Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

20/10/2012

Cerimonie in occasione del 70° anniversario della battaglia di El Alamein, con la partecipazione di una delegazione parlamentare

Signor Ambasciatore d'Italia in Egitto, Autorità militari e civili, Signore e Signori,

Come ha detto molto bene poc'anzi il Capo di Stato Maggiore, Generale Abrate, che ringrazio, non è difficile spiegare la ragione per la quale oggi siamo qui riuniti in rappresentanza di tanti milioni di connazionali: non soltanto di coloro che nel corso di questi anni si sono idealmente chiusi in preghiera di fronte a queste lapidi, ma anche i tanti che, pur non avendo mai avuto il modo di giungere fino a qui, hanno spesso pensato a questi Caduti, a questi Eroi.

Siamo qui perché è un dovere, una sorta di imperativo morale, per ogni italiano, ricordare il sacrificio, onorare coloro che si sono sacrificati, facendo olocausto della loro giovane vita.

Lo ha detto molto bene il sacerdote officiante: "Gloria e Memoria vivi": vive la Gloria, vive la Memoria.

E' un dovere ricordare, ed è al tempo stesso un preciso imperativo che deve vedere in prima linea anche le Istituzioni. Sono particolarmente onorato di essere qui quest'oggi, nella veste di Presidente della Camera dei deputati, insieme ad una folta delegazione di colleghe e di colleghi appartenenti alla totalità dei Gruppi parlamentari presenti.

Ed è un fatto importante e per certi aspetti senza precedenti, perché oggi nessuno, quale che sia l'opinione politica che ha, può dubitare di quello che accadde in questo deserto 70 anni fa: si sacrificarono tanti uomini che amavano profondamente la loro terra, che sentivano l'orgoglio di essere italiani.

Nel passato ci si è chiesti, polemicamente, se quel sacrificio, quell'eroismo, fosse motivato da ragioni ideologiche. Credo che oggi quella polemica non abbia più ragione di esistere, perché tutti hanno ben presente che quei soldati caddero perché amavano l'Italia e avevano un forte senso dell'onore militare.

C'era in alcuni di loro, inutile negarlo, una forte passione politica, ma erano innanzitutto soldati italiani che sentivano il dovere di difendere in armi la loro Patria, di difendere in armi il loro Tricolore.

E credo che sia questa la ragione per la quale quei soldati (i paracadutisti della Folgore, i carristi dell'Ariete, gli Alpini, i Bersaglieri, l'Arma azzurra e tutti gli altri) furono onorati dai nemici di ieri, amici ed alleati oggi, come ha dimostrato la bella Cerimonia internazionale di pochi istanti fa. Furono onorati perché era ben chiaro ai nemici di ieri che quei soldati combattevano per senso dell'onore, per rispettare un giuramento. E' il primo grande monito che dobbiamo avere ben presente in noi per tramandarlo alle più giovani generazioni.

Credo inoltre che, accanto al dovere di ricordare, ci sia il dovere altrettanto forte di dimostrare riconoscenza ai reduci, di abbracciarli idealmente tutti con spirito filiale. Mostrare riconoscenza a chi è qui, e idealmente rappresenta coloro che sono nel cielo ma ancora presenti nella nostra anima.

Mostrare riconoscenza con le parole, con le cerimonie, con gli atti di forte valore simbolico, ma anche, lasciate che lo dica, con comportamenti coerenti e conseguenti.

E sono certo di interpretare il sentimento di tutte le colleghe e di tutti i colleghi che qui mi accompagnano nell'esprimere il forte auspicio che il Ministro della Difesa e il Presidente del Consiglio rivedano una decisione che francamente crea, in tutti coloro che amano l'Italia e rispettano le Forze Armate, un forte imbarazzo. Non si possono tassare le pensioni di guerra, non si possono tassare le indennità di medaglia. Riconoscenza vuol dire anche essere coscienti che, per quanto magre siano le finanze pubbliche, è altrove che bisogna risparmiare.

E infine, accanto al dovere di ricordare, accanto a quello di essere riconoscenti, abbiamo il dovere di trarre insegnamento dalla Storia. E' stato del tutto casuale che, in occasione del 70° anniversario delle tre Battaglie di El Alamein, il premio Nobel per la Pace sia stato assegnato all'Unione Europea. Eppure tutto ciò ha un forte valore simbolico, perché quelle due tragedie mondiali scoppiarono per le rivalità e le guerre tra noi europei.

L'insegnamento della Storia, nel momento stesso in cui si visita questo Sacrario, o si visita, come abbiamo fatto poc'anzi, il Sacrario delle forze legate alla Gran Bretagna, le forze del Commonwealth, o quando si visita il Sacrario tedesco, l'insegnamento è uno e uno solo: che dal sacrificio dei Caduti, nasca l'impegno perché mai più la parola passi alle armi, mai più tra gli europei possa scorrere il sangue delle divisioni e dell'odio. E il modo migliore per ricordare tutti coloro che sono oggi idealmente riuniti, è stato vedere l'abbraccio tra i nostri veterani e quelli del Commonwealth, untiti oggi nel nome di un dovere compiuto, nel nome di un onore rispettato, nel nome di un comune auspicio, che è quello per la pace.

Nella lingua araba El Alamein vuol dire 'due bandiere': è un nome che evoca un significato. Due identità, due modi diversi di essere, ma insieme, affratellati. Si può essere diversi, siamo diversi, ma possiamo essere uniti se, ricordando il sacrificio degli eroi di ieri, ci impegniamo per costruire un futuro migliore.