Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

11/07/2012

Montecitorio, Sala Aldo Moro – Presentazione del volume “La vera storia dei miei capelli bianchi”, di Anna Paola Concia e Maria Teresa Meli

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati è lieta di ospitare la presentazione del volume "La vera storia dei miei capelli bianchi", scritto dalla collega Anna Paola Concia con Maria Teresa Meli.

Un saluto alle autrici e agli illustri relatori, il Vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, l'onorevole Mara Carfagna e l'editorialista del "Corriere della Sera", Pierluigi Battista.

Il libro è un racconto molto intenso, un vero e proprio inno al diritto alla felicità, e voglio sottolineare il valore dell'articolo 3 della nostra Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

Attraverso il racconto di una vicenda personale, una sorta di biografia, a tratti dolorosa, il volume evidenzia i ritardi del nostro Paese sui temi della lotta all'omofobia e della garanzia dei diritti civili. Molte pagine sono amare, fanno riflettere.

Eppure, scorrendo le pagine del libro, ciò che emerge e che va ben oltre l'amarezza dell'autrice, è il dato positivo della progressiva crescita oltre le appartenenze politiche del confronto aperto e senza pregiudizi sui temi dell'identità e della dignità della persona.

Un confronto che deve proseguire, che riguarda il futuro della società, dei nostri giovani, tutti quei ragazzi e quelle ragazze, omosessuali ed eterosessuali, per cui la storia di Paola può valere da esempio, esortandoli a non arrendersi, a non rinunciare ad esprimere se stessi, a non rinunciare a coltivare il sogno del diritto alla felicità.

"Un ragazzo che scopre di essere omosessuale - racconta l'autrice - deve ancora avere una grande forza interiore per non finire schiacciato dalla riprovazione sociale", prova ne è - segnala ancora l'autrice - che "il trenta per cento dei ragazzi che si suicida è composto da omosessuali".

Purtroppo sappiamo che sono ancora troppo numerosi gli atti di violenza, psicologica e fisica, nei confronti degli omosessuali (la cronaca si incarica quasi ogni giorno di raccontarcelo) ed è evidente che le testimonianze di doverosa solidarietà non sono sufficienti a evitare che tali gesti si ripetano.

Sono forme di pregiudizio, di discriminazione e di intolleranza antiche, radicate nell'ignoranza, ma diffuse anche attraverso nuovi strumenti di comunicazione, come dimostra una recente pagina di Facebook che diffondeva aberranti opinioni pseudo-scientifiche sull'omosessualità.

A tal riguardo, va ricordato quanto detto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha ammonito a "non sottovalutare i rischi che l'abitudine all'uso nel discorso pubblico di allusioni irriverenti, lesive della dignità delle persone, contribuiscano a nutrire il terreno sul quale l'omofobia si radica". "L'ostentazione in pubblico di atteggiamenti d'irrisione nei confronti di omosessuali - ha detto ancora il Capo dello Stato - è inammissibile in società democraticamente adulte".

Nel favorire pregiudizi e discriminazioni gioca un ruolo la diffusa superficialità sui temi che riguardano l'identità delle persone. "In epoche come questa - scrive l'autrice - la complessità della vita viene considerata una perdita di tempo, mentre io credo che sia invece la semplificazione una perdita di senso. Informare significa anche fornire al pubblico e ai lettori gli strumenti per capire la realtà; se si banalizza e ci si limita all'ovvio, perché è più facile, non si fa un buon servizio. Se si rafforzano gli stereotipi, anziché operare per interpretare la realtà e migliorarla, in che modo la classe dirigente e gli intellettuali possono definirsi tali?".

Parole che fanno ben comprendere perché è dovere delle Istituzioni svolgere un ruolo educativo, interpretando le esigenze dell'intera collettività e sensibilizzando l'opinione pubblica al rispetto dell'articolo 3 della Costituzione.

L'articolo 21 della "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea" - e l'Unione non ha avvenire se si limita a discutere della moneta unica - vieta "qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza
ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o
le tendenze sessuali"
.

L'Italia non può indugiare oltre. E' necessario prendere atto dei cambiamenti sociali nel nostro Paese e adeguare l'ordinamento giuridico alle necessità delle persone, promuovendone le libertà fondamentali. Ed è questo un compito del Parlamento.

In conclusione, è necessario che anche nel nostro Paese si affermino una mentalità e una cultura sempre più rispettose dei diritti e della dignità della persona e un dibattito senza pregiudizi e ideologismi, anche in sede politica, è precondizione necessaria per la crescita di un'Italia più libera ed evoluta.

Sono certo che l'intensa e profonda testimonianza contenuta nel libro di Anna Paola Concia fornirà un contributo prezioso.