Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

05/07/2012

Montecitorio, Sala della Lupa – Convegno “Lingua, Immigrazione e Integrazione. Parlarsi, incontrarsi, conoscersi”

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è lieta di ospitare questo importante convegno sul tema della lingua come strumento di integrazione degli immigrati nella nostra società, organizzato in collaborazione con la Società Dante Alighieri.

Saluto e ringrazio il Presidente della "Dante", Ambasciatore Bruno Bottai unitamente agli illustri relatori: il Presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara, il Direttore di "Limes" Lucio Caracciolo, il Responsabile Scientifico del Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri, Massimo Arcangeli, il Direttore del Dipartimento dei processi interculturali dell'Università Roma Tre Francesco Susi, il Presidente della Fondazione Integra/Azione Luca Odevaine, il giornalista parlamentare del Tg1 Angelo Polimeno, che modererà il dibattito.

Il convegno odierno è arricchito dalla testimonianza di uno dei grandi protagonisti della cultura mondiale, Zygmunt Bauman, che ha registrato per questa occasione un videointervento, nel corso del quale ci parlerà dei processi di integrazione dei migranti in Europa, a ulteriore dimostrazione del suo intenso e profondo legame con l'Italia e a dimostrazione della crucialità, per il futuro della società europea, del tema affrontato in questo incontro.

La conoscenza della lingua del Paese in cui vivono e lavorano rappresenta infatti, per gli immigrati, una condizione fondamentale per il loro pieno inserimento nel tessuto culturale e civile delle società europee.

E' grazie alla lingua che possono realizzare la loro integrazione nei luoghi di lavoro, di studio, di svago e di socializzazione culturale.

E' grazie alla lingua che possono comprendere la realtà socio-culturale che li circonda e viverci da cittadini pienamente consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.

E' sempre grazie alla lingua che possono superare la tentazione dell'autoisolamento e dell'autoesclusione.

L'Italia, come tutti i Paesi in cui è avvertita la necessità di realizzare incisivi modelli di integrazione, deve favorire la diffusione dell'idioma nazionale tra i cittadini stranieri nella consapevolezza che si tratta del principale strumento di inclusione sociale.

La cruciale importanza della lingua nei processi d'integrazione è dimostrata anche e soprattutto dagli immigrati di seconda generazione, in particolare dai ragazzi e dai bambini nati in Italia da genitori stranieri che frequentano le nostre scuole e che condividono le stesse aspirazioni, gli stessi interessi e gli stessi sogni dei loro coetanei di origine italiana.

Questi bambini e questi ragazzi si sentono legittimamente italiani e rappresentano una nuova e importante risorsa per il nostro Paese che deve essere valorizzata.

E' per realizzare questo importante investimento sul nostro futuro comune e per rispondere a una fondamentale esigenza di giustizia e di equità che si pone la necessità di rivedere l'attuale legge sulla cittadinanza, in modo da permettere ai ragazzi nati nel nostro Paese, o che nel nostro Paese hanno compiuto un ciclo di studi, di diventare cittadini prima di raggiungere la maggiore età.

E' necessario farlo affinché la condizione giuridica di quella che è stata definita la "generazione Balotelli" corrisponda al sentimento del suo cuore. Affinché questi giovani nuovi italiani non trascorrano gli anni cruciali della loro formazione umana e civile nella condizione degli stranieri o, in qualche caso, degli emarginati, dei diversi.

Oltre che della cittadinanza sociale, la padronanza della lingua è un presupposto necessario anche della cittadinanza politica, che vuol dire essenzialmente il coinvolgimento e la partecipazione del nuovo italiano nella vita della comunità nazionale cui sente di appartenere, condividendone valori e obiettivi di fondo.

Promuovere la conoscenza dell'italiano tra le comunità di immigrati non equivale naturalmente a seguire un modello assimilazionista di integrazione, una impostazione quest'ultima, che può essere causa di conflitti e tensioni, come accaduto in altri Paesi europei che da più tempo si confrontano con la questione di cosa significhi integrazione.

Conoscere la cultura e la lingua dell'Italia non deve infatti comportare la rinuncia aprioristica della propria cultura di origine e il sacrificio della propria identità storico-culturale, ma al contrario un arricchimento di identità e di linguaggi.

Un arricchimento per l'immigrato, un arricchimento per la società che lo accoglie.

E' solo così che si può realizzare un modello di integrazione fondato sulla reciprocità, che vuol dire riconoscimento e rispetto. Riconoscimento, rispetto e disponibilità alla conoscenza, da parte dell'Italia, della cultura d'origine delle persone che vivono il processo di integrazione. E, parallelamente, riconoscimento, rispetto e disponibilità alla condivisione, da parte dei giovani immigrati, della cultura e dei valori di fondo che sostengono e uniscono la società italiana.

Numerosi sono i casi in cui si dimostra l'efficacia e la fecondità della lingua italiana come strumento di integrazione.

Uno dei più interessanti e simbolicamente rilevanti è sicuramente quello degli scrittori immigrati di seconda generazione. Si tratta di giovani nati in Italia, o venuti nel nostro Paese in tenera età, che hanno sentito il bisogno di raccontare la loro esperienza e il loro mondo in libri scritti in italiano.

E' un fenomeno nuovo, cresciuto negli ultimi anni e di rilevante valore culturale e civile.

Sono già molte le case editrici che hanno inserito nelle loro collane di narrativa nazionale le opere di questi giovani scrittori di origine immigrata.

Esiste quindi già una letteratura dei nuovi italiani ed è a pieno titolo letteratura italiana, letteratura che sta arricchendo di nuove idee e nuove creazioni la cultura nazionale.

Aspetto particolarmente significativo è che in questa letteratura non è narrata soltanto l'esperienza dell'integrazione, ma sono espresse anche le sensibilità, le culture e le memorie dei mondi d'origine, che arrivano direttamente e senza filtri al pubblico italiano attraverso la straordinaria forza di una lingua diventata comune.

E' insomma integrazione e, insieme, creazione culturale.

Come ha scritto la narratrice d'origine armena Veronica Orfalian, con parole esemplari, "bisogna abituare le fragili radici ad abituarsi alla nuova terra".

In conclusione, la lingua è uno dei migliori e più efficaci strumenti dell'esperienza interculturale.

E' il veicolo per camminare insieme e per costruire un'Italia che sia nuova, più libera, più dinamica, più fiduciosa nel futuro.

Deve essere impegno comune, delle Istituzioni, della società civile, e di importanti organizzazioni culturali come la Società Dante Alighieri, far sì che le radici di cui parla la giovane scrittrice italo-armena siano sempre più robuste, e solidamente innestate in una terra di diritti, libertà e opportunità.