suo discorso al Parlamento italiano: "Cosa abbiamo imparato dal passato? Abbiamo imparato che il razzismo è stupido e che l'antisemitismo è un'infamia. Abbiamo imparato che la nostra umanità è definita dal nostro atteggiamento verso l'alterità dell'altro; che abbiamo una chiara scelta tra cadere nella provocazione del nemico e il nostro dovere morale nei confronti gli uni degli altri; la scelta tra il nichilismo e il senso, il significato, tra la paura e la speranza. Questa scelta appartiene a ciascuno di noi".

La memoria vive innanzi tutto nella coscienza di ognuno, come consapevolezza della storia e come fonte permanente di educazione ai valori dell'uomo, un'educazione che in questo caso più di qualsiasi altro, deve essere finalizzata a far comprendere ai giovani l'orrore di ieri , affinché non accada mai più.