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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 12 marzo 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 marzo 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Briguglio, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, De Biasi, Donadi, Fiano, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lamorte, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Molgora, Mura, Angela Napoli, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rosato, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Zacchera.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Briguglio, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Fiano, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lamorte, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Molgora, Mura, Angela Napoli, Pescante, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rosato, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Zacchera.

Annunzio di proposte di legge.

In data 11 marzo 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BOSSA: «Istituzione del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale» (2275);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DI CENTA ed altri: «Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di promozione e valorizzazione dello sport» (2276);
CARLUCCI: «Modifica all'articolo 205 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di informazione ai cittadini e di inesigibilità delle tasse o tariffe relative al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata» (2277);
FEDERICO TESTA e VIGNALI: «Disposizioni concernenti il riconoscimento della qualifica di piccola e media impresa ai soggetti operanti nel settore dello spettacolo» (2278);
PICCOLO ed altri: «Modifica all'articolo 27 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, concernente le sanzioni per le pratiche commerciali scorrette e la pubblicità ingannevole» (2279);
GOISIS: «Delega al Governo e altre disposizioni concernenti la disciplina delle attività circensi» (2280);
CAPODICASA ed altri: «Istituzione del Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia» (2281);
GIANNI FARINA: «Modifiche alla legge 6 novembre 1989, n. 368, concernenti l'organizzazione e il funzionamento del Consiglio generale degli italiani all'estero» (2282).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge DI CENTA ed altri: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2003, n. 363, in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo» (1285) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Soglia e Torrisi.

La proposta di legge DI CENTA ed altri: «Disposizioni per il sostegno dello sport femminile e per la tutela della maternità delle atlete che praticano attività sportiva agonistica dilettantistica» (1286) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Torrisi.

La proposta di legge DI CENTA ed altri: «Riconoscimento e disciplina della chiropratica come professione sanitaria primaria e istituzione dell'albo professionale dei chiropratici» (1287) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Fallica e Milo.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 1858, d'iniziativa dei deputati LUCÀ ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Riconoscimento giuridico di diritti, responsabilità e facoltà alle persone che fanno parte di unioni di fatto e delega al Governo per la disciplina della successione tra le medesime».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
PICIERNO ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale del servizio civile e del volontariato dei giovani» (2123) Parere delle Commissioni V, VII e XII;
BARBIERI: «Modifica all'articolo 17 della legge 15 maggio 1997, n. 127, in materia di utilizzo di edifici pubblici non scolastici come sedi di seggi elettorali» (2179) Parere delle Commissioni V, VII e IX.
II Commissione (Giustizia):
CASSINELLI ed altri: «Introduzione degli articoli 517-bis e 517-ter e modifica dell'articolo 519 del codice di procedura penale, in materia di applicazione della pena su richiesta, domanda di oblazione e diritti delle parti in caso di nuove contestazioni» (2081) Parere delle Commissioni I e V;
TOMMASO FOTI: «Modifica all'articolo 53 del codice penale, in materia di uso legittimo delle armi» (2109) Parere delle Commissioni I e VIII;
CARLUCCI: «Modifica all'articolo 157 del codice penale, in materia di prolungamento dei termini di prescrizione per i reati di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli, riduzione in schiavitù, pornografia e sfruttamento della prostituzione minorile, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne» (2194) Parere delle Commissioni I e XII.

V Commissione (Bilancio):
BARBIERI: «Legge sulla montagna e delega al Governo per il riassetto e la codificazione delle disposizioni legislative in materia» (2115) Parere delle Commissioni I, II, III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VII Commissione (Cultura):
ANNA TERESA FORMISANO ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione del patrimonio archivistico, librario, artistico e culturale dell'Abbazia di Montecassino e per il recupero e il restauro del Monastero di San Benedetto in Subiaco» (2165) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
CARLUCCI: «Disposizioni per assicurare la tutela della legalità nella rete internet e delega al Governo per l'istituzione di un apposito comitato presso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni» (2195) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII e XIV.
XII Commissione (Affari sociali):
COSENZA: «Delega al Governo per il divieto dell'utilizzo di alcuni additivi coloranti nella produzione di generi destinati all'alimentazione umana» (2178) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), X e XIV.
XIII Commissione (Agricoltura):
«Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare» (2260) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VIII, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Adesione di un deputato ad una proposta di modificazione al regolamento.

La proposta di modificazione al regolamento, doc. II, n. 11: «Articolo 12: modifica della disciplina dei ricorsi in materia di tutela giurisdizionale», presentata dal deputato Leone ed altri (annunziata nella seduta dell'11 marzo 2009), è stata successivamente sottoscritta anche dal deputato Lombardo.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 10 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale studi ed esperienze di architettura navale (INSEAN), per l'esercizio 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 77).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 10 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di Poste italiane Spa, per l'esercizio 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 78).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettera in data 5 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge 15 dicembre 1998, n. 438, la relazione concernente il contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale, riferita all'anno finanziario 2006 (doc. XXVII, n. 7).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso, con lettera in data 12 marzo 2009, il parere espresso dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Atto Camera n. 2263).

Questa documentazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 24 febbraio e 4, 5, 6 e 7 marzo 2009, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Lacchiarella (Milano), Baronissi (Salerno), Sparanise (Caserta), Ottati (Salerno), Gorgoglione (Matera), Ancona, Omignano (Salerno), Vidigulfo (Pavia), Agazzano (Piacenza), Concordia Sagittaria (Venezia), Forano (Rieti), Tortona (Alessandria), Sauze d'Oulx (Torino), Ancarano (Teramo), Trino (Vercelli), Zola Predosa (Bologna), Gragnano (Napoli), Cambiasca (Verbano Cusio Ossola), Santopadre (Frosinone), Montella (Avellino), Cartoceto (Pesaro Urbino), Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento), Candiolo (Torino), Crescentino (Vercelli), Aprilia (Latina), Casapesenna (Caserta), Pavia, Capriolo (Brescia), Guidonia Montecelio (Roma) e Marcianise (Caserta).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro della difesa, con lettera in data 10 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 4 ottobre 1988, n. 436, la richiesta di parere parlamentare sul programma pluriennale di A/R n. SMD 02/2009, relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint Strike Fighter e realizzazione dell'associata linea FACO/MRO&U (Final assembly and check out/Maintenance, repair, overhaul&upgrade) nazionale (65).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'11 aprile 2009.

Il ministro della difesa, con lettera in data 10 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 4 ottobre 1988, n. 436, la richiesta di parere parlamentare sul programma pluriennale di A/R n. SMD 03/2009, relativo all'acquisizione di due velivoli con capacità SIGINT - multi sensore e multi missione JAMMS - Joint airborne multisensor multimission system (66).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'11 aprile 2009.

Il ministro della difesa, con lettera in data 10 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 4 ottobre 1988, n. 436, la richiesta di parere parlamentare sul programma pluriennale di A/R n. SMD 01/2009, relativo alla digitalizzazione dei principali mezzi, sistemi e componenti di una Forza NEC (Network enabled capability) articolata su una Forza media digitalizzata a connotazione terrestre e su una Forza da sbarco digitalizzata (prima fase) (67).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'11 aprile 2009.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2009

MOZIONI CASINI ED ALTRI N. 1-00093, CIRIELLI ED ALTRI N. 1-00126, DONADI ED ALTRI N. 1-00127 E FAVA ED ALTRI N. 1-00128 CONCERNENTI MISURE A FAVORE DELL'EFFICIENZA E DELLA FUNZIONALITÀ DELLE FORZE ARMATE

MOZIONI

La Camera,
premesso che:
le Forze armate della Repubblica sono lo strumento indispensabile per dare efficacia e credibilità alla politica estera italiana ed assolvono, nell'ambito ed a sostegno delle organizzazioni internazionali, funzioni fondamentali sia per la sicurezza e la difesa del Paese e delle alleanze di cui esso è parte, che per la salvaguardia dei diritti fondamentali degli uomini e dei popoli, nonché per lo sviluppo socio-economico dell'Italia e della comunità internazionale;
l'impegno qualitativo e quantitativo dello strumento militare nazionale negli attuali teatri operativi costituisce, oggi ed in prospettiva, nel quadro del processo di profonda trasformazione degli equilibri internazionali in corso, insostituibile presidio di sicurezza ed irrinunciabile condizione e premessa per una pacifica convivenza e per lo sviluppo di numerose ed importanti aree di crisi;
i tagli al bilancio della difesa, previsti per i prossimi anni, sono destinati ad incidere quasi esclusivamente sui settori del reclutamento e dell'addestramento e, pertanto, penalizzeranno sensibilmente soprattutto la componente operativa delle Forze armate, sia sul piano della disponibilità numerica e della preparazione del personale per l'impiego nei teatri di crisi e sullo stesso territorio nazionale, che su quello complementare del mantenimento in efficienza e della sicurezza dei materiali, degli equipaggiamenti e dei mezzi,

impegna il Governo:

ad adottare in tempi rapidi misure atte a salvaguardare la funzionalità e le capacità operative di intervento dello strumento militare garantendo le peculiari caratteristiche delle Forze armate, finalizzandole, oggi ed in previsione delle future esigenze, ai compiti che esse svolgono nelle aree di crisi presenti nel mondo, nonché per la sicurezza e lo sviluppo del nostro Paese;
a rivedere e ad ottimizzare, coinvolgendo pienamente il Parlamento, il quadro normativo per l'impiego e la gestione delle Forze armate e del comparto difesa nel suo complesso, garantendone la capacità di corrispondere alle esigenze di difesa nazionale ed agli impegni internazionali, operando le necessarie scelte nei settori tecnico-amministrativo, del personale, della logistica e della organizzazione delle Forze armate sul territorio nazionale;
a tenere presente l'esperienza ormai ultradecennale acquisita negli interventi fuori area caratterizzati dalla necessità di disporre di consolidate capacità di proiezione esterna e di mantenimento di consistenti forze di terra su teatri operativi impegnativi anche in situazioni di conflitto a bassa e media intensità e per periodi di tempo prolungati;
a rimodulare gli investimenti, secondo criteri e priorità strettamente fondati sia sui compiti effettivamente svolti oggi dallo strumento militare in questo periodo storico, sia su quelli, ad alta intensità, che un possibile deterioramento del quadro strategico potrà costringere ad affrontare, sulla base delle risorse realisticamente disponibili;
a destinare in via prioritaria le risorse disponibili e quelle eventualmente recuperate da altre aree ai settori del reclutamento e dell'addestramento, essenziali per il mantenimento delle capacità operative;
ad assicurare, nel tempo, stabilità e coerenza all'assegnazione delle risorse per il comparto difesa, quale presupposto di base per l'efficiente ed economica finalizzazione dei programmi di trasformazione e razionalizzazione delle Forze armate.
(1-00093)
(Nuova formulazione) «Casini, Vietti, Bosi, Tassone, Compagnon, Quartiani, Rugghia, Garofalo, Giachetti, Garofani».

La Camera,
premesso che:
le Forze armate italiane costituiscono oggi una componente essenziale per il controllo della conflittualità, il mantenimento della sicurezza e il rispetto della legge dovunque ciò impegni la comunità internazionale;
in questo momento più di 9000 soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri operano al di fuori del territorio nazionale, in teatri di crisi che vanno dai Balcani al Mediterraneo e all'Afghanistan. Il loro impegno e quello di tutte le Forze armate che li sostengono si caratterizza per alti livelli di efficienza, preparazione e professionalità;
in tutti questi contesti operativi è sempre apprezzata la professionalità e l'umanità che i militari italiani sanno esprimere a contatto con le popolazioni civili vittime dei conflitti, garantendo loro un quadro di sicurezza e riaccendendo la speranza di una vita normale e di un futuro dignitoso;
una politica di attenzione verso le forze armate deve, pertanto, garantire un quadro stabile di risorse finanziarie idoneo ad assicurare certezza ai programmi di investimento, adeguati standard di efficienza compatibili con i crescenti ritmi di impiego e adeguati livelli di formazione e addestramento del personale militare. In particolare, appare necessario che vengano sempre preservate le spese di esercizio, ossia quelle risorse che, incidendo sull'addestramento e sui mezzi, influenzano più direttamente la vita stessa del personale militare;
occorre, poi, ricordare che le Forze armate rappresentano un'istituzione fondamentale per la sicurezza del Paese, ma al tempo stesso rappresentano anche un aggregato sociale all'interno del quale sono presenti numerose famiglie monoreddito. Il fattore umano è l'elemento centrale di ogni strumento militare. Agli uomini e alle donne in divisa e alle loro famiglie deve essere, quindi, assicurata serenità e condizioni di vita adeguate,

impegna il Governo:

ad avviare ogni iniziativa di propria competenza per rafforzare ed affinare ulteriormente lo strumento militare, affinché possa assolvere al meglio alle numerose missioni assegnate al nostro Paese, pur nella piena consapevolezza che le risorse disponibili per la spesa pubblica sono risorse limitate che richiedono grande capacità di selezione;
ad avviare ogni iniziativa di propria competenza, anche di carattere normativo, volta ad assicurare la migliore razionalizzazione delle risorse a disposizione del ministero della difesa;
a garantire al personale, nella quotidianità del servizio prestato, i livelli di formazione e addestramento necessari a svolgere le impegnative attività operative ad esso affidate in Italia e nell'ambito delle missioni internazionali;
ad avviare una nuova stagione di attenzione ai problemi della difesa affinché quanto prima possano trovare soluzione i numerosi e seri problemi che affliggono il comparto difesa e sicurezza e si giunga al pieno riconoscimento della professionalità e specificità del personale delle Forze armate che ne assicuri prospettive di crescita e sostegno.
(1-00126)
«Cirielli, Cicu, Ascierto, De Angelis, Fallica, Mazzoni, Moles, Paglia, Petrenga, Luciano Rossi».

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni il sistema della difesa nel suo complesso ha subito una serie di profonde e storiche trasformazioni, passando da un sistema di leva obbligatoria ad uno volontario, nell'ottica di un progetto di progressiva e generale professionalizzazione delle Forze armate;
il cosiddetto modello professionale prevedeva in una prima fase transitoria un sistema misto, per poi approdare ad un sistema totalmente professionale nel 2007: tale obiettivo è stato raggiunto con due anni di anticipo;
il processo di trasformazione ha riguardato per l'esercito 165 provvedimenti di soppressione e 165 di riorganizzazione, per la marina 40 di soppressione e 58 di riorganizzazione, per l'aeronautica 81 di soppressione e 68 di riorganizzazione, per un totale di 580 provvedimenti in meno di 10 anni;
questo processo si è sviluppato in una fase storica nella quale nelle relazioni internazionali, con riguardo alle Forze armate e, più in generale, alla politica militare, si è passati dal concetto di difesa classico, inteso come difesa contro un nemico esterno, a quello di sicurezza;
all'esigenza di preservare e garantire un adeguato grado di sicurezza sociale all'interno del proprio territorio, con riferimento ancora al proprio Stato nazionale, si è affiancata l'esigenza di intervenire a livello internazionale in continue e ripetute missioni di pace;
negli ultimi anni si è, dunque, assistito ad una progressiva professionalizzazione delle Forze armate, ad una costante riduzione del loro numero e, nel contempo, ad una profonda diversificazione ed articolazione dei loro compiti tradizionali, con un impegno crescente, soprattutto sul piano internazionale;
a fronte di questa qualificante evoluzione professionale delle carriere militari, appare necessario riflettere su alcune possibili conseguenze e su alcuni necessari sviluppi;
in particolare, appare evidente come si riproponga con maggiore forza l'opportunità di estendere ai militari professionisti tutte quelle garanzie riconosciute dalla Costituzione ai cittadini ed ai lavoratori. Pur comprendendo le particolarità che contraddistinguono la condizione militare, la sua affermata professionalizzazione impone l'obbligo di estendere anche a questi, pur peculiari, lavoratori della pubblica amministrazione anche la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti e delle proprie rivendicazioni, secondo quanto sancito dall'articolo 39 della Costituzione;
la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti deve essere calibrata, tenendo ovviamente presenti i vincoli e le particolarità delle professioni militari;
a fronte delle evidenti esigenze del settore difesa si sono verificate costanti riduzioni di spesa nel settore della difesa, da ultime quelle intervenute con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
in questi ultimi anni le Forze armate hanno continuato ad assolvere i loro crescenti compiti ed impegni, nonostante i continui trasferimenti di personale ed anche la soppressione di diverse unità radicate sul territorio;
le Forze armate rappresentano una potenzialità di sviluppo strategico per il Paese, vanno valorizzate ed utilizzate in maniera attenta e mirata. I nostri militari rappresentano un patrimonio di civiltà e progresso per molti cittadini di Stati esteri, nei quali hanno contribuito e contribuiscono ad affermare e garantire condizioni di pace e di sviluppo,

impegna il Governo:

a rivedere, in virtù dei profondi cambiamenti intervenuti su scala mondiale, l'impiego delle Forze armate nel senso di svilupparne le potenzialità e l'impiego in termini di sicurezza nazionale ed internazionale, oltre che di semplice difesa;
a sviluppare politiche di efficace coordinamento, nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare e quello della cooperazione, intendendo il secondo come sinergico al primo ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale;
a destinare le risorse disponibili, in primo luogo, ai settori del reclutamento e dell'addestramento ai fini di una sempre maggiore professionalizzazione;
a rimodulare gli investimenti in relazione agli obiettivi da raggiungere sia a livello nazionale sia internazionale, in considerazione delle risorse attualmente disponibili e, in particolare, dei compiti attualmente svolti e garantiti dalle Forze armate, prevedendo espressamente un aumento graduale delle risorse economiche assegnate al comparto della difesa;
a prevedere per il personale del settore difesa la possibilità, in un primo tempo, di dare vita ad organismi di rappresentanza rafforzati rispetto a quelli attuali, sia per autonomia sia per competenza e funzioni, e, in una fase successiva, a forme di rappresentanza associativa collettiva secondo il modello di riferimento già acquisito e sperimentato per i corpi di polizia non militari.
(1-00127)
(Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
le Forze armate continuano ad essere uno strumento fondamentale della politica di difesa e sicurezza nazionale, oltre che della politica estera del nostro Paese;
spettano alle Forze armate compiti delicati, come la protezione dell'integrità del territorio nazionale rispetto a qualsiasi genere di minaccia esterna si profili, anche al limite delle acque territoriali, e la partecipazione alle missioni di pace e stabilizzazione all'estero, nel quadro delle alleanze di cui è parte il nostro Paese o nel contesto di «coalizioni di circostanza»;
si sottolinea come a partire dagli anni '90 le Forze armate siano state interessate da un processo di profonda trasformazione, che ne ha modificato anche la composizione, in seguito alla sospensione della leva in tempo di pace ed alla completa professionalizzazione degli organici;
proprio tale trasformazione, pur permettendo di realizzare un salto di qualità nell'efficienza dello strumento militare, ha avuto il non trascurabile effetto negativo di spezzare il rapporto tra unità militari e comunità locali esistente in alcune zone del territorio nazionale, come quelle dell'arco alpino;
si esprime preoccupazione per gli effetti a medio e lungo termine dei tagli lineari apportati recentemente al bilancio del ministero della difesa, che hanno già avuto l'effetto di imporre una contrazione quantitativa della consistenza dello strumento militare, al di fuori di qualsiasi apprezzamento della sua congruità in rapporto a quanto il Governo ed il Parlamento esigono dalle Forze armate;
si evidenzia come le riduzioni paiano aver colpito con particolare gravità anche il settore dei consumi intermedi, entro cui ricadono voci critiche, come quelle della formazione e dell'addestramento del personale militare, nonché la manutenzione dei sistemi d'arma, con effetti a medio e lungo termine sulle capacità e la sicurezza del personale in missione non difficili da immaginare,

impegna il Governo:

a ridefinire le missioni affidate allo strumento militare nazionale e le capacità da conseguire e mantenere per poter compiere tali missioni, valorizzando, in particolare, la protezione delle frontiere terrestri, aeree e marittime del nostro Paese da qualsiasi genere di minaccia, inclusa quella rappresentata dai flussi migratori illegali;
a tutelare il rapporto tra Forze armate e territorio, salvaguardando l'identità e le tradizioni di corpi come quello degli alpini, sia attraverso misure di incentivazione straordinarie per i giovani, sia assicurando la presenza di un'unità della specialità in ciascuna delle regioni dell'arco alpino;
ad adottare rapidamente misure per fronteggiare gli effetti più negativi dei tagli lineari varati durante il 2008, anche considerando l'ipotesi di permettere in futuro all'amministrazione della difesa di decidere dove effettuare le riduzioni, come raccomandato dalle stesse commissioni parlamentari competenti in occasione della più recente sessione di bilancio.
(1-00128)
«Fava, Gidoni, Chiappori, Pirovano, Vanalli, Dal Lago, Luciano Dussin, Volpi, Pastore, Nicola Molteni, Brigandì».

La Camera,
premesso che:
le Forze armate continuano ad essere uno strumento fondamentale della politica di difesa e sicurezza nazionale, oltre che della politica estera del nostro Paese;
spettano alle Forze armate compiti delicati, come la protezione dell'integrità del territorio nazionale rispetto a qualsiasi genere di minaccia esterna si profili, anche al limite delle acque territoriali, e la partecipazione alle missioni di pace e stabilizzazione all'estero, nel quadro delle alleanze di cui è parte il nostro Paese o nel contesto di «coalizioni di circostanza»;
si sottolinea come a partire dagli anni '90 le Forze armate siano state interessate da un processo di profonda trasformazione, che ne ha modificato anche la composizione, in seguito alla sospensione della leva in tempo di pace ed alla completa professionalizzazione degli organici;
proprio tale trasformazione, pur permettendo di realizzare un salto di qualità nell'efficienza dello strumento militare, ha avuto il non trascurabile effetto negativo di spezzare il rapporto tra unità militari e comunità locali esistente in alcune zone del territorio nazionale, come quelle dell'arco alpino;
si esprime preoccupazione per gli effetti a medio e lungo termine dei tagli lineari apportati recentemente al bilancio del ministero della difesa, che hanno già avuto l'effetto di imporre una contrazione quantitativa della consistenza dello strumento militare, al di fuori di qualsiasi apprezzamento della sua congruità in rapporto a quanto il Governo ed il Parlamento esigono dalle Forze armate;
si evidenzia come le riduzioni paiano aver colpito con particolare gravità anche il settore dei consumi intermedi, entro cui ricadono voci critiche, come quelle della formazione e dell'addestramento del personale militare, nonché la manutenzione dei sistemi d'arma, con effetti a medio e lungo termine sulle capacità e la sicurezza del personale in missione non difficili da immaginare,

impegna il Governo:

a ridefinire le missioni affidate allo strumento militare nazionale e le capacità da conseguire e mantenere per poter compiere tali missioni, valorizzando la protezione delle frontiere terrestri, aeree e marittime del nostro Paese da qualsiasi genere di minaccia;
a tutelare il rapporto tra Forze armate e territorio, salvaguardando l'identità e le tradizioni dei corpi mediante un reclutamento su base regionale e non nazionale;
ad adottare rapidamente misure per fronteggiare gli effetti più negativi dei tagli lineari varati durante il 2008, anche considerando l'ipotesi di permettere in futuro all'amministrazione della difesa di decidere dove effettuare le riduzioni, come raccomandato dalle stesse commissioni parlamentari competenti in occasione della più recente sessione di bilancio.
(1-00128)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Fava, Gidoni, Chiappori, Pirovano, Vanalli, Dal Lago, Luciano Dussin, Volpi, Pastore, Nicola Molteni, Brigandì».

MOZIONI FRANCESCHINI ED ALTRI N. 1-00125, DI PIETRO ED ALTRI N. 1-00129, VIETTI ED ALTRI N. 1-00130 E CICCHITTO, COTA, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00131 CONCERNENTI MISURE DI SOSTEGNO AL REDDITO ATTRAVERSO L'ISTITUZIONE DI UN ASSEGNO MENSILE DI DISOCCUPAZIONE E INIZIATIVE PER UN'ORGANICA RIFORMA DEL SISTEMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

MOZIONI

La Camera,
premesso che:
la crisi economica internazionale, come ampiamente previsto, da mesi sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Gli ultimi dati, recentemente resi noti dal Servizio studi della Confindustria, configurano il 2009 e il 2010 come due anni di recessione con conseguente tracollo dei posti di lavoro: secondo gli stessi dati nell'anno in corso saranno 600mila i lavoratori che perderanno il posto di lavoro e la disoccupazione salirà all'8,4 per cento. Solo nel mese di dicembre 2008, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria da parte delle aziende ha conosciuto un incremento pari al 526 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Dati questi che prefigurano un anno particolarmente nero per l'occupazione italiana;
in questo quadro, già di per sé abbastanza fosco, si inserisce il problema dei lavori con contratto a termine, i lavoratori cosiddetti precari, che nel nostro Paese riguarda un lavoratore su 8. Un fenomeno molto vasto ed in costante crescita: il lavoratore atipico è molto più frequente nel Sud del Paese, ma avanza anche nelle regioni del Nord: secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre i lavoratori precari in Italia ammontano a 2 milioni 812mila, circa il 12 per cento degli occupati. Negli ultimi cinque anni, il lavoro precario nel Nord è aumentato del 17 per cento - contro un modesto 3,1 per cento di contratti a tempo indeterminato - con punte, però, del 24,6 per cento solo nel Nord-est;
si tratta di migliaia di lavoratori privi di tutele, che saranno i primi a pagare gli effetti della crisi economica. Si stima che sono circa 305mila i contratti scaduti solo al 31 dicembre 2008 ai quali il decreto del Governo, il cosiddetto «sostegno all'economia», ha previsto un sussidio poco più che simbolico e comunque non ancora operativo, pari al 10 per cento sull'ultima retribuzione. Inoltre, la platea dei precari che beneficerà delle norme contenute nel decreto non sarà superiore al dieci per cento del totale dei lavoratori precari. Mentre in un recente studio pubblicato dall'Università la Sapienza di Roma, si calcola che siano oltre 800 mila gli atipici a «rischio precarietà», vale a dire con un solo contratto e un solo committente;
a fronte di questa situazione le misure predisposte dal Governo si sono rivelate secondo i firmatari del presente atto di indirizzo totalmente inefficaci a contrastare la profonda crisi in atto. Gli stanziamenti previsti e la platea alla quale si riferiscono i benefici, in particolare del decreto-legge n. 185 del 2008, appaiono sottostimati e totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale che sta già investendo il nostro Paese e che perdurerà almeno per i prossimi due anni. Per di più, con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, è stato abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi, e ciò determinerà la perdita del lavoro di oltre 60 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
a distanza di pochi mesi, si evidenzia tutta la fondatezza delle critiche mosse dal Partito Democratico alle misure del Governo che hanno distolto ingenti risorse per interventi inefficaci o iniqui come l'eliminazione dell'ici o la detassazione degli straordinari. Una misura, quest'ultima, assolutamente inappropriata perché in un momento di crisi economica e di rischio occupazionale gli straordinari sicuramente non sono una misura alla quale ricorrono le aziende in difficoltà. Queste risorse avrebbero potuto invece essere indirizzate verso gli ammortizzatori sociali, vera e propria emergenza dell'anno in corso;
manca, a tutt'oggi, una strategia condivisa di sostegno all'occupazione, così come non è stata data attuazione ad un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali, secondo le linee guida concordate tra Governo e parti sociali, con il Protocollo del 23 luglio 2007;
in questo quadro gli interventi proposti dal Governo ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo sono tardivi ed ancora una volta inefficaci: anche l'accordo recentemente raggiunto con le Regioni non si propone di avviare la riforma degli ammortizzatori sociali, cosa che è diventata urgente, ma si limita ad intervenire sui vecchi strumenti, aumentando le risorse sulla cassa integrazione in deroga;
appare necessario approntare, con strumenti eccezionali, misure che assicurino forme di tutela economica, tramite un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per quei lavoratori che, in caso di licenziamento, fino ad ora risultano esclusi dall'accesso agli ammortizzatori sociali, vale a dire: i lavoratori a tempo determinato e indeterminato appartenenti ai settori ed alle imprese che non risultano destinatari di alcun trattamento di integrazione salariale, i dipendenti da imprese nel settore artigiano; gli apprendisti; i titolari di partita Iva, in regime di monocommittenza, con un reddito inferiore ad una determinata soglia; i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
in coerenza con tale impostazione il Partito Democratico ha già avanzato precise proposte, sia in occasione dell'esame del citato decreto-legge n. 185 del 2008, sia con appositi progetti di legge volti ad assicurare l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali. Si tratta dei progetti di legge presentati rispettivamente al Senato il 14 ottobre 2008 a firma Finocchiaro, Treu e altri (A.S. 1110) e alla Camera il 23 gennaio 2009 a firma Damiano e altri (A.C. 2100);
gli interventi previsti nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009 riguardano esclusivamente i lavoratori coinvolti in trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 e che quindi escludono i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
gli effetti della crisi economica non possono essere fatti gravare esclusivamente sui lavoratori ed in particolare sui lavoratori più deboli, quali risultano i lavoratori precari e i lavoratori delle imprese artigiane e delle piccole imprese industriali;
le misure di sostegno al reddito dei disoccupati sono uno strumento di giusti zia sociale e insieme di sostegno ai consumi e alla domanda che contribuirà al rilancio dell'economia,

impegna il Governo:

ad adottare, entro il 31 marzo, misure volte ad assicurare per l'anno 2009 forme di sostegno del reddito, attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall'accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 1o settembre 2008;
ad estendere a tutti i lavoratori le tutele della cassa integrazione previste nei casi di crisi temporanea e di sospensione del lavoro, considerato che oggi i dipendenti delle piccole imprese e i precari sono largamente privi di tutela, con la conseguenza che anche crisi temporanee hanno effetti sociali gravi, lasciano senza reddito i lavoratori e costringono spesso le imprese a licenziare i dipendenti, disperdendo così risorse umane preziose, necessarie per la futura ripresa;
a procedere, con il coinvolgimento delle parti sociali, al varo di un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali attraverso le linee guida concordate tra Governo e parti sociali con il Protocollo del 23 luglio 2007 e indicate nei progetti di legge del Partito Democratico sopra ricordati, che preveda forme di attivazione per la ricerca di impiego e per la formazione da parte dei lavoratori beneficiari delle tutele al reddito (Patto di servizio);
a prevedere, quale copertura degli oneri dell'assegno mensile per i disoccupati:
a) il riavvio delle politiche anti-evasione, a cominciare dalla tracciabilità dei corrispettivi, dal limite massimo dei trasferimenti in contanti e dal ripristino delle sanzioni per le imposte evase, posto che lo smantellamento ha portato, al netto della crisi economica, ad una perdita di gettito quantificata, in via prudenziale, sulla base dei dati contenuti nei «Conti economici nazionali» comunicati dall'Istat il 2 marzo 2009, in 7 miliardi di euro per il 2008;
b) l'introduzione della centrale unica per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni centrali e regionali (con operatività estesa agli enti locali presenti sul territorio regionale e alle società in house degli enti territoriali);
c) l'individuazione di programmi di spesa da eliminare e riorganizzare, in alternativa agli iniqui, inefficienti ed inefficaci tagli lineari al centro della manovra di finanza pubblica di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e, a tal fine, la ricostituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze della Commissione per la spending review allo scopo di completare l'analisi avviata nel 2007;
d) l'utilizzo immediato delle risorse di competenza nazionale, previste nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009, non impegnate nell'erogazione di trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009.
(1-00125)
«Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Letta, Damiano, Bersani, Baretta, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura, Realacci, Bucchino, Fedi, Lovelli».

La Camera,
premesso che,
la crisi finanziaria internazionale, come era facile prevedere, si è trasformata in crisi economica e sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Diversi importanti istituti di previsione, della Banca d'Italia, della Confindustria, di enti di ricerca indipendenti, indicano un ulteriore aggravamento della crisi in Italia, con una caduta del prodotto interno lordo nel 2009 superiore al 2,5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra l'8 per cento;
i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio 2009 ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento; ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio 2009 una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta cassa integrazione in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare, tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione;
nelle piccole imprese, che costituiscono l'80 per cento del totale delle imprese e assorbono il 90 per cento dell'occupazione, sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia, ottenuti applicando il loro consolidato modello econometrico a quanto si rileva nell'andamento del terzo quadrimestre del 2008, dicono che la recessione si aggraverà e proseguirà almeno per tutto il 2009 e per il 2010. Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi;
tra gennaio e febbraio 2009 hanno subito un pesante ridimensionamento produttivo ed occupazionale, spinto fino alla chiusura di molte attività, molte aziende del comparto delle medio-grandi imprese, distribuite in tutte le aree geografiche del Paese: la Benetton, la Indesit e la Valeo in Piemonte, gli stabilimenti della chimica di base di Porto Marghera e in Sardegna, la Euroalluminia di Cagliari, la Merloni elettrodomestici in Umbria e Marche e la Merloni metalmeccanica in Abruzzo e Marche, i cantieri Apuana, la Eaton di Massa Carrara, la Telecom, gli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Termini Imerese, l'Atitech e ancora una parte dell'occupazione ex Alitalia, che doveva essere assorbita dalla Cai e invece questo non è accaduto, le attività ex Ibm della Selfin, la Pininfarina e la Bertone;
entro luglio 2009 arriveranno a scadenza quasi un milione di contratti di lavoro a termine e nel secondo semestre dell'anno se ne aggiungeranno altri 1,4 milioni. È impossibile prevedere quanti di questi verranno confermati, ma è senza dubbio facile prevedere che la maggioranza di questi non verrà confermato ed in assenza di ammortizzatori sociali si tradurranno in «licenziamenti di fatto»;
i lavoratori «precari» in tutte le loro articolazioni rappresentano attualmente una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;
secondo le analisi effettuate da un osservatorio qualificato, come la Cgia di Mestre, i lavoratori precari hanno raggiunto a fine settembre 2008 quota 2.812.700, corrispondenti al 12 per cento del totale degli occupati in Italia, con una forte concentrazione nel Mezzogiorno, dal 2004 al settembre 2008 sono aumentati del 16,9 per cento: dunque cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, cresciuti nello stesso periodo del 3,1 per cento;
la presenza nel mercato del lavoro di questa nuova categoria di lavoratori è un fenomeno relativamente recente. È stato durante gli ultimi anni del secolo scorso che l'organizzazione tradizionale del mercato del lavoro ha iniziato la sua repentina trasformazione: alle due grandi categorie contrattuali, quella del lavoro autonomo e quella del lavoro subordinato, si sono affiancati tanti «nuovi lavori» e la necessità, quindi, di una molteplicità di nuove forme contrattuali;
attualmente il passaggio da lavoratori flessibili a lavoratori precari e da lavoratori precari a disoccupati appare uno dei percorsi più probabili a cui sono destinati nei prossimi mesi molti giovani lavoratori italiani;
la crisi che abbiamo di fronte si abbatterà, in particolare, sui lavoratori precari: saranno loro i primi a pagarne il prezzo. In alcune regioni il trend è già evidente: in Piemonte le assunzioni nel mese di dicembre del 2007 sono crollate del 20 per cento, tra ottobre e novembre del 2008 nel torinese, secondo i dati dei centri dell'impiego, si sono persi quasi 21 mila posti di lavoro;
nel Lazio i contratti che rischiano di non essere rinnovati sono più di 184 mila, in Toscana più di 56 mila, in Lombardia 188 mila, in Campania quasi 45 mila, in tutto il Paese sono quasi 850 mila;
a dicembre del 2007 sono già scaduti 300 mila contratti a termine: soltanto un terzo di questi lavoratori ha potuto contare su un sostegno al reddito;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, un sussidio quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 10 per cento del reddito dell'ultimo anno;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata, oltre che in costante crescita. Ai lavoratori a tempo determinato si affiancano quelli con contratti di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati: con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali appare necessario fare chiarezza in questo universo contrattualistico, evitando abusi ed un utilizzo distorto della flessibilità contrattuale certamente necessaria allo sviluppo del nostro sistema impresa. Per i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps appare necessario distinguere i liberi professionisti dai dipendenti, utilizzando, in caso di rapporto di monocommittenza, il concetto di dipendenza economica;
le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale. Non saranno capaci di far fronte neppure alle esigenze di ammortizzatori sociali del primo semestre del 2009. Per di più, con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e col disegno di legge n. 1167 in Senato, è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi. Ciò, da solo, determinerà la perdita di lavoro per oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
il Governo non sembra capire che l'attuale crisi dell'economia reale, in Italia e nel resto del mondo, deriva da una drastica e generale caduta dei redditi, che sta riducendo i consumi finali, quelli dei semilavorati e dei beni intermedi. Si sta assistendo ad uno shock da domanda;
le imprese che producono per il mercato finale hanno ridotto la produzione e hanno cominciato a svuotare i magazzini, in attesa di tempi migliori. La contrazione delle scorte si è tradotta in una riduzione della produzione di tutte le imprese che stanno a monte dei prodotti finali, fino a quelle che producono i beni energetici. La caduta dei prezzi del petrolio riflette proprio questa condizione. Si è messa in moto una spirale negativa, in cui tutti, famiglie e imprese, cercano di non spendere;
fin ora si sono fermati i consumi di sostituzione e questo ha dato la falsa impressione che, in fondo, il diavolo della crisi non era poi così brutto come lo si dipingeva. Ora potrebbero franare anche i consumi dei beni primari e questo sarebbe l'anticamera della recessione strutturale;
è necessario un profondo processo di ristrutturazione delle imprese per prepararle alla ripresa in condizioni di maggiore competitività. L'Italia dei Valori ritiene che sia interesse del Paese, oltre che del sistema delle imprese, che questa ristrutturazione avvenga rapidamente e sia profonda. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'accettazione di questo è in qualche modo dirimente. Fatta questa affermazione in modo esplicito e impegnativo, la questione di fondo immediatamente successiva è che le ristrutturazioni avvengano con un vincolo che è essenziale per la riuscita degli stessi processi di ristrutturazione e per non mettere in discussione, anzi accrescere la coesione sociale e il dialogo tra le parti sociali. Il vincolo è quello che, per il tempo necessario allo svolgersi dei processi di riorganizzazione aziendale, il maggior numero possibile di dipendenti siano mantenuti in attività. Ciò innanzitutto per salvaguardare il patrimonio di professionalità e di conoscenze che ci sono nelle maestranze e negli uffici. In secondo luogo perché, se aumentasse seccamente la disoccupazione molte famiglie, si ridurrebbero a vivere solo dei sussidi di disoccupazione. Diversa sarebbe la condizione se le imprese tendessero a mantenere in azienda la gran parte dei dipendenti, adeguando gli orari di lavoro al minor livello produttivo. In questo modo si stabilizzerebbe il monte retribuzioni complessive e la riduzione dei compensi erogati ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa sarebbe compensata con gli ammortizzatori sociali;
una politica adeguata di sostegno al lavoro è un'opportunità importante per qualificare e rilanciare il sistema impresa italiano, per distinguere le imprese serie da quelle capaci solo di sopravvivere col lavoro nero e con l'evasione fiscale. I sostegni al lavoro dovranno essere erogati a condizione che le imprese sottoscrivano l'impegno a non diminuire i livelli occupazionali, quello a non esternalizzare la propria produzione all'estero oltre una percentuale fisiologica e che siano in regola con gli obblighi fiscali;
non occorre alcuno «zoo» di molti e strani strumenti di difesa del reddito. Gli ammortizzatori sociali devono essere adeguati ad una ristrutturazione profonda, semplici, automatici, meglio se gestiti direttamente dalle regioni, orientati a distribuire tra tutti i dipendenti il lavoro che c'è. Ne devono fruire tutti i lavoratori dipendenti e parasubordinati, nelle loro diverse fattispecie contrattuali, e tutti gli altri lavoratori precari in regime di monocommittenza e di piena dipendenza economica, senza distinzione di dimensione d'impresa e di settore d'attività;
serve allo scopo una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione e una durata insufficiente. La riforma dovrebbe puntare a migliorare, estendere e generalizzare i principi e le forme dei contratti di solidarietà. Tutti i processi di ristrutturazione dovrebbero avvenire distribuendo tra tutti il lavoro che realmente c'è, con la corrispondente riduzione dei compensi (salari e stipendi), che, quindi, dovrebbero essere assistiti da un'integrazione del reddito, a complemento dell'orario, previa definizione di accordi sindacali. Per tutti i rapporti di lavoro, non solo i contratti a tempo indeterminato, si dovrà procedere alla loro proroga, anche a orario ridotto, mediante intese sindacali, al fine di metterli nelle condizioni di poter fruire degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione avrebbe la funzione di fornire il complemento al reddito ridotto a seguito della diminuzione dell'orario di lavoro. In questo modo i livelli occupazionali sarebbero esattamente uguali a quelli necessari alle esigenze della produttività del lavoro e i redditi non sarebbero diminuiti quanto diminuiscono gli orari, con una sostanziale difesa del monte delle retribuzioni;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall'opposizione all'epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
l'indagine ha confermato il carattere lassista delle norme grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Il buco è stato stimato in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate; particolarmente rilevante è risultato il mancato gettito relativo alla sanatoria degli omessi versamenti (3,5 miliardi di euro);
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
a) integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo, pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
b) attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase;
le nuove norme emanate costituiscono un'evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l'azione del Governo e non deve, dunque, meravigliare se l'evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento;
la nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio 2009, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. L'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
sulle sole imposte indirette, si registra un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella XV legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno;
è ampiamente diffusa, non soltanto tra gli operatori del settore, ma anche a livello politico, la consapevolezza dei problemi che i ritardati pagamenti, da parte delle amministrazioni pubbliche, provocano alle imprese fornitrici di beni e servizi;
il mancato pagamento nei termini previsti comporta ricadute pesanti sull'operatività e sulle prospettive di sviluppo delle imprese fornitrici, le quali si vedono costrette ad indebitarsi ovvero a rinunciare alla realizzazione di investimenti per far fronte alla carenza di liquidità; si calcola, inoltre, che almeno un fallimento su quattro è dovuto a tale fenomeno;
l'attuale crisi finanziaria rende il problema ancora più grave: un'ingente somma di liquidità bloccata (la cifra ammonta a 70 miliardi di euro), soldi delle imprese che devono essere immessi al più presto nel circuito commerciale,

impegna il Governo:

a convocare un tavolo con tutte le organizzazioni sociali per definire un programma generale di uscita dalla crisi economico-finanziaria attraverso una complessiva ridefinizione del sistema degli ammortizzatori sociali, nonché ad adottare misure a favore della piccola e media impresa a partire dal tempestivo pagamento da parte di tutte le pubbliche amministrazioni dei debiti nei confronti dei prestatori di servizi beni e degli esecutori di appalti;
ad adoperarsi per sottoscrivere un patto strategico tra il Governo e le parti sociali per il mantenimento dell'occupazione, anche al fine di non disperdere le professionalità presenti nelle nostre imprese;
a disporre con la massima urgenza, per i prossimi 24 mesi, misure a sostegno del reddito finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori dipendenti e parasubordinati, in particolare prevedendo, per le aziende che rinunciano al ricorso alla cassa integrazione e riducono l'orario di lavoro a seguito di documentata riduzione degli ordini, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi, dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati;
a prevedere una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione, allungandone la durata e portando il valore effettivo dell'indennità all'80 per cento dell'ultima retribuzione, prevedendo, in particolare, la possibilità di estenderne l'utilizzo per i prossimi 24 mesi a tutti i lavoratori anche parasubordinati rimasti senza lavoro;
a predisporre, per i prossimi 24 mesi, per quei lavoratori, anche parasubordinati, per i quali non sarà possibile il mantenimento in attività, né l'utilizzo di ammortizzatori sociali esistenti per un periodo di almeno un anno, uno specifico assegno mensile di disoccupazione;
a predisporre specifici controlli degli organi competenti ed il rafforzamento di quelli attuali, ai quali debba essere vincolata l'erogazione degli ammortizzatori sociali proposti per i prossimi 24 mesi, vincolando l'erogazione di tali ammortizzatori esclusivamente per le imprese che assumeranno l'impegno a non diminuire i propri livelli occupazionali per il periodo in cui saranno erogati i contributi ed i sussidi, l'impegno a non esternalizzare la propria produzione all'estero, in particolare la mano d'opera, oltre una percentuale fisiologica del proprio personale, ed infine a condizione che le medesime imprese siano in regola con gli obblighi fiscali;
a coprire gli oneri immediati per il pagamento degli ammortizzatori sociali:
a) con gli 8 miliardi derivanti dall'accordo Stato-regioni;
b) con il recupero all'entrata del bilancio dello Stato delle somme dichiarate e non versate dai contribuenti che si erano avvalsi dei condoni e delle sanatorie di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, anche dopo l'iscrizione a ruolo e la notifica delle relative cartelle di pagamento, recupero da effettuarsi anche mediante ogni azione coattiva necessaria al fine dell'integrale recupero delle somme dovute e non corrisposte, maggiorate dagli interessi maturati, anche mediante l'invio, da parte del concessionario per la riscossione Equitalia spa, di un'intimazione a pagare quanto concordato e non versato alla prevista scadenza, a pena del venir meno dell'efficacia del condono e delle sanatorie di cui alla citata legge n. 289 del 2002;
c) tagliando del 10 per cento le spese della politica e delle pubbliche amministrazioni ad iniziare dalle retribuzioni delle figure apicali delle pubbliche amministrazioni: abolendo la previsione del rimborso elettorale ai partiti politici per le legislature conclusesi anticipatamente; diminuendo il numero dei consiglieri dei consigli di amministrazione delle municipalizzate, sopprimendo enti inutili, come, ad esempio, le comunità montane o le autorità di bacino, conferendo le loro funzioni a regioni e a consorzi tra comuni, tagliando così molti degli stipendi o prebende che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
a creare un fondo per il sostegno ai disoccupati con i proventi delle maggiori entrate derivanti dal ripristino delle misure contro l'elusione e l'evasione fiscale, nonché delle sanzioni in vigore precedentemente a carico dei contribuenti scorretti, quali l'elenco clienti/fornitori e la tracciabilità dei pagamenti.
(1-00129)
(Ulteriore nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
la crisi che ha colpito l'economia globale, così come rivelano gli ultimi dati di Banca d'Italia, Abi e Confindustria, si è aggravata nelle ultime settimane e i segnali di allarme evidenti sono rappresentati dai dati sulla cassa integrazione, sui consumi, sul fatturato e sugli ordini dell'industria e sulla disoccupazione;
le nuove previsioni, negative per il 2009, di Banca d'Italia rilevano che la flessione del prodotto interno lordo potrebbe arrivare fino al 2,6 per cento, anche se nel Bollettino economico di gennaio 2009, Banca d'Italia indicava una flessione per il 2009 pari al 2 per cento e una ripresa della crescita allo 0,5 per cento; così non è stato, segnale evidente di una crisi di dimensioni sempre più ampie;
l'Istat ha rivisto al ribasso il consuntivo 2008: l'anno si è chiuso con un prodotto interno lordo a meno 1 per cento ed un quarto trimestre in calo dell'1,8 per cento rispetto al trimestre precedente; questo dato negativo ipotecherà in maniera seria il 2009, con il rischio concreto che centinaia di migliaia di persone possano perdere il posto di lavoro;
i numeri che rappresentano il disagio occupazionale sono crescenti; si tratta di oltre 3 milioni di lavoratori atipici, almeno un terzo dei 300 mila giovani che quest'anno cercheranno di entrare nel mercato del lavoro, 25-30 mila cassintegrati che, al termine del periodo di copertura, non riusciranno ad entrare in azienda;
in questo già di per sé grave contesto occupazionale, si inserisce il problema della cassa integrazione, che nel mese di febbraio 2009 ha toccato cifre record raggiungendo il 201,6 per cento: le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553,17 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento e, secondo gli esperti, i dati di febbraio 2009 sono destinati a essere superati nei prossimi mesi;
nell'attuale situazione italiana di crisi economica e occupazionale, inserita in un contesto economico internazionale, che ogni giorno propone nuove misure eccezionali, bisogna agire, da subito e nello specifico, sugli ammortizzatori sociali, ma il ricorso alle procedure previste dal Governo, così come evidenziato anche nelle recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria, rischia di rivelarsi lento e macchinoso;
è necessario un piano per aggredire la crisi, non per subirla, e le misure anticrisi previste dal Governo non sono di immediata applicazione e continuano ad agire su strumenti tradizionali non sufficienti. Gli ultimi provvedimenti previsti dal Governo, infatti, hanno moltiplicato gli strumenti utilizzabili per sostenere il reddito dei lavoratori in caso di crisi, attraverso la cassa integrazione guadagni ordinaria, la cassa integrazione straordinaria, l'indennità di disoccupazione ordinaria e la disoccupazione con requisiti ridotti, ma nulla si fa per sciogliere i nodi e recuperare i ritardi che affliggono da anni il nostro Paese;
per contrastare efficacemente la crisi, l'unica strada praticabile è quella di realizzare vere riforme di sistema e non adagiarsi sull'evidente, inefficace potenziamento degli strumenti tradizionali;
il Governo si è detto disponibile a discutere di misure a sostegno di parasubordinati, collaboratori coordinati e continuativi e collaboratori coordinati e continuativi a progetto minacciati dalla disoccupazione, ma l'accordo raggiunto fra l'Esecutivo e le regioni, che prevede lo stanziamento di otto miliardi, non riguarderebbe queste categorie di lavoratori, che sono proprio quelle più colpite dalla crisi;
l'odierno sistema produttivo e l'economia reale mostrano i segni di un cedimento generalizzato su larga scala e in tutti i settori la disoccupazione aumenta vertiginosamente, le famiglie soffrono e la quota degli indigenti cresce ogni giorno di più;
in una situazione economica traumatica, quale è quella che attualmente vive il Paese, la spesa pensionistica è resa insostenibile, anche a causa di provvedimenti presi nel tempo e dello stesso scalone su cui è intervenuto il Governo Prodi;
la crisi incalzante e il sistema finanziario in difficoltà rendono necessaria una riforma del sistema pensionistico, attraverso un patto generazionale che permetta di lavorare tutti qualche anno in più e di sostenere coloro che, soprattutto giovani, stanno perdendo o hanno già perso il posto di lavoro;
la crisi finanziaria sta creando difficoltà, soprattutto, alle piccole e medie imprese, in difficoltà con le banche nell'accesso al credito; inoltre, le regole che sovrintendono alla redazione degli studi di settore possono determinare una sovrastima delle capacità reddituali delle imprese, alle quali si applica questo strumento, non più adeguato ai rivolgimenti economici in atto,

impegna il Governo:

ad adottare misure immediate e tempestive di sostegno alle categorie che maggiormente soffrono la crisi economica in atto, che si prospetta sempre più profonda e duratura, e nello specifico: alle famiglie, al ceto medio e ai precari, attraverso riforme di sistema e non meri provvedimenti propagandistici;
ad adottare provvedimenti atti a garantire il risparmio di risorse sul fronte della spesa pensionistica, attraverso il progressivo innalzamento dell'età pensionabile, uguale per uomini e donne, fatte salve le donne con figli e coloro che svolgono lavori realmente usuranti;
ad attivare una riforma degli ammortizzatori sociali finalizzata, in primo luogo, ad evitare la chiusura delle aziende e a gestire una fase di riorganizzazione e/o di reindustrializzazione, a sostenere forme di reimpiego e di nuova occupazione in particolare per gli ultraquarantacinquenni;
ad investire il risparmio ottenuto dalla riforma delle pensioni, sul reddito dei lavoratori e dei precari a rischio lavoro, compresi quelli che non usufruiscono di alcuna copertura, quelli che prestano la propria opera in piccole aziende e che non godono della cassa integrazione;
a mettere in atto azioni incisive per i lavoratori a partire da quelli più deboli ed esposti, rendendo spendibili immediatamente le risorse già stabilite dalla cosiddetta «legge anticrisi» e, soprattutto, quelle derivanti dall'accordo Stato-regioni;
ad attuare un piano di investimenti per le famiglie che consenta di assegnare 100 euro mensili per il primo figlio e 50 per i figli dal secondo in poi, con un tetto di reddito familiare di 50.000 euro;
a dare vita ad un piano pluriennale di contrasto alla povertà e all'impoverimento;
ad assicurare misure di sostegno per le aziende e l'occupazione, attraverso la revisione degli studi di settore, la detassazione degli utili reinvestiti in ricerca, sviluppo, sostenibilità ambientale e riammodernamento produttivo;
ad attivare da subito un tavolo di concertazione con le parti sociali sulla crisi e sugli strumenti che si intendono attivare.
(1-00130)
«Vietti, Galletti, Ciccanti, Tabacci, Pezzotta, Volontè, Occhiuto, Romano, Rao, Delfino, Poli, Compagnon, Libè».

La Camera,
premesso che:
il Governo, anticipando la manovra finanziaria, ha voluto «mettere in sicurezza» il bilancio dello Stato per il triennio 2009-2011;
tale scelta - sempre confermata nei successivi provvedimenti - si è rivelata corretta alla luce della gravissima crisi che ha colpito l'economia internazionale;
le previsioni riguardanti le performance dell'economia e i saldi di finanza pubblica sono state sostanzialmente rispettate; tale risultato è molto importante per garantire la stabilità dei conti pubblici, in ragione della forte esposizione del debito e dell'incidenza degli interessi passivi sul prodotto interno lordo, che avrebbero reso assolutamente improponibile un ulteriore allargamento del deficit;
in tale contesto di relativa stabilità dei conti pubblici, l'Unione europea ha valutato positivamente i provvedimenti assunti dal Governo italiano per contrastare la crisi, mentre ha dovuto avviare la procedura d'infrazione nei confronti di altri Paesi europei, i cui piani - oltre a cedere a suggestioni protezioniste - non hanno tenuto in debita considerazione i vincoli comunitari;
l'Italia si è resa protagonista di azioni coordinate con altri Paesi per moltiplicare il messaggio di fiducia alle società e per questo obiettivo ha convocato per il 29 marzo 2009 a Roma un vertice del G8 - allargato a Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa ed Egitto - dedicato alla dimensione sociale della crisi;
il Governo ha affrontato l'emergenza economica e sociale indotta dalla crisi globale dei mercati finanziari secondo tre linee d'azione, rivolte a sostenere il circolo virtuoso della fiducia: stabilità (della finanza pubblica e degli intermediari creditizi), liquidità (delle banche, delle imprese e delle famiglie), occupabilità (delle persone);
tali linee d'azione hanno consentito, anche in conseguenza della maggiore capacità di coordinamento a livello europeo ed internazionale nel garantire i risparmiatori, di bloccare sul nascere un possibile «effetto domino» della crisi del sistema bancario, che avrebbe determinato situazioni ancora più gravi nel contesto di una crisi caratterizzata da fattori inediti e non sempre capaci di reagire alle terapie, mentre in Italia il sistema bancario ha tenuto;
il Governo ha adottato misure di sostegno per le persone e le famiglie in maggiori difficoltà economiche (social card, «bonus famiglia», rinegoziazione dei mutui immobiliari, potenziamento dei canali di ingresso nel mondo del lavoro attraverso una riattivazione della «legge Biagi» ed altro);
sul piano della difesa del reddito, il Governo ha dato corso al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, ha istituito in via sperimentale e confermato, su richiesta delle parti sociali, un regime di agevolazioni fiscali per le quote retributive erogate nelle imprese, come contropartita di misure a favore della produttività e della efficienza, realizzando per questa via le premesse per accompagnare quella svolta nelle relazioni industriali prefigurata nell'accordo quadro sulla riforma della contrattazione del 22 gennaio 2009;
sul piano del sostegno ai livelli occupazionali, il Governo ha adottato una strategia che, al tempo stesso, tutela le persone e aiuta il sistema delle imprese a conservare la propria potenziale capacità produttiva, della quale il capitale umano è componente primaria, incentivando cioè il ricorso ad ammortizzatori sociali che non siano automatici e deresponsabilizzanti. La strategia perseguita dal Governo è stata piuttosto quella di incentivare la continuità del rapporto di lavoro con le imprese in difficoltà, attraverso l'istituto della sospensione e tipologie di sostegno al reddito su base negoziale, come la cassa integrazione guadagni, in modo da incoraggiare e aiutare le imprese a non licenziare in attesa della ripresa;
l'intervento sugli ammortizzatori sociali, avviato con il decreto legislativo n. 185 del 2008, garantisce ora una copertura a tutti i settori esclusi dagli strumenti ordinari di protezione del reddito e a tutti i rapporti di lavoro dipendente, compresi gli apprendisti e gli interinali, ma anche per la prima volta, nella forma dell'una tantum, i collaboratori coordinati e continuativi in regime di monocommittenza, condizionando il godimento dei sussidi ad adeguati percorsi di formazione e riqualificazione professionale dei lavoratori;
l'accordo del 12 febbraio 2009 tra Stato e regioni ha confermato pienamente l'impostazione del Governo. L'accordo è di particolare importanza perché ha consentito di mobilitare risorse (8 miliardi in un biennio per un ammontare, su base annua, pari ad almeno dieci volte gli stanziamenti previsti per il 2008) per estendere l'integrazione salariale ai settori, alle categorie e ai lavoratori che ne sono privi (così un problema aperto da almeno quattro legislature si avvia a soluzione), incoraggiando la sussidiarietà verticale (tra Stato e regioni, appunto) nel campo degli ammortizzatori sociali, con una forte riconversione da interventi assistenziali e di sostegno al reddito a misure coerenti e funzionali con politiche attive del lavoro, tali da valorizzare il più possibile il ricorso ai contratti di solidarietà;
l'intervento sugli ammortizzatori sociali, avviato con il decreto legislativo n. 185 del 2008, consente, peraltro, di consolidare, attraverso una rete diffusa ed articolata di enti bilaterali, un ruolo importante delle parti sociali, in una logica di sussidiarietà orizzontale, nell'individuare nuovi strumenti di welfare e assunzioni di maggiori responsabilità della società civile e del mondo del lavoro nell'assicurare un reddito e un processo formativo adeguato ai lavoratori in cassa integrazione;
le risorse necessarie per garantire ai lavoratori subordinati licenziati o sospesi dal rapporto di lavoro adeguati trattamenti di integrazione del reddito combinati con apprendimento devono essere il risultato della combinazione di più fonti: il bilancio dello Stato, i fondi europei di competenza dello Stato e delle regioni, i bilanci delle regioni e province autonome, i fondi interprofessionali per la formazione continua e il relativo prelievo dello 0,30 per cento sul monte salari delle imprese, gli enti bilaterali promossi dalle parti sociali, le ulteriori liberalità del settore privato o privato-sociale;
il Governo ha avviato un piano di sostegno dei settori in crisi attraverso la rimessa in moto dei mercati di beni di consumo durevoli e ha finanziato un piano di grandi opere e di infrastrutture per 16,6 miliardi, nella convinzione che la miglior tutela del reddito risiede nella difesa e nella creazione di posti di lavoro;
con l'approvazione della «legge delega Brunetta» sul riordino del pubblico impiego si aprono prospettive per il recupero di importanti margini di competitività del Paese, oltre a garantire un più qualificato standard di servizi per i cittadini,

impegna il Governo:

a dare piena attuazione alle linee guida elaborate dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per una tutela attiva della disoccupazione, incoraggiando le imprese, attraverso azioni tempestive e mirate, a perseguire condotte responsabili rispetto ai loro collaboratori;
a dare piena e tempestiva attuazione all'accordo del 12 febbraio 2009 con le regioni;
a favorire la piena e tempestiva attuazione del decreto ministeriale del 25 febbraio 2009, relativamente alla sottoscrizione, da parte del ministero dell'economia e delle finanze, di obbligazioni emesse dalle banche italiane, nonché a concordare con il sistema del credito, anche attraverso l'eventuale stipula di un'apposita convezione con Abi, la sospensione del pagamento della rata di mutuo «per almeno 12 mesi» per i lavoratori in cassa integrazione e per coloro che percepiscono il sussidio di disoccupazione, nonché la sospensione fino al 31 dicembre 2009 del rimborso della parte capitale dei mutui contratti dalle imprese attualmente in crisi, limitando in tale periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi e spostando alla scadenza del periodo di rateizzazione già pattuito le rate della parte capitale del sopra citato periodo di sospensione;
ad evitare, come successo in passato, di creare attraverso gli ammortizzatori sociali un bacino di nuovi assistiti, dei quali risulti difficile, anche nel contesto del dopo crisi, il reimpiego;
ad evitare, alla luce del debito pubblico accumulato, un uso irresponsabile, da parte dei lavoratori e delle imprese, degli strumenti di tutela del reddito che porti a un livello insostenibile di spesa pubblica;
a favorire lo sviluppo di un quadro di rapporti sociali in cui prenda forza ogni possibile forma di negoziato collaborativo e di protagonismo partecipativo delle istituzioni e delle parti sociali, in modo da realizzare sul versante occupazionale:
a) la più compiuta integrazione delle risorse, competenze e capacità dello Stato, delle regioni e delle parti sociali, a partire dal necessario filtro delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale;
b) il ricorso a soluzioni tali da mantenere la più ampia base occupazionale, distribuendo su molti lavoratori il minore monte di ore lavorate (contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana corta ed altro) o riconducendo anche lavoratori disoccupati in contesti produttivi attraverso una definizione più flessibile della «congruità» delle alternative occupazionali o mediante forme di tirocinio e formazione;
c) una drastica semplificazione dei tempi e delle procedure di erogazione di tutte le tipologie di ammortizzatori sociali;
d) adeguate forme di sostegno a chi, specie se assunto su base temporanea o con contratti atipici, perde un lavoro, integrando, anche attraverso il ricorso alle tecnologie informatiche, la rete dei servizi pubblici e privati per il lavoro;

e) un'offerta formativa di maggiore qualità coerente con le esigenze del sistema produttivo, in modo da rimuovere ogni odiosa autoreferenzialità dei soggetti formatori e da garantire un effettivo innalzamento delle competenze dei lavoratori che ne beneficiano;
f) integrazione del reddito e attività di apprendimento;
g) la piena effettività della dichiarazione preventiva di disponibilità a un percorso di formazione e riqualificazione professionale o, a seconda delle diverse tipologie di sussidio, a un lavoro come strumento di responsabilizzazione dei lavoratori mediante la messa a disposizione da parte dell'Inps di una banca dati informatizzata, aggiornata in tempo reale, contenente tutti i dati disponibili relativi ai lavoratori percettori di trattamento di sostegno al reddito, liberamente accessibile, via internet, a tutti i servizi per il lavoro, pubblici e privati, nel rispetto delle norme previste dalla legge in materia di sicurezza e trasferimento dei dati;
h) un più effettivo sistema di sanzioni da applicare a coloro che rifiutano un'offerta «congrua» di lavoro o un'offerta di formazione e riqualificazione professionale;
a dare corso, sul versante delle riforme:
a) alla sollecita predisposizione del decreto interministeriale di attuazione dell'articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2;
b) alla sollecita predisposizione dei decreti delegati di attuazione della «legge delega Brunetta»;
c) al varo del Libro bianco sul welfare, coniugando in una visione integrata misure di welfare to work e innovativi interventi di tutela sociale, attenti ai nuovi bisogni e ai diritti delle persone, come quadro di riferimento per le riforme sociali della legislatura, a partire da un riordino in senso universalistico degli ammortizzatori sociali.
(1-00131)
«Cicchitto, Cota, Lo Monte, Cazzola, Della Vedova, Giancarlo Giorgetti, Baldelli, Stradella, Armosino».

INTERPELLANZE URGENTI

A)

Dati relativi alla distribuzione e all'operatività delle social card e misure a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati - 2-00269

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
dai dati in possesso degli interpellanti risulta che al 31 dicembre 2008 sono state consegnate 520 mila social card su 1.400.000 previste;
delle 520 mila card assegnate, risulta che circa 190 mila non avevano alcuna copertura. Per cui le persone povere si sono viste beffate e umiliate quando si sono presentate alle casse dei supermercati per pagare con la «tessera dei poveri» che pure era stata regolarmente assegnata;
è evidente che per ottenere la social card si sono voluti sommare troppi requisiti e si è così ridotta drasticamente la platea in modo non equo;
tra le altre cose appare molto discutibile applicare sia l'Isee, che è un parametro familiare che già considera più fonti di reddito compreso il patrimonio, sia il reddito individuale. In questo modo il parametro famiglia viene usato per ridurre e non per ampliare la platea, si tiene conto delle risorse della famiglia ma non del carico. Sotto la dizione «redditi e trattamenti pensionistici» entro i 6000 euro vanno poi ricompresi tutti i trasferimenti compresi quelli esclusi esplicitamente da Isee, vi rientrano quindi gli assegni familiari, l'assegno di 150 euro per gli incapienti, l'indennità di accompagnamento, l'eventuale trattamento di fine rapporto. Il reddito di riferimento è quello di due anni prima, il 2006, senza che questo abbia una logica e un motivo. Gravissimo ricomprendere tra i redditi anche l'indennità di accompagnamento una vera politica per la non autosufficienza;
inoltre l'anziano ultrasessantacinquenne che nell'anno precedente o nei due anni precedenti la richiesta non ha conseguito alcun reddito rimane escluso dalla social card. Infatti il riferimento a un soggetto la cui imposta netta risulta pari a zero presuppone che «sia stato prodotto un reddito complessivo anche se, per effetto dell'applicazione delle disposizioni concernenti il calcolo dell'imposta dovuta, l'imposta netta è pari a zero» (Circ. 68/2007 Agenzia delle entrate);
era chiaro e prevedibile sin dall'inizio, anche alla luce di questi criteri, il fallimento dell'intera operazione, tanto che la grande maggioranza delle tessere non sono state nemmeno assegnate;
davanti a questo clamoroso - eppur previsto - fallimento, il Governo avrebbe dovuto cambiare immediatamente impostazione, intervenendo direttamente ed urgentemente a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati, senza altri indugi, senza criteri cervellotici e inapplicabili, senza modalità decisamente umilianti -:
quali siano i dati al 31 dicembre 2008 dell'operazione social card;
quante tessere siano state distribuite;
quante siano quelle effettivamente coperte;
che cosa inoltre intenda fare il Governo per rispondere alla drammatica situazione economica in cui si trovano le famiglie italiane, i precari, gli anziani, i disoccupati.
(2-00269)
«Laratta, Realacci, Gozi, Dal Moro, Gnecchi, Concia, Farinone, Cavallaro, Benamati, Fedi, Motta, Graziano, Ginoble, Marchi, Trappolino, Boccuzzi, Zucchi, Barbato, Binetti, Strizzolo, Berretta, Melis, Bratti, Grassi, D'Antona, Minniti, Villecco Calipari, Laganà Fortugno, Sarubbi, Cesare Marini, Lo Moro, Garofani, Giorgio Merlo, Marchioni, Tidei, Margiotta, Cesario, Velo, Gianni Farina, Miotto, Monai, Misiti, Marco Carra».

B)

Orientamenti del Governo in merito alla modifica degli studi di settore, con particolare riferimento all'anno 2008 - 2-00330

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in data 20 novembre 2008 veniva discussa un'interpellanza urgente (n. 2-00207), con primo firmatario l'onorevole Fabio Gava, riguardante l'opportunità di sospendere l'efficacia degli studi di settore relativi agli anni 2008 e 2009, attesa la grave crisi economica in corso;
il Sottosegretario Molgora, rispondendo per conto del Governo e del Ministro interpellato, pur non ritenendo possibile confermare la sterilizzazione degli studi di settore per gli anni indicati, confermava, tra l'altro, l'impegno del Governo a modificare detti studi entro il mese di marzo 2009;
successivamente, l'articolo 8 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, introduceva la mera possibilità di effettuare tale modifica, peraltro, secondo gli interpellanti, possibile anche indipendentemente da tale assunto legislativo;
sorprendentemente non è stato accolto alcun emendamento tendente a rendere cogente tale modifica, o quantomeno a superare la presunzione assoluta a carico del contribuente, nel caso di redditi dichiarati non in linea con gli studi di settore;
più recentemente, in coerenza con quanto sopra indicato, qualche autorevole rappresentante del Governo avrebbe dichiarato che non vi è alcuna intenzione di modificare gli studi di settore per i redditi 2008, ritenendo evidentemente il Governo di intervenire solo per il 2009, nonostante l'anticipazione della verifica al 31 dicembre 2008;
se confermato, tale orientamento metterebbe in grave difficoltà una grande parte delle piccole e medie imprese italiane, essendo evidente che la crisi economica in atto ha determinato già nella seconda parte del 2008 gravi effetti negativi;
oltretutto tale eventuale orientamento non risulterebbe coerente con il quadro prospettato dal Governo nella risposta alla sopra indicata interpellanza n. 2-00207 -:
se confermi o meno l'intenzione del Governo di procedere alla modifica degli studi di settore solo a partire dall'anno 2009 e non anche per l'anno 2008;

se, in ipotesi di conferma di quanto sopra indicato, non si ritenga opportuno introdurre un correttivo di riduzione fisso per gli studi di settore di circa il 30 per cento per l'anno 2008, in attesa delle modifiche da effettuare per l'anno 2009;
se, sempre in ipotesi di conferma di quanto sopra, non si ritenga opportuno quantomeno modificare le modalità di accertamento e riscossione relative ai redditi 2008 (denuncia 2009), allungando, in caso di adesione all'accertamento, la possibilità di dilazione di pagamento ed eliminando l'obbligo della garanzia fideiussoria prevista in caso di pagamento rateizzato.
(2-00330)
«Gava, Milanato, Zorzato, Mistrello Destro, Beccalossi, Golfo, Della Vedova, Gottardo, Faenzi, Pelino, Di Virgilio, Patarino, Bocciardo, Raisi, Minasso, Paniz, Costa, Lehner, Ascierto, Tremaglia, Marinello, Biasotti, Garagnani, Barani, Simeoni, Franzoso, Vitali, Polidori, Stracquadanio, Scandroglio, Fallica, Di Centa, De Luca, Armosino, Dell'Elce, Savino, Abelli, Rosso, Nastri, Taddei, Castiello, Nicolucci, Fucci, Sisto, Torrisi, Aprea, Versace, Lorenzin, Antonione, Biancofiore, Gioacchino Alfano».

C)

Rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale e costituzione degli osservatori provinciali per la sicurezza stradale - 2-00301

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 20 novembre 2008 sono stati resi noti i dati dell'Istat circa gli incidenti stradali occorsi nell'anno 2007, che quantificavano in 203.871 gli episodi di sinistri gravi, in 5.131 le persone decedute, e in 325.850 coloro che hanno subito lesioni di diversa entità;
queste cifre fanno percepire l'estrema gravità della situazione e rinsaldano la convinzione che la sicurezza stradale sia un obiettivo irrinunciabile da perseguire con la massima fermezza;
è evidente che nella consapevolezza della conoscenza del problema stia la chiave per porre in atto le misure più adeguate per fronteggiare il fenomeno e soprattutto per verificare la loro efficacia;
è quindi con un certo stupore che si apprende che siano in primo luogo i dati dell'Istat, che quantificano l'entità di questo vero e proprio bollettino di guerra, ad essere viziati da alcune anomalie;
innanzitutto va sottolineata la discrasia temporale tra la data di rilevazione degli incidenti e quella di pubblicazione: la registrazione e classificazione dei sinistri, infatti, avverrebbe immediatamente per mano dei carabinieri, della polizia stradale e della polizia locale e le informazioni verrebbero poi trasmesse all'Istat entro 40 giorni;
l'Istituto nazionale di statistica, tuttavia, predispone la pubblicazione dei dati soltanto dopo un anno dalla scadenza del periodo temporale in esame: i dati del 2007 possono essere esaminati soltanto verso la fine del 2008;
rilievi vanno posti anche riguardo all'accuratezza dei dati pubblicati, dato che gli organi di polizia non sempre riescono a comunicare il decesso successivo di individui colpiti in incidenti da lesioni gravi;
inoltre vi sarebbero altre eccezioni da formulare circa l'inadeguatezza dei moduli di cui sono provviste le forze dell'ordine e il loro aggiornamento;
va anche posto in rilievo il fatto che gli stessi dati pubblicati dall'Istat subiscono ben tre revisioni, per cui si giunge in possesso di rilevazioni accurate soltanto dopo 3 anni dalla conclusione del periodo in esame;
vi sarebbe, a conclusione di tutto questo, una permanente discrasia tra i dati sulle conseguenze dell'incidentalità del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, attinti dai pronto soccorso e quelli specifici dell'Istat;
il primo requisito per comprendere i problemi e le relative soluzioni è essere in possesso di dati affidabili con cui conoscere la realtà dei fatti, individuare anomalie, effettuare confronti su base locale, nazionale o internazionale, per tenere monitorate le situazioni e verificare se le misure di prevenzione sortiscono gli effetti desiderati;
constatato che gli attuali strumenti conoscitivi sono inadeguati a svolgere in modo tempestivo un'opportuna prevenzione con interventi pronti e mirati, è indubbio che vada riconsiderato il sistema di monitoraggio dell'incidentalità sulle strade italiane;
tali preoccupazioni sono condivise dalle associazioni in Italia firmatarie della Carta europea per la sicurezza stradale che, di fronte alla gravità del fenomeno, si sono autoconvocate e riunite in convegno a Cento in data 24 novembre 2007, ove, ascoltata la relazione del dottor Luigi Antonio Ciannilli, presidente del comitato per la sicurezza stradale «F. Paglierini», hanno approvato un documento in cui si richiede, tra l'altro «l'adozione di un criterio di rilevazione e acquisizione dei dati relativi a morti e feriti conseguenti ad incidenti stradali che dia in tempo reale e su tutto il territorio nazionale la situazione del fenomeno, sostituendo ovvero integrando in tal modo i dati Istat la cui attendibilità e, soprattutto, disponibilità non sono rispondenti alla drammaticità della situazione e repentina mutevolezza del fenomeno»;
lo scopo sarebbe quello di poter approntare una pianificazione mirata attraverso la «prevenzione», soprattutto nel caso in cui si registrino una serie di incidenti che coinvolgono, per la prima volta, una medesima categoria di utenti, mai prima verificatisi con la stessa intensità e frequenza, in modo da studiare il fenomeno ed intervenire in tempo reale con opportuni correttivi, come tra l'altro dispone la direttiva 2008/96/CE del Parlamento europeo del 19 novembre 2008;
lo stesso documento sollecita pertanto «l'utilizzo dei dati acquisiti nei pronto soccorso e trasmessi al servizio sanitario nazionale, facendoli contemporaneamente confluire alle prefetture ovvero alle province, presso ognuna delle quali troveranno obbligatoriamente costituzione e sede gli osservatori provinciali per la sicurezza stradale» -:
se non riscontri criticità nel sistema di rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale attualmente in uso da parte dell'Istat;
se non ritenga di poter accogliere il suggerimento di utilizzare dei dati acquisiti nei pronto soccorso e trasmessi al servizio sanitario nazionale, facendoli contemporaneamente confluire alle prefetture ovvero alle province, presso ognuna delle quali troveranno obbligatoriamente costituzione e sede gli osservatori provinciali per la sicurezza stradale.
(2-00301)
«Bellotti, Patarino, Saglia, Dima, Nola, Faenzi, Catanoso, Saltamartini, Di Caterina, Nicolucci, Scapagnini, Lamorte, Formichella, Nastri, D'Ippolito Vitale, Fucci, Beccalossi, De Camillis, Biava, Dell'Elce, Gava, Abrignani, Stanca, Calabria, Consolo, Sbai, Laboccetta, Moffa, Landolfi, Versace, Gottardo, Divella, Mancuso, Mistrello Destro, Ascierto, Lainati, Lunardi, Contento, Cristaldi, Angeli, Di Biagio, Paglia, Milanato, Scandroglio, Minasso, Pescante, Aracu, Polidori, Barbato, Briguglio, Cazzola, Cosenza, Ciccioli, Angela Napoli».

D)

Tempi di erogazione dei fondi assegnati alle scuole paritarie - 2-00332

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la manovra finanziaria 2009 ha portato ad un taglio delle risorse stanziate per le scuole non statali (programma 1.9 nello stato di previsione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca). Se prima della manovra si prevedeva di stanziare 535,4 milioni per il 2009, dopo la manovra (-133,5 milioni) questo importo è sceso a 401,9 milioni (-24,9 per cento). La situazione rimane più o meno la stessa nel 2010 e peggiora ulteriormente nel 2011 (ulteriore riduzione a 312,4 milioni);
al Senato della Repubblica, dopo le polemiche intervenute nel corso dell'esame alla Camera dei deputati, il Governo ha introdotto un nuovo programma di spesa (1.10 interventi in materia di istruzione), con uno stanziamento di 120 milioni per il solo 2009, ma su un capitolo più generico. La Camera dei deputati con un ordine del giorno aveva impegnato il Governo a utilizzare questi soldi per le paritarie;
rispetto a quanto stanziato per il 2008 c'è comunque un taglio di 13,4 milioni di euro;
le scuole paritarie adottano i programmi definiti dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispettando ogni norma in tema di sicurezza e disciplina, e pertanto sono scuole che svolgono un servizio pubblico a tutti gli effetti, essendo parte integrante del sistema scolastico nazionale di istruzione;
le scuole paritarie per l'infanzia svolgono in molte regioni del nostro Paese una funzione insostituibile per la cura e l'educazione dei figli di tantissime famiglie e l'evoluzione economica e sociale, unita alla crescita dell'occupazione femminile, hanno fatto aumentare negli anni la domanda verso questo servizio da parte delle famiglie;
in Italia le scuole paritarie dell'infanzia sono 9.311 e accolgono 700.000 bambini, coprono il 35 per cento della popolazione infantile da 3 a 6 anni e impiegano circa 33.000 dipendenti, in massima parte laici con famiglia;
solo nel Veneto le scuole paritarie dell'infanzia accolgono 92.055 bambini, su un totale di 134.429 (coprono quindi circa il 68,48 per cento della popolazione infantile dai 3 ai 6 anni), impiegano circa 9.000 persone e al loro interno operano circa duemila volontari;
ogni riduzione in legge finanziaria sul sistema paritario comporta in realtà un incremento di spesa per lo Stato di oltre 10 volte la cifra risparmiata, in quanto la spesa pubblica annuale per allievo della scuola statale dell'infanzia ammonta a 6.116 euro, mentre la spesa per studente della scuola paritaria, sempre nella scuola dell'infanzia, è di 584 euro e pertanto il risparmio per le finanze pubbliche per ciascuno studente di scuola paritaria dell'infanzia è di 5.532 euro all'anno -:
quando verrà emanato il provvedimento ministeriale per l'assegnazione allo specifico capitolo delle scuole non statali, con particolare riferimento alle materne e alle primarie;
se il Governo abbia intenzione di ripristinare negli specifici capitoli di bilancio relativi al triennio 2009-2011 i fondi destinati alle scuole materne e alle primarie;
quali siano i tempi con i quali si intenda provvedere alla liquidazione dei fondi assegnati alle scuole materne e alle primarie (4 dicembre per il 2008);
se non si ritenga di adottare opportuni provvedimenti tesi ad escludere i contributi regionali e comunali destinati allo scopo dai vincoli di spesa imposti dal patto di stabilità;
se non si ritenga necessario attivarsi presso la Conferenza Stato-regioni per fare in modo che le regioni svolgano analoga attività di ripristino dei tagli previsti nei propri bilanci per le scuole paritarie ed assegnare le risorse allo specifico capitolo di bilancio che le finanzia.
(2-00332)
«Viola, Giorgio Merlo, Marchioni, Mastromauro, Oliverio, Dal Moro, Ginoble, De Torre, Tenaglia, Ferranti, Margiotta, Fadda, Sarubbi, Rubinato, Sbrollini, Strizzolo, Iannuzzi, Bressa, Lenzi, Realacci, D'Incecco, Fogliardi, Martella, Merloni, Cardinale, Naccarato, Calearo Ciman, Mosella, De Micheli, Rosato, Zampa».

E)

Misure per garantire un adeguato approvvigionamento di acqua potabile nella provincia di Foggia, con riferimento alla presenza di un'alga tossica nella diga di Occhito - 2-00324

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
da circa due mesi è stata rilevata la presenza di plancton rubescens nell'acqua della diga di Occhito;
il Consorzio per la bonifica della Capitanata, l'ente che gestisce e controlla l'invaso, avrebbe già allertato l'assessorato regionale provinciale all'ambiente, la prefettura, l'Arpa, l'acquedotto pugliese e la protezione civile, ma l'alga rossa sarebbe ancora presente nell'acqua della diga;
l'acqua dell'invaso di Occhito viene erogata all'acquedotto pugliese, che, dopo i processi di depurazione e potabilizzazione, la immette nelle condotte dell'acqua potabile;
si tratta di un'alga che si adatta facilmente ed è anche molto resistente, ma si sta cercando ancora di capire cosa abbia potuto produrre all'improvviso la presenza di quest'alga;
al momento le tesi sono due: o l'alga rossa è collegabile all'aumento vertiginoso della quantità d'acqua in diga o è da collegare alle condizioni ambientali critiche della discarica di Serra Pastore a San Bartolomeo in Galdo, dalla quale fuoriusciva percolato;
il nucleo investigativo della polizia ambientale aveva evidenziato come il flusso di liquidi di percolazione fuoriusciti dal corpo della discarica confluisse nel vasto reticolo idrografico del fiume Fortore che alimenta la diga di Occhito, unica fonte di approvvigionamento d'acqua potabile dell'intera provincia di Foggia (circa mezzo milione di persone);
l'alga rossa sprigiona particelle nocive per la salute dell'uomo che possono dare origine a tumori al fegato, allo stomaco e all'intestino e l'intossicamento può avvenire anche solo respirando le tossine -:
se il Governo si stia adoperando, d'intesa con gli altri enti interessati, nell'adottare ogni utile iniziativa volta ad eliminare la minaccia ed il pericolo di intossicazione e di avvelenamento delle acque dell'invaso di Occhito, che costituisce, come ricordato, l'unica fonte di approvvigionamento d'acqua potabile dell'intera provincia di Foggia.
(2-00324)
«Cera, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Drago, Galletti, Libè, Mannino, Naro, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volontè, Zinzi».