Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

19/06/2012

Montecitorio, Sala della Lupa - Convegno dal titolo "Giornata della meritocrazia, equità, efficienza, emergenza"

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è particolarmente lieta di ospitare oggi questo importante convegno dedicato al grande e fondamentale tema della promozione del merito nel nostro Paese, convegno organizzato in collaborazione con il Forum della Meritocrazia e con l'Associazione "La Scossa".

Saluto e ringrazio il Presidente del Forum Arturo Artom, che terrà la relazione introduttiva.

Lo saluto e lo ringrazio unitamente agli illustri relatori: il Vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, l'On. Enrico Letta, l'On. Santo Versace, il Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti, il Rettore dell'Università della Calabria Giovanni Latorre, il Vicepresidente di Confindustria Ivanhoe Lo Bello, l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli, l'astrofisica del Max Planck Institut di Monaco di Baviera Sandra Savaglio, il prorettore dell'Università Bocconi Giovanni Valotti , il Presidente dell'Associazione "La Scossa" Francesco Delzìo, che modererà il dibattito.

Affermare il principio del merito nei settori cruciali dell'economia, della Pubblica Amministrazione, dell'educazione e della formazione universitaria è una delle grandi sfide per lo sviluppo che attendono l'Italia nel presente e nel prossimo futuro.

Vincere questa sfida è condizione fondamentale per consentire al nostro Paese, non solo di riconquistare la posizione che le è propria tra le più dinamiche democrazie industriali del mondo, ma anche di rafforzare la coesione collettiva e di raggiungere più elevati traguardi di giustizia sociale.

Riconoscere il merito, permettere a ciascuno di valorizzare le proprie capacità, garantire, soprattutto ai giovani, la possibilità concreta di crescere professionalmente e culturalmente vuol dire infatti creare le premesse di una società più equa e più giusta, una società nella quale il valore della persona sia pienamente affermato e i rapporti sociali e di lavoro siano all'insegna della giustizia e della trasparenza, contro ogni tendenza a cercare o elargire favori, privilegi, protezioni e cooptazioni.

La sfida del merito è prima di tutto una sfida di civiltà. La posta in gioco va al di là del dato strettamente economico per investire le sfere morali e culturali che ispirano i codici di comportamento seguiti nelle Istituzioni e nella società.

Nell'Italia di oggi, il desiderio di affermare i principì di equità, giustizia, valorizzazione delle capacità personali e professionali è sempre più ampio e diffuso, il che rappresenta un indubbio segno di vitalità della nostra società e della nostra democrazia.

Questo desiderio si scontra però con la sopravvivenza di mentalità e abitudini regressive variamente presenti in diversi ambiti della società e in diversi ambiti dell'economia, della politica, della Pubblica Amministrazione.

La realtà ci dice purtroppo che nepotismo, clientelismo e vari tipi di favoritismo continuano a essere pratiche diffuse, con le inevitabili storture nella selezione delle classi dirigenti e, soprattutto, con il drammatico impoverimento delle opportunità per i giovani più meritevoli, che vedono spesso frustrate le loro aspirazioni e mortificate le loro capacità nel precariato e nella sottoccupazione.

Questo scontro tra spinta al rinnovamento e alla trasparenza, da un lato, e immobilismo e opacità di sistema, dall'altro, è tra i fattori che maggiormente contribuiscono a elevare la conflittualità presente nella nostra società, una conflittualità che, laddove non si esprime in forme di aperta protesta sociale e politica, tende ad aggravare comunque il senso di disagio dei cittadini e ad alimentare la loro sfiducia nelle Istituzioni e nel futuro.

Il disagio è naturalmente acuito dalla crisi economica. Ma questa stessa crisi, per come si presenta oggi in Italia, rappresenta a sua volta il dato rivelatore più evidente ed eclatante di quanto il sistema italiano non sappia premiare a dovere il merito e l'eccellenza e non sappia garantire a sufficienza quella effettiva eguaglianza nelle condizioni di partenza che è la condizione necessaria per promuovere tutte le capacità e tutte le potenzialità presenti all'interno della società.

Il successo economico di un Paese non dipende infatti soltanto dalle strutture materiali e organizzative della produzione industriale e della fornitura dei servizi ma anche e soprattutto dalle risorse immateriali della ricerca, dell'innovazione e della valorizzazione dei talenti.

Ed è proprio qui che l'Italia presenta i ritardi più vistosi. Basti pensare all'elevato numero di laureati italiani e di giovani ricercatori che si vedono ogni anno costretti a cercare all'estero quelle possibilità che non trovano in Italia. Con un'immagine spesso ripetuta possiamo affermare che il nostro è un Paese che continua ad importare braccia e ad esportare cervelli.

E in tal senso va ricordata anche la scarsa mobilità sociale dell'Italia. La tendenza dell'ultimo decennio rivela infatti che i giovani provenienti dalle fasce sociali più basse incontrano ostacoli insormontabili per elevare il loro status e il loro reddito, segno evidente che i talenti e le qualità presenti nella nostra società trovano un terreno sempre meno favorevole alla loro promozione e affermazione.

Così come va ricordato il basso livello dell'occupazione femminile rispetto alla media europea, un dato che si unisce alle varie situazioni di disuguaglianza che molte donne sperimentano nel mondo del lavoro.

Accade, anche in questo caso, che, all'ingiustizia verso le persone, si unisce la perdita di energie preziose per il progresso della nostra società.

L'onesto e realistico riconoscimento di questi ritardi e di questi problemi non ci deve naturalmente far dimenticare le tante situazioni di eccellenza che riescono in ogni caso ad affermarsi nei vari ambiti dell'economia, dell'amministrazione e dell'università.

Ma questa considerazione, oltre a dimostrare l'esistenza di grandi possibilità di sviluppo e di crescita presenti nel Paese, deve costituire un ulteriore sprone per le classi dirigenti della politica, dell'economia e della Pubblica Amministrazione verso una rinnovata e convinta assunzione di responsabilità. E' urgente rispondere alle domande di rinnovamento e di giustizia che salgono in modo sempre più pressante dal cuore della nostra società, domande che non possono più essere eluse, pena l'aggravarsi dei conflitti, pena l'ulteriore crescita della protesta sociale, pena l'acuirsi delle divisioni all'interno del Paese.

Va da sé che promuovere il merito nella società italiana è un'azione che, per essere profonda ed efficace, deve dispiegarsi su più ambiti: da quelli politici a quelli economici, a quelli culturali.

Anzi, per molti aspetti possiamo dire che l'obiettivo dell'impegno per la meritocrazia è quello di produrre una grande svolta culturale per l'Italia.

Nell'immediato, sarebbe però già un confortante segno di mutamento se le classi dirigenti, a partire da quelle politiche, dimostrassero, con i loro comportamenti e le loro scelte, di aver superato le logiche dell'autoconservazione, della cooptazione, della difesa gelosa delle posizioni acquisite.

Credo, e questa è una mia personalissima considerazione che non investe il ruolo istituzionale che ricopro temporaneamente, che per le classi dirigenti politiche la cartina di tornasole di questa consapevolezza sarà la discussione - che mi auguro imminente - su quale legge elettorale si dovrà portare al Paese.

L'ambito delle politiche pubbliche per promuovere il merito è ampio e articolato e va dai settori strategicamente rilevanti dell'istruzione scolastica e della formazione universitaria all'organizzazione del lavoro, alla promozione dell'innovazione, della ricerca, dell'imprenditorialità in settori d'avanguardia.

Occorre realizzare le condizioni affinché i giovani che posseggono qualità, idee, professionalità, ma che non hanno né condizioni familiari né raccomandazioni né amicizie influenti, possano realizzare le loro capacità, senza essere respinti dalle rigidità e dai privilegi del sistema e senza essere mortificati, come ad esempio nel caso di tante nuove iniziative imprenditoriali, dalla complessità dei vincoli burocratici e dalla difficoltà di accesso al credito.

Sarebbe in tal senso auspicabile realizzare un sistema a rete che coinvolga imprese, università, istituti di ricerca per favorire imprenditorialità e nuove professionalità nei settori tecnologicamente più avanzati.

In conclusione, l'impegno per la meritocrazia deve essere condotta in modo corale nei più vasti ambiti della società, della politica e della cultura del nostro Paese.

Chiara e condivisa deve essere la convinzione che promuovere il merito non significa soltanto costruire una società più efficiente ma anche una società più giusta.

Mai come in questo caso, efficienza ed equità si trovano unite in uno stretto e necessario binomio.

Il mio augurio è che la cultura del merito possa al più presto affermarsi e consolidarsi, infondendo nuova fiducia nelle forze più dinamiche della nostra società - forze che ci sono - e incoraggiandole a costruire un futuro collettivo che sia all'altezza della qualità espressa dalla nostra tradizione nazionale.

Ed è con questo auspicio che passo la parola agli illustri relatori, i quali sapranno sicuramente fornire importanti e profondi motivi di riflessione su un tema che è davvero strategico per l'Italia di domani.