Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

14/11/2012

Montecitorio, Sala della Regina – Cerimonia in occasione del decennale della visita di Sua Santità Giovanni Paolo II al Parlamento italiano

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

E' con viva emozione che celebriamo oggi il decennale della visita al Parlamento di Sua Santità Giovanni Paolo II; una giornata indimenticabile che è già nella storia della Repubblica ed è ancora viva nel cuore degli italiani.

Saluto e ringrazio il Presidente del Senato Renato Schifani, copromotore di questa cerimonia.

Al saluto e al ringraziamento unisco il Presidente Pier Ferdinando Casini, che ebbe l'onore di accogliere a Montecitorio, insieme con l'allora Presidente del Senato Marcello Pera, il Pontefice.

Un cordiale benvenuto a Sua Eminenza Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che onora oggi la Camera con la sua presenza.

Fu la prima volta, in quel memorabile 14 novembre del 2002, che un Papa fece il suo ingresso nel Parlamento italiano, a compimento e a suggello di un lungo processo di ricomposizione del tessuto morale e culturale del Paese, che aveva conosciuto, seppur in decenni lontani difficili fasi di contrapposizione tra Istituzioni civili e Istituzioni religiose, tra cultura laica e cultura cattolica.

Rievocando quella storica giornata, voglio innanzi tutto ricordare l'affetto sincero e profondo nutrito da Papa Wojtyla per l'Italia, indicata dal Pontefice, nel solenne discorso tenuto nell'Aula di Montecitorio, come "diletta Nazione", capace di fornire un grande contributo allo sviluppo della civiltà umana.

Torna alla mente, tra i grandi ed elevati passaggi di quell'indimenticabile discorso, una bellissima esortazione alla coesione nazionale : "Un'Italia -disse il Papa - fiduciosa di sé e interamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre nazioni d'Europa e del mondo".

Sono parole che risuonano anche oggi con particolari accenti di speranza e di fiducia nel futuro del nostro popolo.

La grandiosa forza simbolica che si manifestò in quella storica visita fu anche nel suo rendere evidente e solenne il fatto che nella società italiana la laicità era diventata un valore condiviso con l'avvenuto superamento della contrapposizione politico-ideologica tra italiani in ordine alle diverse convinzioni in campo religioso.

Laicità intesa, solidamente e inequivocabilmente, come reciproco rispetto e nostro riconoscimento, cui si unisce la volontà del dialogo e della collaborazione per il bene comune della Patria, nella prospettiva di un condiviso richiamo all'umanesimo che permea in profondità la tradizione storica e civile dell'Italia.

Nel discorso del Pontefice forte fu il monito a far sì che le diversità sociali, culturali e geografiche presenti in Italia siano fattore di arricchimento e non di divisione. "La via -cito testualmente- che consente di mantenere e valorizzare le differenze, senza che queste diventino motivi di contrapposizione e ostacoli al comune progresso, è quella di una sincera e leale solidarietà. Essa ha profonde radici nell'animo e nei costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e benemerite forme di volontariato".

La visita di Giovanni Paolo II al Parlamento deve quindi essere ricordata oggi come un solenne punto di arrivo e, nello stesso tempo, come un luminoso punto di partenza.

E' stata il punto di arrivo di una storica e positiva evoluzione dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica che si è svolta nell'arco del secolo scorso e che , tra i grandi e importanti momenti vissuti nei decenni più recenti, si è espressa nel costante e costruttivo dialogo tra la Santa Sede e le massime Istituzioni della Repubblica e nel contributo prezioso offerto dall'episcopato italiano alla coesione sociale e morale del Paese.

Nel contempo, la visita di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano è stata il punto di partenza per affermare e realizzare quel principio di laicità positiva che si esprime attraverso il riconoscimento, da parte delle Istituzioni politiche, del ruolo sociale e della dimensione pubblica della religione, nella consapevolezza dell'apporto fondamentale fornito dal cattolicesimo alla formazione dell'identità culturale dell'Italia.

Una rilevante applicazione di tale principio la possiamo e dobbiamo oggi individuare nel comune impegno per un avvenire di armonica e pacifica convivenza, fondato sui diritti dell'uomo e sulla dignità della persona, per un'Italia e un'Europa oggi attraversate dalle epocali questioni connesse alle migrazioni e al multiculturalismo.

In tal senso, magistrale è un passo del discorso di Papa Wojtyla in cui si riafferma la straordinaria forza pacificatrice del dialogo interreligioso e interculturale. Parole che rappresentarono un grande incitamento alla speranza in un anno, il 2002, di gravi e diffuse preoccupazioni internazionali, un anno in cui si evocava spesso lo spettro del cosiddetto "scontro delle civiltà". "In tale situazione -disse Giovanni Paolo II- le religioni sono stimolate a fare emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi 'convertendo' verso la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione".

Nella visione di Papa Wojtyla, la consapevolezza delle radici religiose della cultura italiana ed europea rappresentava innanzi tutto un potente incitamento, come disse sempre il Pontefice, ad "aprire all' umanità nuovi cammini di pace".

Nel ricordo della visita di Giovanni Paolo II al Parlamento emergono tanti altri, grandi insegnamenti che è impossibile -ammesso di esserne capaci- illustrare in pochi minuti.

Voglio solo in conclusione accennare brevemente al richiamo del Papa alla necessità di mantenere sempre forte e vivo il legame tra politica ed etica, giacché - ammonì il Pontefice - "una democrazia senza valori" può facilmente convertirsi in un "totalitarismo aperto oppure subdolo".

Sono parole che scuotono e che devono indurre a profonde riflessioni, perché il comune nemico della democrazia politica e della fede religiosa è per davvero rappresentato, ancor oggi non meno che nei periodi più bui e tragici del Novecento, dal relativismo etico e dal nichilismo, che annullano la dignità dell'uomo e calpestano i diritti della persona.

In conclusione, dal doveroso ricordo di quella storica giornata di dieci anni fa, viene per le Istituzioni un forte stimolo a moltiplicare l'impegno per edificare, in armonia con i grandi ideali propri dell'identità italiana ed europea, una società più giusta e più rispettosa della dignità della persona.

Proprio la fiduciosa consapevolezza che l'eredità storica e ideale del nostro Paese è un patrimonio capace di dare frutti anche nell'avvenire rappresenta uno dei sublimi messaggi che un grande Papa ha voluto affidare al Parlamento italiano. E' con questa fiducia nelle virtù e nei valori trasmessi dal passato che -disse il Pontefice -si può "spingere audacemente lo sguardo verso il futuro".

E' una esortazione che, nel ricordo commosso del legame profondo che ha sempre unito Giovanni Paolo II al nostro Paese, gli italiani devono accogliere e fare propria.