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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 28 luglio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 14 SETTEMBRE 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 28 luglio 2009.

Albonetti, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 27 luglio 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
NASTRI: «Istituzione dell'Agenzia per l'utilizzo delle risorse idriche nell'agricoltura» (2643);
COSENZA: «Disposizioni per garantire la sicurezza e la corretta gestione degli impianti di depurazione delle acque nella regione Campania» (2644);
COSENZA: «Modifiche al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, concernente l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari» (2645);
COSENZA: «Disposizioni concernenti l'etichettatura dei prodotti agroalimentari e delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni fiscali per la tutela e la promozione del consumo dei prodotti agroalimentari nazionali tipici» (2646);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE HOLZMANN: «Modifica all'articolo 103 dello Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, concernente il procedimento per la modificazione del medesimo Statuto» (2647);
BOSI e GALLETTI: «Abrogazione degli articoli 42, 43 e 45 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, concernenti la determinazione della misura della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, e attribuzione della relativa competenza alle province e ai comuni» (2648);
LIVIA TURCO: «Misure per il contrasto della povertà» (2649);
CASSINELLI: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detraibilità delle spese per l'acquisto di libri e materiale scolastico» (2650).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

La proposta di legge GREGORIO FONTANA: «Modifica delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Torre Pallavicina e di Soncino nonché delle province di Bergamo e Cremona» (1320) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Sanga.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
VOLONTÈ: «Modifica all'articolo 38 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di convocazione dei consigli comunali e provinciali» (2563).

II Commissione (Giustizia):
VOLONTÈ: «Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori» (2564) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PETRENGA ed altri: «Modifica all'articolo 30 del regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1934, n. 36, in materia di iscrizione di coloro che hanno frequentato le scuole di specializzazione per le professioni legali nell'albo degli avvocati» (2590) Parere delle Commissioni I e VII.

III Commissione (Affari esteri):
VOLONTÈ: «Disposizioni per favorire progetti di solidarietà internazionale delle imprese e dei consumatori» (2568) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e XIV.

IV Commissione (Difesa):
VOLONTÈ: «Modifica all'articolo 1 della legge 31 marzo 2005, n. 48, concernente l'equiparazione del Monumento ai caduti della libertà del Col Alt ai cimiteri di guerra» (2566) Parere delle Commissioni I e V.

VI Commissione (Finanze):
VOLONTÈ: «Disposizioni in materia di garanzia dello Stato sui crediti vantati da cittadini, enti e società italiani per beni forniti, lavori effettuati e servizi prestati in Libia dal 1o gennaio 1970 al 28 ottobre 2002» (2565) Parere delle Commissioni I, III, V, X e XI;
VOLONTÈ: «Modifica all'articolo 16 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, in materia di aliquota dell'imposta regionale sulle attività produttive per gli enti pubblici istituiti esclusivamente per l'esercizio di attività assistenziali e sanitarie» (2567) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VII Commissione (Cultura):
RAMPELLI: «Disposizioni per lo sviluppo dell'educazione sportiva nella scuola primaria» (2583) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VOLONTÈ: «Disposizioni concernenti le università della terza eta» (2569) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
STUCCHI: «Concessione di un contributo all'Associazione nazionale fra mutilati ed invalidi del lavoro per la riqualificazione dei lavoratori che hanno subito infortuni sul lavoro o malattie professionali» (2544) Parere delle Commissioni I e V;
VOLONTÈ: «Estensione dell'assegno supplementare corrisposto alle vedove dei grandi invalidi di guerra in favore delle vedove dei grandi invalidi per servizio» (2571) Parere delle Commissioni I, IV e V.

XIII Commissione (Agricoltura):
VOLONTÈ: «Disciplina dell'attività professionale agromeccanica» (2572) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VII, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro dello sviluppo economico.

Il ministro dello sviluppo economico, con lettere del 13 e del 16 luglio 2009, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno LO MONTE ed altri n. 9/1936/4, LARATTA n. 9/1936/12, VICO n. 1936/24, accolti come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 dicembre 2008, e BOCCIA n. 9/1936/23, accolto dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, riguardanti l'utilizzo delle risorse assegnate al Fondo per le aree sottoutilizzate.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla X Commissione (Attività produttive) competente per materia.

Trasmissione dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettere del 13 luglio 2009, ha trasmesso sei note relative all'attuazione data agli ordini del giorno: BURTONE ed altri n. 9/1386-B/13, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 5 agosto 2008, concernente l'estensione dei benefici previdenziali per esposizione alla lavorazione di fibre d'amianto anche ai lavoratori dei siti di Gela, Priolo, Milazzo e Pisticci Valbasento, CERA ed altri n. 9/1972/100, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 14 gennaio 2009, riguardante misure volte ad eliminare la formazione degli indebiti pensionistici derivanti dalla dichiarazione di reddito presunto, Livia TURCO ed altri n. 9/1713/129, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 novembre 2008, concernente la realizzazione di comunità alloggio per le persone disabili gravi prive di assistenza familiare, MURA ed altri n. 9/2121/2, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 24 febbraio 2009, concernente l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, DAMIANO ed altri n. 9/1972/125, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 15 gennaio 2009, riguardante l'estensione degli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori colpiti dagli effetti della crisi, e per la parte di propria competenza, Mario PEPE (PDL) n. 9/1961/33, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 18 dicembre 2008, concernente agevolazioni previdenziali per le imprese del comparto olivicolo-oleario colpite da eventi calamitosi.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) e alla XII Commissione (Affari sociali) competenti per materia.

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettere del 14 e del 22 luglio 2009, ha trasmesso due note relative all'attuazione data agli ordini del giorno ROTA n. 9/2198/33, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 febbraio 2009, concernente l'applicazione della normativa vigente in materia di affissioni abusive di manifesti di propaganda elettorale, e MONTAGNOLI n. 9/1366/33, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 16 luglio 2008, riguardante iniziative volte ad assicurare un adeguato equipaggiamento delle Forze di polizia.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissione dal ministro della giustizia.

Il ministro della giustizia, con lettera del 16 luglio 2009, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data, per la parte di propria competenza, alle mozioni CICCHITTO ed altri n. 1/00085, POLLASTRINI ed altri n. 1/00070 e MURA ed altri n. 1/00083, accolte dal Governo limitatamente al dispositivo ed approvate dall'Assemblea nella seduta del 28 gennaio 2009, riguardanti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere.

La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) competente per materia.

Trasmissione dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettera in data 23 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 23, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, le relazioni sull'andamento dell'utilizzo dei lavoratori impegnati in lavori socialmente utili, riferite al primo semestre 2007 (doc. XIX, n. 3) e al secondo semestre 2007 (doc. XIX, n. 4).
Questi documenti - che saranno stampati - sono trasmessi alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, la relazione sull'attività di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, relativa all'anno 2008 (doc.CCIX, n.2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla II Commissione (Giustizia) e alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dall'autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 24 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione relativa agli articoli 2, comma 2, e 8 della legge 8 agosto 1991, n. 264, recante disciplina dell'attività di consulenza per la circolazione dei mezzi di trasporto.
Questa documentazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA RELATIVO ALLA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER GLI ANNI 2010-2013 (DOC. LVII, N. 2)

Doc. LVII, n. 2 - Risoluzioni

RISOLUZIONI

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
in base alla legge di contabilità vigente (legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni), il Governo ha l'obbligo di presentare il Documento di programmazione economico-finanziaria, entro il 30 giugno di ogni anno, al fine di consentire alle Camere di esaminarne in tempi congrui i contenuti e assumere le conseguenti deliberazioni mediante l'approvazione di una risoluzione, definendo così l'entità della successiva manovra finanziaria e le ripercussioni che essa avrà sui saldi di finanza pubblica. Non si tratta di indicazioni di carattere meramente programmatico, ma di decisioni che assumono rilievo vincolante per la successiva sessione di bilancio: il procedimento legislativo di esame dei disegni di legge finanziaria e di bilancio dovrà infatti svilupparsi in modo coerente con le previsioni del Documento di programmazione;
anche quest'anno, il DPEF al nostro esame, oltre ad essere molto reticente sui reali impegni e sugli interventi previsti, è carente per quanto riguarda alcuni elementi essenziali, previsti dalla legge n. 468 del 1978, infatti, il Documento non corrisponde:
ai requisiti dell'articolo 3, comma 2, lettera f), della legge n. 468 del 1978, in quanto manca completamente «.....l'articolazione degli interventi, anche di settore, collegati alla manovra di finanza pubblica per il periodo compreso nel bilancio pluriennale, necessari per il conseguimento degli obiettivi di cui alle precedenti lettere.....con la valutazione di massima dell'effetto economico-finanziario attribuito a ciascun tipo di intervento in rapporto all'andamento tendenziale»;
ai requisiti dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 468 del 1978 poiché non indica i disegni di legge collegati di cui al comma 1, lettera c), dell'articolo 1-bis della medesima legge, se non con riferimento al decreto-legge n. 78 del 1o luglio 2009, attualmente all'esame della Camera, prima dell'inizio formale della sessione di bilancio;
il Governo ha nuovamente operato una violazione delle prerogative del Parlamento cui l'articolo 81 della Costituzione attribuisce la funzione di indirizzo e controllo in merito alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche;
per l'intero 2009 viene stimata dal DPEF una riduzione del PIL del 5,2 per cento: il Governo è passato così dalla stima di crescita di quasi un punto percentuale (0,9) prodotta con il DPEF presentato lo scorso anno, ad una previsione dimezzata (0,5) a settembre scorso, per scendere, a febbraio 2009, al -2 per cento e poi, ad aprile, con la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF), accettare il dato del -4,2 per cento. Oggi il Governo ammette, così come era stato evidenziato dai principali centri di osservazione economica, che il PIL subisce un riduzione del 5,2 per cento rivedendo così tutte le stime di finanza pubblica che ne conseguono;
il Documento registra il calo verticale delle entrate tributarie, in parte certamente imputabili ad una forte ripresa dell'evasione e dell'elusione fiscale, che incide sui saldi insieme ad un vistoso incremento di spesa che non deriva da interventi anticiclici adottati per combattere la crisi: quegli interventi, infatti, sono stati estremamente modesti, giustificando tale parsimonia con la necessità di mantenere sotto controllo i saldi della finanza pubblica. Dei 22,8 miliardi di aumento della spesa corrente, prevista per il 2009, solo 3,2 miliardi derivano da interventi anticrisi. Tutto il resto, è conseguenza, in parte, della spesa pensionistica e, soprattutto, di una nuova impennata della spesa per acquisti di beni e servizi;
il Governo registra - e non potrebbe fare diversamente - il calo verticale delle entrate tributarie imputandone la causa alla crisi economica, insistendo nel sostenere il proprio strenuo impegno nella lotta all'evasione fiscale. Viceversa l'incidenza di un vistoso incremento dell'evasione è facilmente riscontrabile dalla lettura di diversi documenti. Ad esempio, la Corte dei Conti, nella relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008, depositata in Parlamento in data 21 gennaio 2009, ha evidenziato forti perplessità in relazione alle iniziative intraprese dal Governo in materia di semplificazione e lotta all'evasione, in conseguenza delle quali si sono registrati importanti mancati introiti per il bilancio dello Stato;
le conseguenze di queste dinamiche si riversano sui saldi di finanza pubblica in maniera alquanto peggiorativa rispetto alle stime indicate nella RUEF. Particolarmente preoccupanti appaiono i dati relativi al saldo primario, destinato a collocarsi per la prima volta sotto lo zero e, di conseguenza, quello sulla crescita del debito che arriverà a sfiorare il 120 per cento del PIL nel 2010 (esattamente 118,2);
l'aggiornamento degli andamenti tendenziali degli aggregati di finanza pubblica, comprensivo degli effetti dell'assestamento di bilancio, determina una revisione del rapporto deficit/PIL di quest'anno al 5,3 per cento, in rialzo di 0,7 punti percentuali di PIL rispetto a quanto indicato nella RUEF, di -0,4 per cento nel 2010 e di -0,1 per cento nel 2011;
nel 2009 l'indebitamento netto tendenziale è previsto pari al -5,3 per cento del PIL, con un peggioramento di -2,6 punti di PIL rispetto al valore registrato nel 2008; l'avanzo primario tendenziale, pari al 2,4 nel 2008, è previsto negativo nel 2009 (pari al -0,4 per cento del PIL); la spesa per interessi viene prevista in crescita di 1 punto sul PIL; rispetto alle previsioni presentate nella RUEF l'indebitamento netto tendenziale della pubblica amministrazione mostra un peggioramento di 0,7 punti percentuali per il 2009. Il peggioramento del saldo rispetto alle stime di aprile deriva principalmente, dal lato della spesa, agli effetti riconducibili dal disegno di legge di assestamento per il 2009, inclusi negli andamenti tendenziali del conto economico della pubblica amministrazione. Il quadro tendenziale della PA incorpora gli effetti dell'assestamento e ricorda che tale provvedimento peggiora il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di circa 37 miliardi, determinando un incremento dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione in rapporto al PIL di 0,3 punti percentuali. In relazione a ciò, emerge che, così come rilevato dal Servizio di bilancio del Senato, il quadro informativo presentato dal DPEF non consente di valutare gli effetti finanziari associati al disegno di legge di assestamento, il quale non reca la valutazione delle misure proposte in termini di fabbisogno ed indebitamento netto. Pertanto per meglio ricostruire l'effetto del disegno di legge di assestamento sul conto economico della pubblica amministrazione il Governo deve fornire una valutazione più dettagliata - in particolare, la scomposizione tra componenti di entrata e di spesa - del peggioramento di 0,3 punti rispetto al PIL dell'indebitamento netto associato al disegno di legge di assestamento;
al fine di consentire una compiuta valutazione delle scelte di politica economica operate sarebbe opportuno che il Governo fornisse un quadro tendenziale a legislazione vigente non comprensivo dell'assestamento, nonché un quadro tendenziale dei conti di cassa del settore pubblico;
con il DPEF il Governo si impegna al pareggio di bilancio «non appena la ripresa sarà consolidata», ma sin da ora, al centro delle preoccupazioni del Governo dovrebbero esserci la necessità di controllare la spesa pubblica, dopo che la Banca d'Italia ha diffuso i dati sull'andamento del debito pubblico, in relazione al quale è stato registrato un nuovo massimo storico a maggio: 1.752,188 miliardi di euro, in crescita di circa 4 miliardi rispetto al mese precedente e in notevole salita rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso;
nell'anno in corso i consumi privati sono previsti in calo (-2,2 per cento). Sulle decisioni di spesa delle famiglie peserebbero, secondo il Governo, le condizioni sfavorevoli del mercato del lavoro e la contrazione della ricchezza finanziaria. Alla fine del 2008 la ricchezza delle famiglie è risultata in calo del 13,5 per cento rispetto alla fine del 2007. Questo calo influirà negativamente sui consumi reali delle famiglie per il 2009. Impatto negativo che secondo il Governo, sarà alleviato, dopo il mese di marzo del 2010 in seguito alla ripresa dei mercati finanziari;
i dati relativi al quadro tendenziale di finanza pubblica integrato con gli effetti del decreto-legge n. 78 del 2009, evidenziano una ricomposizione del conto che «non incide sul livello dell'indebitamento per gli anni 2009-2012, determinando solo nel 2013 una marginale riduzione del deficit per effetto di maggiori entrate tributarie e lievi minori esborsi per prestazioni sociali.» Pertanto, tenuto conto dell'andamento tendenziale, il Governo indica la necessità di una manovra correttiva sul saldo primario, pari a circa l'1,2 per cento del PIL, solo nel triennio 2011-2013;
nel quadro tendenziale del DPEF la pressione fiscale supera il 43 per cento del PIL nel 2009 e rimane sugli stessi livelli per tutto l'orizzonte temporale previsto. Si tratta di valori molto elevati, che collocano il nostro Paese ampiamente sopra la media degli altri Paesi dell'area euro;
inoltre, il carico fiscale incide in larga misura quasi unicamente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, redditi a cui si applicano aliquote molto alte a causa di un'ampia fascia di evasione fiscale tollerata e perfino incoraggiata che comporta una perdita di gettito di oltre 100 miliardi di euro l'anno;
con la Finanziaria 2007 il Governo Prodi mise in campo un primo pacchetto di misure per contrastare l'evasione, quali la riorganizzazione dell'anagrafe tributaria, la «tracciabilità» dei compensi dei professionisti, l'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi, la tenuta dell'elenco clienti-fornitori, l'anagrafe dei conti correnti bancari, la lotta alle frodi IVA, la contabilità semplificata e agevolata per 950.000 imprese minori, il cosidetto «forfettone» per i contribuenti minimi con reddito inferiore a 30 mila euro. Con queste misure furono incassati 23 miliardi in più e nel contempo le entrate da ruoli e riscossioni coattive crebbero del 20 per cento;
dopo avere smantellato in meno di un anno tutte queste disposizioni, si rinnova da parte del Governo Berlusconi la scelta di ricorrere alla vituperata arma dei condoni, vecchio arnese della politica tributaria, che fu utilizzato a piene mani dal Ministro Tremonti nel biennio 2003-2004, con lo scudo fiscale inserito nel decreto anticrisi e con altre misure in preparazione;
risulta estremamente grave l'atteggiamento del Governo il quale con il presente DPEF rinuncia ad intervenire sui saldi specificando che non ci sarà alcuna manovra per rilanciare l'economia o per migliorare i conti pubblici nel 2010;
si tratta in realtà di una «non manovra» che si evidenzia in tutta la sua pochezza se si confrontano i saldi netti programmatici (risultanti della manovra di bilancio prevista) con i dati netti tendenziali (senza manovra): stesso indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (- 5 per cento per il 2010) e stesso mancato incremento del PIL;
il quadro programmatico indicato nel DPEF non include alcuna informazione sui livelli e sulla composizione delle entrate e delle spese. Nel Documento si indica unicamente che, dal lato delle entrate, gli interventi correttivi tenderanno a rafforzare le misure di contrasto all'evasione ed elusione fiscale, mentre dal lato della spesa, si indicano interventi volti ad assicurare il rientro dei disavanzi sanitari regionali e a conseguire modalità più efficienti nell'erogazione dei servizi pubblici. L'assenza di informazioni sugli obiettivi per le entrate e per le spese rende impossibile valutare compiutamente il quadro programmatico delineato dal Governo e le scelte di politica di bilancio impostate e delineate nel DPEF e rende ancor più difficile valutare la potenziale efficacia dell'azione di contenimento;
all'elencazione della manovra programmatica dovrebbe inoltre essere associata la presentazione di una elencazione degli impegni a politiche invariate, quali ad esempio, i rinnovi contrattuali, i contratti di servizio e gli impegni internazionali, in assenza delle quali il quadro di programmazione non renderebbe pienamente la rappresentazione dell'azione di contenimento richiesta in via programmatica. Ad esempio, il conto tendenziale evidenzia un forte calo della spesa in conto capitale nel 2010. In particolare la spesa per investimenti - dopo essere salita del 6,3 per cento nel 2009 - scenderebbe del 6,6 per cento (escludendo gli oneri per il riacquisto degli immobili cartolarizzati nel 2002) riportandosi sul valore registrato nel 2006. In una fase congiunturale che rimarrà prevedibilmente delicata, sarebbe necessario mantenere questo sostegno del settore pubblico alla domanda aggregata;
il decreto-legge n. 78 del 2009, varato dal Governo per aggiornare la manovra impostata lo scorso anno con il decreto-legge n. 112 del 2008, secondo il DPEF non avrà alcun impatto netto sui saldi di finanza pubblica, mentre alle maggiori spese o minori entrate lorde disposte corrisponderanno altrettante misure per maggiori entrate o minori spese, in modo tale che l'entità netta complessiva degli interventi a sostegno dell'economia messi sin qui in atto dal Governo ammonta appena a circa 3 miliardi di euro;
le misure a favore dell'occupazione e per il potenziamento degli ammortizzatori sociali previste dal decreto-legge n. 78 del 2009 - oltre a non rappresentare risorse aggiuntive perché finanziate attraverso la riduzione del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto legge n. 185 del 2008 - non risolvono il problema della massa di lavoratori dipendenti o parasubordinati che non hanno diritto ad alcun trattamento in caso di sospensione o cessazione del rapporto di lavoro e consistono semplicemente in un intervento di proroga della possibilità concessa ai lavoratori in cassa integrazione di allungare ulteriormente la durata dei trattamenti loro riservati. Inoltre, tale misura non è di immediata applicazione. Infatti, ai sensi del comma 3 dell'articolo 1 decreto-legge n. 78 del 2009 sarà necessario attendere l'emanazione di un decreto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che disciplini le modalità attuative della norma;
non solo, non si prevede niente per i lavoratori atipici, ma addirittura nella legge di conversione del decreto legge n. 78 del 2009 (articolo 1, comma 8-ter), si annullano i 100 milioni già destinati all'attuazione dell'istituto sperimentale di tutela del reddito, una tantum e nella misura del 20 per cento del reddito percepito l'anno precedente, per i collaboratori a progetto (peraltro sostanzialmente fallito visto che solo 1.800 lavoratori avevano presentato la domanda entro la data fissata del 30 giugno scorso), mentre si poteva prevedere una revisione delle condizioni per accedere a tale beneficio ed una sua estensione a tutte le forme di lavoro atipico, nonché un incremento del beneficio, attualmente davvero misero;
il DPEF non propone ciò che servirebbe veramente in Italia: una seria riforma degli ammortizzatori sociali.
si deve esprimere viva preoccupazione per l'assenza di una chiara impronta riformatrice dell'esecutivo soprattutto in relazione ai meccanismi di pensionamento, anche in relazione alle stime del DPEF che rilevano un vistoso incremento dell'incidenza della spesa pensionistica sul PIL che a causa della recessione, ma non dell'aumento della spesa in sé, crescerà di più di un punto percentuale, passando dal 14,2 per cento del PIL nel 2008 al 15,2 per cento, nel 2009;
il DPEF, pur dedicando un intero capitolo alla tendenza della spesa pensionistica, non propone alcun dettaglio al riguardo della riforma delle pensioni divenuta ormai essenziale;
mentre nel decreto anticrisi (n. 78 del 2009) si innalza l'età pensionabile per le dipendenti pubbliche, nello stesso decreto si prevede la «rottamazione» dei dipendenti pubblici, a discrezione dei dirigenti, al raggiungimento dei 40 anni di anzianità contributiva. Da un lato, dunque, si dice di voler tagliare la spesa previdenziale, dall'altro si opera in senso contrario, aumentandola;
in Italia, le donne subiscono gravi discriminazioni: nell'accesso al mercato del lavoro, nelle opportunità di carriera, nella crescente disparità salariale, nelle condizioni di lavoro, nel progressivo aggravarsi del lavoro di cura conseguente ai tagli ai servizi sociali;
la possibilità di andare in pensione a 60 anni non è un obbligo, ma una libera scelta che le donne possono compiere, così come, se lo desiderano, già oggi possono continuare a lavorare fino a 65 anni e oltre come i loro colleghi maschi;
il Governo mira ad eliminare il solo riconoscimento esistente oggi - quello pensionistico - del doppio lavoro che le donne quotidianamente svolgono;
è dunque necessario un welfare moderno, che consenta alle donne di lavorare, fare carriera ed essere madri. È necessario incentivare la crescita dell'occupazione femminile. È necessario operare attivamente per la parità salariale. E tutto questo prima, o al massimo nel mentre, si innalza in modo graduale e facoltativo l'età pensionabile delle lavoratrici del pubblico impiego;
emerge con chiarezza la volontà del Governo di scaricare i costi della crisi su lavoratrici e lavoratori, nel mentre si condonano i grandi evasori con le norme sul cosi detto «scudo fiscale»;
si esprime preoccupazione per l'assenza di politiche strutturali volte a favorire una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia. L'unico riferimento a tale questione è contenuto in mere enunciazioni di principio in evidente contrasto con gli interventi che l'attuale Governo ha adottato sino ad oggi che hanno, di fatto, peggiorato la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, citiamo ad esempio i tagli all'organico del corpo docente e la detassazione degli straordinari: una misura, quest'ultima, come noto, che può essere applicata solo nei confronti dei lavoratori uomini, che fanno, o che possono fare, gli straordinari e non certo alle donne con figli piccoli. Queste scelte hanno provocato l'effetto di bloccare il tasso di partecipazione femminile nel mercato del lavoro che quest'anno non è aumentato neanche di un punto percentuale. Si ricorda infine che sul tema della conciliazione lavoro e famiglia, durante la scorsa legislatura, con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), sono stati previsti vari interventi a sostegno della maternità e paternità soprattutto per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, come ad esempio l'estensione della possibilità di usufruire del congedo parentale ai lavoratori a progetto e le categorie assimilate (articolo 1, comma 788);
sorprende il fatto che all'interno del DPEF si affermino gravi inesattezze sulla fase di esame in Parlamento di alcuni disegni di legge quali: il disegno di legge delega in materia di lavori usuranti e riforma del processo del lavoro, collegato alla manovra di finanza pubblica, il disegno di legge sulle forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese ed, infine, il disegno di legge relativo alla regolamentazione del diritto di sciopero nel settore dei trasporti. Tutti provvedimenti il cui iter procede a stento;
il Documento di programmazione economico-finanziaria indica per la spesa sanitaria, per gli anni 2010 -2013, un tasso di crescita medio del 3,1 per cento, indicando nell'attuazione della cosiddetta legge sul federalismo fiscale lo strumento con il quale prevedere rigorose attività di individuazione dei costi standard dei servizi da offrire ai cittadini, al fine di generare - parallelamente alla diffusione territoriale delle «best practices» - economie di spesa significative le quali, seppur «prudenzialmente non inserite nella programmazione finanziaria», potrebbero assicurare la copertura dell'aumento della spesa citato per gli anni a venire. Per altro già dall'esercizio finanziario in corso la legge finanziaria per il 2009 (legge 22 dicembre 2008, n. 203), ha previsto una riduzione della missione n. 20 «Tutela della salute» di oltre il 15 per cento rispetto all'esercizio precedente;
le risorse destinate al contrasto alla crisi, sia sul versante del sostegno all'economia, sia su quello del sostegno sociale, sono state in gran parte reperite sottraendole ad altre destinazioni, con rilevante aggravamento delle sofferenze per i settori così privati di risorse, primo fra tutti il Mezzogiorno. Il DPEF, peraltro, non affronta minimamente il problema della disoccupazione nel Mezzogiorno, nonostante il recente rapporto Svimez rilevi che, dal 2004 al 2008, i disoccupati impliciti e gli scoraggiati siano aumentati di 424 mila unità, provocando un calo del Pil del 3,8 per cento;
l'antica questione meridionale sembra essere stata cancellata dall'agenda politica del nostro Paese: nel DPEF non esiste alcuna analisi o richiamo ai dati, sempre più allarmanti che riguardano la nostra economia nel Mezzogiorno. Il Sud è in agonia, lo dice con lucidità e fermezza l'ultimo Rapporto Svimez sullo stato dell'economia meridionale: il risultato del rapporto Svimez mette in luce un Mezzogiorno in recessione, colpito particolarmente dalla crisi nel settore industriale che da sette anni cresce meno del Centro Nord, cosa mai avvenuta dal dopoguerra ad oggi, senza che di questo il DPEF provveda a dire una parola. Le piccole e medie imprese sono più deboli rispetto a quelle del Nord, risultando penalizzate da infrastrutture insufficienti e di scarsa qualità e dalla difficoltà di accesso al credito. Le responsabilità di questo ritardo sono certamente storiche, tuttavia non possiamo non ricordare che a novembre 2008 il Governo ha finanziato tutte le misure adottate per fronteggiare la crisi togliendo risorse al Sud. Addirittura per fronteggiare i disavanzi dei Comuni di Catania e di Roma sono stati sottratti soldi dai Fondi FAS. Praticamente non ci saranno più risorse pubbliche nazionali per il Sud fino al 2015;
per il 2010, anno in cui secondo le stime del Governo dovrebbe palesarsi la ripresa, è impossibile attendersi una significativa inversione di tendenza se non interverranno urgenti iniziative di sostegno e di stimolo alla produzione e alla domanda, che il Governo si vede bene dall'indicare;
gli interventi normativi fino ad ora adottati dall'esecutivo per il comparto della giustizia, ed in particolare gli ingenti tagli finanziari operati - contrariamente a quanto sostenuto nel DPEF, laddove si afferma che si è provveduto ad un incremento di risorse - determineranno la vanificazione di ogni progetto di ristrutturazione del sistema, con particolare riferimento all'informatizzazione degli uffici, alla definitiva introduzione del processo telematico ed all'auspicata introduzione dell'ufficio per il processo, impedendo di provvedere alla spese primarie e quotidiane e considerato inoltre che un analogo riflesso negativo sul funzionamento delle attività sarà determinato anche per i servizi resi dalle forze dell'ordine sul territorio;
il DPEF elogia gli interventi varati dall'attuale Governo per il sostegno delle imprese, citando in particolare la norma prevista dall'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2009 sulla detassazione degli utili reinvestiti in macchinari, ma nulla di concreto prevede per incrementare gli investimenti in ricerca e innovazione, nonostante l'esigenza di una seria politica pubblica che favorisca questi interventi sia diventata sempre più pressante ed urgente. La situazione è infatti realmente tragica. Anche il mercato ICT (Information and Comunication Technology) in Italia, l'unico che finora aveva sostanzialmente retto alla crisi economica mondiale, mostra segni di pesantissimi cedimenti. Un crollo della domanda che investe tutti i settori e che, nel comparto delle tecnologie, risente anche di un perdurante blocco alla modernizzazione, mettendo fortemente a rischio i germi di una rinascita che aveva fatto moderatamente sperare alla fine del 2008. Nel 2009 il calo della spesa nell'ICT sfiora il record negativo del meno 5,9 per cento, il peggior risultato dell'informatica italiana nella sua storia. A precipitare sono innanzitutto le telecomunicazioni (meno 11 per cento), seguite dalle banche (meno 9 per cento), dai trasporti e dall'industria (meno 4,9 per cento). E per la prima volta, il segno negativo si registra anche nel settore consumer (meno 3,5 per cento), quello che lo scorso anno era riuscito a sostenere l'information technology italiana, garantendo un ristrettissimo più 0,8 per cento;
nell'ultimo anno si sono manifestati in maniera evidente gli effetti di una crisi finanziaria che ha coinvolto la totalità dei Paesi occidentali, in particolare quelli maggiormente industrializzati, e molti Paesi emergenti;
i Governi occidentali, incluso quello italiano, di fronte alla grave crisi dei mercati finanziari sono intervenuti avendo a cuore soprattutto la stabilità del sistema del credito e di quello finanziario (interventi necessari anche se effettuati con delle modalità discutibili), mettendo a disposizione, a tal fine, ingenti risorse senza ottenere dalle banche garanzie su un futuro comportamento più corretto, senza prevedere le dovute tutele per i risparmiatori, senza predisporre adeguate misure per il credito a favore della piccole e medie imprese che, in particolare nel nostro Paese, rappresentano tanta parte del nostro apparato produttivo, e più in generale, senza definire un quadro di interventi in grado di rilanciare l'economia sulla base di un nuovo modello di sviluppo;
assistiamo già oggi a un profondo peggioramento dell'economia reale e dell'occupazione perché gli effetti della crisi si stanno propagando in tutto il sistema produttivo e dei servizi, mentre la situazione occupazionale peggiorerà in autunno;
l'aumento vertiginoso della cassa integrazione ed il calo degli investimenti pongono come priorità il rilancio dell'economia, dell'occupazione e il sostegno ai redditi delle classi popolari;
in Italia, metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento delle famiglie; una tale concentrazione di ricchezza favorisce la crescita degli investimenti speculativi e non produttivi che generano bolle finanziarie, mentre il calo dei consumi determina una pericolosa crisi dell'economia;
il DPEF nulla prevede al fine di promuovere la modernizzazione delle università italiane attraverso la cooperazione strategica tra università e piccole e medie imprese, nonostante in data 2 aprile 2009 la Commissione europea abbia presentato una comunicazione intesa a promuovere un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università (COM(2009)158);
la legge finanziaria 2009 ha operato un taglio all'incirca di 131 milioni al Fondo unico per lo spettacolo (FUS) portando i finanziamenti al minimo storico. Tale Fondo era stato istituito per fornire sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza nazionale in Italia o all'estero. Il mancato reintegro dei fondi penalizza fortemente l'intera industria culturale e cinematografica nazionale, che rappresenta un settore trainante dell'economia complessiva del Paese. Il settore dello spettacolo in Italia, conta all'incirca 250.000 lavoratori (artisti, autori, tecnici, truccatori, agenti, amministratori) e una tale scarsità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto;
si deve registrare l'assenza di una coerente e decisa politica di stimolo inserita nel quadro complessivo dell'azione di Governo in materia economica e finanziaria, la quale sembra invece orientata ad un percorso in cui la ripresa viene affidata al futuro traino delle altre economie ed alla conseguente rivitalizzazione delle esportazioni italiane, mentre la resistenza alle difficoltà attuali delle imprese dovrebbe essere assicurata da una nuova tolleranza verso l'evasione fiscale;
al di là del debito e del disavanzo che eserciteranno la loro influenza (negativa) sulle nostre politiche di bilancio (con conseguente aumento di pressione fiscale o tagli alle spese) il problema dell'Italia rimarrà quello di una crescita stentata, una stagnazione prolungata che a sua volta renderà molto più difficile, lungo e faticoso il superamento della crisi rispetto a quanto sarà possibile per gli altri Paesi europei;
il DPEF tace sullo scudo fiscale, ovvero sulla norma volta a favorire il rientro dei capitali depositati all'estero, inserita, con emendamento al decreto-legge n.78 del 2009, oltre a non dire nulla sulle misure necessarie in campo sociale;
nonostante la tardiva palese presa d'atto del Governo delle dinamiche recessive in corso, le stime fornite conservano la tendenza ad edulcorare la negatività dei dati: le misure correttive adottate in funzione anticiclica, contenute entro limiti estremamente esigui giustificati dalla preoccupazione per i vincoli di bilancio e di debito, non hanno avuto efficacia nel contrasto alla crisi e non hanno neppure permesso di arginare la deriva fortemente negativa della finanza pubblica;
appare del tutto inappropriata la valutazione esaltante che l'attuale Governo esprime con riferimento agli interventi attuati nel settore delle infrastrutture; interventi che il Governo contrappone con sfacciata evidenza ad un supposto immobilismo del precedente Governo Prodi;
non migliora la gravissima situazione di difficoltà nell'avanzamento anche delle più piccole opere, specie nelle regioni del Mezzogiorno;
il Governo ha finanziato tutte le misure adottate per fronteggiare la crisi togliendo risorse al Sud. Il conto che riporta lo Svimez è impressionante: 18 miliardi di fondi del FAS, risorse sottratte al Sud, alle quali se si aggiungono quelle per fronteggiare il terremoto in Abruzzo, si va ben oltre i 20 miliardi di euro. Praticamente non ci saranno più risorse pubbliche nazionali per il Sud fino al 2015. Il progressivo spostamento o allargamento verso il Nord di risorse e di politiche di sostegno, prima dedicate esclusivamente al Sud, contribuisce in modo decisivo al ritardo del Mezzogiorno, che oltre al confronto con il Nord, si manifesta con le altre aree deboli dell'Unione europea;
l'Allegato infrastrutture si configura come un mero catalogo di impegni privo di ogni garanzia sulla certezza dei tempi di avanzamento sia delle grandi che delle piccole opere. Per quanto riguarda l'Italia meridionale, nonostante si ribadisca l'impegno al completamento della Salerno-Reggio Calabria e venga sottolineata l'importanza strategica dell'asse ferroviario Napoli-Bari, della statale 106 Ionica, nonché degli hub portuali ed interportuali di Augusta, Brindisi e Taranto, appare contraddittoria la tempistica con la quale i finanziamenti potranno essere di fatto erogati. Con riferimento, ad esempio, al completamento dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria macro lotto 3-parte 4o, si rileva che nonostante per tale intervento sia stato autorizzato un finanziamento pari a 345 milioni di euro e 205,80 milioni di questi potranno essere assegnati solo dopo il 2001;
preoccupa l'incertezza dei dati relativi ai tempi di progettazione e di realizzazione di interventi connessi all'Expo 2015 di Milano, quali le linee metropolitane M4 ed M5, come pure i dati per attivare gli assi infrastrutturali strategici all'interno del Corridoio n. 5 (Lisbona-Kiev) il traforo del Fréjus, il traforo del Brennero (Corridoio n. 1), la Brescia-Bergamo-Milano (BRE.BE.MI), il terzo valico della Milano-Genova ed il completamento della TAV fino a Venezia;
appare inammissibile la decisione governativa di destinare 1,3 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ed ulteriori 904 milioni di euro per gli interventi a terra connessi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, quando queste stesse risorse potrebbero essere utilizzate, ad esempio, per affrontare l'emergenza del terremoto avvenuto il 6 aprile scorso in Abruzzo, o per adeguare la viabilità stradale in Sicilia e Calabria;
per quanto riguarda il progetto di ampliamento della banda larga, si considerano spropositate le stime su ipotesi di investimento di 1,471 miliardi di euro per lo sviluppo di reti telematiche di nuova generazione, dal momento che un iniziale finanziamento, stimato in ottocento milioni di euro, sarà nella realtà inferiore alla previsione iniziale;

impegna il Governo

a rivedere e completare il quadro programmatico per l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e per gli altri saldi di finanza pubblica, definendo in maniera puntuale l'articolazione della manovra in termini di entrate e di spese e fornendo altresì informazioni sulla composizione del saldo programmatico, con particolare riferimento alle grandezze riferite alla pressione fiscale e alle spese correnti sul PIL;
a porre in essere ogni atto di competenza volto ad estendere tutte le tipologie di ammortizzatori sociali, attuali e future, a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni;
a porre in essere ogni atto di competenza volto a valorizzare il confronto tra Governo e parti sociali, tali da consentire un indirizzo chiaro per una riforma strutturale del sistema di ammortizzatori sociali, che garantisca le misure adeguate sia a determinare l'estensione delle differenti tipologie di ammortizzatori sociali ai lavoratori che ancora non ne godono, sia a favorire il reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro;
ad attuare e finanziare in maniera adeguata, nel quadro della riforma degli ammortizzatori sociali, iniziative che tendano a colmare lo squilibrio tra il Nord e il Sud del Paese, attraverso forme di promozione dell'occupazione e di sostegno al reddito nelle regioni meridionali, in particolare nei casi di crisi occupazionale, anche assegnando sgravi fiscali a quelle imprese, in particolare piccole e medie, che assumono a tempo indeterminato e investendo risorse congrue per favorire iniziative imprenditoriali di microimprese da parte di giovani meridionali;
a prendere, dopo un confronto con tutte le parti sociali, le opportune iniziative per:
ritornare ai criteri di flessibilità per la parificazione uomo/donna contenuti nella legge n.335 del 1995, ed avviare una discussione approfondita sui coefficienti per i giovani;
sviluppare una vera politica di pari opportunità che investa nei servizi pubblici, che sostenga le donne nel mercato del lavoro, che dia risposte al lavoro di cura, che allevi le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della vita;
distinguere tra le lavoratrici e le madri lavoratrici che si prendono cura dei figli oppure le lavoratrici che si curano delle persone non autosufficienti, per le quali tali gravosi compiti si aggiungono agli altri carichi familiari, con una diversa e maggiore valorizzazione contributiva per i periodi di maternità e di congedo parentale;
ad adottare iniziative legislative realmente efficaci per incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche attraverso misure a sostegno della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia, integrando con risorse economiche adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, in modo da garantire su tutto il territorio nazionale alle persone e alle famiglie una migliore qualità della vita, con la qualificazione e il potenziamento della rete dei servizi degli enti locali;
ad intervenire con urgenza per sostenere il rilancio dei consumi ed in tale prospettiva ad introdurre già, entro il 2010, un'adeguata forma di detassazione capace di aumentare il potere d'acquisto dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ad iniziare dalla restituzione del fiscal drag, dall'incremento delle agevolazioni fiscali per i carichi familiari e dalla maggiorazione delle deduzioni per i redditi da lavoro e da pensione;
ad adottare significativi interventi di razionalizzazione del sistema sanitario nel suo complesso, prevedendo al contempo il rinnovo contrattuale dell'intero comparto sanità, nonché ad indicare chiaramente la provenienza dei fondi necessari a far fronte al citato aumento della spesa sanitaria nazionale - stimato in oltre il 3 per cento annuo - specificando al contempo che, in attuazione della legge sul federalismo fiscale, non saranno ridotti i trasferimenti agli enti locali utili al mantenimento, in ogni caso, dei servizi e delle prestazioni offerte attualmente, garantite dai livelli essenziali d'assistenza;
a provvedere, in riferimento all'intero comprato della giustizia e della sicurezza:
al reperimento delle risorse adeguate per assicurare l'efficacia della riforma organica del processo sia civile che penale, con particolare riferimento all'auspicata introduzione del'ufficio per il processo, in modo da consentire agli uffici giudiziari di gestire il carico degli adempimenti e di superare i ritardi nella trattazione dei processi determinati per meri problemi procedurali e meramente formali;
ad incrementare i fondi dedicati al personale ed alle strutture di supporto delle forze dell'ordine, in modo da assicurarne l'ammodernamento e da consentire una più razionale presenza sul territorio nazionale, indispensabile per una efficiente lotta alla criminalità organizzata e diffusa;
a prevedere, nel comparto giustizia, un forte incremento di personale sia giudicante che amministrativo, con particolare riferimento ai servizi di cancelleria, assicurando inoltre un intervento urgente per garantire la verbalizzazione e la trascrizione degli atti presso tutti i singoli uffici giudiziari, quale passaggio fondamentale per lo svolgimento dei processi penali;
a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retributivi degli operatori delle forze dell'ordine, della giustizia e del settore carcerario, prevedendo l'ampliamento e l'ammodernamento delle strutture penitenziarie esistenti, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti nelle ultime leggi finanziarie;
a reintegrare le risorse destinate al Fondo unico giustizia destinate al Ministero della giustizia, consentendo così il pressoché totale autofinanziamento del sistema giudiziario, recependo tra l'altro le proposte avanzate dalla Commissione «per lo studio e la proposta di riforme e di interventi per la razionalizzazione, armonizzazione e semplificazione delle procedure processuali ed amministrative relative alle sanzioni pecuniarie da reato applicate a norma del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, alle spese processuali ed alla gestione dei beni confiscati ed in giudiziale sequestro nonché la verifica ed ampliamento delle forme di contrasto alla criminalità economica con riferimento particolare all'ambito di applicazione della responsabilità degli enti»;
ad inserire nel DPEF un resoconto puntuale sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall'attuazione del Protocollo di Kyoto e sui relativi indirizzi, come previsto dall'articolo 3, comma 2-ter, del decreto-legge n. 273 del 2004, indicando in particolare le proposte di modifica e di integrazione del Piano nazionale di assegnazione delle quote di emissioni che si rendano necessarie;
a promuovere la modernizzazione ecologica dell'economia, un vero e proprio «green new deal», tramite la riconversione dell'insieme delle attività produttive e dei servizi, basata sulla regolazione ecologica e contenente giacimenti d'impiego consistenti nelle energie rinnovabili, nell'edilizia, nei trasporti, in agricoltura, nella manutenzione, nel rifornimento dei materiali, nella riparazione, il riciclaggio, il commercio locale, la ricerca e l'innovazione o la protezione degli ecosistemi;
ad avviare un programma di lavori pubblici di immediata esecuzione dando la priorità ad un piano triennale per la messa in sicurezza, coibentazione e alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici;
a sostenere i processi di risparmio ed efficienza energetica nella produzione, nei trasporti e nel civile;
ad incrementare le risorse e gli investimenti per lo sviluppo dell'innovazione e della ricerca a favore delle piccole e medie imprese;
a promuovere lo sviluppo della cooperazione strategica tra università e piccole e medie imprese in coerenza con gli indirizzi dell'Unione europea anche attraverso l'individuazione di programmi tesi a costituire forme di partenariato strutturato per l'organizzazione dei cicli di istruzione;
per quanto concerne gli investimenti infrastrutturali, a porre in essere un'efficace selezione delle priorità e una pianificazione finanziaria da elaborare e aggiornare in funzione delle reali necessità del Paese assicurando un percorso di crescita delle risorse pubbliche ed indicando in modo certo, trasparente e puntuale gli impegni finanziari, provvedendo in particolare nel prossimo triennio:
a destinare all'emergenza del terremoto della Regione Abruzzo ulteriori risorse rispetto a quelle già disposte con il decreto-legge n. 39 del 2009, ivi comprese quelle attualmente previste, pari a 1, 3 miliardi euro, per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e gli ulteriori 904 milioni di euro per i conseguenti interventi a terra;
a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato sia ad incrementare sia ad accelerare l'erogazione delle risorse volte a garantire l'avanzamento dei lavori della autostrada Salerno-Reggio Calabria, dell'asse ferroviario Napoli-Bari, della statale 106 Ionica, nonché degli hub portuali ed interportuali di individuati dall'Allegato infrastrutture;
a velocizzare i tempi di progettazione e di realizzazione di interventi connessi all'Expo 2015 di Milano, quali le linee metropolitane M4 ed M5, come pure i dati per attivare gli assi infrastrutturali strategici all'interno del Corridoio n. 5 (Lisbona-Kiev) il traforo del Fréjus, il traforo del Brennero (Corridoio n. 1), la Brescia-Bergamo-Milano (BRE.BE.MI), il terzo valico della Milano-Genova ed il completamento della TAV fino a Venezia;
a destinare adeguate risorse per garantire la piena attuazione del progetto di ampliamento della banda larga, mantenendo fermo l'iniziale finanziamento di ottocento milioni di euro destinato a tal fine;
a fornire un quadro aggiornato e dettagliato delle risorse dei fondi FAS per il periodo 2007-2013 e a dare conto, dettagliatamente, della reale consistenza del Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, nonché del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in base a quanto stabilito del decreto-legge n. 185 del 2008 e dal decreto-legge n. 39 del 2009;
a rifinanziare adeguatamente il FAS restituendo le somme non utilizzate nella percentuale dell'85 per cento a favore dei territori meridionali;
ad adottare una politica di sviluppo nazionale con una visione unitaria del Paese al fine di conciliare la sopravvivenza e la crescita dei sistemi produttivi più forti con la salvaguardia di una azione costante per la riduzione del divario di sviluppo tra Nord e Sud, soprattutto in vista dell'entrata in vigore del federalismo fiscale. Dovranno quindi concretizzarsi a favore del Mezzogiorno - oltre alle misure già previste, ma non ancora attivate, quali le «zone franche urbane», che potrebbero avere un ruolo molto importante per promuovere lo sviluppo del Sud, o quelle già esaurite che il Governo dovrebbe prorogare, come i crediti di imposta per la nuova occupazione, che hanno prodotto risultati positivi - nuove misure, anche endogene, giocando tra l'altro sul ruolo che possono avere le università, dove andrebbe fortemente potenziata la ricerca, in collegamento con il sistema produttivo meridionale e dove andrebbe potenziata ancora più fortemente l'offerta di istruzione, anche nei confronti dei Paesi dell'area meridionale e orientale del Mediterraneo;
a rifinanziare in maniera adeguata il Fondo unico per il settore dello spettacolo;
ad utilizzare, per la realizzazione di tali programmi, le maggiori risorse derivanti:
1) dal recupero, con procedure semplificate ed immediate, dei 5,2 miliardi di euro delle somme non pagate relative ai condoni dell'anno 2001 e seguenti;
2) dal ripristino delle norme anti evasione abrogate da questo Governo, quali la riorganizzazione dell'anagrafe tributaria, la «tracciabilità» dei compensi dei professionisti, l'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi, la tenuta dell'elenco clienti-fornitori, l'anagrafe dei conti correnti bancari, la lotta alle frodi IVA;
3) dal taglio dei costi e degli sprechi della politica, cioè il dimezzamento del numero dei parlamentari, l'abolizione delle province, la diminuzione del numero dei consiglieri delle municipalizzate e delle società partecipate dagli enti locali, la soppressione delle comunità montane, il taglio dei quattrocentomila stipendi o prebende e consulenze che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
infine, in relazione all'attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, quale occasione per rendere più efficiente la gestione delle risorse pubbliche e razionalizzare la spesa, sempre conservando il principio della solidarietà sociale, a voler precisare - in allegato al primo schema di decreto legislativo recante i principi fondamentali in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici - i fabbisogni complessivi in riferimento al quadro di finanziamento degli enti territoriali, della struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni e gli enti locali, con l'indicazione puntuale delle possibili distribuzioni delle risorse.
(6-00023) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Pietro, Cambursano, Barbato, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
il quadro macro economico contenuto nel DPEF 2010-2013 indica i dati della crisi economica mondiale che dal 2006 ad oggi ha visto una caduta del PIL di oltre 7 punti percentuali in maniera uniforme in tutta Europa;
lo scenario macro economico nazionale attesta che a fronte di una tenuta nei consumi si registra un sensibile calo degli investimenti stimato al 6.5 per cento;
per quanto riguarda l'occupazione il DPEF 2010-2013 afferma che l'Italia registra 300.000 disoccupati in più;
risulterebbero essere 5 milioni i lavoratori fuori dal mercato del lavoro e di questi 3 milioni sono residenti nel sud dell'Italia;
il Sud si presenta come la vera grande emergenza nazionale, sottovalutata e non affrontata, ed allo stesso tempo come la vittima di un pesante drenaggio di risorse in direzione esattamente contraria a quello che sarebbe necessario per il suo sviluppo e per quello del Paese, anche in considerazione del fatto che la sua più ampia potenzialità di crescita potrebbe svolgere una funzione trainante per il rilancio dell'intera economia italiana;
le politiche degli ultimi anni dei Governi che si sono succeduti non hanno colto in nessun modo la dimensione nazionale della questione meridionale e non hanno mai affrontato il problema nelle sue reali dimensioni;
il Mezzogiorno, che vive una grave carenza di infrastrutture e livelli gravi ed eccezionali di disoccupazione e inoccupazione, in particolare giovanile e di lavoratori fuoriusciti dal sistema produttivo, ha anzi visto il continuo storno di fondi destinati alle aree sottoutilizzate;
in particolare nell'allegato III del DPEF, nella relazione del Ministero dello sviluppo economico, si afferma che solo prendendo a riferimento gli interventi anticrisi e le misure attuate dal Governo hanno trovato, tra gli altri, parziale o totale copertura finanziaria prelevando risorse dal Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS): a) l'incremento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione per 4 miliardi di euro; b) la creazione del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale per 9,05 miliardi di euro dei quali circa 4 miliardi destinati agli interventi di ripristino dei danni conseguenti al terremoto in Abruzzo e per interventi relativi al vertice mondiale G8;
nell'ultimo anno è stata più volte confermata la pratica di utilizzare le disponibilità del FAS come un «bancomat» improprio, a copertura degli oneri di disposizioni legislative che nulla o poco hanno a che fare con la ripresa economico-strutturale del Mezzogiorno, causando decurtazioni di stanziamenti pari a 16,4 miliardi nel solo periodo 2008-2011. Questo vero e proprio saccheggio ha comportato, in termini di programmazione economica, una riduzione del FAS di oltre 13,8 miliardi, di cui 10,5 miliardi a valere sul ciclo di programmazione 2007-2013, e, cosa ancora più grave, ha sospeso una serie di interventi già programmati dal Ministero per lo sviluppo economico in favore delle aree del sud d'Italia: si tratta, in particolare, di 2 miliardi destinati al recupero dei siti industriali inquinati, di 1,8 miliardi per nuovi contratti di sviluppo per il Mezzogiorno, di 200 milioni destinati all'estensione del programma «Industria 2015», di 800 milioni per la rete a banda larga; di 700 milioni per incentivare l'utilizzo di fonti rinnovabili e il risparmio energetico, oltre a 100 milioni per l'avvio delle zone franche urbane;
in questo modo si è penalizzato fortemente il Mezzogiorno, mentre vi è la necessità di dotare il sud dell'Italia di un sistema di infrastrutture e di servizi che consenta allo stesso di «competere» ad armi pari con il resto del Paese, al fine di non rendere vani gli sforzi prodotti in tal senso dalle popolazioni locali, dagli imprenditori, dai giovani e dagli enti locali tesi a rendere autonoma e competitiva l'economia locale;
si assiste in maniera netta all'impoverimento dell'intero Paese e tale fenomeno investe, in modo particolare, le famiglie numerose e le popolazioni del Mezzogiorno da sempre afflitte da maggiori tassi di disoccupazione e lavoro precario, soprattutto femminile;
la grave situazione economica e sociale che stiamo vivendo richiederebbe un' attenzione particolare nei confronti delle politiche sociali, e un ulteriore sforzo che superi definitivamente quella visione puramente assistenzialistica e risarcitoria che fino ad oggi ha caratterizzato le scelte delle politiche del welfare, utilizzando quegli interventi e quelle prestazioni per rilanciare e rafforzare lo sviluppo nazionale e del Mezzogiorno, in particolare la crisi può rappresentare l'occasione per il nostro Paese per riconvertire il sistema di welfare, mettendo al centro dell'azione politica la famiglia, la non autosufficienza ed il terzo settore;
nel 2008 il Pil ha segnato nel Mezzogiorno meno 1,1 per cento ed è da sette anni che il Sud cresce meno del Centro-Nord;
tra le tante difficoltà percepite dalle aziende del Sud, oltre a quella dell'aggravarsi delle condizioni economiche di contesto, vi è quella riconducibile alla loro difficoltà di accesso al credito. L'avvio di nuove imprese nel Mezzogiorno è impedito in particolare da un sistema creditizio e bancario inefficace, in cui il costo del denaro è uno dei più alti d'Europa;
il sistema finanziario italiano, marcatamente «bancocentrico», nel corso degli anni novanta ha visto il graduale processo di integrazione nazionale dei mercati bancari regionali (noto anche come «debancarizzazione del Mezzogiorno»), che ha avuto come conseguenza diretta, da un lato che una parte rilevante dell'offerta finanziaria nelle diverse aree del Paese fa oggi capo agli stessi gruppi creditizi (per lo più del Nord) e dall'altro che gli stessi, nel corso di tale processo, hanno drenato ingenti flussi di denaro, con relativo trasferimento di risorse (incentivi e risparmio) dalle regioni meridionali a quelle del Centro-Nord. Da tale assorbimento è derivata anche una riduzione della capacità di offerta di credito in questa area del Paese;
la situazione di grave crisi economica che investe il Paese detta anche la necessità di un'articolazione di iniziative che consentano, soprattutto nelle aree depresse del Paese, una possibilità di ripresa. In tal senso anche gli enti locali possono rappresentare un volano importante per lo sviluppo e, conseguentemente, è necessario trovare nuove fonti di investimento che li vedano protagonisti;
il divario Nord -Sud si misura su altri indicatori anche storici: ad esempio nel 2008 il PIL per abitante è stato nel sud di 17.971 euro, il 59 per cento in meno di quello del Centro-Nord in cui è stato di 30.681 euro;
nel 1951 nel Mezzogiorno veniva prodotto il 23,9 per cento del PIL nazionale, nel 2008 il PIL prodotto nella stessa zona del Paese è stato addirittura inferiore: il 23,8 per cento;
il DPEF 2010-2013 risulta quindi essere totalmente insufficiente rispetto alle necessità e alle aspettative del Mezzogiorno, non fornendo alcuna indicazione strutturale e non individuando alcuna forma aggiuntiva di finanziamento per sostenere l'attuazione di un non più prorogabile piano straordinario per il mezzogiorno che sostenga tra l'altro: l'adeguamento e lo sviluppo di una rete infrastrutturale, il sostegno alle piccole e medie imprese, il sostegno al reddito delle famiglie, la garanzia di una rete di servizi efficienti ed efficaci, la programmazione di azioni forti a sostegno dell'agricoltura e, nel campo dell'energia, la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili;
il Mezzogiorno, fisicamente e storicamente proiettato nell'area mediterranea, potrebbe candidarsi a divenire zona-cerniera, ponte del partenariato e della zona di libero scambio euro mediterranei;

impegna il Governo

a modificare profondamente le politiche nei confronti del Sud, avviando, a partire dalla prossima manovra di finanza pubblica, una profonda inversione di rotta sul piano degli investimenti economici e finanziari, restituendo al Mezzogiorno, in modo progressivo ma in tempi certi, le risorse sottratte negli ultimi anni, nonché a prendere atto della dimensione nazionale della questione meridionale e dell'impossibilità per una nazione di mantenere la propria unità se parti di essa procedono a diverse velocità, accentuando fra loro il disequilibrio;
a prevedere la predisposizione entro novanta giorni di un articolato ed efficace Piano straordinario per il Mezzogiorno, sostenuto da adeguate e congrue risorse finanziarie, aggiuntive rispetto a quelle derivanti da Fondi europei;
a promuovere una maggiore coesione ed equità sociale, finalizzata a favorire un modello di sviluppo economico che coinvolga l'intero Paese e, in particolare, a sostenere le aree più svantaggiate;
a valutare attentamente le opere infrastrutturali da realizzare dal punto di vista della loro sostenibilità economica ed ambientale e della loro funzionalità, concentrando le risorse verso interventi infrastrutturali realmente utili al nostro Paese, definendo uno specifico Piano infrastrutturale per il Mezzogiorno, in particolare assumendo come fondamentale, la definizione del Corridoio 1 Palermo-Berlino, attraverso la costruzione del ponte sullo Stretto, il completamento dell'autostrada Reggio Calabria-Salerno, la realizzazione e l'ammodernamento delle opere di viabilità primaria e secondaria, nonché l'alta velocità Napoli-Bari;
a prevedere, attraverso iniziative normative di Governo certe nei tempi e nelle modalità, la restituzione delle risorse sottratte al Meridione con l'approvazione del decreto-legge n. 93 del 2008;
a rafforzare i sistemi portuale ed aeroportuale meridionali, nonché le attività di logistica ad essi connesse, così da sfruttare la vocazione dell'Italia - del Sud e delle isole in particolare - come naturale piattaforma logistica nel Mediterraneo, ancora di più in vista dell'apertura dell'area di libero scambio nel 2010, completando e realizzando le autostrade del mare;
a provvedere all'ottimizzazione delle reti ferroviarie del Sud, in particolare di quelle capaci di ottimizzare il trasporto pubblico locale, e a trasferire il trasporto di merci e passeggeri dalla gomma al ferro;
ad intensificare gli investimenti nel settore della sostenibilità ambientale nel Mezzogiorno per far fronte e risolvere l'emergenza rifiuti e l'emergenza idrica;
a sviluppare il sistema delle telecomunicazioni, delle energie alternative, della difesa del suolo e del recupero dei centri storici delle città meridionali;
a rifinanziare, rendendolo uno strumento serio e radicato, il sistema del credito d'imposta automatico e diretto per le imprese che investono nelle aree dell'ex «Obiettivo 1» e per le assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato, anche privilegiando il settore primario e manifatturiero, l'occupazione femminile e la produzione di servizi esposti alla concorrenza internazionale;
a promuovere l'emersione del lavoro irregolare, con particolare riguardo al Mezzogiorno, riconoscendo i contributi per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro;
ad introdurre nel nostro sistema tributario, per quanto riguarda il Mezzogiorno, valutati i profili di compatibilità con la disciplina dell'Unione europea, la fiscalità di vantaggio per promuovere l'aggregazione tra le imprese operanti nel Mezzogiorno, al fine di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale puntando sul rafforzamento dei legami di rete e cooperazione;
ad incentivare nel Mezzogiorno la creazione di distretti industriali, sistemi produttivi locali e reti di piccole e medie imprese per migliorare le produttività, il tasso di innovazione e il livello di apertura internazionale delle imprese che, singolarmente, non possiedono le capacità di rischio e di investimento necessarie;
a sostenere, anche in sede europea, la necessità di dedicare risorse per la messa in opera delle zone franche urbane, in particolare nel Sud, al fine di sviluppare nuove logiche di implementazione o di ristrutturazione industriale;
ad incentivare il rilancio dell'agricoltura come settore economico di valore strategico, in particolare per il Mezzogiorno, garantendo politiche volte a definire, in un quadro di sviluppo sostenibile, il settore delle produzioni tipiche;
ad implementare, sempre per il Mezzogiorno, una politica complessiva di incentivazione della localizzazione degli investimenti esteri, in particolare mediante un organico piano di marketing territoriale;
a rafforzare la riduzione del cuneo fiscale secondo un criterio di distinzione territoriale che tenga conto delle aree sottoutilizzate;
a favorire l'accesso al credito da parte delle realtà produttive del Mezzogiorno, rafforzando il sistema delle forme di garanzia collettiva fidi anche come azione di contrasto al ricorso a forme alternative ed illegali, come l'usura, di finanziamento da parte delle imprese, con conseguente riduzione del peso della criminalità sul sistema imprenditoriale, studiando la possibilità, a tal fine, di uno specifico fondo rivolto agli enti territoriali (regioni ed enti locali) competenti per le aree dell'Obiettivo 1, finalizzato all'attivazione, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria, di strumenti (consorzi di garanzia collettiva dei fidi) atti ad assistere in modo strutturato le imprese attraverso lo svolgimento di funzioni di accompagnamento al mercato, nonché attraverso azioni di intermediazione informativa e formativa finalizzata;
a prevedere la istituzione di un fondo di garanzia per il microcredito, destinato a finanziare l'avvio di nuove imprese da parte di soggetti disoccupati residenti nelle regioni meridionali, gestito dalla Cassa depositi e prestiti, che copra il 50 per cento dei rischi di insolvenza a favore degli intermediari finanziari che erogano il prestito;
a prevedere un aumento delle soglie di accesso, da parte degli enti locali, ai finanziamenti del cosiddetto Fondo rotativo per la progettualità, ed un aumento della soglia di indebitamento dell'importo annuale degli interessi dei mutui precedentemente contratti dagli stessi, al fine di rimettere in moto la loro attività di investimento con chiaro beneficio per i singoli territori ed in particolari per quelli del Mezzogiorno;
a dedicare maggiore attenzione alle famiglie che, stante il livello di inflazione e l'inadeguatezza dei salari, rischiano di vedere ulteriormente peggiorate le loro condizioni di vita, con particolare riferimento al Mezzogiorno dove disoccupazione e lavoro precario rendono più difficile sostenere gli attuali livelli di vivibilità;
a dare centralità e riconoscimento alla famiglia, costretta, nel nostro Paese, ad un sovraccarico funzionale, partendo dall'adozione di politiche fiscali che tengano conto dei carichi familiari, sostenendo in tutte le istituzioni l'introduzione nel nostro sistema fiscale del quoziente familiare, forma di prelievo calcolato, non solo sulla base del reddito percepito, ma anche del numero dei componenti del nucleo soggetto a tassazione, e che tenga conto dei costi più alti che i nuclei familiari con più figli a carico devono necessariamente fronteggiare, mettendoli, così, al riparo dalla eccessiva pressione fiscale che altrimenti subirebbero;
a sostenere, a tutti i livelli istituzionali, il miglioramento della rete territoriale di servizi adeguati a sostegno della non autosufficienza, attraverso un programma di sostegno alle famiglie e agli anziani, e la congrua e costante implementazione del Fondo nazionale per la non autosufficienza, stanziando per esso adeguate risorse finanziarie da integrare con cofinanziamenti degli enti territoriali interessati, rafforzando l'assistenza domiciliare, anche attraverso la predisposizione di opportuni incentivi, al fine di soddisfare la crescente domanda di assistenza proveniente, in particolare, dalla popolazione più anziana, e garantire un flusso costante ed adeguato di risorse in maniera uniforme, al fine di ridurre le disparità territoriali presenti nel nostro Paese.
(6-00024) «Lo Monte, Commercio, Milo, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
con tale documento il Governo aggiorna il conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per il periodo 2010-2013;
negli ultimi mesi l'economia italiana, in conseguenza della grave crisi finanziaria mondiale con impatti anche sull'economia reale, ha prodotto risultati negativi su tutti gli indicatori microeconomici e macroeconomici, risultati non previsti nella loro gravosità con la manovra di bilancio triennale ipotizzata un anno fa dal Governo; l'Italia, pur subendo in maniera meno incisiva e violenta le conseguenze della crisi, che in molti Paesi ha comportato un massiccio intervento finanziario pubblico a sostegno di importanti istituti di credito sull'orlo di uno stato di insolvenza, ha risentito in maniera forte del drastico ridimensionamento degli scambi internazionali e della appurata carenza di dotazione infrastrutturale rispetto ai principali Paesi industrializzati, gap infrastrutturale che presumibilmente renderà più ardua la ripresa del sistema economico;
il PIL per l'intero anno 2009 registra una diminuzione del 5,2 per cento, e a rafforzare la tesi di una ripresa lenta, il Governo prevede che nel 2010 il Pil aumenterà solo dello 0,10 per cento, mentre nel triennio successivo la crescita media annua si attesterebbe intorno al 2,0 per cento, peraltro sostenuta in particolar modo dall'atteso e non scontato recupero del commercio internazionale;
nel DPEF il debito aggregato del Paese, comprensivo sia del settore privato che di quello pubblico, viene presentato come tendenzialmente migliorato dal 1995 al 2007 rispetto agli altri Paesi europei;
si evidenzia, da una parte, il crollo dei consumi (-2,2 per cento), conseguenza anche di un pericoloso ridimensionamento di redditi reali e potere d'acquisto, e, dall'altra, una contrazione del mercato del lavoro con conseguente aumento della disoccupazione. Alla fine del 2008 si rileva una diminuzione del 13,5 per cento rispetto al 2007 della ricchezza finanziaria netta delle famiglie;
a testimonianza di quanto suesposto, il Documento di programmazione economico-finanziaria evidenzia come soprattutto negli ultimi mesi la qualità del credito ad imprese e famiglie si è deteriorata, rilevando a maggio, rispetto a novembre, un aumento del rapporto tra sofferenze e credito concesso, pari, nel caso delle imprese, al 3,6 per cento e, nel caso delle famiglie, al 2,7 per cento;
non si può pensare che la ripresa dei consumi possa essere sostenuta, come allude il Documento, dalla trascurabile influenza degli incentivi all'acquisto dell'auto proposta dal Governo, misura questa, che sembra essere orientata al sostegno del settore metalmeccanico piuttosto che alla ripresa dei consumi delle famiglie;
si citano alcuni dati della Banca d'Italia secondo i quali si conferma a maggio la tendenza al rallentamento del credito bancario erogato alle imprese (-2,6 per cento rispetto all'anno precedente), con ciò sottolineando come le misure messe in atto dal Governo non sono valse a spingere le banche a concedere maggiore credito alle piccole e medie imprese, banche che si sono racchiuse dietro il solenne rispetto dei principi di Basilea 2;
il rischio che la stretta creditizia possa contribuire a far crollare il sistema produttivo del Paese è forte, se non altro vista la caratterizzazione del tessuto imprenditoriale nazionale fondato per il 95 per cento da imprese di piccola dimensione, che necessitano di interventi volti alla ricapitalizzazione per poter affrontare gli investimenti cruciali per la sopravvivenza ed il conseguente sviluppo;
l'impossibilità a disporre della necessaria liquidità in grado di permettere la riorganizzazione degli investimenti delle imprese ha prodotto come conseguenza per il sistema Italia un drastico calo degli scambi internazionali ed in particolar modo delle esportazioni, contratte del 19,2 per cento nel 2009;
l'istituzione del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, volto a favorire in linea teorica l'accesso al credito delle PMI, si rivela come un meccanismo macchinoso e poco snello che non tiene conto delle contingenze e dello stato di insolvenza di gran parte delle realtà produttive;
anche i dati sull'occupazione sono preoccupanti: nel primo trimestre del 2009 il DPEF rileva un decremento dell'1 per cento del tasso di occupazione rispetto allo stesso periodo del 2008, ed il tasso di disoccupazione è salito al 7,9 per cento, mentre per l'intero 2009 la disoccupazione, in assenza di crescita dell'offerta di lavoro, si attesterà all'8,8 per cento e nel 2010 peggiorerà ulteriormente;
nonostante nel periodo considerato gli aumenti più significativi di disoccupazione si sono registrati nel Nord Italia (1,1 per cento) e nel Centro (1,6 per cento) rispetto al Sud (0,2 per cento), risulta comunque preoccupante il dato che attesta nel Mezzogiorno un tasso di disoccupazione complessivo del 13,2 per cento;
i dati sul mercato del lavoro testimoniano come il ricorso agli ammortizzatori sociali produce la sua valenza in periodo di crisi, ma corrisponde comunque ad uno strumento provvisorio e non strutturale;
nonostante il DPEF evidenzi che la brusca frenata dei prezzi delle materie prime energetiche ed alimentari, corollata dalla debolezza della domanda mondiale, ha determinato un forte rallentamento nella crescita dei prezzi al consumo, i prezzi dei prodotti petroliferi e dell'energia non ha subito, almeno proporzionalmente e come ci si aspettava, il ridimensionamento dei prezzi citato;
nel quadro del sostegno agli investimenti, messi a disposizione dal Governo per offrire risposte alla crisi finanziaria, poche risorse (573 milioni di euro nel 2009, ma zero dal 2010 in poi) sono state destinate all'innovazione ed alle attività di ricerca e sviluppo, rilevando questo come un fatto grave, visto lo stato di inviluppo che progressivamente sta interessando questo settore cruciale nel Paese rispetto ai principali Paesi europei;
con riferimento ai sostegni destinati alle famiglie, che comprendono nell'ammontare il bonus previsto nel decreto-legge, e considerando l'ammontare delle risorse a sostegno dei redditi in generale che ammontano a soli 136 milioni di euro nel 2009, per poi diminuire negli anni successivi, le stesse disponibilità sarebbero potute essere destinate all'introduzione di misure più incisive;
i dati tendenziali degli aggregati di finanza pubblica attestano un rapporto deficit/PIL del 5,3 per cento, in rialzo rispetto al periodo precedente e non in misura con i dettami europei;
la gestione del debito, come risulta dal Documento, è ancora fortemente influenzata dalle conseguenze della crisi finanziaria internazionale, con ciò cercando di giustificare anche la volatilità dei mercati finanziari, e la conseguente difficoltà nel funzionamento del segmento dedicato al piazzamento dei titoli di Stato, sia in termini di minore liquidità che di contrazione degli scambi;
l'aggravarsi della crisi, che ha spinto anche gli altri Paesi a ricorrere massicciamente all'emissione di titoli pubblici, con maggiori spinte concorrenziali sul lato dell'offerta, ha ridotto drasticamente la facilità di piazzamento, l'appetibilità e competitività dei titoli di Stato, visto l'aumento dei differenziali di rendimento a favore dei titoli esteri;
le misure previste dal provvedimento emanato a fine giugno dal Governo, con l'intenzione di mirare a sostenere l'occupazione ed a rilanciare gli investimenti delle imprese, hanno di fatto introdotto, a favore dell'occupazione, esclusivamente una maggiore flessibilità nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali piuttosto che veri e propri interventi e incentivi volti a favorire la crescita di nuova occupazione;
a sostegno delle imprese sono state previste misure fiscali, quali la detassazione degli investimenti in beni durevoli, apprezzabili, ma di fatto poco funzionali alla soluzione del problema di carenza di liquidità che caratterizza la maggior parte delle imprese, né le misure a favore del contenimento dei costi delle commissioni bancarie e l'accorciamento dei tempi di valuta di bonifici e assegni può considerarsi destinata a coprire quelle prioritarie necessità;
nonostante gli annunci e le promesse elettorali, non sono stati realizzati interventi di carattere strutturale in favore delle famiglie, soprattutto quelle con prole;
una vera e concreta fiscalità di vantaggio a chi investe nel Mezzogiorno, quale strumento per promuovere sviluppo e consentire più solidarietà,' non si è ancora tradotta in atti concreti da parte del Governo nonostante i ripetuti annunci al riguardo. Una fiscalità differenziata potrà fornire un nuovo impulso alle imprese e all'occupazione nel Mezzogiorno;
l'agricoltura nazionale, soprattutto quella del Mezzogiorno, è sottoposta alle gravissime conseguenze della crisi economico-finanziaria mondiale: i redditi degli agricoltori, dopo l'aumento fatto registrare nel 2008, sono ovunque in calo e le aziende agricole sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali;
il turismo rappresenta una risorsa preziosa per l'economia del Paese ma le sue enormi potenzialità non sono ancora pienamente sfruttate, tanto che le strutture ricettive e le infrastrutture collegate sono ancora lontane dagli standard degli altri principali competitor europei, soprattutto Spagna e Francia,

impegna il Governo

a definire ed adottare efficaci misure di sostegno all'economia, volte a rilanciare i consumi e gli investimenti strutturali e le opere pubbliche necessari ai fini di una reale crescita del Paese;
ad introdurre nel sistema Italia riforme strutturali irrinunciabili a sostegno della famiglia, prima fra tutte l'istituzione del meccanismo del «Quoziente familiare» nella previsione della tassazione dei redditi;
a predisporre, nell'ottica delle riforme sociali, un «Patto Generazionale», con necessaria predisposizione di misure volte a riformare il sistema previdenziale e pensionistico, innalzando l'età pensionabile in modo tale da equipararla agli altri Paesi europei;
a prevedere misure che, in un'ottica di snellezza burocratica e di facilità di accesso, privilegino la concessione di maggiore liquidità alle piccole e medie imprese attraverso il sistema bancario;
a impostare misure volte al contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico;
a farsi promotore in ambito internazionale di una accelerazione nel processo di revisione dei parametri quali-quantitativi previsti da «Basilea 2», proponendo anche una moratoria di due anni del rispetto degli stessi, in modo tale da evitare la stretta creditizia condizionata da discutibili pretesti come il necessario rispetto degli ormai obsoleti indicatori di rating creditizio, nel concedere prestiti e finanziamenti alle piccole e medie imprese;
a indicare, in un'ottica di doveroso rispetto dei vincoli di bilancio e del contenimento della spesa pubblica e del deficit pubblico, quali misure di exit-strategies intende attuare non appena la crisi verrà gradualmente superata;
a prevedere, in un'ottica sistemica e dando privilegio alla valorizzazione delle eccellenze italiane, misure in grado di sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l'esportazione di modelli imprenditoriali vincenti quali i distretti italiani;
ad adottare efficaci azioni volte ad incrementare la produttività attraverso misure tali da accrescere la produttività dei servizi pubblici aprendoli al mercato, abbattere le rendite improduttive, rafforzare la concorrenza a livello nazionale e locale, investire nell'università e nella scuola, adeguare le infrastrutture, moderare la tassazione e semplificare il quadro legislativo;
a rappresentare con forza presso le istituzioni europee la necessità di una rapida autorizzazione per la realizzazione di una fiscalità differenziata per le regioni meridionali quale strumento per agevolare e promuovere lo sviluppo delle aree meno industrializzate e come volano per la ripresa economica dei paesi dell'Unione europea;
a considerare, in un'ottica di politica industriale e di sviluppo internazionale, il Mezzogiorno d'Italia come un ideale ponte economico con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, vista l'importanza crescente di tali realtà nello scenario economico mondiale;
nel quadro delle misure a favore dell'energia e dell'ambiente, prevedere una unificazione dei processi autorizzativi per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, privilegiando, inoltre, la snellezza burocratica;
ad adottare misure affinché il ridimensionamento dei prezzi di materie prime energetiche si possa avvertire anche in un calo dei prezzi al consumo delle bollette elettriche e del gas, nonché dei prezzi dei prodotti petroliferi quali la benzina;
a sollecitare interventi immediati necessari per la tenuta competitiva del settore agroalimentare e della pesca, in particolare a rifinanziare in tempi rapidi il Fondo di solidarietà nazionale al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e favorire l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e ittici sempre più alle prese con problemi di liquidità;
a sostenere adeguatamente il settore turistico, che rappresenta una significativa componente del prodotto interno lordo del Paese, attraverso l'adozione di misure volte ad attrarre investitori nel settore, eliminare le criticità strutturali e le carenze infrastrutturali e favorirne, con risorse adeguate, la promozione, quale leva per stimolare l'aumento della domanda.
(6-00025) «Galletti, Tabacci, Occhiuto, Delfino, Ruvolo, Tassone, Romano, Compagnon».