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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 158 di giovedì 2 aprile 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 15,20.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 marzo 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Lucà, Migliori e Mistrello Destro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (A.C. 2187-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi.
Ricordo che nella seduta del 1o aprile il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 (vedi l'allegato A della seduta del 1o aprile 2009 - A.C. 2187-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 5 del 2009 (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, per il testo recante le modifiche apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A della seduta del 1o aprile 2009 - A.C. 2187-A).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2187-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, colleghi, nel maxiemendamento del Governo è confluito il testo del decreto-legge sulle quote latte, che è uno dei problemi più critici dell'agricoltura italiana. Il regime di contingentamento della produzione lattiera, che doveva durare solo nove anni, è sopravvissuto fino ad oggi, con l'accumulo di un enorme debito e un rilevante contenzioso giudiziario.
Il Governo ha ottenuto una maggiorazione del 5 per cento della quota assegnata solo all'Italia già per il 2009. È una prima opportunità per stabilizzare il mercato e porre fine alle multe: da sempre produciamo Pag. 2almeno il 6 per cento in più delle nostre quote e consumiamo oltre il 40 per cento del quantitativo globale garantito all'Italia.
La disgraziata trattativa di 25 anni fa ha portato ad accumulare 1670 milioni di euro di multe. Comprendiamo l'urgenza degli interventi per il settore, ma non condividiamo la scelta di assegnare le nuove quote in primis agli splafonatori: riteniamo che i criteri di riparto delle nuove quote non corrispondano ad equità.
Apprezziamo alcune misure a favore delle imprese che hanno rispettato le regole, in particolare che sia stato cambiato l'ordine di priorità delle assegnazioni e rivalutato le posizioni delle imprese affittuarie di quote e di quelle montane.
Molto positiva è, invece, la proroga delle agevolazioni previdenziali fino a tutto il 2009, una delle istanze più attese dalle aziende agricole che operano nei territori montani e nelle zone agricole più svantaggiate.
Aver fatto confluire le quote latte nel cosiddetto decreto-legge incentivi ha purtroppo comportato, per motivi di ammissibilità, l'eliminazione di norme essenziali per il settore, come quella sul Fondo di solidarietà nazionale per i contratti assicurativi contro le calamità naturali, che noi avevamo sostenuto. Ci aspettiamo che il Governo provveda immediatamente: le aziende non possono attendere ulteriormente!
Riteniamo positivo che nel cosiddetto decreto-legge incentivi siano previste importanti modifiche alla disciplina del lavoro occasionale di tipo accessorio: vengono incluse le manifestazioni fieristiche, gli studenti con meno di 25 anni di età che anche durante le giornate del sabato e della domenica svolgono prestazioni in qualsiasi settore produttivo. Tra i soggetti che effettuano attività agricole di carattere stagionale rientreranno anche le casalinghe, nonché vengono considerate prestazioni accessorie anche le attività svolte in qualsiasi settore produttivo da parte dei pensionati.
Signor Presidente, annuncio il voto di astensione dei deputati della componente politica Minoranze linguistiche sulla fiducia posta dal Governo sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone, al quale ricordo che ha sei minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il Movimento per l'Autonomia voterà a favore della fiducia che il Governo ha posto sul decreto-legge n. 5 del 10 febbraio 2009, che in virtù del maxiemendamento presentato dallo stesso Governo ha recepito anche le norme sulle quote latte.
È evidente, signor Ministro, che avendo dichiarato di essere contrari al cosiddetto decreto sulle quote latte, non abbiamo gradito questo accorpamento.
Avremmo voluto esprimerci fino in fondo motivando in maniera costruttiva le nostre critiche al provvedimento e sollecitando lo stesso Ministro ad intervenire in maniera più organica in un settore, come quello lattiero-caseario, che come altri settori vive un momento di crisi.
È un provvedimento che non condividiamo perché si rivolge ad una platea molto limitata di allevatori. È un provvedimento che penalizza, quindi, gli allevatori del Mezzogiorno e fa correre il rischio di favorire, con l'assegnazione di quote latte aggiuntive, proprio quegli allevatori che in passato non hanno rispettato le regole.
È altrettanto evidente, però, che ci troviamo in questa condizione, signor Presidente, anche e soprattutto a causa dell'ostruzionismo praticato dall'opposizione che, forse, avrebbe potuto fermarsi un attimo prima, dopo aver evidenziato le critiche al provvedimento sulle quote latte.
Condivido quanto ieri ha dichiarato il Presidente Violante al Quotidiano Nazionale: il fatto che una minoranza possa, ad esempio, far decadere un decreto-legge con l'ostruzionismo lede il principio democratico e infatti - dice Violante - da Pag. 3Presidente della Camera lo ho impedito; l'opposizione, se non è d'accordo, deve cercare di bocciare un decreto-legge e a volte ci è riuscita. Ritengo che tutti noi dovremmo avviare una riflessione molto seria su queste valutazioni, contenute in un'intervista più ampia sulla necessità di riformare il nostro sistema istituzionale e mettere mano, insieme alle altre riforme, ad una modifica dei Regolamenti parlamentari, perché un Paese che non ha istituzioni efficienti non può affrontare la competizione con altri Paesi dove le istituzioni funzionano meglio.
Condivido anche quello che ha scritto, sempre ieri, Gianluigi Paragone su Libero, il quale ha ricordato come l'Italia sia l'unico Paese dove il Governo, anziché governare, deve mediare.
Noi voteremo la fiducia, quindi, anche perché riconosciamo al Governo di aver saputo affrontare una crisi finanziaria ed economica dalle dimensioni enormi (e il nostro Governo ha evitato che l'Italia potesse accusare gli stessi contraccolpi che altri Paesi, a partire dall'America, hanno accusato).
Ma secondo il Movimento per l'Autonomia da questa crisi, rappresentanti del Governo, deve venir fuori un modello di sviluppo migliore, più giusto e che dia risposte equilibrate alle diverse aree del Paese.
È in questo contesto che, pur essendo consapevoli che le politiche per il sud devono riguardare lo Stato e l'intero Governo, alla vigilia dell'entrata in vigore del federalismo fiscale, riteniamo che sia utile e necessario istituire, ad esempio, un Ministero per il Mezzogiorno, anche per onorare quel patto tra nord e sud del Paese che in altre sedi autorevolmente è stato auspicato; un Ministero che si occupi prevalentemente di coordinare le politiche poste in essere a favore del sud e che possa, quindi, sviluppare il Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, deve concludere.

ARTURO IANNACCONE. Noi facciamo parte di questa maggioranza - concludo, signor Presidente - proprio per raggiungere questo risultato, per superare il divario tra nord e sud.
Abbiamo stretto un patto forte con il Presidente Berlusconi che intendiamo onorare, ed è per queste ragioni che voteremo a favore della fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, potremmo dire che la domanda «come voterà l'Italia dei Valori su questo provvedimento» sembra retorica, e se vogliamo lo è. Ma il nostro «no», la nostra convinta sfiducia a questo Governo sono amplificati anche dal modo con cui esso sta procedendo nella dialettica interistituzionale, o per meglio dire da come la stia calpestando.
Questa non è una lagnanza strumentale dell'opposizione, men che meno dell'Italia dei Valori; anche dalla Presidenza della Camera, così come dai banchi della maggioranza, si sono levate di recente voci autorevoli tese a ribadire la centralità del Parlamento e la necessità che il Governo ne rispetti prerogative e competenze, evitando l'abuso della decretazione d'urgenza, rispettando la Costituzione e le prassi parlamentari.
Ricordo la notizia del 2 ottobre, che è stata diffusa da tutti i giornali, di quella netta presa di posizione del Presidente Fini in replica alle preoccupazioni del presidente Casini, del presidente Soro, del presidente Donadi e di altri, dovute alle dichiarazioni fatte a Napoli dal Premier sulla sua volontà di legiferare in via ordinaria con decreti-legge.
Fino a quando la Costituzione è quella su cui non soltanto il Presidente ha giurato, ma che tutti dobbiamo rispettare - ammonì lei, Presidente - è evidente che un eventuale abuso della decretazione d'urgenza comporterebbe non soltanto valutazioni di tipo politico, ma certamente Pag. 4anche, da parte della Camera dei deputati, il diritto-dovere di far sentire la propria voce.
Questa stessa preoccupazione - voglio ricordare - si è reiterata anche in occasione di quel corto circuito istituzionale che vide accompagnare la morte della povera Eluana Englaro, quando il Governo emanò o cercò di emanare un decreto-legge che venne ricusato dal Presidente della Repubblica e sortì poi la strada del disegno di legge; lei stesso, Presidente, aveva manifestato forti preoccupazioni che il Consiglio dei ministri non avesse accolto l'invito del Capo dello Stato ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale e giuridico.
Oggi invece, in violazione dell'articolo 77 della Costituzione (che sancisce rigorose modalità con cui il Governo può legiferare per decreto-legge, cioè in casi straordinari di necessità ed urgenza e sempre che tali provvedimenti siano convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni) e in sfregio all'articolo 15 della legge ordinamentale n. 400 del 1988 (che - voglio ricordarlo - obbliga il Governo ad emanare decreti-legge dal contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo), si accetta che un decreto-legge sulle quote latte, che non riuscite a far uscire in tempo utile da quest'Aula dalla porta principale, venga fatto uscire sotto le mentite spoglie di un maxiemendamento dalla finestra.
Si tratta di un spregiudicata alchimia legislativa, che in casi analoghi il collega costituzionalista onorevole Zaccaria ha definito «decreti Minotauro», forse peggiore della stessa ghigliottina, cioè di quella previsione regolamentare mai applicata del passaggio immediato al voto con interruzione della discussione parlamentare che pure taluno aveva prospettato nella Conferenza dei presidenti di gruppo dell'altro ieri.
Se l'agricoltura diventa un tema assimilabile e omogeneo rispetto ai settori industriali, con buona pace degli economisti e dei codificati concetti di settore primario distinto dal settore secondario, c'è di che stupirsi. Tant'è che lei stesso, Presidente, in chiusura di seduta ha esortato il Governo a mutare in sede di coordinamento il titolo del decreto-legge, sostituendo il riferimento ai settori industriali con quello più generico ai settori produttivi. Ma noi crediamo che questo precedente possa introdurre una specie di ammissibilità a ritroso ed ex post di un emendamento salva quote latte; infatti, se cominciamo a cambiare il titolo di un decreto-legge in sede di sua conversione, volete vedere che con questo escamotage diventeranno omogenei anche i contenuti più disparati dei suoi emendamenti?
Sulle quote latte, piazza Montecitorio è stata assediata per giorni da manifestanti delle maggiori confederazioni degli agricoltori, che rappresentano la stragrande maggioranza degli agricoltori onesti, che sono scandalizzati da questo decreto-legge che premia l'illegalità delle frange ribelli degli splafonatori senza se e senza ma, e magari anche senza quote, perché le hanno profumatamente vendute ad altri agricoltori, che per rispettare il loro contingente di produzione si sono indebitati, e oggi si vedono scavalcati nelle assegnazioni delle quote supplementari e calpestati nei loro diritti.
Ma alla mucca Ercolina, simbolo dei COBAS del latte, non interessa che lo Stato italiano e quindi noi tutti, anche chi è allergico al latte, abbia già pagato tre miliardi di euro di multe per le eccedenze produttive. Con questo decreto-legge soltanto un terzo di queste multe verrà forse restituito in comode rate trentennali ma, subito, proprio a coloro che più hanno violato la legge e che hanno fatto lievitare tali multe, verrà assegnata gratuitamente un'adeguata quota di latte.
Noi dell'Italia dei Valori siamo contro questo modo di fare, questo modo di premiare l'illegalità, di promuovere i furbi, i condoni, gli indulti, le proroghe e le deroghe (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Vorremmo uno Stato di diritto in cui - udite, udite! - anche i governanti debbano rispettare la legge piuttosto che farsi un lodo Schifani o una legge salva Previti o un lodo Alfano. Vorremmo che, se anche è coinvolto uno dei Pag. 5santi in Parlamento - e il riferimento all'onorevole Rainieri, già leader dei COBAS del latte non è puramente casuale - o nel Governo padano, non per questo la legge debba piegarsi a fare i suoi interessi con danno di chi in precedenza aveva rispettato la legge.
Allo stesso modo anche per quanto riguarda il provvedimento anticrisi sulle rottamazioni, che possiamo anche condividere in alcune parti perché ricordiamo che il settore dell'auto è strategico nell'economia nazionale e rappresenta il 14 per cento del prodotto interno lordo tra prodotto e filiera.
Queste misure, inoltre, ripropongono misure che già altri Governi in passato avevano lanciato. Ci va bene la semplificazione delle procedure per gli ammortizzatori sociali, l'aumento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, ma resta il fatto che abbiamo un provvedimento frazionato, episodico, scollegato da una manovra che dovrebbe essere più di regia generale rispetto ad una crisi planetaria di fronte alla quale il nostro Paese dimostra la sua incompiutezza e il Governo la sua inconcludenza.
Avevamo presentato delle proposte tese a valorizzare le piccole e medie imprese nei settori del mobile, dell'arredamento che, soltanto come uno slogan, avete premiato con questi incentivi che - badate bene - voi concedete alle persone più ricche. Se il Ministro Tremonti ha una casa e la ristruttura, lui sì che può accedere a questo beneficio, ma non le giovani coppie che comprano la prima casa, non coloro che decidono di rinnovare l'arredamento impiegando i loro soli risparmi. Tutto questo è stato annichilito dalle proposte che l'opposizione vi ha portato e che come Italia dei Valori abbiamo responsabilmente offerto in una logica di collaborazione che è stata da voi ricusata.
E ci chiedete la fiducia anche su quei fondi che vanno a rimpinguare la legge «mancia»: quella scandalosa legge con la quale il Parlamento si riserva quote di denaro pubblico per assecondare le proprie clientele. Anche in questo caso avete ritenuto che in un momento di crisi così attanagliante per le famiglie, per le piccole e medie imprese, per i lavoratori di questo Paese ci sia spazio per incrementare un fondo che celebra la saga del clientelismo.
Allo stesso modo ci chiedete la fiducia sull'altro fondo dedicato alle manifestazioni e alle celebrazioni del Governo piuttosto che alla scuola: anche in questo caso una previsione generica e confusa, ambigua.
Non capiamo - mentre vorremmo capire - quanti di questi soldi saranno destinati alla scuola e per quale finalità all'interno del capitolo della scuola e quanti, invece, in questa generica formulazione saranno destinati alle feste del Premier: è un nodo che rimane ambiguo, non chiaro, opaco come la politica del Governo in molti settori fino ad oggi ci ha abituato.
Pertanto con grande fermezza abbiamo esplicitato la nostra contrarietà a questo tipo di provvedimenti e vorremmo che iniziasse per davvero un dialogo più costruttivo tra il Governo e il Parlamento. Subiamo, viceversa, una stagione in cui il Governo manifesta tutto il suo sprezzo rispetto a quest'Aula la quale rivendica il suo ruolo e rivendica un ruolo attivo delle opposizioni dalle quali possono spesso provenire proposte interessanti che, al contrario, vengono scartate a priori.
Dunque, con queste valutazioni esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questo modo di procedere e ai contenuti che ci proponete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, quando, ieri mattina, ho letto che il Presidente del Consiglio dei ministri prendeva atto delle difficoltà economiche e della pesantezza della crisi, ho avuto un moto di sorpresa e mi sono detto: finalmente si prende atto della situazione. Meglio tardi che mai: dopo mesi di ottimismo, finalmente si prende atto delle cose. Pag. 6
Tuttavia, vorrei ricordare che l'economia italiana è entrata in recessione non da ieri, ma già dal secondo trimestre del 2008. Da allora, abbiamo visto abbassarsi la produzione industriale, abbiamo visto la chiusura di molte aziende, aumentare il ricorso alla cassa integrazione, calare le esportazioni, crescere la disoccupazione, e interi settori sono entrati in grave difficoltà. L'insieme di questi fattori ha avuto ripercussioni negative sulla distribuzione dei redditi, sulle buste paga, e le famiglie si sono viste aggiungere ai problemi di sempre quelli derivati dalla cassa integrazione e dalla perdita di posti di lavoro e il diminuire delle possibilità occupazionali dei loro figli. I poveri, che nel nostro Paese non sono pochi, si sono ulteriormente impoveriti. Questa è la situazione di cui bisogna prendere atto, non per alimentare paura, ma per creare nuove responsabilità.
Apprendere che il Presidente del Consiglio dei ministri, a conclusione del G8 sul lavoro, si è impegnato a proporre, a livello internazionale, un patto sociale, è stato un piacere. Essendo un inguaribile ottimista, a fronte di queste dichiarazioni, ho pensato che si potesse aprire una fase nuova anche in Italia e che il Governo abbandonasse la sua autoreferenzialità - quella che ha caratterizzato la sua azione - per aprirsi al confronto, al dialogo e alla ricerca di un percorso di coesione sociale con tutti gli attori politici e sociali del nostro Paese. Ancora una volta mi sono illuso. Ieri le speranze sono tramontate, a fronte della decisione di porre la questione di fiducia su un decreto-legge che tutto assorbe. Non vi è stato nemmeno il tempo necessario per esaminarlo con quella attenzione cui come parlamentari siamo obbligati dal mandato che abbiamo ricevuto, perché non siamo qui per caso. Si tratta della quattordicesima fiducia in undici mesi: credo che si stia veramente esagerando, soprattutto se questo avviene per contrasti interni alla maggioranza.
In questi giorni, abbiamo sentito molte lamentele sulla questione della velocità delle decisioni. Si è posto il tema delle nuove regole e, addirittura, di una riscrittura di una parte della Costituzione. Forse, esiste qualche problema sul piano delle norme regolamentari, ma quello che sta succedendo ha ben altra natura e non può essere imputato alle norme, né al Parlamento. Probabilmente, il Presidente del Consiglio dovrebbe rivolgersi ai suoi colleghi, ai suoi amici, ai suoi compagni, a coloro che seguono la sua avventura, perché è da lì che nasce il freno e che nascono gli impedimenti e i ritardi. Non si può invocare un consenso al 51 per cento per decidere. Le decisioni potrebbero essere assunte più velocemente, se il confronto e il dibattito in Parlamento non fossero condizionati dalle esigenze interne alla maggioranza.
L'inserimento del provvedimento sulle quote-latte nel decreto-legge concernente le misure urgenti per i settori in crisi è, a mio parere, un atto incomprensibile, che esce da ogni logica e prassi parlamentare. Lei, signor Presidente, ha giustificato questa decisione, affermando che non è la prima volta che ciò avviene: ma la ripetizione non sempre giustifica quella che è una forzatura, quella che è una cosa che non si doveva fare.
Sulle disposizioni che riguardano le quote latte l'Unione di Centro aveva espresso le sue critiche sia in Commissione, sia in Aula, auspicando che si correggessero certe impostazioni. Siamo convinti - e lo abbiamo dimostrato con i nostri interventi - che si stia commettendo un'ingiustizia nei confronti di chi ha rispettato la legge. Non si possono fare continuamente proclami e dichiarazioni sul rispetto della legge e, nello stesso tempo, assecondare forme di elusione e di condono, perché di questo si tratta. Non si può essere sempre duri con i deboli e accondiscendenti con i forti, perché questo è un errore, è sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Il nostro gruppo era interessato a risolvere il problema e aveva avanzato precise proposte; si è deciso di agire altrimenti e il ricorso al voto di fiducia toglie ogni possibilità di intervento. Non esistono motivi che giustifichino questa urgenza, mentre continuiamo a ritenere che fosse possibile, partendo dal testo licenziato dal Pag. 7Senato, apportare miglioramenti nel segno di una maggiore equità, coinvolgendo le regioni e le associazioni di categoria, in modo da risolvere la questione in maniera soddisfacente per tutti. Si è scelta la strada della forzatura, assegnando la questione delle quote latte a un provvedimento estraneo al settore agricolo e ignorando le competenze delle regioni, alla faccia del tanto conclamato federalismo.
Sono molto rammaricato e in buona parte indignato da questo modo di procedere, che ritengo irrispettoso delle competenze e del ruolo del Parlamento. Questo rammarico aumenta se penso che sugli incentivi ai settori in crisi durante i lavori in Commissione si era cercato di trovare delle soluzioni condivise, convinti dell'urgenza di intervenire, sebbene quasi tutte le proposte emendative che l'Unione di Centro ha presentato siano state respinte.
Abbiamo sempre pensato che si dovesse compiere un massimo sforzo di cooperazione per rendere i provvedimenti adeguati alla pesante situazione che il settore manifatturiero sta attraversando. Abbiamo manifestato attenzione ai provvedimenti che proponevano incentivi per l'auto e per i veicoli non inquinanti, e lo stesso per quanto riguardava gli elettrodomestici e i mobili. Certo, avremmo desiderato ottenere alcune precisazioni in più sui distretti, in particolare rispetto al rapporto con gli enti locali e con l'Agenzia delle entrate. Abbiamo manifestato dubbi e perplessità - del resto condivisi anche da colleghi della maggioranza - sulle limitazioni proposte alle imprese che delocalizzano, perché questa proposta, così come formulata, ci sembra di difficile applicazione, poiché non distingue tra chi delocalizza per speculare sul costo del lavoro e chi per entrare in nuovi mercati; inoltre, essa non tiene conto che gli incentivi sono sul consumo e non sulla produzione. È apprezzato da parte nostra il riferimento agli aiuti ai settori tessile-abbigliamento e calzaturiero, anche se devo rilevare che le risorse messe a disposizione sono ancora troppo poche; qualcosa in più si sarebbe potuto fare, sul terreno degli ammortizzatori sociali e del sostegno al reddito. Siamo stati molto critici sull'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità, convinti che non basta quanto messo a disposizione. Forse, per quanto riguarda gli anziani e le fasce deboli, più che le facilitazioni per il decoder sarebbero stati utili interventi a sostegno del reddito e dei servizi. Resta sempre aperto il dubbio sul costante utilizzo dei fondi FAS e dei conti dormienti.
Si trattava, per questo, di un provvedimento che presentava luci ed ombre. Come Unione di Centro, pur confermando tutti i distinguo e le criticità, ci stavamo orientando ad assumere, nell'ambito di un'opposizione ragionevole e attenta alle esigenze del Paese, una posizione di responsabilità non preconcetta, perché ci rendiamo conto delle urgenze e delle esigenze. Ma l'assemblaggio con le quote latte e la richiesta del voto di fiducia ci obbligano a votare contro.
Questo è un voto che il Governo ha voluto, perché il Governo non ha voluto tenere conto delle differenze e delle possibilità, anche di un rapporto diverso.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Vado a concludere. Per noi, pertanto, l'atteggiamento del Governo è incomprensibile. Questo è un tempo che avrebbe richiesto maggiore coesione nell'interesse dell'Italia, e questa non c'è: si continua a rompere. Bisogna stare molto attenti: questa può essere una strada molto pericolosa. In Europa e in Italia il malessere sociale sta crescendo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pezzotta.

SAVINO PEZZOTTA. Concludo, signor Presidente. Anche Governi forti iniziano ad avere problemi. Sabato vi sarà una manifestazione sindacale organizzata dalla CGIL: la mia storia personale è molto diversa, non condivido fino in fondo la piattaforma della mobilitazione e pertanto non vi parteciperò. Devo però confessare che, a fronte degli atteggiamenti che il Governo sta assumendo, resistere alla tentazione Pag. 8diventa, anche per me, estremamente difficile (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, si dice che l'attuale crisi economica sia la peggiore dal secondo dopoguerra. Uno degli aspetti potenzialmente più pericolosi per gli effetti di carattere sociale ed economico che caratterizza ogni crisi è la flessione della domanda e quindi il crollo della produzione, con la conseguente perdita di posti di lavoro. I dati di questi giorni confermano appieno tale criticità: la produzione industriale ha segnato un crollo senza precedenti; l'inflazione è giunta al livello più basso dal 1969, palesando gli effetti di un'evidente flessione della domanda; la BCE, nel tentativo di fornire ossigeno al sistema, ha abbassato il costo del denaro sul livello più basso da quando è stata realizzata l'unione economica e monetaria.
È evidente che in questo contesto la leva strategica su cui agire è soprattutto una: sostenere la domanda, per impedire che la produzione crolli, con tutti gli effetti negativi che ciò comporterebbe a livello non solo economico, ma anche sociale. Sostenere la domanda significa non solo intervenire direttamente su tale variabile, ma anche operare affinché non crolli la fiducia dei cittadini. Noi riteniamo che in Italia vi siano buoni motivi per non perdere la fiducia, e su questo siamo portati a condividere le posizioni sostanzialmente ottimistiche del Governo. Il nostro sistema, infatti, può contare su numerose peculiarità, che lo distinguono in positivo da quelle di altri importanti Paesi che, come noi, stanno patendo gli effetti di questa crisi.
In primo luogo, vi sono nel nostro sistema importanti elementi di tenuta sociale: il livello medio di indebitamento delle famiglie italiane, in rapporto al reddito disponibile, è il più basso in assoluto tra i Paesi avanzati; il 70 per cento delle famiglie italiane vive in case di proprietà; più del 15 per cento dei lavoratori è dipendente pubblico (ciò significa che una quota consistente della nostra popolazione ha, rispetto a quanto accade in altre realtà, meno affanni e meno preoccupazioni riguardo alla casa, al lavoro e al proprio potere d'acquisto); il nostro sistema bancario italiano è sicuramente più solido e meno intossicato dai prodotti della malafinanza e, quindi, maggiormente in grado di fornire accesso al credito, rispetto a quanto accade in altri Paesi.
Nell'ultimo anno, a causa della crisi finanziaria, si sono liberate ingenti masse monetarie, che sono oggi immediatamente o prontamente disponibili ad essere immesse nel sistema attraverso consumi e investimenti. Si pensi che nel 2008 in Italia sono usciti dai fondi di investimenti azionari ed obbligazionari più di 38 miliardi di euro e che nell'ultima asta dei BOT vi è stata una richiesta per 20 miliardi di euro, a fronte di un'offerta di 12 miliardi da parte del Tesoro. Significa che vi è un'enorme massa di denaro, che attende le condizioni giuste per essere adeguatamente impiegata.
Le condizioni giuste sono quelle che il Governo sta cercando da tempo di costruire, attraverso un insieme di interventi tra loro integrati e complementari, di cui quelli del presente decreto-legge costituiscono solo una parte, che segue quella già realizzata e che precede quella che è già stata concordata ed annunciata. Ecco allora che dobbiamo guardare i contenuti del provvedimento in esame come la prosecuzione logica di quanto si è iniziato a fare già in avvio di legislatura, con il decreto-legge n. 112 del 2008, per poi proseguire con gli interventi a sostegno del sistema bancario e creditizio, fino alla recente deliberazione dei finanziamenti per le grandi opere da parte del CIPE.
Così come dobbiamo guardare questo provvedimento in riferimento agli altri interventi di sostegno all'economia che ad esso seguiranno, primi fra tutti quelli del cosiddetto piano casa. Sono tutte misure Pag. 9che, nel loro insieme, sostengono le imprese e le famiglie ed azionano il volano degli investimenti pubblici e quindi, in definitiva, creano le premesse affinché il sistema possa ripartire.
Ed è in questo quadro di così ampio respiro e con lo spirito positivo di sostenere la ripresa che riteniamo siano state fatte confluire all'interno di questo provvedimento le norme sul regime comunitario delle quote latte. Su questo punto riteniamo necessario aprire una breve parentesi. In questi mesi noi della Lega siamo stati accusati, spesso in modo becero e volgare, di avere sostenuto, attraverso il provvedimento sulle quote latte, dei piccoli interessi di parte riconducibili ad un pugno di persone rappresentate come una vera e propria banda di malfattori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ebbene, con il voto di fiducia che stiamo per esprimere si chiude finalmente anche la vicenda legata a questo specifico problema delle quote latte.
Con la fine di questa vicenda giunge però anche a termine la nostra pazienza rispetto alle squallide strumentalizzazioni di cui siamo stati ultimamente oggetto ed alle quali intendiamo replicare in via definitiva ed in modo solidamente argomentato e quindi assolutamente sereno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In primo luogo, è necessario ricordare che il problema delle multe sul latte non riguarda poche centinaia di leghisti irriducibili, ma più di 8 mila imprese su 40 mila in produzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); a tutte queste imprese il decreto-legge fornisce la possibilità di mettersi in regola una volta per tutte e di non vedere le proprie aziende messe all'asta ponendo un migliaio di famiglie, molte delle quali con figli giovani, su una strada.
In secondo luogo, le nuove quote non sono assegnate a chi fino ad oggi aveva rifiutato di applicare il regime comunitario, ma sono distribuite fra più di 17 mila imprese, quindi ne beneficeranno più del 42 per cento degli allevatori in attività, che da metà aprile avranno comunicazione formale da parte di Agea della nuova distribuzione della quota.
In terzo luogo, non vi è alcuna sanatoria, in quanto la rateizzazione avviene a titolo oneroso, essendo previsto il pagamento di un interesse, peraltro neanche agevolato e di oltre il 7 per cento. Sempre le aziende che rateizzano - e che quindi dovranno inoltre pagare la prima rata entro il 31 dicembre 2009 e rinunciare ai contenziosi - avranno il blocco dei finanziamenti comunitari e, se non pagano una rata perderanno, non per ultimo di importanza, l'accesso ai benefici. In pratica, le nuove quote e la rateizzazione non sono concesse a prescindere, ma sono subordinate all'assunzione di comportamenti virtuosi e responsabili.
In sede di discussione generale sul decreto-legge n. 4 del 2009 avevamo già evidenziato come il mantenimento in vita dei problemi risolvibili sia gradito e funzionale alle esigenze di coloro che, proprio dall'esistenza di tali problemi, traggono linfa vitale per giustificare la loro esistenza e talvolta la loro rappresentanza.
La Lega ha sempre difeso e continuerà a difendere gli interessi di coloro che lavorano e che con il loro lavoro mantengono vivi e prosperi i nostri territori, creando benessere per le generazioni presenti e future (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Di certo la Lega mai ha difeso e mai difenderà coloro che lucrano sul lavoro e sulla fatica degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel caso specifico, la Lega mai ha difeso e mai difenderà coloro che pubblicamente si dichiarano osservanti applicatori del regime delle quote latte e che, privatamente, producono latte in nero, peraltro con la copertura politica di assessori regionali che, pur informati di tutto, preferiscono tacere, anziché avvertire la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La magistratura, ad esempio in Piemonte, sta attualmente indagando e scoperchiando sacche di malaffare proprio tra coloro che in apparenza rispettavano scrupolosamente il Pag. 10regime delle quote, ma che in sostanza producevano e trafficavano latte in nero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sempre richiamando quanto già avevamo evidenziato in sede di discussione generale sul decreto-legge n. 4 del 2009, teniamo adesso a ricordare che la vicenda dell'applicazione delle quote latte da parte dell'Italia è stata in primo luogo una lunga storia di deliberate e reiterate inadempienze, dove le irregolarità più gravi e grandi non sono state necessariamente le più evidenti.
Questa probabilmente è la ragione per cui, avverso le norme proposte dal Ministro Zaia per conto del Governo (che pure, come abbiamo visto, guardavano non a pochi, ma all'intero settore), si sono scatenate così tante proteste e soprattutto sono state operate così tante strumentalizzazioni. Di certo, se la Lega Nord avesse voluto difendere gli interessi di un ristretto gruppo di irriducibili violatori di regole, il Ministro Zaia non avrebbe messo a punto un provvedimento che non assegna le quote a chi non accetta di pagare le multe, per di più con gli interessi.
Invece, è accaduto l'esatto contrario. Contro ogni logica di basso opportunismo politico e, contro ogni presunto favoritismo, il Ministro Zaia ha messo a punto il più rigoroso provvedimento in materia di quote latte che mai fosse stato predisposto da quando - e sono ormai 25 anni - esiste il relativo regime comunitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Fogliato, la prego di concludere.

SEBASTIANO FOGLIATO. Tutto ciò senza fare sconti a nessuno e, quindi, senza favorire o penalizzare nessuno. Non vi è dunque da sorprendersi se per far approvare queste norme si è dovuto dapprima fare fronte a strumentalizzazioni di ogni genere e, infine, addirittura correre ai ripari, inserendo queste stesse disposizioni all'interno di un testo sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per questo vi è il nostro plauso convinto all'operato del Ministro Zaia, che non ha indietreggiato di un centimetro di fronte alle critiche strumentali cui è stato fatto oggetto e associamo un plauso altrettanto convinto al Governo. Dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, il nostro giudizio sul decreto-legge in esame è negativo. Lo riteniamo insufficiente a fronteggiare la crisi economica e sociale che il nostro Paese sta vivendo e perché, con una ardita e dubbia acrobazia, vi avete innestato un decreto-legge sulle quote latte, che, pure per la trasparente e convinta battaglia delle opposizioni, a partire da quella del gruppo del Partito Democratico e di tanta parte del mondo agricolo, si avviava verso la non conversione in legge.
È questo un fatto grave: in pratica, si prorogano oltre 60 giorni i termini di conversione in legge di un decreto-legge, premiando chi fra gli allevatori - oltretutto una minoranza - non ha rispettato la legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In altre parole, si calpestano regole, si umilia che si è mosso dentro la legge e si rende meno credibile lo Stato nel suo doveroso compito di difensore e promotore della legalità. Quando questo accade sono i ceti più deboli che pagano il prezzo più salato. D'altra parte, il saccheggio dei fondi FAS, che continuate a fare, determina uno svantaggio per il Meridione del nostro Paese, a vantaggio degli interessi più forti.
Questo vostro atteggiamento rileva un approccio fortemente condizionato da interessi particolari nell'affrontare le questioni economiche e sociali che si sviluppano nel Paese. Ciò è testimoniato anche dal fatto che il Governo nel fronteggiare la crisi, della quale tardivamente si appresta a riconoscere la gravità, non ha ricercato un confronto vero con le opposizioni, al Pag. 11fine di costruire una risposta all'altezza delle necessità e che possa trasformare questa crisi in opportunità concreta, come ci ha ricordato il Presidente Napolitano, per il rilancio economico, sociale e civile del nostro Paese, affrontando i temi antichi e nuovi che non consentono la piena valorizzazione delle risorse umane di cui l'Italia è ricca.
Come giudicare il fatto che siamo ormai al sesto provvedimento sulla crisi? Questo modo di procedere potrebbe essere definito come una politica «a coriandoli», nell'affrontare i temi economici e sociali, magari accompagnata da qualche fuoco d'artificio, come quando si annunciano 32 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali nelle apparizioni televisive del ministro Sacconi. Magari così si rallegra la platea televisiva, ma non certo i bilanci familiari di chi rimane senza lavoro. Certo, ci sono stati provvedimenti che noi abbiamo condiviso, come quando si è operato per mettere in sicurezza le obbligazioni bancarie e difendere il risparmio delle famiglie, anche se in seguito si è tardata e si tarda - e non sempre ne sono stati chiari i motivi - l'emanazione dei decreti attuativi in grado di portare benefici per le imprese per le famiglie alle prese con i mutui che non sanno come onorare.
Questa politica «a coriandoli» sta progressivamente esponendo il nostro Paese a crescenti difficoltà nell'affrontare la crisi e rischia di far ritardare al nostro sistema produttivo l'aggancio con la ripresa economica, quando ci sarà. Comunque, fra coriandoli e fuochi d'artificio, dovremo ricordarci che siamo in Quaresima e che, in modo particolare, lo sono molte famiglie italiane che probabilmente la prolungano anche dopo la Pasqua; a queste persone vanno date risposte immediate e concrete.
Certo, in questo decreto-legge sono state inserite norme per semplificare i pagamenti degli ammortizzatori sociali: ciò non ci ha visto contrari. Noi avevamo proposte più efficaci, che avrebbero permesso maggiore efficienza nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Ora aspettiamo che finisca l'attesa; non è tollerabile che migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori che sentono parlare da mesi nei salotti televisivi e sui giornali di 9 miliardi di euro a sostegno del reddito non abbiano riscosso fin qui un solo euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anzi, stanno aumentando i licenziamenti in aziende e in settori che non hanno coperture o ne hanno minime; questo fatto non riguarda solo i precari.
Per questo il Partito Democratico, con il suo segretario Dario Franceschini, ha pensato alla proposta dell'assegno mensile per i disoccupati e in seguito ha lanciato l'idea di un contributo aggiuntivo per il 2009 dei ceti più ricchi per finanziare interventi a sostegno dei ceti più disagiati e sfortunati. Una redistribuzione del reddito, sia pur minima, in questo momento può esser un segnale importante per la tenuta della coesione sociale che, come sanno bene gli operatori dei sistemi di piccola impresa, rappresenta sia un elemento di tenuta sia un elemento di successo del lavoro e della stessa impresa. A queste proposte avete opposto un rifiuto, noi continueremo a incalzarvi in Parlamento e nel Paese.
Così come sulla rinegoziazione del Patto di stabilità interno non avete onorato la mozione Franceschini approvata in quest'Aula. Non nego che vi siano stati dei piccoli passi avanti, ma siamo lontani dalle necessità reali del Paese. Perché rendere più difficile, se non impossibile, l'attivazione di tanti piccoli investimenti locali che rappresentano una politica anticiclica niente affatto trascurabile? Di questo passo potrà arrivare la disobbedienza civile di tanti sindaci, nell'interesse generale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Si dice: non possiamo fare di più perché il debito pubblico non ce lo consente. Lo sappiamo bene, i conti li abbiamo fatti con i nostri Governi, dall'ingresso nell'euro al risanamento avvenuto nel biennio 2006-2008, come al vostro Ministro dell'economia e delle finanze è risultato chiaro e talvolta ha dovuto riconoscere. Ma siamo sicuri che, visto che l'economia italiana Pag. 12aveva già le sue difficoltà da tempo, non sarebbe stato più salutare nei mesi passati uno stimolo pubblico maggiore alla domanda interna? Si dice: il problema non è tanto Maastricht, quanto il giudizio dei mercati sulla tenuta dei nostri conti. Sappiamo che il debito pubblico è un vincolo, ma perché si sono buttati 6-7 miliardi di euro togliendo l'ICI ai più ricchi e con l'operazione Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questo sarebbe stato un motivo di approccio unitario delle classi dirigenti, in nome dell'interesse generale del Paese, ma la vostra propaganda non lo consente.
Vedete, la ricchezza privata è molto diffusa e molto diseguale, il lavoro operaio e dipendente ha paghe vergognose per questo Paese. Non c'è dubbio che va messa in gioco la ricchezza privata, ma bisogna ridistribuire il reddito e quindi è comprensibile e utile la mobilitazione della CGIL, che parte da una piattaforma ampiamente condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Tuttavia, quando si parla di utilizzare le risorse private - e ci confronteremo sul piano casa - bisogna farlo non abbattendo le regole della legalità per i capitali, perché con le furbizie e con l'arte di arrangiarsi non siamo più in tempo per risolvere il problema della crisi di questo Paese. Devono essere rilanciati consumi intelligenti e di conseguenza occorre mettere in campo politiche di aggressione alla crisi, subito.
Su questo vi abbiamo sfidato e continueremo a farlo.
Gli incentivi alla rottamazione delle auto e delle moto stanno dando i primi frutti, la FIAT può essere importante per gli accordi che sta mettendo in campo sulla ripresa, ma se gli incentivi alla rottamazione fossero stati prorogati, come noi avevamo proposto, fin dal 1o gennaio ci saremmo risparmiati tante ore di cassa integrazione e tanti licenziamenti nelle aziende e nelle filiere annesse. È stato un errore grave come lo è la propaganda sui distretti: cari colleghi della Lega, vi sfidiamo a defiscalizzare gli investimenti produttivi nei distretti industriali e non a inseguire l'abbaglio del consolidato fiscale, che è inapplicabile.
Il confronto nelle Commissioni di merito è stato importante, il nostro giudizio rimane negativo, però questo è il segno che se il Parlamento è messo in condizioni di lavorare può produrre risultati positivi. L'aver inserito la possibilità per le piccole imprese di ricorrere al Fondo di garanzia per rinegoziare i debiti con il sistema bancario è un successo che rivendichiamo, come alcuni primi, anche se non sufficienti, interventi sul settore tessile.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANDREA LULLI. Concludo, signor Presidente. Avremmo potuto apportare miglioramenti anche in Aula, ma ci è stato impedito dal ricorso alla fiducia, sul Patto di stabilità, sui distretti, sul Mezzogiorno, sulla tutela del lavoro. Non per questo smetteremo la nostra azione di opposizione inflessibile e responsabile, alla quale stanno a cuore gli interessi generali del Paese, di un Paese nel quale abbiamo fiducia e che amiamo: è anche per questo che vi neghiamo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto la sezione milanese della FIDAPA, Federazione italiana donne arti professioni affari, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in queste convulse giornate di attività parlamentare abbiamo discusso degli strumenti da adottare per affrontare meglio la crisi economico-finanziaria internazionale.
Abbiamo scelto, con questo provvedimento, una strada a tre corsie: aiutare le imprese, quel sistema delicato del nostro Paese nella sua unicità fatta di grandi aziende, ma soprattutto di medie e piccole Pag. 13realtà che trovano la loro ragion d'essere e la vitalità nello stretto legame con i territori; proteggere i lavoratori e le famiglie in un'ottica che non è solo quella sociale del salario e del lavoro, ma che guarda anche alle competenze ed alle professionalità che, quando mortificate, depauperano complessivamente il mondo produttivo e la cultura dei luoghi; infine, valorizzare gli enti locali con la funzione di propulsori territoriali di sviluppo e tutori di eccellenze, oltre che con la capacità di accompagnare la crescita con infrastrutture, lavori pubblici, progetti di valorizzazione, reinserimento ed inclusione sociale.
Questo provvedimento consente di leggere in trasparenza i punti di forza del nostro Paese, che è sì oberato dal debito pubblico, ma che è anche ricco nella capacità del risparmio privato e, peraltro, è poco incline nell'ossatura del sistema di imprese alla volatilità fugace di investimenti finanziari e speculativi. Credo che stia proprio qui il senso rilevante di queste norme, l'aver cioè considerato centrale il ruolo delle piccole e medie imprese che vivono, pur tra mille difficoltà strutturali, di innovazione, di competenza, di sudore quotidiano, di rapporto con i territori ben lontani dall'aderire alle mirabolanti e moderniste proposte di quotazione in borsa e innovativi strumenti di finanza speculativa. Queste imprese rappresentano l'indotto per le grandi aziende ed operano e crescono in un rapporto simbiotico che va preservato proprio partendo dagli incentivi al consumo, dall'innovazione e dalla ricerca. Penso alle migliaia di piccole e medie strutture presenti nei distretti industriali del nord, così come alle imprese del sud che arrancano sommando alla crisi internazionale il gap infrastrutturale e di sistema.
Per quelle realtà l'ossigeno e la prospettiva di questo provvedimento sono vitali per garantire quote di mercato e regole più agevoli di tutela per le imprese e i lavoratori. Il G8 con la presidenza italiana saprà di certo indicare quel percorso e quelle regole per la finanza condivise proprio per evitare i miraggi speculativi e le illusioni di presunti facili guadagni a breve termine che riducono sino al lastrico gli operatori e i risparmiatori, penalizzando e scoraggiando gli investimenti in quelle attività di produzione che, necessarie, hanno bisogno di tempi più lunghi per raggiungere l'utile. Senza inutili e dispendiosi sostegni a pioggia, si vuole alimentare un circuito virtuoso fatto d'innovazione, di rispetto dell'ambiente e di capacità di competere per modernità e fantasia, rendendo così il nostro sistema produttivo non solo resistente, ma anche pronto a cogliere con prodotti adeguati la sfida della ripresa economica.
Si deve insomma - consentite di dirlo a me, presidente della Commissione agricoltura - separare nell'analisi d'azione il grano dal loglio, aiutare le famiglie, dar loro speranza e fiducia, migliorare e semplificare il sistema di norme, sostenere la domanda e le imprese, aiutare le banche sane che vogliono continuare a fare il proprio mestiere settando e distinguendo tutta la parte speculativa. Si sostiene l'internazionalizzazione delle imprese: finalmente non più soldi a faraonici e roboanti programmi ma a progetti concreti; si incentiva il turnover del parco auto e moto contribuendo così a sviluppare nuovi programmi di ricerca innovativa; si alimenta il mercato degli elettrodomestici al risparmio energetico.
Ho sentito in quest'Aula e nel dibattito politico la critica a questo provvedimento perché riguarda in misura rilevante il solo settore dell'auto. Vorrei ricordare che in Italia mentre i soliti modernisti consigliavano solo terziario, solo servizi e solo turismo per delocalizzare altrove l'industria, l'automotive nel suo complesso di subforniture, vendite e reti ha raggiunto circa 170 miliardi di euro di fatturato per oltre 2 mila e 600 aziende, un milione di addetti e l'11 per cento del PIL. Scusate davvero se è poco!
Semmai l'approccio alla questione è un altro. La FIAT, ad esempio, va sollecitata a tutelare attraverso i programmi di sviluppo le diverse vocazioni degli stabilimenti al sud come al nord, evitando di concentrare, ad esempio, a Pomigliano Pag. 14d'Arco le criticità e i modelli non incentivabili e pensando piuttosto a ridefinire i piani aziendali nella ricerca, nelle innovazioni e nelle linee di produzione. Ad esempio, la piattaforma unica, da cui deriverebbero più modelli anche in versioni ecologiche, può essere una risposta per evitare discriminazioni incomprensibili ed ovviamente non tollerabili.
Non mi attarderò in polemiche stantie e fuori luogo contro chi sostiene che l'avere inserito norme che riguardano il settore lattiero e l'agricoltura sarebbe un obbrobrio regolamentare e giuridico-costituzionale. Né voglio ricordare agli smemorati buontemponi della sinistra che fu proprio Prodi - e non solo - ad inserire addirittura in un provvedimento «mille proroghe» un maxiemendamento che conteneva il decreto sugli uffici giudiziari e addirittura un altro sulla contrattazione collettiva. Né ancora voglio sottolineare che l'ostruzionistico atteggiamento di questi giorni ha reso necessario quest'atto, proprio per evitare di danneggiare quelle imprese agricole italiane cui troppo spesso si è fatto riferimento.
Il testo presentato come licenziato dal Senato può rappresentare un punto di equilibrio: certamente poteva essere ancora migliorato, ma comunque di sicuro rappresenta una risposta moderna al successo del Governo Berlusconi e del Ministro Zaia, che hanno ottenuto in sede di negoziazione europea circa 800 mila tonnellate di quote aggiuntive da assegnare. L'obiettivo, che a mio avviso è stato largamente raggiunto, è di consentire a chi non aveva rispettato le regole della legge n. 119 del 2003 di emergere, di rateizzare il debito e di rinunciare al contenzioso per la parte esigibile. Così si persegue la legalità e si regolarizza una stalla che, comunque, rappresenta una realtà produttiva in grado di contribuire al PIL e al mantenimento dei livelli occupazionali.
L'intento del legislatore non è quello di punire le imprese fino alla chiusura della stalla. Quando un'azienda zootecnica chiude, è il sistema agricolo del Paese che ci perde e si depaupera. Noi, al contrario, abbiamo voluto, come fu fatto senza oneri nel 2003, consentire una rateizzazione, stavolta con oneri, per archiviare definitivamente una stagione di furberie e di sudditanza nei confronti di un'Europa, che finalmente chiude la partita delle quote, per aprirne un'altra: quella della competizione, dell'innovazione, del rispetto dell'ambiente e della centralità della terra e dell'agricoltore. Il difficile confine tra appetibilità della norma, senza la quale non riusciremmo ad evitare la chiusura di migliaia di stalle, e l'eticità passa per la possibilità, consentita alle aziende zootecniche che si sono indebitate proprio per comprare quote e rispettare la legge n. 119 del 2003, di ristrutturare i debiti per un importo complessivo sino a circa 500 milioni di euro.
Il 31 marzo, intanto, è scaduta la proroga degli sgravi sugli oneri contributivi dovuti dai datori di lavoro agricolo operanti nelle zone montane (70 per cento) e svantaggiate (40 per cento).
Questo provvedimento, con una copertura vera di 154,5 milioni di euro, prevede un'ulteriore proroga sino al 31 dicembre.
Questo provvedimento dà una risposta efficace e concreta a sostegno delle famiglie e delle imprese vere; una risposta capace di far leva sulla peculiarità e le eccellenze del nostro Paese, sull'orgoglio italiano di produrre qualità ed esportarla nel mondo; una risposta veloce che semplifica le procedure e consente di articolare le esigenze di spesa degli enti locali ai fini del Patto di stabilità su base territoriale, con una sorta di solidarismo federale infraregionale; una risposta che i primi dati di tendenza delle vendite auto ci fanno ritenere nella giusta direzione; una risposta concreta, degna di un Governo autorevole.
Per questa ragione, preannunzio convintamente il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Pag. 15
Poiché la votazione per appello nominale avrà inizio alle ore 16,35, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama dei deputati.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2187-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 5 del 2009 (A.C. 2187-A), su cui il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dal deputato Belcastro.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,45)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti 535
Votanti 533
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno risposto 298
Hanno risposto no 235

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le restanti proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baldelli Simone
Balocchi Maurizio
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo Pag. 16
Bocciardo Mariella
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco Pag. 17
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nirenstein Fiamma
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Raisi Enzo Pag. 18
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zorzato Marino

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Borghesi Antonio
Bossa Luisa
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando Pag. 19
Causi Marco
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Mastromauro Margherita Angela
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Merlo Giorgio
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco Pag. 20
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Oppi Giorgio
Orlando Andrea
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rota Ivan
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Ruvolo Giuseppe
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Si sono astenuti:
Brugger Siegfried
Zeller Karl

Sono in missione:
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bonaiuti Paolo
Brambilla Michela Vittoria
Buonfiglio Antonio
Cossiga Giuseppe Pag. 21
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crosetto Guido
Farina Gianni
Lo Moro Doris
Lupi Maurizio
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Mistrello Destro Giustina
Napoli Angela
Orlando Leoluca
Prestigiacomo Stefania
Rigoni Andrea
Ronchi Andrea
Rotondi Gianfranco
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Vitali Luigi
Volontè Luca
Zacchera Marco

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2187-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2187-A).
Avverto che l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2187/12 è stato ritirato dalla presentatrice.
Avverto, inoltre, che gli ordini del giorno Fogliato n. 9/2187/30, Paolo Russo n. 9/2187/36, Servodio n. 9/2187/65, Di Giuseppe n. 9/2187/112, Ruvolo n. 9/2187/124 e Marinello n. 9/2187/128 sono stati riformulati dai presentatori nel senso di sostituire il dispositivo con il seguente identico impegno: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali». I suddetti ordini del giorno, pertanto, recando la medesima parte dispositiva, saranno posti in votazione congiuntamente.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo nella riunione di ieri, nella seduta odierna avrà luogo l'illustrazione degli ordini del giorno presentati e l'espressione del parere sugli stessi da parte del rappresentante del Governo.
La votazione degli ordini del giorno avrà, invece, luogo nella seduta di lunedì 6 aprile.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2187/127.

ROBERTO GIACHETTI. Il Governo, il Governo!

PRESIDENTE. Non c'è? Sospendo la seduta per cinque minuti...
Prendo atto che il rappresentante del Governo è appena giunto in Aula.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/127.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, presentato insieme ad altri colleghi, faccio riferimento al provvedimento che abbiamo approvato nel 2003 (la legge n. 119) che aveva individuato nelle regioni e nell'Agea gli organi deputati all'amministrazione delle quote latte, in omaggio al decentramento dei poteri e alle autonomie, che hanno visto diffusamente adesioni, soprattutto tra le forze sociali impegnate a rafforzarne i contenuti e i modi di essere.
Invece, il provvedimento del 5 febbraio 2009, quello che va sotto il nome di «quote latte» e che trova la sua cittadinanza nel maxiemendamento del Governo, prevede la nomina di un commissario straordinario che, avvalendosi dell'Agea, assegna le quote disponibili. Non c'è dubbio che ci troviamo di fronte, in pochi giorni, ad una contraddizione in terminis: abbiamo approvato - lo abbiamo detto anche in altre occasioni - in quest'Aula il provvedimento sul federalismo fiscale e poi invece, con questo provvedimento, che riguarda le misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito del settore lattiero-caseario, abbiamo Pag. 22una smentita di quella che era un po' la filosofia che il provvedimento votato sul federalismo fiscale sottendeva.
Con questo ordine del giorno vogliamo che il Governo si impegni a valutare gli effetti applicativi della disposizione recante l'istituzione di un commissario straordinario e consideri l'opportunità di ripristinare il senso della legge n. 119 del 2003, che ha accompagnato l'attività legislativa e lo spirito del legislatore con cui è stato approvato tale provvedimento.
Ci sembra strano che le regioni siano depotenziate in un momento particolare e che non siano definite nella loro importanza, nel loro significato e nella loro agibilità. Non sfugge, signor Presidente, il significato di questo ordine del giorno. Mi auguro che il Governo possa valutarlo attentamente e che non ci siano differenti posizioni da un giorno all'altro, perché ciò sarebbe la smentita di tutto il portato, la discussione e le soluzioni emerse attraverso il provvedimento che va sotto il nome di federalismo fiscale.
Questa, signor Presidente, è la sollecitazione che facciamo al Governo, che vale certo per questo provvedimento, ma chiediamo al Governo un modo di essere e di intendere il provvedimento stesso attraverso la definizione di una politica. Infatti, con questo provvedimento che va sotto il nome di «quote latte» certamente è stata smentita una politica, quella stessa politica che la maggioranza ha adottato e sostenuto e per la quale ha combattuto in questa sede.
Non vorremmo che vi fossero due momenti: quello esterno e l'altro, invece, sostanziale, per la difesa di alcuni privilegi di gestione (e quindi governativi) per cui il commissario diventa un organo monocratico che si rapporta direttamente con i produttori. Capisco che i produttori individuati nel decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, sono dei beneficiari e sono dei tutelati, ma non c'è dubbio che questa è una forzatura molto forte perché il Governo, per tutelare i privilegi di chi ha splafonato, passa sopra la testa delle regioni e distribuisce le quote del fondo dell'Agea in modo diretto.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, deve concludere.

MARIO TASSONE. Ho finito, signor Presidente. Questo è un malcostume incredibile, è una tutela dell'illegalità, che certamente oggi denunciamo e di cui cerchiamo di attutire gli effetti attraverso questo ordine del giorno, che sottoponiamo all'attenzione del Governo e, quindi, dell'Assemblea.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/97.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame introduce incentivi per la sostituzione del parco circolante di autoveicoli attraverso la rottamazione di autoveicoli più inquinanti e la contestuale sostituzione con automobili Euro 4 ed Euro 5. Dette autovetture, per poter effettivamente abbattere le emissioni più inquinanti e, in particolare, le pericolosissime polveri cosiddette sottili, debbono aver installato un filtro antiparticolato in grado di poter trattenere dette polveri. Già con precedenti provvedimenti di incentivazione alla rottamazione con conseguente sostituzione di autoveicoli meno inquinanti, si è verificato che automobili, benché immatricolate come Euro 4, fossero sprovviste del filtro antiparticolato e, quindi, paradossalmente bloccate nei giorni di divieto di circolazione al pari delle autovetture più vecchie. In numerosi casi, quindi, venivano vendute autovetture ecologiche sprovviste però di filtro antiparticolato, che doveva, quindi, essere successivamente acquistato e montato a spese dell'acquirente stesso.
Per queste ragioni, chiedo di impegnare il Governo a prevedere e specificare che gli autoveicoli alimentati a gasolio oggetto degli incentivi debbano essere già provvisti dalla fabbrica del relativo filtro antiparticolato, evitando così che l'installazione di detto filtro rimanga a carico dell'acquirente. Si tratta di un impegno con il quale si cerca di seguire la strada che ci possa Pag. 23far evitare che, come al solito, ci siano i soliti furbetti che «fregano» chi invece rispetta la legge e, quindi, dare anche un segnale affinché ci si incammini nel nostro Paese su un percorso di vera civiltà e, soprattutto, di legalità, che divenga precondizione per lo sviluppo: ricordiamo sempre che legalità è convenienza per i cittadini. Pertanto, invito il Governo ad impegnarsi su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo, non è in aula.
L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/46.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2187/46 a mia firma, che chiede un impegno del Governo affinché una quota delle risorse del Fondo previsto dal comma 1 dell'articolo 7-quinquies di questo provvedimento sia finalizzata al funzionamento delle istituzioni scolastiche e all'ampliamento dell'offerta formativa.
La richiesta nasce dall'emergenza che sta sconvolgendo l'attività delle scuole e compromettendo l'erogazione del servizio. Mi riferisco alla mancanza di risorse e al fatto che le scuole siano ormai al collasso per debiti o, più prosaicamente, al fatto che non ci siano i soldi per pagare i supplenti e garantire l'ordinario svolgimento delle attività scolastiche.
Si tratta di una situazione grave, che si somma ai debiti pregressi accumulati dalle istituzioni scolastiche a partire dal 2003, a causa del mancato accredito dei residui attivi relativi alle supplenze, agli esami di Stato e più in generale al funzionamento. Stiamo parlando di una cifra che a livello nazionale si aggira sui 560 milioni (mi sia consentito un accenno al mio territorio, 19 milioni per la sola provincia di Modena).
Pur correndo il rischio di essere pedante, signor Presidente, non posso esimermi dal citare i 7,8 miliardi di taglio al bilancio del Ministero con la manovra finanziaria estiva e voglio altresì ricordare dettagliatamente l'ulteriore decurtazione approvata con la legge finanziaria 2009 che, nero su bianco, denunciano la colpevole privazione di risorse ai fondi già esigui destinati alle scuole. Ad esempio, i capitoli riguardanti il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche hanno subito una riduzione di ben 275 milioni rispetto allo stanziamento del 2008. Le conseguenze di questo taglio sono evidenti se teniamo conto che nel fondo affluiscono le risorse per il funzionamento amministrativo e didattico nonché quelle per il pagamento dei contratti per le pulizie, per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e per la sperimentazione didattica e metodologica nelle classi con alunni disabili.
Il fondo per l'offerta formativa e gli interventi perequativi previsti dalla legge n. 440 del 1997 dai 185 milioni previsti nell'assestamento 2008 passa a 141, con un taglio di 44 milioni. Il capitolo per le spese per le attrezzature ed innovazioni didattiche perde 6,8 milioni di euro e non si sono salvati nemmeno gli interventi a favore dell'istruzione disposti dalla legge finanziaria del 2007: dei 183 milioni dell'assestamento 2008 si passa agli 82 del bilancio di previsione 2009, con un taglio di più di 100 milioni.
Infine, il piano programmatico degli interventi per la scuola, cioè il piano per l'attuazione della riforma del sistema di istruzione, vale a dire la legge Moratti, da 108 milioni passa a 47,7 milioni, con un taglio di 60 milioni, per non parlare delle risorse che mancano per l'organizzazione dei corsi di recupero e per il pagamento delle visite fiscali obbligatorie, per le quali non è stata messa in bilancio alcuna risorsa. In ultimo, voglio ricordare all'Assemblea che per la prima volta il programma annuale del 2009, in pratica il bilancio preventivo per tutte le scuole, è stato approvato con nessun importo in entrata per le spese di funzionamento, poiché non si ha contezza delle risorse a disposizione.
La stampa riporta quasi quotidianamente notizia dei finanziamenti inadeguati per l'anno in corso, eppure, solo fino a pochi giorni fa, la responsabile del Dicastero Pag. 24si ostinava ad individuare i colpevoli di questa situazione nei dirigenti scolastici, senza avere l'onestà intellettuale di prendere coscienza dei tagli apportati al proprio bilancio. Dai dirigenti scolastici, dai consigli di istituto, dalle associazione delle scuole autonome delle province italiane e dai rappresentanti dei genitori sono pervenute all'attenzione del Ministero numerosissime richieste per denunciare la mancanza di risorse. Queste richieste attendono una risposta che ci auguriamo possa venire con l'accoglimento del nostro ordine del giorno, poiché senza risorse si compromette il buon funzionamento quotidiano delle attività scolastiche e lo svolgimento del piano dell'offerta formativa. In altre parole, si affossa la scuola pubblica italiana, e questo non è accettabile per un Paese moderno e democratico.

PRESIDENTE. L'onorevole Nola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/28.

CARLO NOLA. Signor Presidente, nell'illustrare l'ordine del giorno che ho presentato, ho la necessità di ripercorrere brevemente il cammino che ha portato all'approvazione di questo decreto. È una storia importante e sicuramente, per quanto riguarda la componente quote latte del maxiemendamento, è condivisibile l'intento del Ministro Zaia finalizzato a risolvere, una volta per tutte, il tema del contenzioso quote latte e del debito per l'infrazione nei confronti dell'Unione europea. Al Ministro devo dare atto della caparbietà e della volontà che ha impiegato nel risolvere questa partita, seguendo tutti i nostri lavori 24 ore su 24, dalla Commissione all'Aula.
Nella discussione che ho seguito, soprattutto con riferimento al decreto-legge n. 4 del 2009, che poi è stato inglobato nel maxiemendamento, vi è stato un dibattito interessante, approfondito ma sicuramente ingeneroso. Probabilmente da entrambe le parti sono stati un po' disattesi i termini della vicenda, enfatizzati per i propri motivi politici.
Vorrei approfittare di questo breve intervento per approfondire un tema. Innanzitutto è stato detto che la rateizzazione che oggi viene approvata è sicuramente sperequata rispetto a quella precedente: ciò può anche essere vero, ma ci si è dimenticati di dire che nella rateizzazione precedente il debito era diviso in quattordici rate annuali, non vi era la possibilità di arrivare a trenta, e che si pagava il debito a rate e basta, mentre oggi pagando il debito - e non solo - vi è la possibilità di avere gratuitamente le quote, quindi vi è sicuramente una grande differenza. Così pure, per quanto riguarda l'attribuzione delle quote, come ha detto più volte il Ministro, saranno interessate 17 mila aziende: è vero sono circa 17 mila aziende, però 12 mila di queste avranno un'attribuzione di quota ridicola, altre 2 mila avranno un'attribuzione di quota risibile e sono poche le aziende che avranno, invece, un'importante attribuzione di quota.
Un altro tema molto importante attiene a ciò che potrà essere rateizzato. Con questo provvedimento potranno essere rateizzati solamente i debiti esigibili, quindi quando si dice che si risolve buona parte del contenzioso, si afferma una cosa che non è esatta. La regione Lombardia, dove opero nell'agricoltura dal 1995, ha il debito latte esigibile solamente per il 25 per cento, tutta l'altra parte del debito resta, ecco perché seguendo l'esame di questo provvedimento qualche perplessità ha attraversato anche i banchi della maggioranza. Tuttavia, sicuramente sono importanti due fatti. Il primo è trasformare il debito che non è esigibile in esigibile, vale a dire, ad esempio, quel 75 per cento di debito relativo alla sanzione dovuta alle quote latte della regione Lombardia che è coperto da una sospensiva del TAR del Lazio che, fermando la discussione di merito delle cause, ha rimandato la questione alla Corte di giustizia delle Comunità europee per un parere. La Corte di giustizia nel 2005 si è espressa, quindi l'importante è che su questo debito il TAR decida, pertanto l'invito che rivolgo al Governo è che si intervenga sull'Avvocatura dello Stato, su AGEA affinché faccia Pag. 25istanza di prelievo e vengano finalmente decise queste cause che sono oggi pendenti dinanzi al TAR del Lazio.
Per venire all'aspetto finale, credo e spero che forse, una volta per tutte, si sia messa la pietra definitiva sul tema delle quote latte e sui contenziosi, e che si affronti l'argomento contenuto nell'ordine del giorno, che è il più importante ormai per le aziende zootecniche, ossia quello del prezzo del latte, perché solo intervenendo su di esso, in un momento di crisi come questo, si potrà dare una mano al settore zootecnico. Per questo nell'ordine del giorno chiedo al Governo di intervenire sia dal punto di vista delle misure economiche a sostegno della filiera sia riconsiderando anche a livello normativo i meccanismi di creazione del prezzo del latte, anche perché la crisi del mercato è sicuramente grave, il prezzo del latte alla stalla ormai non è più remunerativo e non copre più i costi di produzione.
Credo che sia giusto non far chiudere le aziende, ma che sia anche giusto, se le vogliamo tenere aperte, permettere loro di sopravvivere, anche perché in sede europea ormai si discute della necessità di intervenire, si parla di reintrodurre alcune misure di aiuto che erano state usate in un momento di crisi del mercato anche in periodi precedenti. Per questo nell'ordine del giorno si chiede al Governo di attivarsi affinché misure come l'aiuto per il latte in polvere, per il burro possano essere di nuovo ripristinate per dare un sollievo al mercato in questo momento di grave crisi per i nostri allevatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/120.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, intervengo sulla questione delle quote latte, e, in modo particolare, faccio riferimento alla trasformazione del latte in prodotti chiamati formaggi, ossia nei prodotti lattiero-caseari.
Per quanto riguarda in special modo la situazione della trasformazione del latte, si è visto che sono state applicate delle multe ai produttori di questi prodotti di trasformazione che avevano effettuato degli esami e dei controlli molto superficiali, nel senso che la Comunità europea aveva stabilito che per fare un chilogrammo di parmigiano reggiano era necessario un litro di latte, ma questo litro di latte veniva quantificato in base alla percentuale di grasso presente all'interno dello stesso.
La Comunità europea stabiliva all'incirca 36,88 grammi. Tuttavia, non si è tenuto in giusta considerazione che il latte prodotto fuori dall'Italia al suo interno presenta una minore percentuale di grasso. Quindi, la produzione di un chilo di parmigiano con il latte non italiano necessitava di un litro di latte, mentre per produrre la stessa quantità con il latte italiano - dove la percentuale del grasso è superiore di circa il 3 per cento - era necessaria una quantità di latte inferiore. Ciò ha comportato dei giudizi complessivi sbagliati e sono stati fatti dei controlli sommari. Ciò non è sicuro e pregherei il Ministro di accertarlo insieme a quanto sto dicendo attraverso questa mia riflessione e il mio ordine del giorno, al fine di verificare se quanto visto e accertato corrisponde - o corrispondeva - alla verità.
Ritengo, infatti, che vi è stato un errore di calcolo nel momento in cui non si è valutata attentamente questa piccola differenza del 3 per cento complessivo di grasso per litro di latte. Per un litro di latte il 3 per cento non significa niente, ma moltiplicando per mille, 2 mila, 3 mila litri di latte significherebbe molto più di quanto dovrebbe dare. Questo accade perché la Comunità per giudicare quanti litri di latte vengono dall'azienda, calcola la produzione dei formaggi - dato che parlavamo di parmigiano - per 36,88 grammi. Siccome la percentuale di grasso nel latte italiano non è di 36,88 grammi ma è di 39 - o quasi 40 - grammi, ciò significa che i litri di latte utilizzati dovrebbero essere teoricamente e praticamente molto inferiori.
Allora, a mio giudizio sarebbe opportuno verificare ciò per capire effettivamente chi ha frodato e in che modo. Pag. 26Potrebbe, infatti, succedere - è una mia riflessione e non so se corrisponda alla realtà - che alcuni, quando dalle aziende hanno trasferito il latte per la trasformazione, hanno portato centilitri di latte dichiarando complessivamente non il valore reale della trasformazione del prodotto - ovvero del formaggio - che corrispondeva ad una certa pezzatura, ma di meno. Ciò perché hanno realizzato circa il 10 o il 15 per cento di prodotto non dichiarato che conseguentemente potrebbe essere «una truffa a tutti gli effetti», facendo in modo che nel resoconto complessivo non tornassero i conti.
Allora, con il mio ordine del giorno chiedo al Ministro che si avvii un'inchiesta interna volta a verificare sia il comportamento di coloro i quali dovevano controllare, sia se effettivamente il controllo è stato svolto nel modo più corretto. Nel caso in cui ciò non dovesse corrispondere alla realtà, bisogna prendere i dovuti provvedimenti. Chiediamo, inoltre, che il Ministro possa darci effettivamente i risultati dell'indagine che svolgerà nel giro di sei mesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Damiano n. 9/2187/42, di cui è cofirmataria.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor Ministro e colleghi, da questa crisi si deve uscire profondamente cambiati perché essa non si configura solo come una crisi finanziaria, ma anche come la crisi di un modello di sviluppo, ovvero del modello di pensiero unico neo-liberista che ha prodotto la marginalizzazione del lavoro e la crescita esponenziale delle diseguaglianze. Un mercato senza regole e solo arbitro di se stesso ha creato meccanismi irresponsabili di distribuzione del reddito e il progressivo indebitamento delle famiglie e delle imprese, ma ora questo sistema non regge più.
Bisogna pensare, infatti, di agire su più fronti con regole certe e controlli a tutto il sistema finanziario, materia che attiene soprattutto a politiche e a norme di carattere internazionale e solo parzialmente ai singoli Governi. Ma nella crisi globale vi sono opportunità e ricadute sulle singole nazioni e sulle singole persone, proporzionali alle politiche messe in campo dai vari Governi.
Gli Stati nazionali devono quindi usare fino in fondo i poteri a loro disposizione per promuovere politiche anticicliche e noi consideriamo fondamentale agire in modo uniforme per eliminare odiose differenze e sperequazioni che colpiscono soprattutto i soggetti più deboli, perché più esposti agli effetti devastanti della crisi. In questa fase dobbiamo prestare particolare attenzione al mondo produttivo spostando risorse e interessi dall'«economia di carta», il mondo finanziario, all'«economia reale», cioè a chi crea veramente ricchezza. In questo ambito è indubbio che il variegato mondo del lavoro costituisca un bene primario e indispensabile al sistema Paese. Non si possono gettare al vento conoscenze, competenze, saperi, che sono e saranno il volano per far ripartire l'Italia con una nuova consapevolezza, riscoprendo il senso della comunità e di una missione collettiva in cui ciascuno può e deve fare la propria parte.
Il nostro ordine del giorno non propone certo politiche meramente assistenziali, ma al contrario, tramite sostegni e nuove tutele, tende a non disperdere risorse umane che, se abbandonate, rischiano di impoverire definitivamente il nostro apparato produttivo. Pensiamo a tempestive misure a sostegno del reddito per il biennio 2009-2010 per tutti quei lavoratori e tutte quelle lavoratrici che al momento ne sono esclusi, siano essi i lavoratori a progetto o titolari di partita IVA monocommittente. Naturalmente per avere effetto queste misure devono assicurare un contributo adeguato e concreto a sostegno del reddito e per questo proponiamo di integrare significativamente gli importi delle indennità, chiedendo quindi al Governo un impegno preciso in tal senso. Siamo certi infatti che ciò comporterebbe una ricaduta positiva anche sui consumi portando in essere un meccanismo virtuoso e realmente anticiclico. Pag. 27
Se le politiche degli anni Ottanta e Novanta prevedevano bassi salari e poco welfare, oggi dobbiamo spogliarci da ogni preconcetto ideologico ed affrontare i problemi cercando soluzioni strutturali che nell'emergenza si rivelino efficaci e maggiormente rispondenti alla solidità della nostra economia. Non lasciare indietro nessuno significa ripartire da qui, dalle persone, dai loro bisogni, dalla loro dignità, perché la politica ha il compito di includere e non discriminare...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che la politica ha soprattutto il compito di creare una società coesa che possa guardare con fiducia al futuro. Per questo chiediamo che venga accolto il nostro ordine del giorno, ricordando tra l'altro che quanto proponiamo darebbe piena attuazione a quanto teorizzato da Marco Biagi, completando finalmente la legge a lui intitolata con la creazione di un welfare moderno e inclusivo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/93.

IVANO STRIZZOLO. Con l'ordine del giorno n. 9/2187/93, firmato anche dai colleghi Maran, Rosato, Monai, Cuperlo e Compagnon, che ringrazio per aver dato l'adesione, poniamo all'attenzione del Governo il problema di una importante industria chimica del Friuli-Venezia Giulia, le Chimiche Caffaro, che sta vivendo una pesante condizione di difficoltà e di crisi. In questi giorni ci sono state anche delle polemiche circa l'assegnazione dei fondi che rientrano nelle risorse legate all'avvio di un piano di risanamento straordinario nazionale per i siti industriali inquinati da riqualificare dal punto di vista economico e produttivo.
Noi riteniamo che ci sia la necessità che il Governo, che peraltro attraverso il Ministro Scajola già in una recente visita nella regione Friuli-Venezia Giulia aveva assunto l'impegno di seguire questo problema, accolga questo ordine del giorno, per fare in modo che, con il coinvolgimento anche dell'amministrazione regionale, delle istituzioni locali interessate, delle associazioni di categoria economiche e sociali, si trovi quel punto d'intesa che consenta il rilancio del polo chimico di Torviscosa, dando così una speranza ai circa mille occupati tra diretto e indotto che sono interessati a questa importante unità produttiva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccacci Rubino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/9.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, con il seguente ordine del giorno, chiedo al Governo di valutare l'adozione di appositi provvedimenti legislativi, al fine di garantire un adeguato sostegno alle imprese culturali italiane ed ai lavoratori del settore e, in particolare, di intervenire per l'introduzione di adeguate misure di protezione sociale, come l'estensione della cassa integrazione in deroga prevista dal provvedimento in esame. Sono anni che i lavoratori della cultura, in modo specifico dello spettacolo, sono in attesa di interventi organici di riordino della previdenza e dell'assistenza del settore. Il settore delle imprese culturali è privo di qualsiasi ammortizzatore sociale e rete protettiva per i suoi lavoratori. Eppure parliamo di un comparto che, tra arte, cultura e spettacolo, genera un volume di affari valutato intorno ai 20 miliardi di euro, contribuendo anche all'attrattiva del nostro turismo, che con l'indotto rappresenta il 13 per cento del nostro PIL, ben 200 miliardi di euro annui. Sono questi i dati sottostimati, considerando le enormi potenzialità di sviluppo che il Belpaese, con il suo patrimonio di risorse naturali, artistiche e culturali, potrebbe mettere in piedi. Eppure il paradosso è che lo stato occupazionale dei lavoratori impiegati nei beni e Pag. 28nelle attività culturali del nostro Paese è contraddistinto per lo più da atipicità, precarietà ed effettiva mancanza di adeguato riconoscimento professionale, contrattuale, salariale e previdenziale.
Salta subito agli occhi che, pure essendo detentori di risorse, di bellezza, di intelligenza e creatività uniche al mondo, non si riesce nel nostro Paese a realizzare una piena e soddisfacente occupazione delle molteplici professionalità intellettuali, artistiche e culturali che ruotano intorno ad esse. Il problema dei riconoscimenti e delle tutele ha ormai assunto dimensioni rilevanti, investendo un numero consistente di lavoratori, che ad una attenta analisi superano di molto quelli impiegati in altri più tradizionali comparti della nostra economia. Limitandomi al solo settore dello spettacolo, le stime indicano che sono più di 500 mila gli addetti ai lavori, di cui, secondo i dati relativi all'occupazione e alle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo dell'ENPALS, riferiti all'anno 2008, solo 267 mila risultano versare in modo discontinuo contributi. Infatti, andando ad analizzare meglio questi dati, emerge che, su 120 giornate lavorative necessarie a maturare l'anno contributivo, le giornate medie risultano essere pari a 36, quindi molto al di sotto del minimo necessario per ottenere una pensione, per non parlare poi del livello delle retribuzioni. I dati ENPALS sono molto eloquenti su questo punto. Quindi, più del 75 per cento degli assicurati del settore spettacolo risulta al di sotto dei parametri vitali.
Mi chiedo allora - e concludo - perché, se la crisi economica investe posti di lavoro del settore metalmeccanico, del tessile, del manifatturiero e del commercio, la cosa viene vissuta come un dramma nazionale e si studiano provvedimenti ad hoc a sostegno, quando ciò invece riguarda le migliaia di lavoratori del comparto cultura e spettacolo, che contribuisce più di altri alla produzione della ricchezza nazionale, nella migliore delle ipotesi, la cosa viene vista con sufficienza. I lavoratori della cultura e dello spettacolo sono lavoratori come tutti gli altri e meritano pari dignità professionale e sociale. Il 2009 è l'anno europeo della creatività e dell'innovazione, facciamo sì che esso sia almeno per l'Italia l'anno dell'innovazione legislativa della creatività italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/84.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, le difficoltà che sta incontrando il settore olivicolo sono da ricondurre a cause sia strutturali che storiche. La nostra struttura produttiva olivicola, infatti, è formata da piccole e medie aziende di imprenditori agricoli a titolo principale che difficilmente potrà mutare, ma proprio per questo risente maggiormente degli effetti della crisi e difficilmente, se non interverranno misure adeguate, potrà reggere le dinamiche del mercato.
L'abbandono delle coltivazioni sulle fasce collinari e montane è un fenomeno già iniziato da tempo: abbiamo assistito, infatti, alla scomparsa delle piantagioni irregolari e promiscue, poi di quelle di alcune fasce terrazzate ed ora il fenomeno sta interessando quelle di difficile accesso e prive di remuneratività.
La crisi finanziaria sta modificando le strategie di investimento e sta spostando la tipologia degli impieghi verso il settore agricolo sia in termini di acquisto di terreni sia di aziende, in vista di una prevista e crescente domanda di beni primari da parte dei Paesi in crescita demografica ed economica.
Questa tendenza, riportata da molti analisti, è confermata da importanti acquisizioni (basta pensare al gruppo SOS Cuetara, società spagnola oramai leader assoluta sul mercato degli oli di oliva, che ha acquistato i marchi Bertolli e San Giorgio), che, però, non hanno creato alcun beneficio ai produttori, ma, anzi, hanno concentrato ancor di più la domanda di olio extravergine, provocando, di fatto, abbassamenti del prezzo del prodotto. Pag. 29
Questo è potuto accadere anche perché l'ampliamento e la liberalizzazione dei mercati europei, l'allargamento della coltivazione in aree ove la manodopera è a basso costo, il diffondersi in molti Paesi di coltivazioni moderne, capaci di produzioni elevate qualitativamente e quantitativamente a costi ridotti (anche prima dei sistemi superintensivi spagnoli), il costo crescente e la rarefazione della nostra manodopera, la commercializzazione sui mercati nazionali ed esteri di prodotti accettabili, ben presentati, magari con marchi italiani, ma di dubbia origine e a basso costo, sono stati fenomeni che non sono apparsi improvvisamente, ma che sono stati ignorati.
Un rilancio della nostra olivicoltura può passare soltanto attraverso un piano olivicolo nazionale, anche se difficilmente l'Italia potrà ancora competere sui mercati internazionali in termini di prezzo, ma solo puntare alla qualità ed alla tipicità.
Con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad adottare un piano di rilancio della nostra produzione olivicola attraverso un'iniezione di risorse da destinare al settore per realizzare un innalzamento della meccanizzazione, favorire la ricerca di sistemi di produzioni proponibili per le diverse zone e accettare la sfida che i competitori europei ed extraeuropei hanno lanciato al nostro prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/110.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, colleghi che mi state ascoltando, credo che con questi due provvedimenti in uno riusciamo a soddisfare una buona fetta dell'elettorato del blocco sociale del centrodestra: da una parte, i furbetti delle stalle, dall'altra, gli evasori di cui è pieno il nostro Paese.
È di questa seconda categoria di furbetti italiani che mi voglio occupare con questo ordine del giorno. Le notizie sul fronte delle entrate - parlo, naturalmente, delle entrate fiscali - sembrano un bollettino di guerra: a metà febbraio, quindi 45 giorni dopo l'inizio del nuovo esercizio e del nuovo anno, eravamo già sotto di 3 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
A dirlo non sono io, ma lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze: nella nota di aggiornamento sugli andamenti di finanza pubblica, quella che obbligatoriamente il Ministro deve inviare all'Unione europea, emerge una discrepanza, un'incongruenza pesante tra le previsioni del quadro macroeconomico e le previsioni sulle entrate.
Perché questo? La flessione delle entrate è dovuta prevalentemente ad una serie di azioni messe in campo non appena questo Governo si è insediato.
Secondo calcoli effettuati da istituti specializzati, proprio partendo dai dati della Nota di aggiornamento (che, come sapete, non riguarda solo l'esercizio in corso, ma si proietta per la durata del Documento di programmazione economico-finanziaria, quindi fino al 2013), si prevede che, nei prossimi quattro anni, con gli strumenti che avete messo in campo, non di lotta all'evasione, ma per favorire l'evasione e l'elusione, essa avrà un incremento, in quattro anni, di 60 miliardi di euro; che vanno ad aggiungersi, signor Ministro, ai 100 miliardi che, nell'ottobre del 2007, l'allora Viceministro alle finanze, l'onorevole Visco, già quantificava, ahimè, nella sua relazione annuale al Parlamento sull'andamento delle entrate e della lotta all'evasione. Aggiungo en passant, perché magari i colleghi un po' più distratti non ricordano, che detta relazione doveva essere svolta dal suo successore, l'attuale Ministro, o da un suo Viceministro, nell'ottobre 2008, ma anch'essa è stata bypassata, perché bisognava venire in Aula e dire le cose che non andavano bene: si è preferito evitare questo passaggio.
Quindi, si tratta di 60 miliardi, in quattro anni, di ulteriore aumento dell'evasione fiscale, che vanno ad aggiungersi ai 100 miliardi già quantificati alla data Pag. 30dell'ottobre 2007, che qualche mese prima Il Sole 24 Ore, che è vero che è di colore un po' rossiccio, ma non è un giornale comunista, non mi pare (non me ne abbia, non sorrida, perché questi sono dati drammatici, Ministro Zaia), già quantificava addirittura in 115 miliardi, quindi addirittura di più.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. No, sorrido per il colore del giornale.

RENATO CAMBURSANO. Quel giornale lì, sappiamo che è da una certa parte.
Cosa avete fatto voi? Avete smantellato tutto quello che il Governo Prodi, il Ministro Padoa Schioppa, il Viceministro Visco avevano messo in campo. Glielo voglio ricordare. Si è soppresso l'obbligo di allegare alla dichiarazione IVA gli elenchi clienti/fornitori, e la Corte dei conti, nella sua relazione annuale, afferma che ciò, in particolare, rilancia la crescita dell'evasione fiscale. Vado oltre: sono state abolite le limitazioni nell'uso di contanti e di assegni, la tracciabilità dei pagamenti e la «tenuta» da parte dei professionisti di conti correnti dedicati; è stato soppresso l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare i crediti di imposta, e potrei continuare ancora a lungo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente. Lei lo sa, signor Presidente, che la povertà in questo Paese sta crescendo a dismisura; e ad affermarlo non sono io, ma le agenzie e la Caritas (che credo non sia di parte), che stanno dicendo: mentre una fetta del 20 per cento degli italiani sta aumentando la propria ricchezza, l'altro 80 per cento si sta impoverendo. Guarda caso, i maggiori evasori sono lì, andate a prenderli.
Ecco perché noi chiediamo con l'ordine del giorno in esame di incrementare le risorse, soprattutto di cambiare il vostro approccio alla lotta all'evasione e all'elusione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/2187/ 77, di cui è cofirmatario.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, l'ordine giorno che sottopongo alla valutazione del Governo riguarda l'articolo 5-bis, che era stato incluso nel provvedimento anticrisi dalle Commissioni di merito. Questo articolo, che riguardava la disciplina dei canoni demaniali, è stato cancellato durante la notte in sede di redazione del maxiemendamento. Noi riteniamo ingiustificata questa decisione; la riteniamo dannosissima per il settore turistico-balneare, anche perché questa norma derivava da un protocollo di intesa tra Ministro ed associazioni dei balneatori che avevano costituito un tavolo tecnico (tale protocollo di intesa veniva tradotto in norma, ed era stato approvato all'unanimità).
Con tale articolo 5-bis veniva dato mandato al Governo, attraverso alcuni indirizzi e criteri direttivi, di emanare entro il 30 settembre 2009 un regolamento che potesse mettere fine al contenzioso e in qualche modo rilanciare l'attività turistico-balneare. In esso si prevedeva di verificare il numero delle concessioni demaniali esistenti, di definire, in maniera precisa, le pertinenze commerciali alle quali deve essere applicato il canone, nonché una più ampia riclassificazione delle aree demaniali onde commisurare l'effettiva entità del canone demaniale, tenendo conto delle particolari condizioni delle aree concesse, rispetto alle attuali due categorie che non rendono giustizia della diversità in cui si esplica questo servizio.
Un conto, infatti, è gestire l'attività balneare ad Ostia o a Viareggio, un conto è gestirla, per esempio, in alcune aree del Mezzogiorno o della costa ionica che non sono servite da infrastrutture e non dispongono delle cosiddette economie esterne che possano valorizzare determinate spiagge. Sicché i nostri operatori del settore si trovano a svolgere, anche quest'anno, un'attività senza regole. Ma se, quando vogliamo rilanciare la più grande Pag. 31industria italiana - quella del turismo, che incide per l'11 per cento sul prodotto interno lordo - non si tiene conto proprio della riqualificazione delle nostre spiagge e delle nostre attività balneari (su cui si fonda, per almeno sei mesi l'anno, l'intera attività di tutta la costa e delle città che sorgono sulle lunghe coste della nostra penisola italiana), ciò significa dire che non si vuole capire. Non so se questo deriva da un'antipatia, ben nota ormai alle cronache locali, esistente tra il Ministro Tremonti e il sottosegretario Brambilla: non voglio pensare che la norma sia stata cancellata per queste ragioni, ma certamente nessuno riesce a darsi una spiegazione del perché una buona norma di iniziativa parlamentare sia stata cancellata. Faccio dunque appello almeno al Governo affinché quella norma, secondo gli accordi conclusi con le associazioni di categoria, possa essere ripresa in un qualche altro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Rota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/113.

IVAN ROTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, qualcuno ancora non se ne è reso conto ma il comparto agricolo è in profonda crisi. Questo ordine del giorno intende mettere in evidenza che l'agricoltura, come tutti gli altri settori dell'economia italiana, è in difficoltà e che quindi occorrono risorse per interventi tangibili: insomma fondi certi, soldi veri (per utilizzare i termini che sono stati pronunciati qualche giorno fa per altri settori).
Gli agricoltori hanno subito in questi ultimi anni danni evidenti che hanno prodotto una diminuzione dei redditi e ridotto gli investimenti. Gli stessi agricoltori hanno dovuto affrontare costi di produzione e contributivi sempre più in aumento. La crisi dell'agricoltura è un dato di fatto, signor Ministro. Oltre 20 mila aziende hanno chiuso i battenti: questo numero rischia di aumentare già nell'anno in corso e per questo chiediamo che vengano stanziate risorse certe, come è stato fatto per gli altri settori produttivi. L'agricoltura non può rivestire il ruolo di figlia povera dell'economia italiana. Il Governo deve sentirsi in dovere di promuovere misure straordinarie e di carattere fiscale: la proroga al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni previdenziali nei territori montani e nelle zone svantaggiate non basta; è un provvedimento non sufficiente a risolvere il problema.
Quello che chiediamo è una misura di carattere strutturale che ponga fine ai continui rinvii e consenta agli agricoltori di guardare al futuro con maggiori certezze.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di essere maggiormente sensibile al problema, di adottare normative ed iniziative che risultino efficaci al fine di stabilizzare le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in zone svantaggiate, e di prevedere un'estensione a tutte le piccole e medie imprese agricole, che non navigano certo in acque tranquille (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/38.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendo portare all'attenzione del Governo i problemi specifici che riguardano particolari aree del territorio del nostro Paese quali quelle montane, facendo prima molto brevemente alcune considerazioni. Credo che, da parte ormai di tutti, possa essere riconosciuto obiettivamente in questa Aula che molti Paesi europei (ma non solo europei) hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire per ridurre il costo sociale di questa gravissima crisi e per accelerare il suo superamento.
Credo anche che nel nostro Paese un'incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulti condizionata - lo diciamo da molto tempo e lo vogliamo ribadire senza polemica, ma perché ne Pag. 32siamo davvero convinti - dalle scelte di bilancio operate da questo Governo con la manovra triennale dell'estate scorsa (mi riferisco al decreto-legge n. 112 del 2008), quando ancora purtroppo la crisi non era scoppiata (ma ve ne erano tutte le avvisaglie) ed il Partito Democratico già allora disse che quella manovra non avrebbe comunque affrontato in modo adeguato i problemi del Paese.
Noi comunque siamo attualmente di fronte ad una crisi che impone politiche espansive per sostenere imprese e lavoratori rispetto alla crisi. Dobbiamo recuperare questo ritardo. Il presente provvedimento sicuramente offre alcune risposte, seppur parziali, in particolare ad esempio per il comparto automobilistico. Dico parziali perché è stata esclusa tutta la filiera della componentistica, che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, e che occupa migliaia di persone. Tuttavia, credo si possa dire che, grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico, il testo offra una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso misure di consolidamento del debito delle piccole e medie imprese. È sicuramente un dato davvero molto importante, perché è uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte del mondo produttivo. Rimangono comunque aperte - arrivo al cuore dell'ordine del giorno in esame - numerose questioni che meriterebbero, signor sottosegretario, davvero un'attenzione più forte per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale, per la tutela dell'occupazione. Ad esempio - lo accennavo in apertura del mio intervento - mi riferisco al tema degli effetti di questa pesante crisi in particolare aree del territorio, cioè le aree montane, che, per la loro peculiarità, necessitano di specifiche misure di sostegno dell'economia e dell'occupazione, pena il progressivo spopolamento e declino socio-economico di questa parte del Paese.
Signor sottosegretario, noi siamo di fronte ad un problema per cui nel presentare quest'ordine del giorno credo onestamente di poter interpretare il pensiero di molti colleghi, non solo dell'opposizione, ma anche della maggioranza, quando chiedo attenzione per queste particolari aree del Paese.
Sono aree che hanno visto le istituzioni (province, comuni), quelle virtuose, impegnate a stanziare risorse per creare infrastrutture, per garantire la presenza delle scuole e per incentivare la presenza turistica.
Quindi, abbiamo di fronte una situazione di grande impegno delle istituzioni, proprio quelle virtuose; abbiamo, a causa della crisi, molti casi di piccole e medie aziende...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. In molti casi, purtroppo, piccole e medie aziende sono in una situazione di grandissima difficoltà. Per tale motivo, chiedo che il Governo possa favorire l'adozione di specifiche misure di sostegno dell'economia, della produzione e dell'occupazione in queste aree montane del Paese attraverso il ricorso a forme di parziale dilazione dei pagamenti contributivi e fiscali.
Ritengo che anche questa misura, seppur circoscritta, porterebbe davvero un po' di sollievo a tali zone particolarmente colpite dalla crisi.

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/23.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, con il mio ordine del giorno vorrei invitare il Governo a proseguire nell'emanazione di provvedimenti che apportino benefici per i lavoratori a tempo determinato e indeterminato impiegati nel settore agricolo, sia a livello retributivo sia per prestazioni pensionistiche, come è stato fatto negli articoli 8-octies e 8-nonies del maxiemendamento.
Infatti, la successiva proroga al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni contributive per le imprese agricole situate in zone particolarmente svantaggiate è significativa per evitare difformità applicative delle Pag. 33leggi e disparità di trattamento per i lavoratori in dette zone. Già precedentemente, infatti, lo Stato è intervenuto con provvedimenti positivi a sostegno di detto svantaggiato settore di lavoratori e delle aziende. Quindi, sarebbe opportuna la prosecuzione in tal senso anche oltre la scadenza di fine anno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e della deputata Di Giuseppe).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/89.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'ordine del giorno che intendo illustrare mi permette di fare una piccola premessa. Oggi, infatti, dovremmo discutere gli ordini del giorno riguardanti il decreto-legge anticrisi mentre, di fatto, anche la presenza del Governo dimostra che tale provvedimento è finalizzato a salvare il decreto-legge sulle quote latte.
Avremmo potuto anche insistere o, più che insistere, iniziare un ostruzionismo da portare avanti, fino in fondo, su quelli che noi riteniamo essere provvedimenti veramente negativi, soprattutto quello sulle quote latte. Ma, alla fine, come sempre, il senso di responsabilità del nostro gruppo ci ha portati a presentare ordini del giorno con contenuti seri, che riguardano veramente le tematiche di maggiore difficoltà del nostro Paese.
Siamo di fronte - potremmo parlarne a lungo - all'ennesima questione di fiducia, per la precisione l'undicesima alla Camera, e all'ennesimo decreto-legge - per la precisione sono stati trentatré -, che ci portano ovviamente a dover anche sottolineare come il Parlamento per l'ennesima volta venga espropriato del suo ruolo, della propria funzione e come la centralità stessa di questa Repubblica parlamentare sia messa in discussione.
In aggiunta, in un momento di crisi come quella che il nostro Paese e il mondo intero stanno attraversando, continuiamo a riscontrare da parte di questo Governo e di questa maggioranza una continua esposizione di spot più che di prese di posizione e di risposte concrete nei confronti delle difficoltà del nostro Paese e di determinate categorie.
Pertanto l'ordine del giorno n. 9/2187/89 riprende il tema di quelle migliaia di persone che nel nostro Paese sono state messe in difficoltà per le difficoltà economiche dell'Alitalia, delle banche e per la crisi finanziaria, a dimostrazione che non andiamo alla ricerca di ordini del giorno riguardanti esclusivamente problemi come quelli concernenti le quote latte: ne parleranno meglio di me il collega Ruvolo e altri colleghi. Il Governo dovrebbe veramente dare una risposta alle migliaia di azionisti di Alitalia ai quali non viene riconosciuto niente.
Il Governo, più volte, ha tentato di dire all'esterno che, nei confronti di tutti coloro che, a causa della crisi economica o finanziaria, hanno perso tutto, o quasi, e che hanno investito le loro liquidazioni e i pochi risparmi, si sarebbero trovate soluzioni mettendo a disposizione dei fondi, che non abbiamo ancora visto. Ultimamente, è stata ancora ripetuta la possibilità di mettere a disposizione i cosiddetti fondi dormienti. Signor Presidente, come è stato detto più volte in quest'Aula, credo che non si debba prendere in giro nessuno: i fondi dormienti, come sottolineato in un'altra occasione, si sono svegliati, e se non si sono svegliati, hanno cambiato stanza. Ad oggi, non vi sono risposte concrete nei confronti di queste persone.
Pertanto, vorrei leggere le ultime righe del mio ordine del giorno, per dimostrare anche la serietà della sua impostazione. Esso impegna il Governo «ad adottare ogni utile strumento volto a tutelare le decine di migliaia di incolpevoli cittadini che, nel passato, hanno acquistato le azioni Alitalia, investendo, a volte, i risparmi di una vita e che hanno diritto di sapere quale sarà la sorte dei loro titoli».
Non credo che questo sia un ordine del giorno demagogico. Credo che sia soltanto una richiesta per una risposta che questo Governo e questa maggioranza devono al nostro Paese e alle persone che hanno Pag. 34investito tanto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2187/109, di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, è chiaro, ormai, che la crisi finanziaria sta investendo i mercati internazionali, ma, soprattutto, ha colpito la produzione. Vi è, quindi, una netta diminuzione dei consumi e un'evidente riduzione del credito di impresa. Uno dei settori più colpiti da questa condizione è quello tessile, attorno al quale ruota un indotto non indifferente. Purtroppo, vittime di questa situazione sono soprattutto le famiglie, che stanno vivendo un momento di forte crisi economica.
Il gruppo dell'Italia dei Valori ha già segnalato, svariate volte, la grave crisi dell'Ittierre (un'industria che si trova in Molise), denunciando anche le ripercussioni che tale situazione sta provocando sia sul territorio molisano, che sull'indotto dell'azienda stessa. Tale indotto non è affatto limitato geograficamente, ma interessa tutto il territorio nazionale, soprattutto i famosi fasonisti, che oggi non hanno alcuna possibilità di continuare la propria attività. Quindi, vi sono migliaia di lavoratori che, per mesi, hanno continuato a fornire l'azienda madre, senza ricevere, però, alcun compenso e vi sono migliaia di famiglie che stanno aspettando una risposta dalle istituzioni e, quindi, dal Governo.
Vi è da considerare, inoltre, che l'impresa madre usufruisce della cosiddetta legge Marzano, mentre le tante imprese - sono circa 1.200, nelle quali operano, più o meno, trentamila dipendenti - non usufruiscono di questo credito. Tali aziende, per inserirsi nel credito riconosciuto da parte del commissario straordinario, devono emettere fattura. In effetti, emettono fattura, ma il loro credito, comunque, rimane congelato. In questo modo, si verifica che, ad oggi, queste aziende non possono riscuotere nulla di quanto hanno fatturato, eppure, devono pagare l'IVA allo Stato, senza avere incassato i ricavi. Ne consegue, che molte di queste aziende sono, addirittura, a rischio di fallimento.
La crisi dell'Ittierre, quindi, non è un caso isolato, che riguarda soltanto il Molise. Signor sottosegretario, nel settore tessile, negli ultimi anni, si è assistito ad una progressiva contrazione, che oggi si sta aggravando molto. Non sono soltanto i fasonisti dell'Ittierre a subire le conseguenze della crisi, ma tutto l'indotto e tutto il settore tessile del territorio italiano.
Alcune realtà storiche della produzione tessile italiana, quali quelle di Prato, Biella, Isernia e anche quelle del Salento, versano in uno stato di crisi molto grave. A nostro avviso, sarebbe opportuno, per fornire una risposta immediata a questa grave situazione, sospendere per queste aziende contoterziste il pagamento di tributi e contributi per l'anno in corso, cioè per il 2009, e procedere - come ha già proposto il presidente della regione Molise - alla cartolarizzazione dei crediti pregressi dei contoterzisti nei confronti delle aziende in amministrazione straordinaria.
Abbiamo preso atto, però, che nel provvedimento in esame non ci sono risposte adeguate alla crisi di questo settore, ma soltanto interventi di portata molto limitata, che non vanno a risolvere le questioni che ho appena esposto. È per questo motivo che noi dell'Italia dei Valori vogliamo impegnare il Governo a valutare la possibilità di estendere, per tutta la durata dell'amministrazione straordinaria dell'impresa madre, cioè dell'Ittierre, la sospensione delle somme dovute dai contoterzisti monocommittenti di imprese in amministrazione straordinaria, a titolo di saldo e di acconto delle imposte e dei contributi.
Insomma, noi dell'Italia dei Valori vorremmo che il Governo affrontasse sul serio e prendesse di petto questo problema e, soprattutto, che passasse ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2187/55.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la conclusione della vicenda Alitalia è ancora ben impressa nella nostra memoria. Questa operazione, che è stata condotta sull'onda di promesse elettorali insostenibili, non ha raggiunto nessuno degli scopi per cui era nata e, in prospettiva, sta riportando la nuova Alitalia nell'orbita di Air France. Tutto questo ha un costo per i contribuenti valutabile intorno ai 3,5-4 miliardi di euro. Secondo un'antica consuetudine italiana, anche in questo caso abbiamo privatizzato i profitti e abbiamo socializzato le perdite, con l'aggravante di avere agito a vantaggio di pochi.
In tutta questa vicenda c'è, però, a mio avviso, una parte più sconcertante delle altre. Mi riferisco al trattamento riservato agli azionisti ed obbligazionisti della vecchia Alitalia, a quegli italiani, cioè, che hanno deciso di investire i loro risparmi in azioni e obbligazioni della compagnia di bandiera. Questi 40 mila piccoli risparmiatori, infatti, hanno ricevuto un trattamento indecoroso. Per quanto riguarda gli obbligazionisti, parliamo di 715 milioni di euro di obbligazioni convertibili, di cui 300 sottoscritti da piccoli investitori anni fa, quando la compagnia era per il 51 per cento proprietà dello Stato. Si trattava senza dubbio di investimenti fatti - come qualcuno ha già detto prima di me - pensando alle proprie famiglie, ai propri figli, alle evenienze e alle insicurezze degli anni a venire, investimenti che facevano affidamento sulla protezione e sulla solidità di fondo che era garantita dalla presenza dello Stato nella compagine sociale di Alitalia.
Gli obbligazionisti, tra le altre cose, si sono visti prorogare il termine di scadenza del prestito obbligazionario dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010, senza potersi opporre al voto determinante del Ministero dell'economia e delle finanze, che era socio di controllo e obbligazionista di maggioranza dell'azienda.
Per quanto concerne, invece, i piccoli azionisti, parliamo di risparmiatori che hanno subito una perdita di valore del titolo da loro posseduto pari a circa l'80 per cento dal 2001 al 2006, con una sospensione delle contrattazioni il 4 giugno ultimo scorso con un valore del titolo intorno ai 44,5 centesimi di euro. Il volume totale complessivo di questi titoli in mano ai risparmiatori è di circa 600 milioni di euro.
In questo quadro nell'articolo 7-octies, che è stato aggiunto in ultimo al provvedimento per il quale è stata votata la questione di fiducia, dobbiamo riconoscere un segno che si muove nella giusta direzione, ma non è sufficiente. In primo luogo, perché si rivolge solamente ai titolari del prestito obbligazionario, per i quali si stabilisce un rimborso pari al 50 per cento del valore medio di borsa dell'obbligazione nell'ultimo mese di contrattazione e, a una prima stima, queste persone avranno un rimborso pari a circa un terzo del capitale inizialmente investito.
In secondo luogo, perché il rimborso avverrebbe attraverso titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza al 31 dicembre 2012, con una copertura complessiva valutata attorno ai 100 milioni di euro.
Infine, perché si nota che l'operazione viene condotta, ancora una volta, ricorrendo ai fondi dei cosiddetti conti dormienti su cui, per provvedimenti assunti dal Governo, vi è già un impegno pregresso di circa 400 milioni di euro. Considerando un valore realistico di tali fondi, anche se avremo i dati finali comunicati dal Governo a maggio, attorno agli 800 milioni di euro, si può vedere come per la tutela degli azionisti Alitalia, così come per quella degli azionisti Cirio e Parmalat rimarrebbero circa 300 milioni di euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 36

GIANLUCA BENAMATI. Urgono, quindi, misure specifiche a favore degli azionisti Alitalia e da questo nasce l'ordine del giorno n. 9/2187/55.
In conclusione, signor Presidente, chiedo per suo tramite al Governo di valutare con attenzione questo ordine del giorno per dare speranza a chi nello Stato ha avuto fiducia e per continuare a credere che in questo Paese il rispetto delle regole e la correttezza anche in campo economico rimangono valori fondamentali per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/121.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, il decreto-legge in conversione reca misure di sostegno ai settori industriali in crisi. Mi sia consentita una digressione iniziale; probabilmente le aziende in crisi hanno bisogno di nutrirsi per cui, invece di parlare di misure a sostegno delle imprese in crisi, abbiamo sentito parlare più di quote latte e di agricoltura che non di questioni realmente riguardanti e legate alle industrie e alle grandi aziende. Sicuramente questo non è un beneficio, considerato che di agricoltura bisognerebbe parlare in maniera più seria e non improvvisata in altri provvedimenti.
Premesso questo, l'articolo 4 del decreto-legge, a proposito di aziende, prevede la possibilità di creare e, quindi di favorire, le aggregazioni aziendali anche per il 2009. Questo riconoscimento è determinato da un'esigenza sicuramente positiva: incrementare le dimensioni delle imprese in crisi al fine di affrontare il periodo di recessione. Si attribuiscono, così, alle imprese dei benefici fiscali. Si consente il riconoscimento fiscale gratuito del maggior valore attribuito a beni materiali e immateriali, cui corrisponde, per le fusioni e le scissioni, una differenza da concambio.
Queste intenzioni sono sicuramente positive, come dicevo, se non nascondessero la volontà di eliminare i controlli. È un vizio che questo Governo ha spesso attuato nel provvedere con interventi tributari e fiscali. A questo proposito mi riferisco all'articolo 11 della legge n. 212 del 2000 (lo Statuto del contribuente) che prevedeva espressamente l'introduzione nell'ordinamento tributario dell'istituto dell'interpello.
L'interpello è il diritto del contribuente di inviare quesiti all'amministrazione finanziaria per conoscere preventivamente quale sia l'interpretazione della norma tributaria che intende applicare e, conseguentemente, quale sarà il comportamento dell'amministrazione stessa in sede di controllo. L'atto di interpello preventivo, per l'aggregazione delle imprese, è stato espressamente eliminato, per cui non è più un atto obbligatorio.
A questo proposito si rischia seriamente di favorire l'evasione e l'elusione. Alle buone intenzioni viene affiancata una pessima realizzazione. Secondo i dati ISTAT (voglio precisarlo) l'evasione fiscale in un anno è di 316 miliardi di euro. Esistono, poi, diverse categorie di evasione ed uno dei settori interessati è proprio quello delle grandi imprese.
Ciò significa, sostanzialmente, che consentendo l'aggregazione si rischia seriamente di aumentare l'evasione e l'elusione delle grandi imprese. Si parla di 10 miliardi di euro l'anno e del fatto che, su un totale di 800 mila società di capitali, il 50 per cento delle stesse non versa al fisco italiano nemmeno un euro l'anno.
Mi avvio alla conclusione. È inutile cercare fondi e rosicchiarli da settori che ne hanno veramente bisogno e poi consentire ed incrementare il rischio di evasione ed elusione delle imprese.
È per questo motivo che l'ordine del giorno impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative di controllo nella fase di applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge, al fine di prevenire atti di evasione e di elusione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/124 (Nuova formulazione).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, l'onorevole Messina ha perfettamente ragione quando dice che se parliamo di anticrisi e di agricoltura, il Governo ha costruito un mostro. Da una parte ha preso un pezzo, da un'altra parte un altro pezzo e parliamo di tutto e di più, senza arrivare a nessuna destinazione.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, avrei gradito molto parlare in presenza del Ministro Zaia (che purtroppo è andato via) per dire e confermare che questo è il mio quattordicesimo ordine del giorno sull'identica materia. Regolarmente i miei ordini del giorno sono stati accettati dal Governo. Si tratta del Fondo di solidarietà per le calamità naturali. Sono estremamente tranquillo sul fatto che anche questo lo accetterete con qualche riformulazione, con qualche meccanismo, ma la sostanza non cambia.
Avete agganciato il Fondo di solidarietà, il Fondo per le aree sottoutilizzate e il Fondo di sostegno per le quote latte per fare da traino e far venire assieme tutta la materia vergognosa delle quote latte. Avete garantito coloro i quali non hanno rispettato la legge e avete condannato a morte le aziende che sono state oneste e che hanno rispettato la norma. Infatti, nessuno parla della quota A (talvolta magari i colleghi non hanno una conoscenza diretta della materia e parliamo di non si sa che cosa). Coloro i quali erano in regola e hanno investito acquistando delle quote oggi si trovano, nel percorso che ha introdotto il Governo, completamente fuori dalla possibilità di acquistare nuove quote, perché stanno dentro la norma e dentro il parametro, mentre dobbiamo dare quel plus che siamo riusciti ad avere grazie al Ministro Zaia. La conseguenza è che il crollo del prezzo del latte è già cosa ormai sperimentata giorno dopo giorno e c'è l'allarme per sostenere il prezzo del latte, e via dicendo.
Avete creato davvero un mostro. La beffa è che oggi qualche furbetto accusa noi, che abbiamo tentato di impedirvi di fare questa mostruosità nei confronti del mondo agricolo e degli allevatori onesti. Noi abbiamo evitato, o meglio abbiamo contribuito a non far finanziare il Fondo di calamità. Questa è davvero strana: questa è arroganza, è prepotenza! Non le accettiamo queste cose da un parlamentare che fa tali dichiarazioni! I furbi debbono essere condannati, perché questo provvedimento ha avuto solo questo scopo: ci avete soffocato!

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, la prego di concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, concludo. Avete soffocato questo dibattito, ponendo la fiducia. Prima vi abbiamo implorato di non mettere la ghigliottina, avete cercato di tutto per creare le condizioni di scontro in quest'Aula. Oggi ci soffocate ancora, e ci date solo l'opportunità di poter illustrare un qualsiasi ordine del giorno a valore zero - perché questo ha dimostrato questo Governo - e magari poi di replicare nella dichiarazione di voto. Siamo sconcertati da questa attività che ha svolto fino adesso il Governo per garantire solo ed esclusivamente chi non ha rispettato la legge ed è, quindi, fuori dalla legalità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Beltrandi, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/13: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/43.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, nell'illustrare l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria mi preme sottolineare che avevamo presentato un emendamento nello stesso senso, che a mio avviso non è stato nemmeno letto dal Governo, perché altrimenti non ci sarebbe stato motivo di rifiutarlo. A questo punto mi preme illustrare Pag. 38l'ordine del giorno per chiedere un ripensamento, almeno da questo punto di vista, perché si parla di disoccupazione; non ci sarebbe nemmeno un costo che andrebbe a pesare sul Governo e sulla spesa pubblica, sarebbe un puro atto di buonsenso perché si tratta di tenere conto dell'introduzione di nuove forme lavorative.
L'ordine del giorno in esame chiede di prendere atto dell'introduzione di nuove forme lavorative, in particolare a partire dagli anni Novanta fino ad arrivare alla legge a mio avviso impropriamente chiamata «Biagi». Si evidenzia quanto le norme che regolano il trattamento di disoccupazione ordinaria siano in molti casi troppo distanti da un mercato del lavoro alla ricerca di maggiore flessibilità, sempre di più. Infatti, l'introduzione della flessibilità dovrebbe - sottolineo dovrebbe - andare di pari passo con un sistema di ammortizzatori sociali adeguati. In un mercato del lavoro siffatto, il lavoratore - è di tutta evidenza - dovrebbe essere, una volta di più, aiutato nel momento in cui l'occupazione venga meno. In questa situazione, gli ammortizzatori dovrebbero essere anch'essi flessibili, tanto da accompagnare al meglio il soggetto verso una nuova occupazione.
In questo momento, quindi, il trattamento di disoccupazione ordinaria con requisiti normali viene erogato, una volta presenti i requisiti richiesti, per 180 giorni per la generalità dei lavoratori e per 270 giorni per i lavoratori ultracinquantenni, ed è pari al 40 per cento della retribuzione. Questa modalità di erogazione, assieme a quello che abbiamo detto sopra per la sospensione del trattamento, non fa i conti con le novità introdotte dal legislatore né, soprattutto, con la realtà della precarizzazione del mercato. L'oggetto dell'ordine del giorno è la sospensione della percezione dell'indennità di disoccupazione ordinaria erogata dall'INPS. Attualmente è possibile sospendere questa percezione quando pur assumendo dei lavori si presuppone che - a causa della temporaneità di questi lavori - non si decada realmente dallo status di disoccupato.
Per non dilungarmi troppo nell'esposizione, invito il Governo a valutare questa proposta, che è di pura semplificazione. Non si tratta di uno spot di semplificazione, ma di fatto si aiuta il lavoratore che si trova in queste condizioni, ed è per questo che rivolgo al Governo l'invito ad accoglierlo (mi riservo di chiedere alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione del testo integrale del mio intervento, che contiene ulteriori specificazioni). Si tratta di una risposta assolutamente di buonsenso per aiutare chi ogni giorno si trova a rispondere ai lavoratori che ne fanno richiesta, nell'ottica di una semplificazione, non a parole ma nei fatti.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/117.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno che peraltro, lo premetto, è necessitato alla luce del fatto che il Governo nel suo maxiemendamento ha voluto fare rinascere, come una sorta di araba fenice, quel decreto-legge sulle quote latte che aveva visto una forte contestazione non solo in Commissione e in Aula, ma anche nel Paese, da parte di produttori agricoli e zootecnici i quali, nella stragrande maggioranza, hanno contestato questo provvedimento manifestando, in maniera garbata ma ferma, anche davanti a Montecitorio in diverse occasioni.
Eppure il Governo ha ritenuto di porre la questione di fiducia su questo provvedimento, ma è una fiducia fittizia, perché sarà sì quella dei rappresentanti parlamentari della maggioranza, ma non è certo la fiducia del settore zootecnico che, Pag. 39invece, è per la maggior parte critico e censorio rispetto a questo regalo che viene fatto a quella piccola frangia di coloro che hanno manifestato in ben altro modo: ricordate il letame sparso sulle autostrade, i blocchi autostradali? Ecco, adesso il Governo dà a queste persone non la giusta sanzione, ma regala loro le quote latte. Allora noi, poveri parlamentari di opposizione, cosa possiamo fare? Possiamo semplicemente rimarcare questo scandalo, questo sconcio e limitarci a proporre degli ordini del giorno, visto che di emendamenti non si può più parlare, a fronte della fiducia posta.
Ebbene, questo ordine del giorno dice poche cose, ma sensate e mi auguro che, anche grazie alla lungimiranza del Ministro Brunetta che vuole informatizzare tutto il Paese e senz'altro la pubblica amministrazione che ne ha bisogno, il Governo introduca una piccola modifica per consentire quei controlli incrociati tra chi produce latte ed ha una certa quota, e poi chi quel latte deve produrlo con le mucche, con i capi di bestiame che ha effettivamente nelle sue stalle. Dico questo perché la legge attualmente vigente stabilisce la trasmissione per via telematica dei dati sulla produzione delle quote latte e il numero di bovini da latte presenti in stalla. Attualmente, però, si verifica che il numero dei quantitativi di latte prodotti sono comunicati per via telematica, mentre invece il numero dei capi bovini da latte è riportato a penna, e questo comporta l'impossibilità di effettuare i controlli incrociati tra i dati in possesso dell'anagrafe nazionale bovina e quelli in possesso dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali che sono competenti per territorio.
Da questo punto di vista basta una piccola modifica che imponga la trasmissione telematica anche del dato della disponibilità dei capi di bestiame in stalla per evitare quello che già è stato denunciato nella Commissione di inchiesta presieduta dal generale Natalino Lecca il quale, se ricordate, nel 1997 denunciò una sorta di truffa generalizzata per cui le quote erano sulla carta, perché il latte che veniva confezionato e collazionato era di produzione estera, piuttosto che della stalla interessata ai titolari di quota, nonché per evitare lo scandalo, di cui mi riferisce il collega Borghesi che con me ha sottoscritto questo ordine del giorno, che ad esempio a Roma, in piazza Navona, risulti una stalla con 600 capi bovini. Ovviamente questa è la dimostrazione eclatante che è necessario un controllo più rigoroso, informatizzato, e questa piccola modifica che vi chiediamo penso sia nelle cose. Confidiamo pertanto che il Governo l'accolga (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/108.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oggi abbiamo fatto l'ennesima brutta figura a livello mondiale. Nel corso del ricevimento a Buckingham Palace, durante la foto ufficiale, la regina Elisabetta si è risentita con fare assolutamente indispettito per le esclamazioni ad alta voce del nostro Presidente del Consiglio che rincorreva faticosamente il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. «Mister Obama, Mister Obama»: questo avrebbe detto il Presidente del Consiglio, e la regina si è risentita perché non si urla così, forse quando si è insieme ad Apicella o ad Emilio Fede, ma non quando si è in un'occasione del genere. Obama non se l'è proprio filato perché, tra l'altro, ha avuto incontri bilaterali con leader di altri Paesi, ma non con il nostro Presidente del Consiglio. Del resto, neanche nei mesi scorsi, né nelle scorse settimane ha avuto modo di incontrarlo o di sentirlo telefonicamente, salvo una formalissima chiamata (invitato in questo dalle fonti diplomatiche italiane). Nonostante questo, il Presidente del Consiglio ha appena rilasciato una dichiarazione in cui dice di aver detto a Barack Obama...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Evangelisti, ma il suo intervento è sull'ordine dei lavori?

Pag. 40

FABIO EVANGELISTI. No, assolutamente, è sull'ordine del giorno che sto illustrando.

PRESIDENTE. C'era già un ordine del giorno su questo argomento?

ANDREA GIBELLI. È su Obama l'ordine del giorno!

FABIO EVANGELISTI. Sì, Presidente. Abbiamo fatto questa brutta figura, però, nonostante tutto questo, Berlusconi ha appena dichiarato di aver detto a Barack Obama di rimboccarsi le maniche perché è giunta l'ora.
Spero che questa dichiarazione voglia significare che finalmente anche il nostro Presidente del Consiglio ha pienamente assunto la consapevolezza che la crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali è diventata una vera crisi economica reale, con la contrazione evidente dei consumi e con una drastica riduzione del credito all'impresa.
È questo il punto che voglio illustrare, per cui abbiamo predisposto e presentato questo ordine del giorno che fa riferimento in particolare a quel delicato settore, la filiera tessile-moda del nostro made in Italy che ci fa apprezzare, questo sì davvero, a livello internazionale. La collega Di Giuseppe ha già parlato dei distretti industriali particolarmente colpiti (Biella, Carpi, Como e Isernia) e spero di essere compreso se porrò l'accento sulla realtà produttiva di Prato in Toscana, perché anche lì come tema essenziale si pone la questione della liquidità del credito. Tralascio tutti i dati recentemente portati all'attenzione degli organi d'informazione dall'Unione industriale pratese, che ha elaborato i dati ISTAT sull'esportazione. Risparmio il ricordo delle manifestazioni recenti, come quella del 28 di febbraio addirittura con alla testa il vescovo della città. Si è trattato di una manifestazione promossa da provincia, comuni, camera di commercio, Unione industriale, CNA, Confartigianato, CGIL, CISL, UIL e associazione dei commercianti che rivolgevano al Governo un appello per misure urgenti e speciali.
Abbiamo fatto nostro il senso di quella manifestazione e di quel grido di allarme di quella città tessile e manifatturiera, che è la terza città del centro Italia per dimensioni ed importanza. Per questo motivo ci proponiamo di impegnare con questo ordine del giorno il Governo ad assumere misure urgenti e veramente efficaci per affrontare la crisi dell'intero settore tessile, in particolare per quel che riguarda ammortizzatori sociali e credito alle imprese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, noto che l'onorevole Evangelisti ha chiesto la parola alla fine della seduta per fatto personale. Intervengo solo per sottolineare come francamente ciò che ha detto l'onorevole Evangelisti non mi sembrasse molto attinente all'ordine del giorno da lui illustrato e capisco che abbia la necessità anche di riempire i cinque minuti di tempo.
Tuttavia, un certo modo di trasporre in quest'Aula fatti che non hanno attinenza con una materia che pure è importante, evidentemente segnala la cifra politica di un certo modo di fare opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà). Mi sembra assolutamente singolare che, quando ella, Presidente, ha chiesto se stesse intervenendo su materia relativa all'ordine del giorno che stava illustrando, l'onorevole Evangelisti le abbia risposto che si trattava proprio di questo. Invece evidentemente si trattava di tutt'altro. Evidentemente anche ciò dà la misura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi è già capitato in altre occasioni di notare che si sta diffondendo un'usanza. In particolare mi riferisco all'onorevole Baldelli che risiede per i tre quarti della giornata da un'altra parte, sente dall'altoparlante qualcosa che viene detto e poi viene qui e ci dà lezioni di come si deve rispettare il Regolamento, dimenticando che ancora nessuno lo ha candidato e tanto meno eletto a fare il Presidente o il Vicepresidente della Camera. Ricordo che abbiamo degli ottimi Vicepresidenti della Camera che sono in grado di sapere come si rispetta il Regolamento. Vorrei dire all'onorevole Baldelli che se va oltre, se diventa più realista del re....

SIMONE BALDELLI. Telefonami se mi vuoi parlare, buffone!

ROBERTO GIACHETTI. Impari anche a tacere e ad ascoltare che non fa mai male, onorevole Baldelli! Se lei diventa più realista del re rispetto al suo Presidente del Consiglio e addirittura in quest'Aula si permette di sindacare quello che un oratore dice rispetto al proprio ordine del giorno, lei è fuori strada e deve rientrare nei ranghi della correttezza parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Impari la correttezza parlamentare e a fare il suo ruolo qua dentro, non venga a fare lezioni a nessuno!

SIMONE BALDELLI. Impara tu! Rivolgiti alla Presidenza!

PRESIDENTE. È chiaro che è un dibattito che non può andare avanti. Voglio solo ricordare che quando ho chiesto al collega Evangelisti se fosse in linea con l'ordine del giorno, l'ho fatto legittimamente. Il collega mi ha risposto che era in linea e per la verità mi sono premurato anche di leggere il suo ordine del giorno. Non mi sembra che l'intervento fosse proprio in linea e lo deve ammettere, lo ammettono tutti.
Ai sensi del Regolamento avrei potuto richiamarla nuovamente per dirle che si discostava da quello che era l'oggetto dell'ordine del giorno per prendere poi le decisioni consequenziali. Non l'ho fatto, non vorrei adesso aprire un dibattito sull'atteggiamento, solo una cosa debbo dirla: io ho chiesto, lei mi ha detto che era in linea con l'ordine del giorno, a mio sommesso giudizio, dopo averlo letto, non mi sembra che fosse in linea. Per il resto condivido tutti gli interventi, sono legittimi, ma non penso di dover andare oltre su una discussione di questa natura.
L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/99.

ANTONIO RAZZI. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, premesso che il disegno di legge in esame dispone misure volte a sostenere il comparto auto e a incentivare l'acquisto e l'uso di mezzi di trasporto meno inquinanti, nelle aree urbane più grandi e maggiormente inquinate, accanto al problema relativo alla riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle autovetture circolanti, si affianca l'esigenza ineludibile di incentivare forme di mobilità alternativa più sostenibili, il potenziamento del trasporto pubblico, e la riduzione progressiva del trasporto privato, il tutto per favorire il decongestionamento e la riduzione dei gas inquinanti nelle nostre città.
Proprio per favorire e incentivare la riduzione di autoveicoli e contestualmente favorire politiche di mobilità sostenibile a vantaggio del trasporto pubblico, la finanziaria per il 2007, e successivamente il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, aveva disposto in alternativa, a fronte della rottamazione dell'autoveicolo senza contestuale acquisto di uno nuovo, la possibilità di beneficiare del bonus di rottamazione per ottenere il totale rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale per tre anni, oppure di beneficiare di un contributo di 800 euro per aderire alla fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car sharing). Pag. 42
Ricordiamo che l'auto condivisa - car sharing - è un servizio che permette di utilizzare l'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando in ragione dell'utilizzo fatto. È un servizio molto utile, presente da anni in molte città europee e da qualche anno anche in diverse città italiane, come Firenze, Bologna, Roma, Genova, Torino, Rimini, ed altre, favorisce comportamenti individuali più razionali nell'uso dell'automobile, e ha effetti positivi in termini di riduzione dell'inquinamento e soprattutto di riduzione della congestione prodotta dal traffico veicolare nei centri urbani.
Questo ordine del giorno impegna il Governo a prevedere, con particolare riferimento alle aree urbane, interventi mirati ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche attraverso la riproposizione di importanti strumenti, quali il rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale e un contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car sharing) (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/44.

MARIA GRAZIA GATTI. In modo preliminare vorrei rivendicare il mio diritto quale parlamentare di riflettere su quanto l'atteggiamento di oggi del nostro Presidente del Consiglio possa influenzare il grado di autorevolezza del nostro Paese a livello internazionale e quanto questo possa inficiare gli interventi possibili che a livello internazionale vanno presi per quel che riguarda la crisi. Poi vorrei fare due riflessioni generali prima di passare all'illustrazione stringente dell'ordine del giorno.
Una è in relazione ad un elemento che è stato molto chiaro anche nella dichiarazione dell'onorevole Lulli oggi: quando si assumono atteggiamenti arroganti e si violano le regole, si colpisce la parte più debole del Paese. Penso che questo ricorso costante alla fiducia sia un modo che rasenta l'arroganza. È del tutto legittimo, ma dopo tutte queste fiducie, secondo me, ci sono degli elementi molto pericolosi. L'ultimo punto, prima di passare all'illustrazione puntuale del mio ordine del giorno n. 9/2187/44, è relativo al fatto che abbiamo bisogno di chiedere ai nostri cittadini fedeltà fiscale, impegno e rispetto delle regole. Non è un buon inizio cominciare questa richiesta premiando i furbi.
L'ordine del giorno n. 9/2187/44, che illustro, riguarda il settore agroalimentare, che è uno dei vanti del made in Italy. Questo settore, dopo un 2008 caratterizzato da un aumento esponenziale del costo delle materie prime, soffre oggi, da una parte, di un calo pesante delle esportazioni e, dall'altro, della riduzione dei consumi. Insomma, è investito in pieno dalla crisi. L'Italia, con il decreto legislativo n. 194 del 2008, ha introdotto la disciplina delle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali, in attuazione del Regolamento 2004/882/CE, cioè le imprese devono sostenere oneri consistenti, al fine di assicurare controlli di sicurezza alimentare non solo a tutela della salute dei cittadini, ma anche per garantire trasparenza, qualità e affidabilità all'intero settore. Il Regolamento della Comunità europea dice esplicitamente che gli Stati membri dovrebbero essere in grado di riscuotere tasse o diritti per coprire i costi dei controlli, però tenendo conto della situazione specifica degli stabilimenti. In particolare, all'articolo 27 del Regolamento, si dice che, per evitare aggravi fiscali per categorie produttive, che al contrario necessitano di salvaguardie e di misure di favore, vanno individuati alcuni elementi essenziali da utilizzare per la definizione dei parametri e si individua: il tipo di aziende interessate e i relativi fattori di rischio, gli interessi delle aziende a bassa capacità produttiva, i metodi tradizionali impiegati per la produzione, il trattamento e la distribuzione degli alimenti. Inoltre, si sottolinea di tener conto delle esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico. Il decreto Pag. 43legislativo n. 194 del 2008, invece, individua tariffe uniformi su tutto il territorio nazionale, senza operare alcuna diversificazione fra i processi di produzione adottati, fra le diverse tipologie aziendali, fra le dislocazioni delle aziende e i differenti gradi di rischio. Quindi, non ci sono tariffe parametrizzate rispetto alla specificità. Sono sullo stesso piano la piccola azienda agricola, i piccoli allevamenti di bestiame, le aziende di produzione di miele, le cantine con vendita diretta di olio, le fattorie con vendita diretta di latte crudo e le aziende di trasformazione.
Il 27 febbraio 2009, Enrico Rossi, assessore al diritto alla salute della regione Toscana, regione dove sono stata eletta, ha scritto al Ministro Sacconi in qualità di coordinatore della commissione salute della Conferenza Stato-regioni, sottolineando come il Governo non avesse recepito nel decreto legislativo n. 194 del 2008 le indicazioni che pure la Conferenza aveva dato, proponendo, tra l'altro, un sistema di finanziamento dei controlli ufficiali ripartito tra la fiscalità generale e il contributo di alcuni operatori economici del settore degli alimenti e dei mangimi. Nella lettera si rilevava, inoltre, la mancanza di un periodo congruo per l'adeguamento della normativa.

PRESIDENTE. Onorevole Gatti, la prego di concludere.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, alcune stime effettuate dalle associazioni di categoria parlano di un'ulteriore spesa media annua, di circa 400 euro. Fra l'altro, non si è certi che tutti i controlli verranno effettuati, perché queste aziende sono molto numerose. Vi faccio un esempio, con il nuovo tariffario, la Conferenza Stato-regioni dice che per i caseifici si passa da un contributo da 100 a 300 euro ad una tassa tra 1.000 e 2.000 euro l'anno.
L'ordine del giorno in questione impegna il Governo a verificare gli effetti che questi aumenti esponenziali delle tariffe, introdotte dal decreto legislativo n. 194 del 2008 anche al fine di procedere ad una rimodulazione dei parametri tariffari, come richiesto dalla Conferenza Stato-regioni e anche dal Regolamento 2004/882/CE (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/106.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, signor sottosegretario, i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio ha toccato l'incremento del 201 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà: le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553 per cento e quelle della cassa integrazione straordinaria del 45 per cento; ovviamente, unito a ciò, si deve aggiungere il calo dei consumi.
Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta cassa integrazione in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare, tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti, anche non artigiani, non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione.
Secondo l'IRES-CGIL, l'ufficio studi del maggior sindacato italiano, si avranno oltre un milione di disoccupati in Italia nel prossimo triennio. I senza lavoro nel nostro Paese passeranno da un milione e 500 mila del 2007 a 2 milioni e 500 mila nel 2010: un milione di persone in più rispetto al 2007 e 690 mila in più rispetto al 2008. Il tasso di disoccupazione, sempre secondo le stime dell'IRES, si attesterà al 9 per cento nel 2009 e avrà un ulteriore incremento del 10 per cento nel 2010.
L'area di instabilità occupazionale, che comprende i non occupati, i dipendenti a termine volontari, i dipendenti a termine involontari e parasubordinati, dal 2004 al 2007 è cresciuta del 12,4 per cento e ammonta a 3 milioni e 418 mila persone. Tra questi, 659 mila, pari al 19 per cento, Pag. 44sono persone non occupate da non più di 12 mesi, espressione di fisiologica discontinuità lavorativa piuttosto che di disoccupazione in senso stretto. Inoltre, sempre per quanto riguarda l'instabilità occupazionale, cresce la componente più adulta (45-55 anni) che dall'11 per cento passa al 13,5 per cento.
Le Commissioni di merito hanno approvato un complesso di misure urgenti a tutela dell'occupazione, di cui all'articolo 7-ter del provvedimento al nostro esame, che intervengono, sia pure in maniera del tutto insufficiente, in materia di trattamento di integrazione salariale straordinaria, di cassa integrazione in deroga, di anticipazione dei trattamenti INPS e di incremento della tutela dei lavoratori precari.
Tali misure appaiono del tutto insufficienti: si prevede il raddoppio, rispetto all'ultimo provvedimento che stanziava risorse per gli ammortizzatori sociali, dei fondi a disposizione di una parte dei precari, i Cocopro con un solo committente. Se hanno perso il posto, avranno il diritto di percepire un'indennità pari non più al 10, ma al 20 per cento dell'ultima retribuzione annuale, con una forchetta che va da mille a 2 mila e 600 euro circa. I finanziamenti, 100 milioni di euro aggiunti ai medesimi stanziati in precedenza, sono stati messi insieme raschiando dal bilancio del Ministero del welfare.
Non sono stati modificati i criteri di accesso dei Cocopro, ancora troppo stringenti, a questa una tantum, che prevede: un solo datore di lavoro; avere guadagnato l'anno scorso un reddito annuo tra 5 mila e 13 mila 800 euro; avere tra 3 e 10 mesi di versamenti; nell'ultimo anno in corso avere avuto versamenti per almeno tre mesi. Le organizzazioni sindacali stimano che solo il 10 per cento degli atipici monocommittenti alla fine riusciranno ad avere l'integrazione, ossia 80 mila su 800 mila. Si è proposto da più parti, sindacali e politiche, di introdurre una tassa temporanea di solidarietà da applicare ai redditi più alti per finanziare misure immediate e contingenti per ampliare gli ammortizzatori sociali, in attesa di una riforma organica degli stessi ammortizzatori sociali.
Questo ordine del giorno, pertanto, impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche di natura normativa, volte a reperire fondi necessari per estendere con tempestività a tutti i dipendenti delle piccole imprese l'utilizzo della cassa integrazione guadagni, sostenere il reddito di tutti i lavoratori parasubordinati disoccupati, prolungare la durata della cassa integrazione ordinaria, ampliare gli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e delle indennità di mobilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2187/133.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, abbiamo già, come gruppo, illustrato molti ordini del giorno attinenti sia agli incentivi dei settori in crisi sia al grande tema delle quote latte, della rispondenza alle esigenze di tutti i produttori del settore lattiero-caseario.
Ovviamente, sul tema delle quote latte abbiamo espresso una grande insoddisfazione, perché il problema andava risolto, ma riteniamo che la soluzione fornita lasci nella più grande amarezza e nel più grande disagio tutti coloro che nel corso di questi anni - intendo dal 2003, con l'introduzione della legge n. 119 del 2003, appunto, ad oggi - avevano cercato di ottemperare pienamente agli impegni assunti con la legge di fronte alla Comunità europea; coloro che invece avevano contestato quella normativa vengono oggi premiati, e la cosa appare francamente fuori da ogni logica di buonsenso.
Mi appresto, con questo brevissimo intervento, a ribadire al Governo, con il mio ordine del giorno n. 9/2187/133, un'ulteriore, grande esigenza: eliminare per quanto possibile il contenzioso, che rischia di determinarsi in modo ancora più accentuato di quanto è già stato per le Pag. 45procedure che a suo tempo erano state definite, relativo alla liquidazione del patrimonio dei beni dell'Ordine Mauriziano. Noi avevamo detto allora, e lo diciamo anche oggi, che doveva essere valutata la possibilità di accelerare le procedure, di sviluppare una forte iniziativa nella direzione di recuperare risorse importanti per far fronte agli oneri, ai passivi a carico dell'Ente Ordine Mauriziano. Ma soprattutto - con la stessa cura, la stessa attenzione che ho visto rispetto alle aziende agricole che avevano violato dopo il 2003 la legge, ma andavano salvaguardate -, giacché su questi beni vi era la presenza di affittuari, di aziende agricole che li conducevano, noi volevamo che dopo avere accelerato le procedure ci fosse la possibilità di tutelare adeguatamente gli affittuari, riconoscendo ai conduttori di tali terreni agricoli la possibilità di far valere il diritto di prelazione e di riscatto agrario, spettanti in base alla normativa agli affittuari.
Invece siamo davanti ad una situazione che ripetutamente noi abbiamo rappresentato in questa sede, anche con un'interpellanza del luglio 2008; il Governo nella sua risposta aveva manifestato attenzione, ma sono ahimè passati otto mesi, quasi nove ormai, e nulla è stato fatto per andare incontro a conduttori agricoli che rischiano di essere cancellati come imprese, perché questi beni vengono acquisiti da altri soggetti in base ad una normativa di liquidazione coatta che non tutela il bene primario della presenza delle aziende agricole, che sono poi in sostanza aziende coltivatrici dirette.
Sono quindi, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, a sottolineare l'esigenza di accogliere questa ulteriore sollecitazione, che noi facciamo al Governo nella speranza che esso valuti la possibilità di un'iniziativa regolamentare, legislativa urgente, affinché nell'ambito delle procedure di alienazione in atto, che non si possono fermare, esista però la possibilità di riconoscere ai conduttori agricoli e agli affittuari il diritto di prelazione. Mi pare, signor Presidente, che il nostro ordine del giorno sia molto chiaro; fa anche riferimento - e concludo - ad un impegno già assunto in questa direzione dal Governo in sede di risposta ad una nostra interpellanza, e ci auguriamo quindi che questo ulteriore atto venga incontro alle attese e alle esigenze dei nostri agricoltori, che conducono tali beni.

PRESIDENTE. Si è così conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno. Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se lei ritiene, sono in grado di esprimere i pareri in ordine progressivo o di esprimere i pareri favorevoli relativamente agli...

PRESIDENTE. La pregherei di farlo in ordine progressivo, così da poter procedere in maniera più precisa.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Proietti Cosimi n. 9/2187/1, a condizione che il dispositivo venga riformulato sostituendo le parole: «a tenere in dovuta considerazione l'eventualità» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'eventualità». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/2187/2, accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/2187/3, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giammanco n. 9/2187/4, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Vignali n. 9/2187/5.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/2187/6, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2187/7 e Caparini n. 9/2187/8, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/2187/9, accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/2187/10, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Velo n. 9/2187/11, formula Pag. 46un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2187/12...

PRESIDENTE. Le ricordo che l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2187/12 è stato ritirato.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa, non mi era stato comunicato. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/2187/13, accetta l'ordine del giorno Milanese n. 9/2187/14, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2187/15, accetta gli ordini del giorno Milo n. 9/2187/16 e Latteri n. 9/2187/17, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Commercio n. 9/2187/18, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario, sull'ordine del giorno Iannaccone n. 9/2187/19 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lombardo n. 9/2187/20, Sardelli n. 9/2187/21 e Belcastro n. 9/2187/22.
Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/2187/23, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Burtone n. 9/2187/24 e Gaglione n. 9/2187/25, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Cuomo n. 9/2187/26 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ceccuzzi n. 9/2187/27, Nola n. 9/2187/28 e Vannucci n. 9/2187/29.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali e da eventi eccezionali». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fava n. 9/2187/31, accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/2187/32, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Allasia n. 9/2187/33, Negro n. 9/2187/34 e Rainieri n. 9/2187/35, mentre accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/2187/36, a condizione che venga accolta esattamente la stessa riformulazione proposta per l'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Ossia la stessa riformulazione proposta per gli ordini del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione), Servodio n. 9/2187/65 (Nuova formulazione), Di Giuseppe n. 9/2187/112 (Nuova formulazione), Ruvolo n. 9/2187/124 (Nuova formulazione) e Marinello n. 9/2187/128 (Nuova formulazione)?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, la ringrazio della cortesia. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Tullo n. 9/2187/37, Motta n. 9/2187/38, Lovelli n. 9/2187/39, Mosca n. 9/2187/40 e Narducci n. 9/2187/41, mentre accetta l'ordine del giorno Damiano n. 9/2187/42.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Codurelli n. 9/2187/43, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gatti n. 9/2187/44 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Fioroni n. 9/2187/45 e Ghizzoni n. 9/2187/46. Il Governo, altresì, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Coscia n. 9/2187/47, non accetta l'ordine del giorno Siragusa n. 9/2187/48 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno De Pasquale n. 9/2187/49.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Federico Testa n. 9/2187/50, a condizione che il dispositivo venga riformulato sostituendo le parole: «a predisporre opportune e tempestive misure per riconoscere agevolazioni fiscali alle imprese» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare la predisposizione di misure per riconoscere agevolazioni fiscali alle imprese».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Vico n. 9/2187/51, Fluvi n. 9/2187/52 e Froner n. 9/2187/53, mentre Pag. 47accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Causi n. 9/2187/54. Il Governo accetta l'ordine del giorno Benamati n. 9/2187/55, a condizione che il dispositivo venga riformulato sostituendo le parole: «a rafforzare le misure a tutela degli obbligazionisti» con le seguenti: «a valutare il possibile rafforzamento di misure a tutela degli obbligazionisti».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Micheli n. 9/2187/56, formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Fogliardi n. 9/2187/57 e Colaninno n. 9/2187/58 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lulli n. 9/2187/59.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Zunino n. 9/2187/60, Oliverio n. 9/2187/61, Marrocu n. 9/2187/62 e Fiorio n. 9/2187/63, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/2187/64.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/2187/65 a condizione che sia riformulato esattamente come dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione). Il Governo altresì accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sani n. 9/2187/66, Cenni n. 9/2187/67, Marco Carra n. 9/2187/68, Zucchi n. 9/2187/69, mentre invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Brandolini n. 9/2187/70 e Lusetti n. 9/2187/71, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Agostini n. 9/2187/72, Dal Moro n. 9/2187/73, mentre accetta l'ordine del giorno Trappolino n. 9/2187/74 a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di mantenere solo il primo periodo ed espungendo il secondo periodo del dispositivo. Il Governo invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Mariani n. 9/2187/75 e Bratti n. 9/2187/76, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/2187/77, mentre invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Galletti n. 9/2187/78, altrimenti il parere è contrario. Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Poli n. 9/2187/79, Nunzio Francesco Testa n. 9/2187/80, Ruggeri n. 9/2187/81 e Capitanio Santolini n. 9/2187/82, mentre invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/2187/83, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cera n. 9/2187/84, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/2187/85.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zinzi n. 9/2187/86, mentre invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/2187/87. Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/2187/88, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Compagnon n. 9/2187/89 e Ciocchetti n. 9/2187/90. Il Governo inoltre invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Libè n. 9/2187/91, Peluffo n. 9/2187/92, Strizzolo n. 9/2187/93 e Toccafondi n. 9/2187/94, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cosenza n. 9/2187/95, mentre accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/2187/96, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole: «a valutare l'adozione di ulteriori iniziative volte a».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barbato n. 9/2187/97, mentre accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/2187/98, nonché l'ordine del giorno Razzi n. 9/2187/99, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la previsione - con particolare riferimento alle aree urbane - di interventi miranti ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche con strumenti tra cui il contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car sharing)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2187/100, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Porcino n. 9/2187/101 e Cimadoro n. 9/2187/102. Il Governo invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Borghesi n. 9/2187/103 e Palomba n. 9/2187/104, Pag. 48altrimenti il parere è contrario, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Paladini n. 9/2187/105 e Di Stanislao n. 9/2187/106. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/2187/107, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative al fine di tutelare i piccoli azionisti Alitalia».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2187/108, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad adottare misure ulteriori per affrontare la crisi dell'intero settore tessile, anche per quel che riguarda ammortizzatori sociali e credito alle imprese». Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2187/109, altrimenti il parere è contrario, mentre accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/2187/110, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: »impegna il Governo a prendere le opportune iniziative per condurre una serrata azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/2187/111, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «a verificare la possibilità di introdurre ulteriori misure che siano idonee a favorire un celere accesso delle imprese ai pagamenti degli enti locali». Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/2187/112, a condizione che sia riformulato nello stesso modo dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione). Il Governo altresì accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rota n. 9/2187/113, Leoluca Orlando n. 9/2187/114, Piffari n. 9/2187/115, Zazzera n. 9/2187/116 e Monai n. 9/2187/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/2187/118; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Donadi n. 9/2187/119 e l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2187/120; accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/2187/121; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giulietti n. 9/2187/122; formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Drago n. 9/2187/123; accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2187/124 purché riformulato, esattamente come detto per l'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione).
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Naro n. 9/2187/125, Pisacane n. 9/2187/126 e Tassone n. 9/2187/127.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/2187/128 se riformulato esattamente come detto per l'ordine del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione).
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Pagano n. 9/2187/129; accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/2187/130 e Bernardo n. 9/2187/131; accetta altresì l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2187/132 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/2187/133. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Dionisi n. 9/2187/134 e Carella n. 9/2187/135.
Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2187/136.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, soltanto una precisazione: per quanto attiene gli ordini del giorno Fogliato n. 9/2187/30 (Nuova formulazione); Paolo Russo n. 9/2187/36 (Nuova formulazione); Servodio n. 9/2187/65 (Nuova formulazione); Di Giuseppe n. 9/2187/112 (Nuova formulazione); Ruvolo n. 9/2187/124 (Nuova formulazione) e Marinello n. 9/2187/128 (Nuova formulazione), la riformulazione era già stata proposta dai presentatori (non è lei che l'ha proposta) e, quindi, ritengo che conseguentemente il Governo accetti tali ordini del giorno.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

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PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di lunedì 6 aprile 2009.

Per un richiamo al Regolamento (ore 20,10)

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FABIO EVANGELISTI. Scelga lei, signor Presidente: o per un richiamo al Regolamento o per fatto personale. Scelga lei: o per fatto personale o per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Un sorteggio? Vuole che faccia io? Scelga lei!

FABIO EVANGELISTI. Quello che più le aggrada.

PRESIDENTE. Se vuole che sorteggi......

FABIO EVANGELISTI. Facciamo una cosa seria: chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Capisco che, nella concitazione dell'Assemblea, talvolta può scappare un'espressione impropria e anche un riferimento improprio quale mi sembra sia stato il suo, signor Presidente, nel momento in cui ha chiamato in causa l'articolo 39, comma 3, del nostro Regolamento, laddove si dice che il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione, seguiti a discostarsene.
Signor Presidente, lei è anche fine avvocato nonché insigne giurista e non le sarà sfuggito che il comma 3 è preceduto da due commi e, iniziando dal primo, si stabilisce che, salvi i termini più brevi previsti dal Regolamento, la durata degli interventi in una discussione non può eccedere i trenta minuti. Il secondo comma inizia con l'espressione: »trascorso il termine (...)": quindi il comma 3 è riferito unicamente ai termini in cui un deputato interviene e non al merito di quanto uno dice. L'articolo 88, comma 1, del nostro Regolamento, signor Presidente, afferma che gli ordini del giorno possono essere illustrati per non più di cinque minuti ma non dice come debbano essere illustrati e, comunque, quand'anche ella ne avesse la facoltà a suo insindacabile giudizio, ella non potrà mai sindacare le mie parole in quest'Aula tanto meno lo potrà fare l'onorevole Baldelli.
Infatti, signor Presidente, mi accaloro e mi appassiono perché il fatto in sé può essere persino insignificante ma se davvero introducessimo come precedente la possibilità di interdire l'espressione di una valutazione politica di un deputato si creerebbe un grave precedente. E non si chiami in causa l'estraneità di materia perché stiamo parlando, peraltro, di un provvedimento che quanto ad estraneità di materia ci ha tenuto impegnati per qualche ora. Per me l'incidente è chiuso. La prego, signor Presidente, di considerare questo mio richiamo al Regolamento con tutta la serenità di cui lei è capace e di cui oggi non sono stato capace.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti. Per quanto riguarda l'incidente, se lei lo ritiene chiuso, per me non lo è: infatti, non è un incidente, perché lei ha affermato cose inesatte, in quanto l'interpretazione non è quella che lei ha dato.
La ringrazio che lei a quest'ora ci mette la passione e mi ha costretto ad andare avanti nei lavori rispetto ad una certa intesa...
Onorevole Evangelisti, non le ho tolto la parola: le ho solo ricordato di averle chiesto se l'intervento fosse attinente ed è in seguito a quella domanda che, ritenendo insindacabilmente che non fosse attinente, avrei potuto toglierle la parola, dopo il secondo richiamo.
La sua interpretazione è del tutto errata, per il semplice motivo che avrei potuto ritenere che quel suo dire non fosse Pag. 50attinente all'ordine del giorno in discussione. Egregio onorevole, l'insindacabilità è legata a ciò, e non al merito. Comunque, la ringrazio. Anche lei è un fine conoscitore del Regolamento, ma ritengo che, questa volta, il richiamo non sia stato rivolto nella parte giusta.
Comunico che...

FABIO EVANGELISTI. Presidente! Mi lasci replicare! Per fatto personale!

PRESIDENTE. Comunico... (Commenti del deputato Evangelisti). La prego, onorevole Evangelisti, lei ha parlato di incidente, ma non si tratta di un incidente. È intervenuto per un richiamo al Regolamento ed io ho sostenuto che non è stato un richiamo giusto (Commenti del deputato Evangelisti). Ha visto che successo ha avuto?

Sull'ordine dei lavori (ore 20,19).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, lunedì 6 aprile la seduta inizierà alle ore 13,30 con la votazione degli ordini del giorno presentati al disegno di legge di conversione n. 2187.
Alle ore 18 si svolgeranno le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale del disegno di legge di conversione.
Nella seduta di lunedì sarà, altresì, iscritto all'ordine del giorno il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2232 - Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (da inviare al Senato - scadenza: 25 aprile 2009) e delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00109, Cicchitto, Cota, Milo e Conte n. 1-00143, Vietti ed altri n. 1-00144 e Fluvi ed altri n. 1-00145, concernenti iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate. L'esame del decreto-legge proseguirà lunedì fino alle ore 21, per riprendere martedì 7 aprile alle ore 9.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Aniello Formisano, in sostituzione del deputato Massimo Donadi, dimissionario.

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Federico Palomba, in sostituzione del deputato Aniello Formisano, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 6 aprile 2009, alle 13,30.

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (2187-A).
- Relatori: Milanese, per la VI Commissione; Raisi, per la X Commissione.

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2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (2232-A).
- Relatore: Lussana.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00109, Cicchitto, Cota, Milo e Conte n. 1-00143, Vietti ed altri n. 1-00144 e Fluvi ed altri n. 1-00145 concernenti iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate.

La seduta termina alle 20,20.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUCIA CODURELLI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2187-A

LUCIA CODURELLI. L'ordine del giorno in esame prende atto dell'introduzione di nuove forme lavorative, in maniera particolare a partire dagli anni Novanta fino ad arrivare alla legge, impropriamente chiamata Biagi, ha evidenziato, una volta di più, quanto le norme che regolano il trattamento di disoccupazione ordinario siano in molti casi troppo distanti da un mercato del lavoro alla ricerca di maggiore flessibilità.
Infatti, l'introduzione della flessibilità dovrebbe andare di pari passo con un sistema di ammortizzatori sociali adeguati. In un mercato del lavoro siffatto, il lavoratore - è di tutta evidenza - dovrebbe essere, una volta di più, aiutato nel momento in cui l'occupazione venga meno. In questa situazione, gli ammortizzatori dovrebbero essere anch'essi «flessibili», tanto da accompagnare al meglio il soggetto verso una nuova occupazione.
In questo momento, quindi, il trattamento di disoccupazione ordinaria con requisiti normali, viene erogato, una volta presenti i requisiti richiesti, per 180 giorni per la generalità dei lavoratori, e per 270 giorni per i lavoratori ultracinquantenni e rappresenta il 40 per cento della retribuzione. Questa modalità di erogazione, assieme a quello che abbiamo detto sopra per la sospensione del trattamento, non fa i conti con le novità introdotte dal legislatore né, soprattutto, con la realtà di precarizzazione del mercato.
L'oggetto è la sospensione della percezione dell'indennità di disoccupazione ordinaria erogata dall'INPS.
Attualmente è possibile sospendere questa percezione quando pur assumendo dei lavori si presuppone che - a causa della temporaneità di questi lavori - non si decada realmente dallo status di disoccupato.
Durante il tempo della sospensione naturalmente non si percepisce indennità (che come sapete è calcolata su base giornaliera) salvo poi riprenderla automaticamente quando la sospensione finisce ovvero quando quel lavoratore temporaneo viene assunto. Il problema: è quanto durano questi lavori temporanei che permettono la sospensione?
La legge in vigore (il regio decreto n. 2270 del 24 gennaio 1924) indica due giorni. Dopo di che non si è più disoccupati e quindi si decade dal diritto salvo poi riacquisirlo per via ordinaria.
Con una modifica amministrativa nel 1954 questi giorni vennero portati a cinque. La nostra modifica, sollecitata da ambienti INPS vicini al nostro partito, porta quei giorni a 31 ed è motivata da: la modifica del mercato del lavoro che ha moltiplicato rispetto ai decenni precedenti le occasioni di lavoro temporaneo; il fatto che essere sospesi è molto meglio che decadere completamente dal diritto. Al termine della sospensione l'INPS riprende automaticamente a versare l'indennità e il lavoratore deve solo fare una comunicazione di ripresa dello status completo di disoccupato. Sarebbe una forte agevolazione burocratica per lavoratori e uffici. Pag. 52
Questione copertura: i nostri contatti sostengono che non serve copertura perché stiamo parlando dell'estensione di una facoltà puramente amministrativa, cioè l'allargamento di un periodo sospensivo. Vero è che se un lavoratore chiede, o richiede, di avere l'indennità ex nihilo l'erogazione comincia dall'ottavo giorno successivo alla presentazione della domanda. Se invece è sospeso l'erogazione riprende automaticamente.
Il trattamento di disoccupazione ordinario con requisiti normali, così come attualmente disciplinato, può essere efficace in un sistema dove il lavoratore, durante la sua vita lavorativa, abbia relativamente pochi rapporti di lavoro e di lunga durata.
Non può, ovviamente, andar bene in un sistema dove i rapporti di lavoro possono essere molteplici e di breve durata.
Uno spiraglio, per il problema di cui sopra, è stato offerto dall'introduzione dell'indennità di disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti, novità introdotta dal decreto legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito dalla legge 20 maggio 1988, n. 160; questo trattamento, seppur di aiuto, rappresenta però una forma di sussidio ancora più esigua del trattamento ordinario di disoccupazione con requisiti normali e non risolve molte problematiche connesse al raggiungimento dei requisiti contributivi e assicurativi nel caso di svolgimento di tipologie lavorative cosiddette «atipiche».
Per concludere - come richiamato sopra di fronte al mercato del lavoro completamente cambiato invito il Governo ad accogliere tale ordine del giorno di assoluto buon senso e che va questo sicuramente nell'ottica della semplificazione non a parole ma nei fatti.