Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

10/02/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Esposizione “Esodo e Foibe: i nomi e i volti” in occasione del Giorno del Ricordo della tragedia delle genti Giuliane, Istriane, Fiumane e Dalmate

E' con sincera commozione che inauguriamo questa importante esposizione dedicata a una delle pagine più dolorose della storia italiana del Novecento: la tragedia delle foibe e dell'esodo dei giuliani, degli istriani, dei fiumani e dei dalmati dalla loro terra natia.

La mostra offre un percorso nel ricordo struggente realizzato con sensibilità e accuratezza da Piero Delbello, direttore dell'Istituto per la cultura istriano-fiumano-dalmata, che ringrazio e saluto unitamente ai rappresentanti delle associazioni di esuli qui presenti.

Con questa iniziativa, la Camera dei deputati onora il Giorno del Ricordo, e lo fa nell'auspicio che il significato di questa giornata si consolidi ulteriormente nella percezione comune di tutti gli italiani. Ricordo infatti che la legge istitutiva intende favorire la promozione di iniziative da parte di istituzioni, enti ed associazioni per rievocare quella tragica pagina di storia italiana approfondendone il significato.

Il primo pensiero va naturalmente alle famiglie che hanno vissuto direttamente il dramma dell'esodo e ai parenti delle vittime delle foibe.

Ma i destinatari privilegiati di ogni iniziativa di rievocazione e riflessione storica devono essere i giovani, affinché la loro formazione di cittadini avvenga nella consapevolezza del passato e in una sempre più partecipe attenzione al tema dei diritti dell'uomo e della pace tra i popoli, contro ogni forma di violenza e di persecuzione etnica dettata dal razzismo, dal fanatismo ideologico e da un becero nazionalismo.

Nella rassegna che presentiamo oggi la tragedia dell'esodo e delle foibe è narrata attraverso i volti degli esuli e i nomi di tante vittime dell'odio che si abbatté durante la guerra e nell'immediato dopoguerra contro migliaia di inermi e innocenti italiani delle terre adriatiche.

Nelle immagini toccanti dell'esodo è raccontata la sofferenza dell'esilio insieme con il dolore per l'addio alla propria terra e con l'angoscia per l'incerto avvenire.

Ma i volti degli esuli narrano anche l'intensità e per molti aspetti la fierezza del sentimento di appartenenza all'Italia e il desiderio di rinascita e ricostruzione, pur tra gli stenti e le difficoltà dei campi profughi.

Accanto alle immagini, sono alcune decine di nomi rappresentativi delle migliaia di persone martirizzate nelle foibe. I nomi sono corredati da una breve narrazione del loro sacrificio.

Le vittime delle foibe come è noto erano impiegati, operai, militari, artigiani, imprenditori, commercianti, finanzieri, carabinieri, insegnanti, studenti, interi gruppi familiari, italiani di ogni condizione sociale e fede politica la cui vita quotidiana, fatta di lavoro e di affetti, fu barbaramente recisa dalla furia ideologica e nazionalistica delle formazioni titine.

E ciò accadde solo perché erano italiani.

Un pensiero speciale desidero dedicarlo a Norma Cossetto, trucidata dopo orribili sevizie a soli 23 anni, e a suo padre Giuseppe, catturato mentre svolgeva le ricerche della figlia scomparsa e poi trucidato anch'egli.

La storia di Norma è una delle vicende simbolo della tragedia delle foibe e non cesserà mai di suscitare sentimenti profondi di commozione e di dolore.

Essa contribuisce a riportare il racconto storico nella sua dimensione di sofferenza umana, ricordando alle odierne generazioni che la spaventosa ingiustizia della guerra colpisce innanzi tutto la gente più pacifica, più innocente, più indifesa.

Questo ci insegna l'esperienza tragica del Novecento. E si tratta purtroppo di una lezione che non risulta ancora appresa ovunque nel mondo. Sono infatti ancora tante le aree della Terra ancora oggi devastate dall'odio etnico e razziale.

Ricordiamo quindi, in questo giorno di rievocazione e raccoglimento per le sofferenze di tanti italiani, la necessità di sostenere sempre i valori dell'uomo e della dignità della persona che sono oggi patrimonio comune e indiscusso dell'Italia e dell'Europa unita. Come ha ricordato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, negli incontri con i Presidenti di Croazia e Slovenia, la rievocazione di quella terribile esperienza collettiva deve essere oggi fattore di fratellanza e amicizia tra i popoli, affinché mai più accada che l'ideologismo, in tutti i suoi segni e in tutte le sue declinazioni, possa trascinare l'umanità nell'abominio del genocidio e della persecuzione razziale e religiosa.

Nel celebrare il Giorno del Ricordo non posso infine fare a meno di rammentare che la memoria delle foibe e dell'esodo non è stata per lungo tempo considerata, in sede ufficiale, una memoria condivisa.

Per troppi anni, come ben sappiamo, la tragedia vissuta dagli italiani delle terre adriatiche è stata oggetto di una voluta rimozione.

Quell'ingiusto vuoto nella memoria storica condivisa ha costituito a lungo un fattore di ostacolo al processo di pacificazione nazionale e di ricomposizione del tessuto etico-culturale del Paese, contribuendo ad approfondire il senso della divisione ideale e politica avvertito dagli italiani nei decenni dell'ideologismo e della guerra fredda.

A farne direttamente le spese sono stati innanzi tutto gli esuli, che spesso non ricevettero, da parte dell'Italia ufficiale, quell'abbraccio fraterno e solidale in cui avevano sperato e cui avevano diritto. Furono spesso accolti con indifferenza e, in numerosi casi, con ostilità. Molte famiglie vissero per lungo tempo -anche fino a dieci anni- negli oltre cento campi di raccolta disseminati nella Penisola. E vissero in condizioni difficilissime, in totale emergenza e assoluta provvisorietà.

Quella pagina di storia strappata è stata ricucita nella memoria nazionale dalla legge istitutiva della ricorrenza che oggi onoriamo.

L'istituzione del Giorno del Ricordo è stata decisa con un voto a larghissima maggioranza del nostro Parlamento. E' una circostanza che dimostra la significativa maturazione avvenuta nella coscienza politica e civile dell'Italia sul grande tema della storia condivisa.

Occorre però continuare ad approfondire questo spirito di ritrovata coesione e sereno riconoscimento del passato; occorre farlo per rafforzare il sentimento dell'identità nazionale e per affermare in modo sempre più compiuto i valori della pace e della dignità umana sanciti dalla Costituzione e dai trattati europei.

E' mia convinzione che la capacità del nostro popolo di conservare la propria identità storica la si riconosca anche e soprattutto dal suo senso di unità, di fratellanza e di condivisione nella rievocazione delle pagine storiche più tristi e dolorose.

Dall'esperienza del dolore occorre saper trarre quella coesione dei cuori e quella comunità dei sentimenti che rafforza la coscienza di Patria, nel senso letterale del termine intesa come "terra dei padri", e rappresenta un fattore di educazione permanente ai valori civili della Nazione, alla cui quotidiana affermazione devono concorrere, con impegno e convinzione, tutti gli italiani.

Senza alcuna distinzione geografica, culturale e politica.