Il Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini

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Interventi e discorsi

Interventi e discorsi del Presidente della Camera

12/12/2012

Convegno “Maria Eletta Martini: una donna in Parlamento, nella Società” - Montecitorio, Sala Aldo Moro

Autorità, Colleghe e Colleghi, Signore, Signori!

La Camera dei deputati rende oggi omaggio a una illustre protagonista della vita repubblicana: Maria Eletta Martini, scomparsa il 29 dicembre dello scorso anno dopo una vita dedicata alla promozione, nelle Istituzioni, nella politica e nella società, dei valori della solidarietà sociale e del progresso civile.

Saluto e ringrazio la collega Rosy Bindi, Vicepresidente della Camera dei deputati, S.E. mons. Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato, l'Onorevole Sergio Mattarella, giudice della Corte Costituzionale, il dottor Edo Patriarca, Presidente del Centro nazionale per il Volontariato, l'Onorevole Marisa Rodano, già vicepresidente della Camera nella Quarta Legislatura.

L'impegno di Maria Eletta Martini nella vita politica e istituzionale dell'Italia si è svolto all'insegna degli ideali del cattolicesimo democratico, che erano parte integrante della sua formazione culturale e politica, e in nome dei princìpi della dignità della persona sanciti dalla Costituzione. Dirigente delle organizzazioni giovanili del mondo cattolico, staffetta partigiana nella sua Lucchesia, parlamentare per sette legislature dal 1963 al 1992 nelle fila della Democrazia Cristiana, l'On. Martini seppe svolgere il mandato parlamentare con grandissima sensibilità istituzionale, ricoprendo il delicato ruolo di presidente della Commissione Sanità negli anni che portarono alla creazione del Servizio Sanitario Nazionale e, tra il 1979 ed il 1982, la carica di Vicepresidente della Camera.

Maria Eletta Martini fu inoltre promotrice di alcuni importanti provvedimenti legislativi, come quello sull'obiezione di coscienza, ed esercitò con impegno e passione le funzioni di relatrice per alcuni tra i più importanti progetti di riforma del diritto di famiglia, impegnandosi attivamente, da "cristiana esigente" in politica - per riprendere il titolo di una sua raccolta di scritti - , restando sempre, anche nelle circostanze di dialettica politica, "una donna preoccupata più di aprire ponti che di alzare barricate", come ha detto mons. Giuseppe Pasini, ex presidente della Caritas italiana.

Ma il nome di Maria Eletta Martini resta soprattutto legato alla promozione del volontariato e del terzo settore: la illustre parlamentare che oggi ricordiamo fu infatti indiscussa protagonista alla Camera dell'iter di approvazione della legge quadro del 1991, legge che riconosce il valore sociale del volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, delineando un quadro definitivo delle relazioni tra le associazioni che operano nel sociale e le autorità pubbliche.

Nella visione di Maria Eletta Martini il terzo settore doveva essere innanzi valorizzato come grande ricchezza morale della nostra società. Fu lei la prima a sottolineare come il volontariato non sia un soggetto "terzo" - come suggerirebbe la stessa definizione - che si pone come erogatore di servizi tra Stato e mercato - in un ruolo di supplenza, per coprire le insufficienze del pubblico e del privato -, quanto piuttosto un attore particolare, capace di produrre relazioni e di tessere i fili smarriti della comunità.

Oggi, dopo oltre vent'anni da quel lungimirante e innovativo provvedimento legislativo, si può senz'altro affermare che il terzo settore costituisce un punto di forza del nostro sistema sociale.

Oggi in Italia, secondo i dati forniti dall'ISTAT, circa il dieci per cento dei cittadini svolge attività gratuite nell'ambito di associazioni di volontariato, mentre quasi il diciassette per cento esercita forme più indirette di partecipazione, come il contributo finanziario a un'associazione. Le dimensioni del fenomeno in Italia sono in piena crescita: si stima che la propensione degli italiani al volontariato sia triplicata tra il 1993 e il 2008.

E' importante rilevare come questa diffusa offerta di solidarietà smentisce lo stereotipo di una società italiana sempre più egoista, chiusa, materialista e insensibile al bene comune. Smentisce in particolare l'immagine del disimpegno e dell'individualismo ponendo in rilievo un rinnovato sentimento di partecipazione politica, nel senso proprio di impegno per migliorare la vita della Polis e della comunità.

Il senso civile e insieme politico del volontariato era ben chiaro a Maria Eletta Martini, come emerge chiaramente dalla sua dichiarazione di voto pronunciata in occasione dell'approvazione della legge-quadro sul volontariato del 1991. "Quando -cito testualmente- la società civile esce dall'anonimato, si associa, si esprime in formazioni sociali ed opera in uno spazio proprio, che si colloca fra lo Stato e il mercato la società stessa restituisce alla politica e alle Istituzioni quelle funzioni di sintesi, di programmazione, di decisione che sono loro proprie e le mette magari al riparo dal ridursi ad essere contrattazione tra interessi forti che quasi mai coincidono con quelli che il volontariato esprime (..) In democrazia, lo Stato, le Istituzioni sono forti non perchè appaiono tali o per astratte decisioni, ma per come si collegano con le espressioni della società; per questo, congiungere solidarietà sociale, impegno politico e Istituzioni è premessa indispensabile per evitare di ridurre le riforme istituzionali ad atti solo formali"

Nella visione dell'On. Martini il terzo settore non si pone in concorrenza con le amministrazioni, né quelle locali ne tanto meno con lo Stato, ma trova la sua sfera di azione nella capacità di comprendere i bisogni delle povertà vecchie e nuove, dando loro una risposta più diretta ed innovativa.

Questo insegnamento è ben vivo oggi presso i volontari italiani, presso i quali cresce la consapevolezza che il Welfare State non può sostituire l'impegno morale, diretto, dei singoli cittadini. Nè può rispondere interamente ai bisogni materiali e morali di chi, per ragioni diverse, ha bisogno di particolari forme di assistenza.

Oggi si pone il problema nuovo del riconoscimento europeo del volontariato, del suo contributo alla coesione economica e sociale ed alla promozione dei valori europei quali la solidarietà e l'uguaglianza: un anno dopo l' "Anno europeo del volontariato" restano irrisolti i nodi di una definizione omogenea, a livello comunitario, di questo tipo di attività, basata sui due requisiti irrinunciabili della gratuità e della solidarietà. Occorre giungere ad un'armonizzazione del quadro normativo tra i diversi Paesi che disciplini anche i profili del sostegno e delle tutele dei volontari, nonché della fiscalità e di un modello di finanziamento sostenibile per le associazioni.

Importante e prezioso è, in questa fase di passaggio sociale e culturale, l'insegnamento di Maria Eletta Martini.

E' l'insegnamento di una parlamentare che ha onorato le Istituzioni della Repubblica con la sua alta idealità sociale e morale e con il suo impegno instancabile al servizio dei più deboli e dei più poveri.