Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

15/05/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Convegno sul tema “E’ possibile un’alleanza italiana per la famiglia?”

Autorità, Colleghi, signore, signori!

La Camera dei deputati celebra la Giornata internazionale della famiglia con questo importante convegno organizzato in collaborazione con l'Osservatorio nazionale sulla famiglia e con il Forum delle associazioni familiari.

Saluto e ringrazio gli illustri relatori: il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, il Ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, il Presidente del Forum delle Associazioni familiari, Francesco Belletti, il Direttore Scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, Pierpaolo Donati.

Come emerge chiaramente dal Rapporto dell'Osservatorio per il biennio 2011-2012, l'Italia ha la necessità di valorizzare pienamente la soggettività sociale della famiglia come condizione per rafforzare il tessuto connettivo della nostra società.

I giudizi sull'evoluzione della famiglia possono essere legittimamente diversi sotto il profilo dei modelli culturali. Ma è fondamentale ribadire la centralità dell'istituto familiare all'interno della vita sociale, in opposizione a ogni possibile tendenza all'indebolimento dei legami affettivi e solidali tra le persone e all'avanzata di quel tipo di individualismo, all'insegna della deresponsabilizzazione e dell'egoismo, che contribuisce gravemente a indebolire le basi stesse della convivenza collettiva.

In proposito va ribadito che l'alta funzione morale e sociale della famiglia rappresenta un valore condiviso nella società italiana, valore che trova diretta e solenne affermazione costituzionale negli articoli 29, 30 e 31. L'articolo 31, in particolare, impegna le Istituzioni della Repubblica ad agevolare "con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi".

La necessità di questo impegno si riafferma con particolare forza e urgenza nell'Italia di oggi. Dalla famiglia scaturisce infatti una delle forme più rilevanti di capitale sociale. Le forme di solidarietà e di aiuto offerte dalle famiglie ai propri componenti in difficoltà si affiancano ai servizi del welfare pubblico nel dare sostegno alle persone più direttamente colpite dalla crisi economica di questi anni.

Il contributo delle famiglie italiane alla stabilità economica e sociale del Paese si esprime inoltre nella loro propensione al risparmio, come testimoniato dal loro minore indebitamento rispetto alla media dell'area euro, ancorché ci sia purtroppo da rilevare che il perdurare della crisi ha ridotto di molto la loro capacità - soprattutto quella delle famiglie giovani - di accantonare risorse per il futuro.

Ma qui si apre un grande problema, che è insieme etico, sociale e politico: fino a che a punto è lecito e fino a che punto è possibile affidarsi all'idea o, se vogliamo, al comodo stereotipo della famiglia come "ammortizzatore sociale"?

Si tratta ovviamente di una domanda retorica, perché uno dei grandi obiettivi delle Istituzioni deve essere proprio quello di alleggerire il peso che grava sulle famiglie e di valorizzare attivamente la loro funzione sociale.

"Alla famiglia -come osserva il ministro Riccardi nella prefazione al Rapporto dell'Osservatorio - si è chiesto molto in passato e tanto si chiede ancora oggi. Riconoscere però questo ruolo non è sufficiente se non si affiancano efficaci politiche di sostegno".

E' venuto dunque il momento di innovazioni incisive e concrete nel campo delle politiche familiari, innovazioni che restituiscano coerenza e continuità all'azione pubblica in questo fondamentale ambito della nostra società.

In questa direzione rappresenta, senza alcun dubbio, un passo avanti di grande rilievo il Piano nazionale per la famiglia di cui è promotore il ministro Riccardi e che ha recentemente avuto parere favorevole dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e Province autonome. E' la prima volta infatti che le politiche per la famiglia sono concepite in un quadro organico e unitario; e viene finalmente superata la logica della frammentazione degli interventi, certo necessari, ma fin qui attuati senza una considerazione complessiva del ruolo che la famiglia svolge all'interno della società.

E' importante evidenziare che tra i princìpi ispiratori del Piano -che prevede peraltro misure immediate a sostegno dei servizi per la prima infanzia e per l'assistenza domiciliare agli anziani- è sancito al primo punto quello della cittadinanza sociale della famiglia. L'obiettivo -come osserva il professor Donati nel Rapporto- è quello di "promuovere interventi che favoriscono la costituzione e lo sviluppo della famiglia come soggetto sociale avente diritti propri".

Si tratta di un salto di qualità culturale che avvicina l'Italia ad altri grandi Paesi europei che hanno da anni avviato innovative linee di intervento in questo primario settore della vita sociale.

E' superfluo rilevare che la misura dei benefici economici dipende dall'entità delle risorse pubbliche disponibili. Ed è in tal senso auspicabile che l'opera di riequilibrio dei conti dello Stato, di razionalizzazione della spesa e di creazione delle condizioni per la crescita economica possano, tra i vari risultati attesi, favorire anche l'adozione di interventi sempre più incisivi in favore delle famiglie.

Ma è fondamentale comunque superare una mentalità meramente assistenziale e considerare la famiglia in una nuova e più evolutiva prospettiva. Cioè come fattore di crescita su cui investire e non più, o non più soltanto, situazione di emergenza da affrontare senza un piano complessivo.

La famiglia va insomma pensata come una grande ricchezza per il nostro Paese, una risorsa che deve essere valorizzata in un quadro di cooperazione tra pubblico e privato e nella inclusione degli organismi intermedi di solidarietà, volontariato e collaborazione che agiscono nelle realtà locali.

In questa necessaria opera di promozione sociale, particolare attenzione va rivolta ai giovani e alle donne.

In particolare, le madri che lavorano devono ricevere quel sostegno e quell'aiuto necessari ad alleggerire il peso della loro duplice responsabilità.

E'opportuno in tal senso ricordare che più il basso livello dell'occupazione femminile in Italia rispetto alla media europea rappresenta un grave fattore di ritardo per la nostra società.

L'esperienza di altri grandi Paesi del nostro Continente ci insegna proprio che evolutive politiche familiari camminano di pari passo con più alti livelli occupazionali per le donne.

Va da sé che la questione deve essere affrontata, oltre che combattendo ogni forma di discriminazione e pregiudizio sui luoghi di lavoro, anche favorendo l'evoluzione dei modelli culturali e degli stili di vita familiare. Da questo punto di vista, è ad esempio auspicabile che un numero maggiore di padri usufruisca dei congedi parentali previsti dalla legge. Anche in questo caso c'è purtroppo da registrare una situazione di ritardo: come risulta dai dati Istat, la percentuale dei padri italiani che utilizzano tale istituto è di gran lunga inferiore alla media europea.

E qui voglio esprimere il mio plauso al Governo, e al ministro Fornero in particolare, per aver inserito, nel disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro, il congedo di paternità obbligatorio di tre giorni entro i primi cinque mesi di nascita del figlio del lavoratore.

E' una disposizione che sicuramente favorisce la cultura di una più ampia condivisione della cura dei figli all'interno delle coppie.

Per quanto riguarda i giovani, è unanime convinzione che una politica volta a sottrarli alla disoccupazione, alla sottoccupazione e al precariato, una politica tesa a garantir loro indipendenza economica e opportunità di vita sia di grande valore strategico per il futuro della famiglia, oltreché, naturalmente, per quello della società italiana in generale.

In altre parole, l'azione in favore della famiglia deve esprimersi anche nel favorire la formazione di nuove famiglie. Il che vuol dire, nel concreto, promuovere l'emancipazione e l'autonomia dei giovani.

Come è purtroppo noto, un tale processo è indebolito e ostacolato dalle troppe rigidità e dai troppi ritardi presenti nel sistema italiano, rigidità e ritardi che sono ben riassumibili in questo paradosso: se ieri, nell'Italia in cui si sono formati i nostri padri, molte persone erano costrette, in ragione delle difficoltà economiche e delle scarse opportunità sociali, a diventare adulti troppo presto, oggi, nell'Italia in cui si formano i nostri figli, molte persone sono costrette, per lo stesso tipo di ragioni, a diventare adulti troppo tardi.

E' urgente quindi rimuovere tutte le contraddizioni e i fattori di ritardo che pesano gravemente sul futuro dei nostri figli, e quindi sul futuro di tutti.

La soluzione di questi problemi passa innanzi tutto per misure volte a promuovere l'occupazione giovanile, la formazione professionale e un mercato del lavoro più favorevole ai giovani, unitamente a tutti gli interventi sociali tesi a favorire l'autonomia dei nostri ragazzi. Penso ad esempio alla promozione dell'autonomia abitativa attraverso misure di agevolazione dei mutui o delle locazioni.

In conclusione, il benessere della famiglia deve essere oggetto di una sempre più elevata attenzione e di un sempre più intenso impegno da parte delle Istituzioni, delle forze politiche e di quelle sociali, nella consapevolezza che la vitalità dell'intera società si misura anche e soprattutto con la vitalità del luogo fondamentale e originario in cui si svolgono le più profonde relazioni umane e affettive.

E sono certo che gli autorevoli interventi nel dibattito di oggi offriranno interessanti motivi di riflessione e notevoli contributi di conoscenza su un tema di cruciale importanza per il futuro della nostra Italia.