Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

15/03/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Presentazione del libro “L’omicidio di Nicola Calipari”, di Erminio Amelio

Autorità, Colleghi, Signore, Signori!

Oggi la Camera dei deputati rende omaggio a un eroico servitore dello Stato: Nicola Calipari, caduto sette anni fa nella missione di restituire alla libertà e di riaccompagnare in Italia la giornalista Giuliana Sgrena, tenuta in ostaggio per trenta giorni in Iraq da un gruppo terroristico.

Lo ricordiamo, attraverso la presentazione del bel libro di Erminio Amelio, perché di Calipari ogni italiano deve sentirsi fiero, perché la memoria del suo sacrificio deve rimanere sempre viva presso i cittadini, in particolare i più giovani, perché l'esempio di uomini come lui contribuisce in modo significativo a preservare la dignità del nostro Paese.

Anche per questo, conferendogli la Medaglia d'Oro al Valor Militare, il Presidente Ciampi fece riferimento alla "altissima testimonianza di nobili qualità civili, di profondo senso dello Stato e di eroiche virtù militari" offerta da Calipari fino al "supremo sacrificio della vita".

Il libro di Erminio Amelio ripercorre con rigore le varie fasi di quel tragico 4 marzo 2005 a Baghdad e ricostruisce con accuratezza l'iniziativa della Procura di Roma per fare piena luce sulle circostanze della morte del nostro funzionario, in particolare sulle eventuali responsabilità a carico del soldato statunitense Mario Luis Lozano che sparò le micidiali raffiche contro l'auto con a bordo Calipari, l'ufficiale del Sismi che era con lui, e Giuliana Sgrena.

Amelio è uno dei magistrati che hanno condotto l'inchiesta.

Saluto e ringrazio l'autore unitamente agli illustri relatori: Walter Veltroni, Giuseppe Cataldi, Silvia Resta.

Un sincero ringraziamento al Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri per essere oggi presente tra noi, dimostrando una sensibilità non solo istituzionale, ma anche personale, che le fa onore.

Un saluto particolare e un abbraccio alla collega Rosa Maria Villecco Calipari e ai figli Silvia e Filippo, cui, a nome di tutti i colleghi, rinnovo i sentimenti della più intensa vicinanza nel ricordo del sacrificio del loro Nicola.

Desidero preliminarmente ricordare che ricostruire quei tragici eventi di sette anni fa mi coinvolge personalmente perché, ricoprendo allora la carica di Ministro degli Esteri, ero al corrente delle iniziative per la liberazione di Giuliana Sgrena.

Ricordo ancora lo sgomento e il dolore alla notizia della morte di Calipari, sentimenti che si univano alla richiesta fortissima di conoscere la verità, che faceva innanzitutto il Governo, ma sostenuta da tutte le forze politiche e dall'intera opinione pubblica. Avevano il diritto di chiedere ed ottenere risposte sulla precisa dinamica del tragico evento e sulle responsabilità di chi lo aveva ucciso.

Era lecita, doverosa, unanime la richiesta di fare luce su tutti i punti oscuri; anche perché, come riferii in Parlamento nella seduta dell'8 marzo 2005, l'attività italiana volta alla liberazione di Giuliana Sgrena era nota all'intelligence statunitense e alle autorità militari americane, non potevano dire di non sapere; e anche perché, dagli elementi acquisiti dalla delegazione italiana presso la commissione d'indagine congiunta italo-americana, risultava che il comportamento di Calipari, nel tragitto verso l'aeroporto di Baghdad e in particolare nel tratto di strada in cui accadde la tragedia, avvenne sempre nel rispetto più assoluto delle regole di sicurezza.

Come emerge con chiarezza nel libro del dottor Amelio, la richiesta di verità non si fondava su sentimenti di rabbia, che pure c'erano, e dolore, che era intensissimo, ma su una superiore esigenza di giustizia, oltre che di doverosa difesa della dignità nazionale. Un'esigenza etica e civile, che non poteva andare smarrita neanche nella indubbia complessità e difficoltà della situazione politico-militare irachena dell'epoca.

Nell'introduzione al libro, e facendo riferimento a importanti questioni di cultura giuridica, Giuseppe Cataldi auspica l'affermazione di un'idea del diritto internazionale che sia volta, non solo a regolare i rapporti interstatuali, secondo le logiche, peraltro insopprimibili, dell'opportunità politica, ma che ponga anche l'individuo, l'essere umano, al centro dei rapporti con l'autorità di qualsiasi Stato.

E' uno dei grandi temi del dibattito giuridico internazionale di questi anni; un tema che non è certo di facile soluzione, considerata anche l'insorgenza della cosiddetta "guerra asimmetrica" scatenata nell'ultimo decennio dal terrorismo globale.

Ma è anche un tema che si pone con sempre maggiore urgenza all'attenzione dei Governi, dei Parlamenti e delle Organizzazioni internazionali. Perché, se è vero, come è vero, che la sicurezza degli Stati e dei cittadini è un bene primario, è altresì vero che un mondo che sia autenticamente più rispettoso dei diritti della persona è anche un mondo più sicuro.

Tra i numerosi motivi di interesse che ho trovato nel libro, mi ha particolarmente colpito il punto in cui dottor Amelio afferma che l'ufficio del pubblico ministero incaricato dell'indagine sulla morte di Calipari non ha mai voluto un "colpevole a tutti i costi".

Era doveroso - scrive Amelio - procedere nelle indagini "non solo - cito testualmente - per le ragioni, alte e comprensibili, delle famiglie colpite, in primo luogo quella del dottor Calipari, ma anche per tutti gli interessi che connotavano la vicenda".

"Quella condotta dal dottor Calipari - continua l'autore - non era stata un'operazione di poco conto o di routine, al contrario era stata una operazione nella quale lo Stato italiano si era impegnato ai massimi livelli in territorio estero, dove ancora vi erano gli strascichi del conflitto bellico".

La Corte di Assise di Roma, come nel volume è ampiamente ricostruito, ha poi dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Mario Luis Lozano per "carenza di giurisdizione" da parte del giudice italiano. La decisione è stata confermata dalla Corte di Cassazione nel 2008. Ed è di particolare interesse, non solo per i giudici, leggere le argomentazioni con cui l'autore sostiene una diversa tesi giuridica, pur nel rispetto della decisione della Suprema Corte.

Su un ulteriore motivo di interesse del libro desidero in conclusione soffermarmi.

Ricostruendo le ultime ore di Nicola Calipari, l'autore lo fa conoscere al pubblico nell'estremo, luminoso bagliore della sua grande umanità, della sua alta professionalità, del suo limpido eroismo.

So bene che l'uso di questa parola, eroismo, può essere talvolta una facile espressione retorica.

In questo caso l'espressione è appropriata, perché l'eroismo vero, che merita di essere proclamato, non va inteso come una vocazione o come un destino.

L'eroismo autentico è la condizione unica e particolare in cui una persona rivela, nella disponibilità al sacrificio supremo della vita, tutta la sua grandezza umana, tutta la sua generosità, tutto il suo alto senso del dovere.

L'eroismo di Calipari è l'eroismo che diviene esempio.

Ed è da uomini come lui che lo Stato trae la sua solidità più profonda. Per questo, a questi uomini, a questi eroi del dovere, deve andare la perenne riconoscenza di tutti gli italiani.

Se lo Stato italiano è ancora oggi punto di riferimento obbligato per tutti, è anche grazie al senso del dovere e al sacrificio di personalità come Nicola Calipari.