Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

INIZIO CONTENUTO

Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

19/06/2012

Montecitorio, Sala della Lupa - Presentazione del volume dei "Discorsi parlamentari di Ludovico, Nicolò, Luigi e Sebastiano Fulci (1883 - 1971)"

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

Oggi la Camera dei deputati rende omaggio ad alcuni esponenti di rilievo della nostra storia politica e istituzionale e lo fa attraverso la presentazione dei discorsi parlamentari di Ludovico, Nicolò, Luigi e Sebastiano Fulci.

Saluto e ringrazio gli illustri relatori: il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, l'editorialista del "Corriere della Sera" Piero Ostellino, lo storico Giovanni Sabbatucci, l'Ambasciatore Francesco Paolo Fulci.

Nei discorsi parlamentari dei deputati Fulci sono racchiusi novant'anni di storia nazionale italiana, i novant'anni compresi tra il 1882, anno in cui Ludovico Fulci entrò a far parte della Camera dei deputati, e il 1972, quando Sebastiano Fulci concluse il proprio impegno parlamentare nella V legislatura della Repubblica.

In questo ampio arco cronologico, in cui si susseguono tanti passaggi cruciali della nostra storia nazionale, la testimonianza d'impegno civile e politico dei deputati Fulci offre un bell'esempio di coerenza ideale nei valori su cui si fonda l'organizzazione e l'esercizio dei poteri dello Stato liberal-democratico.

In ciascuno dei "tempi nuovi" che attraversano nel corso della loro esperienza, i Fulci hanno sempre come punto di riferimento i princìpi di libertà e giustizia sociale delle culture democratiche e repubblicane del movimento risorgimentale.

Dalla loro voce e dalle loro iniziative, in decenni fondamentali nella storia della Sicilia e dell'Italia intera, traspare un indirizzo politico orientato verso una democrazia più avanzata, mazzinianamente interclassista, laicamente ostile a qualsiasi privilegio di censo.

Nella visione dello Stato che ispirava i Fulci era infatti ben presente quella visione umanitaria d'ispirazione mazziniana secondo cui il progresso sociale e la rivendicazione della dignità della persona si realizzano efficacemente solo nel perimetro delle libertà civili, garantito dalla democrazia parlamentare, dal pluralismo e dalla collaborazione fra le classi.

E' importante sottolineare come questo messaggio di modernizzazione e coesione sociale provenisse da un vasto ed eterogeneo insieme di forze attive nel Sud del Paese, interessate all'efficienza produttiva quanto estranee a logiche assistenzialistiche.

Erano forze desiderose di conquistare spazi di crescita che fossero espressione della propria identità, dignità e libertà d'iniziativa economica e sociale.

Da esperti giuristi quali erano - unica eccezione è quella di Sebastiano, che come ingegnere civile fu più sensibile alle problematiche della modernizzazione infrastrutturale del Paese piuttosto che ai temi della costruzione normativa - i Fulci avevano chiara consapevolezza del valore operativo degli strumenti procedurali che scandiscono la funzionalità delle Istituzioni.

Ne è riprova la vicenda del noto "emendamento Fulci" - si tratta in questo caso di Nicolò Fulci - intorno al quale si coagulò, agli inizi del '900, quella vasta maggioranza parlamentare che consentì di porre fine alla crisi apertasi nel 1898 e di aprire la strada dapprima al gabinetto Zanardelli e poi all'età giolittiana.

Nell'azione dei Fulci all'interno delle Istituzioni, per come può ora essere ricostruita analiticamente attraverso la pregevole raccolta dei loro discorsi parlamentari, si legge una coerenza ideale - che permane immutata attraverso le generazioni - incentrata sulla convinzione che è il Parlamento la sede primaria del libero confronto e della sintesi fra le istanze politiche e gli interessi espressi dalle diverse realtà economiche e sociali del Paese.

Corollario implicito di questo presupposto è che la legge approvata dal Parlamento rappresenta il naturale terreno di sedimentazione di un difficile processo di composizione istituzionale dei conflitti economici e sociali, così come dei valori di civiltà giuridica e politica che assicurano la vitalità di uno Stato liberale e pluralistico.

Traccia evidente di questa cultura si ritrova nel nuovo Codice penale, entrato in vigore il 1° gennaio 1890 e legato al nome di Giuseppe Zanardelli, ma alla cui elaborazione partecipò con ruolo particolarmente rilevante Ludovico Fulci, insigne giurista ed autorevole figura di riferimento per la cultura giuridica laica di cui quel codice recepiva le principali istanze: dall'abolizione della pena di morte al riconoscimento del diritto di sciopero.

Sulla stessa linea, si colloca l'impegno politico e parlamentare di Luigi Fulci, che entra alla Camera dopo la fine della Grande Guerra e che vive in prima persona, come deputato e componente dei Governi Facta del 1922, la prima fase di opposizione all'avvento del fascismo, all'involuzione antidemocratica della dialettica politica ed istituzionale.

E' significativo ricordarne ed onorarne oggi la memoria proprio in questa Sala di Palazzo Montecitorio, in cui una targa marmorea richiama costantemente alla memoria collettiva l'impegno ed il sacrificio dei deputati aventiniani - fra cui era Luigi Fulci - i quali diedero vita a un'opposizione che sperava di far leva sulla capacità di mobilitazione sociale ed istituzionale del Paese. Un'opposizione che, anche dopo il drammatico fallimento di quell'esperienza, continuò a trovare nella figura di Luigi Fulci una vitale espressione di sentimento democratico.

In tal senso, possiamo leggere, nell'intera storia politica dei deputati Fulci, fino agli anni Sessanta e Settanta del '900, l'impegno della borghesia laica e liberale per la coesione culturale e civile di una società, come la nostra, che spesso è stata attraversata - e che continua purtroppo ad essere attraversata - da particolarismi, disomogeneità ed esasperate conflittualità.

E' un patrimonio di valori e di esperienze che può sicuramente contribuire a preservare oggi il nostro Paese da quelle pulsioni populistiche che nascono dalla paura, dalla sfiducia, dall'indebolimento di valori culturali e civili, capaci di garantire coesione.

E' quindi un insegnamento di grande attualità, nell'affrontare le grandi complessità del nostro tempo, quello che ci proviene dalla testimonianza d'impegno civile e politico dei deputati Fulci.

In Italia c'è oggi bisogno della mobilitazione delle risorse intellettuali, culturali, morali e professionali di settori sociali rinnovati e responsabili, settori attenti agli interessi generali e capaci di riattivare e reinterpretare i valori storici della nostra tradizione unitaria, al servizio di un progetto di sviluppo civile ed economico del Paese nel più ampio contesto europeo ed internazionale.

C'è bisogno di un nuovo ruolo propulsivo, di una piena assunzione di responsabilità, di una ritrovata consapevolezza delle classi dirigenti che un Paese come il nostro - ricco di risorse ma che deve necessariamente riprendere la via della crescita - deve esprimere nei più diversi ambiti dell'organizzazione politica, economica e sociale.

Sarà grazie a quest'azione corale che si potranno riattivare i circuiti virtuosi della fiducia nelle Istituzioni politiche e nei valori collettivi su cui esse si fondano.

In questi discorsi parlamentari troviamo l'espressione di storici e profondi valori civili. Ed è mio auspicio che tali princìpi possano continuare ad ispirare lo sforzo di costruzione di un'Italia più libera e moderna, all'altezza delle sue migliori tradizioni e costantemente proiettata a realizzare i valori della pace e della cooperazione nel contesto europeo e internazionale.