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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 16 dicembre 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 dicembre 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Buonfiglio, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Dozzo, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Froner, Gelmini, Ghiglia, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Margiotta, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Buonfiglio, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Froner, Gelmini, Ghiglia, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Margiotta, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 15 dicembre 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BORGHESI e CIMADORO: «Istituzione del marchio "Stile Italiano-Designed in Italy"» (3043);
D'IPPOLITO VITALE: «Istituzione del Comitato parlamentare permanente di garanzia sugli istituti di pena» (3044);
SCILIPOTI: «Riconoscimento della sindrome di Sjögren quale malattia rara ed esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria» (3045);
FERRANTI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, in materia di destinazione dei magistrati ordinari al termine del tirocinio» (3046);
LIVIA TURCO: «Norme per la promozione della partecipazione dei giovani immigrati al servizio civile nazionale» (3047);
MAURIZIO TURCO ed altri: «Introduzione dell'articolo 610-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela dei lavoratori contro gli atti di violenza o di persecuzione psicologica nei luoghi di lavoro (mobbing)» (3048);
FARINA COSCIONI ed altri: «Prolungamento della durata del congedo spettante ai lavoratori che convivono con soggetti con handicap in situazione di gravità, per superare stati di emarginazione e di esclusione sociale, tutelare la salute psicofisica e promuovere la vita di relazione delle persone disabili e dei loro familiari» (3049);
DI STANISLAO: «Interventi per prevenire e contrastare il fenomeno del mobbing e lo stress psico-sociale sui luoghi di lavoro» (3050);
DI STANISLAO: «Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del bullismo» (3051);
NASTRI: «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dei risi tradizionali della Valle del Po e istituzione del distretto di ristorazione del Novarese» (3052);
BINETTI: «Disposizioni per la valorizzazione delle tifoserie e la partecipazione delle famiglie alle manifestazioni sportive del calcio» (3053).

Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
PANIZ: «Modifiche agli articoli 420-ter, 420-quater e 599 del codice di procedura penale, in materia di impedimento del Presidente della Repubblica nonché dei membri del Governo e delle Camere a comparire nelle udienze» (3029) Parere della I Commissione.

VIII Commissione (Ambiente):
CAPODICASA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'utilizzo di calcestruzzo depotenziato e di altri materiali di qualità non conforme ai capitolati d'appalto nella realizzazione di opere infrastrutturali e di edifici pubblici» (2979) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

XI Commissione (Lavoro):
LUPI: «Modifica dell'articolo 12-bis della legge 12 marzo 1999, n. 68, e dell'articolo 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di inserimento lavorativo dei disabili» (2947) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 14 dicembre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 52, comma 4, lettera c), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la relazione della regione Basilicata concernente l'attuazione degli adempimenti previsti dall'accordo del 14 febbraio 2002 tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di accesso alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e di indirizzi applicativi sulle liste di attesa, riferita all'anno 2008 (doc. CCI, n. 8).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 15 dicembre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Fondo di assistenza per il personale della pubblica sicurezza, per l'esercizio 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 148).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettere del 2 dicembre 2009, ha trasmesso due note relative all'attuazione data, per la parte di propria competenza, agli ordini del giorno PROIETTI COSIMI ed altri n. 9/2187-A/1, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 aprile 2009, concernente l'utilizzo delle risorse previste dal Fondo che alimenta le social card per interventi di riforma degli ammortizzatori sociali e per misure a sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue e in disoccupazione, PALADINI n. 9/2468/46, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 giugno 2009, riguardante il rafforzamento dei controlli, anche da parte degli ispettorati del lavoro e degli ispettori INPS, nell'affidamento degli interventi di ricostruzione nelle aree terremotate dell'Abruzzo.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla XI Commissione (Lavoro) competente per materia.

Trasmissione dal ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

Il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, con lettere del 3 e dell'11 dicembre 2009, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno CAZZOLA n. 9/2561-A/14, concernente il regime pensionistico per le lavoratrici delle pubbliche amministrazioni, NIZZI ed altri n. 9/2561-A/197, riguardante il conferimento di incarichi dirigenziali a soggetti esterni alla Pubblica amministrazione, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 27 luglio 2009, Leoluca ORLANDO n. 9/2561-A/157, accolto come raccomandazione dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, concernente la stabilizzazione dei lavoratori precari della Pubblica amministrazione, e DI BIAGIO ed altri n. 9/2031-A/5, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 12 febbraio 2009, in materia di responsabilità della dirigenza pubblica.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettere del 5 e dell'11 dicembre 2009, ha trasmesso tre note relative all'attuazione data agli ordini del giorno MARCHIONI n. 9/63-177-A/1, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 maggio 2009, riguardante il distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, LOVELLI n. 9/2180-A/58, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 maggio 2009, concernente le esigenze di sicurezza connesse ai raduni musicali denominati «rave party», e TASSONE n. 9/2227-A/2, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea dell'11 marzo 2009, riguardante iniziative volte ad estendere il diritto di voto per corrispondenza agli studenti temporaneamente iscritti ad istituti o università straniere nonché ai docenti che si trovino all'estero per ragioni professionali.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissioni dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettere del 10 dicembre 2009, ha trasmesso due note relative all'attuazione data alle mozioni NIRENSTEIN ed altri n. 1/00055, EVANGELISTI ed altri n. 1/00072 e CASINI ed altri n. 1/00074, accolte dal Governo ed approvate dall'Assemblea nella seduta del 4 dicembre 2008, riguardanti iniziative in vista della preparazione della Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, svoltasi a Ginevra nel mese di aprile 2009, e, per la parte di propria competenza, alla mozione EVANGELISTI ed altri n. 1/00190, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta del 23 giugno 2009, concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in occasione del Vertice G8 del luglio 2009.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono state trasmesse alla Commissione III (Affari esteri) competente per materia.

Il ministro degli affari esteri, con lettera in data 14 dicembre 2009, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, che intende devolvere contributi all'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano e al Center for Economic and International Studies (CEIS) dell'Università di Roma Tor Vergata per la realizzazione di progetti volti a favorire lo sviluppo dei paesi africani.
Tale comunicazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 dicembre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6 della legge 14 novembre 2000, n. 331, la relazione sullo stato della disciplina militare e dell'organizzazione delle Forze armate, riferita all'anno 2008 (doc. XXXVI, n. 2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IV Commissione (Difesa).

Trasmissione dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 15 dicembre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, quarto comma, della legge 10 maggio 1983, n. 212, copia del decreto interdirettoriale - emanato in data 7 ottobre 2009 - concernente la determinazione, per l'anno 2010, dei contingenti massimi nei vari gradi del personale appartenente ai ruoli ispettori e sovrintendenti della Guardia di finanza.
Questa documentazione è trasmessa alla IV Commissione (Difesa).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 11 e 14 dicembre 2009, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione sull'attuazione della decisione quadro 2004/757/GAI riguardante la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei reati e alle sanzioni applicabili in materia di traffico illecito di stupefacenti (COM(2009)669 definitivo) (trasmessa l'11 dicembre 2009), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 recante modifica del regolamento (CE) n. 1905/2006 che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo e del regolamento (CE) n. 1889/2006 che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (COM(2009)194 definitivo/2) (trasmessa il 14 dicembre 2009), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 14 dicembre 2009, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti atti e progetti di atti:
n. 16958/09 - Progetto di regolamento della Commissione che istituisce elenchi di paesi terzi, territori o loro parti autorizzati a introdurre nella Comunità determinati animali e carni fresche e che definisce le condizioni di certificazione veterinaria, che è assegnato in sede primaria alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
n. 16016/09 - Documento di lavoro della Commissione - «Consultazione sulla futura strategia UE 2020» (COM(2009)647 definitivo), che è assegnato in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
n. 17066/09 - Conclusioni Consiglio ECOFIN sulle «Strategie di uscita per il settore finanziario», che è assegnato in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
n. 17179/09 - Conclusioni del Consiglio: Verso un'Europa competitiva, innovativa ed eco-efficiente - Contributo del Consiglio: «Competitività» al programma di Lisbona per il periodo successivo al 2010, che è assegnato in sede primaria alle Commissioni riunite (VIII Ambiente) e X (Attività produttive).

Trasmissione da un consiglio regionale.

Il presidente del consiglio regionale dell'Umbria, con lettera in data 4 dicembre 2009, ha trasmesso il testo di un voto, approvato dal consiglio regionale stesso nella seduta del 1o dicembre 2009, concernente la richiesta di soppressione, nell'ambito del disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010)» (atto Camera n. 2936), delle norme che prevedono l'introduzione della possibilità di vendita dei beni confiscati alle mafie.

Questa documentazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).

Comunicazione di nomine ministeriali.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 9 dicembre 2009, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della proroga o della conferma:
dell'avvocato Giacomo Diego Gatta a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Gargano;
del dottor Silvio Vetrano a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale dell'Asinara;
dell'ingegner Domenico Totaro a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale dell'Appennino Lucano-Val D'Agri-Lagonegrese.

Tali comunicazioni sono trasmesse alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2010

DISEGNO DI LEGGE: S. 1790 - DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2010) (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2936-A)

A.C. 2936-A - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
la basilica di Santo Stefano è un complesso di edifici di culto. Si trova a Bologna nell'omonima piazza ed è internazionalmente conosciuta anche come il complesso delle «Sette Chiese», che ogni anno viene visitato da oltre 450.000 persone, con evidenti ricadute sul sistema turistico e culturale della città;
la basilica di Santo Stefano, stante le condizioni attuali di degrado, causato dall'umidità che mina la sua struttura, necessita con urgenza di estesi e importanti interventi di restauro il cui costo complessivo è stato valutato complessivamente in tre milioni di euro;
nei giorni scorsi, proprio in considerazione di tali fatti, e dell'importanza che il sito riveste sia sotto il profilo culturale che, per i fedeli, spirituale, è stata lanciata una campagna internazionale di raccolta fondi per il restauro della basilica, che coinvolgerà anche Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti e Canada attraverso le principali testate giornalistiche di quei Paesi. Per l'Italia il quotidiano «il Resto del Carlino» ha avviato una sottoscrizione tra i suoi lettori per raccogliere un contributo che possa aiutare il raggiungimento dell'obiettivo finale: quello di restituire alla città di Bologna e all'Italia la basilica di Santo Stefano, che non è solo un simbolo della cristianità, valore su cui fondano le proprie radici il nostro Paese e l'Europa, ma è un patrimonio culturale, storico e artistico di primo piano e, come tale, deve essere salvaguardato e trasmesso alle generazioni future,

impegna il Governo:

a valutare l'adozione urgente di misure volte al reperimento, anche in ambito comunitario, delle risorse necessarie per il completo restauro della basilica di Santo Stefano a Bologna;
a valutare l'ulteriore adozione di misure urgenti volte a favorire la partecipazione di enti e istituzioni private, nonché di privati cittadini, al finanziamento del restauro della basilica di Santo Stefano, anche attraverso una deduzione integrale dall'imponibile IRPEF dei contributi eventualmente versati per tale scopo;
a valutare, considerata l'urgenza degli interventi di restauro, l'individuazione di altre forme di finanziamento anche attraverso appositi provvedimenti di legge a carattere temporaneo.
9/2936-A/1.Mazzuca, Cazzola, Galletti.

La Camera,
premesso che:
il 31 dicembre 2009 scadrà l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento (agevolazione pari a circa 0,159 euro/kg per il GPL ed euro 0,129 euro/litro per il gasolio) nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
la mancata proroga per l'anno 2010 della suddetta agevolazione provocherà una grave situazione di differenziazione di trattamento tra cittadini che risiedono in diverse parti dello stesso territorio comunale, in quanto - a decorrere dal 1o gennaio 2010 - alcuni cittadini consumatori dei citati prodotti da riscaldamento, anche se ubicati nell'ambito dello stesso territorio comunale, non potranno più accedere all'agevolazione fiscale a loro riconosciuta invece fino al 31 dicembre 2009;
la mancata proroga dell'agevolazione in oggetto - proroga, peraltro, sempre prevista dal 2002 fino al 31 dicembre 2009 tramite appositi disposti normativi - creerebbe notevolissimi problemi operativi e gestionali alle aziende fornitrici di gasolio e di GPL che si troverebbero nell'impossibilità di individuare i cittadini aventi diritto alla riduzione di costo;
anche gli stessi uffici chiamati ad effettuare i controlli incontrerebbero notevoli problemi nella individuazione degli aventi diritto alla agevolazione, problemi che - in mancanza della proroga - non potranno che dare vita a numerosi contenziosi amministrativi;
risultano, di conseguenza, di immediata evidenza la necessità e l'urgenza di prorogare - a decorrere dal 1o gennaio 2010, evitando così soluzioni di continuità nell'erogazione della agevolazione, la riduzione di costo anche per quei cittadini consumatori di GPL e gasolio che sono situati nelle zone del territorio comunale individuate dal citato articolo 13, comma 2, della legge n. 448 del 2001,

impegna il Governo

ad adottare le opportune e necessarie iniziative normative al fine di prevedere la proroga della agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E - ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, cosa come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 - analizzando nel contempo la possibilità di rendere strutturale la suddetta agevolazione, evitando così il verificarsi di immotivate differenziazioni di trattamento tra cittadini e tra diversi territori comunali.
9/2936-A/2.Ventucci.

La Camera,
premesso che:
deve valutarsi positivamente la recente istituzione di 22 zone franche urbane sul territorio nazionale, con lo scopo di rispondere alle esigenze delle aree a maggior tasso di disoccupazione;
le zone a ridosso dei confini nazionali soffrono, oltre che la fase di crisi economico-finanziaria, anche la concorrenza degli Stati esteri confinanti, che, in alcuni casi, hanno politiche fiscali più «aggressive», che rendono maggiormente conveniente impiantare nuove imprese nei loro territori, piuttosto che in Italia;
in alcuni di questi Stati la pressione fiscale sul lavoro è di molto inferiore a quella in Italia, determinando una sorta di vantaggio concorrenziale difficilmente superabile da parte delle nostre imprese,

impegna il Governo

a valutare l'istituzione di ulteriori zone franche urbane nelle regioni italiane che confinano con Stati nei quali la pressione fiscale complessiva sul lavoro è complessivamente inferiore di almeno cinque punti percentuali rispetto all'Italia.
9/2936-A/3.Fedriga, Follegot, Strizzolo, Reguzzoni.

La Camera
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede, all'articolo 2, comma 230, disposizioni in materia di risanamento ambientale;
è necessario riportare il pagamento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e della tariffa di igiene ambientale nella Regione Campania a quanto previsto dalle disposizioni legislative e regolamentari in vigore su tutto il territorio nazionale;
infatti per effetto dell'articolo 7 del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, tutte le amministrazioni comunali della Regione sono state costrette, a decorrere dal 1o gennaio 2009, ad aumentare il costo di tale tassa e tariffa per adempiere a quanto previsto dalla predetta normativa con un aumento considerevole del costo a carico del cittadino;
gli aumenti sono stati consistenti ed hanno colpito le fasce più deboli della popolazione meritevoli, al contrario, di attenzione sociale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, in successivi provvedimenti legislativi, di abrogare l'articolo 7 del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, per ritornare al pagamento della tassa sui rifiuti nella Regione Campania in modo equo e giusto come in tutti comuni del resto del Paese.
9/2936-A/4.Landolfi.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 2, comma 48-ter, del testo in esame si prevede che per le necessità del settore agricolo, il CIPE individui i programmi da sostenere e destini 100 milioni di euro a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2;
la lettera b) del comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008, prevede espressamente che il Fondo infrastrutture, istituito per il finanziamento in via prioritaria di interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale, ivi comprese le reti di telecomunicazione e quelle energetiche, di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008, possa essere destinato anche ad interventi per la messa in sicurezza delle scuole, per le opere di risanamento ambientale, per l'edilizia carceraria, per le infrastrutture museali e archeologiche, per l'innovazione tecnologica e le infrastrutture strategiche per la mobilità;
il disegno di legge in esame prevede, altresì, all'articolo 2, comma 209, lo stanziamento di complessivi 500 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del medesimo Fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 185 del 2008, per far fronte alla grave ed urgente emergenza dovuta al sovrappopolamento delle carceri;
al successivo comma 230 si prevede che le risorse assegnate per interventi di risanamento ambientale con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 6 novembre 2009, pari a 1.000 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture e del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, di cui all'articolo 18, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008, sono destinate ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
le «necessità del settore agricolo», alle quali con l'articolo 2, comma 48-ter, si estende l'ambito di utilizzo del predetto Fondo infrastrutture, risultano obiettivamente estranee alla natura e alle finalità di destinazione proprie del Fondo medesimo;
in disparte ogni valutazione circa la necessaria azione di rimodulazione dello stesso Fondo infrastrutture da parte del CIPE, la realizzazione delle infrastrutture costituisce oltre che una priorità dell'agenda di governo anche una leva imprescindibile per lo sviluppo del Paese, per un recupero di competitività, per una ripresa economica sostenibile connessa al sostegno e all'incremento dei livelli occupazionali,

impegna il Governo

ad introdurre nel primo strumento normativo utile una modifica dell'articolo 2, comma 48-ter, del provvedimento in esame, e, in ogni caso, a far sì che la necessaria azione di rimodulazione da parte del CIPE del Fondo infrastrutture in relazione al predetto intervento non vada ad incidere ulteriormente sulla quota gestita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione delle opere pubbliche.
9/2936-A/5.Bocchino.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 2, comma 48-ter, del testo in esame si prevede che per le necessità del settore agricolo, il CIPE individui i programmi da sostenere e destini 100 milioni di euro a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2;
la lettera b) del comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008, prevede espressamente che il Fondo infrastrutture, istituito per il finanziamento in via prioritaria di interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale, ivi comprese le reti di telecomunicazione e quelle energetiche, di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008, possa essere destinato anche ad interventi per la messa in sicurezza delle scuole, per le opere di risanamento ambientale, per l'edilizia carceraria, per le infrastrutture museali e archeologiche, per l'innovazione tecnologica e le infrastrutture strategiche per la mobilità;
il disegno di legge in esame prevede, altresì, all'articolo 2, comma 209, lo stanziamento di complessivi 500 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del medesimo Fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 185 del 2008, per far fronte alla grave ed urgente emergenza dovuta al sovrappopolamento delle carceri;
al successivo comma 230 si prevede che le risorse assegnate per interventi di risanamento ambientale con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 6 novembre 2009, pari a 1.000 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture e del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, di cui all'articolo 18, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008, sono destinate ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
le «necessità del settore agricolo», alle quali con l'articolo 2, comma 48-ter, si estende l'ambito di utilizzo del predetto Fondo infrastrutture, risultano obiettivamente estranee alla natura e alle finalità di destinazione proprie del Fondo medesimo;
in disparte ogni valutazione circa la necessaria azione di rimodulazione dello stesso Fondo infrastrutture da parte del CIPE, la realizzazione delle infrastrutture costituisce oltre che una priorità dell'agenda di governo anche una leva imprescindibile per lo sviluppo del Paese, per un recupero di competitività, per una ripresa economica sostenibile connessa al sostegno e all'incremento dei livelli occupazionali,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre nel primo strumento normativo utile una modifica dell'articolo 2, comma 48-ter, del provvedimento in esame, e, in ogni caso, a far sì che la necessaria azione di rimodulazione da parte del CIPE del Fondo infrastrutture in relazione al predetto intervento non vada ad incidere ulteriormente sulla quota gestita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione delle opere pubbliche.
9/2936-A/5.(Testo modificato nel corso della seduta) Bocchino.

La Camera,
premesso che:
in una precedente versione dell'emendamento del relatore 2.1877, all'allegato previsto dall'articolo 2, comma 240, era presente il riferimento alle misure di sostegno del comparto marittimo-portuale e della logistica;
nella versione definitiva dell'emendamento approvato dalla Commissione Bilancio, tale riferimento è stato espunto;
l'unico intervento a supporto del comparto marittimo è la disposizione di cui all'articolo 2, comma 127, che prevede la proroga per l'anno 2010 del limite di spesa di 15 milioni di euro dell'intervento di cui all'articolo 19, comma 12, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, avente ad oggetto l'indennità di mancato avviamento al lavoro per i lavoratori portuali addetti alle prestazioni di lavoro temporaneo occupati con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle imprese e agenzie di cui all'articolo 17, commi 2 e 5, della legge n. 84 del 1984;
il predetto intervento, come è evidente, costituisce una misura del tutto parziale per assicurare la funzionalità dell'intero settore trasportistico;
la crisi del settore dei trasporti, infatti, costituisce una delle più rilevanti emergenze nazionali, amplificate dalla sfavorevole congiuntura economica, che ha accentuato il divario già esistente con gli altri Paesi del Mediterraneo e del Nord Europa, aumentando il gap sfavorevole di competitività, in particolare nel settore della logistica e dell'intermodalità;
le misure sollecitate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbero, tra l'altro, evitato l'ulteriore aggravarsi di una situazione anche occupazionale già fortemente compromessa, con il rischio di dolorosissimi licenziamenti di migliaia di lavoratori del comparto,

impegna il Governo

ad introdurre, nel primo strumento normativo utile, disposizioni di sostegno al comparto marittimo-portuale e alla logistica, nonché misure specifiche di incentivazione in favore del trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, utilizzando eventualmente per tale finalità anche gli stanziamenti in favore dell'autotrasporto, destinati agli investimenti.
9/2936-A/6.Proietti Cosimi.

La Camera,
premesso che:
in una precedente versione dell'emendamento del relatore 2.1877, all'allegato previsto dall'articolo 2, comma 240, era presente il riferimento alle misure di sostegno del comparto marittimo-portuale e della logistica;
nella versione definitiva dell'emendamento approvato dalla Commissione Bilancio, tale riferimento è stato espunto;
l'unico intervento a supporto del comparto marittimo è la disposizione di cui all'articolo 2, comma 127, che prevede la proroga per l'anno 2010 del limite di spesa di 15 milioni di euro dell'intervento di cui all'articolo 19, comma 12, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, avente ad oggetto l'indennità di mancato avviamento al lavoro per i lavoratori portuali addetti alle prestazioni di lavoro temporaneo occupati con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle imprese e agenzie di cui all'articolo 17, commi 2 e 5, della legge n. 84 del 1984;
il predetto intervento, come è evidente, costituisce una misura del tutto parziale per assicurare la funzionalità dell'intero settore trasportistico;
la crisi del settore dei trasporti, infatti, costituisce una delle più rilevanti emergenze nazionali, amplificate dalla sfavorevole congiuntura economica, che ha accentuato il divario già esistente con gli altri Paesi del Mediterraneo e del Nord Europa, aumentando il gap sfavorevole di competitività, in particolare nel settore della logistica e dell'intermodalità;
le misure sollecitate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbero, tra l'altro, evitato l'ulteriore aggravarsi di una situazione anche occupazionale già fortemente compromessa, con il rischio di dolorosissimi licenziamenti di migliaia di lavoratori del comparto,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre, nel primo strumento normativo utile, disposizioni di sostegno al comparto marittimo-portuale e alla logistica, nonché misure specifiche di incentivazione in favore del trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, utilizzando eventualmente per tale finalità anche gli stanziamenti in favore dell'autotrasporto, destinati agli investimenti.
9/2936-A/6.(Testo modificato nel corso della seduta) Proietti Cosimi.

La Camera,
premesso che:
in Italia l'impatto che la crisi economico-finanziaria sta avendo sul mondo del lavoro non è meno forte che in altri Paesi, tanto da determinare un clima di profonda incertezza che potrebbe costringere molti imprenditori a ridurre gli organici o, addirittura, a chiudere le proprie aziende, nella speranza di salvare i propri patrimoni;
l'attuale crisi non coinvolge soltanto il quadro economico e lavorativo, ma anche il contesto sociale causando grande preoccupazione tra i giovani che, nonostante le continue rassicurazioni e gli inviti all'ottimismo, vedono fortemente compromesso il proprio avvenire dall'inadeguatezza degli stanziamenti finanziari e dalle misure finora adottate che poco hanno inciso sul corso della crisi,

impegna il Governo

a promuovere ed attuare, in collaborazione con le Regioni, un Piano straordinario di lavoro e di formazione che utilizzi le risorse poste in essere per le comunità giovanili, unitamente a quelle desunte da altri capitoli del bilancio afferenti al tema della formazione, dello sviluppo e del lavoro.
9/2936-A/7.Mario Pepe (PD).

La Camera,
premesso che:
in Italia l'impatto che la crisi economico-finanziaria sta avendo sul mondo del lavoro non è meno forte che in altri Paesi, tanto da determinare un clima di profonda incertezza che potrebbe costringere molti imprenditori a ridurre gli organici o, addirittura, a chiudere le proprie aziende, nella speranza di salvare i propri patrimoni;
l'attuale crisi non coinvolge soltanto il quadro economico e lavorativo, ma anche il contesto sociale causando grande preoccupazione tra i giovani che, nonostante le continue rassicurazioni e gli inviti all'ottimismo, vedono fortemente compromesso il proprio avvenire dall'inadeguatezza degli stanziamenti finanziari e dalle misure finora adottate che poco hanno inciso sul corso della crisi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di promuovere ed attuare, in collaborazione con le Regioni, un Piano straordinario di lavoro e di formazione che utilizzi le risorse poste in essere per le comunità giovanili, unitamente a quelle desunte da altri capitoli del bilancio afferenti al tema della formazione, dello sviluppo e del lavoro.
9/2936-A/7.(Testo modificato nel corso della seduta) Mario Pepe (PD).

La Camera,
premesso che:
nella seduta del 13 novembre 2008 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1713/26 presentato dai deputati Moles, Ascierto, Cicu, Mazzoni, Speciale, Holzmann e Giulio Marini alla legge finanziaria 2009;
tale ordine del giorno impegna il Governo a dare corso nei tempi più brevi alla totale equiparazione delle vittime del dovere di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché delle vittime della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1 della legge 20 ottobre 1990, n. 302, alle vittime del terrorismo mediante l'estensione completa di tutte le provvidenze previste dalla citata legge n. 206 del 2004 e successive modificazioni;
nonostante questi provvedimenti, il legislatore non ha ancora sanato completamente la situazione di sperequazione che privilegia con maggiori benefici economici e riconoscimenti morali le vittime del terrorismo,

impegna il Governo

a concludere entro l'anno 2010 tale improcrastinabile processo di perequazione.
9/2936-A/8.Paglia.

La Camera,
premesso che:
nella seduta del 13 novembre 2008 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1713/26 presentato dai deputati Moles, Ascierto, Cicu, Mazzoni, Speciale, Holzmann e Giulio Marini alla legge finanziaria 2009;
tale ordine del giorno impegna il Governo a dare corso nei tempi più brevi alla totale equiparazione delle vittime del dovere di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché delle vittime della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1 della legge 20 ottobre 1990, n. 302, alle vittime del terrorismo mediante l'estensione completa di tutte le provvidenze previste dalla citata legge n. 206 del 2004 e successive modificazioni;
nonostante questi provvedimenti, il legislatore non ha ancora sanato completamente la situazione di sperequazione che privilegia con maggiori benefici economici e riconoscimenti morali le vittime del terrorismo,

impegna il Governo

a concludere entro l'anno 2010, compatibilmente con le prioritarie esigenze di bilancio, tale improcrastinabile processo di perequazione.
9/2936-A/8.(Testo modificato nel corso della seduta) Paglia.

La Camera,
premesso che:
nell'elenco 1 allegato al comma 240 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame è inserito, nell'ambito degli interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socioeconomico, anche il riferimento alla legge 25 novembre 1999, n. 452, istitutiva del Museo tattile Omero di Ancona;
un museo analogo e con le medesime caratteristiche è presente anche nella città di Catania;
il medesimo, non risultando istituito con legge dello Stato, non ha potuto essere incluso nell'elenco dei riferimenti normativi di cui al citato elenco 1;
si da ritenersi assolutamente meritevole di sostegno per ragioni di equità anche il Museo tattile di Catania,

impegna il Governo

in sede di riparto dei fondi con il provvedimento di cui al citato comma 240, quinto periodo, a destinare una quota delle risorse al Museo Tattile di Catania.
9/2936-A/9.Palumbo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 229, del disegno di legge in esame, al fine di garantire condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, prevede, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti in materia, nonché per i profili di carattere finanziario, l'individuazione degli interventi di immediata realizzabilità fino all'importo complessivo di 300 milioni di euro, con la relativa ripartizione degli importi tra gli enti territoriali interessati, nell'ambito delle misure e con le modalità previste ai sensi dell'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
al fine di assicurare interventi mirati alle finalità previste dalla disposizione, si rileva l'esigenza che le scelte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, nonché per i profili di carattere finanziario, siano correlate all'effettivo stato dell'edilizia scolastica,

impegna il Governo

a prevedere che l'individuazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole sia effettuata sulla base delle prioritarie necessità rilevabili dall'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica di cui all'articolo 7 della legge 11 gennaio 1996, n. 23.
9/2936-A/10.Bernardo, Milanese.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010, nel provvedere alla destinazione delle risorse derivanti dal rientro dei capitali all'estero (comma 240 ed elenco 1 allegato), ha indicato fra le finalità l'incremento della dotazione finanziaria del fondo per il finanziamento ordinario delle università, per un importo di 400 milioni di euro;
è necessario sostenere altresì le università e gli istituti superiori non statali legalmente riconosciute che abbiano ottenuto l'autorizzazione a rilasciare titoli di studio universitario aventi valore legale, di cui all'articolo 2 della legge 29 luglio 1991, n. 243, per l'importante ruolo svolto dalle medesime nella formazione universitaria;

impegna il Governo

a porre in essere ogni intervento utile per reperire le risorse necessarie all'incremento del contributo statale alle università non statali legalmente riconosciute, di cui all'articolo 2 della legge 29 luglio 1991, n. 243.
9/2936-A/11.Milanese, Bernardo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 1084, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2007 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per l'attuazione dei piani nazionali di settore, compreso quello forestale, di competenza del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali;
sulla base di tale autorizzazione di spesa, il Ministero delle politiche agricole alimentari ha redatto i piani nazionali del settore agricolo, che risultano indispensabili per superare la crisi che sta colpendo il settore;
nel corso dell'esame presso la Commissione Bilancio del disegno di legge finanziaria 2010 è stato approvato l'emendamento del relatore 2.1877, che aggiunge un ulteriore comma 48-quater all'articolo 2;
l'articolo 2, comma 48-quater, prevede la proroga del «Programma nazionale triennale della pesca e l'acquacoltura», di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 154, attuato con il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 3 agosto 2007;
il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 3 agosto 2007 ha adottato il «Primo programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2007-2009» al fine di favorire la durabilità e la sostenibilità delle risorse ittiche, di sviluppare le opportunità occupazionali, di tutelare il consumatore, di valorizzare la qualità delle produzioni ittiche, di tutelare la concorrenza e l'accesso ai mercati finanziari, di promuovere e rafforzare la ricerca scientifica;
per l'attuazione del predetto Programma nazionale sono state stanziate apposite risorse dalla legge finanziaria 2007 e dalle tabelle ad essa allegate;
il citato articolo 2, comma 48-quater, proroga il predetto Programma nazionale utilizzando le risorse disponibili di cui all'articolo 1, comma 1084, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, previste per l'attuazione dei piani nazionali di settore,

impegna il Governo

ad assicurare appropriati finanziamenti per la realizzazione dei piani nazionali di settore a partire dal comparto agricolo.
9/2936-A/12.Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 1084, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2007 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per l'attuazione dei piani nazionali di settore, compreso quello forestale, di competenza del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali;
sulla base di tale autorizzazione di spesa, il Ministero delle politiche agricole alimentari ha redatto i piani nazionali del settore agricolo, che risultano indispensabili per superare la crisi che sta colpendo il settore;
nel corso dell'esame presso la Commissione Bilancio del disegno di legge finanziaria 2010 è stato approvato l'emendamento del relatore 2.1877, che aggiunge un ulteriore comma 48-quater all'articolo 2;
l'articolo 2, comma 48-quater, prevede la proroga del «Programma nazionale triennale della pesca e l'acquacoltura», di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 154, attuato con il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 3 agosto 2007;
il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 3 agosto 2007 ha adottato il «Primo programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2007-2009» al fine di favorire la durabilità e la sostenibilità delle risorse ittiche, di sviluppare le opportunità occupazionali, di tutelare il consumatore, di valorizzare la qualità delle produzioni ittiche, di tutelare la concorrenza e l'accesso ai mercati finanziari, di promuovere e rafforzare la ricerca scientifica;
per l'attuazione del predetto Programma nazionale sono state stanziate apposite risorse dalla legge finanziaria 2007 e dalle tabelle ad essa allegate;
il citato articolo 2, comma 48-quater, proroga il predetto Programma nazionale utilizzando le risorse disponibili di cui all'articolo 1, comma 1084, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, previste per l'attuazione dei piani nazionali di settore,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assicurare appropriati finanziamenti per la realizzazione dei piani nazionali di settore a partire dal comparto agricolo.
9/2936-A/12.(Testo modificato nel corso della seduta) Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
la legge 8 agosto 1995, n. 335, nell'istituire presso l'INPDAP la Gestione dei trattamenti pensionistici ai dipendenti dello Stato (articolo 2, commi 1, 2, 3) aveva disposto, all'articolo 2 comma 4, dei trasferimenti dallo Stato al bilancio dell'Istituto a copertura degli oneri relativi;
l'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ha abrogato la normativa previgente, pur continuando a fare fronte alle esigenze finanziarie della suddetta gestione con anticipazioni di tesoreria; così l'INPDAP si è trovato ad essere non più creditore ma debitore nei confronti dello Stato;
la trasformazione dei trasferimenti in anticipazioni alla Gestione suddetta ha determinato degli effetti negativi sul bilancio dell'INPDAP, con minori entrate per 1,7 miliardi di euro nel 2008, 3,8 miliardi di euro nel 2009 e 4,5 miliardi di euro previsti nel 2010; tali effetti si ripercuotono altresì sulla situazione debitoria dell'Istituto,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di ripristinare il precedente assetto finanziario nei rapporti tra il bilancio dello Stato e quello dell'INPDAP e a riconoscere all'Istituto i trasferimenti inizialmente previsti, tenuto altresì conto che tale operazione non avrebbe conseguenze sui risultati di finanza pubblica, mentre migliorerebbe i saldi dell'INPDAP.
9/2936-A/13.Cazzola, Di Biagio, Vignali, Versace, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Poli.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010, all'articolo 2, comma 226, provvede a stanziare nuove risorse per incentivare la ricerca privata, che vanno ad incrementare le somme già esistenti in bilancio (articolo 1, commi da 280 a 283, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni e articolo 29 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2) e destinate alle agevolazioni alle imprese, sotto forma di credito di imposta, per lo svolgimento di attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo. Tali agevolazioni sono determinate nella misura del 10 per cento dei costi sostenuti, elevata al 40 qualora i costi siano riferiti a contratti stipulati con università ed enti pubblici di ricerca;
è inoltre prevista la definizione di nuove regole per l'utilizzo degli stanziamenti anche al fine di stabilire i criteri di individuazione e di finanziamento di nuovi investimenti dei privati in ricerca e sviluppo, rimettendo la definizione della nuova disciplina ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare sentite le associazioni di categoria, che può individuare le tipologie di interventi suscettibili di agevolazione, le modalità di fruizione del credito di imposta e i soggetti beneficiari meritevoli di agevolazione;
le università e gli enti di ricerca costituiscono fattore determinante nella definizione della quota del beneficio da attribuire alle imprese;
esiste altresì la necessità di un coordinamento fra tutti gli interventi di agevolazione alla ricerca privata, ivi compresi quelli di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al fine di evitare sovrapposizioni ovvero lacune, nonché di un coordinamento con gli incentivi alla ricerca pubblica, per una visione complessiva del sistema ricerca,

impegna il Governo

ad assicurare che, in sede di attuazione degli interventi previsti dal disegno di legge finanziaria 2010 per l'incentivazione della ricerca privata, sia sentito e coinvolto anche il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la definizione della relativa disciplina.
9/2936-A/14.Del Tenno.

La Camera,
premesso che:
tra le conseguenze della crisi finanziaria più drammatiche, si registra un aumento dell'indice di disoccupazione;
va ricordato lo sforzo del Governo e del Parlamento diretto a stanziare cospicue risorse per fronteggiare l'emergenza occupazionale attraverso gli ammortizzatori sociali;
le difficoltà dei conti pubblici e il contenuto tipico della legge finanziaria non consentono di valutare appieno proposte di intervento volte a contenere la disoccupazione avanzate nel corso dell'iter;
il Governo si è riservato di intervenire, tramite un provvedimento d'urgenza, per adottare ulteriori iniziative di carattere economico;
tra le proposte di intervento può trovare spazio l'estensione della detassazione degli investimenti di cui all'articolo 5, commi da 1 a 3-bis, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, agli acquisti di beni materiali ed immateriali costituenti aziende o rami di aziende con rapporti di lavoro in essere compresi in procedure concorsuali, a condizione che, nell'ambito della vendita, l'acquirente rinunci ad avvalersi della facoltà di trasferimento solo parziale dei lavoratori di cui al terzo comma dell'articolo 105 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, ovvero, qualora i beni risultino precedentemente trasferiti mediante affitto di azienda, purché l'acquirente mantenga i livelli occupazionali per almeno due anni,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di estendere la detassazione nei termini di cui alla proposta contenuta in premessa anche limitatamente alle operazioni effettuate nel corso del 2010.
9/2936-A/15.Contento.

La Camera,
premesso che:
il comma 231 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame prevede, per gli anni 2010, 2011 e 2012, che talune autorità amministrative versino, a favore di altre autorità con problemi di bilancio - tutte individuate dalla medesima norma - un contributo predeterminato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di emanare, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, disposizioni affinché all'onere derivante dal funzionamento delle autorità amministrative beneficiarie, come indicate all'articolo 2, comma 231, del disegno di legge in esame, si provveda attraverso l'introduzione di misure strutturali che consentano alle singole autorità una completa autonomia finanziaria.
9/2936-A/16.Della Vedova.

La Camera,

considerate le problematiche che coinvolgono lavoratori e studenti pendolari che quotidianamente devono servirsi della rete ferroviaria che, per orari, ritardi e condizioni del materiale rotabile, è spesso obbiettivamente carente,

impegna il Governo

ad intervenire ad ogni livello e separatamente con Trenitalia affinché il servizio ferroviario sia migliorato anche a livello locale, con particolare riguardo ai servizi offerti ai pendolari.
9/2936-A/17.Zacchera.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 prevede, all'articolo 2, comma 198, disposizioni per i Corpi di polizia;
si ritiene sia necessario che i ruoli direttivi del Corpo di polizia penitenziaria siano equiparati, nelle qualifiche, nella progressione di carriera e nel trattamento giuridico ed economico, ai corrispondenti ruoli direttivi della Polizia di Stato,

impegna il Governo

a prevedere, in successivi provvedimenti legislativi, l'equiparazione di cui al secondo periodo della premessa per ragioni di equità, in modo da superare le evidenti disparità di trattamento derivanti dalla previsione di sviluppi di progressione di carriera notevolmente più lenti per i ruoli direttivi del Corpo di polizia penitenziaria.
9/2936-A/18.Vitali.

La Camera,
premesso che:
è diventata purtroppo prassi consolidata, da parte di molti comuni italiani, quella di utilizzare gli autovelox in maniera non consona, con un'applicazione eccessivamente rigorosa riguardante i limiti di velocità e l'utilizzo degli introiti derivati dalle multe elevate in seguito alle infrazioni commesse dagli automobilisti solo per «far cassa» e non, come sarebbe auspicabile, per la sicurezza stradale, sia degli automobilisti che dei pedoni;
il più delle volte, inoltre, gli autovelox vengono installati a pochissima distanza sullo stesso tratto di strada, creando così situazioni di disagio, anziché di sicurezza per la circolazione stradale,

impegna il Governo

a voler predisporre un'attività di controllo e monitoraggio nei confronti dell'installazione ed utilizzo appropriato degli autovelox a postazione fissa da parte dei comuni, al fine di migliorare la circolazione e la sicurezza stradali e per impedire che servano soltanto per aumentare gli introiti comunali, con l'applicazione di sanzioni finanziarie a carico dei comuni inadempienti.
9/2936-A/19.Garagnani.

La Camera,
premesso che:
le manovre economiche approvate negli scorsi anni hanno più volte impegnato il Governo, nell'ambito delle risorse riservate alla ricerca scientifica, a sostenere il progetto SHARE, coordinato dal Comitato Ev-K2-CNR e dedicato al monitoraggio climatico e ambientale in aree montane, che rappresentano più del 25 per cento delle terre emerse e sono considerate indicatori privilegiati per lo studio dei cambi enti climatici;
tale attività assume maggior rilievo in relazione alla conferenza COP 15 organizzata dall'UNFCCC a Copenaghen, riconosciuta da 190 Paesi che vi partecipano e dalle Nazioni Unite come imprescindibile per il futuro del pianeta, determinante per le politiche ambientali sul clima e di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici;
l'Italia ha espresso la propria adesione alle istanze che hanno motivato la Conferenza, sostenendo con il proprio impegno il processo di conoscenza dei fenomeni climatici, della loro evoluzione e delle ricadute, contribuendo allo studio di strategie e attivando azioni per la mitigazione dei loro effetti attraverso la riduzione delle proprie emissioni, sostenendo la lotta alla povertà e alla denutrizione aiutando lo sviluppo sostenibile dei Paesi poveri, trasferendo capacità tecnologica e conoscenza scientifica ai Paesi emergenti, consentendo loro di procedere nello sviluppo senza causare una crescita insostenibile dei gas serra e assumendo impegni compatibili con quelli dell'Occidente;
l'Italia, in collaborazione con UNFCCC, UNEP, WMO, NASA, e nell'ambito delle azioni coordinate dall'IPCC fornisce il proprio contributo originale e d'eccellenza attraverso il citato progetto SHARE, coordinato dal Comitato Ev-K2-CNR. Tramite SHARE l'Italia partecipa ai principali programmi internazionali di monitoraggio climatico ABC, GAW, CEOP, AEREONET, ACCENT, EUSAAR, dando un importante supporto oltre che al monitoraggio della CO2 anche a quello del Black Carbon e composti non-CO2. Partecipa altresì anche con progetti quali SEED che, grazie al sostegno del Ministero degli affari esteri e del Governo del Pakistan, si applicano alla mitigazione dei fenomeni climatici in atto sullo sviluppo di aree di particolare fragilità naturale, sociale e politica come quelle del Karakorum in Pakistan e di altre regioni montuose del pianeta,

impegna il Governo

a valorizzare e incentivare lo sviluppo del progetto SHARE in ambito nazionale e internazionale, attraverso il supporto istituzionale, in particolare riconoscendo e sostenendo gli accordi con UNEP, e dando concreto supporto anche di carattere economico attraverso i pertinenti programmi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, Ministero degli affari esteri e degli enti di ricerca quali CNR, ASI e ISPRA, in uno sforzo congiunto e sinergico volto a dare attuazione alle indicazioni emerse da COP 15 anche in previsione dell'Expo 2015.
9/2936-A/20.Jannone, Osvaldo Napoli, Stucchi, Vitali, Frassinetti, Brugger, Mantini.

La Camera,
premesso che:
l'aerea comprendente i comuni del Mugello e della Val di Sieve in provincia di Firenze riveste uno straordinario interesse culturale, rappresentando un patrimonio di inestimabile valore storico esemplificativo del sorgere e del diffondersi della cultura rinascimentale attraverso castelli, pievi, monasteri, chiese, torri, palazzi, tradizionalmente legati alla città di Firenze la cui civiltà umanistica è comunque anche contributo dei mugellani Lorenzo Dei Medici, Giotto e Beato Angelico, solo per citarne i più significativi;
tale patrimonio culturale risponde compiutamente a quei valori di universalità, unicità ed insostituibilità che sono alla base dei criteri di selezione riconosciuti dall'UNESCO al fine di rientrare, secondo i dettami della Conferenza generale del 16 novembre 1972, nei siti definibili come «Patrimonio dell'Umanità»;
tale collocazione rivestirebbe enorme rilievo anche d'ordine economico e sociale per un'area montana e pedemontana necessitante di nuovo protagonismo culturale,

impegna il Governo

attraverso il Ministero dei beni culturali, a proporre all'UNESCO l'inserimento del Mugello-Val di Sieve tra le proposte culturali dell'umanità.
9/2936-A/21.Migliori.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame sono contenute, tra le altre, disposizioni finalizzate alla semplificazione normativa ed amministrativa, nonché alla lotta agli abusi;
tra queste ultime rientra anche la previsione relativa alla realizzazione, in via aggiuntiva all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, di un programma di centomila verifiche nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
sulla base dei dati elaborati in seguito alle verifiche effettuate nel 2009, l'INPS ha stimato che è falso un invalido su otto;
è doveroso e, soprattutto, eticamente corretto perseguire questi soggetti che, è giusto sottolinearlo, sono una minoranza rispetto a quanti, invece, invalidi lo sono veramente;
la verifica degli eventuali abusi e il positivo contrasto ai falsi invalidi non si deve trasformare nella persecuzione verso chi è effettivamente in possesso dei requisiti necessari per essere titolare di una pensione di invalidità;
la vigente normativa in materia di invalidità civile reca disposizioni assai scrupolose relativamente alla verifica della persistenza dei requisiti nel corso dei controlli periodici successivi alla concessione della prestazione economica: in particolare, è prevista, oltre ad una preventiva verifica degli elenchi dei nominativi da controllare, anche l'esclusione dalla suddette verifiche di determinate patologie,

impegna il Governo

a vigilare che gli enti e gli organismi preposti ai controlli sulla regolarità della posizione dei titolari del trattamento pensionistico di invalidità civile procedano nel pieno rispetto della vigente normativa in materia ed utilizzando criteri di equità e ragionevolezza.
9/2936-A/22.Porcu.

La Camera,
premesso che:
il 31 dicembre 2009 scadrà l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento (agevolazione pari a circa 0,159 euro/kg per il GPL ed euro 0,129 euro/litro per il gasolio) nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
la mancata proroga per l'anno 2010 della suddetta agevolazione provocherà una grave situazione di differenziazione di trattamento tra cittadini che risiedono in diverse parti dello stesso territorio comunale in quanto, a decorrere dal 1o gennaio 2010, alcuni cittadini consumatori dei citati prodotti da riscaldamento (anche se ubicati nell'ambito dello stesso territorio comunale) non potranno più accedere all'agevolazione fiscale a loro riconosciuta invece fino al 31 dicembre 2009;
la mancata proroga dell'agevolazione in oggetto (proroga, peraltro, sempre prevista dal 2002 fino al 31 dicembre 2009 tramite appositi disposti normativi) creerebbe notevolissimi problemi operativi e gestionali alle aziende fornitrici di gasolio e di GPL che si troverebbero nell'impossibilità di individuare i cittadini aventi diritto alla riduzione di costo;
anche gli stessi uffici chiamati ad effettuare i controlli incontrerebbero notevoli problemi nella individuazione degli aventi diritto all'agevolazione, problemi che, in mancanza della proroga, non potranno che dare vita a numerosi contenziosi amministrativi;
risultano, di conseguenza, di immediata evidenza la necessità e l'urgenza di prorogare, a decorrere dal 1o gennaio 2010, evitando così soluzioni di continuità nell'erogazione dell'agevolazione, la riduzione di costo anche per quei cittadini consumatori di GPL e gasolio che sono situati nelle zone del territorio comunale individuate dal citato articolo 13, comma 2, della legge n. 448 del 2001,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative normative al fine di prevedere la proroga anche per l'anno 2010 dell'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E - ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, evitando così il verificarsi di immotivate differenziazioni di trattamento tra cittadini e tra diversi territori comunali.
9/2936-A/23.Osvaldo Napoli.

La Camera,
premesso che:
la «riforma Dini», che ha operato il riordino del sistema pensionistico (legge 8 agosto 1995, n. 335), ha istituito la gestione separata INPS destinata specificamente ai lavoratori parasubordinati, come i collaboratori a progetto e coordinati e continuativi e i pensionati che continuano a lavorare con un rapporto di collaborazione (articolo 2, comma 26);
alla stessa gestione separata versano la propria contribuzione gli esercenti professioni non regolamentate, che operano nella produzione dei servizi in forma professionale, in un settore in forte espansione anche nel nostro Paese. Tali soggetti, privi di cassa previdenziale autonoma, sono tenuti obbligatoriamente all'iscrizione presso detta gestione che tuttavia, essendo nata per i lavoratori parasubordinati, non corrisponde alle caratteristiche e alla produzione di reddito dei professionisti;
l'aliquota contributiva attualmente prevista per queste categorie di lavoratori è stata incrementata nel tempo, nella logica di avvicinarla a quella dei lavoratori dipendenti, fino a raggiungere, a partire dal 2010, la soglia del 26 per cento. Tale aliquota è stata ulteriormente maggiorata dello 0,5 per cento, destinato a finanziare le tutele accessorie relative alla maternità, alla malattia, all'aspettativa ed ai congedi parentali;
l'articolo 1, comma 788, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), ha disposto l'estensione delle tutele citate ai lavoratori a progetto e categorie assimilate, omettendo di citare esplicitamente anche i professionisti non regolamentati, titolari di partita IVA;
l'imprecisa formulazione della norma e la successiva impropria interpretazione della stessa, che ha esteso le indennità accessorie soltanto ad una parte dei soggetti che conferiscono alla Gestione separata, escludendo i professionisti, determina la lesione dei diritti costituzionali degli stessi professionisti non regolamentati (articolo 3 della Costituzione), i quali contribuiscono al finanziamento delle prestazioni, ma non possono legittimamente beneficiarne;
pur essendo attualmente in corso alla Camera l'esame delle proposte per la definizione di un nuovo assetto previdenziale per il mondo delle professioni non regolamentate, è opportuno che in assenza di questo riassetto si provveda a ristabilire la parità di trattamento tra i soggetti che partecipano con eguale contribuzione alla gestione separata;

impegna il Governo

a promuovere un'interpretazione della norma prevista dal comma 788 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, che rimuova l'attuale stato di disparità e consenta ai professionisti non regolamentati di godere delle tutele accessorie garantite attualmente soltanto ai lavoratori parasubordinati.
9/2936-A/24.Vignali, Cazzola.

La Camera,
premesso che:
la «riforma Dini», che ha operato il riordino del sistema pensionistico (legge 8 agosto 1995, n. 335), ha istituito la gestione separata INPS destinata specificamente ai lavoratori parasubordinati, come i collaboratori a progetto e coordinati e continuativi e i pensionati che continuano a lavorare con un rapporto di collaborazione (articolo 2, comma 26);
alla stessa gestione separata versano la propria contribuzione gli esercenti professioni non regolamentate, che operano nella produzione dei servizi in forma professionale, in un settore in forte espansione anche nel nostro Paese. Tali soggetti, privi di cassa previdenziale autonoma, sono tenuti obbligatoriamente all'iscrizione presso detta gestione che tuttavia, essendo nata per i lavoratori parasubordinati, non corrisponde alle caratteristiche e alla produzione di reddito dei professionisti;
l'aliquota contributiva attualmente prevista per queste categorie di lavoratori è stata incrementata nel tempo, nella logica di avvicinarla a quella dei lavoratori dipendenti, fino a raggiungere, a partire dal 2010, la soglia del 26 per cento. Tale aliquota è stata ulteriormente maggiorata dello 0,5 per cento, destinato a finanziare le tutele accessorie relative alla maternità, alla malattia, all'aspettativa ed ai congedi parentali;
l'articolo 1, comma 788, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), ha disposto l'estensione delle tutele citate ai lavoratori a progetto e categorie assimilate, omettendo di citare esplicitamente anche i professionisti non regolamentati, titolari di partita IVA;
l'imprecisa formulazione della norma e la successiva impropria interpretazione della stessa, che ha esteso le indennità accessorie soltanto ad una parte dei soggetti che conferiscono alla Gestione separata, escludendo i professionisti, determina la lesione dei diritti costituzionali degli stessi professionisti non regolamentati (articolo 3 della Costituzione), i quali contribuiscono al finanziamento delle prestazioni, ma non possono legittimamente beneficiarne;
pur essendo attualmente in corso alla Camera l'esame delle proposte per la definizione di un nuovo assetto previdenziale per il mondo delle professioni non regolamentate, è opportuno che in assenza di questo riassetto si provveda a ristabilire la parità di trattamento tra i soggetti che partecipano con eguale contribuzione alla gestione separata;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di promuovere un'interpretazione della norma prevista dal comma 788 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, che rimuova l'attuale stato di disparità e consenta ai professionisti non regolamentati di godere delle tutele accessorie garantite attualmente soltanto ai lavoratori parasubordinati.
9/2936-A/24.(Testo modificato nel corso della seduta) Vignali, Cazzola.

La Camera,
premesso che:
la riforma della regolamentazione comunitaria del settore bieticolosaccarifero (O.C.M. zucchero), ha previsto e disciplinato l'erogazione, per un periodo di 5 anni consecutivi (Reg. N. 319/2006, cap. 10 septies), di aiuti di Stato temporanei che per quanto riguarda l'Italia (articolo 36, comma 2, del regolamento n. 318/2006), ammontano per il quinquennio 2006/2010 ad un totale di 11 euro per tonnellata di barbabietola da zucchero, per campagna di commercializzazione;
a tal fine, all'articolo 2, comma 4-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 marzo 2006, n. 81, è stato costituito il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifero in Italia;
per il 2006, 2007 e 2008, questi aiuti, così come sanciti nel piano per la ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero, sono stati regolarmente stanziati ed erogati;
a tutt'oggi, per il 2009 e il 2010, non sono state ancora stanziate le risorse necessarie per il rispetto del piano bieticolo-saccarifero, pari a 43 milioni di euro annui;
il mancato finanziamento al settore mette a repentaglio l'attività degli ultimi quattro zuccherifici rimasti attivi, sui 19 stabilimenti esistenti prima della riforma O.C.M. zucchero;
la mancata erogazione di questi importi metterebbe in ginocchio l'intera filiera dello zucchero, con un impatto drammatico sul piano occupazionale;
il mantenimento della filiera bieticola-saccarifera è inoltre indispensabile per evitare che l'Italia diventi totalmente dipendente nei confronti di altri Paesi per un prodotto strategico qual'è lo zucchero,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di stanziare le adeguate risorse finanziarie per il sostegno al comparto bieticolo-saccarifero che rappresenta una filiera strategica e con un indotto economico di grande importanza per l'Italia.
9/2936-A/25.Divella, De Camillis, Franzoso, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
la riforma della regolamentazione comunitaria del settore bieticolosaccarifero (O.C.M. zucchero), ha previsto e disciplinato l'erogazione, per un periodo di 5 anni consecutivi (Reg. N. 319/2006, cap. 10 septies), di aiuti di Stato temporanei che per quanto riguarda l'Italia (articolo 36, comma 2, del regolamento n. 318/2006), ammontano per il quinquennio 2006/2010 ad un totale di 11 euro per tonnellata di barbabietola da zucchero, per campagna di commercializzazione;
a tal fine, all'articolo 2, comma 4-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 marzo 2006, n. 81, è stato costituito il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifero in Italia;
per il 2006, 2007 e 2008, questi aiuti, così come sanciti nel piano per la ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero, sono stati regolarmente stanziati ed erogati;
a tutt'oggi, per il 2009 e il 2010, non sono state ancora stanziate le risorse necessarie per il rispetto del piano bieticolo-saccarifero, pari a 43 milioni di euro annui;
il mancato finanziamento al settore mette a repentaglio l'attività degli ultimi quattro zuccherifici rimasti attivi, sui 19 stabilimenti esistenti prima della riforma O.C.M. zucchero;
la mancata erogazione di questi importi metterebbe in ginocchio l'intera filiera dello zucchero, con un impatto drammatico sul piano occupazionale;
il mantenimento della filiera bieticola-saccarifera è inoltre indispensabile per evitare che l'Italia diventi totalmente dipendente nei confronti di altri Paesi per un prodotto strategico qual'è lo zucchero,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare le adeguate risorse finanziarie per il sostegno al comparto bieticolo-saccarifero che rappresenta una filiera strategica e con un indotto economico di grande importanza per l'Italia.
9/2936-A/25.(Testo modificato nel corso della seduta) Divella, De Camillis, Franzoso, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
la sensazione di disagio del personale volontario rimasto escluso dalla procedura selettiva per titoli per la copertura di circa 800 posti per l'anno 2007 nella qualifica di vigile del fuoco, per la stabilizzazione del personale volontario nel Corpo, è molto alta;
il suddetto personale, che, a titolo di esempio, in Emilia Romagna conta circa 600 unità ed in Sicilia oltre 500 unità e sul territorio nazionale supera le 8.000 unità, non ha potuto presentare la domanda di partecipazione alla procedura pubblicata nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - Concorsi ed esami dell'11 settembre 2007, poiché ha superato il limite di 37 anni di età al 1o gennaio 2007 oppure non ha effettuato i 120 giorni di servizio alla medesima data;
riguardo alla prima preclusione siamo oggi più convinti di ieri che può e deve essere superata attraverso la presentazione di uno specifico provvedimento normativo che modifichi il comma 2 dell'articolo 12 della legge 10 agosto 2000, n. 246, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 206 del 4 settembre 2000;
il Ministero dell'interno sui bandi di concorso per l'arruolamento nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco prevede la partecipazione ai concorsi stessi, a domanda individuale, dei vigili volontari discontinui con anzianità di servizio di almeno 1 anno ed un età anagrafica sino a 37 anni. Anche se il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, n. 76, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 71 del 25 marzo 2004, reca all'articolo 6, comma 1, lettera d), quale requisito anagrafico per l'iscrizione all'albo d'età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 45 anni;
essendo quasi alla fine dell'anno e con l'approvazione del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, la validità delle graduatorie dei concorsi e delle selezioni svolte dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2009 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni. Attualmente le graduatorie in corso di validità per quanto attiene il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono: concorso per titoli a 173 posti riservato ai vigili del fuoco iscritti nei quadri del personale volontario bandito con decreto ministeriale n. 2613/500/173 del 5 novembre 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi n. 92 del 20 novembre 2001, concorso a 184 posti per mestiere nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi n. 24 del 27 marzo 1998, concorso riservato agli ex ausiliari che hanno prestato servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco che si sono congedati negli anni 2004 e 2005, stabilizzazione del precariato, bandito con decreto ministeriale 21 aprile 2008, n. 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Concorsi ed Esami n. 72 dell'11 settembre 2007, volontari in ferma breve, concorso per 28 posti da direttore antincendio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi ed esami n. 103 del 28 dicembre 2004,

impegna il Governo

a prorogare al 31 dicembre 2010 la validità delle suddette graduatorie, anche in funzione dell'autorizzazione alla copertura del turn over per gli anni 2010-2012 in corso di approvazione per gli appartenenti ai vigili del fuoco ed alle forze di polizia con la legge finanziaria 2010.
9/2936-A/26.Biava, Catanoso.

La Camera,
premesso che:
la sensazione di disagio del personale volontario rimasto escluso dalla procedura selettiva per titoli per la copertura di circa 800 posti per l'anno 2007 nella qualifica di vigile del fuoco, per la stabilizzazione del personale volontario nel Corpo, è molto alta;
il suddetto personale, che, a titolo di esempio, in Emilia Romagna conta circa 600 unità ed in Sicilia oltre 500 unità e sul territorio nazionale supera le 8.000 unità, non ha potuto presentare la domanda di partecipazione alla procedura pubblicata nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - Concorsi ed esami dell'11 settembre 2007, poiché ha superato il limite di 37 anni di età al 1o gennaio 2007 oppure non ha effettuato i 120 giorni di servizio alla medesima data;
riguardo alla prima preclusione siamo oggi più convinti di ieri che può e deve essere superata attraverso la presentazione di uno specifico provvedimento normativo che modifichi il comma 2 dell'articolo 12 della legge 10 agosto 2000, n. 246, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 206 del 4 settembre 2000;
il Ministero dell'interno sui bandi di concorso per l'arruolamento nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco prevede la partecipazione ai concorsi stessi, a domanda individuale, dei vigili volontari discontinui con anzianità di servizio di almeno 1 anno ed un età anagrafica sino a 37 anni. Anche se il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, n. 76, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 71 del 25 marzo 2004, reca all'articolo 6, comma 1, lettera d), quale requisito anagrafico per l'iscrizione all'albo d'età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 45 anni;
essendo quasi alla fine dell'anno e con l'approvazione del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, la validità delle graduatorie dei concorsi e delle selezioni svolte dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2009 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni. Attualmente le graduatorie in corso di validità per quanto attiene il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono: concorso per titoli a 173 posti riservato ai vigili del fuoco iscritti nei quadri del personale volontario bandito con decreto ministeriale n. 2613/500/173 del 5 novembre 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi n. 92 del 20 novembre 2001, concorso a 184 posti per mestiere nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi n. 24 del 27 marzo 1998, concorso riservato agli ex ausiliari che hanno prestato servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco che si sono congedati negli anni 2004 e 2005, stabilizzazione del precariato, bandito con decreto ministeriale 21 aprile 2008, n. 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Concorsi ed Esami n. 72 dell'11 settembre 2007, volontari in ferma breve, concorso per 28 posti da direttore antincendio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale Concorsi ed esami n. 103 del 28 dicembre 2004,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prorogare al 31 dicembre 2010 la validità delle suddette graduatorie, anche in funzione dell'autorizzazione alla copertura del turn over per gli anni 2010-2012 in corso di approvazione per gli appartenenti ai vigili del fuoco ed alle forze di polizia con la legge finanziaria 2010.
9/2936-A/26.(Testo modificato nel corso della seduta) Biava, Catanoso.

La Camera,
premesso che:
con il cosiddetto «Decreto Brunetta» dello scorso anno sono state apportate alcune modifiche alla modalità di applicazione del patto di stabilità interno per gli enti locali delle regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano;
la nuova norma stabilisce che, qualora le predette regioni e province autonome non provvedano entro il 31 dicembre di ciascun anno precedente ad esercitare le competenze alle stesse attribuite dai rispettivi statuti di autonomia e dalle relative norme di attuazione, si applichino le regole valide per le regioni a statuto ordinario.
la Regione Siciliana non ha ottemperato, come prevede l'articolo 77-ter del Decreto Brunetta, alle iniziative di sua competenza e le conseguenze di questa «inazione» rischiano di ricadere esclusivamente sulle popolazioni interessate, con notevoli danni per l'economia locale e per l'occupazione, soprattutto quella precaria dei comuni;
poiché che la contabilità locale nell'attuale contesto storico chiama gli enti territoriali ad operare per il soddisfacimento di bisogni pubblici al prevalente interesse locale, la cui valutazione è fatta meglio dagli organi rappresentativi di questi ultimi, al fine di evitare che la crisi economica in atto abbia notevoli ripercussioni sull'occupazione, con l'immediato effetto per gli stessi enti di non poter fare contratti a personale esterno (spesso necessario al funzionamento degli stessi) ed alla impossibilità di procedere al rinnovo dei contratti del personale precario (in Sicilia composto da diverse migliaia), è rilevante nonché urgente, non solo a giudizio del presentatore, introdurre alcune modifiche all'assetto legislativo vigente in materia e introdotto a regime dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, o ad altro procedimento che risolva la questione,

impegna il Governo

ad adottare quei provvedimenti necessari affinché vengano risolte le problematiche esposte in premessa.
9/2936-A/27.Catanoso.

La Camera,
premesso che:
con il cosiddetto «Decreto Brunetta» dello scorso anno sono state apportate alcune modifiche alla modalità di applicazione del patto di stabilità interno per gli enti locali delle regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano;
la nuova norma stabilisce che, qualora le predette regioni e province autonome non provvedano entro il 31 dicembre di ciascun anno precedente ad esercitare le competenze alle stesse attribuite dai rispettivi statuti di autonomia e dalle relative norme di attuazione, si applichino le regole valide per le regioni a statuto ordinario.
la Regione Siciliana non ha ottemperato, come prevede l'articolo 77-ter del Decreto Brunetta, alle iniziative di sua competenza e le conseguenze di questa «inazione» rischiano di ricadere esclusivamente sulle popolazioni interessate, con notevoli danni per l'economia locale e per l'occupazione, soprattutto quella precaria dei comuni;
poiché che la contabilità locale nell'attuale contesto storico chiama gli enti territoriali ad operare per il soddisfacimento di bisogni pubblici al prevalente interesse locale, la cui valutazione è fatta meglio dagli organi rappresentativi di questi ultimi, al fine di evitare che la crisi economica in atto abbia notevoli ripercussioni sull'occupazione, con l'immediato effetto per gli stessi enti di non poter fare contratti a personale esterno (spesso necessario al funzionamento degli stessi) ed alla impossibilità di procedere al rinnovo dei contratti del personale precario (in Sicilia composto da diverse migliaia), è rilevante nonché urgente, non solo a giudizio del presentatore, introdurre alcune modifiche all'assetto legislativo vigente in materia e introdotto a regime dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, o ad altro procedimento che risolva la questione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare quei provvedimenti necessari affinché vengano risolte le problematiche esposte in premessa.
9/2936-A/27.(Testo modificato nel corso della seduta) Catanoso.

La Camera,
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), ha esteso le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, previste dall'articolo 1, comma 1324, ai lavoratori ed alle lavoratrici residenti all'estero limitatamente agli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli stessi dimostrino che le persone alle quali tali detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al limite previsto dall'articolo 12, comma 2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel Paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari;
il Ministero dell'economia e delle finanze ha emanato, con decreto 2 agosto 2007, n. 149, recante regolamento concernente le detrazioni per i carichi di famiglia ai soggetti non residenti, di cui all'articolo 1, comma 1324, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, le norme applicative della legge;
il limite temporale 2007, 2008 e 2009, prorogato di 1 anno fino al 2010, ha posto e pone i residenti all'estero, che producono un reddito assoggettabile ad IRPEF in Italia, in una condizione di sostanziale disparità nei confronti dei residenti nel territorio nazionale, fissando un limite temporale ingiusto per coloro i quali non godono, nel Paese di residenza, di benefici connessi ai carichi famigliari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre un'apposita norma tesa a superare il limite temporale 2010 e prevedere la definitiva estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero.
9/2936-A/28.Fedi, Bucchino, Gianni Farina, Narducci, Porta, Garavini.

La Camera,
premesso che:
lo spettacolo dal vivo, in tutte le sue manifestazioni, rappresenta un'espressione artistica di grande rilievo nella tradizione culturale italiana;
il mondo dello spettacolo lamenta da sempre un'inadeguatezza di risorse finanziarie che possano contribuire a sostenere i costi in genere elevati per l'organizzazione e la realizzazione di prodotti artistici di qualità,
in tale quadro l'attribuzione, a livello normativo, della qualifica di piccola e media impresa agli organismi dello spettacolo dal vivo permetterebbe loro di usufruire delle agevolazioni previste, a livello nazionale e comunitario, per tali imprese;
in maniera specifica sarebbe opportuno prevedere, anche in fase sperimentale per un triennio (a partire dal 1o gennaio 2010), una serie di agevolazioni fiscali, tra cui l'esenzione dalle imposte degli avanzi di gestione impiegati per l'ammortamento di perdite pregresse per le attività di formazione o reinvestiti nel recupero, ripristino e ammodernamento dei locali utilizzati per lo svolgimento di attività di spettacoli dal vivo, crediti di imposta per gli investimenti effettuati in attività a sostegno e promozione di nuovi talenti, ovvero nuovi autori, interpreti, musicisti, cantanti e ballerini, la deducibilità delle erogazioni liberali in denaro dal reddito imponibile delle persone fisiche e la riduzione dell'aliquota dell'IVA nei limiti fissati dall'Unione europea, nonché l'estensione del regime di IVA agevolata ai servizi e attività connesse allo spettacolo dal vivo;
sarebbe inoltre auspicabile, visti gli elevati costi di gestione, prevedere deduzioni fiscali anche per l'acquisto, la manutenzione e la riparazione delle strumentazioni tecniche, artistiche e coreografiche,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative per estendere agli organismi dello spettacolo dal vivo la qualifica di piccola e media impresa ai sensi della disciplina comunitaria vigente, consentendo ad essi di poter beneficiare delle agevolazioni nazionali e comunitarie previste per tale tipo di imprese e a varare le agevolazioni fiscali specifiche per lo spettacolo dal vivo indicate in premessa.
9/2936-A/29.Carlucci.

La Camera,
premesso che:
lo spettacolo dal vivo, in tutte le sue manifestazioni, rappresenta un'espressione artistica di grande rilievo nella tradizione culturale italiana;
il mondo dello spettacolo lamenta da sempre un'inadeguatezza di risorse finanziarie che possano contribuire a sostenere i costi in genere elevati per l'organizzazione e la realizzazione di prodotti artistici di qualità,
in tale quadro l'attribuzione, a livello normativo, della qualifica di piccola e media impresa agli organismi dello spettacolo dal vivo permetterebbe loro di usufruire delle agevolazioni previste, a livello nazionale e comunitario, per tali imprese;
in maniera specifica sarebbe opportuno prevedere, anche in fase sperimentale per un triennio (a partire dal 1o gennaio 2010), una serie di agevolazioni fiscali, tra cui l'esenzione dalle imposte degli avanzi di gestione impiegati per l'ammortamento di perdite pregresse per le attività di formazione o reinvestiti nel recupero, ripristino e ammodernamento dei locali utilizzati per lo svolgimento di attività di spettacoli dal vivo, crediti di imposta per gli investimenti effettuati in attività a sostegno e promozione di nuovi talenti, ovvero nuovi autori, interpreti, musicisti, cantanti e ballerini, la deducibilità delle erogazioni liberali in denaro dal reddito imponibile delle persone fisiche e la riduzione dell'aliquota dell'IVA nei limiti fissati dall'Unione europea, nonché l'estensione del regime di IVA agevolata ai servizi e attività connesse allo spettacolo dal vivo;
sarebbe inoltre auspicabile, visti gli elevati costi di gestione, prevedere deduzioni fiscali anche per l'acquisto, la manutenzione e la riparazione delle strumentazioni tecniche, artistiche e coreografiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere agli organismi dello spettacolo dal vivo la qualifica di piccola e media impresa ai sensi della disciplina comunitaria vigente, consentendo ad essi di poter beneficiare delle agevolazioni nazionali e comunitarie previste per tale tipo di imprese e a varare le agevolazioni fiscali specifiche per lo spettacolo dal vivo indicate in premessa.
9/2936-A/29.(Testo modificato nel corso della seduta) Carlucci.

La Camera,

impegna il Governo:

a prorogare al 31 marzo 2010, per le regioni che ancora non vi abbiano provveduto, il termine di scadenza per l'attuazione dei formali atti concernenti il passaggio dall'accreditamento provvisorio delle strutture sanitarie private all'accreditamento definitivo;
ad individuare nel termine ultimo del 31 maggio 2010 l'inoltro da parte delle strutture sanitarie delle domande di accreditamento corredate da scheda di autovalutazione del possesso dei requisiti autocertificata;
ad avviare entro il 30 giugno 2010 le procedure di verifica dei suddetti requisiti da completarsi entro il 31 dicembre del 2010.
9/2936-A/30.Di Virgilio, Barani, De Nichilo Rizzoli, Bocciardo, Castellani.

La Camera,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di prorogare al 31 marzo 2010, per le regioni che ancora non vi abbiano provveduto, il termine di scadenza per l'attuazione dei formali atti concernenti il passaggio dall'accreditamento provvisorio delle strutture sanitarie private all'accreditamento definitivo;
a valutare l'opportunità di individuare nel termine ultimo del 31 maggio 2010 l'inoltro da parte delle strutture sanitarie delle domande di accreditamento corredate da scheda di autovalutazione del possesso dei requisiti autocertificata;
a valutare l'opportunità di avviare entro il 30 giugno 2010 le procedure di verifica dei suddetti requisiti da completarsi entro il 31 dicembre del 2010.
9/2936-A/30.(Testo modificato nel corso della seduta) Di Virgilio, Barani, De Nichilo Rizzoli, Bocciardo, Castellani.

La Camera,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile al fine di potenziare e incrementare, sulla base di una rilevazione delle effettive necessità, le unità di risveglio dal coma e le strutture idonee al ricovero permanente o transitorio dei soggetti in stato vegetativo nell'ambito del programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia sanitaria, di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67.
9/2936-A/31.De Nichilo Rizzoli, Di Virgilio, Barani, Bocciardo, Castellani.

La Camera,
premesso che:
l'imposta comunale sulle aree fabbricabili ancora oggi è al centro di una querelle giuridica tra le amministrazioni locali e i cittadini sull'interpretazione dovuta ad effettiva o eventuale possibilità di edificabilità dei terreni;
alcune amministrazioni locali, indipendentemente dallo status giuridico-urbanistico dei terreni, esigono il pagamento dell'imposta come aree fabbricabili applicando, in alcuni casi, anche il massimo delle aliquote pari al 7 per mille, così come previsto dall'articolo 36, comma 2, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
tale interpretazione stride con tutte le leggi urbanistiche che regolamentano lo ius edificandi e con il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, istitutivo dell'ICI dove, all'articolo 2 (definizione di fabbricati ed aree), comma 1, lettera b), è previsto che: «per area fabbricabile si intende l'area utilizzabile, a scopo edificatorio in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi ovvero in base alle possibilità effettive di edificazione»;
il citato decreto legislativo n. 504 del 1992 fa riferimento ad «area utilizzabile» e «possibilità effettive» e non a «indirizzi urbanistici o potenzialità future»;
un piano regolatore generale stabilisce quali siano gli indirizzi urbanistici di una città e non consente 1'attuazione di tali indirizzi se non a seguito dell'avvenuta approvazione definitiva del PRG da parte della Regione di appartenenza e con successivi atti di approvazione dei piani attuativi che sono «piani di lottizzazione se redatti da privati o piani particolareggiati se redatti dalla pubblica amministrazione»;
paradossalmente, con la normativa esistente, un comune in difficoltà economiche potrebbe adottare un PRG e, indipendentemente dalla sua approvazione da parte della Regione, introitare denaro per quelle aree dichiarate dal comune stesso edificabili,

impegna il Governo

ad emanare un atto di indirizzo affinché il comma 2 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, della legge 4 agosto 2006, n. 248, venga inteso in modo che un'area possa considerarsi fabbricabile se immediatamente utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale e/o ai piani di lottizzazione e/o ai piani particolareggiati adottati e approvati esecutivamente dalla regione e dal comune.
9/2936-A/32.Franzoso.

La Camera,
premesso che:
l'imposta comunale sulle aree fabbricabili ancora oggi è al centro di una querelle giuridica tra le amministrazioni locali e i cittadini sull'interpretazione dovuta ad effettiva o eventuale possibilità di edificabilità dei terreni;
alcune amministrazioni locali, indipendentemente dallo status giuridico- urbanistico dei terreni, esigono il pagamento dell'imposta come aree fabbricabili applicando, in alcuni casi, anche il massimo delle aliquote pari al 7 per mille, così come previsto dall'articolo 36, comma 2, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
tale interpretazione stride con tutte le leggi urbanistiche che regolamentano lo ius edificandi e con il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, istitutivo dell'ICI dove, all'articolo 2 (definizione di fabbricati ed aree), comma 1, lettera b), è previsto che: «per area fabbricabile si intende l'area utilizzabile, a scopo edificatorio in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi ovvero in base alle possibilità effettive di edificazione»;
il citato decreto legislativo n. 504 del 1992 fa riferimento ad «area utilizzabile» e «possibilità effettive» e non a «indirizzi urbanistici o potenzialità future»;
un piano regolatore generale stabilisce quali siano gli indirizzi urbanistici di una città e non consente 1'attuazione di tali indirizzi se non a seguito dell'avvenuta approvazione definitiva del PRG da parte della Regione di appartenenza e con successivi atti di approvazione dei piani attuativi che sono «piani di lottizzazione se redatti da privati o piani particolareggiati se redatti dalla pubblica amministrazione»;
paradossalmente, con la normativa esistente, un comune in difficoltà economiche potrebbe adottare un PRG e, indipendentemente dalla sua approvazione da parte della Regione, introitare denaro per quelle aree dichiarate dal comune stesso edificabili,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di emanare un atto di indirizzo affinché il comma 2 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, della legge 4 agosto 2006, n. 248, venga inteso in modo che un'area possa considerarsi fabbricabile se immediatamente utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale e/o ai piani di lottizzazione e/o ai piani particolareggiati adottati e approvati esecutivamente dalla regione e dal comune.
9/2936-A/32.(Testo modificato nel corso della seduta) Franzoso.

La Camera,
premesso che:
permane l'interesse dello Stato italiano per l'esistenza e lo sviluppo della minoranza italiana di Croazia e Slovenia;
è necessario di adottare misure ed interventi organici e continuativi, volti a mantenere viva la presenza della cultura, della lingua e dell'identità italiana sul territorio d'insediamento storico della minoranza italiana in Slovenia e Croazia;
l'articolo 14, comma 2, della legge 9 gennaio 1991, n. 19, reca norme per lo sviluppo delle attività economiche e della cooperazione internazionale della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Provincia di Belluno e delle aree limitrofe;
la legge n. 296 del 2006 ha prorogato per il triennio 2007, 2008 e 2009, le disposizioni della legge 28 luglio 2004 n. 193, recante proroga e rifinanziamento della legge 16 marzo 2001, n. 72, recante interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, e della legge 21 marzo 2001, n. 73, recante interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia;
nel maxi-emendamento del relatore approvato dalla V Commissione permanente, Bilancio, della Camera dei deputati, per un errore materiale è stato omesso dall'imputazione del rifinanziamento per il triennio 2010-2012 il capitolo di spesa riferito alla legge 21 marzo 2001, n. 73, recante «Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e Croazia» e che pertanto l'imputazione è riferita alla sola legge 16 marzo 2001, n. 72, recante interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia;
al fine di continuare ad assicurare, congiuntamente al sostegno delle comunità degli esuli, anche lo sviluppo e la promozione della presenza e dell'identità culturale, linguistica, sociale ed economica della minoranza italiana in Slovenia e Croazia,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a rifinanziare le disposizioni della legge 21 marzo 2001, n. 73, recante interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, per il triennio 2010-2012, nell'ambito delle risorse già stanziate a bilancio.
9/2936-A/33.Gottardo, Contento, Di Centa, Corsaro, Antonione, Fedriga, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
permane l'interesse dello Stato italiano per l'esistenza e lo sviluppo della minoranza italiana di Croazia e Slovenia;
è necessario di adottare misure ed interventi organici e continuativi, volti a mantenere viva la presenza della cultura, della lingua e dell'identità italiana sul territorio d'insediamento storico della minoranza italiana in Slovenia e Croazia;
l'articolo 14, comma 2, della legge 9 gennaio 1991, n. 19, reca norme per lo sviluppo delle attività economiche e della cooperazione internazionale della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Provincia di Belluno e delle aree limitrofe;
la legge n. 296 del 2006 ha prorogato per il triennio 2007, 2008 e 2009, le disposizioni della legge 28 luglio 2004 n. 193, recante proroga e rifinanziamento della legge 16 marzo 2001, n. 72, recante interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, e della legge 21 marzo 2001, n. 73, recante interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia;
nel maxi-emendamento del relatore approvato dalla V Commissione permanente, Bilancio, della Camera dei deputati, per un errore materiale è stato omesso dall'imputazione del rifinanziamento per il triennio 2010-2012 il capitolo di spesa riferito alla legge 21 marzo 2001, n. 73, recante «Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e Croazia» e che pertanto l'imputazione è riferita alla sola legge 16 marzo 2001, n. 72, recante interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia;
al fine di continuare ad assicurare, congiuntamente al sostegno delle comunità degli esuli, anche lo sviluppo e la promozione della presenza e dell'identità culturale, linguistica, sociale ed economica della minoranza italiana in Slovenia e Croazia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a rifinanziare le disposizioni della legge 21 marzo 2001, n. 73, recante interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, per il triennio 2010-2012, nell'ambito delle risorse già stanziate a bilancio.
9/2936-A/33.(Testo modificato nel corso della seduta) Gottardo, Contento, Di Centa, Corsaro, Antonione, Fedriga, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
all'Elenco 1 al disegno di legge finanziaria, nel testo modificato durante l'esame in sede referente, voce «Altri interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, nonché di garanzia della stabilità dell'equilibrio finanziario degli enti locali danneggiati dagli eventi del 6 aprile 2009, adempimenti comunitari per enti locali, funzionalità del sistema giustizia» sono presenti interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, ad indirizzare risorse anche a favore delle comunità degli Esuli di Istria, Dalmazia e Fiume, ai sensi della legge 16 marzo 2001, n. 72 , recante Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia;
nell'ambito delle risorse destinate alla suindicata voce, che ammontano a circa 180 milioni di euro, non c'è stata una assegnazione a sostegno degli Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia, le cui disposizioni sono sancite dalla legge 21 marzo 2001, n. 73, recante Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia;
le disposizioni contenute nelle leggi 16 marzo 2001, n. 72 e 21 marzo 2001, n. 73 e approvate nel 2001 sono state predisposte con l'obbiettivo di dare un riscontro politico, sociale e culturale alle evoluzioni storiche e politiche che hanno coinvolto la popolazione italiana nei territori della attuale Croazia e Slovenia a partire dalle ultime battute del Secondo conflitto mondiale;
le due leggi del 2001, entrambe espressione dell'ordinamento italiano in materia di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, sono strettamente connesse e disciplinano un intervento doveroso per equilibrio procedurale e politico oltre che storico sia verso gli italiani esuli dei territorio di Istria, Fiume e Dalmazia, sia nei confronti delle comunità italiane sul territorio croato e sloveno;
il riconoscimento nella suindicata voce dell'Elenco 1 al disegno di legge finanziaria nel testo modificato durante l'esame in sede referente, voce «Altri interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, nonché di garanzia della stabilità dell'equilibrio finanziario degli enti locali danneggiati dagli eventi del 6 aprile 2009, adempimenti comunitari per enti locali, funzionalità del sistema giustizia» della legge finanziaria delle disposizioni contenute nella legge 16 marzo 2001, n. 72, risulta - pertanto - incompleto, sia sotto il profilo storico che sotto il profilo meramente normativo e necessita di opportuno completamento, al fine di consentire un supporto completo ed articolato ai connazionali destinatari delle garanzie e del sostegno di cui ai provvedimenti citati,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a riconoscere in favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia benefici analoghi a quelli previsti per la comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia dal provvedimento in esame.
9/2936-A/34.Di Biagio, Maran, Corsaro, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
all'Elenco 1 al disegno di legge finanziaria, nel testo modificato durante l'esame in sede referente, voce «Altri interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, nonché di garanzia della stabilità dell'equilibrio finanziario degli enti locali danneggiati dagli eventi del 6 aprile 2009, adempimenti comunitari per enti locali, funzionalità del sistema giustizia» sono presenti interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, ad indirizzare risorse anche a favore delle comunità degli Esuli di Istria, Dalmazia e Fiume, ai sensi della legge 16 marzo 2001, n. 72 , recante Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia;
nell'ambito delle risorse destinate alla suindicata voce, che ammontano a circa 180 milioni di euro, non c'è stata una assegnazione a sostegno degli Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia, le cui disposizioni sono sancite dalla legge 21 marzo 2001, n. 73, recante Interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia;
le disposizioni contenute nelle leggi 16 marzo 2001, n. 72 e 21 marzo 2001, n. 73 e approvate nel 2001 sono state predisposte con l'obbiettivo di dare un riscontro politico, sociale e culturale alle evoluzioni storiche e politiche che hanno coinvolto la popolazione italiana nei territori della attuale Croazia e Slovenia a partire dalle ultime battute del Secondo conflitto mondiale;
le due leggi del 2001, entrambe espressione dell'ordinamento italiano in materia di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, sono strettamente connesse e disciplinano un intervento doveroso per equilibrio procedurale e politico oltre che storico sia verso gli italiani esuli dei territorio di Istria, Fiume e Dalmazia, sia nei confronti delle comunità italiane sul territorio croato e sloveno;
il riconoscimento nella suindicata voce dell'Elenco 1 al disegno di legge finanziaria nel testo modificato durante l'esame in sede referente, voce «Altri interventi finalizzati a misure di particolare valenza sociale e di riequilibrio socio-economico, nonché di garanzia della stabilità dell'equilibrio finanziario degli enti locali danneggiati dagli eventi del 6 aprile 2009, adempimenti comunitari per enti locali, funzionalità del sistema giustizia» della legge finanziaria delle disposizioni contenute nella legge 16 marzo 2001, n. 72, risulta - pertanto - incompleto, sia sotto il profilo storico che sotto il profilo meramente normativo e necessita di opportuno completamento, al fine di consentire un supporto completo ed articolato ai connazionali destinatari delle garanzie e del sostegno di cui ai provvedimenti citati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a riconoscere in favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia benefici analoghi a quelli previsti per la comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia dal provvedimento in esame.
9/2936-A/34.(Testo modificato nel corso della seduta) Di Biagio, Maran, Corsaro, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
com'è a tutti tristemente noto, lo scorso 1o ottobre, una violenta alluvione ha colpito l'hinterland messinese, provocando numerose vittime e ingenti danni; il Governo, tempestivamente, si è impegnato per fronteggiare la grave situazione di emergenza mettendo a disposizione i mezzi necessari;
ora più che mai è fondamentale concentrarsi sulla realizzazione di abitazioni, sulla ricostruzione e riparazione delle stesse e di tutti gli immobili ad uso non abitativo, sulla necessità di offrire indennizzi a favore delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori e porre in essere tutte le disposizioni finanziarie necessarie a dare copertura a tutte le esigenze della popolazione tragicamente colpita dall'alluvione; sono molti i punti di primaria importanza che dovranno realizzarsi, tra cui: servizio metereologico efficiente, escogitare nuove vie di fuga, rinaturalizzare il terreno al fine di mettere in sicurezza i nuclei abitativi. Naturalmente tenendo presente quello che è e rimane l'obiettivo primario: evitare il ripetersi di perdite di vite umane e offrire continue e costanti rassicurazioni alla gente colpita;
al fine di consentire un rapido ritorno alla normalità delle popolazioni colpite, si ravvisa la necessità di procedere alla realizzazione di iniziative di carattere straordinario, per la cui attuazione sono necessari, però, ulteriori e adeguati finanziamenti,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a stanziare le risorse finanziarie necessarie per ricostruire o riparare quanto distrutto o danneggiato al fine di ripristinare una situazione di normalità, consentendo così ai cittadini colpiti dalla calamità naturale una rapida riorganizzazione della propria vita civile, sociale ed economica.
9/2936-A/35.Germanà, Garofalo, Torrisi, Cassinelli.

La Camera,
premesso che:
com'è a tutti tristemente noto, lo scorso 1o ottobre, una violenta alluvione ha colpito l'hinterland messinese, provocando numerose vittime e ingenti danni; il Governo, tempestivamente, si è impegnato per fronteggiare la grave situazione di emergenza mettendo a disposizione i mezzi necessari;
ora più che mai è fondamentale concentrarsi sulla realizzazione di abitazioni, sulla ricostruzione e riparazione delle stesse e di tutti gli immobili ad uso non abitativo, sulla necessità di offrire indennizzi a favore delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori e porre in essere tutte le disposizioni finanziarie necessarie a dare copertura a tutte le esigenze della popolazione tragicamente colpita dall'alluvione; sono molti i punti di primaria importanza che dovranno realizzarsi, tra cui: servizio metereologico efficiente, escogitare nuove vie di fuga, rinaturalizzare il terreno al fine di mettere in sicurezza i nuclei abitativi. Naturalmente tenendo presente quello che è e rimane l'obiettivo primario: evitare il ripetersi di perdite di vite umane e offrire continue e costanti rassicurazioni alla gente colpita;
al fine di consentire un rapido ritorno alla normalità delle popolazioni colpite, si ravvisa la necessità di procedere alla realizzazione di iniziative di carattere straordinario, per la cui attuazione sono necessari, però, ulteriori e adeguati finanziamenti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a stanziare le risorse finanziarie necessarie per ricostruire o riparare quanto distrutto o danneggiato al fine di ripristinare una situazione di normalità, consentendo così ai cittadini colpiti dalla calamità naturale una rapida riorganizzazione della propria vita civile, sociale ed economica.
9/2936-A/35.(Testo modificato nel corso della seduta) Germanà, Garofalo, Torrisi, Cassinelli.

La Camera,
premesso che:
col provvedimento in esame vengono stanziate risorse per interventi di risanamento ambientale ed al fine di rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2009 è stato prorogato fino al 31 gennaio 2010 lo stato di emergenza in relazione alla grave situazione determinatasi nello stabilimento « Ecolibarna» in Serravalle Scrivia, dove sono in corso interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento di rifiuti pericolosi ivi ubicati;
con OPCM n. 3591 in data 24.5.2007 il Prefetto di Alessandria era stato nominato commissario delegato per l'attuazione degli interventi di somma urgenza finalizzati a fronteggiare la grave situazione di inquinamento ivi esistente, particolarmente accentuata sul suolo nonché al livello della falda primaria e secondaria, a causa dell'elevata presenza di sostanze contaminanti (organiche ed inorganiche), anche cancerogene, particolarmente nocive alla salute umana e per l'ecosistema dell'intero comprensorio;
le azioni commissariali sono state finora svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza del sito in via permanente, il cui onere complessivo ammonta a circa 14 milioni di euro, come evidenziato con nota n. 22184 del 20.11.2008 dello stesso Prefetto inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione civile e la cui copertura finanziaria non è ad oggi completamente garantita, mentre una bonifica integrale del sito richiederebbe un fabbisogno stimato di circa 40 milioni di euro;
con precedente ordine del giorno accolto come raccomandazione nella seduta del 26.2.2009 il Governo si era impegnato ad «attivare tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità degli interventi di bonifica in atto nel sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia e per pervenire ad un completo risanamento dell'area interessata a tutela dell'ecosistema territoriale e in particolare della sicurezza dell'approvvigionamento idrico dei comuni della Valle Scrivia»;
con nota prot. n. 9818 in data 27.6.2009 il Prefetto di Alessandria ha inviato un ulteriore resoconto dell'attività svolta evidenziando ancora le esigenze finanziarie indispensabili per proseguire gli interventi e segnalando, fra l'altro, che una quota parte dell'importo - pari a euro 797.927,79 - già reso disponibile con precedenti atti è risultato «perente» e quindi non effettivamente utilizzabile;
tale situazione è stata dettagliatamente illustrata nel corso di un incontro convocato dal Prefetto di Alessandria in data 20 novembre 2009 con la partecipazione dei parlamentari e delle istituzioni locali

impegna il Governo:

ad attivarsi per rendere operativi, attraverso i necessari finanziamenti, gli interventi necessari per completare la bonifica e il risanamento ambientale del sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia (AL) come meglio evidenziato in premessa e sulla base delle relazioni presentate dal Prefetto di Alessandria, commissario delegato;
ad adottare le opportune iniziative volte a prorogare lo stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 gennaio 2010 per consentire la prosecuzione degli interventi commissariali programmati.
9/2936-A/36.Lovelli, Fiorio.

La Camera,
premesso che:
col provvedimento in esame vengono stanziate risorse per interventi di risanamento ambientale ed al fine di rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2009 è stato prorogato fino al 31 gennaio 2010 lo stato di emergenza in relazione alla grave situazione determinatasi nello stabilimento « Ecolibarna» in Serravalle Scrivia, dove sono in corso interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento di rifiuti pericolosi ivi ubicati;
con OPCM n. 3591 in data 24.5.2007 il Prefetto di Alessandria era stato nominato commissario delegato per l'attuazione degli interventi di somma urgenza finalizzati a fronteggiare la grave situazione di inquinamento ivi esistente, particolarmente accentuata sul suolo nonché al livello della falda primaria e secondaria, a causa dell'elevata presenza di sostanze contaminanti (organiche ed inorganiche), anche cancerogene, particolarmente nocive alla salute umana e per l'ecosistema dell'intero comprensorio;
le azioni commissariali sono state finora svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza del sito in via permanente, il cui onere complessivo ammonta a circa 14 milioni di euro, come evidenziato con nota n. 22184 del 20.11.2008 dello stesso Prefetto inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione civile e la cui copertura finanziaria non è ad oggi completamente garantita, mentre una bonifica integrale del sito richiederebbe un fabbisogno stimato di circa 40 milioni di euro;
con precedente ordine del giorno accolto come raccomandazione nella seduta del 26.2.2009 il Governo si era impegnato ad «attivare tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità degli interventi di bonifica in atto nel sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia e per pervenire ad un completo risanamento dell'area interessata a tutela dell'ecosistema territoriale e in particolare della sicurezza dell'approvvigionamento idrico dei comuni della Valle Scrivia»;
con nota prot. n. 9818 in data 27.6.2009 il Prefetto di Alessandria ha inviato un ulteriore resoconto dell'attività svolta evidenziando ancora le esigenze finanziarie indispensabili per proseguire gli interventi e segnalando, fra l'altro, che una quota parte dell'importo - pari a euro 797.927,79 - già reso disponibile con precedenti atti è risultato «perente» e quindi non effettivamente utilizzabile;
tale situazione è stata dettagliatamente illustrata nel corso di un incontro convocato dal Prefetto di Alessandria in data 20 novembre 2009 con la partecipazione dei parlamentari e delle istituzioni locali

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di attivarsi per rendere operativi, attraverso i necessari finanziamenti, gli interventi necessari per completare la bonifica e il risanamento ambientale del sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia (AL) come meglio evidenziato in premessa e sulla base delle relazioni presentate dal Prefetto di Alessandria, commissario delegato;
a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative volte a prorogare lo stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 gennaio 2010 per consentire la prosecuzione degli interventi commissariali programmati.
9/2936-A/36.(Testo modificato nel corso della seduta) Lovelli, Fiorio.

La Camera,
premesso che:
ribadita la necessità di un forte impegno finanziario per il potenziamento dell'infrastruttura e dei servizi ferroviari, volto a incrementare la qualità e la quantità del trasporti su ferro e ad assicurarne sempre migliori standard di sicurezza;
i recenti episodi di incidenti ferroviari, tra cui drammaticamente spicca il disastro ferroviario di Viareggio, oltre a richiedere un rapido accertamento delle responsabilità hanno messo in evidenza la necessità di alcuni interventi immediati atti ad assicurare che il trasporto ferroviario di merci e passeggeri possa avvenire in piena sicurezza anche con riferimento all'impatto sull'ambiente circostante;
si auspica un tempestivo e rigoroso recepimento della direttiva 2008/68/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di trasporto interno di merci pericolose;
parimenti, appare necessario il rafforzamento dell'Agenzia per la sicurezza ferroviaria istituita dal Governo Prodi, così come il superamento dell'anomalia della mancata istituzione di un organismo realmente indipendente di regolazione e controllo del processo di liberalizzazione in atto e che, soprattutto per le merci, è ormai pienamente operante;
risulta necessario affrontare, con la massima tempestività, il problema dell'impatto delle linee storiche sui centri abitati anche con stanziamenti appositi che consentano di migliorare la sicurezza delle linee,

impegna il Governo

a favorire il potenziamento della struttura organizzativa dell'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, nonché a promuovere la costituzione di un'Autorità di regolazione autonoma in grado di controllare il processo di liberalizzazione in corso, prendendo spunto dalle proposte di legge già all'esame della Camera;
a prevedere, già in occasione della predisposizione di prossimi provvedimenti, l'incremento delle risorse destinate a sostenere gli investimenti ferroviari, prevedendo appositi accantonamenti finalizzati alla messa in sicurezza delle stazioni, delle abitazioni e degli edifici nei centri abitati attraversati da linee ferroviarie, a tal fine verificando che il gruppo Ferrovie dello Stato assuma i relativi i pegni, anche in attuazione dei contratti di servizio e di programma con lo Stato.
9/2936-A/37.Boffa, Lovelli, Fiano, Meta, Velo, Maurizio Turco, Bonavitacola, Ginefra.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento non contiene misure volte a sostenere il potenziamento del sistema infrastrutturale dei trasporti nazionali a più basso impatto ambientale quali il trasporto ferroviario ed, in particolare, quello dedicato al trasporto locale e pendolare;
le uniche disposizioni che prefigurano possibili investimenti in materia di sistemi di trasporto aereo - introdotte con il maxiemendamento del Relatore - di cui all'articolo 2, commi 190 e 191, di fatto fanno ricadere l'onere finanziario di detti investimenti non sulle società concessionarie degli scali aeroportuali, bensì sui viaggiatori, consentendo anticipazioni tariffarie dei diritti aeroportuali sino a tre euro per passeggero in partenza;
le norme in questione pongono in capo all'ENAC tutta una serie di funzioni volte ad accertare la congruità delle richieste e la effettiva necessità degli investimenti programmati, nonché la verifica dello stato di realizzazione delle opere per le quali viene avanzata la richiesta di incremento tariffario;
per tali fini si dispone che l'ENAC esegua un procedimento di consultazione pubblica sui nuovi contratti di programma;
la direttiva 2009/12/CE, l'atto più recente in materia di liberalizzazione e privatizzazione del trasporto aereo, che è volta a stabilire principi comuni per la riscossione dei diritti aeroportuali negli scali con traffico annuale superiore a cinque milioni di passeggeri, ribadisce altresì la necessità arrivare all'istituzione di un un'autorità di vigilanza indipendente in ogni stato membro

impegna il Governo:

ad assicurare che la procedura di consultazione pubblica veda il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, privati e associativi interessati ai contenuti dei nuovi contratti di programmi, garantendo altresì la massima trasparenza e pubblicità dei risultati della consultazione e dei pronunciamenti conseguenti;
a presentare una relazione al Parlamento sugli effetti della nuova disciplina introdotta con le disposizioni richiamate in premessa e sulla situazione delle gestioni aeroportuali dei principali scali italiani, dal punto di vista finanziario e del rispetto delle clausole concessorie, nonché sui termini dei nuovi contratti di programma.
9/2936-A/38.Fiano, Lovelli, Boffa, Meta, Velo, Maurizio Turco, Bonavitacola, Ginefra.

La Camera,
premesso che,
all'articolo 2, comma 247 si provvede al rifinanziamento del credito di imposta per ricerca e sviluppo per ulteriori 400 milioni di euro, consentendo, così, di mobilitare per i prossimi due anni un complesso di 1.500 milioni di euro circa che andranno a implementare una delle misure incentivanti riconosciute di maggiore incisività per la modernizzazione del tessuto produttivo del nostro sistema economica, attraverso il sostegno e lo stimolo ad insopprimibili attività di ricerca innovativa, nella consapevolezza che questa costituisce l'unico strumento che possa consentire, alle imprese più dinamiche del nostro sistema economico, di sperare l'attuale congiuntura economica globale sfavorevole, recuperando quote di mercato significative soprattutto in virtù della capacità di innovazione che nasce solo dalla ricerca applicata;
tale strumento fiscale, proprio per le immanenti e fondamentali ricadute di carattere economico sopra segnalate, richiede che le modalità di accesso alla predetta incentivazione siano tali da garantire l'effettivo sostegno di progetti connotati da peculiare capacità innovativa, quali espressioni autentiche di quella attività di ricerca applicata di cui il nostro tessuto produttivo ha tanto bisogno,

impegna il Governo

ad intervenire quanto prima per assicurare che, nella predisposizione delle predette misure di attuazione, sia adeguatamente riconosciuto il ruolo di concertazione anche del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e, in ogni caso, ad adottare ogni misura di carattere attuativo per consentire di riconoscere comunque tale ruolo attraverso il tempestivo coinvolgimento di tale Ministero, per le ricadute concernenti la rilevanza dell'attività di ricerca richiamata.
9/2936-A/39.D'Amico.

La Camera,
premesso che,
all'articolo 2, comma 247 si provvede al rifinanziamento del credito di imposta per ricerca e sviluppo per ulteriori 400 milioni di euro, consentendo, così, di mobilitare per i prossimi due anni un complesso di 1.500 milioni di euro circa che andranno a implementare una delle misure incentivanti riconosciute di maggiore incisività per la modernizzazione del tessuto produttivo del nostro sistema economica, attraverso il sostegno e lo stimolo ad insopprimibili attività di ricerca innovativa, nella consapevolezza che questa costituisce l'unico strumento che possa consentire, alle imprese più dinamiche del nostro sistema economico, di sperare l'attuale congiuntura economica globale sfavorevole, recuperando quote di mercato significative soprattutto in virtù della capacità di innovazione che nasce solo dalla ricerca applicata;
tale strumento fiscale, proprio per le immanenti e fondamentali ricadute di carattere economico sopra segnalate, richiede che le modalità di accesso alla predetta incentivazione siano tali da garantire l'effettivo sostegno di progetti con notati da peculiare capacità innovativa, quali espressioni autentiche di quella attività di ricerca applicata di cui il nostro tessuto produttivo ha tanto bisogno,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire quanto prima per assicurare che, nella predisposizione delle predette misure di attuazione, sia adeguatamente riconosciuto il ruolo di concertazione anche del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e, in ogni caso, ad adottare ogni misura di carattere attuativo per consentire di riconoscere comunque tale ruolo attraverso il tempestivo coinvolgimento di tale Ministero, per le ricadute concernenti la rilevanza dell'attività di ricerca richiamata.
9/2936-A/39.(Testo modificato nel corso della seduta) D'Amico.

La Camera,
premesso che,
con l'approvazione della legge finanziaria per l'anno 2010 vengono garantite adeguate risorse finanziarie aggiuntive per la realizzazione di fondamentali obiettivi, attraverso il rifinanziamento di autorizzazioni di spesa già previste ovvero la valorizzazione di istituti nuovi;
in particolare, un aspetto qualificante della presente manovra finanziaria risiede nell'utilizzo delle disponibilità finanziari giacenti sul fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33 per le finalità prioritariamente individuate attraverso il rinvio operato dal comma 247 dell'articolo 2 della presente legge finanziaria all'allegato 1;
in ogni caso, l'elencazione di finalità emergente alla luce del citato allegato 1 non esaurisce le possibili finalizzazioni delle disponibilità finanziarie utilizzabili a valere sul citato fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, in quanto il già indicato comma 247 dell'articolo 2 della presente legge finanziaria inequivocabilmente può riferirsi solo a priorità nella individuazione di possibili finalizzazioni di spesa, in quanto l'entità finanziaria della relativa finalizzazione, come emergente ai sensi dell'indicato elenco, costituisce non una misura fissa e predeterminata in virtù di un fattore legislativo, bensì una misura massima di finanziamento, con ciò lasciando intendere che è certamente possibile che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di attuazione ben potrà prevedere, per ognuna delle differenti finalizzazioni, importi inferiori, ma non superiori a quelli indicati nell'allegato; con la conseguenza, pertanto, che non è possibile incrementare in via amministrativa la dotazione finanziaria di qualcuna delle finalizzazioni già previste, ma non certo rimodularne l'entità (di tutte o di qualcuna) per consentire di soddisfare anche altre finalità, attraverso il procedimento già delineato ai sensi dell'articolo 7-quinquies del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33;
altresì, il più volte citato fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33 nasceva già per sostenere finalità anche eterogenee tra loro ma accomunate dalle impellenti esigenze di rifinanziamento in corso di anno;
lo stato attuale delle esigenze finanziarie di alcune strutture pubbliche di primario interesse per garantire obiettivi di coesione sociale, rappresentatività internazionale, stabilità dei settori economici dell'indotto richiede, in particolare, di non lasciare privo di adeguate risorse il settore dello sport e, pertanto, dell'ente pubblico che raccoglie e porta ad unità le diverse istanze settoriali e particolari;

impegna il Governo

ad adottare quanto prima ogni misura attuativa volta a garantire al CONI, a valere sulle disponibilità del fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33 e con le modalità di cui all'articolo 2, comma 247 della presente legge, adeguate risorse finanziarie occorrenti a soddisfare le istanze di fruizione sportiva delle diverse categorie sociali interessate e ad assicurare la rappresentatività anche internazionale del nostro Paese in ambito sportivo.
9/2936-A/40.Giancarlo Giorgetti, Reguzzoni, Lolli.

La Camera
premesso che:
il disegno di legge Finanziaria per l'anno 2010 in esame prevede, al comma 79 dell'articolo 2 il blocco, per dodici mesi, delle azioni giudiziarie esecutive, intraprese nei confronti delle Asl e delle aziende ospedaliere, nonché del proseguimento delle azioni medesime, ivi compresi i pignoramenti in atto;
tale limitazione mina alle radici, ad avviso del presentatore, il fondamento giuridico (articolo 24 della Costituzione: tutti possono agire in giudizio perla tutela dei propri diritti e interessi legittimi) sul quale si fonda lo Stato di diritto in quanto comprime il diritto dei creditori di far valere dinanzi ai giudici le proprie ragioni nascenti da crediti per forniture e servizi resi, anche molto risalenti nel tempo;
all'articolo 41, la nostra Carta Costituzionale sancisce che «l'iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale (....) la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»;
l'articolo 111 della Costituzione, infine, stabilisce il diritto ad un equo processo entro tempi ragionevoli e, al contrario, la norma da approvare impedisce di fatto ai creditori di dare corso al procedimento esecutivo per far valere le proprie ragioni. Le disposizioni emanate dalla Comunità europea tendono tutte ad assicurare ai cittadini degli Stati membri il soddisfacimento, in tempi rapidi, dei propri crediti per forniture di beni e servizi e che l'invito agli Stati membri dell'Unione è nel senso di uniformare le proprie leggi a tale principio, pena la sottoposizione a procedura di infrazione;
a parere del proponente, dunque, le disposizioni contenute nel comma 79, presentano elementi di palese illegittimità costituzionale,

impegna il Governo

a valutare attentamente, alla luce delle considerazioni suesposte, gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte ad abrogare la norma riportata in premessa.
9/2936-A/41.Taglialatela, Castiello, Di Caterina.

La Camera
premesso che:
il disegno di legge Finanziaria per l'anno 2010 in esame prevede, al comma 79 dell'articolo 2 il blocco, per dodici mesi, delle azioni giudiziarie esecutive, intraprese nei confronti delle Asl e delle aziende ospedaliere, nonché del proseguimento delle azioni medesime, ivi compresi i pignoramenti in atto;
tale limitazione mina alle radici, ad avviso del presentatore, il fondamento giuridico (articolo 24 della Costituzione: tutti possono agire in giudizio perla tutela dei propri diritti e interessi legittimi) sul quale si fonda lo Stato di diritto in quanto comprime il diritto dei creditori di far valere dinanzi ai giudici le proprie ragioni nascenti da crediti per forniture e servizi resi, anche molto risalenti nel tempo;
all'articolo 41, la nostra Carta Costituzionale sancisce che «l'iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale (....) la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»;
l'articolo 111 della Costituzione, infine, stabilisce il diritto ad un equo processo entro tempi ragionevoli e, al contrario, la norma da approvare impedisce di fatto ai creditori di dare corso al procedimento esecutivo per far valere le proprie ragioni. Le disposizioni emanate dalla Comunità europea tendono tutte ad assicurare ai cittadini degli Stati membri il soddisfacimento, in tempi rapidi, dei propri crediti per forniture di beni e servizi e che l'invito agli Stati membri dell'Unione è nel senso di uniformare le proprie leggi a tale principio, pena la sottoposizione a procedura di infrazione;
a parere del proponente, dunque, le disposizioni contenute nel comma 79, presentano elementi di palese illegittimità costituzionale,

impegna il Governo

a valutare attentamente, alla luce delle considerazioni suesposte, gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa.
9/2936-A/41.(Testo modificato nel corso della seduta) Taglialatela, Castiello, Di Caterina.

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'esame in Parlamento del disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato- legge finanziaria 2010» sono state inserite disposizioni a favore del settore agricolo, come il rifinanziamento di 100 milioni per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 del Fondo di solidarietà nazionale ed ancora la proroga per l'anno 2010 del Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2007-2009;
il comparto zootecnico necessita di risposte alle attese dei tanti produttori di latte duramente colpiti dalla grave crisi dell'intero settore agricolo;
il decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n. 119, recante la riforma della normativa di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari, ha introdotto, all'articolo 10, commi da 34 a 40, la possibilità che il versamento del prelievo complessivamente dovuto e non versato venga effettuato in forma rateale, relativamente alle campagne dal 1995/1996 al 2001/2002;
il negoziato condotto dal Ministero dell'economia e delle finanze si è concluso con la decisione del Consiglio che ha riconosciuto la compatibilità dell'aiuto con le regole del mercato comune;
il Consiglio ha autorizzato, con decisione del 16 luglio 2003, n. 2003/530/CE, il versamento rateale a condizione che (articolo 1) l'importo totale del prelievo sia interamente rimborsato con rate annuali di uguale importo e che il periodo di rimborso non superi comunque 14 anni a decorrere dal 1o gennaio 2004, ossia il 1o gennaio 2018;
il decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n. 119, prevede che il mancato versamento anche di una sola rata comporta la decadenza del beneficio della rateizzazione ed il contestuale obbligo dell'immediato versamento dell'intero debito residuo;
risulta opportuno consentire ai produttori di poter affrontare al meglio la crisi economica che da diversi mesi penalizza gravemente il settore, senza incorrere in particolari penalizzazioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di consentire ai produttori, che da tempo danno corretta applicazione alla normativa sul prelievo supplementare, di riportare l'importo dovuto al 31 dicembre 2009 sulle rate successive.
9/2936-A/42.Minardo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame, in un contesto generale caratterizzato da elevata incertezza in ordine all'intensità e alla durata delle prospettive di ripresa della crescita economica, contiene una serie di misure di sostegno articolate in modo da determinare un impatto quanto più possibile neutrale sulla finanza pubblica, in una logica di prudenza fiscale, senza aumentarne la relativa pressione;
il 2009 rappresenta infatti un anno cruciale per il risanamento dei conti pubblici responsabilmente monitorati dal Governo, il cui intento è costituito, non appena gli indicatori economici lo consentiranno, nonostante i primi segnali di ripresa economica siano più che evidenti in Italia, dal preciso intento di liberare le risorse necessarie da destinare alla crescita, allo sviluppo e alla competitività del sistema-Paese soprattutto dal punto di vista degli investimenti infrastrutturali fortemente sostenuti e realizzati dal Governo;
in particolare il sistema infrastrutturale del trasporto ferroviario in Italia e più specificatamente nell'area settentrionale del Paese, evidenzia manifesti miglioramenti attraverso il potenziamento delle infrastrutture volte ad incrementare con la nuova linea di alta velocità dei treni eurostar denominati: «Frecciarossa», il sistema di viabilità del trasporto ferroviario, in particolare per l'importante tratta Torino-Milano;
occorre tuttavia potenziare, proprio per la predetta linea, gli scali ferroviari, prevedendo fra le soste già stabilite anche Novara il cui ruolo risulta centrale e strategico, come nodo logistico e trasportistico,

impegna il Governo

a prevedere la realizzazione della stazione di linea per l'alta velocità, nella città di Novara, che rappresenta unitamente al Centro intermodale, un'importante area urbana il cui sviluppo economico e finanziario, si sta estendendo progressivamente.
9/2936-A/43.Nastri, Mancuso.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame, in un contesto generale caratterizzato da elevata incertezza in ordine all'intensità e alla durata delle prospettive di ripresa della crescita economica, contiene una serie di misure di sostegno articolate in modo da determinare un impatto quanto più possibile neutrale sulla finanza pubblica, in una logica di prudenza fiscale, senza aumentarne la relativa pressione;
il 2009 rappresenta infatti un anno cruciale per il risanamento dei conti pubblici responsabilmente monitorati dal Governo, il cui intento è costituito, non appena gli indicatori economici lo consentiranno, nonostante i primi segnali di ripresa economica siano più che evidenti in Italia, dal preciso intento di liberare le risorse necessarie da destinare alla crescita, allo sviluppo e alla competitività del sistema-Paese soprattutto dal punto di vista degli investimenti infrastrutturali fortemente sostenuti e realizzati dal Governo;
in particolare il sistema infrastrutturale del trasporto ferroviario in Italia e più specificatamente nell'area settentrionale del Paese, evidenzia manifesti miglioramenti attraverso il potenziamento delle infrastrutture volte ad incrementare con la nuova linea di alta velocità dei treni eurostar denominati: «Frecciarossa», il sistema di viabilità del trasporto ferroviario, in particolare per l'importante tratta Torino-Milano;
occorre tuttavia potenziare, proprio per la predetta linea, gli scali ferroviari, prevedendo fra le soste già stabilite anche Novara il cui ruolo risulta centrale e strategico, come nodo logistico e trasportistico,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere la realizzazione della stazione di linea per l'alta velocità, nella città di Novara, che rappresenta unitamente al Centro intermodale, un'importante area urbana il cui sviluppo economico e finanziario, si sta estendendo progressivamente.
9/2936-A/43.(Testo modificato nel corso della seduta) Nastri, Mancuso.

La Camera
premesso che:
è necessario consentire la prosecuzione dell'attività di screening e di campagna di diagnosi precoce del tumore al seno da parte della LILT (Lega italiana lotta ai tumori) attraverso i suoi laboratori diagnostici;
nel 2009 la LILT aveva ricevuto a tal fine un contributo straordinario di 3 milioni di euro iscritto nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (capitolo 3413);
al suddetto capitolo è stata apportata una riduzione, di 2 milioni di euro, tale da ostacolare la prosecuzione del lavoro diagnostico sul territorio da parte delle sedi LILT,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di reperire le risorse atte al sostegno dell'attività di prevenzione del tumore al seno da parte della LILT al fine di ripristinare con decreto anche per il 2010 il contributo straordinario pari a tre milioni di euro come risultante dal capitolo 3412 per l'anno 2009.
9/2936-A/44.Bocciardo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 33, lettera r), della legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria 2008) ha modificato l'articolo 96 del TUIR in materia di deducibilità degli interessi passivi, introducendo un limite al 30 per cento del risultato operativo lordo;
la norma, volta ad arginare pratiche di elusione fiscale, ha peraltro un indubbio effetto inibitorio nei confronti degli investimenti finanziati con ricorso al debito, ragione per cui da più parti si chiede una generale revisione del regime di deducibilità degli interessi passivi;
la stessa disposizione prevede alcune rilevanti eccezioni, per le quali non è fissato il limite del 30 per cento del risultato operativo lordo per la deducibilità degli interessi passivi; tali eccezioni riguardano principalmente settori per i quali il ricorso al debito è strettamente connesso all'attività svolta o alla natura degli investimenti finanziati: banche e altri soggetti finanziari (escluse le società che svolgono principalmente attività di assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diverse da quelle creditizie e finanziarie); imprese di assicurazione e società capogruppo di gruppi bancari e assicurativi; società consortili costituite per l'esecuzione unitaria di lavori pubblici; società di progetto costituite ai sensi dell'articolo 156 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture; società costituite per la realizzazione e l'esercizio di interporti merci; società il cui capitale è sottoscritto prevalentemente da enti pubblici, che costruiscono o gestiscono impianti per la fornitura di acqua, energia e teleriscaldamento, nonché impianti per lo smaltimento e la depurazione;
come segnalato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con parere motivato del 12 settembre 2008 (pubblicato sul Bollettino settimanale dell'Autorità n. 34/208), nel caso della costruzione o gestione di impianti per la fornitura di acqua, energia e teleriscaldamento, nonché di impianti per lo smaltimento e la depurazione, la limitazione del beneficio dell'esenzione dalla deducibilità parziale degli interessi passivi alle sole società il cui capitale sia sottoscritto prevalentemente da enti pubblici, introduce una differenziazione del costo del capitale di debito tra soggetti di proprietà prevalentemente pubblica o privata;
tale differenziazione rappresenta una ingiustificata discriminazione a sfavore delle imprese private operanti nei settori sopraindicati, falsando il gioco della concorrenza ed erigendo ingiustificate barriere all'ingresso di nuovi soggetti privati, in particolare in ambiti dove appare oltremodo necessario l'afflusso di nuovi investimenti;
la norma appare in tal senso in contrasto con lo spirito dei processi di liberalizzazione dei servizi pubblici locali che si vogliono avviare,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di eliminare, rispetto ai settori per i quali non è fissato il limite del 30 per cento della deducibilità degli interessi passivi, qualsiasi discriminazione tra imprese pubbliche e private.
9/2936-A/45.Federico Testa, Della Vedova.

La Camera,
premesso che:
tutti i laureati in medicina e chirurgia iscritti alla facoltà negli anni accademici antecedenti al 1980 possono, indipendentemente dal possesso o meno del diploma di specializzazione, esercitare legittimamente l'odontoiatria;
con l'istituzione della facoltà di odontoiatria negli anni '80 l'autorizzazione all'esercizio della professione di odontoiatra è stato consentito, per un certo periodo, ai laureati di entrambe le facoltà;
allo scopo di regolamentare e definire l'accesso alla suddetta professione il legislatore è intervenuto ripetute volte, a vari livelli, talvolta in maniera contraddittoria, ingenerando una situazione di incertezza legislativa con numerosi ricorsi giurisdizionali;
il legislatore, per chiudere definitivamente il periodo transitorio in cui l'accesso all'odontoiatria era consentito ai laureati sia in medicina che in odontoiatria, ha definito che, fermo restando il diritto degli iscritti a medicina prima del 1980, l'esercizio dell'odontoiatria, era negato a tutti gli iscritti a tale facoltà dopo il 1985, prevedendo, per gli iscritti alla facoltà di medicina compresi tra l'anno accademico 1980-81 e l'anno accademico 1984-85, che l'accesso fosse consentito previa frequentazione di un corso di perfezionamento e il superamento della relativa prova finale d'esame;
tali corsi, previsti da un decreto legislativo del 1999, venivano realmente effettuati negli anni 2002 e 2007 e quindi parecchi anni dopo il conseguimento della laurea da parte dei soggetti interessati, che per altro avevano iniziato a praticare l'odontoiatria da tempo;
i laureati in medicina e chirurgia, iscritti agli anni accademici dal 1980-81 fino al 1984-85, prima di frequentare i corsi tenutesi nel 2002 e nel 2007, hanno esercitato l'odontoiatria presso ambulatori di professionisti debitamente abilitati all'esercizio di tale professione;
l'articolo 8, comma 1, della legge n. 175 del 1992 prevede una pesante sanzione disciplinare (minimo un anno di sospensione) per i medici chirurghi che favoriscono l'esercizio abusivo della professione;
proprio in considerazione del cosiddetto periodo transitorio, non si possono considerare abusivi i medici chirurghi, iscritti alla facoltà di medicina tra gli anni 1980 e 1985, che abbiano esercitato l'odontoiatria prima di superare la prova finale dei corsi di perfezionamento del 2002 e del 2007,

impegna il Governo

a considerare favorevolmente eventuali iniziative parlamentari atte a modificare la legge n. 175 del 1992 al fine di chiarire che i medici chirurghi, iscritti alla facoltà negli anni compresi tra il 1980 e il 1985, che, prima di frequentare e superare la prova finale dei corsi di perfezionamento del 2002 e del 2007, abbiano esercitato l'attività odontoiatrica, non siano considerati responsabili di esercizio abusivo della professione;
a trasmettere tale orientamento agli organi disciplinari competenti.
9/2936-A/46.Antonione, Di Virgilio.

La Camera,
premesso che:
l'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia è stata individuata come sito inquinato di interesse nazionale dal decreto del Ministero dell'ambiente 7 febbraio 2003;
la situazione di inquinamento ambientale dell'area ha assunto proporzioni preoccupanti, non soltanto per lo stato di degrado delle zone interessate e per il forte allarme sociale innescatosi nelle popolazioni, ma anche per l'esigenza di evitare rischi di peggioramento della situazione complessiva;
un piano di risanamento e bonifica dell'area è stato già predisposto dalle competenti autorità, come individuate sulla base delle diverse ordinanze di protezione civile succedutesi nel corso degli anni;
appare, peraltro, necessario che sia assicurato quanto meno il finanziamento del progetto di messa in sicurezza del sito, ponendo così termine alle forti preoccupazioni esistenti sul territorio,

impegna il Governo

ad adottare ogni possibile iniziativa diretta a completare il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza dell'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia, che richiederebbero uno stanziamento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011, e di 4 milioni di euro per l'anno 2012;
a valutare, a tal fine, anche una proroga dello stato di emergenza per la messa in sicurezza dell'area, che viene in scadenza nel gennaio 2010.
9/2936-A/47.Stradella, Armosino.

La Camera,
premesso che:
l'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia è stata individuata come sito inquinato di interesse nazionale dal decreto del Ministero dell'ambiente 7 febbraio 2003;
la situazione di inquinamento ambientale dell'area ha assunto proporzioni preoccupanti, non soltanto per lo stato di degrado delle zone interessate e per il forte allarme sociale innescatosi nelle popolazioni, ma anche per l'esigenza di evitare rischi di peggioramento della situazione complessiva;
un piano di risanamento e bonifica dell'area è stato già predisposto dalle competenti autorità, come individuate sulla base delle diverse ordinanze di protezione civile succedutesi nel corso degli anni;
appare, peraltro, necessario che sia assicurato quanto meno il finanziamento del progetto di messa in sicurezza del sito, ponendo così termine alle forti preoccupazioni esistenti sul territorio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni possibile iniziativa diretta a completare il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza dell'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia, che richiederebbero uno stanziamento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011, e di 4 milioni di euro per l'anno 2012;
a valutare, a tal fine, anche una proroga dello stato di emergenza per la messa in sicurezza dell'area, che viene in scadenza nel gennaio 2010.
9/2936-A/47.(Testo modificato nel corso della seduta)Stradella, Armosino.

La Camera,
premesso che:
diversi territori della Regione Piemonte sono stati colpiti, nell'aprile 2009, da eccezionali eventi alluvionali, che hanno prodotto significativi danni alle abitazioni private, agli esercizi commerciali, agli insediamenti produttivi e alle stesse infrastrutture, in particolare di comunicazione;
occorre che lo Stato - come avvenuto nelle numerose situazioni analoghe verificatesi sul territorio italiano nel corso degli ultimi decenni - possa concorrere, con i soggetti istituzionali preposti, a fronteggiare le spese necessarie al risarcimento dei danni e al ripristino delle opere infrastrutturali,

impegna il Governo

ad utilizzare in favore delle aree di cui in premessa, nel rispetto delle procedure previste dalla legislazione vigente, parte degli stanziamenti del Fondo per la protezione civile, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 142, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 1991, n. 195, per la realizzazione di interventi urgenti finalizzati al risarcimento dei danni ai soggetti privati, nonché al ripristino dei danni alle infrastrutture pubbliche.
9/2936-A/48.Armosino, Stradella.

La Camera,
premesso che:
diversi territori della Regione Piemonte sono stati colpiti, nell'aprile 2009, da eccezionali eventi alluvionali, che hanno prodotto significativi danni alle abitazioni private, agli esercizi commerciali, agli insediamenti produttivi e alle stesse infrastrutture, in particolare di comunicazione;
occorre che lo Stato - come avvenuto nelle numerose situazioni analoghe verificatesi sul territorio italiano nel corso degli ultimi decenni - possa concorrere, con i soggetti istituzionali preposti, a fronteggiare le spese necessarie al risarcimento dei danni e al ripristino delle opere infrastrutturali,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di utilizzare in favore delle aree di cui in premessa, nel rispetto delle procedure previste dalla legislazione vigente, parte degli stanziamenti del Fondo per la protezione civile, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 142, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 1991, n. 195, per la realizzazione di interventi urgenti finalizzati al risarcimento dei danni ai soggetti privati, nonché al ripristino dei danni alle infrastrutture pubbliche.
9/2936-A/48.(Testo modificato nel corso della seduta) Armosino, Stradella.

La Camera,
premesso che:
il 31 dicembre 2009 scadrà l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento (agevolazione pari a circa 0,159 euro/kg per il GPL ed euro 0,129 euro/litro per il gasolio) nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
la mancata proroga per l'anno 2010 della suddetta agevolazione provocherà una grave situazione di differenziazione di trattamento tra cittadini che risiedono in diverse parti dello stesso territorio comunale, in quanto - a decorrere dal 1o gennaio 2010 - alcuni cittadini consumatori dei citati prodotti da riscaldamento, anche se ubicati nell'ambito dello stesso territorio comunale, non potranno più accedere all'agevolazione fiscale a loro riconosciuta invece fino al 31 dicembre 2009;
la mancata proroga dell'agevolazione in oggetto - proroga, peraltro, sempre prevista dal 2002 fino al 31 dicembre 2009 tramite appositi disposti normativi - creerebbe notevolissimi problemi operativi e gestionali alle aziende fornitrici di gasolio e di GPL che si troverebbero nell'impossibilità di individuare i cittadini aventi diritto alla riduzione di costo;
anche gli stessi uffici chiamati ad effettuare i controlli incontrerebbero notevoli problemi nella individuazione degli aventi diritto alla agevolazione, problemi che - in mancanza della proroga - non potranno che dare vita a numerosi contenziosi amministrativi;
risultano, di conseguenza, di immediata evidenza la necessità e l'urgenza di prorogare - a decorrere dal 1o gennaio 2010, evitando così soluzioni di continuità nell'erogazione della agevolazione, la riduzione di costo anche per quei cittadini consumatori di GPL e gasolio che sono situati nelle zone del territorio comunale individuate dal citato articolo 13, comma 2, della legge n. 448 del 2001,

impegna il Governo

ad adottare le opportune e necessarie iniziative normative al fine di prevedere la proroga della agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E - ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, cosa come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 - analizzando nel contempo la possibilità di rendere strutturale la suddetta agevolazione, evitando così il verificarsi di immotivate differenziazioni di trattamento tra cittadini e tra diversi territori comunali.
9/2936-A/49.Crosio, Alessandri, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
il 31 dicembre 2009 scadrà l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento (agevolazione pari a circa 0,159 euro/kg per il GPL ed euro 0,129 euro/litro per il gasolio) nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, così come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
la mancata proroga per l'anno 2010 della suddetta agevolazione provocherà una grave situazione di differenziazione di trattamento tra cittadini che risiedono in diverse parti dello stesso territorio comunale, in quanto - a decorrere dal 1o gennaio 2010 - alcuni cittadini consumatori dei citati prodotti da riscaldamento, anche se ubicati nell'ambito dello stesso territorio comunale, non potranno più accedere all'agevolazione fiscale a loro riconosciuta invece fino al 31 dicembre 2009;
la mancata proroga dell'agevolazione in oggetto - proroga, peraltro, sempre prevista dal 2002 fino al 31 dicembre 2009 tramite appositi disposti normativi - creerebbe notevolissimi problemi operativi e gestionali alle aziende fornitrici di gasolio e di GPL che si troverebbero nell'impossibilità di individuare i cittadini aventi diritto alla riduzione di costo;
anche gli stessi uffici chiamati ad effettuare i controlli incontrerebbero notevoli problemi nella individuazione degli aventi diritto alla agevolazione, problemi che - in mancanza della proroga - non potranno che dare vita a numerosi contenziosi amministrativi;
risultano, di conseguenza, di immediata evidenza la necessità e l'urgenza di prorogare - a decorrere dal 1o gennaio 2010, evitando così soluzioni di continuità nell'erogazione della agevolazione, la riduzione di costo anche per quei cittadini consumatori di GPL e gasolio che sono situati nelle zone del territorio comunale individuate dal citato articolo 13, comma 2, della legge n. 448 del 2001,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre le necessarie iniziative normative al fine di prevedere la proroga della agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio per riscaldamento nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E - ancorché nella stessa frazione sia ubicata la sede municipale, cosa come previsto nell'articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 - analizzando nel contempo la possibilità di rendere strutturale la suddetta agevolazione, evitando così il verificarsi di immotivate differenziazioni di trattamento tra cittadini e tra diversi territori comunali.
9/2936-A/49.(Testo modificato nel corso della seduta) Crosio, Alessandri, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
il comma 229 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame reca provvedimenti finalizzati per garantire la sicurezza delle scuole e in tal senso al fine assicurare condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico degli edifici scolastici, dispone, in particolare, che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della stessa legge finanziaria, siano individuati prioritariamente gli interventi di immediata realizzabilità;
va sottolineato in tale ambito, che fra tutte le tipologie di costruzioni, gli edifici scolastici, assieme agli ospedali, dovrebbero essere quelli maggiormente protetti da fenomeni sismici, che in Italia sono gli eventi che comportano il rischio più elevato;
per tali edifici occorre porsi l'obiettivo di garantire la completa incolumità degli alunni e delle altre persone presenti;
per tali scopi, oltre evitare il crollo degli edifici scolastici in caso di terremoti, requisito previsto dalle normative sismiche, tra cui le nuove Norme tecniche per le costruzioni, è indispensabile anche garantire la loro integrità assoluta con l'assenza di qualsiasi danno sia agli elementi non strutturali sia agli oggetti da essi contenuti; occorre, inoltre, minimizzare l'entità delle vibrazioni sismiche trasmesse dal terreno agli edifici, onde evitare il panico;
gli obiettivi in oggetto non sono perseguibili con progettazione antisismica convenzionale basata sulla «robustezza» delle strutture, ma lo sono totalmente con l'isolamento sismico alla base degli edifici ed in larga misura inserendo sistemi di dissipazione d'energia al loro interno;
oltre la metà degli edifici scolastici attualmente esistenti nel nostro Paese risultano inadeguati a resistere ai terremoti cui potrebbero essere soggetti;
su molti di questi edifici è assai difficile o troppo costoso intervenire per garantirne una sufficiente sicurezza sismica, o perché trattasi di edifici monumentali e quindi soggetti anche ai requisiti della conservazione, o perché sono notevolmente vecchi;
nel primo caso sarebbe auspicabile destinare gli edifici ad un uso diverso e spostare le funzioni scolastiche in altre strutture, possibilmente di nuova costruzione; nel secondo caso la soluzione migliore sarebbe la demolizione con ricostruzione ex novo;
per le nuove realizzazioni di edifici scolastici non sussiste alcun impedimento di carattere tecnico perché essi siano realizzati con l'isolamento sismico alla base (in Italia 4 nuove scuole isolate sono già state completate ed almeno altre 12 sono in costruzione). A favore di questa soluzione progettuale sono, oltre al livello di sicurezza nettamente maggiore rispetto ad una costruzione fondata convenzionalmente, anche il bilancio economico complessivo, che tiene conto non solo dei costi di costruzione, ma anche di quelli di demolizione o riparazione, asportazione e stoccaggio dei detriti, delocalizzazione delle attività scolastiche, nonché gli evidenti benefici di carattere ambientale ed energetico;
quanto ai soli costi di costruzione, occorre notare che, in Italia, gli edifici scolastici hanno un numero ridotto di piani e di norma non necessitano di un piano interrato, pertanto nonostante la nuova normativa sismica italiana permetta di alleggerire la sovrastruttura e le fondazioni degli edifici isolati sismicamente, per gli edifici scolastici con isolamento alla base sono talvolta da mettere in conto costi di costruzione aggiuntivi dovuti all'uso di tale protezione, costituita da isolatori, solaio aggiuntivo al di sopra di essi, ecc;
per interventi su edifici scolastici esistenti l'isolamento sismico è utilizzabile solo se attorno all'edificio sussiste od è realizzabile lo spazio necessario per lo spostamento «di corpo rigido» che caratterizza la parte dell'edificio che poggia sugli isolatori. I costi possono essere anche nettamente inferiori a quelli di un intervento convenzionale, potendosi evitare il denudamento dell'ossatura portante, l'irrobustimento dei pilastri e dei nodi trave-pilastro e l'inserimento di setti irrigidenti;
quando l'isolamento sismico non sia applicabile, è usualmente possibile migliorare sismicamente gli edifici inserendo in essi dissipatori di energia. In tal caso il costo dei dissipatori è di norma largamente compensato dalla possibilità di evitare irrobustimenti della struttura portante;
in Italia l'edificio scolastico dotato d'isolamento sismico alla base più famoso è la nuova scuola Francesco Jovine o «Angeli di San Giuliano», tale scuola è stata la prima, protetta dall'isolamento sismico, ad essere completata in Italia, nel settembre 2008. Il sistema d'isolamento è stato progettato da un team di esperti coordinato dall'ENEA e la struttura è stata soggetta a collaudo in corso d'opera da parte di un esperto dell'Ente. L'ENEA ha anche contribuito alla progettazione del sistema di isolamento sismico e/o ha effettuato od effettuerà il collaudo in corso d'opera di ulteriori nuove scuole, a Marzabotto (BO), Campobasso, Vado (BO) e Mulazzo (MS). Sono, inoltre, da citare la progettazione ed il collaudo in corso d'opera di ulteriori 4 nuove scuole toscane isolate sismicamente effettuati nell'ambito del Protocollo d'Intesa su «Applicazioni dell'isolamento sismico e delle altre moderne tecnologie antisismiche ad opere ed edifici, in particolare ad uso scolastico» firmato dalla Regione Toscana, dall'ENEA e dal GLIS nel 2004;
in precedenza altre scuole esistenti erano state migliorate sismicamente con sistemi di dissipazione di energia, prima a Potenza e provincia, poi anche nelle Marche: fra queste ultime è da citare la scuola Gentile Fermi di Fabriano, di architettura razionalista, che, a seguito dei danni subiti durante il terremoto umbro-marchigiano del 1997-98 e di precedenti problemi di carattere statico, è stata migliorata sismicamente con dissipatori viscoelastici sviluppati nell'ambito del progetto comunitario REEDS promosso dall'ENEA;
l'ENEA, nell'ambito dell'edilizia scolastica, può intervenire proficuamente in specifici settori di competenza, tra cui:
lo sviluppo di nuovi dispositivi antisismici e, attraverso le proprie attrezzature sperimentali, prove su tali dispositivi e su modelli di strutture da essi protette;
la definizione dell'input sismico, anche mediante prove sismiche in sito, ossia analisi della risposta sismica locale e micro zonazione sismica, con definizione di spettri e/o accelerogrammi di sito;
la valutazione della vulnerabilità sismica di edifici esistenti, anche attraverso prove sperimentali su materiali e strutture, con individuazione delle tecniche più idonee per l'adeguamento sismico delle strutture;
la consulenza specialistica di supporto alla progettazione strutturale con particolare riferimento al dimensionamento e alla verifica di sistemi moderni di protezione sismica, sia per edifici di nuova realizzazione che per adeguamento di edifici esistenti;
la consulenza specialistica di supporto alla installazione dei dispositivi antisismici;
il collaudo in corso d'opera;
il monitoraggio sismico delle strutture,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nell'ambito dell'attuazione delle disposizioni di cui al comma 229 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, di coinvolgere l'ENEA, e se del caso di stipulare con esso specifici accordi, in modo da sviluppare interventi per la sicurezza sismica delle scuole che siano altamente efficaci, nonché all'avanguardia sotto il profilo delle tecnologie costruttive da adottare ed il più possibile vantaggiosi dal punto di vista dei parametri di costo, sicurezza e funzionalità.
9/2936-A/50.Alessandri, Rainieri, Lanzarin.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), ha disposto una limitazione del 30 per cento alla deducibilità degli oneri passivi sostenuti dalle aziende produttive nella contrazione di mutui destinati al loro funzionamento;
questa norma è estremamente penalizzante per le imprese che effettuano la stagionatura dei prodotti agroalimentari, come i caseifici ed i piccoli laboratori caseari che realizzano formaggi designati da denominazioni di origine protette (DOP) come ad esempio il parmigiano reggiano o il grana padano, che devono esporsi in maniera rilevante per l'ottenimento di risorse, tramite mutui bancari, da utilizzare per la gestione delle aziende durante le fasi in cui il prodotto rimane in stagionatura fino al momento in cui potrà essere venduto;
spesso tale periodo supera i 20 mesi ed in questo arco di tempo gli interessi per i finanziamenti richiesti diventano eccessivamente onerosi per tali imprese;
tali prodotti, proprio a causa della notevole durata della stagionatura, ricevevano pertinenti contributi dall'Unione Europea quale concorso agli oneri di immobilizzo nei magazzini di maturazione, ma oggi questi aiuti sono stati purtroppo eliminati;
i caseifici in questione acquistano la materia prima pagandola entro 60 giorni dalla consegna, la lavorano in poche ore e poi destinano il formaggio ottenuto alla lunga fase di stagionatura, questi processi diventano particolarmente costosi quando la fase di maturazione si deve protrarre per lunghi mesi e sarebbe opportuno o intervenire a livello normativo sopprimendo la predetta limitazione del percentuale del 30 per cento sulla deducibilità degli interessi passivi, oppure prevedendo opportuni aiuti alternativi a quelli della stessa deducibilità degli interessi, se del caso volti al rafforzamento della capacità competitiva delle imprese casearie allo scopo interessate;
durante l'esame in Commissione XIII Agricoltura, è stato approvato un emendamento volto a promuovere la concentrazione dell'offerta e l'immissione sul mercato della produzione di formaggi a lunga stagionatura designati da denominazioni di origine protette o da indicazioni geografiche protette, nonché per ridurre i costi di produzione di tali formaggi;
l'emendamento di cui trattasi non è stato poi ripreso dalla Commissione Bilancio;
per tale finalità si prevedeva l'istituzione di un fondo speciale nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, finalizzato all'erogazione di contributi in favore soggetti giuridici risultanti dall'aggregazione di imprese lattiero casearie produttrici di formaggi a lunga stagionatura e che si fossero unite in pertinenti forme associative per aumentare la loro competitività;
il disegno di legge in esame reca, ad ogni modo, una disposizione che potrebbe venire incontro alle esigenze auspicate. Si tratta in particolare dell'articolo 2, comma 48-ter, che per le necessità del settore agricolo autorizza il Comitato interministeriale per la programmazione economica ad individuare i programmi da sostenere e a destinarvi la cifra di 100 milioni di euro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, nell'ambito dell'attuazione dell'articolo 2, comma 48-ter, del disegno di legge in esame, che il CIPE utilizzi una pertinente quota dello stanziamento di 100 milioni di euro dedicato al settore agricolo, per sostenere l'aggregazione di imprese lattiero casearie produttrici di formaggi a lunga stagionatura designati da DOP o IGP, affinché possano ridurre i loro costi di produzione e incrementare la loro competitività sui mercati di vendita soprattutto rendendo più efficaci le attività relative alla concentrazione dell'offerta e all'immissione sul mercato di tali formaggi di qualità.
9/2936-A/51.Rainieri, Negro, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che,
il comma 230 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame prevede che la cifra di 1.000 milioni di euro derivanti dalle risorse assegnate per interventi di risanamento ambientale con delibera del CIPE del 6 novembre 2009, sia destinata ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico individuate dalla direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti le autorità di bacino e il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri;
la norma in questione prevede altresì che le risorse di cui trattasi possano essere utilizzate anche tramite accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che definisce, altresì, la quota di cofinanziamento regionale a valere sull'assegnazione di risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, che ciascun programma attuativo regionale destina a interventi di risanamento ambientale;
risulta che nell'anno 2009 non siano stati attuati i consueti provvedimenti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per le finalità di difesa del suolo nelle aree a rischio idrogeologico di cui al decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1998, n. 267, nell'ambito dei quali, ai sensi dell'articolo 16 della legge 31 luglio 2002, n. 179, e successive modificazioni, il medesimo Ministro dell' ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con le regioni o gli enti locali interessati, definisce ed attiva programmi di interventi urgenti per il riassetto territoriale delle aree medesime;
numerosi enti locali interessati da rischi imminenti o da fenomeni in atto di dissesto idrogeologico hanno ad ogni modo inoltrato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i loro programmi di intervento chiedendo pertinenti risorse. Tra tali enti si citano, in particolare, alcuni comuni che necessitano di effettuare interventi di messa in sicurezza o di bonifiche di siti dissestati: Bodeno (RE), Viano (RE), Villa Minozzo (RE), Pecorara (PC), Gropparello (PC), Arcole (VR), Oppeano (VR), Roncà (VR), Rosà (VI), Trissino (VI), Zermeghedo (VI), nonché altri enti con analoghe situazioni di emergenza;
sarebbe necessario dare riscontri alle istanze di contributo pervenute al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi della legge 7 luglio 2002, n. 179. In tal senso potrebbe essere applicato in maniera pertinente e conforme alla disposizione che lo prevede, la norma di cui al predetto comma 230 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, nel senso che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare oltre a fare ricorso ad accordi di programma da sottoscrivere con le regioni interessate, potrebbe senza ostacoli ricorrere ad intese con gli enti locali interessati per definire ed attivare quei programmi da cui derivano le richieste d'intervento effettuate nel corso del 2009,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di dare attuazione al comma 230 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, anche tramite intese con enti locali che nel 2009 hanno fatto richiesta d'intervento al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per ripristinare opere danneggiate da eventi di dissesto idrogeologico o per prevenire rischi di dissesto futuri, allo scopo verificando la necessità di dare un urgente riscontro agli enti locali indicati esemplificatamente in premessa, e ad ogni modo a soddisfare le loro istanze secondo le procedure che lo stesso Ministero deciderà di adottare ai sensi della disposizione di cui si discute.
9/2936-A/52.Lanzarin, Negro, Alessandri, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che,
il comma 48 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, il cui contenuto è stato integralmente sostituito durante l'esame del provvedimento in Commissione Bilancio, consente l'accesso al Fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito Centrale Spa per la parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese anche all'ulteriore scopo di favorire l'accesso al credito con finalità di investimento e di consolidamento della passività, attraverso il rafforzamento delle attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli, per un limite massimo di risorse pari a 20 milioni di euro;
a riguardo va evidenziato che la crisi dei sistemi finanziari dell'autunno del 2008 sta producendo notevoli danni economici anche al settore agricolo nazionale e sempre più numerose sono le aziende agricole che entrano in sofferenza e che limitano fino all'improduttività gli investimenti in prodotti intermedi ed in beni strumentali per gli andamenti colturali;
la crisi in atto va ad aggiungersi a problematiche più antiche che negli ultimi anni hanno colpito gravemente le capacità competitive delle aziende agricole italiane;
una questione che deve essere urgentemente risolta è il difficile rapporto tra banche ed imprese agricole ed il relativo fenomeno che oggi ha assunto dimensioni gravissime denominato «latifondo bancario», ossia l'indebitamento delle imprese agricole verso istituti di credito che nei fatti diventano in pochi anni i veri proprietari delle aziende debitrici;
in tema di credito per l'agricoltura bisognerebbe aprire un capitolo di attenzioni ed una visione chiara di quello che è l'approccio delle banche al mondo imprenditoriale agricolo, spesso ancora troppo legato ad una vecchia visione;
oggi il settore agricolo si muove in uno scenario economico intersettoriale, molto più complesso, ma anche più dinamico e competitivo;
la competitività in agricoltura esige da parte delle imprese agricole la capacità di reggere in autonomia sul mercato, di disporre delle capacità di gestione e di coordinamento dei fattori produttivi, ma anche di poter contare su di un ambiente economico ed istituzionale favorevole, che in questi ultimi tempi purtroppo è sempre più difficile ritrovare;
l'accesso al credito rappresenta per tutte le imprese agricole italiane uno degli elementi fondamentali, ma anche di maggiore criticità;
gli imprenditori agricoli chiedono alle banche più finanziamenti alle innovazioni, ma anche innovazione nel fare credito ed un approccio più dinamico e differenziato rispetto alle caratteristiche geopolitiche delle differenti aree del Paese. Vi sono imprese, molte di queste concentrate nelle regioni meridionali (al Sud il rapporto sofferenze/impieghi è a due cifre, sopra il 14 per cento, contro il 3 per cento del Nord ed il 7 per cento del Centro), con problemi finanziari e con difficoltà a trovare le necessarie disponibilità finanziarie per il normale funzionamento aziendale;
di queste dovrebbero occuparsi le istituzioni competenti con azioni specifiche sul credito, che in Italia purtroppo continuano a mancare;
è da tenere ben presente che le imprese agricole devono scontrarsi con un complesso sistema burocratico degli enti pubblici locali, gestori anche delle agevolazioni nazionali e comunitarie;
finora questo sistema ha fortemente penalizzato le aziende con ritardi ed appesantimenti amministrativi. Sono situazioni che oggi rischiano di accentuarsi con la totale attuazione di tutte le misure previste dai piani di sviluppo rurale che l'Unione Europea ha messo a disposizione delle Regioni con la nuova programmazione prevista dalla PAC;
a livello nazionale le possibilità di intervento agevolato a favore degli imprenditori agricoli sono concentrate essenzialmente nei Programmi regionali di sviluppo rurale. Al di fuori di questi interventi le imprese possono contare unicamente sulle limitate misure previste a livello locale (Province, Camere di commercio, ecc.) e a livello nazionale sulle risorse disponibili dalla programmazione negoziata; purtroppo le ristrettezze delle finanze pubbliche, sia a livello centrale sia locale, hanno fatto scomparire il credito agrario agevolato;
in una tale contesto la presenza delle banche ed il loro apporto è in questo momento essenziale anche e soprattutto a fronte degli interventi comunitari di sviluppo rurale;
le possibilità di accesso al credito e di ottenimento di certi tassi di interesse per un'impresa sono legate alla classe di rating che la banca le riconosce. L'Accordo di Basilea prevede che la presenza di garanzie esterne consenta alle imprese di avere la cosiddetta «mitigazione del rischio», di migliorare, cioè, il proprio accesso al credito e le condizioni di tasso, avvalendosi del rating del soggetto garante;
a fronte delle nuove regole sulle garanzie in questi anni si è assistito ad una forte rivoluzione, che ha interessato l'attività tipica degli enti prestatori di garanzie, in particolare quella dei Confidi, oggetto nel 2003 di una importante riforma legislativa, la cui evoluzione ancora non è probabilmente terminata;
i Confidi rappresentano oramai per quasi tutti i settori produttivi uno degli strumenti più importanti di accesso al credito delle medie e piccole imprese perché tramite essi e attraverso l'attività di negoziazione collettiva con le banche si permette alle imprese l'ottenimento di tassi di interesse più bassi e condizioni creditizie migliori;
i Confidi ben strutturati sono in grado di fornire un servizio finanziario reale alle imprese associate e possono rappresentare una delle soluzioni più efficaci per le imprese agricole anche alla luce delle disposizioni di Basilea 2;
l'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, di riforma dei Confidi, nell'indicare le tre tipologie di consorzi di garanzia fidi che possono operare, ne delimita il loro campo operativo, favorendo gli organismi più patrimonializzati; alla prima categoria appartengono la totalità dei Confidi agricoli, essa comprende i Confidi di cui all'articolo 106 del Testo Unico Bancario, chiamati così in quanto iscritti in un apposita sezione dell'elenco presso l'UIC (Ufficio italiano cambi) previsto al predetto articolo 106 del testo unico della legge bancaria (TUB): sono intermediari finanziari, con un minimo di capitale e patrimonio (rispettivamente di almeno 100.000 e 200.000 euro), che in maniera esclusiva a favore dei propri soci possono svolgere solo attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi ed in minima parte prestare servizi connessi e strumentali alla prima attività, la loro garanzia non è però riconosciuta ai fini di Basilea 2;
per essere pienamente efficaci e conformi ai requisiti di Basilea 2, sarebbe necessario che un Confidi appartenesse all'articolo 107 del predetto testo unico, ma ciò richiede grandi sforzi e profonde ristrutturazioni patrimoniali dovendo avere un volume di attività finanziarie pari o superiore a 75 milioni di euro, rispettare i «requisiti prudenziali e organizzativi» stabiliti dalla Banca d'Italia, in pratica assicurare un regime di gestione e vigilanza dei rischi finanziari assunti simile a quello delle banche, disporre di una struttura organizzativa professionale, essere sottoposti ad obblighi di informazione, pubblicizzazione e ispezione della vigilanza della Banca d'Italia;
di certo i Confidi di cui all'articolo 107 del TUB o le banche di garanzia collettiva rappresenteranno uno strumento di ampliamento e miglioramento dell'attività di servizio alle imprese anche agricole;
sulla strada del rafforzamento dei Confidi si sono, già, incamminate con decisione tutte le Organizzazioni imprenditoriali, alcune delle quali si possono fra l'altro avvalere di un sistema di Confidi già fortemente strutturato e diffuso;
sarebbe auspicabile da parte del Governo un'azione mirata a sostenere il rafforzamento e lo sviluppo dei Confidi agricoli, soprattutto affinché essi possano erogare alle imprese agricole tutte le agevolazioni ed i supporti che le norme che li disciplinano consentono di esercitare, ciò segnatamente per quanto riguarda la possibilità di operare in prevalenza (almeno il 50 per cento in attività di rilascio di garanzie) e non in via esclusiva nelle garanzie collettive dei fidi; la possibilità di svolgere attività specifiche, come il rilascio di garanzie per rimborsi fiscali, gestione di fondi pubblici, dirette anche verso terzi, nonché la possibilità di fare in forma residuale attività riservate alle società finanziarie,

impegna il Governo

ad intraprendere specifiche iniziative in grado di migliorare l'accesso delle imprese agricole al sistema del credito ed in tal senso ad attivare pertinenti misure finalizzate a rafforzare le capacità operative dei Confidi agricoli, anche attraverso l'attivazione di interventi diretti a promuovere la loro diffusione sul territorio ed il loro adeguamento alle disposizioni di cui all'articolo 107 del Testo unico bancario.
9/2936-A/53.Negro, Rainieri, Alessandri.

La Camera,
premesso che,
il comma 48 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, il cui contenuto è stato integralmente sostituito durante l'esame del provvedimento in Commissione Bilancio, consente l'accesso al Fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito Centrale Spa per la parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese anche all'ulteriore scopo di favorire l'accesso al credito con finalità di investimento e di consolidamento della passività, attraverso il rafforzamento delle attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli, per un limite massimo di risorse pari a 20 milioni di euro;
a riguardo va evidenziato che la crisi dei sistemi finanziari dell'autunno del 2008 sta producendo notevoli danni economici anche al settore agricolo nazionale e sempre più numerose sono le aziende agricole che entrano in sofferenza e che limitano fino all'improduttività gli investimenti in prodotti intermedi ed in beni strumentali per gli andamenti colturali;
la crisi in atto va ad aggiungersi a problematiche più antiche che negli ultimi anni hanno colpito gravemente le capacità competitive delle aziende agricole italiane;
una questione che deve essere urgentemente risolta è il difficile rapporto tra banche ed imprese agricole ed il relativo fenomeno che oggi ha assunto dimensioni gravissime denominato «latifondo bancario», ossia l'indebitamento delle imprese agricole verso istituti di credito che nei fatti diventano in pochi anni i veri proprietari delle aziende debitrici;
in tema di credito per l'agricoltura bisognerebbe aprire un capitolo di attenzioni ed una visione chiara di quello che è l'approccio delle banche al mondo imprenditoriale agricolo, spesso ancora troppo legato ad una vecchia visione;
oggi il settore agricolo si muove in uno scenario economico intersettoriale, molto più complesso, ma anche più dinamico e competitivo;
la competitività in agricoltura esige da parte delle imprese agricole la capacità di reggere in autonomia sul mercato, di disporre delle capacità di gestione e di coordinamento dei fattori produttivi, ma anche di poter contare su di un ambiente economico ed istituzionale favorevole, che in questi ultimi tempi purtroppo è sempre più difficile ritrovare;
l'accesso al credito rappresenta per tutte le imprese agricole italiane uno degli elementi fondamentali, ma anche di maggiore criticità;
gli imprenditori agricoli chiedono alle banche più finanziamenti alle innovazioni, ma anche innovazione nel fare credito ed un approccio più dinamico e differenziato rispetto alle caratteristiche geopolitiche delle differenti aree del Paese. Vi sono imprese, molte di queste concentrate nelle regioni meridionali (al Sud il rapporto sofferenze/impieghi è a due cifre, sopra il 14 per cento, contro il 3 per cento del Nord ed il 7 per cento del Centro), con problemi finanziari e con difficoltà a trovare le necessarie disponibilità finanziarie per il normale funzionamento aziendale;
di queste dovrebbero occuparsi le istituzioni competenti con azioni specifiche sul credito, che in Italia purtroppo continuano a mancare;
è da tenere ben presente che le imprese agricole devono scontrarsi con un complesso sistema burocratico degli enti pubblici locali, gestori anche delle agevolazioni nazionali e comunitarie;
finora questo sistema ha fortemente penalizzato le aziende con ritardi ed appesantimenti amministrativi. Sono situazioni che oggi rischiano di accentuarsi con la totale attuazione di tutte le misure previste dai piani di sviluppo rurale che l'Unione Europea ha messo a disposizione delle Regioni con la nuova programmazione prevista dalla PAC;
a livello nazionale le possibilità di intervento agevolato a favore degli imprenditori agricoli sono concentrate essenzialmente nei Programmi regionali di sviluppo rurale. Al di fuori di questi interventi le imprese possono contare unicamente sulle limitate misure previste a livello locale (Province, Camere di commercio, ecc.) e a livello nazionale sulle risorse disponibili dalla programmazione negoziata; purtroppo le ristrettezze delle finanze pubbliche, sia a livello centrale sia locale, hanno fatto scomparire il credito agrario agevolato;
in una tale contesto la presenza delle banche ed il loro apporto è in questo momento essenziale anche e soprattutto a fronte degli interventi comunitari di sviluppo rurale;
le possibilità di accesso al credito e di ottenimento di certi tassi di interesse per un'impresa sono legate alla classe di rating che la banca le riconosce. L'Accordo di Basilea prevede che la presenza di garanzie esterne consenta alle imprese di avere la cosiddetta «mitigazione del rischio», di migliorare, cioè, il proprio accesso al credito e le condizioni di tasso, avvalendosi del rating del soggetto garante;
a fronte delle nuove regole sulle garanzie in questi anni si è assistito ad una forte rivoluzione, che ha interessato l'attività tipica degli enti prestatori di garanzie, in particolare quella dei Confidi, oggetto nel 2003 di una importante riforma legislativa, la cui evoluzione ancora non è probabilmente terminata;
i Confidi rappresentano oramai per quasi tutti i settori produttivi uno degli strumenti più importanti di accesso al credito delle medie e piccole imprese perché tramite essi e attraverso l'attività di negoziazione collettiva con le banche si permette alle imprese l'ottenimento di tassi di interesse più bassi e condizioni creditizie migliori;
i Confidi ben strutturati sono in grado di fornire un servizio finanziario reale alle imprese associate e possono rappresentare una delle soluzioni più efficaci per le imprese agricole anche alla luce delle disposizioni di Basilea 2;
l'articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, di riforma dei Confidi, nell'indicare le tre tipologie di consorzi di garanzia fidi che possono operare, ne delimita il loro campo operativo, favorendo gli organismi più patrimonializzati; alla prima categoria appartengono la totalità dei Confidi agricoli, essa comprende i Confidi di cui all'articolo 106 del Testo Unico Bancario, chiamati così in quanto iscritti in un apposita sezione dell'elenco presso l'UIC (Ufficio italiano cambi) previsto al predetto articolo 106 del testo unico della legge bancaria (TUB): sono intermediari finanziari, con un minimo di capitale e patrimonio (rispettivamente di almeno 100.000 e 200.000 euro), che in maniera esclusiva a favore dei propri soci possono svolgere solo attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi ed in minima parte prestare servizi connessi e strumentali alla prima attività, la loro garanzia non è però riconosciuta ai fini di Basilea 2;
per essere pienamente efficaci e conformi ai requisiti di Basilea 2, sarebbe necessario che un Confidi appartenesse all'articolo 107 del predetto testo unico, ma ciò richiede grandi sforzi e profonde ristrutturazioni patrimoniali dovendo avere un volume di attività finanziarie pari o superiore a 75 milioni di euro, rispettare i «requisiti prudenziali e organizzativi» stabiliti dalla Banca d'Italia, in pratica assicurare un regime di gestione e vigilanza dei rischi finanziari assunti simile a quello delle banche, disporre di una struttura organizzativa professionale, essere sottoposti ad obblighi di informazione, pubblicizzazione e ispezione della vigilanza della Banca d'Italia;
di certo i Confidi di cui all'articolo 107 del TUB o le banche di garanzia collettiva rappresenteranno uno strumento di ampliamento e miglioramento dell'attività di servizio alle imprese anche agricole;
sulla strada del rafforzamento dei Confidi si sono, già, incamminate con decisione tutte le Organizzazioni imprenditoriali, alcune delle quali si possono fra l'altro avvalere di un sistema di Confidi già fortemente strutturato e diffuso;
sarebbe auspicabile da parte del Governo un'azione mirata a sostenere il rafforzamento e lo sviluppo dei Confidi agricoli, soprattutto affinché essi possano erogare alle imprese agricole tutte le agevolazioni ed i supporti che le norme che li disciplinano consentono di esercitare, ciò segnatamente per quanto riguarda la possibilità di operare in prevalenza (almeno il 50 per cento in attività di rilascio di garanzie) e non in via esclusiva nelle garanzie collettive dei fidi; la possibilità di svolgere attività specifiche, come il rilascio di garanzie per rimborsi fiscali, gestione di fondi pubblici, dirette anche verso terzi, nonché la possibilità di fare in forma residuale attività riservate alle società finanziarie,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intraprendere specifiche iniziative in grado di migliorare l'accesso delle imprese agricole al sistema del credito ed in tal senso ad attivare pertinenti misure finalizzate a rafforzare le capacità operative dei Confidi agricoli, anche attraverso l'attivazione di interventi diretti a promuovere la loro diffusione sul territorio ed il loro adeguamento alle disposizioni di cui all'articolo 107 del Testo unico bancario.
9/2936-A/53.(Testo modificato nel corso della seduta) Negro, Rainieri, Alessandri.

La Camera,
premesso che:
il 7 dicembre 2009 in località Valzelli, a circa 2 chilometri dall'abitato di Cevo (provincia di Brescia) si è abbattuta una frana sulla strada provinciale n. 84, la Berzo Demo-Cevo, interrompendone il transito;
il sindaco di Cevo, Silvio Citroni, ha emesso un'ordinanza con la quale chiude il transito sulla suddetta strada provinciale dalla località Valzelli a Cevo;
questa è la terza frana che si abbatte su questo tratto da quando è stata realizzata la strada: inoltre, ogni anno si verificano smottamenti; il versante roccioso risulta essere alquanto instabile, in quanto venne fessurato dalle mine per la realizzazione della strada,

impegna il Governo

a valutare la necessità della messa in sicurezza delle zone della Vallecamonica colpite da eventi calamitosi.
9/2936-A/54.Caparini.

La Camera,
premesso che,
nel giugno 2008 il Montana World Trade Center dell'Università del Montana (Usa) e il World Trade Center East Lombardy Brescia hanno elaborato il progetto World Education Campus (WEC), che si propone di realizzare a Brescia un campus universitario internazionale;
il Montana World Trade Center rappresenta un centro di eccellenza nella rete dei 300 World Trade Center nel mondo in tema di collaborazione tra università e reti di imprese e nel World Education Campus avrà il ruolo di coordinatore internazionale nel promuovere il campus internazionale di Brescia;
Brescia è stata identificata come città a dimensione degli studenti universitari e come rappresentativa di un'antica città europea, ricca di cultura, proiettata solidamente nella dimensione economica in modo diversificato, dall'agricoltura alla zootecnia, dall'enogastronomia al turismo, dall'industria al terziario, con riconosciute tradizioni in campo educativo;
la dimensione universitaria di Brescia con due università, quella statale (medicina, ingegneria, economia, giurisprudenza) e quella cattolica (lettere e filosofia, lingue straniere, scienza della formazione, sociologia, psicologia, scienze matematiche, fisiche ed ambientali, scienze religiose) offre una potenziale sinergia con il World Education Campus;
l'attuale popolazione studentesca universitaria è prevalentemente di Brescia e provincia e, come emerso nella summer school internazionale del 2008, guarda con interesse ad un campus rivolto a studenti da tutto il mondo. Si stima che ciascuno dei 4.000 di questi studenti sostenga un impegno economico (didattica, vitto, alloggio ed altro) di circa 15.000 euro per anno con esternalità positive, anche in termini di turismo e di valorizzazione del made in Brescia e del made in Italy;
il Montana World Trade Center ha identificato la sede del campus internazionale nella Caserma Goito-San Gaetano, all'interno delle mura venete, in via Callegari-via Spalti San Marco, in quanto ex-convento benedettino del 1400 di oltre 30.000 metri quadri, collocato in prossimità dì tre parchi urbani: il parco Torri Gemelle - 11 settembre, posto a sud; il parco Castello Cidneo (il castello è significativo a livello europeo), posto a nord; li parco del Monte Maddalena, posto a nord est;
attualmente la Caserma Goito-San Gaetano è solo in una piccola porzione utilizzata come archivio dei documenti di leva, in parte (zona sud) è completamente abbandonata e degradata, il campo di calcio è utilizzato come parcheggio temporaneo per la città;
la Caserma Goito-San Gaetano risulta inserita negli elenchi dei beni demaniali militari ceduti al demanio civile (2007) solamente per quanto al campo di calcio, tutto il resto è nella disponibilità del demanio militare, che ne può disporre ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008;
il World Trade Center Brescia, con l'apporto finanziario della Finsibi spa, potrebbe acquisire con permute la Caserma Goito-San Gaetano direttamente dal demanio militare nell'ambito di un accordo di programma con il comune di Brescia, con la previsione di trasformazione in campus universitario da attuarsi con esperti internazionali, come ipotizzato ad Aosta e Trieste;
in alternativa, è possibile la cessione del demanio militare al demanio civile con inserimento nel III decreto entro il 2008 e, quindi, al World Trade Center Brescia in accordo con il comune di Brescia,

impegna il Governo

ad attivarsi per la stipula dell'accordo di programma con il comune di Brescia, con la previsione di trasformazione della Caserma Goito-San Gaetano in campus universitario.
9/2936-A/55.Volpi, Caparini, Beccalossi, Romele.

La Camera,
premesso che,
nel giugno 2008 il Montana World Trade Center dell'Università del Montana (Usa) e il World Trade Center East Lombardy Brescia hanno elaborato il progetto World Education Campus (WEC), che si propone di realizzare a Brescia un campus universitario internazionale;
il Montana World Trade Center rappresenta un centro di eccellenza nella rete dei 300 World Trade Center nel mondo in tema di collaborazione tra università e reti di imprese e nel World Education Campus avrà il ruolo di coordinatore internazionale nel promuovere il campus internazionale di Brescia;
Brescia è stata identificata come città a dimensione degli studenti universitari e come rappresentativa di un'antica città europea, ricca di cultura, proiettata solidamente nella dimensione economica in modo diversificato, dall'agricoltura alla zootecnia, dall'enogastronomia al turismo, dall'industria al terziario, con riconosciute tradizioni in campo educativo;
la dimensione universitaria di Brescia con due università, quella statale (medicina, ingegneria, economia, giurisprudenza) e quella cattolica (lettere e filosofia, lingue straniere, scienza della formazione, sociologia, psicologia, scienze matematiche, fisiche ed ambientali, scienze religiose) offre una potenziale sinergia con il World Education Campus;
l'attuale popolazione studentesca universitaria è prevalentemente di Brescia e provincia e, come emerso nella summer school internazionale del 2008, guarda con interesse ad un campus rivolto a studenti da tutto il mondo. Si stima che ciascuno dei 4.000 di questi studenti sostenga un impegno economico (didattica, vitto, alloggio ed altro) di circa 15.000 euro per anno con esternalità positive, anche in termini di turismo e di valorizzazione del made in Brescia e del made in Italy;
il Montana World Trade Center ha identificato la sede del campus internazionale nella Caserma Goito-San Gaetano, all'interno delle mura venete, in via Callegari-via Spalti San Marco, in quanto ex-convento benedettino del 1400 di oltre 30.000 metri quadri, collocato in prossimità dì tre parchi urbani: il parco Torri Gemelle - 11 settembre, posto a sud; il parco Castello Cidneo (il castello è significativo a livello europeo), posto a nord; li parco del Monte Maddalena, posto a nord est;
attualmente la Caserma Goito-San Gaetano è solo in una piccola porzione utilizzata come archivio dei documenti di leva, in parte (zona sud) è completamente abbandonata e degradata, il campo di calcio è utilizzato come parcheggio temporaneo per la città;
la Caserma Goito-San Gaetano risulta inserita negli elenchi dei beni demaniali militari ceduti al demanio civile (2007) solamente per quanto al campo di calcio, tutto il resto è nella disponibilità del demanio militare, che ne può disporre ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008;
il World Trade Center Brescia, con l'apporto finanziario della Finsibi spa, potrebbe acquisire con permute la Caserma Goito-San Gaetano direttamente dal demanio militare nell'ambito di un accordo di programma con il comune di Brescia, con la previsione di trasformazione in campus universitario da attuarsi con esperti internazionali, come ipotizzato ad Aosta e Trieste;
in alternativa, è possibile la cessione del demanio militare al demanio civile con inserimento nel III decreto entro il 2008 e, quindi, al World Trade Center Brescia in accordo con il comune di Brescia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di attivarsi per la stipula dell'accordo di programma con il comune di Brescia, con la previsione di trasformazione della Caserma Goito-San Gaetano in campus universitario.
9/2936-A/55.(Testo modificato nel corso della seduta) Volpi, Caparini, Beccalossi, Romele.

La Camera,
premesso che:
il turismo rimane, nonostante il nuovo Ministero, un settore assolutamente orfano di politiche pubbliche: manca, infatti, un piano strategico di sviluppo che preveda l'impiego dì risorse finalizzate, fra l'altro, a:
a) estendere la concessione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità alle imprese turistiche con meno di 50 dipendenti;
b) ridurre e armonizzare le aliquote iva dell'intera filiera turistica;
c) incentivare il turismo sociale e delle famiglie a basso reddito, con la creazione di pacchetti turistici tutto compreso, finora solo annunciati;
d) riformare la disciplina delle concessioni e dei canoni demaniali ad uso turistico ricreativo, dando alle imprese balneari certezze sulla durata delle concessioni;
e) incentivare l'innovazione e la crescita dimensionale della grande platea degli alberghi di piccole e medie dimensioni, anche favorendo l'acquisto degli immobili ad uso turistico-ricettivo da parte dei gestori;
f) aumentare le risorse destinate ai buoni vacanza e il contributo statale di cui possono usufruire gli aventi diritto;
g) favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici interni, attraverso un'intesa con le associazioni imprenditoriali per favorire lo sviluppo del turismo nella bassa stagione;
il disegno di legge n. 2936 (disegno di legge finanziaria per il 2010), che non rinnova alcuna misura per il settore turistico, prevede la proroga fino al 2012 della normativa relativa alla detrazione irpef delle spese sostenute per interventi di recupero del patrimonio edilizio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative legislative che prevedano, a decorrere dal 1o gennaio 2010, l'applicazione di detrazioni fiscali delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio anche a favore dei proprietari delle strutture turistico-ricettive, siano essi società di persone o società di capitali.
9/2936-A/56.Marchioni.

La Camera,
premesso che:
il turismo rimane, nonostante il nuovo Ministero, un settore assolutamente orfano di politiche pubbliche: manca, infatti, un piano strategico di sviluppo che preveda l'impiego dì risorse finalizzate, fra l'altro, a:
a) estendere la concessione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità alle imprese turistiche con meno di 50 dipendenti;
b) ridurre e armonizzare le aliquote iva dell'intera filiera turistica;
c) incentivare il turismo sociale e delle famiglie a basso reddito, con la creazione di pacchetti turistici tutto compreso, finora solo annunciati;
d) riformare la disciplina delle concessioni e dei canoni demaniali ad uso turistico ricreativo, dando alle imprese balneari certezze sulla durata delle concessioni;
e) incentivare l'innovazione e la crescita dimensionale della grande platea degli alberghi di piccole e medie dimensioni, anche favorendo l'acquisto degli immobili ad uso turistico-ricettivo da parte dei gestori;
f) aumentare le risorse destinate ai buoni vacanza e il contributo statale di cui possono usufruire gli aventi diritto;
g) favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici interni, attraverso un'intesa con le associazioni imprenditoriali per favorire lo sviluppo del turismo nella bassa stagione;
il disegno di legge n. 2936 (disegno di legge finanziaria per il 2010), che non rinnova alcuna misura per il settore turistico, prevede la proroga fino al 2012 della normativa relativa alla detrazione irpef delle spese sostenute per interventi di recupero del patrimonio edilizio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative legislative che prevedano, l'applicazione di detrazioni fiscali delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio anche a favore dei proprietari delle strutture turistico-ricettive, siano essi società di persone o società di capitali.
9/2936-A/56.(Testo modificato nel corso della seduta) Marchioni.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria contiene molte norme a favore dello sviluppo economico e tendenti a favorire il superamento dell'attuale crisi congiunturale;
gran parte della situazione contingente di recessione della nostra economia dipende dalla situazione di liquidità del sistema industriale, a sua volta derivante anche dalle difficoltà di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese,

impegna il Governo

a continuare con la massima sollecitudine nell'opera di studio ed incentivo presso gli istituti bancari affinché gli stessi favoriscano l'accesso al credito per le piccole e medie imprese;
a valutare nuove disposizioni tese a favorire quegli istituti di credito di piccole dimensioni, quei consorzi di garanzia artigianali ed industriali, quelle casse rurali e quelle bancarie maggiormente legate al territorio, che hanno dimostrato e dimostrano attenzione alle esigenze e alle istanze delle piccole e medie imprese.
9/2936-A/57.Reguzzoni.

La Camera,

impegna il Governo

a porre in essere ogni idonea iniziativa affinché le misure di cui all'articolo 2, comma 176, siano realizzate in modo da garantire l'allineamento temporale rispetto alle disposizioni di cui al disegno di legge recante «Individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali, razionalizzazione delle Province e degli Uffici territoriali del Governo. Riordino di enti ed organismi decentrati».
9/2936-A/58.Dal Lago.

La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di porre in essere ogni idonea iniziativa affinché le misure di cui all'articolo 2, comma 176, siano realizzate in modo da garantire l'allineamento temporale rispetto alle disposizioni di cui al disegno di legge recante «Individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali, razionalizzazione delle Province e degli Uffici territoriali del Governo. Riordino di enti ed organismi decentrati».
9/2936-A/58.(Testo modificato nel corso della seduta) Dal Lago.

La Camera,

impegna il Governo

ad assicurare che tutte le misure previste dall'articolo 2, commi 174, 175 e 176 producano effetti per ogni ente locale con riferimento al primo rinnovo dei rispettivi organi elettivi.
9/2936-A/59.Vanalli.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2010, nel testo della Commissione bilancio a seguito dell'approvazione di un maxiemendamento del relatore, all'articolo 2, comma 192, ha introdotto una disposizione per prevedere che l'ANAS Spa, entro il 31 marzo 2010, avvii le procedure ad evidenza pubblica per l'individuazione dei nuovi concessionari per le tratte autostradali in concessione in scadenza al 31 dicembre 2014;
la disposizione sopra richiamata interesserà anche l'autostrada A22 Modena-Brennero, attualmente in gestione alla società Autostrade del Brennero spa, società partecipata dalla regione trentino-Alto Adige e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che vedrà scadere la propria concessione entro il 2014;
la società Autostrade del Brennero Spa tuttavia, secondo quanto disposto dall'articolo 55, comma 13, della legge 27 dicembre 1997, n 449, destina una quota prevalente dei proventi realizzati con i pedaggi per il rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero e la realizzazione delle relative gallerie;
per i motivi sopra esposti sarebbe necessario che lo Stato si adoperi fin da subito con l'Unione europea per una proroga della concessione alla società Autostrade del Brennero Spa;

impegna il Governo

ad adoperarsi per una proroga della concessione per l'autostrada A22 alla società Autostrade del Brennero Spa e, in subordine, che fin dalla fase di avvio della procedura ad evidenza pubblica per l'individuazione del nuovo concessionario dell'autostrada A22 e nel relativo bando di gara venga specificato che il nuovo concessionario dovrà destinare, in linea anche con le indicazioni di cui alla Direttiva Eurovignette 62/1999, come integrata dalla direttiva 38/2006, una quota prevalente dei proventi realizzati al rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero, alla realizzazione delle relative gallerie e delle tratte di accesso, in conformità all'articolo 55, comma 13, della legge 27 dicembre 1997, n 449, ai fini «dell'ottimizzazione di tutto il sistema dei trasporti» ai sensi della richiamata direttiva comunitaria e delle misure poste a salvaguardia dei delicati equilibri ambientali che caratterizzano l'arco alpino.
9/2936-A/60.Brugger, Zeller, Bressa, Gnecchi.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2010, nel testo della Commissione bilancio a seguito dell'approvazione di un maxiemendamento del relatore, all'articolo 2, comma 192, ha introdotto una disposizione per prevedere che l'ANAS Spa, entro il 31 marzo 2010, avvii le procedure ad evidenza pubblica per l'individuazione dei nuovi concessionari per le tratte autostradali in concessione in scadenza al 31 dicembre 2014;
la disposizione sopra richiamata interesserà anche l'autostrada A22 Modena-Brennero, attualmente in gestione alla società Autostrade del Brennero spa, società partecipata dalla regione trentino-Alto Adige e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che vedrà scadere la propria concessione entro il 2014;
la società Autostrade del Brennero Spa tuttavia, secondo quanto disposto dall'articolo 55, comma 13, della legge 27 dicembre 1997, n 449, destina una quota prevalente dei proventi realizzati con i pedaggi per il rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero e la realizzazione delle relative gallerie;
per i motivi sopra esposti sarebbe necessario che lo Stato si adoperi fin da subito con l'Unione europea per una proroga della concessione alla società Autostrade del Brennero Spa;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adoperarsi per una proroga della concessione per l'autostrada A22 alla società Autostrade del Brennero Spa e, in subordine, che fin dalla fase di avvio della procedura ad evidenza pubblica per l'individuazione del nuovo concessionario dell'autostrada A22 e nel relativo bando di gara venga specificato che il nuovo concessionario dovrà destinare, in linea anche con le indicazioni di cui alla Direttiva Eurovignette 62/1999, come integrata dalla direttiva 38/2006, una quota prevalente dei proventi realizzati al rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero, alla realizzazione delle relative gallerie e delle tratte di accesso, in conformità all'articolo 55, comma 13, della legge 27 dicembre 1997, n 449, ai fini «dell'ottimizzazione di tutto il sistema dei trasporti» ai sensi della richiamata direttiva comunitaria e delle misure poste a salvaguardia dei delicati equilibri ambientali che caratterizzano l'arco alpino.
9/2936-A/60.(Testo modificato nel corso della seduta) Brugger, Zeller, Bressa, Gnecchi.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2010 prevede diverse proroghe per agevolazioni del regime IVA e per i crediti d'imposta;
è prassi consolidata dalla giurisprudenza comunitaria, confermata anche da un orientamento costante dell'Agenzia delle entrate, ritenere che il legislatore nazionale, all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, abbia stabilito che una cessione di beni o una prestazione di servizi possono risultare accessorie ad un'operazione principale quando: integrano, completano e rendono possibile quest'ultima, sono rese direttamente dal medesimo soggetto dell'operazione principale, sono rese nei confronti del medesimo soggetto nei cui confronti viene resa l'operazione principale;
si può pertanto dedurre che, come avviene in vari Paesi europei, le strutture alberghiere che offrono ai clienti alloggiati anche servizi benessere legati ai trattamenti bellezza e benessere del corpo (massaggi, trattamenti estetici, bagni a tema, impacchi, ecc.) considerino questi ultimi come «servizi accessori alla prestazione principale», applicando dunque l'aliquota IVA ridotta al 10 per cento;

impegna il Governo

a chiarire che le prestazioni di benessere del corpo e cura della persona offerti dalle strutture alberghiere e fruiti dai clienti che vi alloggiano siano considerati prestazioni accessorie alla prestazione principale e pertanto da assoggettare all'IVA agevolata del 10 per cento, a norma all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
9/2936-A/61.Nicco, Brugger, Zeller.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2010 prevede diverse proroghe per agevolazioni del regime IVA e per i crediti d'imposta;
è prassi consolidata dalla giurisprudenza comunitaria, confermata anche da un orientamento costante dell'Agenzia delle entrate, ritenere che il legislatore nazionale, all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, abbia stabilito che una cessione di beni o una prestazione di servizi possono risultare accessorie ad un'operazione principale quando: integrano, completano e rendono possibile quest'ultima, sono rese direttamente dal medesimo soggetto dell'operazione principale, sono rese nei confronti del medesimo soggetto nei cui confronti viene resa l'operazione principale;
si può pertanto dedurre che, come avviene in vari Paesi europei, le strutture alberghiere che offrono ai clienti alloggiati anche servizi benessere legati ai trattamenti bellezza e benessere del corpo (massaggi, trattamenti estetici, bagni a tema, impacchi, ecc.) considerino questi ultimi come «servizi accessori alla prestazione principale», applicando dunque l'aliquota IVA ridotta al 10 per cento;

impegna il Governo

a chiarire, previa verifica della compatibilità comunitaria della proposta, che le prestazioni di benessere del corpo e cura della persona offerti dalle strutture alberghiere e fruiti dai clienti che vi alloggiano siano considerati prestazioni accessorie alla prestazione principale e pertanto da assoggettare all'IVA agevolata del 10 per cento, a norma all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
9/2936-A/61.(Testo modificato nel corso della seduta) Nicco, Brugger, Zeller.

La Camera,
premesso che:
a seguito degli eventi calamitosi dell'ottobre 2002, avvenuti nella provincia di Catania, fu disposto, con l'articolo 4 decreto-legge del 4 novembre 2002 convertito con legge del 27 dicembre 2002 n. 286, che, ai sensi dell'articolo 9 comma 2 della legge n.212 del 2000, venisse adottato un provvedimento dal Ministro dell'economia e delle finanze avente l'effetto di concedere la sospensione degli adempimenti e versamenti tributari e contributivi per quei soggetti colpiti dalle calamità che la stessa legge aveva identificato nei soggetti che «...erano residenti, avevano sede operativa, o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni...» colpiti da calamità;
il Decreto del ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, con l'integrazione della Legge 24 dicembre 2007, n. 244 articolo 2, comma 117, all'articolo 1 comma 1, riferendosi alle persone fisiche, dispone che l'agevolazione riguarda i soggetti che alla data del 29 ottobre 2002 avevano la residenza o la sede operativa nei comuni colpiti;
come si evince anche dagli atti della Commissione Bilancio e Tesoro del 7 dicembre 2007 relativi al subemendamento che operò sulla norma estendendola anche alla «sede operativa», laddove il proponente il subemendamento stesso chiariva che esso «... è finalizzato a salvaguardare il salario dei lavoratori e a dare corretta interpretazione alla normativa in vigore», l'introduzione della «sede operativa», riguardando le persone fisiche, va riferita al luogo dove il proprio lavoro viene operato, sia esso in proprio che in qualità di dipendente, e che gli uffici finanziari periferici hanno chiesto all'amministrazione finanziaria centrale di confermare tale orientamento interpretativo;
il comma 2 dell'articolo 36-bis del decreto-legge n. 248 del 31 dicembre 2007, convertito con legge 28 febbraio 2008 n. 31, alla b) prevedeva l'attualizzazione del debito per tutti i soggetti a condizione che versino gli importi sospesi dovuti residui senza avvalersi della facoltà di rateizzarli. Sebbene vi siano molti contribuenti che intendono avvalersi della suddetta norma, l'Amministrazione finanziaria, non ha ancora chiarito quale è il tasso e il metodo di attualizzazione da applicare al relativo calcolo, rendendo di fatto inapplicabile una norma avente l'obiettivo di eliminare una gran quantità di ruoli sospesi, di produrre un gettito nel breve, e di chiudere migliaia di posizioni sospese,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, affinché:
le agevolazioni di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, articolo 1 comma 1, con l'integrazione della legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 2, comma 117, vengano applicate a tutte le persone fisiche che alla data del 29 ottobre 2002 erano residenti nei comuni individuati o vi esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione, anche in forma di collaborazione, in quanto in tali luoghi essi hanno sede operativa;
l'amministrazione finanziaria chiarisca agli uffici locali le modalità, e il tasso di attualizzazione delle rate non ancora scadute.
9/2936-A/62.Lo Presti, Catanoso.

La Camera,
premesso che:
a legge n. 154 del 2005 ha istituito la dirigenza penitenziaria prevedendo l'inquadramento nella medesima di tutti i direttori penitenziari (posizione C2-C3) e dei direttori coordinatori di Servizio sociale (C3), vale a dire circa oltre 500 persone;
da tale previsione normativa risultano esclusi gli ultimi 6 Direttori Penitenziari, di posizione economica C2 (n. 5 unità), più 1 unità di posizione economica C3, esclusione operata certamente non per volontà premeditata, ma per una mancata conoscenza, relativa alla loro provenienza in tale carriera da parte del legislatore;
questi funzionari dello Stato sono rimasti esclusi con la motivazione di non essere transitati nella categoria per concorso diretto ma attraverso altre forme, previste peraltro per legge e per contratto;
tale personale (direttori penitenziari) ha svolto per anni le stesse funzioni, al pari di coloro che sono transitati nella dirigenza;
l'esclusione di detti direttori penitenziari (in totale 6) risulta profondamente ingiusta in quanto operata sulla base di un mero cavillo giuridico, poiché i predetti, pur non essendo pervenuti alla carriera di direttore penitenziario per concorso pubblico, erano pervenuti a tale carriera mediante disposizioni di legge e/o procedure concorsuali interne, assimilate per consolidato giurisprudenziale, al concorso pubblico;
gli stessi hanno esercitato per molti anni le funzioni di direttore penitenziario e il loro mancato inquadramento comporta dispersione di professionalità (impedendo loro di esercitare le funzioni di direttore penitenziario riservate all'area della dirigenza), comunque utile all'economia gestionale delle carceri, che allo stato registrano una carenza di 26 dirigenti penitenziari, a cui si aggiungeranno a breve decine di dirigenti che andranno in pensione;
l'inserimento di tale personale nella dirigenza non determina grave ripercussione da un punto di vista finanziario, come da una puntuale verifica che avrebbe effettuato l'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, in quanto si tratta di poche unità di personale, che andrebbero a coprire posti di dirigenti attualmente scoperti in organico;
il provvedimento legislativo in argomento oltre ad incidere sul piano della giustizia, in quanto eliminerebbe una forte discriminazione rispetto ai colleghi con i quali detto personale ha condiviso per anni lo svolgimento delle medesime funzioni, recupera adeguate professionalità che l'Amministrazione può prontamente utilizzare nella copertura delle direzioni degli Istituti penitenziari vacanti che, in caso contrario, andrebbero disperse;
lo stesso Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, in funzione delle proprie finalità istituzionali, concorda con la necessità dell'adozione di una norma che sani questa situazione;
un adeguato intervento legislativo farebbe giustizia di un ulteriore disparità di trattamento posta in essere dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria che con proprio provvedimento ha inquadrato nella dirigenza penitenziaria 7 direttori di servizio sociale transitati in tale ruolo non per concorso bensì per disposizione di legge,

impegna il Governo

ad adottare tutti i necessari provvedimenti affinché il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia che, alla data di entrata in vigore della legge 27 luglio 2005 n. 154, rivestiva la qualifica di Direttore di posizione economica C2C3 dell'ex profilo di Direttore penitenziario e di Direttore coordinatore penitenziario, nominato senza concorso e che ha assunto tale incarico per effetto di disposizioni di legge o di contratti collettivi nazionali di lavoro, venga inquadrato, ai sensi della predetta legge, nel ruolo della dirigenza dell'Amministrazione penitenziaria.
9/2936-A/63.Patarino, Catanoso.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, commi 7 e 8, del disegno di legge finanziaria 2010 modifica la disciplina relativa alle spese di ristrutturazione edilizia prevedendo la proroga per l'anno 2012 della detrazione IRPEF del 36 per cento su spese di ristrutturazione non superiori a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare e la trasformazione da regime transitorio a regime definitivo dell'aliquota IVA agevolata al 10 per cento;
il piano casa previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 233, ha l'obiettivo, tra l'altro, di garantire alloggi di edilizia residenziale ai soggetti «svantaggiati» nell'accesso al libero mercato mediate costruzione di nuove abitazioni e recupero del patrimonio abitativo esistente;
sono esclusi dal beneficio della detrazione IRPEF del 36 per cento sulle spese di ristrutturazione edilizia gli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati - come enti pubblici economici titolari di dichiarazione ai fini dell'imposta sul reddito delle società (IRES) - e quindi anche i conduttori degli alloggi degli enti di edilizia residenziale pubblica;
gli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati e i conduttori degli alloggi di edilizia residenziale pubblica risultano esclusi da altri benefici connessi alla detrazione del 36 per cento, tra cui quello disposto dall'articolo 2 della legge 9 aprile 2009, n. 33, che ha previsto detrazioni aggiuntive pari al 20 per cento delle spese, e nel limite massimo di 10.000 euro, per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché per televisori e computer, per i contribuenti che effettuano interventi di recupero del patrimonio edilizio e che usufruiscono della detrazione dal reddito del 36 per cento delle relative spese;
tali istituti e gli assegnatari degli alloggi sociali sono per le medesime ragioni esclusi dal beneficio della detrazione del 55 per cento sulla riqualificazione energetica degli edifici,

impegna il Governo

a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2010, ad estendere il beneficio della detrazione d'imposta del 36 per cento sulle spese di ristrutturazione edilizia e della detrazione d'imposta del 55 per cento sulle spese di riqualificazione energetica anche agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e sulle loro pertinenze, di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati, regolarmente assegnati, concessi in locazione a titolo di abitazione principale, sia nell'ipotesi in cui le spese di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica siano sostenute dagli assegnatari di tali alloggi, sia nell'ipotesi in cui tali spese siano sostenute dagli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati.
9/2936-A/64.Gibiino, Rubinato, Torrisi, Cassinelli, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, commi 7 e 8, del disegno di legge finanziaria 2010 modifica la disciplina relativa alle spese di ristrutturazione edilizia prevedendo la proroga per l'anno 2012 della detrazione IRPEF del 36 per cento su spese di ristrutturazione non superiori a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare e la trasformazione da regime transitorio a regime definitivo dell'aliquota IVA agevolata al 10 per cento;
il piano casa previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 233, ha l'obiettivo, tra l'altro, di garantire alloggi di edilizia residenziale ai soggetti «svantaggiati» nell'accesso al libero mercato mediate costruzione di nuove abitazioni e recupero del patrimonio abitativo esistente;
sono esclusi dal beneficio della detrazione IRPEF del 36 per cento sulle spese di ristrutturazione edilizia gli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati - come enti pubblici economici titolari di dichiarazione ai fini dell'imposta sul reddito delle società (IRES) - e quindi anche i conduttori degli alloggi degli enti di edilizia residenziale pubblica;
gli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati e i conduttori degli alloggi di edilizia residenziale pubblica risultano esclusi da altri benefici connessi alla detrazione del 36 per cento, tra cui quello disposto dall'articolo 2 della legge 9 aprile 2009, n. 33, che ha previsto detrazioni aggiuntive pari al 20 per cento delle spese, e nel limite massimo di 10.000 euro, per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché per televisori e computer, per i contribuenti che effettuano interventi di recupero del patrimonio edilizio e che usufruiscono della detrazione dal reddito del 36 per cento delle relative spese;
tali istituti e gli assegnatari degli alloggi sociali sono per le medesime ragioni esclusi dal beneficio della detrazione del 55 per cento sulla riqualificazione energetica degli edifici,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2010, di estendere il beneficio della detrazione d'imposta del 36 per cento sulle spese di ristrutturazione edilizia e della detrazione d'imposta del 55 per cento sulle spese di riqualificazione energetica anche agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e sulle loro pertinenze, di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati, regolarmente assegnati, concessi in locazione a titolo di abitazione principale, sia nell'ipotesi in cui le spese di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica siano sostenute dagli assegnatari di tali alloggi, sia nell'ipotesi in cui tali spese siano sostenute dagli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati.
9/2936-A/64.(Testo modificato nel corso della seduta) Gibiino, Rubinato, Torrisi, Cassinelli, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
la centralità e la rilevanza nelle politiche di contrasto alle mafie degli istituti dei sequestri e delle confische patrimoniali è considerata strategica dal Governo, dal Parlamento, dalle forze politiche e dall'associazionismo antimafia;
alla luce della rilevanza che rivestono in questo campo coerenti politiche di attacco ai patrimoni mobiliari e immobiliari accumulati dalle mafie come frutto delle proprie attività criminali, politiche rese possibili da alcune normative ormai storiche come la legge c.d. «Rognoni-La Torre», fino ai recenti provvedimenti governativi, approvati recentemente dal Parlamento in tema di semplificazione e velocizzazione dei procedimenti di sequestro e confisca dei patrimoni;
suscitano preoccupazione e forti perplessità in ampi settori dell'opinione pubblica, nell'associazionismo antimafia e del Parlamento le nuove modalità di dismissione dei beni confiscati, modalità introdotte al Senato della Repubblica e confermate dall'odierno provvedimento, che aprono, sia pur in via subordinata all'affidamento sociale e pubblico, a soggetti privati la riacquisizione di tali beni, preoccupazioni chiaramente legate ai rischi connessi in tali procedure di riacquisizione da parte delle mafie dei sopradetti beni, attraverso prestanome e grazie alle enormi risorse economiche delle organizzazioni criminali;
l'uso sociale dei beni confiscati riveste una straordinaria valenza simbolica;
il ministro Maroni in più sedi, ed anche in sede di Commissione antimafia, ha espresso la volontà politica di istituire un'agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati,

impegna il Governo

ad istituire l'agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie, organismo strumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli interni, al fine di garantire la utilizzazione sociale di tali beni e la loro gestione attraverso procedure trasparenti e impermeabili da infiltrazioni mafiose.
9/2936-A/65.Granata, Angela Napoli, Barbieri, Scalia, Murgia, Perina, Bossa.

La Camera,
premesso che:
la centralità e la rilevanza nelle politiche di contrasto alle mafie degli istituti dei sequestri e delle confische patrimoniali è considerata strategica dal Governo, dal Parlamento, dalle forze politiche e dall'associazionismo antimafia;
alla luce della rilevanza che rivestono in questo campo coerenti politiche di attacco ai patrimoni mobiliari e immobiliari accumulati dalle mafie come frutto delle proprie attività criminali, politiche rese possibili da alcune normative ormai storiche come la legge c.d. «Rognoni-La Torre», fino ai recenti provvedimenti governativi, approvati recentemente dal Parlamento in tema di semplificazione e velocizzazione dei procedimenti di sequestro e confisca dei patrimoni;
suscitano preoccupazione e forti perplessità in ampi settori dell'opinione pubblica, nell'associazionismo antimafia e del Parlamento le nuove modalità di dismissione dei beni confiscati, modalità introdotte al Senato della Repubblica e confermate dall'odierno provvedimento, che aprono, sia pur in via subordinata all'affidamento sociale e pubblico, a soggetti privati la riacquisizione di tali beni, preoccupazioni chiaramente legate ai rischi connessi in tali procedure di riacquisizione da parte delle mafie dei sopradetti beni, attraverso prestanome e grazie alle enormi risorse economiche delle organizzazioni criminali;
l'uso sociale dei beni confiscati riveste una straordinaria valenza simbolica;
il ministro Maroni in più sedi, ed anche in sede di Commissione antimafia, ha espresso la volontà politica di istituire un'agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di istituire l'agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie, organismo strumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli interni, al fine di garantire la utilizzazione sociale di tali beni e la loro gestione attraverso procedure trasparenti e impermeabili da infiltrazioni mafiose.
9/2936-A/65.(Testo modificato nel corso della seduta) Granata, Angela Napoli, Barbieri, Scalia, Murgia, Perina, Bossa.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 11-bis della legge 3 agosto 2009, n. 102, di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, recante Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, ha modificato l'articolo 28 del decreto legislativo del 31 marzo 1998 n. 114, prevedendo che l'autorizzazione all'esercizio dell'attività di commercio su aree pubbliche è in ogni caso soggetta alla presentazione dal parte del richiedente del documento unico di regolarità contributiva (DURC) e che entro il 31 gennaio di ciascun anno successivo a quello del rilascio dell'autorizzazione, il comune, avvalendosi anche della collaborazione gratuita delle associazioni di categoria riconosciute dal Consiglio nazionale dell'economia e del Lavoro (CNEL), verifica la sussistenza del documento;
l'articolo 11-bis sopra citato ha modificato altresì l'articolo 29, comma 4, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 stabilendo la revoca dell'autorizzazione nel caso di mancata presentazione iniziale e annuale del DURC;
con l'articolo 2, comma 9, del disegno di legge finanziaria in esame si è intervenuti nuovamente in materia, modificando gli articoli 28 e 29 del decreto legislativo n. 114 del 1998;
in particolare con la lettera a) viene sostituito il comma 2-bis dell'articolo 28 del decreto legislativo n. 114 del 1998 con il seguente: «le regioni, nell'esercizio della potestà normativa in materia di disciplina delle attività economiche, possono stabilire che l'autorizzazione all'esercizio di cui al comma 1 sia soggetta alla presentazione da parte del richiedente del documento unico di regolarità contributiva (DURC), di cui all'articolo 1, comma 1176, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. In tal caso, possono essere altresì stabilite le modalità attraverso le quali i comuni, anche avvalendosi della collaborazione gratuita delle associazioni di categoria riconosciute dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, possono essere chiamati al compimento di attività di verifica della sussistenza e regolarità della predetta documentazione. L'autorizzazione all'esercizio è in ogni caso rilasciata anche ai soggetti che hanno ottenuto dall'Inps la rateizzazione del debito contributivo. Il DURC, ai fini del presente articolo, deve essere rilasciato anche alle imprese individuali»;
con la lettera b) viene aggiunto all'articolo 29 del decreto legislativo n. 114 del 1998 il comma 4-bis che prevede che l'autorizzazione sia sospesa per 6 mesi in caso di mancata presentazione annuale del DURC;
fino a quando le Regioni non legifereranno in materia, avvalendosi della facoltà di stabilire se il DURC sia necessario o meno per il commercio ambulante e sulle aree pubbliche di cui al comma 1 dell'articolo 28 del decreto legislativo n. 114 del 1998, si verificherà una situazione di vacatio legis;
manca un'esplicita previsione abrogativa del dispositivo di cui all'articolo 11-bis della legge 3 agosto 2009, n. 102, di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009 (obbligo di presentazione del documento unico di regolarità contributiva);
considerata la necessità, per gli operatori del settore, che venga specificato che il termine del 31 gennaio previsto dalla legge n. 102 del 2009 per mettersi in regola è inefficace,

impegna il Governo

a precisare con una nota ministeriale che, fintantoché le regioni non si avvalgano della facoltà di stabilire se l'autorizzazione all'esercizio delle attività di cui al comma 1 dell'articolo 28 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 sia soggetta alla presentazione del DURC, il DURC stesso non può costituire obbligo per ciascun operatore commerciale.
9/2936-A/66.Mazzocchi.

La Camera,
premesso che:
l'accordo raggiunto dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti con le organizzazioni dell'autotrasporto il 1o dicembre 2009 ha evitato all'economia del Paese di trovarsi nuovamente in gravi danni economici e sociali, come nel mese di dicembre 2007;
il relativo protocollo d'intesa è finalizzato a sostenere il settore in un momento particolarmente critico, rispondendo in via principale alle esigenze di tutela della sicurezza stradale e della regolarità del mercato;
nell'accordo sottoscritto non risulta evidente che per lo spostamento graduale del trasporto delle merci dalla strada al mare, al fine di decongestionare dal traffico la rete stradale italiana e incentivare le cd. autostrade del mare, siano mantenute idonee misure;
tanto opportunamente premesso;

impegna il Governo

a prevedere nella prossima leghe finanziaria del 2011 risorse atte a rimborsare parzialmente i passaggi nave effettuati dalle imprese di trasporto di merci per conto di terzi nel 2010, con un «bonus ecologico» identico a quello concesso per i trasporti strada mare degli anni 2007, 2008 e 2009.
9/2936-A/67.Garofalo, Vincenzo Antonio Fontana, Gibiino, Minardo, Torrisi, Cassinelli.

La Camera,
premesso che:
l'accordo raggiunto dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti con le organizzazioni dell'autotrasporto il 1o dicembre 2009 ha evitato all'economia del Paese di trovarsi nuovamente in gravi danni economici e sociali, come nel mese di dicembre 2007;
il relativo protocollo d'intesa è finalizzato a sostenere il settore in un momento particolarmente critico, rispondendo in via principale alle esigenze di tutela della sicurezza stradale e della regolarità del mercato;
nell'accordo sottoscritto non risulta evidente che per lo spostamento graduale del trasporto delle merci dalla strada al mare, al fine di decongestionare dal traffico la rete stradale italiana e incentivare le cd. autostrade del mare, siano mantenute idonee misure;
tanto opportunamente premesso;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere nella prossima leghe finanziaria del 2011 risorse atte a rimborsare parzialmente i passaggi nave effettuati dalle imprese di trasporto di merci per conto di terzi nel 2010, con un «bonus ecologico» identico a quello concesso per i trasporti strada mare degli anni 2007, 2008 e 2009.
9/2936-A/67.(Testo modificato nel corso della seduta) Garofalo, Vincenzo Antonio Fontana, Gibiino, Minardo, Torrisi, Cassinelli.

La Camera,
premesso che:
è un dato oggettivamente inconfutabile che l'emissione di inquinanti nell'ambiente (aria, terra e acqua) rappresenta e rimane uno dei maggiori problemi della società moderna, dovuto in larghissima parte all'uso dei veicoli stradali (soprattutto ad uso privato) con motori a benzina, diesel (in particolar modo) e al gas (in minore misura);
le elevate quantità di emissioni da CO2 nell'atmosfera, provenienti dalla circolazione dei veicoli a combustione fossile, è una della principali cause dell'aumento della temperatura sul pianeta con conseguenti ricadute negative sia dal punto di vista ambientale che sanitario;
negli ultimi cinquant'anni,: le emissioni totali di CO2 da fonti di energia fossile (FEF), sono cresciute partendo da 5,9 miliardi a 29 miliardi di tonnellate;
il modo più rapido e semplice per ridurre l'inquinamento dovuto all'uso massiccio e incongruo dei combustibili fossili quello di un intervento sul settore del trasporto privato;
questo dato trova riscontro anche nell'esperienza del nostro Paese, dove la forma di trasporto su strada è al 90 per cento della mobilità totale e su questa percentuale incide in maniera elevata l'utilizzo dell'automobile privata;
in base ad autorevoli studi, il modo più rapido e semplice per ridurre l'inquinamento dovuto all'uso massiccio e incongruo dei combustibili fossili è quello di un intervento sul settore del trasporto privato: cioè sostituire (per quanto possibile) i veicoli convenzionali con motori a benzina o diesel, con veicoli a motore elettrico con energia fornita da batterie;
a partire dagli anni novanta, sono state finanziate nel nostro Paese misure finalizzate ad incentivare l'uso dei veicoli a minimo impatto ambientale o ad emissioni zero e, di recente, il Governo ha inserito disposizioni in tal senso nel decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5;
in questa direzione si sono mossi anche gli enti locali, ed in particolare i comuni, i quali hanno proposto ulteriori forme di incentivo per promuovere l'uso dei veicoli elettrici da parte dei privati ma anche dei soggetti pubblici, anche attraverso la stipula di protocolli con le case produttrici e i rivenditori dei veicoli elettrici;
attualmente uno dei maggiori ostacoli alla diffusione dell'utilizzo dei veicoli elettrici risiede principalmente nell'insufficiente sviluppo delle infrastrutture di ricarica;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità dì adottare, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni e agli enti locali dalla legislazione vigente, provvedimenti finalizzati ad:
a) incentivare gli enti locali nella prosecuzione e nella implementazione delle iniziative in favore dell'uso dei veicoli elettrici;
b) promuovere uno studio finalizzato alla realizzazione su tutto il territorio nazionale delle reti di ricarica;
c) prevedere incentivi in favore dei soggetti che vogliano acquistare un veicolo ad emissioni zero.
9/2936-A/68.Ghiglia, Garofalo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge del 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, tuttora in vigore, prevede che per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si consideri direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata;
l'Agenzia delle Entrate ha ritenuto in via interpretativa di escludere dall'ambito di applicazione del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126 l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a condizione che non risulti locata e che non appartenga alle categorie catastali A, A8 e A9, non applicando quanto previsto dalla legge n. 75 del 1993;
il Governo ha provveduto a sostenere l'impegno a predisporre un intervento legislativo chiarificatore in materia, accogliendo gli ordini del giorno all'atto Camera 1185, all'atto Camera 1972, e all'atto Camera 2561:

impegna il Governo

ad intervenire sulla materia onde coordinare norme attualmente in contrasto tra di loro e quindi estendere i benefici della legge n. 126 del 2008 anche ai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato.
9/2936-A/69.Picchi, Di Biagio, Angeli, Berardi.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge del 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, tuttora in vigore, prevede che per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si consideri direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata;
l'Agenzia delle Entrate ha ritenuto in via interpretativa di escludere dall'ambito di applicazione del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126 l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a condizione che non risulti locata e che non appartenga alle categorie catastali A, A8 e A9, non applicando quanto previsto dalla legge n. 75 del 1993;
il Governo ha provveduto a sostenere l'impegno a predisporre un intervento legislativo chiarificatore in materia, accogliendo gli ordini del giorno all'atto Camera 1185, all'atto Camera 1972, e all'atto Camera 2561:

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di coordinare norme attualmente in contrasto tra di loro e quindi estendere i benefici della legge n. 126 del 2008 anche ai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato.
9/2936-A/69.(Testo modificato nel corso della seduta) Picchi, Di Biagio, Angeli, Berardi.

La Camera,
premesso che:
il comma 202 dell'articolo 2 del provvedimento in esame reca un intervento sulla disciplina delle spese di giustizia previste dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 e dalla legge n. 319 del 1958;
la suindicata disposizione prevede un incremento del contributo unificato, cioè la tassazione per le spese degli atti giudiziari che ha sostituito nel 2002 tutte le imposte previste per i procedimenti penali, civili ed amministrativi;
le suindicate disposizioni, limitano l'ambito di applicabilità delle esenzioni dal contributo unificato intervenendo sulla legge n. 319 del 1958 in materia di esonero da ogni spesa e tassa per i giudizi di lavoro, introducendo anche per queste controversie il «contributo unificato» per i processi;
l'annullamento del riconoscimento dell'esonero dalle spese per i processi previdenziali e di lavoro comporterebbe una stangata verso i cittadini meno abbienti, con particolare attenzione verso i nostri connazionali - soprattutto quelli residenti in America Latina - che vivono condizioni economiche critiche e risultano impossibilitati a sostenere i suddetti costi processuali;
tale modifica normativa comporta il venir meno di una tutela doverosa nei confronti di coloro che - portando avanti cause talvolta lunghe al fine di ottenere riconoscimenti di lavoro o previdenziali - sono costretti a sostenere spesso costi giudiziari piuttosto elevati;
sarebbe auspicabile limitare la revoca dell'esenzione mantenendo la gratuità per le cause di assistenza e previdenza per i cittadini residenti all'estero, i quali, per la quasi totalità, beneficiano - per nucleo familiare - di una singola prestazione previdenziale non sempre integrata al minimo;

impegna il Governo

a valutare l'eventualità di adottare ulteriori iniziative normative, anche nell'ambito dei provvedimenti collegati alla manovra di bilancio, volte a prevedere l'esonero dal pagamento del contributo unificato in ogni stato e grado di giudizio per tutte le controversie individuali di lavoro e previdenziali, di cui alla legge n. 533 del 1973, oltre che legge n. 300 del 1970 e per i giudizi di cui alla legge n. 89 del 2001.
9/2936-A/70.Angeli, Di Biagio, Picchi, Berardi.

La Camera,
premesso che:
con sentenza n. 211 del 25 gennaio 2008 del Consiglio di Stato, in linea con un precedente parere dello stesso Consiglio di Stato e con l'orientamento espresso dai due enti previdenziali interessati (circolare INPDAP n. 46 del 27 luglio 2004 e comunicazione INPS del 10 settembre 2003) con effetto retroattivo, si è imposto il passaggio, ai fini della disciplina del rapporto previdenziale, dall'INPS all'INPDAP, per il personale dipendente delle autorità amministrative indipendenti;
finora le autorità amministrative indipendenti, ai sensi delle leggi n. 481 del 1995 e n. 249 del 1997, hanno applicato la speciale disciplina del trattamento giuridico ed economico del personale dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, a sua volta, ha applicato, ai sensi della legge n. 287 del 1990, lo specifico trattamento previdenziale (INPS) previsto per i dipendenti della Banca d'Italia;
l'effetto retroattivo dell'iscrizione ad un diverso ente previdenziale comporterebbe un elevato rischio di contenzioso con il personale dipendente delle autorità amministrative indipendenti, che vedrebbe verosimilmente soccombenti le amministrazioni interessate;
attraverso il riconoscimento di un diritto di opzione per il mantenimento dell'attuale iscrizione previdenziale si determinerebbe il venir meno delle ragioni del contendere e dunque, in linea con il principio di ragionevolezza, che trova fondamento nei principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità e buon andamento nella pubblica amministrazione (articoli 3 e 97 della Costituzione);
l'introduzione di tale diritto di opzione, per quelle autorità amministrative indipendenti che non gravano, in tutto o in parte, sul bilancio dello Stato, non comporterebbe ulteriori oneri a carico dello stesso, in quanto il gettito contributivo non corrisposto all'INPDAP verrebbe comunque introitato dall'INPS;
il mancato gettito contributivo dell'INPDAP verrebbe ampiamente compensato dalla corrispondente mancanza di riconoscimento delle prestazioni pensionistiche, da parte del suddetto istituto; gli effetti dell'opzione ridurrebbero anche i costi a carico delle autorità interessate dalla misura, le quali sopporterebbero minori oneri per il ricongiungimento, che per la retroattività della sentenza citata coinvolge il datore di lavoro in misura maggiore rispetto al dipendente,

impegna il Governo

ad introdurre nel disegno di legge atto Camera 1441-quater-B recante «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro», all'esame della Camera dei Deputati in terza lettura, o, in un eventuale prossimo provvedimento recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, apposite misure atte a consentire al personale delle autorità amministrative indipendenti di cui alle leggi 10 ottobre 1990, n. 287, 14 novembre 1995, n. 481, e 31 luglio 1997, n. 249, l'esercizio del diritto di opzione per il mantenimento della propria iscrizione presso l'INPS.
9/2936-A/71.Antonino Foti, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della discussione ed analisi del provvedimento in esame, il Governo ha annunciato che le risorse che deriveranno dallo scudo fiscale verranno utilizzate al fine di sostenere importanti interventi finanziari;
la relazione approvata dalla Commissione affari esteri della Camera, che ha analizzato in sede consultiva il provvedimento in esame, ha sollecitato il rifinanziamento degli interventi a favore delle collettività italiane all'estero;
la materia in oggetto è attualmente disciplinata dalla legge n. 2 del 2009, la cosiddetta prima manovra anticrisi che, modificando le disposizioni della legge finanziaria per l'anno 2007 ha disposto, all'articolo 6, la proroga al 2010 delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia in favore dei soggetti non residenti;
al momento il suddetto diritto è riconosciuto in maniera limitata a quei cittadini italiani residenti all'estero che producono un reddito assoggettabile ad IRPEF in Italia, collocando questa categoria di lavoratori in una condizione di sostanziale disparità nei confronti dei residenti nel territorio nazionale;
la richiesta di impegno formulata al Governo al fine di riconoscere ai lavoratori italiani residenti all'estero un diritto ed un sostegno meritorio e doveroso è stata accolta con favore dallo stesso Governo in occasione dell'esame dell'atto Camera 2561, dell'atto Camera 1386, della legge finanziaria per l'anno 2009, e dell'atto Camera 2714 cosiddetto correttivo anticrisi:

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative finalizzate ad estendere il diritto alla fruizione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero oltre l'anno 2010.
9/2936-A/72.Berardi, Di Biagio, Angeli, Picchi.

La Camera,
premesso che:
secondo quanto dichiarato dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità la violenza sessuale continua ad essere nel 2009 la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni;
la lotta contro la violenza sessuale è tra le priorità nella politica del Governo, come testimoniano la riforma alla legge sulla violenza sessuale approvata dalla Camera la scorsa estate e soprattutto l'introduzione del reato di stalking che, in un solo anno, ha aiutato circa quattro mila donne a liberarsi dal proprio persecutore e portato all'arresto di 723 persone;
grazie a questi interventi i casi di violenza sessuale nell'ultimo anno sono calati del 7 per cento

impegna il Governo

a stanziare maggiore risorse per le attività di contrasto alla violenza sessuale tout court e allo sfruttamento sessuale dei minori e di assistenza alle vittime di violenza, con particolare riguardo al Piano contro la violenza sessuale.
9/2936-A/73.Lorenzin.

La Camera,
premesso che:
secondo quanto dichiarato dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità la violenza sessuale continua ad essere nel 2009 la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni;
la lotta contro la violenza sessuale è tra le priorità nella politica del Governo, come testimoniano la riforma alla legge sulla violenza sessuale approvata dalla Camera la scorsa estate e soprattutto l'introduzione del reato di stalking che, in un solo anno, ha aiutato circa quattro mila donne a liberarsi dal proprio persecutore e portato all'arresto di 723 persone;
grazie a questi interventi i casi di violenza sessuale nell'ultimo anno sono calati del 7 per cento

impegna il Governo

a valutare la possibilità di stanziare maggiore risorse per le attività di contrasto alla violenza sessuale tout court e allo sfruttamento sessuale dei minori e di assistenza alle vittime di violenza, con particolare riguardo al Piano contro la violenza sessuale.
9/2936-A/73.(Testo modificato nel corso della seduta) Lorenzin.

La Camera,
premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 dicembre del 2002 è stato dichiarato lo stato d'emergenza in relazione all'attività sismico-vulcanica che ha colpito il territorio della provincia di Catania il 29 ottobre dello stesso anno;
il presidente della Regione Sicilia è Commissario delegato all'emergenza fino al 31 dicembre di quest'anno, data in cui dovrebbe cessare lo stato emergenziale e si dovrebbero chiudere tutte le attività commissariali;
il piano di ricostruzione prevede interventi suddivisi per priorità a seconda dell'urgenza e del livello di danneggiamento;
per la priorità 1 mancherebbero circa 27 milioni di euro da destinare all'edilizia privata e circa 55 milioni di euro per l'edilizia pubblica;
dette cifre sono emerse da numerosi incontri fra i sindaci dei Comuni
colpiti dal sisma del 2002;
il comma 2 dell'articolo 36-bis del decreto-legge n. 248 del 31/12/2007 convertito con legge n. 28 febbraio 2008 n. 31 alla lettera b) prevedeva l'attualizzazione del debito per tutti i soggetti che versino gli importi sospesi dovuti residui senza avvalersi della facoltà di rateizzarli. Sebbene vi siano molti contribuenti che intendono avvalersi della suddetta norma, l'Amministrazione finanziaria, non ha ancora chiarito quale è il tasso e il metodo di attualizzazione da applicare al relativo calcolo, rendendo di fatto inapplicabile una norma avente l'obiettivo di eliminare una gran quantità di ruoli sospesi, di produrre un gettito nel breve, e di chiudere migliaia di posizioni sospese;

impegna il Governo

ad adottare gli opportuni provvedimenti affinché vengano reperite le risorse necessarie che consentano di superare le fasi dell'emergenza;
a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti necessari affinché si definiscano le problematiche legate a tutti gli eventi sismici e calamitosi occorsi negli anni passati in Italia a seguito dei quali sono stati adottati provvedimenti provvisori di emergenza, di carattere finanziario e normativo, non ancora .conclusi.
9/2936-A/74.Piso, Catanoso.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame reca disposizioni in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, nonché dei loro superstiti, con particolare attenzione a misure agevolative di natura fiscale e previdenziale;
nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2008 così come in quello della finanziaria per il 2009, erano state avanzate proposte di attuazione e modifica della normativa sulle provvidenze alle vittime del terrorismo, frutto degli incontri che le Associazioni delle vittime del terrorismo e dei loro familiari avevano avuto presso la Presidenza del Consiglio con i rappresentanti sia del governo Prodi che con quelli del governo Berlusconi;
tali proposte, sono confluite in due distinti ordini del giorno: l'ordine del giorno G55.0.100 accolto dal Governo il 13 novembre 2007, nel corso dell'esame presso il Senato della legge finanziaria per il 2008 e l'ordine del giorno 9/1713/14 accolto dal Governo il 13 novembre 2008 nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2009;
nello specifico, si tratta dell'attuazione di norme pensionistiche agevolative, e corresponsioni di trattamenti di fine rapporto, per i già pensionati al 26 agosto 2004, con decorrenza dalla stessa data per tutte le categorie ancorché introdotte con norme successive alla legge 3 agosto 2004, n. 206, prevedendo anche congrui ed uniformi riadeguamenti delle basi di calcolo con criteri semplificati ed uniformi, nonché procedure accelerate di restituzioni fiscali su ogni imposta non dovuta;del l'adeguamento delle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori in attività da applicarsi alla data del pensionamento ovvero alla data del 26 agosto 2004, per i già pensionati alla stessa data, stabilendo altresì per tutti i pensionati, a regime, congrui criteri di rivalutazione semplificati su base annuale; della completa estensione dei diversi benefici pensionistici sui trattamenti diretti riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi ancora in vita; dell'equiparazione dei familiari delle vittime invalide dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, a prescindere dalla data in cui si sono verificati gli eventi terroristici; della completa estensione dei diversi benefici, fra cui gli assegni vitalizi, riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi con inabilità non inferiore al 25 per cento; della fruizione dei benefici pensionistici agli invalidi con inabilità pari o superiore all' 80 per cento prescindendo dalla data di apertura della titolarità della posizione assicurativa; del riconoscimento di uno speciale assegno integrativo di 500 euro mensili per le vittime, con invalidità oltre il 50 per cento e che non abbiano una posizione assicurativa obbligatoria diretta; della riliquidazione delle provvidenze sulla base dei valori nominali previsti dalle nuove e vecchie norme; della rivalutazione delle percentuali di invalidità in sede di aggravamento con la valutazione anche del danno biologico e morale con la determinazione di una percentuale onnicomprensiva pari al raddoppio della percentuale di invalidità riscontrata in sede di aggravamento fisico; del rimborso delle spese sanitarie private per le patologie invalidanti agli invalidi in percentuale pari o superiore al 25 per cento; del patrocinio delle vittime a totale carico dello Stato con pagamento diretto al patrocinatore della singola causa; della soppressione di ogni termine per la costituzione in giudizio della vittima; del congelamento dei requisiti in vigore al 31 dicembre 2007, per la pensione di anzianità e vecchiaia stabiliti dai singoli enti pensionistici; della ritrascrizione delle norme riguardanti il collocamento preferenziale e delle borse di studio, riadeguandone importi e procedure, a favore dei familiari degli invalidi e dei caduti,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative, anche nell'ambito dei disegni di legge collegati alla manovra di bilancio, volte a recepire quanto esposto in premessa, adottando le misure opportune al fine di rispettare gli impegni assunti con i citati ordini del giorno e con le Associazioni delle vittime del terrorismo, dando una soluzione tempestiva a situazioni che si trascinano dal 1961 e procedendo a dare una definitiva attuazione a leggi ad oggi inattuate.
9/2936-A/75.Scandroglio, Osvaldo Napoli.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame reca disposizioni in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, nonché dei loro superstiti, con particolare attenzione a misure agevolative di natura fiscale e previdenziale;
nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2008 così come in quello della finanziaria per il 2009, erano state avanzate proposte di attuazione e modifica della normativa sulle provvidenze alle vittime del terrorismo, frutto degli incontri che le Associazioni delle vittime del terrorismo e dei loro familiari avevano avuto presso la Presidenza del Consiglio con i rappresentanti sia del governo Prodi che con quelli del governo Berlusconi;
tali proposte, sono confluite in due distinti ordini del giorno: l'ordine del giorno G55.0.100 accolto dal Governo il 13 novembre 2007, nel corso dell'esame presso il Senato della legge finanziaria per il 2008 e l'ordine del giorno 9/1713/14 accolto dal Governo il 13 novembre 2008 nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2009;
nello specifico, si tratta dell'attuazione di norme pensionistiche agevolative, e corresponsioni di trattamenti di fine rapporto, per i già pensionati al 26 agosto 2004, con decorrenza dalla stessa data per tutte le categorie ancorché introdotte con norme successive alla legge 3 agosto 2004, n. 206, prevedendo anche congrui ed uniformi riadeguamenti delle basi di calcolo con criteri semplificati ed uniformi, nonché procedure accelerate di restituzioni fiscali su ogni imposta non dovuta;del l'adeguamento delle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori in attività da applicarsi alla data del pensionamento ovvero alla data del 26 agosto 2004, per i già pensionati alla stessa data, stabilendo altresì per tutti i pensionati, a regime, congrui criteri di rivalutazione semplificati su base annuale; della completa estensione dei diversi benefici pensionistici sui trattamenti diretti riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi ancora in vita; dell'equiparazione dei familiari delle vittime invalide dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, a prescindere dalla data in cui si sono verificati gli eventi terroristici; della completa estensione dei diversi benefici, fra cui gli assegni vitalizi, riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi con inabilità non inferiore al 25 per cento; della fruizione dei benefici pensionistici agli invalidi con inabilità pari o superiore all' 80 per cento prescindendo dalla data di apertura della titolarità della posizione assicurativa; del riconoscimento di uno speciale assegno integrativo di 500 euro mensili per le vittime, con invalidità oltre il 50 per cento e che non abbiano una posizione assicurativa obbligatoria diretta; della riliquidazione delle provvidenze sulla base dei valori nominali previsti dalle nuove e vecchie norme; della rivalutazione delle percentuali di invalidità in sede di aggravamento con la valutazione anche del danno biologico e morale con la determinazione di una percentuale onnicomprensiva pari al raddoppio della percentuale di invalidità riscontrata in sede di aggravamento fisico; del rimborso delle spese sanitarie private per le patologie invalidanti agli invalidi in percentuale pari o superiore al 25 per cento; del patrocinio delle vittime a totale carico dello Stato con pagamento diretto al patrocinatore della singola causa; della soppressione di ogni termine per la costituzione in giudizio della vittima; del congelamento dei requisiti in vigore al 31 dicembre 2007, per la pensione di anzianità e vecchiaia stabiliti dai singoli enti pensionistici; della ritrascrizione delle norme riguardanti il collocamento preferenziale e delle borse di studio, riadeguandone importi e procedure, a favore dei familiari degli invalidi e dei caduti,

impegna il Governo

compatibilmente con le prioritarie esigenze di finanza pubblica ad adottare ulteriori iniziative normative, anche nell'ambito dei disegni di legge collegati alla manovra di bilancio, volte a recepire quanto esposto in premessa, adottando le misure opportune al fine di rispettare gli impegni assunti con i citati ordini del giorno e con le Associazioni delle vittime del terrorismo, dando una soluzione tempestiva a situazioni che si trascinano dal 1961 e procedendo a dare una definitiva attuazione a leggi ad oggi inattuate.
9/2936-A/75.(Testo modificato nel corso della seduta) Scandroglio, Osvaldo Napoli.

La Camera,
premesso che:
una disposizione introdotta dal Senato in sede di approvazione delle legge finanziaria prevede che possano essere venduti i beni immobili e le aziende confiscati alla mafia di cui non sia possibile effettuare la destinazione entro i termini previsti dalla legge, cioè entro novanta giorni dalla proposta dell'Agenzia del demanio, che possono diventare centottanta in casi particolarmente complessi;
nel testo modificato dalla Commissione Bilancio della Camera si prevede che «Il personale delle Forze armate e il personale delle Forze di polizia possono costituire cooperative edilizie alle quali è riconosciuto il diritto di opzione prioritaria sull'acquisto» dei beni confiscati alla mafia e che gli enti locali ove sono ubicati i beni destinati alla vendita possono esercitare la prelazione all'acquisto degli stessi;
viste le difficoltà a portare a termine le procedure di destinazione, la norma abolisce di fatto l'uso sociale dei beni confiscati e ne impedisce la restituzione alle collettività;
il valore dei beni immobili e delle aziende sequestrate negli ultimi tredici anni alle mafie - contenuto nella relazione 2009 del Commissario straordinario per la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata - è ampiamente sottostimato. A fine giugno 2009 il valore era di 1,3 miliardi di euro ma, soltanto negli ultimi 19 mesi, in cui i beni confiscati sono stati 2.842, il valore risulta salito ad oltre 1,8 miliardi;
ciò che bisogna veramente considerare non è solo il numero, in crescente aumento, o la dislocazione (in gran parte nelle regioni meridionali dove la pervasività delle mafie è storica), ma il valore e la qualità dei beni definitivamente acquisiti dallo Stato anche nelle regioni centro-settentrionali. Al Nord i beni immobili gestiti dal demanio, quelli destinati e quelli già consegnati, sono complessivamente 881 e il valore supera 150 milioni di euro. Nella sola provincia di Milano sono state confiscate centinaia di case, alcune di grande pregio e in pieno centro storico;
il valore degli immobili confiscati nel Centro Italia sfiora, invece, 140 milioni di euro;
inoltre negli ultimi tredici anni le aziende definitivamente sottratte alle mafie sono state 10.185, la gran parte nelle regioni meridionali e in particolare modo le imprese edili siciliane;
il Commissario straordinario per la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata afferma nella relazione che, per capire veramente l'importanza degli immobili che potrebbero essere immessi nel mercato con nuove regole varate in questa finanziaria, occorre sottolineare il passaggio delle migliaia di beni gestiti dall'Agenzia del demanio e che attendono di essere stimati anche perché ipoteche, diritti di terzi, occupazioni abusive e interferenze giudiziarie, ancora oggi incagliano 3 mila beni in gestione all'Agenzia del demanio impedendone le destinazioni e l'effettivo utilizzo;
questa norma inserita in finanziaria è una misura che riconsegnerà alla mafia ciò che è stato sottratto grazie alla legge Rognoni-La Torre: l'approvazione della legge 109 del 1996 sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, aveva, infatti, previsto col divieto assoluto di vendita del bene confiscato, la confisca del patrimonio dei mafiosi e la destinazione ad uso sociale dei beni confiscati. Da allora la confisca e l'utilizzo a fini sociali del patrimonio dei mafiosi ha assunto nel nostro Paese un valore simbolico irrinunciabile per la lotta alle mafie. Quella legge ha fatto in modo che i beni confiscati ai Riina e ai Provenzano e ad altri criminali, potessero essere assegnati a cooperative di lavoro che, tra mille difficoltà e continue intimidazioni, li hanno trasformati in segni efficaci di legalità;
il 7 maggio del 2009 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la risoluzione sul Programma di Stoccolma, che prevede di destinare a fini sociali beni confiscati alla criminalità organizzata e alle mafie in cui si prende atto che le mafie e il crimine organizzato in generale sono diventati un fenomeno transnazionale e rappresentano una drammatica urgenza in tutti gli Stati membri. Nella risoluzione si considera l'impatto sociale, culturale, economico e politico delle organizzazioni criminali sugli Stati membri e su quelli confinanti, e si ribadisce che la lotta alla criminalità organizzata deve essere condotta anche a livello sociale per poter essere realmente efficace, nel quadro di una collaborazione fra la società civile e le istituzioni democratiche, considerando che in alcuni Stati membri sono nate importanti esperienze di coordinamento fra la società civile e le istituzioni democratiche, che hanno prodotto innovative prassi legislative specialmente per quanto attiene alla confisca delle proprietà della criminalità organizzata e al loro uso sociale, e che queste agiscono sempre di più anche nei paesi confinanti con la stessa Unione;
l'Italia rischia di fare dei passi indietro soprattutto sul piano culturale, sul piano dei segnali, sul piano dei principi, perché non bisogna creare messaggi ambigui rispetto alle mafie;
l'impegno deve essere quello di creare le condizioni affinché si considerino i beni confiscati come una risorsa per lo sviluppo ordinario economico e sociale del territorio;
a questi beni devono esser assegnati obiettivi importanti, perché essi devono riconoscere il ruolo «antimafia» che la società civile, il mondo delle associazioni, della cooperazione sociale, hanno nel nostro Paese (lo hanno per quello che fanno, per il lavoro che svolgono tutti i giorni, educativo e di promozione sociale),

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere per gli enti locali nel cui territorio sono ubicati i beni confiscati, anche attraverso ulteriori opportune iniziative normative, l'acquisto con prelazione ad un prezzo fortemente ridotto rispetto al valore catastale da determinarsi da parte della Agenzia del demanio, qualora tali enti, con delibera delle giunte, si impegnino ad assegnare i beni in concessione a titolo gratuito, alle associazioni di volontariato iscritte nel relativo registro regionale, alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e alle cooperative sociali, a comunità, ad enti, ad organizzazioni di volontariato o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.
9/2936-A/76.Di Pietro, Barbato, Aniello Formisano, Leoluca Orlando, Palomba.

La Camera,

impegna il Governo

a non considerare i bacini imbriferi montani ai fini dell'applicazione della disposizione di cui all'articolo 2, comma 176, lettera e).
9/2936-A/77.Fugatti, Gnecchi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame non provvede a fornire risposte ai problemi aperti dalla finanza locale, né ha introdotto novità rispetto agli obiettivi per i comuni previsti dalla manovra triennale 2009-2011 - manovra ben lontana dalla crisi sopravvenuta - poi confermati dalla finanziaria 2009;
ciò risulta in contraddizione con i dati economico-finanziari da essi conseguiti, come da fonte ISTAT, che rivelano un trend stabile di miglioramento dei saldi, frutto evidente degli sforzi sostenuti: a livello nazionale i comuni sono passati da un deficit di 3,7 miliardi nel 2004 ad un deficit di 1,1 miliardi nel 2008, pari a solo il 2,6 per cento del deficit totale della pubblica amministrazione;
i dati indicano anche che gli enti locali sono l'unico comparto che ha tenuto sotto controllo la spesa corrente di funzionamento: la spesa delle amministrazioni locali per i dipendenti si è ridotta del 6,8 per cento, mentre nella pubblica amministrazione è aumentata del 2,6 per cento;
essendo il comparto enti locali tendenzialmente in equilibrio e vicino all'azzeramento del deficit, il contributo alla finanza pubblica ad essi richiesto, inalterato anche per il prossimo biennio, rischia di configurarsi come un contributo al deficit di altri settori della pubblica amministrazione, che registrano in assoluto un forte deterioramento dei propri saldi;
sui comuni agiscono, in combinato disposto, il blocco delle entrate, i vincoli del patto di stabilità interno, il taglio dei trasferimenti, il ritardo dell'attuazione del federalismo fiscale, che a sua volta si traduce in mancanza di autonomia impositiva e proseguimento ad oltranza di un federalismo «zoppo»;
il blocco delle entrate si ripercuote tutto sulla riduzione della spesa che, stando alle analisi finanziarie più recenti sul comparto, si tradurrebbe, fino al 2011, in una riduzione pari circa 9 miliardi di euro, il 18 per cento della spesa totale: è facile prevedere che, essendo la spesa corrente difficilmente contraibile, sarà la spesa per investimenti a subire il contenimento più vistoso;
uno degli effetti della partecipazione dei comuni al risanamento dei conti pubblici è stata la formazione di residui passivi che attualmente risultano stimati in circa 44 miliardi di euro: i residui passivi rappresentano la mole di fondi impegnati e non spesi per investimenti in opere pubbliche - opere di viabilità, trasporti, manutenzione del territorio ed edilizia scolastica - non solo necessari quali interventi anticiclici per i territori, ma fonte di occupazione, di volano per le imprese e di rilancio dell'economia, di prospettive di uscita dalla crisi economica, non solo locale, essendo di provenienza comunale il 60 per cento delle opere pubbliche realizzate nel Paese;
altra questione non affrontata - e sarà impossibile farlo in assenza di interventi che consentano di liberare risorse alleggerendo i vincoli del patto di stabilità interno - riguarda il ritardo dei pagamenti degli enti locali verso le imprese creditrici, ritardo che crea fortissimi problemi di liquidità alle aziende,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di un intervento migliorativo sul patto di stabilità interno, anche per il solo 2010, volto allo sblocco di una percentuale prefissata dei residui passivi per investimenti, in linea con quanto già adottato per il 2009;
a valutare la possibilità di utilizzare parte degli introiti derivanti dallo scudo fiscale per finanziare l'alleggerimento dei vincoli contabili per le autonomie locali.
9/2936-A/78.Donadi.

La Camera,
premesso che:
i risultati di un recente sondaggio dell'Oxfam International, effettuato lo scorso giugno, indicano che il 72 per cento degli italiani crede che il nostro Paese debba onorare l'impegno internazionale assunto in termini di quantità di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, aumentandone significativamente l'investimento pubblico, mentre l' 85 per cento degli italiani si è espresso contro una diminuzione dell'aiuto stesso;
per riportare stabilmente al centro dell'iniziativa di governo la questione della povertà globale è necessario che le forze politiche che sostengono il Governo, ma non solo quelle, facciano della solidarietà internazionale un elemento distintivo della propria identità;
l'Italia, una della maggiori economie del mondo, ha un ruolo cruciale nel garantire il raggiungimento di questi obiettivi, oltre alla responsabilità morale di non fare venire meno il proprio contributo;
tuttavia, gli ultimi dati vedono l'aiuto pubblico del nostro Paese appena allo 0,22 per cento del PIL nel 2008, un dato destinato a ridursi drasticamente fino allo 0,14 per cento - 0,16 per cento del PIL nel 2009, in ragione delle scelte del Governo in carica;
si tratta di una quantità del tutto inadeguata per mantenere gli impegni internazionali, assunti in sede europea e internazionale, che chiedono ai Paesi UE di destinare all'aiuto lo 0,51 per cento del PIL entro il 2010 e lo 0,7 per cento del PIL entro il 2015;
in termini di aiuti, l'Italia si trova al penultimo posto nell'Europa «dei 15» e al di sotto della media G8;
malgrado corrisponda certamente a verità che, per quanto ci riguarda, la bassa crescita economica, l'alta disuguaglianza tra i redditi e l'alto indebitamento risultano essere tra i fattori che contribuiscono a spiegare gli insufficienti risultati dell'Italia, tuttavia, la difficile situazione economica nazionale e internazionale non giustifica livelli così bassi d'aiuto;
se l'Italia avesse agito come gli altri Paesi donatori quando si sono trovati in condizioni simili, avrebbe dovuto mantenere un livello minimo di aiuto dello 0,29 per cento del PIL;
inoltre, le risorse pubbliche messe a disposizione del Ministero degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo risultano inferiori a quelle raccolte dalle organizzazioni non governative, mettendo in questione la legittimità del Ministero di esercitare una funzione di indirizzo e di messa a sistema della politica di cooperazione internazionale dell'Italia;
per l'Italia, rispettare gli impegni finanziari in termini di aiuto, esercitando responsabilmente la propria appartenenza alla comunità internazionale e agendo consapevolmente nel proprio comune interesse, pone il problema di stanziare consistenti risorse per l'aiuto allo sviluppo nel bilancio dello Stato;
nell'attuale finanziaria sono previsti solo 326 milioni di euro per il 2010, che in termini reali rappresenta il livello più basso degli ultimi 13 anni, mentre addirittura molti di meno sono previsti per i successivi 2011 e 2012, appena 210 milioni per ciascun anno;
per converso, uno dei dispositivi della mozione 1/00253, accolta dal Governo nell'ottobre del 2009, lo impegnava a: «prevedere - nell'ambito della manovra di finanza pubblica per il 2010 - quanto al finanziamento delle leggi n. 7 del 1981 e n. 49 del 1987 (legge sulla cooperazione allo sviluppo), risorse consistenti e volte al riequilibrio dei fondi stanziati tra canale diretto e bilaterale e canale multilaterale, rivedendo, altresì, le previsioni di spesa per i due anni successivi, in modo da invertire il trend di riduzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Italia e riavviare il percorso di avvicinamento all'obiettivo di destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo»;
tutto ciò appare ampiamente disatteso dalle decisioni contenute nella finanziaria 2010,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative volte ad assicurare per gli anni 2011 e 2012 le «consistenti risorse» di cui all'accoglimento della mozione 1/00253 soprattutto per invertire una tendenza preoccupante al ribasso che contrasta fortemente con quanto invece dichiarato recentemente in sede di G8 quando a più riprese è stato affermato, sia dal Presidente del Consiglio sia dal titolare del dicastero dell'economia, che l'Italia si impegnava a tornare in linea con i nostri impegni in tre anni.
9/2936-A/79.Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
i risultati di un recente sondaggio dell'Oxfam International, effettuato lo scorso giugno, indicano che il 72 per cento degli italiani crede che il nostro Paese debba onorare l'impegno internazionale assunto in termini di quantità di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, aumentandone significativamente l'investimento pubblico, mentre l' 85 per cento degli italiani si è espresso contro una diminuzione dell'aiuto stesso;
per riportare stabilmente al centro dell'iniziativa di governo la questione della povertà globale è necessario che le forze politiche che sostengono il Governo, ma non solo quelle, facciano della solidarietà internazionale un elemento distintivo della propria identità;
l'Italia, una della maggiori economie del mondo, ha un ruolo cruciale nel garantire il raggiungimento di questi obiettivi, oltre alla responsabilità morale di non fare venire meno il proprio contributo;
tuttavia, gli ultimi dati vedono l'aiuto pubblico del nostro Paese appena allo 0,22 per cento del PIL nel 2008, un dato destinato a ridursi drasticamente fino allo 0,14 per cento - 0,16 per cento del PIL nel 2009, in ragione delle scelte del Governo in carica;
si tratta di una quantità del tutto inadeguata per mantenere gli impegni internazionali, assunti in sede europea e internazionale, che chiedono ai Paesi UE di destinare all'aiuto lo 0,51 per cento del PIL entro il 2010 e lo 0,7 per cento del PIL entro il 2015;
in termini di aiuti, l'Italia si trova al penultimo posto nell'Europa «dei 15» e al di sotto della media G8;
malgrado corrisponda certamente a verità che, per quanto ci riguarda, la bassa crescita economica, l'alta disuguaglianza tra i redditi e l'alto indebitamento risultano essere tra i fattori che contribuiscono a spiegare gli insufficienti risultati dell'Italia, tuttavia, la difficile situazione economica nazionale e internazionale non giustifica livelli così bassi d'aiuto;
se l'Italia avesse agito come gli altri Paesi donatori quando si sono trovati in condizioni simili, avrebbe dovuto mantenere un livello minimo di aiuto dello 0,29 per cento del PIL;
inoltre, le risorse pubbliche messe a disposizione del Ministero degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo risultano inferiori a quelle raccolte dalle organizzazioni non governative, mettendo in questione la legittimità del Ministero di esercitare una funzione di indirizzo e di messa a sistema della politica di cooperazione internazionale dell'Italia;
per l'Italia, rispettare gli impegni finanziari in termini di aiuto, esercitando responsabilmente la propria appartenenza alla comunità internazionale e agendo consapevolmente nel proprio comune interesse, pone il problema di stanziare consistenti risorse per l'aiuto allo sviluppo nel bilancio dello Stato;
nell'attuale finanziaria sono previsti solo 326 milioni di euro per il 2010, che in termini reali rappresenta il livello più basso degli ultimi 13 anni, mentre addirittura molti di meno sono previsti per i successivi 2011 e 2012, appena 210 milioni per ciascun anno;
per converso, uno dei dispositivi della mozione 1/00253, accolta dal Governo nell'ottobre del 2009, lo impegnava a: «prevedere - nell'ambito della manovra di finanza pubblica per il 2010 - quanto al finanziamento delle leggi n. 7 del 1981 e n. 49 del 1987 (legge sulla cooperazione allo sviluppo), risorse consistenti e volte al riequilibrio dei fondi stanziati tra canale diretto e bilaterale e canale multilaterale, rivedendo, altresì, le previsioni di spesa per i due anni successivi, in modo da invertire il trend di riduzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Italia e riavviare il percorso di avvicinamento all'obiettivo di destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo»;
tutto ciò appare ampiamente disatteso dalle decisioni contenute nella finanziaria 2010,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative volte ad assicurare per gli anni 2011 e 2012 le «consistenti risorse» di cui all'accoglimento della mozione 1/00253.
9/2936-A/79.(Testo modificato nel corso della seduta) Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
a seguito dell'approvazione dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) e dell'articolo 2, comma 6, della legge regionale del Friuli-Venezia Giulia 18 gennaio 2006, n. 2 (legge finanziaria per il 2006) si e determinata una disparità di trattamento nel regime di esenzione dal pagamento dell'IRAP per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), attesa la possibilità di estendere il regime agevolativo anche alle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) succedute alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB);
la regione Friuli-Venezia Giulia, essendosi avvalsa della normativa statale citata e dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 460 del 1997 (con cui le ONLUS sono state esonerate dall'IRAP), ha infatti previsto l'esenzione IRAP anche per le ASP succedute alle IPAB;
nondimeno, le ASP di nuova costituzione non rientrano nel regime di esenzione, determinandosi un notevole aggravio di costi per le aziende medesime e un conseguente aumento delle rette per le persone assistite;
si imporrebbe la modifica dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, come richiesto anche dal Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia con l'ordine del giorno n. 37 presentato nella seduta del 19 dicembre 2008, che è stato accolto dalla Giunta regionale,

impegna il Governo

ad assumere iniziative di carattere normativo al fine di eliminare tale disparità di trattamento fiscale delle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) di nuova costituzione rispetto a quelle succedute alle ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB).
9/2936-A/80.Monai, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
a seguito dell'approvazione dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) e dell'articolo 2, comma 6, della legge regionale del Friuli-Venezia Giulia 18 gennaio 2006, n. 2 (legge finanziaria per il 2006) si e determinata una disparità di trattamento nel regime di esenzione dal pagamento dell'IRAP per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), attesa la possibilità di estendere il regime agevolativo anche alle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) succedute alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB);
la regione Friuli-Venezia Giulia, essendosi avvalsa della normativa statale citata e dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 460 del 1997 (con cui le ONLUS sono state esonerate dall'IRAP), ha infatti previsto l'esenzione IRAP anche per le ASP succedute alle IPAB;
nondimeno, le ASP di nuova costituzione non rientrano nel regime di esenzione, determinandosi un notevole aggravio di costi per le aziende medesime e un conseguente aumento delle rette per le persone assistite;
si imporrebbe la modifica dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, come richiesto anche dal Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia con l'ordine del giorno n. 37 presentato nella seduta del 19 dicembre 2008, che è stato accolto dalla Giunta regionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere iniziative di carattere normativo al fine di eliminare tale disparità di trattamento fiscale delle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) di nuova costituzione rispetto a quelle succedute alle ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB).
9/2936-A/80.(Testo modificato nel corso della seduta) Monai, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e industriale in atto ha colpito in maniera diretta anche il comparto agricolo in tutti i suoi settori, compreso quello della meccanizzazione agricola, nel quale il nostro Paese vanta una forte tradizione a livello internazionale, anche in relazione all'elevata qualità su cui può contare;
il settore agricolo rappresenta per il nostro Paese una risorsa strategica, soprattutto in relazione all'altissima qualità su cui può contare;
in questi ultimi mesi si è registrata una contrazione del mercato del 30-40 per cento e non solo per la produzione. Essa ha investito anche l'occupazione che nel settore e nel comparto occupa più di 100 mila persone;
sono a rischio 35 mila posti di lavoro su 100 mila che il settore coinvolge. Al rischio della perdita dei posti di lavoro si affianca quello di perdere un know-how e un valore aggiunto dell'industria italiana dei trattori, delle macchine agricole, con la conseguenza che il personale (chi lavora in questo settore) verrebbe estromesso. Perdere questo mercato, che comunque sarà in espansione nei prossimi anni, sarebbe un gravissimo danno per l'industria del nostro Paese;
l'11 marzo 2009, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata, presentata dall'onorevole Di Pietro e vertente proprio sulle iniziative da adottare per far fronte alla crisi del settore agricolo e in particolare della produzione delle macchine agricole, confermava le preoccupazioni del Governo rispetto alla crisi del comparto agricolo;
il provvedimento in esame contiene talune norme tese a sostenere il settore agricolo che, pur tuttavia, non rispondono in modo adeguato ad uno degli impegni assunti in sede parlamentare dal Governo come quello di incentivare il processo di svecchiamento del parco delle macchine agricole, attraverso il meccanismo della cosiddetta «rottamazione»,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte a realizzare un progressivo svecchiamento del parco agro-meccanico;
a valutare la possibilità di concedere nuovi contributi alla rottamazione delle macchine agricole, in conformità con quanto previsto dall'articolo 17, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
9/2936-A/81.Cimadoro.

La Camera,
premesso che:
le difficoltà del settore bieticolo-saccarifero sono sorte a seguito dell'approvazione della riforma dell'organizzazione comune di mercato dello zucchero, adottata dalla Commissione europea nel 2006, in conseguenza della quale l'Italia è stata costretta a rinunciare al 67 per cento della quota nazionale della produzione di zucchero; tale riduzione ha provocato la chiusura di quindici stabilimenti saccariferi su un totale di diciannove presenti sul territorio nazionale;
l'Italia si trova ora con sole quattro strutture di produzione: Minerbio, Pontelongo, San Quirico e la più grande e unica del Meridione, situata nella città di Termoli. Questi quattro impianti producono 508 mila tonnellate di zucchero da circa 4 milioni di tonnellate di barbabietole, coltivate in oltre diecimila aziende agricole italiane su più di 60 mila ettari, distribuiti in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Lazio, Basilicata;
gli impianti occupano circa 2000 lavoratori e anche di più se si considerano le aziende dell'indotto. I lavoratori occupati nei 15 ex zuccherifici dismessi a seguito della riforma europea dell'organizzazione comune di mercato rischiano di perdere definitivamente il proprio posto di lavoro. I progetti di riconversione, che dovevano servire per la costituzione di una filiera agro-energetica nel nostro Paese e per dare un'alternativa occupazionale a questi lavoratori, non sono, infatti, mai partiti, sebbene tutti questi fossero stati oggetto di specifichi accordi stipulati dalle organizzazioni sindacali, dalle aziende e dalle istituzioni nazionali e locali;
per questi lavoratori è in scadenza il prossimo 1o gennaio 2010 la cassa integrazione straordinaria, che doveva servire ad accompagnare e sostenere il reddito dei lavoratori fino ad avvenute riconversioni;
la riforma dell'organizzazione comune di mercato, decisa dall'Unione europea nel 2006, aveva previsto un investimento pari a centotrenta milioni di euro per i quattro stabilimenti rimasti, affinché fossero adeguati ai nuovi parametri europei. Sempre tale riforma prevedeva aiuti nazionali e comunitari, autorizzati fino al 2010 per consentire l'adattamento del settore alle nuove condizioni;
questi aiuti sono stati erogati per il triennio dal 2006 al 2008, ma non sono ancora state stanziate le risorse nazionali relative agli anni 2009 e 2010, pari a 43 milioni di euro ciascuno e nel disegno di legge finanziaria 2010 non vi è traccia di queste risorse;
l'aspettativa degli impegni assunti dallo Stato in sede comunitaria ha portato le imprese agricole ed industriali ad elaborare propri programmi e ad effettuare investimenti che sono stati poi puntualmente disattesi, con conseguenze disastrose in termini di occupazione e di difficoltà da parte delle aziende del settore;
non si può di dismettere un intero comparto di produzione assolutamente italiano, composto da aziende italiane e, soprattutto, destinato a divenire un settore fiorente dell'economia europea,

impegna il Governo

a valutare tutte le opportune iniziative al fine di salvaguardare la continuità operativa degli stabilimenti rimasti operativi, ad individuare iniziative finalizzate anche al rilancio del settore bieticolo-saccarifero e ad accelerare i processi di riconversione per offrire occupazione ai lavoratori degli zuccherifici dismessi.
9/2936-A/82.Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 non contiene misure specifiche per il settore agricolo e della pesca e non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano in base alle esigenze del settore;
in Italia, i giovani rappresentano appena il 7 per cento degli addetti al settore agricolo, le dinamiche di ricambio generazionale e, più in generale, quelle relative al capitale umano del settore primario, da tempo, sono accompagnate dalle politiche di sviluppo rurale comunitarie e nazionali che propongono una serie di strumenti volti ad agevolare, non solo l'ingresso dei giovani in agricoltura, ma anche a migliorare la qualità del capitale umano e a rafforzare la competitività delle imprese;
l'Italia, insieme a pochi altri Stati membri, conta una delle più basse presenze di conduttori agricoli sotto i quarant'anni. Dal 2005 al 2007 l'invecchiamento medio dei conduttori d'azienda si acuisce e la quota dei giovani con meno di 35 anni alla guida di un'impresa agricola si riduce in tutti gli Stati europei: l'Italia, con una quota pari al 3,1 per cento, si colloca ancora una volta nella parte bassa della graduatoria, in compagnia del Portogallo, di Cipro, del Regno Unito. Tra gli Stati che presentano rilevanti quote di giovani agricoltori spiccano l'Austria (11 per cento), la Polonia (12 per cento), la Repubblica Ceca (10 per cento) e la Finlandia (9 per cento);
la scarsa presenza di giovani è un elemento negativo per il settore agricolo, prima di tutto per gli effetti che ne derivano in termini di generale abbandono delle attività, ma anche per la perdita di dinamicità imprenditoriale. L'abbandono, pur incidendo solo in minima parte sul valore aggiunto del settore, visto il grado di specializzazione e di produttività ormai raggiunto dall'agricoltura moderna, è comunemente ritenuto causa di degrado delle aree rurali e dell'ambiente naturale;
le ragioni che frenano l'ingresso imprenditoriale in agricoltura sono molte e di vario genere:
a) di natura economica, dovute al fatto che i redditi derivanti dal settore primario sono in media più bassi rispetto a quelli degli altri settori, nonostante i costi e i rischi di gestione siano gli stessi;
b) di natura sociale, legate alla qualità della vita degli agricoltori, fortemente condizionata dall'attività aziendale e dal luogo in cui vivono, spesso carente nell'offerta di servizi;
c) anche di carattere prettamente settoriale, con una lista lunghissima che va dal costo della terra all'acquisizione di diritti di produzione, dai costi di successione a quelli di insediamento;
l'attuale situazione dell'economia e il dibattito sulla riforma della politica agricola comune evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata, nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
con la legge finanziaria per il 2007 è stato istituito il fondo per l'imprenditoria giovanile (articolo 1, comma 1068, della legge del 27 dicembre 2006, n. 296), a cui è stata attribuita una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro annui per 5 anni, a partire dal 2007; tale dotazione è stata poi ridotta a cinque milioni di euro annui a partire dal 2009;
il fondo si propone di perseguire le seguenti misure prioritarie d'intervento:
a) promuovere lo spirito e la cultura d'impresa;
b) premiare la nuova impresa giovane;
c) incentivare la ricerca e lo sviluppo;
d) diffondere i servizi di sostituzione per le imprese giovani;
con esso si è dato seguito al piano d'azione per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura proposto dall'osservatorio per l'imprenditorialità giovanile in agricoltura, che sottolineava la necessità di avviare un insieme integrato di interventi atti a superare il forte grado di senilità e la scarsa professionalità dell'imprenditoria agricola italiana,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a integrare le risorse del fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura.
9/2936-A/83.Rota.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 non contiene misure specifiche per il settore agricolo e della pesca e non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano in base alle esigenze del settore;
in Italia, i giovani rappresentano appena il 7 per cento degli addetti al settore agricolo, le dinamiche di ricambio generazionale e, più in generale, quelle relative al capitale umano del settore primario, da tempo, sono accompagnate dalle politiche di sviluppo rurale comunitarie e nazionali che propongono una serie di strumenti volti ad agevolare, non solo l'ingresso dei giovani in agricoltura, ma anche a migliorare la qualità del capitale umano e a rafforzare la competitività delle imprese;
l'Italia, insieme a pochi altri Stati membri, conta una delle più basse presenze di conduttori agricoli sotto i quarant'anni. Dal 2005 al 2007 l'invecchiamento medio dei conduttori d'azienda si acuisce e la quota dei giovani con meno di 35 anni alla guida di un'impresa agricola si riduce in tutti gli Stati europei: l'Italia, con una quota pari al 3,1 per cento, si colloca ancora una volta nella parte bassa della graduatoria, in compagnia del Portogallo, di Cipro, del Regno Unito. Tra gli Stati che presentano rilevanti quote di giovani agricoltori spiccano l'Austria (11 per cento), la Polonia (12 per cento), la Repubblica Ceca (10 per cento) e la Finlandia (9 per cento);
la scarsa presenza di giovani è un elemento negativo per il settore agricolo, prima di tutto per gli effetti che ne derivano in termini di generale abbandono delle attività, ma anche per la perdita di dinamicità imprenditoriale. L'abbandono, pur incidendo solo in minima parte sul valore aggiunto del settore, visto il grado di specializzazione e di produttività ormai raggiunto dall'agricoltura moderna, è comunemente ritenuto causa di degrado delle aree rurali e dell'ambiente naturale;
le ragioni che frenano l'ingresso imprenditoriale in agricoltura sono molte e di vario genere:
a) di natura economica, dovute al fatto che i redditi derivanti dal settore primario sono in media più bassi rispetto a quelli degli altri settori, nonostante i costi e i rischi di gestione siano gli stessi;
b) di natura sociale, legate alla qualità della vita degli agricoltori, fortemente condizionata dall'attività aziendale e dal luogo in cui vivono, spesso carente nell'offerta di servizi;
c) anche di carattere prettamente settoriale, con una lista lunghissima che va dal costo della terra all'acquisizione di diritti di produzione, dai costi di successione a quelli di insediamento;
l'attuale situazione dell'economia e il dibattito sulla riforma della politica agricola comune evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata, nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
con la legge finanziaria per il 2007 è stato istituito il fondo per l'imprenditoria giovanile (articolo 1, comma 1068, della legge del 27 dicembre 2006, n. 296), a cui è stata attribuita una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro annui per 5 anni, a partire dal 2007; tale dotazione è stata poi ridotta a cinque milioni di euro annui a partire dal 2009;
il fondo si propone di perseguire le seguenti misure prioritarie d'intervento:
a) promuovere lo spirito e la cultura d'impresa;
b) premiare la nuova impresa giovane;
c) incentivare la ricerca e lo sviluppo;
d) diffondere i servizi di sostituzione per le imprese giovani;
con esso si è dato seguito al piano d'azione per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura proposto dall'osservatorio per l'imprenditorialità giovanile in agricoltura, che sottolineava la necessità di avviare un insieme integrato di interventi atti a superare il forte grado di senilità e la scarsa professionalità dell'imprenditoria agricola italiana,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a integrare le risorse del fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura.
9/2936-A/83.(Testo modificato nel corso della seduta) Rota.

La Camera,
premesso che:
nel disegno di legge finanziaria per il 2010 vengono previste una serie di disposizioni in materia di lavoro: sono stati previsti 1.100 milioni per il cosiddetto «pacchetto lavoro», ma di questi i due terzi, invece di focalizzarsi sugli ammortizzatori sociali, sono destinati alla proroga della detassazione dei contratti di produttività, contratti - è bene ricordarlo - che coinvolgono solo una piccola minoranza di lavoratori;
il 29 maggio 2009 il Governatore della Banca d'Italia, dottor Mario Draghi, ha rilevato come, negli ultimi 20 anni, quella italiana sia stata una storia di produttività stagnante, bassi investimenti, bassi salari, bassi consumi, tasse alte e che una risposta incisiva all'emergenza sia possibile solo se accompagnata da comportamenti e da riforme che rialzino la crescita dal basso sentiero degli ultimi decenni. Serve, tra l'altro, ad avviso del Governatore, una riforma organica e rigorosa, che razionalizzi l'insieme degli ammortizzatori sociali esistenti e ne renda più universali i trattamenti;
sono circa 200.000 i lavoratori attualmente interessati da provvedimenti ordinari di integrazione salariale per i quali sarebbe prossima la scadenza del termine di 12 mesi previsto dall'attuale normativa per l'erogazione del contributo;
anche i lavoratori «precari» in tutte le loro articolazioni rappresentano una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata oltre che in costante crescita: ai lavoratori a tempo determinato si affiancano quelli con contratti di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati, con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali;
in base alle normative vigenti solo alcune categorie di lavoratori possono usufruire dei principali strumenti di protezione sociale quali provvedimenti ordinari di integrazione salariale e indennità di disoccupazione, mentre altre categorie, tra cui i dipendenti delle piccole imprese e i giovani lavoratori con contratti temporanei, ne sono attualmente prive;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge n. 185 del 2008 del Governo e nel provvedimento al nostro esame, quello del «sostegno all'economia», un sussidio una tantum quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 30 per cento del reddito dell'ultimo anno;
le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale;
l'intensità, l'estensione e la durata della crisi economica hanno avuto e stanno avendo ricadute fortemente negative sull'occupazione e sull'attività produttiva, i più colpiti sono stati le lavoratrici e i lavoratori con contratto a tempo determinato, a progetto e autonomi;
il Governo ha lasciato scadere, senza esercitarla, la delega prevista dal comma 28 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, che impegnava il Governo ad emanare, entro 12 mesi, uno o più decreti legislativi finalizzati a riformare la materia degli ammortizzatori sociali per il riordino degli istituti a sostegno del reddito, nel rispetto dei principi e criteri definiti dalla stessa legge;
la grave situazione dell'occupazione venutasi a determinare a seguito della crisi economica mondiale richiede di porre in essere una riforma generale del sistema dei cosiddetti «ammortizzatori sociali»,

impegna il Governo

ad operare attraverso gli opportuni strumenti legislativi al fine di provvedere all'estensione da 12 a 24 mesi del periodo massimo di erogazione dei provvedimenti di integrazione salariale;
ad assumere le opportune iniziative al fine di estendere adeguati ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario, quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni.
9/2936-A/84.Porcino.

La Camera,

impegna il Governo

ad operare attraverso gli opportuni strumenti legislativi al fine di provvedere all'estensione da 12 a 24 mesi del periodo massimo di erogazione dei provvedimenti di integrazione salariale;
ad assumere le opportune iniziative al fine di estendere adeguati ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario, quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni.
9/2936-A/84.(Testo modificato nel corso della seduta) Porcino.

La Camera,
premesso che:
la condizione fondamentale perché si possa parlare di sicurezza pubblica è quella di garantire l'operatività alle forze dell'ordine, a cui si devono i risultati della lotta contro la criminalità;
gli importanti risultati ottenuti nel contrasto alla criminalità si devono alla capacità, alla serietà e alla professionalità della nostra Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza e di tutte le forze che costituiscono il comparto della pubblica sicurezza nel nostro Paese;
il contratto delle forze dell'ordine è scaduto nel 2007 e ad oggi il Governo non ha stanziato ancora le risorse per il suo rinnovo, di fatto rinviandolo sine die;
il rinnovo del contratto dovrà necessariamente tenere conto della specificità del lavoro dei poliziotti, che vuol dire riconoscere compensi adeguati per i servizi notturni, quelli esterni, i festivi lavorati e le operazioni di ordine pubblico;
le forze di polizia soffrono anche sul piano della previdenza che da anni è ferma e che potrebbe portare nel giro di pochi anni a vedere il sistema pensionistico pagare alle forze dell'ordine pensioni che potrebbero avvicinarsi al 50 per cento di quella che era la loro retribuzione;
nessun intervento è stato approntato dal Governo, neppure per il riordino delle carriere, materia che necessita, come le altre che riguardano le forze di polizia, di risorse;
le misure contenute nel disegno di legge finanziaria per il 2010 non risultano né sufficienti né adeguate per risolvere i problemi del settore delle forze dell'ordine;
di fatto, la legge finanziaria per il 2010 si limita a sbloccare il turn over per il triennio 2010-2012, misura assolutamente inadeguata se si considera che la Ragioneria generale dello Stato ha diffuso in questi giorni il Conto annuale in relazione al pubblico impiego nel 2008, dal quale emerge che rispetto al 2007 la consistenza di personale nell'intero settore del pubblico impiego è aumentata di circa 9.000 unità rispetto al 2007, rimanendo, comunque, al di sotto del livello registrato nel 2006, ma il personale dei corpi di polizia è diminuito di 6.000 unità tutte a tempo indeterminato;
ancora una volta, dopo gli annunci, l'assenza di adeguati stanziamenti economici dimostra la contraddittorietà dell'azione del Governo, il quale, dopo aver dichiarato di avere tra le priorità della sua azione la sicurezza, non fa seguire alle dichiarazioni d'intento la coerenza e la concretezza dei comportamenti, assumendo decisioni di segno contrario;
il Governo è chiamato a mantenere gli impegni, assunti anche in campagna elettorale e ad oggi non mantenuti, abbandonando un atteggiamento, ad avviso del firmatario del presente atto di indirizzo, di sostanziale indifferenza verso il diritto alla sicurezza dei cittadini e verso i diritti professionali di chi in condizioni di crescente disagio assicura il massimo impegno a garanzia della convivenza civile e la sicurezza del Paese,

impegna il Governo

a destinare, in tempi ragionevoli, risorse economiche per il rinnovo contrattuale che rendano tangibile e concreto il riconoscimento della specificità professionale, per il riordino delle carriere e per la previdenza delle forze che costituiscono il comparto della pubblica sicurezza nel nostro Paese.
9/2936-A/85.Paladini.

La Camera,

impegna il Governo

a destinare, risorse economiche per il rinnovo contrattuale per il riordino delle carriere e per la previdenza delle forze che costituiscono il comparto della pubblica sicurezza nel nostro Paese.
9/2936-A/85.(Testo modificato nel corso della seduta) Paladini.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame, all'articolo 2, comma 231, attua un trasferimento di risorse tra autorità indipendenti;
in particolare, si attribuisce:
all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per gli anni 2010, 2011 e 2012, una quota pari a: 2,2 milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 8,4 milioni, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 6 milioni per il 2010 e 5,9 milioni per il 2011 e il 2012 delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 7 milioni per il 2010 e 7,7 milioni per il 2011 e il 2012 delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici;
al Garante per la protezione dei dati personali, per gli anni 2011 e 2012, una quota pari a: 1,6 milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 3,2 milioni, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 3,6 milioni, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 3,6 milioni, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici;
alla Commissione di garanzia per l'attuazione delle legge sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, per gli anni 2010, 2011 e 2012, una quota pari a: 0,1 milioni di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 0,3 milioni, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 0,3 milioni, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 0,3 milioni, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici; 1 milione, per ciascun anno, delle entrate della Commissione di vigilanza sui fondi pensione;
si sottraggono, dunque, all'Isvap, complessivamente, 10,1 milioni di euro per il triennio 2010-2012;
l'Isvap è un organismo che in Italia funziona: grazie all'Isvap non è successo quello che è accaduto in America con Aig, il più grande gruppo assicurativo, e con Lehman Brothers, in virtù della rigorosa regolamentazione assicurativa;
tutto ciò ha rappresentato un beneficio per i nostri consumatori e per i nostri cittadini che non hanno subito i danni derivanti dalla circolazione di tutti i cosiddetti «prodotti tossici» (credit default swap, mutui subprime e cartolarizzazioni);
il progetto comunitario «Solvency II» mira a introdurre nuove regole prudenziali poste a presidio della stabilità delle imprese di assicurazione. In tal senso, esso abbraccia non solo le regole relative al margine di solvibilità, ma anche quelle relative alla determinazione delle riserve tecniche e agli investimenti ammessi a copertura delle medesime;
nel 2002 con il regime «Solvibilità I» è stato aumentato il fondo minimo di garanzia. Ma si è trattato di una misura tampone, necessaria per migliorare la tutela dei contraenti, mentre veniva intrapreso un progetto di riforma più sostanziale. Il progetto «Solvibilità II», che costituisce il risultato di quel processo, propone una revisione più ampia della situazione finanziaria delle imprese e dei gruppi assicurativi;
uno degli obiettivi centrali del progetto è quello di istituire un sistema di solvibilità che tenga conto in modo migliore, rispetto al sistema attuale, dei rischi effettivamente assunti dalle singole imprese;
il progetto «Solvency II» è diviso in due fasi distinte: la prima, avviata all'inizio del 2001 e conclusa due anni dopo, è stata sostanzialmente una fase di studio delle principali problematiche, condotta con l'ausilio di alcuni gruppi di lavoro e finalizzata alla delineazione, in termini generali, del futuro sistema di solvibilità; la seconda, avviata nel corso del 2003 e tuttora in corso, è dedicata all'analisi e alla definizione dei profili più tecnici e di maggior dettaglio;
per tali ragioni, invece di indebolirne la posizione finanziaria, occorrerebbe, viceversa, rafforzare l'Isvap, anche in vista del progetto Solvency II (Solvibilità II), che entrerà in funzione nel 2012, il quale avrà notevoli effetti sulle risorse finanziarie di cui le imprese di assicurazione dovranno disporre a causa dei nuovi requisiti richiesti e richiederà una maggiore e più intensa attività da parte delle imprese e dei gruppi assicurativi,

impegna il Governo

a valutare modalità alternative di finanziamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, del Garante per la protezione dei dati personali e della Commissione di garanzia per l'attuazione delle legge sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, al fine di restituire all'Isvap le risorse sottratte con la disposizione citata.
9/2936-A/86.Barbato, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
tra la fine dell'anno e l'inizio del 2010, la ripresa dell'economia mondiale è destinata a consolidarsi. Ma questo non significa che la crisi sia terminata perché ci vorrà molto tempo prima che la crescita del prodotto interno lordo e della produzione industriale, anche in Italia, tornino ai livelli del 2007;
il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio, ha dichiarato che tra la fine del 2008 e l'inizio di quest'anno «la caduta in cui le nostre economie si stavano avvitando (...) si è fermata. Siamo meno sicuri che si stia avviando una ripresa duratura» dice sempre il Governatore «che non poggi solo sul sostegno straordinario alle politiche economiche»;
abbiamo di fronte, dunque, una ripresa debole, con un incremento del tasso di disoccupazione e con livelli contenuti della domanda internazionale. Ci vorranno almeno 5 anni - secondo Confindustria - per ritornare ai livelli pre-crisi ed ancora di più per quanto concerne la produzione industriale;
il crollo del prodotto interno lordo italiano è stato più marcato rispetto alla media dei Paesi Ocse e di quelli dell'euro: in Italia abbiamo avuto un calo del 4,5 per cento, contro rispettivamente - 3,5 e - 4 per cento;
in questo contesto, l'attuale Governo non ha fatto nulla per le piccole imprese, ma ha fatto molto per salvare una grande impresa come l'Alitalia, usando un fiume di soldi pubblici. Non ha fatto nulla per le piccole imprese, ma ha fatto un condono fiscale/amnistia a tutela dei grandi evasori che hanno portato all'estero milioni di euro e commesso reati penali come il falso in bilancio;
l'Esecutivo in carica non ha fatto nulla per assicurare il credito alle piccole imprese, visto che i «Tremonti-bonds» sono stati un flop clamoroso. Non ha fatto nulla per le piccole imprese, ma si accinge a concedere di nuovo incentivi per la rottamazione delle autovetture;
il disegno di legge finanziaria per il 2010 non contiene nuove misure di politica economica e industriale, se non per piccoli aggiustamenti, come il prolungamento al 2012 delle agevolazioni alle ristrutturazioni edilizie;
sul versante dello sviluppo del sistema produttivo, i contenuti della manovra finanziaria sono assolutamente insoddisfacenti, in quanto mancano una vera e propria politica industriale e interventi volti a sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese e a promuovere il turismo e il made in Italy;
anche in questo settore sono stati operati tagli ad interventi di particolare rilievo, tra i quali si ricorda quelli al finanziamento dei distretti produttivi ed al fondo per la tutela della proprietà industriale;
il Governo italiano non ha fatto dell'innovazione il settore strategico della politica di sviluppo e lo strumento più importante per uscire dalla crisi, ma ha puntato sulla politica delle mega-infrastrutture, come il Ponte sullo Stretto, che non mobilitano a breve l'attività economica e che in alcuni casi hanno effetti dubbi sullo sviluppo a lungo termine;
le piccole e medie imprese vanno aiutate concretamente ed indirizzate verso l'innovazione, la crescita dimensionale, la conquista di nuovi mercati;
servono interventi che vanno dal credito alla politica industriale, dall'ambiente all'energia, finalizzati a favorire la crescita della produzione e della competitività, quali:
a) l'accesso al credito, che serve alle imprese per sopravvivere e recuperare competitività, finanziando nuovi investimenti mediante maggiori risorse per i confidi;
b) la proroga del bonus per le aggregazioni d'impresa per almeno un biennio;
c) la crescita dell'investimento pubblico e privato in ricerca e sviluppo per potere in prospettiva raggiungere almeno il 2 per cento del prodotto interno lordo. Il credito d'imposta in ricerca e sviluppo è uno strumento efficace per consolidare e far crescere gli investimenti in ricerca e innovazione delle imprese e per sviluppare la collaborazione con il sistema pubblico di ricerca;
d) più risorse per la banda larga: da uno studio della Commissione europea emerge che il contributo alla crescita del prodotto interno lordo nei Paesi con una maggiore diffusione della banda larga (crescita media del 0,89 per cento) è stato il doppio rispetto ai Paesi con una minore diffusione (0,47 per cento);
e) la deduzione graduale del costo del lavoro dall'imponibile irap, in particolare per le piccole e medie imprese, per non penalizzare l'occupazione;
f) la difesa e la valorizzazione del made in Italy;
g) la detassazione degli investimenti delle piccole e medie imprese;
h) il pagamento dell'iva per le piccole e medie imprese al momento in cui si incassa la fattura,

impegna il Governo

a predisporre reali interventi di sostegno - come quelli indicati in premessa - alle piccole e medie imprese che rappresentano l'asse portante della nostra struttura produttiva.
9/2936-A/87.Borghesi.

La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori interventi di sostegno alle piccole e medie imprese che rappresentano l'asse portante della nostra struttura produttiva.
9/2936-A/87.(Testo modificato nel corso della seduta) Borghesi.

La Camera,
premesso che:
lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca reca, per l'esercizio finanziario 2010, spese in conto competenza per 55.252,1 milioni di euro, di cui 52.925,8 milioni di euro per spese correnti e 2.326,3 milioni di euro per spese in conto capitale;
l'incidenza percentuale sul totale generale del bilancio dello Stato è pari al 6,96 per cento; rispetto alle previsioni assestate per l'esercizio finanziario 2009, si registra una riduzione di ben 409,3 milioni di euro di euro;
alla missione «Istruzione scolastica» è assegnata la dotazione di 44.060,4 milioni di euro, con decremento di 83,5 milioni di euro rispetto al bilancio assestato 2009; infatti dal raffronto tra gli importi assegnati ai relativi programmi per il 2010 emergono riduzioni ulteriori rispetto a quelli per il 2009; peraltro detti programmi avevano già subito notevoli riduzioni rispetto al 2008;
l'istruzione rappresenta un settore fondamentale per la crescita del Paese, ma che purtroppo non potrà non continuare a risentire di una politica di tagli, i quali, anno dopo anno, producono dissesto e caos;
nell'ambito del settore istruzione il tema della sicurezza scolastica è di recente entrato drammaticamente in primo piano; a novembre ricorre l'anniversario del tragico episodio accaduto nel liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino, dove esattamente un anno fa ha perso la vita Vito Scafidi per il crollo di un controsoffitto dell'aula dove si svolgeva la lezione;
tragedie come quella accaduta a Rivoli dimostrano che non si possono tagliare le risorse destinate alla sicurezza degli edifici scolastici come invece è stato fatto: già nella finanziaria 2009 infatti sono stati decurtati 23 milioni di euro sui 100 disponibili dal fondo statale destinato al patto per l'edilizia scolastica;
in base ad un recente monitoraggio nazionale realizzato dalla Cisl Scuola risulta che ad oggi la sicurezza delle scuole è ancora lontana dal compiersi: l'anagrafe degli edifici scolastici, avviata nel lontano 1996, non è stata ancora completata; i dati riferiti all'80 per cento certificano che la metà delle scuole non risulta a norma ponendo seri problemi di illegalità;
inoltre, secondo i dati diffusi da Cittadinanza attiva, nelle scuole monitorate per l'annuale rapporto «Imparare sicuri», risulta che nessuna ottiene un punteggio alto, dodici ottengono buono, trentatré discreto, cinquantasei appena sufficiente, ventiquattro insufficiente e sette pessimo. Nell'ambito di tale ultima categoria, su sette scuole ben sei sono dell'infanzia, dunque sono soprattutto i più piccoli a vivere in ambienti insicuri;
diventa quindi urgente un programma straordinario di edilizia scolastica per la costruzione e il riadattamento delle strutture esistenti, al fine di assicurare una distribuzione delle strutture sul territorio coerente con le esigenze delle diverse realtà territoriali;
il comma 229 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame riguarda la realizzazione di interventi da approntare con rapidità per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole; in particolare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, «previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia nonché per i profili di carattere finanziario», devono essere individuati gli interventi immediatamente realizzabili fino ad un importo complessivo di 300 milioni euro, con la relativa ripartizione tra gli enti territoriali interessati, nell'ambito delle risorse previste dall'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
l'apposito «atto di indirizzo» delle Commissioni parlamentari a cui si fa riferimento nella norma, altro non è di fatto che una sorta di «legge mancia 2», per cui, con apposita risoluzione votata in Commissione, si individueranno gli specifici interventi sul territorio da finanziare con celerità;
anche se la finalità sembra essere quella della velocizzazione nell'utilizzo delle risorse, il metodo individuato (simile appunto a quello previsto per la «legge mancia») non è certo un metodo trasparente per la ripartizione e l'assegnazione delle risorse; inoltre i 300 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, non sono risorse «nuove», in quanto non viene stanziato nulla di più di quanto già previsto a legislazione vigente;
infatti, il decreto legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, all'articolo 7-bis, già stabilisce che sia destinato al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso;
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha di recente annunciato misure adeguate all'emergenza della situazione degli edifici scolastici in Italia, ma ancora non c'è stato un riscontro concreto a quanto dichiarato. Non è avvenuta né una pianificazione degli interventi, né tanto meno un trasferimento di finanziamenti alle amministrazioni locali che da sole non sono in grado di far fronte alla riqualificazione di un patrimonio edilizio tanto vasto e complesso; sono quarantaduemila, infatti, gli edifici scolastici in Italia, un numero che comprende stabili risalenti per la maggior parte a prima del 1974, anno in cui è entrata in vigore la normativa antisismica, mentre già sappiamo che più del 38 per cento di questi necessita di interventi di manutenzione urgente. Un vuoto di programmazione che, in un Paese dove il 70 per cento del territorio nazionale è a rischio sismico, non è possibile permettersi;
inoltre non si hanno ancora notizie del piano di utilizzo di un 1 miliardo di euro da destinare all'edilizia scolastica, previsto con la delibera del Cipe del 6 marzo 2009;
infine il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dovrebbe aver predisposto un elenco degli edifici scolastici con i maggiori problemi sotto il profilo della sicurezza; difatti un'esatta conoscenza dello stato delle scuole italiane rappresenta una condizione necessaria per una programmazione più organica ed efficace degli interventi,

impegna il Governo

nell'ambito di una vera politica di sostegno e innovazione all'istruzione anche al fine di migliorare lo standard qualitativo della scuola italiana, a stanziare risorse idonee da destinare al completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici scolastici;
a provvedere all'assegnazione delle somme già stanziate utilizzando un criterio più efficace e trasparente, dando quindi priorità agli individuati edifici scolastici con i maggiori problemi sotto il profilo della sicurezza.
9/2936-A/88.Zazzera, Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca reca, per l'esercizio finanziario 2010, spese in conto competenza per 55.252,1 milioni di euro, di cui 52.925,8 milioni di euro per spese correnti e 2.326,3 milioni di euro per spese in conto capitale;
l'incidenza percentuale sul totale generale del bilancio dello Stato è pari al 6,96 per cento; rispetto alle previsioni assestate per l'esercizio finanziario 2009, si registra una riduzione di ben 409,3 milioni di euro di euro;
alla missione «Istruzione scolastica» è assegnata la dotazione di 44.060,4 milioni di euro, con decremento di 83,5 milioni di euro rispetto al bilancio assestato 2009; infatti dal raffronto tra gli importi assegnati ai relativi programmi per il 2010 emergono riduzioni ulteriori rispetto a quelli per il 2009; peraltro detti programmi avevano già subito notevoli riduzioni rispetto al 2008;
l'istruzione rappresenta un settore fondamentale per la crescita del Paese, ma che purtroppo non potrà non continuare a risentire di una politica di tagli, i quali, anno dopo anno, producono dissesto e caos;
nell'ambito del settore istruzione il tema della sicurezza scolastica è di recente entrato drammaticamente in primo piano; a novembre ricorre l'anniversario del tragico episodio accaduto nel liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino, dove esattamente un anno fa ha perso la vita Vito Scafidi per il crollo di un controsoffitto dell'aula dove si svolgeva la lezione;
tragedie come quella accaduta a Rivoli dimostrano che non si possono tagliare le risorse destinate alla sicurezza degli edifici scolastici come invece è stato fatto: già nella finanziaria 2009 infatti sono stati decurtati 23 milioni di euro sui 100 disponibili dal fondo statale destinato al patto per l'edilizia scolastica;
in base ad un recente monitoraggio nazionale realizzato dalla Cisl Scuola risulta che ad oggi la sicurezza delle scuole è ancora lontana dal compiersi: l'anagrafe degli edifici scolastici, avviata nel lontano 1996, non è stata ancora completata; i dati riferiti all'80 per cento certificano che la metà delle scuole non risulta a norma ponendo seri problemi di illegalità;
inoltre, secondo i dati diffusi da Cittadinanza attiva, nelle scuole monitorate per l'annuale rapporto «Imparare sicuri», risulta che nessuna ottiene un punteggio alto, dodici ottengono buono, trentatré discreto, cinquantasei appena sufficiente, ventiquattro insufficiente e sette pessimo. Nell'ambito di tale ultima categoria, su sette scuole ben sei sono dell'infanzia, dunque sono soprattutto i più piccoli a vivere in ambienti insicuri;
diventa quindi urgente un programma straordinario di edilizia scolastica per la costruzione e il riadattamento delle strutture esistenti, al fine di assicurare una distribuzione delle strutture sul territorio coerente con le esigenze delle diverse realtà territoriali;
il comma 229 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame riguarda la realizzazione di interventi da approntare con rapidità per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole; in particolare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, «previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia nonché per i profili di carattere finanziario», devono essere individuati gli interventi immediatamente realizzabili fino ad un importo complessivo di 300 milioni euro, con la relativa ripartizione tra gli enti territoriali interessati, nell'ambito delle risorse previste dall'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
l'apposito «atto di indirizzo» delle Commissioni parlamentari a cui si fa riferimento nella norma, altro non è di fatto che una sorta di «legge mancia 2», per cui, con apposita risoluzione votata in Commissione, si individueranno gli specifici interventi sul territorio da finanziare con celerità;
anche se la finalità sembra essere quella della velocizzazione nell'utilizzo delle risorse, il metodo individuato (simile appunto a quello previsto per la «legge mancia») non è certo un metodo trasparente per la ripartizione e l'assegnazione delle risorse; inoltre i 300 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, non sono risorse «nuove», in quanto non viene stanziato nulla di più di quanto già previsto a legislazione vigente;
infatti, il decreto legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, all'articolo 7-bis, già stabilisce che sia destinato al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso;
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha di recente annunciato misure adeguate all'emergenza della situazione degli edifici scolastici in Italia, ma ancora non c'è stato un riscontro concreto a quanto dichiarato. Non è avvenuta né una pianificazione degli interventi, né tanto meno un trasferimento di finanziamenti alle amministrazioni locali che da sole non sono in grado di far fronte alla riqualificazione di un patrimonio edilizio tanto vasto e complesso; sono quarantaduemila, infatti, gli edifici scolastici in Italia, un numero che comprende stabili risalenti per la maggior parte a prima del 1974, anno in cui è entrata in vigore la normativa antisismica, mentre già sappiamo che più del 38 per cento di questi necessita di interventi di manutenzione urgente. Un vuoto di programmazione che, in un Paese dove il 70 per cento del territorio nazionale è a rischio sismico, non è possibile permettersi;
inoltre non si hanno ancora notizie del piano di utilizzo di un 1 miliardo di euro da destinare all'edilizia scolastica, previsto con la delibera del Cipe del 6 marzo 2009;
infine il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dovrebbe aver predisposto un elenco degli edifici scolastici con i maggiori problemi sotto il profilo della sicurezza; difatti un'esatta conoscenza dello stato delle scuole italiane rappresenta una condizione necessaria per una programmazione più organica ed efficace degli interventi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre nell'ambito di una vera politica di sostegno e innovazione all'istruzione anche al fine di migliorare lo standard qualitativo della scuola italiana, a stanziare risorse idonee da destinare al completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici scolastici;
a valutare l'opportunità di provvedere all'assegnazione delle somme già stanziate utilizzando un criterio più efficace e trasparente, dando quindi priorità agli individuati edifici scolastici con i maggiori problemi sotto il profilo della sicurezza.
9/2936-A/88.(Testo modificato nel corso della seduta) Zazzera, Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
il terremoto che ha colpito la regione Abruzzo ha inevitabilmente reso necessaria la dichiarazione di stato di emergenza per le zone colpite dal sisma;
con la dichiarazione dello stato di emergenza si è provveduto, con il decreto-legge n. 39 del 2009, convertito, con modificazione, dalla legge n. 77 del 2009 e come in altri casi precedenti, alla sospensione per il pagamento dei tributi e dei contributi;
il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, ha stabilito le modalità di recupero dei versamenti fiscali e contributivi sospesi a seguito del terremoto in Abruzzo del 6 aprile scorso. I tributi e i relativi versamenti erano stati sospesi fino al 30 novembre 2009, secondo quanto disposto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3780 del 2009. Con altra ordinanza, era stato inoltre sospeso, relativamente ai datori di lavoro ed ai lavoratori autonomi operanti alla data dell'evento sismico nei comuni interessati, il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni e malattie. Il suddetto decreto-legge n. 78 del 2009, all'articolo 25, ha disposto che sia i versamenti fiscali che quelli contributivi siano effettuati a decorrere dal gennaio 2010, in 24 rate mensili;
il disegno di legge in esame, all'articolo 2, comma 188, dispone la modifica delle modalità di restituzione delle suddette somme non versate prevedendo un ampliamento del numero di rate, portandole da 24 a 60, e un differimento della prima rata in scadenza, da gennaio 2010 a giugno 2010;
va sottolineato che simili disposizioni sul recupero dei versamenti fiscali e contributivi hanno riguardato altri eventi sismici, quali quelli delle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli del Molise del 2002. In entrambi questi casi, si è definita la posizione dei soggetti che hanno beneficiato delle suddette sospensioni, mediante la corresponsione del 40 per cento dell'ammontare dovuto (al netto dei versamenti già eseguiti), in 120 rate mensili;
risulta quindi evidente la sperequazione di trattamento verso popolazioni colpite da calamità naturali simili;
peraltro, va sottolineato che il 13 ottobre scorso, la Camera dei deputati ha approvato la mozione bipartisan n. 1-00244 sul sisma in Abruzzo, con parere favorevole del Governo, con la quale il Governo medesimo si impegnava ad equiparare le modalità di rimborso dei versamenti fiscali e contributivi a quanto già previsto per le popolazioni colpite dal sisma di Umbria e Marche,

impegna il Governo

ad assumere , nei tempi e nei modi che il Governo riterrà più opportuni, nei limiti delle risorse disponibili, ulteriori iniziative normative dirette a prevedere che la restituzione dei versamenti fiscali e contributivi indicati in premessa, sia corrisposta al 40 per cento dell'ammontare dovuto e in 120 rate mensili, proponendo in tal senso, l'equiparazione alle modalità di rimborso già previste per gli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli nelle province di Campobasso e Foggia del 2002.
9/2936-A/89.Di Stanislao, Mantini.

La Camera,
premesso che:
con il cosiddetto «Pacchetto energia-clima» approvato nel 2008, l'Unione europea, e quindi conseguentemente anche il nostro Paese, si è impegnata a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili;
il Governo non ha finora intrapreso alcuna politica industriale e fiscale efficace finalizzata al rispetto dei suddetti impegni presi in ambito europeo;
la stessa finanziaria per il 2010 in esame non dispone alcun stanziamento di risorse, né alcun tipo di intervento per incentivare gli investimenti nel settore dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, né tantomeno politiche fiscali mirate a favore di detti settori, quando al contrario il raggiungimento dei suddetti obiettivi europei imporrebbe in questo ambito, e da subito, l'avvio di efficaci politiche di breve-medio periodo;
qualunque strategia di sostegno e incentivazione all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, impone inevitabilmente lo stanziamento da parte del Governo di adeguate risorse finanziarie, e la previsione di un sistema di incentivazione stabile e certo nel medio-lungo periodo, considerato che il sistema industriale chiamato ad investire nelle nuove tecnologie «verdi», ha necessità di poter programmare gli investimenti da effettuare;
è difficile pensare a un piano straordinario per l'efficienza ed il risparmio energetico realmente efficace se non si mettono in campo adeguate risorse e nuovi finanziamenti;
peraltro la scelta del Governo di riaprire la stagione del nucleare, rischia fortemente di drenare - a vantaggio di quest'ultimo - le risorse finanziarie, seppur minime, che dovrebbero essere stanziate per le nuove tecnologie e le fonti rinnovabili, così come ci chiede l'Europa;
con la legge n. 99 del 2009, il Governo ha deciso il ritorno alla produzione di energia nucleare che, con il referendum del 1987 era stata «bocciata», con il conseguente blocco dell'attività delle centrali nucleari presenti sul nostro territorio;
in conseguenza degli elevatissimi costi a carico delle casse pubbliche (finanziamenti e sovvenzioni), la scelta nucleare ostacola infatti il perseguimento degli obiettivi di diffusione delle fonti rinnovabili, innovazione tecnologica ed efficienza energetica: l'Agenzia internazionale per l'energia ha calcolato che dal 1992 al 2005 nei Paesi OCSE il nucleare da fissione ha usufruito del 46 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo, quello da fusione del 12 per cento, mentre alle rinnovabili è stato destinato l'11 per cento;
i costi del kwh nucleare imputabili all'investimento, all'esercizio e alla manutenzione sono enormemente superiori a qualunque altra fonte di produzione di energia. Il presunto basso costo del kWh da nucleare è infatti quasi esclusivamente dovuto in tutto il mondo dall'intervento dello Stato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare (costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali),

impegna il Governo

a mettere in campo in tempi brevi politiche fiscali a favore del settore dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, ai fini del rispetto degli obiettivi «20-20-20» fissati in sede UE, nonché per contribuire a creare opportunità per l'innovazione tecnologica e produttiva e per nuova occupazione qualificata;
a prevedere conseguentemente - in linea con i suddetti obiettivi - adeguati stanziamenti pluriennali indispensabili a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, pena il pagamento di inevitabili multe di milioni di euro per il mancato rispetto dei medesimi obiettivi europei, anche alla luce del fatto che per la data del 2020 fissata dall'Unione europea, non è ipotizzabile alcun contributo da parte del nucleare ai fini della riduzione delle emissioni inquinanti, visti tra l'altro i tempi tecnici minimi necessari alla realizzazione delle relative centrali.
9/2936-A/90.Scilipoti, Piffari.

La Camera,
premesso che:
con il cosiddetto «Pacchetto energia-clima» approvato nel 2008, l'Unione europea, e quindi conseguentemente anche il nostro Paese, si è impegnata a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili;
il Governo non ha finora intrapreso alcuna politica industriale e fiscale efficace finalizzata al rispetto dei suddetti impegni presi in ambito europeo;
la stessa finanziaria per il 2010 in esame non dispone alcun stanziamento di risorse, né alcun tipo di intervento per incentivare gli investimenti nel settore dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, né tantomeno politiche fiscali mirate a favore di detti settori, quando al contrario il raggiungimento dei suddetti obiettivi europei imporrebbe in questo ambito, e da subito, l'avvio di efficaci politiche di breve-medio periodo;
qualunque strategia di sostegno e incentivazione all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, impone inevitabilmente lo stanziamento da parte del Governo di adeguate risorse finanziarie, e la previsione di un sistema di incentivazione stabile e certo nel medio-lungo periodo, considerato che il sistema industriale chiamato ad investire nelle nuove tecnologie «verdi», ha necessità di poter programmare gli investimenti da effettuare;
è difficile pensare a un piano straordinario per l'efficienza ed il risparmio energetico realmente efficace se non si mettono in campo adeguate risorse e nuovi finanziamenti;
peraltro la scelta del Governo di riaprire la stagione del nucleare, rischia fortemente di drenare - a vantaggio di quest'ultimo - le risorse finanziarie, seppur minime, che dovrebbero essere stanziate per le nuove tecnologie e le fonti rinnovabili, così come ci chiede l'Europa;
con la legge n. 99 del 2009, il Governo ha deciso il ritorno alla produzione di energia nucleare che, con il referendum del 1987 era stata «bocciata», con il conseguente blocco dell'attività delle centrali nucleari presenti sul nostro territorio;
in conseguenza degli elevatissimi costi a carico delle casse pubbliche (finanziamenti e sovvenzioni), la scelta nucleare ostacola infatti il perseguimento degli obiettivi di diffusione delle fonti rinnovabili, innovazione tecnologica ed efficienza energetica: l'Agenzia internazionale per l'energia ha calcolato che dal 1992 al 2005 nei Paesi OCSE il nucleare da fissione ha usufruito del 46 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo, quello da fusione del 12 per cento, mentre alle rinnovabili è stato destinato l'11 per cento;
i costi del kwh nucleare imputabili all'investimento, all'esercizio e alla manutenzione sono enormemente superiori a qualunque altra fonte di produzione di energia. Il presunto basso costo del kWh da nucleare è infatti quasi esclusivamente dovuto in tutto il mondo dall'intervento dello Stato nella chiusura del ciclo del combustibile nucleare (costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di mettere in campo in tempi brevi politiche fiscali a favore del settore dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, ai fini del rispetto degli obiettivi «20-20-20» fissati in sede UE, nonché per contribuire a creare opportunità per l'innovazione tecnologica e produttiva e per nuova occupazione qualificata;
a prevedere conseguentemente - in linea con i suddetti obiettivi - adeguati stanziamenti pluriennali indispensabili a ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas a effetto serra, e ad aumentare il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, pena il pagamento di inevitabili multe di milioni di euro per il mancato rispetto dei medesimi obiettivi europei, anche alla luce del fatto che per la data del 2020 fissata dall'Unione europea, non è ipotizzabile alcun contributo da parte del nucleare ai fini della riduzione delle emissioni inquinanti, visti tra l'altro i tempi tecnici minimi necessari alla realizzazione delle relative centrali.
9/2936-A/90.(Testo modificato nel corso della seduta) Scilipoti, Piffari.

La Camera,
premesso che:
nel nostro Paese esistono diversi meccanismi di incentivazione e promozione delle fonti energetiche rinnovabili;
tra queste abbiamo le tariffe incentivate previste dalla delibera del Comitato interministeriale prezzi del 29 aprile 1992, n. 6, meglio nota come CIP6, e che consentono la remunerazione dell'energia a un prezzo garantito, che dovrebbero avere lo scopo di finanziare unicamente risorse energetiche non inquinanti;
con il meccanismo CIP6 le imprese produttrici di energia rinnovabile o assimilata vendono al Gestore dei servizi elettrici (GSE) l'energia prodotta ad un prezzo «superiore» a quello di mercato. Il GSE recupera quindi la differenza di prezzo attraverso un'apposita voce di costo nella bolletta elettrica;
l'impatto complessivo sulla cosiddetta «componente tariffaria A3», e quindi sulla nostra bolletta elettrica, è di circa 2,4 miliardi di euro, di cui poco meno di 1 miliardo riguarda le fonti rinnovabili, e poco più di 1,4 miliardi di euro riguarda invece le fonti assimilate;
gli incentivi che in virtù del CIP6 vengono pagati dai cittadini, non riguardano quindi solamente le fonti di energia rinnovabile, ma includono anche le energie assimilate, ossia quelle energie prodotte da impianti che utilizzano calore di risulta o fumi di scarico, da impianti che usano gli scarti di lavorazione o di processi, termovalorizzatori, impianti di cogenerazione, scarti di raffineria e rifiuti anche non biodegradabili, e altri;
attualmente circa il 18 per cento dell'energia ritirata dal Gestore dei servizi elettrici (GSE) è prodotta da fonti rinnovabili, e ben l'82 per cento da fonti assimilati. In termini di incentivi riconosciuti, tuttavia, poiché alle fonti rinnovabili è riconosciuta una remunerazione maggiore, queste ultime incidono per il 41 per cento contro il 59 per cento delle fonti assimilate;
è necessario che gli incentivi vadano dirottati unicamente verso le produzioni di energia prodotta da fonti rinnovabili (eolico, geotermico, fotovoltaico, biomasse, ecc.), provvedendo a ridurre contestualmente gli incentivi ancora previsti per le fonti assimilate,

impegna il Governo

a prevedere, fin da subito, una progressiva diminuzione della remunerazione CIP6 riconosciuta alle fonti energetiche assimilate, con contestuale incremento degli incentivi destinati al sostegno delle fonti energetiche rinnovabili.
9/2936-A/91.Piffari, Scilipoti.

La Camera,
premesso che:
nel nostro Paese esistono diversi meccanismi di incentivazione e promozione delle fonti energetiche rinnovabili;
tra queste abbiamo le tariffe incentivate previste dalla delibera del Comitato interministeriale prezzi del 29 aprile 1992, n. 6, meglio nota come CIP6, e che consentono la remunerazione dell'energia a un prezzo garantito, che dovrebbero avere lo scopo di finanziare unicamente risorse energetiche non inquinanti;
con il meccanismo CIP6 le imprese produttrici di energia rinnovabile o assimilata vendono al Gestore dei servizi elettrici (GSE) l'energia prodotta ad un prezzo «superiore» a quello di mercato. Il GSE recupera quindi la differenza di prezzo attraverso un'apposita voce di costo nella bolletta elettrica;
l'impatto complessivo sulla cosiddetta «componente tariffaria A3», e quindi sulla nostra bolletta elettrica, è di circa 2,4 miliardi di euro, di cui poco meno di 1 miliardo riguarda le fonti rinnovabili, e poco più di 1,4 miliardi di euro riguarda invece le fonti assimilate;
gli incentivi che in virtù del CIP6 vengono pagati dai cittadini, non riguardano quindi solamente le fonti di energia rinnovabile, ma includono anche le energie assimilate, ossia quelle energie prodotte da impianti che utilizzano calore di risulta o fumi di scarico, da impianti che usano gli scarti di lavorazione o di processi, termovalorizzatori, impianti di cogenerazione, scarti di raffineria e rifiuti anche non biodegradabili, e altri;
attualmente circa il 18 per cento dell'energia ritirata dal Gestore dei servizi elettrici (GSE) è prodotta da fonti rinnovabili, e ben l'82 per cento da fonti assimilati. In termini di incentivi riconosciuti, tuttavia, poiché alle fonti rinnovabili è riconosciuta una remunerazione maggiore, queste ultime incidono per il 41 per cento contro il 59 per cento delle fonti assimilate;
è necessario che gli incentivi vadano dirottati unicamente verso le produzioni di energia prodotta da fonti rinnovabili (eolico, geotermico, fotovoltaico, biomasse, ecc.), provvedendo a ridurre contestualmente gli incentivi ancora previsti per le fonti assimilate,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, fin da subito, una progressiva diminuzione della remunerazione CIP6 riconosciuta alle fonti energetiche assimilate, con contestuale incremento degli incentivi destinati al sostegno delle fonti energetiche rinnovabili.
9/2936-A/91.(Testo modificato nel corso della seduta) Piffari, Scilipoti.

La Camera,
premesso che:
la manovra economica per il 2010, prevede risorse esigue e in diminuzione negli anni, da destinare a interventi finalizzati al ripristino e alla bonifica dei siti inquinati;
l'individuazione, nel settembre scorso, del relitto di una nave a largo di Cetraro, davanti alle coste calabresi, ha riportato all'attenzione del Paese i numerosi affondamenti sospetti avvenuti nelle acque territoriali finalizzati, con molta probabilità, al traffico e allo smaltimento illegale di rifiuti tossico-nocivi da parte soprattutto della criminalità organizzata;
la cronologia di affondamenti sospetti nelle nostre acque, è certamente inquietante:
nel 1979 affonda la nave «Aso», con il suo carico di 900 tonnellate di solfato ammonico, a largo di Locri;
nel 1985 affonda a largo di Ustica la nave tedesca «Koraline»;
nel 1986 affonda la nave «Mikigan» partita dal porto di Marina di Carrara e affondata nel mare calabrese con il suo carico sospetto;
nel 1987 naufraga a 20 miglia da Capo Spartivento, in Calabria, la nave «Rigel», che fu affondata presumibilmente, come riportavano i quotidiani dell'epoca, per potersi disfarsi di un carico radioattivo che non riusciva a trovare destinazioni lecite;
nel 1989 si inabissa la nave maltese «Anni», affondata in Adriatico mentre si dirigeva a Ravenna;
nel 1990 la «Jolly Rosso» «spiaggia» lungo la costa di Amantea;
nel 1991, al largo di Molfetta affonda l'«Alessandro I», una nave cisterna che da Gela sta andando a Ravenna. Al suo interno ci sono ben 3.550 tonnellate di rifiuti tossici derivati dalla lavorazione del petrolio;
nel 1993 la nave «Marco Polo» scompare nel Canale di Sicilia;
a ciò vanno aggiunte tutte quelle navi clandestine, che ufficialmente non risultano naufragate;
il quotidiano «La Repubblica» del 13 settembre 2009, riportava come in Calabria attorno al torrente Oliva, nel comune di Serra d'Aiello, comune limitrofo a quello di Amantea, dove potrebbero essere finiti appunti i veleni caricato sulla nave «Jolly Rosso» spiaggiata nel 1990, risultino documentati preoccupanti picchi di tumore;
nel corso della XIII legislatura, la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, approvava un documento sui traffici illeciti e sulle ecomafie, che disegnava un quadro inquietante sulla questione delle «carrette del mare» colate a picco, probabili mezzi di smaltimento di rifiuti tossici o radioattivi: 39 affondamenti sospetti di navi dal 1979 al 1995 e il forte dubbio che non si sappia di altri, negli anni successivi, solo perché mancano indagini sulle cosiddette «navi a perdere»;
alla luce di tutto ciò, praticamente nulla è stato fatto in questi mesi per affrontare questa vera e propria emergenza, e per indagare e scongiurare i possibili gravi rischi per la salute e per l'ambiente conseguenti allo smaltimento di rifiuti tossici o radioattivi, attuato mediante il premeditato affondamento di navi;
l'11 novembre scorso, è stata approvata dall'Aula della Camera, una mozione bipartisan sull'emergenza legata alle cosiddette «navi dei veleni», con la quale il Governo si impegnava - tra l'altro - ad avviare i necessari accertamenti di competenza per verificare se organizzazioni criminali pratichino l'affondamento in mare di rifiuti tossici o radioattivi, nonché ad eseguire un'azione di rilevamento e di verifica sul territorio italiano di siti inquinati analoghi a quelli interessati dalla vicenda delle «navi dei veleni» e a procedere all'eventuale loro bonifica e alla loro messa in sicurezza;
il disegno di legge finanziaria in esame doveva e poteva essere l'occasione per intervenire in questo specifico ambito, prevedendo a tal fine delle risorse così come è stato disposto con l'articolo 2, comma 230, per il finanziamento di interventi finalizzati a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico,

impegna il Governo

a considerare quanto esposto in premessa come vera emergenza nazionale, prevedendo conseguentemente uno stanziamento di risorse necessarie per avviare in tempi rapidi interventi finalizzati:
a) all'individuazione e alla mappatura completa delle aree di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, correlate principalmente ai numerosi affondamenti sospetti di navi avvenuti in questi anni, nonché al deposito illegale di rifiuti sul nostro territorio, vagliando e incrociando a tal fine tutte le informazioni e le indicazioni sui siti interessati al fine di prevenire il rischio di fuoriuscita ed emissione nell'ambiente di sostanze tossiche e di veleni;
b) al conseguente monitoraggio e analisi dei territori, delle coste e delle aree limitrofe ai naufragi delle navi, al fine di verificare l'esistenza di possibili livelli anomali di inquinamento e la presenza di eventuali picchi di forme tumorali, indagando sull'eventuale contaminazione della fauna marina, al fine di escludere rischi dal punto di vista della contaminazione della rete trofica (rete alimentare marina), e della salute dei cittadini e dell'ecosistema marino e terrestre;
c) agli interventi di bonifica e di messa in sicurezza dei siti che si rendessero necessari;
d) a dotare delle necessarie risorse umane, finanziarie e tecnologiche le procure interessate alle indagini sui traffici e sugli smaltimenti illegali dei rifiuti;
e) alla creazione, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di una unità di crisi, che coordini tutte le indagini e le attività di ricerca in materia, con il supporto ineludibile dell'ISPRA, delle Agenzie regionali per l'ambiente, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), e di tutti quegli organismi e professionalità indispensabili a individuare i mezzi più idonei da mettere in campo per le iniziative di misurazione in sito e gli eventuali conseguenti interventi di bonifica, a tal fine utilizzando le esistenti professionalità e il personale già assunto con forme di contratto a tempo determinato presso gli Istituti operanti nel settore della protezione ambientale e della ricerca.
9/2936-A/92.Palagiano, Piffari, Scilipoti.

La Camera,
premesso che:
dal 2003, con la legge n. 289 del 2002, le risorse destinate agli interventi nelle aree sottoutilizzate del Paese sono state concentrate in un Fondo di carattere generale (FAS), attualmente iscritto nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, cui sono state trasferite, ai sensi del decreto-legge n. 181 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 233 del 2006, le funzioni in materia di politiche di sviluppo e di coesione prima di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze;
il Fondo aree sottoutilizzate rappresenta lo strumento generale di governo di una nuova politica regionale nazionale coerente con i principi e le regole delle politiche comunitarie;
l'utilizzo dei fondi del FAS (investimenti pubblici, materiali e immateriali, incentivi) ha dimostrato come la politica regionale di sviluppo può offrire un forte contributo alla ripresa della competitività e della produttività dell'intero Paese e alla riduzione della persistente sottoutilizzazione di risorse del Mezzogiorno attraverso: il miglioramento dei servizi collettivi e delle competenze, una maggiore concorrenza dei mercati dei servizi di pubblica utilità e dei capitali, incentivi appropriati per favorire l'innovazione pubblica e privata;
l'articolo 60, comma 1, della legge n. 289 del 2002 attribuisce al CIPE la facoltà di ripartire, con proprie deliberazioni, la dotazione del Fondo tra gli interventi in esso compresi, destinandone l'85 per cento al Sud e il 15 per cento al Centro Nord;
il CIPE nel dicembre 2008 ha compiuto una ricognizione delle risorse disponibili, che venivano indicate in complessivi 52,7 miliardi di euro. Con una serie di delibere CIPE adottate nel marzo 2009, le risorse disponibili sono state così assegnate:
per 27 miliardi alle Amministrazioni regionali, per la realizzazione dei Programmi di interesse strategico regionale, nella quota di 21,8 miliardi al Mezzogiorno e 5,2 miliardi al Centro-Nord:
per 25,4 miliardi alle Amministrazioni centrali. Tale quota è stata successivamente ripartita dal CIPE tra i tre fondi settoriali appositamente istituiti con il decreto-legge n. 112 del 2008 e il decreto-legge n. 185 del 2008. Il riparto delle risorse FAS tra i tre Fondi è stato effettuato dal CIPE, nei seguenti importi:
Fondo infrastrutture: 12,4 miliardi;
Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale: 9 miliardi;
Fondo sociale per l'occupazione e la formazione: 4 miliardi;
nel disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2010 (A.C. 2937), le dotazioni del FAS indicate dalla legge finanziaria per il 2009 (6,9 miliardi nel 2010, 5,5 miliardi nel 2011 e 47,5 miliardi nel 2013 e anni successivi), sono risultate, pertanto, ridotte a copertura degli oneri recati dai provvedimenti di urgenza intervenuti in corso d'anno;
la manovra finanziaria per il 2010 non contiene nessuna misura di sviluppo in favore del Mezzogiorno, già duramente colpito dai provvedimenti varati sino ad oggi dal Governo, a seguito dei tagli risorse del Fondo aree sottoutilizzate;
le analisi più recenti rilevano un preoccupante divario di qualità fra Centro Nord e Mezzogiorno nell'istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell'assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica. Grava, per altro, in molte parti del Sud il peso della criminalità organizzata che si infiltra nelle pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a reintegrare il fondo FAS delle risorse utilizzate per finalità improprie e a garantire che le risorse disponibili siano indirizzate al fine di ridurre il divario economico tra le diverse aree del Paese, dando priorità alla necessità di recuperare tale divario con tutte le misure ritenute più idonee.
9/2936-A/93.Aniello Formisano.

La Camera,
premesso che:
dal 2003, con la legge n. 289 del 2002, le risorse destinate agli interventi nelle aree sottoutilizzate del Paese sono state concentrate in un Fondo di carattere generale (FAS), attualmente iscritto nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, cui sono state trasferite, ai sensi del decreto-legge n. 181 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 233 del 2006, le funzioni in materia di politiche di sviluppo e di coesione prima di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze;
il Fondo aree sottoutilizzate rappresenta lo strumento generale di governo di una nuova politica regionale nazionale coerente con i principi e le regole delle politiche comunitarie;
l'utilizzo dei fondi del FAS (investimenti pubblici, materiali e immateriali, incentivi) ha dimostrato come la politica regionale di sviluppo può offrire un forte contributo alla ripresa della competitività e della produttività dell'intero Paese e alla riduzione della persistente sottoutilizzazione di risorse del Mezzogiorno attraverso: il miglioramento dei servizi collettivi e delle competenze, una maggiore concorrenza dei mercati dei servizi di pubblica utilità e dei capitali, incentivi appropriati per favorire l'innovazione pubblica e privata;
l'articolo 60, comma 1, della legge n. 289 del 2002 attribuisce al CIPE la facoltà di ripartire, con proprie deliberazioni, la dotazione del Fondo tra gli interventi in esso compresi, destinandone l'85 per cento al Sud e il 15 per cento al Centro Nord;
il CIPE nel dicembre 2008 ha compiuto una ricognizione delle risorse disponibili, che venivano indicate in complessivi 52,7 miliardi di euro. Con una serie di delibere CIPE adottate nel marzo 2009, le risorse disponibili sono state così assegnate:
per 27 miliardi alle Amministrazioni regionali, per la realizzazione dei Programmi di interesse strategico regionale, nella quota di 21,8 miliardi al Mezzogiorno e 5,2 miliardi al Centro-Nord:
per 25,4 miliardi alle Amministrazioni centrali. Tale quota è stata successivamente ripartita dal CIPE tra i tre fondi settoriali appositamente istituiti con il decreto-legge n. 112 del 2008 e il decreto-legge n. 185 del 2008. Il riparto delle risorse FAS tra i tre Fondi è stato effettuato dal CIPE, nei seguenti importi:
Fondo infrastrutture: 12,4 miliardi;
Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale: 9 miliardi;
Fondo sociale per l'occupazione e la formazione: 4 miliardi;
nel disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2010 (A.C. 2937), le dotazioni del FAS indicate dalla legge finanziaria per il 2009 (6,9 miliardi nel 2010, 5,5 miliardi nel 2011 e 47,5 miliardi nel 2013 e anni successivi), sono risultate, pertanto, ridotte a copertura degli oneri recati dai provvedimenti di urgenza intervenuti in corso d'anno;
le analisi più recenti rilevano un preoccupante divario di qualità fra Centro Nord e Mezzogiorno nell'istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell'assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica. Grava, per altro, in molte parti del Sud il peso della criminalità organizzata che si infiltra nelle pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a reintegrare il fondo FAS delle risorse utilizzate per finalità improprie e a garantire che le risorse disponibili siano indirizzate al fine di ridurre il divario economico tra le diverse aree del Paese, dando priorità alla necessità di recuperare tale divario con tutte le misure ritenute più idonee.
9/2936-A/93.(Testo modificato nel corso della seduta) Aniello Formisano.

La Camera
premesso che:
il decreto-legge n. 93 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2008 (articolo 1, comma 7) ha disposto l'impossibilità per gli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, addizionali e aliquote fino all'avvento del federalismo fiscale;
il disegno di legge in esame non contiene disposizioni che forniscano risposte ai problemi aperti dalla finanza locale, su cui agiscono, in combinato disposto, i vincoli del patto di stabilità interno, il blocco delle entrate, il taglio dei trasferimenti, il ritardo dell'attuazione del federalismo fiscale, che a sua volta si traduce in mancanza di autonomia impositiva e proseguimento di un federalismo «zoppo», privo del versante fiscale;
il blocco delle entrate si ripercuote tutto sulla riduzione della spesa totale - stando alle analisi finanziarie più recenti sul comparto, si tradurrebbe, fino al 2011, in una riduzione di circa 9 miliardi di euro, pari al 18 per cento - difficilmente sostenibile per i comuni che devono far fronte alla crescente domanda di servizi sociali;
secondo il Censis, il 94 per cento dei comuni ha adottato misure straordinarie per aiutare le famiglie e le piccole imprese, in tutti i casi interventi aggiuntivi rispetto a quanto messo in campo dal Governo, contribuendo in misura decisiva alla tenuta della coesione sociale e ad ammortizzare le conseguenze della crisi;
sui bilanci di molti comuni si ripercuotono, inoltre, le spese per la tutela dei minori stranieri cosiddetti «non accompagnati» (abbandonati), presenti in numero via via crescente nel nostro Paese e che la legislazione vigente affida alla cura dei servizi sociali comunali;
l'affidamento dei minori comporta l'assunzione a carico delle amministrazioni comunali di tutte le spese relative al loro mantenimento presso strutture di accoglienza o presso famiglie italiane, insieme all'attivazione di percorsi di integrazione sociale, nella gran parte dei casi personalizzati ed anche individuali, a fronte della drammaticità delle situazioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti per incrementare il sostegno degli oneri gravanti sui bilanci comunali, in particolare per quei comuni ove il fenomeno è più vistoso, incrementando a tal fine le risorse del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, a valere sul quale la tutela dei minori stranieri è stata riconosciuta area prioritaria di intervento tra quelle attinenti alla materia migratoria.
9/2936-A/94.Favia.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame non contiene alcun intervento fiscale a sostegno delle famiglie con figli;
perfino il bonus famiglia, che pure era una misura incapace di raggiungere gli obbiettivi prefissati, viene cancellato e non sostituito da provvedimenti analoghi. Il che significa che i 2,4 miliardi di euro che le associazioni familiari avevano chiesto di spostare dal bonus famiglia 2009 a sgravi fiscali strutturali per le famiglie sono stati destinati ad altri scopi ed interessi più forti della voce delle famiglie;
la crisi colpisce non solo l'occupazione ma anche i redditi delle famiglie: secondo l'ISTAT, fra aprile e giugno, rispetto al trimestre precedente, il reddito lordo è sceso di quasi 11 miliardi di euro. Di conseguenza i consumi finali sono scesi dello 0,5 per cento: la crisi che colpisce consumi e risparmi continua a manifestare i suoi effetti e rende irrinunciabile una politica che metta al centro la tutela dei redditi più modesti;
questi dati si inseriscono in una tendenza di lungo periodo che penalizza nel nostro Paese i redditi della stragrande maggioranza delle classi medie, lavoratori dipendenti e quanti ad essi assimilabili per condizione di lavoro;
la cautela imposta dallo stato dei conti pubblici italiani non basta a giustificare l'esigua quantità di risorse messe in atto contro la crisi che stiamo attraversando ed a favore delle famiglie. La crisi ha necessità di veri interventi anti-ciclici orientati al sostegno dell'occupazione, del reddito di lavoratori e pensionati, degli investimenti. Eppure, il nostro Paese risulta l'ultimo tra quelli del G20 in termini di risorse impiegate in misure antirecessive in termini di stimolo fiscale;
si ritiene che si debba investire sul rilancio dei consumi delle famiglie, e in particolare delle famiglie con figli, come motore di sviluppo e di futuro per il nostro Paese. Dobbiamo aiutare le famiglie con figli e gli anziani con redditi bassi e non autosufficienti, a fronteggiare la crisi;
per questo, le opposizioni, ed in particolare il gruppo dell'Italia dei Valori, hanno proposto di rinnovare il bonus famiglie, oppure di aumentare le detrazioni fiscali per carichi familiari nonché di prevedere la detrazione almeno parziale delle spese sostenute per gli addetti all'assistenza personale nei casi di non autosufficienza,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative per diminuire il carico fiscale sulle famiglie attraverso, in particolare, l'aumento delle detrazioni fiscali per carichi familiari.
9/2936-A/95.Mura.

La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prendere le opportune iniziative per diminuire il carico fiscale sulle famiglie attraverso, in particolare, l'aumento delle detrazioni fiscali per carichi familiari.
9/2936-A/95.(Testo modificato nel corso della seduta) Mura.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria e di bilancio 2010 si dimostra assolutamente inadeguata e insufficiente nel contribuire allo sviluppo economico, industriale e culturale del nostro Paese;
tagli di spesa colpiscono indiscriminatamente numerosi settori riportati nelle tabelle di bilancio dimostrando chiaramente come manchi con questo Governo una politica industriale tesa allo sviluppo delle piccole e medie imprese, del turismo e del Made in Italy;
gli stanziamenti originariamente previsti per la competitività e lo sviluppo delle imprese subiscono un taglio considerevole, per non parlare di quelli relativi ai programmi di incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione e sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del Made in Italy;
in particolare si segnala che gli stanziamenti che insistono sullo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per il 2010 (Tabella n. 3), subiscono un taglio di oltre 222 milioni di euro alla missione competitività e sviluppo, di oltre 57 milioni di euro alla missione commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo di cui 56 milioni di euro al programma «Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del Made in Italy»;
in particolare, il capitolo relativo alle somme da destinare alla realizzazione di azioni di sostegno di una campagna promozionale straordinaria a favore del Made in Italy subisce un taglio di oltre 17 milioni di euro, mentre vengono soppressi interi capitoli di spesa relativi: 1) alle somme da destinare alle strutture per la formazione del personale operante nel settore dell'internazionalizzazione delle imprese; 2) alle somme per la realizzazione di interventi di internazionalizzazione in applicazione dell'accordo quadro con le università; 3) alle somme per la realizzazione di interventi pluriennali nell'ambito di accordi di settore, relativi ai progetti di investimento in tema di internazionalizzazione;
su alcuni temi che sembravano rappresentare il cavallo di battaglia di questo Governo, come il turismo, si tagliano quasi 300.000 euro dalla missione «Sviluppo e Competitività del Turismo» (Tabella 2- Ministero dell'economia e delle finanze);
il disegno di legge in esame non contiene provvedimenti adeguati per sviluppare il cosiddetto «Brand Italia»,

impegna il Governo:

ad adottare adeguate misure per il sostegno del Made in Italy ed interventi strutturali volti a promuovere l'immagine turistica dell'Italia all'estero, incrementando le risorse necessarie per garantire un effettivo sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e favorire al contempo il rilancio di un settore attualmente in crisi;
a prevedere adeguate risorse per il sostegno del settore turistico dove è sempre più urgente una forte iniziativa capace di superare il differenziale competitivo - dovuto anche a cause esterne alle capacità imprenditoriali - rispetto ai nostri maggiori competitori esteri come la Francia e la Spagna.
9/2936-A/96.Razzi.

La Camera,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di adottare adeguate misure per il sostegno del Made in Italy ed interventi strutturali volti a promuovere l'immagine turistica dell'Italia all'estero, incrementando le risorse necessarie per garantire un effettivo sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e favorire al contempo il rilancio di un settore attualmente in crisi;
a prevedere adeguate risorse per il sostegno del settore turistico dove è sempre più urgente una forte iniziativa capace di superare il differenziale competitivo - dovuto anche a cause esterne alle capacità imprenditoriali - rispetto ai nostri maggiori competitori esteri come la Francia e la Spagna.
9/2936-A/96.(Testo modificato nel corso della seduta) Razzi.

La Camera,
premesso che:
il tema del ritardo dei pagamenti dei fornitori da parte della pubblica amministrazione non è una novità sia in ambito nazionale, che europeo. Secondo uno studio della Commissione europea, i ritardi nei pagamenti - esaminati in termini generali e non solo relativi alla pubblica amministrazione - danneggiano pesantemente le imprese, soprattutto piccole e medie, al punto che un'insolvenza su quattro è imputabile a questo motivo;
secondo lo studio della Commissione, ogni anno non vengono saldati debiti per un valore di 23,6 miliardi di euro a causa delle insolvenze determinate da ritardi nei pagamenti. Tali ritardi nelle transazioni commerciali vengono quantificati in 90 miliardi l'anno e rappresentano in termini di interessi perduti un valore di 10,80 miliardi di euro;
i termini di pagamento variano da una media di circa 32 giorni nei paesi scandinavi a una media di 78 giorni nel Sud dell'Europa (Eurosurvey 1997). Per l'Italia il Centro studi di Confindustria indica una media di circa 300 giorni con un minimo di circa 79 giorni in Trentino-Alto Adige e un massimo di circa 541 giorni in Abruzzo;
le differenze fra paesi europei sembrano essere riconducibili a tre principali fattori: l'esistenza di penali per i ritardi molto onerose e dissuasive in taluni paesi (paesi scandinavi e anglosassoni) e contenute in altri (Europa meridionale e Belgio); l'utilizzo di mezzi di pagamento più o meno rapidi e fattori culturali, quali contratti stipulati oralmente o tra parti provenienti da regioni con pratiche commerciali completamente diverse;
al fine di fronteggiare la situazione - dopo l'emanazione di una Raccomandazione della Commissione del 1995 - il 29 giugno 2000 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la direttiva 2000/35/CE. La direttiva, che non riguarda i contratti con consumatori, si applica a tutte le transazioni commerciali, ovvero a tutte le transazioni tra imprese o tra imprese e amministrazioni pubbliche o enti che costituiscono parte del settore pubblico che comportino la consegna di merci o la prestazione di servizi, contro pagamento di un prezzo;
la direttiva non armonizza i termini di pagamento, che sono sempre stabiliti dal legislatore nazionale o dalle parti contraenti, ma definisce un periodo di 30 giorni, trascorso il quale gli interessi di mora decorrono automaticamente nel caso di ritardo;
si è deciso di fissare un tasso di interesse unico nella zona euro sulla base di un tasso del 7 per cento cui è aggiunto il tasso della Banca centrale europea. Per gli Stati membri che non rientrino nella zona euro (Svezia, Regno Unito e Danimarca), un tasso equivalente a quello della BCE è fissato dalle rispettive banche centrali. In entrambi i casi il tasso di riferimento in vigore il primo giorno lavorativo del semestre in questione è applicato per i successivi 6 mesi. In altri termini, il tasso è applicabile per un periodo di sei mesi compreso tra il 1o gennaio e il 30 giugno, nonché tra il 1o luglio e la fine dell'anno;
la direttiva consente al venditore di conservare il diritto di proprietà sui beni fintanto che non sia completato il loro pagamento. Tale clausola è molto importante in quanto ha effetti sulla normativa nazionale di quegli Stati membri in cui non è contemplato il principio della «riserva di proprietà». Vengono previsti inoltre una procedura di recupero di crediti e un risarcimento per tutti i costi di recupero sostenuti;
in Italia la direttiva 2000/35/CE è stato recepita con il decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, il cui articolo 8 introduce la legittimazione ad agire alle associazioni di categoria presenti nel CNEL a tutela di interessi collettivi;
a tale decreto hanno fatto seguito la circolare n. 1 del 2003 con cui è stata richiamata l'attenzione di tutte le amministrazioni dello Stato sull'esigenza di adottare comportamenti virtuosi e iniziative volte allo snellimento delle procedure e la circolare n. 6 del 2003 recante analoghe indicazioni rivolte ai revisori dei conti e ai sindaci di enti pubblici. Tali iniziative, così come l'introduzione del mandato informatico, tuttavia non sembrano aver determinato gli effetti significativi di riduzione dei ritardi nei pagamenti;
il 25 marzo 2004 è stata approvata dalla Commissione Bilancio della Camera una risoluzione a firma di tutti i Gruppi parlamentari (8-00076) nella quale è stato evidenziato il persistere del problema ed è stato chiesto al Governo di compiere una ricognizione periodica della consistenza dei debiti delle amministrazioni pubbliche, della durata media dei ritardi e dei maggiori oneri sostenuti a titolo di interessi moratori corrisposti alle imprese creditrici. La risoluzione impegna inoltre il Governo a valutare la possibilità di adottare un apposito atto di indirizzo del Presidente del Consiglio, a verificare la possibilità di ricorrere alla normativa in materia di cartolarizzazione e a coinvolgere nelle operazioni la Cassa depositi e prestiti, in considerazione del suo ruolo di soggetto finanziatore delle amministrazioni pubbliche;
la pubblica amministrazione italiana risulta attualmente debitrice nei confronti delle imprese per più di 70 miliardi di euro;
i ritardi medi nei pagamenti superano i 200 giorni, in netta crescita rispetto ai 150 giorni di attesa, in media, stimati alla fine del 2007;
l'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, dispone che le pubbliche amministrazioni dovranno adottare entro il 31 dicembre 2009 misure organizzative per garantire il tempestivo pagamento delle somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti e dovranno pubblicare le disposizioni adottate sul sito Internet;
tale norma, di per se del tutto propagandistica, peraltro non si applica alle aziende sanitarie, ospedaliere, ospedaliere universitarie, compresi i policlinici universitari, gli IRCCS pubblici, anche trasformati in fondazioni: cioè alle pubbliche amministrazioni che hanno accumulato i maggiori ritardi nei pagamenti;
tale disposizione sta sortendo il paradossale effetto contrario di bloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese fornitrici;
nelle amministrazioni locali, in particolare, nelle quali i movimenti di cassa incidono in modo negativo sul patto di stabilità si stanno verificando due situazioni:
a) per un verso, si stanno bloccando gli impegni di spesa, laddove sia possibile attestare esclusivamente la compatibilità con gli stanziamenti di bilancio ma non la compatibilità dei pagamenti che ne scaturiscono con le norme vigenti relative al patto di stabilità interno;
b) per altro verso, allo scopo di rispettare il patto di stabilità, molti enti insistono nell'approvare direttive con deliberazioni degli organi di governo, finalizzate a posticipare i pagamenti per rispettare gli obiettivi di cassa;
in questo modo, però, si contravviene all'obbligo di effettuare i pagamenti entro i 30 giorni previsti in via ordinaria dalle direttive europee;
da tempo, il gruppo dell'Italia dei Valori, propone:
da un lato, la possibilità per i fornitori con debiti scaduti ed esigibili alla data del 31 dicembre 2009, derivanti dalla fornitura di beni e servizi alle amministrazioni pubbliche, sostenuti da idonei titoli giuridici, di cedere i propri crediti alla Cassa depositi e prestiti;
dall'altro, l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, e delle altre pubbliche amministrazioni, di un apposito fondo, con il quale pagare i debiti ceduti alla Cassa depositi e prestiti;
in sostanza, l'intervento della Cassa depositi e prestiti si configurerebbe come un'operazione di sconto di crediti operata da un intermediario finanziario esterno alle amministrazioni pubbliche, cui il debitore (Stato, enti locali e altri) paga una remunerazione corrispondente agli oneri di gestione dell'operazione;
tale modalità consentirebbe alle imprese di disporre di una liquidità preziosa in questa fase di crisi finanziaria e di difficoltà a reperire presso gli istituti di credito i prestiti necessari per lo svolgimento della loro attività,

impegna il Governo

a prevedere l'intervento della Cassa depositi e prestiti per garantire la liquidità necessaria alle pubbliche amministrazioni al fine di accelerare il pagamento a favore dei fornitori.
9/2936-A/97.Cambursano, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
dal 1980 ad oggi si è verificato un aumento della pressione fiscale sui redditi da lavoro del 12,5 per cento in 30 anni (elaborazione Ires su dati Agenzia delle entrate, Istat, Banca d'Italia e Eurostat). Questo aumento è dovuto esclusivamente all'aumento della pressione tributaria visto che la pressione contributiva è rimasta pressoché invariata dal 1980;
in pratica, ogni lavoratore dipendente, dal 1980 al 2008, se pagasse oggi in base alla stessa aliquota implicita del 1980, avrebbe in busta paga (a prezzi correnti) 3.285 euro annui in più. Tale differenza, se cumulata nei 29 anni considerati, produce una perdita complessiva di reddito disponibile di 52.680 euro. Moltiplicando la perdita cumulata ogni anno per il numero di lavoratori dipendenti di riferimento, si calcola un ammontare complessivo di circa 870 miliardi di euro rimasti nelle casse dell'erario;
tra gli anni '80 e '90 si realizza il vero aumento: l'obiettivo iniziale di risanare i conti pubblici e raggiungere gli standard europei ha portato ad un aumento sproporzionato di carattere strutturale ai danni dei lavoratori senza, peraltro, riuscire a contenere l'indebitamento. I parziali interventi dei governi di centrosinistra negli ultimi 15 anni hanno attenuato ma non risolto il problema;
il drenaggio fiscale ha di fatto aumentato silenziosamente la pressione fiscale sui redditi da lavoro: la mancata restituzione del fiscal drag dal 2002 al 2008 ha determinato una perdita media di 1.182 euro annui. Il drenaggio fiscale nel 2008 ha determinato un aumento del prelievo per i lavoratori dipendenti di 0,3 punti percentuali per chi è senza carichi familiari e di 0,5 punti per chi ha moglie e figli a carico. La restituzione del fiscal drag costerebbe 3,6 miliardi di euro;
nel nostro Paese il carico fiscale è del tutto squilibrato:
in Europa la tassazione implicita media annua dei redditi da lavoro dal 1995 al 2007 è stata pari 36,9 per cento mentre in Italia è stata pari al 43,0 per cento. Nel periodo considerato, in Italia, si è prodotta una crescita dell'aliquota implicita sul lavoro pari a 6,1 per cento;
la tassazione del reddito d'impresa invece è cresciuta rispetto ai livelli del 1995 di circa il 10 per cento, ma la media annua del periodo nel nostro Paese resta inferiore rispetto alla media UE del 3,1 per cento;
pur costituendo circa il 28,5 per cento dell'occupazione, il lavoro autonomo pesa sulle entrate derivanti dalle ritenute tributarie solamente per il 13,1 per cento;
secondo l'ultima indagine di Banca d'Italia sui redditi delle famiglie italiane, il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane;
metà della popolazione possiede solo il 9,7 per cento della ricchezza netta complessiva;
in termini di reddito disponibile, il 50 per cento delle famiglie (più povere) si trova sotto la soglia dei 26.062 euro annui. Il 10 per cento sopra i 55.712 euro e detiene circa 1/4 del reddito disponibile totale;
la ricchezza delle famiglie italiane risulta complessivamente 8 volte superiore del reddito disponibile. E risulta superiore a quella di Stati Uniti (5,8), Germania (6,1), Francia (7,9);
non a caso l'evasione in Italia è il quasi il doppio di quella di Paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito; in Italia al fisco viene nascosto circa il 17-18 per cento del Pil reale, per un valore pari a 230 -245 miliardi;
secondo l'Agenzia delle entrate, nei primi dieci mesi del 2009 si registra un calo complessivo delle entrate del 3,4 per cento (circa 10,8 miliardi di euro). La crisi sembra essere la causa principale della flessione delle imposte dirette (-2,0 per cento), di cui le entrate da IRE contano -3,2 miliardi di euro e quelle da IRES -5,6 miliardi. Ma la crisi da sola non basta a spiegare il calo complessivo delle imposte indirette (-5,0 per cento) e, in particolare, dell'IVA (-8,7 per cento) che segna una perdita di gettito di circa -7,9 miliardi di euro, ovvero la quasi totalità delle mancate entrate complessive dei primi nove mesi del 2009, indice di una netta ripresa dell'evasione fiscale;
la distribuzione del reddito si muove dunque a svantaggio del lavoro dipendente, sia nel mercato del lavoro, sia sul terreno fiscale e della spesa sociale, diventando una delle cause principali della crisi attuale;
nel provvedimento in esame risulta assente qualsiasi progetto di riforma organica del fisco, come la riduzione immediata delle tasse sul lavoro e sulle pensioni da collocare all'interno di una riforma strutturale del fisco ripristinando una vera e piena progressività dell'intero sistema fiscale, ma non figurano nemmeno provvedimenti tampone per allentare parzialmente il carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione;
all'articolo 1 si prevede di «destinare le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell'anno 2010 rispetto alle previsioni del DPEF per gli anni 2010-2013, alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati». Tale disposizione evoca impegni assunti anche con le finanziarie degli anni scorsi senza che si siano riscontrati effetti concreti;
sono stati previsti 1.100 milioni per il cosiddetto «Pacchetto lavoro», ma di questi più dei due terzi invece di focalizzarsi sugli ammortizzatori sociali sono destinati alla proroga della detassazione dei contratti di produttività, contratti - è bene ricordarlo - che coinvolgono solo una piccola minoranza di lavoratori. Niente, inoltre, è previsto per restituire il drenaggio fiscale ai lavoratori;
con le disposizioni in materia di rientro e regolarizzazione di capitali detenuti all'estero, l'Esecutivo ha fatto un enorme regalo ai grandi evasori, in quanto, per la regolarizzazione, è stata applicata un'aliquota pari al 5 per cento, infinitamente inferiore a quella applicata dagli analoghi provvedimenti adottati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in base ai quali la tassazione si colloca tra il 47 e il 49 per cento delle somme emerse. In proposito, sono inesatte le dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, che ha sostenuto che i patrimoni rientrati sarebbero comunque stati sottoposti, se regolarmente dichiarati, ad una tassazione del 12,5 per cento; si deve osservare, infatti, qualora si tratti di somme derivanti da falsificazioni di bilancio, l'aliquota impositiva sarebbe stata molto maggiore;
in conclusione, il prelievo fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni rimane dunque il più alto d'Europa,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative al fine di riequilibrare il carico fiscale nel nostro Paese, ed in particolare a ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione mediante l'aumento delle detrazioni fiscali per la produzione del reddito e per carichi familiari, la restituzione del fiscal drag, la detassazione delle tredicesime recuperando le risorse necessarie tramite una più efficace lotta all'evasione fiscale e l'omogeneizzazione delle imposte sostitutive sulle rendite finanziarie con l'aliquota del 20 per cento (con l'esclusione dei titoli di Stato).
9/2936-A/98.Messina, Barbato.

La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prendere le opportune iniziative al fine di ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione.
9/2936-A/98.(Testo modificato nel corso della seduta) Messina, Barbato.

La Camera,
premesso che:
da anni la legge finanziaria prevede un contributo al Ministero dell'interno da destinare ai comuni di Napoli e Palermo per le spese che devono sostenere per i lavoratori socialmente utili (legge n. 452 del 1987);
la legge finanziaria per il 2009 (legge 22 dicembre 2008, n. 203), ad esempio, prevedeva, per l'anno 2009, 100 milioni di euro per contributi per spese pubbliche nei comuni di Napoli e Palermo ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135;
quest'anno il Governo non aveva inserito in finanziaria il finanziamento e ciò avrebbe significato far mancare un fondamentale contributo ai lavoratori socialmente utili, con gravissime ricadute sul piano sociale nel pieno di una crisi senza precedenti che sta cancellando decine di migliaia di posti di lavoro in Sicilia e in Campania. In seguito alle proposte emendative dei gruppi dell'opposizione, ed in particolare dell'Italia dei Valori, il Governo ha dovuto prevedere delle risorse a tale scopo;
infatti, l'articolo 2, comma 240, Elenco 1, del disegno di legge in esame dispone che una quota parte del gettito dello scudo fiscale, pari a 370 milioni di euro per l'anno 2010, sia destinato alla stipula di convenzioni con i comuni interessati per l'attuazione di misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili di cui alle seguenti disposizioni: decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, articolo 3; proroga delle attività di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388;
la destinazione precisa di tale risorse sarà definita da decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;
gli schemi dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, corredati di relazione tecnica finanziaria ai sensi della normativa vigente verificata anche in ordine all'assenza di effetti negativi sui saldi di finanza pubblica, saranno trasmessi alle Camere per l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per i profili di carattere finanziario, da rendere entro trenta giorni dalla trasmissione della richiesta. Il Governo, ove non intenda conformarsi alle condizioni formulate con riferimento ai profili finanziari, ritrasmetterà alle Camere gli schemi di decreto corredati dei necessari elementi integrativi di informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari, che dovranno essere espressi entro quindici giorni;
l'articolo 78, comma 31, della legge n. 388 del 2000 ha dettato disposizioni per favorire la stabilizzazione occupazionale dei soggetti impegnati in lavori socialmente utili presso gli istituti scolastici, in particolare per la pulizia degli edifici scolastici. La stabilizzazione è stata attuata mediante la terziarizzazione (ovvero l'affidamento all'esterno) di alcune attività, attraverso procedure definite mediante decreto del Ministro della pubblica istruzione (attualmente dell'istruzione, dell'università e della ricerca), di concerto con i Ministri del lavoro (attualmente del lavoro e delle politiche sociali) e del tesoro (attualmente dell'economia e delle finanze), assicurando la trasparenza e la competitività degli affidamenti;
ai sensi dell'articolo 10, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2000, espressamente richiamato, appositi decreti interministeriali possono prevedere misure finalizzate alla stabilizzazione occupazionale esterna dei soggetti che hanno svolto attività di lavori socialmente utili sulla base di convenzioni stipulate tra il Ministero del lavoro e le amministrazioni pubbliche aventi competenze interregionali;

per la realizzazione delle misure in esame è stata stanziata una somma di euro 148.223.130,04 (lire 287 miliardi) per l'anno 2001 e di euro 296.962.716,98 (lire 575 miliardi) per l'anno 2002;
successivamente, tale finanziamento è stato prorogato più volte. In particolare:
per il 2003 dall'articolo 50, comma 7, della legge finanziaria per il 2003 (legge n. 289 del 2002), con uno stanziamento pari a 295 milioni di euro;
per il 2004 dall'articolo 3, comma 93, della legge finanziaria per il 2004 (legge n. 350 del 2003), con uno stanziamento pari a 375 milioni di euro;
per il 2005 dall'articolo 1, comma 126, della legge finanziaria per il 2005 (legge n. 311 del 2004), con uno stanziamento di 375 milioni di euro;
per il triennio 2006-2008 dall'articolo 1, comma 245, della legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266 del 2005), con uno stanziamento annuo di 370 milioni di euro: quanti complessivamente previsti ora nella legge finanziaria per il 2010 per questi lavoratori e quelli impegnati in LSU per i comuni di Napoli e Palermo;
per l'anno 2009, per la proroga delle attività di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con l'articolo 34 del decreto-legge n. 185 del 2008, si autorizzava la spesa di soli 110 milioni di euro;
la riduzione delle risorse può determinare gravi difficoltà agli enti locali interessati e gravi tensioni sociali,

impegna il Governo

a garantire tutte le risorse finanziarie necessarie ai fini dell'attuazione di misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili a Napoli e Palermo di cui al decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, articolo 3, valutate in almeno 100 milioni di euro, e di quelli di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
9/2936-A/99.Leoluca Orlando, Aniello Formisano, Barbato, Messina, Scilipoti.

La Camera,
premesso che:
i commi da 173 a 178 dispongono la riduzione dei trasferimenti erariali spettanti a comuni e province, in relazione all'adozione di misure di contenimento della spesa da parte di tali enti, nonché dei contributi spettanti alle comunità montane. In particolare, i commi 174 e 175 dispongono, rispettivamente, la riduzione del numero dei consiglieri comunali e del numero massimo degli assessori comunali e degli assessori provinciali; il comma 176 prevede per i comuni e per le province l'obbligo di procedere alla soppressione della figura del difensore civico, delle circoscrizioni comunali,della figura del direttore generale, dei consorzi di funzioni tra enti locali, nonché di procedere alla semplificazione delle giunte comunali dei comuni con meno di 3.000 abitanti;
se l'obiettivo è il reale interesse dei cittadini e non fare della demagogia, allora la necessaria riorganizzazione delle forme di governo locali va discussa all'interno della Carta delle autonomie e non imposta con un emendamento del relatore alla legge finanziaria. Del resto, un precedente emendamento del Governo, recante disposizioni analoghe, presentato sempre in sede referente, recava profili di incostituzionalità; la stessa proposta emendativa riproduceva, peraltro, il contenuto di una serie di disposizioni del disegno di legge recante la cosiddetta Carta della autonomie che l'ultimo DPEF ha incluso tra i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria e che il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il 19 novembre 2009. Del resto il Gruppo del Partito Democratico chiede da mesi l'inizio della discussione su questo tema,

impegna il Governo

a presentare al Parlamento, in tempi ravvicinati, il testo del disegno di legge di riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali e la Carta delle autonomie locali, approvato dal Consiglio dei ministri in data 19 novembre 2009, la cui discussione risulta altresì indispensabile per la piena attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale.
9/2936-A/100.Fontanelli, Giovanelli, Rubinato, Pizzetti.

La Camera,
premesso che:
il Politecnico del Mediterraneo, nuovo polo universitario costituito dalle quattro università principali della Sicilia, Palermo, Catania, Messina ed Enna, rappresenta una iniziativa di grande importanza per il miglioramento dell'offerta di istruzione universitaria nella regione Sicilia, che, come tale, merita un adeguato sostegno finanziario,

impegna il Governo

a disporre, in altro provvedimento, un finanziamento specifico per il Politecnico del Mediterraneo.
9/2936-A/101.La Loggia, Commercio.

La Camera,
premesso che:
il Politecnico del Mediterraneo, nuovo polo universitario costituito dalle quattro università principali della Sicilia, Palermo, Catania, Messina ed Enna, rappresenta una iniziativa di grande importanza per il miglioramento dell'offerta di istruzione universitaria nella regione Sicilia, che, come tale, merita un adeguato sostegno finanziario,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di disporre, in altro provvedimento, un finanziamento specifico per il Politecnico del Mediterraneo.
9/2936-A/101.(Testo modificato nel corso della seduta)La Loggia, Commercio.

La Camera,
premesso che:
il giorno 31 ottobre 2002 e seguenti, il territorio della provincia di Campobasso è stato colpito da gravi eventi sismici che hanno coinvolto, in particolare, oltre il Comune di San Giuliano di Puglia, con la tragedia del crollo della scuola, altri 13 comuni individuati come «cratere sismico»;
la struttura commissariale ha provveduto alla ricognizione secondo ben definite priorità di intervento a favore di unità abitative stabilmente occupate dichiarate inagibili e locali commerciali parimenti oggetto di ordinanza di sgombero, al fine del rientro nell'ordinario sia dei nuclei familiari in precaria situazione alloggiativa, sia della ripresa delle attività produttive;
i fondi finora assegnati sono stati tutti impegnati e in corso di erogazione in base allo stato di avanzamento dei lavori ai comuni interessati;
per dare continuità ai lavori di ricostruzione sugli interventi prioritari è necessario disporre per il prossimo esercizio finanziario di una somma non inferiore a 100 milioni di euro;
nella legge finanziaria in discussione non è prevista alcuna postazione di fondi a tale titolo nonostante la formale presa d'atto da parte del Dipartimento della protezione civile della necessità di un importo pari a circa 360 milioni di euro, necessario al completamento della ricostruzione degli interventi prioritari (classe A);
la mancata prosecuzione degli interventi di ricostruzione provocherebbe un insostenibile impatto negativo sull'economia dell'intera regione, con inevitabili gravi conseguenze di ordine sociale,

impegna il Governo

a reperire le risorse indispensabili per consentire alla struttura commissariale del Molise il completamento degli interventi prioritari nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002, sia per quanto riguarda l'edilizia privata, sia per l'edilizia pubblica di preminente interesse sociale e per scongiurare l'interruzione della ricostruzione pesante, avviatesi subito dopo la riclassificazione sismica di quei territori.
9/2936-A/102.De Camillis, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
il giorno 31 ottobre 2002 e seguenti, il territorio della provincia di Campobasso è stato colpito da gravi eventi sismici che hanno coinvolto, in particolare, oltre il Comune di San Giuliano di Puglia, con la tragedia del crollo della scuola, altri 13 comuni individuati come «cratere sismico»;
la struttura commissariale ha provveduto alla ricognizione secondo ben definite priorità di intervento a favore di unità abitative stabilmente occupate dichiarate inagibili e locali commerciali parimenti oggetto di ordinanza di sgombero, al fine del rientro nell'ordinario sia dei nuclei familiari in precaria situazione alloggiativa, sia della ripresa delle attività produttive;
i fondi finora assegnati sono stati tutti impegnati e in corso di erogazione in base allo stato di avanzamento dei lavori ai comuni interessati;
per dare continuità ai lavori di ricostruzione sugli interventi prioritari è necessario disporre per il prossimo esercizio finanziario di una somma non inferiore a 100 milioni di euro;
nella legge finanziaria in discussione non è prevista alcuna postazione di fondi a tale titolo nonostante la formale presa d'atto da parte del Dipartimento della protezione civile della necessità di un importo pari a circa 360 milioni di euro, necessario al completamento della ricostruzione degli interventi prioritari (classe A);
la mancata prosecuzione degli interventi di ricostruzione provocherebbe un insostenibile impatto negativo sull'economia dell'intera regione, con inevitabili gravi conseguenze di ordine sociale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reperire le risorse indispensabili per consentire alla struttura commissariale del Molise il completamento degli interventi prioritari nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002, sia per quanto riguarda l'edilizia privata, sia per l'edilizia pubblica di preminente interesse sociale e per scongiurare l'interruzione della ricostruzione pesante, avviatesi subito dopo la riclassificazione sismica di quei territori.
9/2936-A/102.(Testo modificato nel corso della seduta)De Camillis, Antonio Pepe.

La Camera,
premesso che:
da tempo oramai nell'area territoriale di Termini Imerese ed in gran parte della provincia di Palermo si attende, con angoscia, di conoscere la sorte ed il futuro che toccheranno allo stabilimento Fiat, futuro strettamente legato a quello dei lavoratori, dell'indotto e delle relative famiglie che operano negli altri servizi connessi alla produzione auto (pulizia civile e industriale, mensa, autotrasportatori ecc.) e che interessa complessivamente circa 2.100 dipendenti;
l'incertezza del futuro assetto di SicilFiat continuerà a generare inevitabilmente forti malesseri sociali e a minare la serenità degli operai e delle loro famiglie, che nel frattempo hanno manifestato con assemblee e scioperi tutta la loro preoccupazione qualora si dovesse procedere alla suddetta riconversione che potrebbe assumere caratteristiche traumatiche, oltre che per lo stabilimento, anche per l'intero territorio termitano e madonita;
il rilevante processo di internazionalizzazione in cui è impegnato il management della Fiat non può compromettere la sorte degli stabilimenti italiani ed in particolare di quello di Termini Imerese;
il dibattito nel frattempo emerso sulla vicenda ha riconfermato, senza confini di parte politica, che sussistono tutte le condizioni per continuare a garantire, per il futuro, il mantenimento produttivo del polo di Termini Imerese anche in ragione del varo, a partire dal 2010, dell'area di libero scambio nell'intero bacino del Mediterraneo, destinato ad aprire nuovi scenari e significativi mercati;
nelle ultime settimane la Regione Siciliana si è impegnata a formalizzare iniziative, sia sul piano economico, confidando nel nuovo gettito afferente dalla nuova legge regionale sul credito d'imposta, che sul piano infrastrutturale e che agevolino il miglioramento dell'area industriale, trasformando lo stabilimento nella culla della nuova auto elettrica;
dal canto suo la Fiat non ha manifestato grande interesse rispetto alle offerte della Regione e sembra determinata ad andare avanti su una ipotesi di riconversione dello stabilimento di Termini Imerese che appare dai contorni incerti e di cui non si conoscono i reali contenuti;
in tale partita sono in gioco oltre alla sorte dello stabilimento e delle famiglie di tanti lavoratori siciliani, anche il futuro di quei giovani che da tempo attendono di entrare nel mondo del lavoro e che vedevano nello stabilimento Fiat di Termini Imerese una possibilità concreta di sviluppo del territorio;
l'incertezza del futuro assetto di SicilFiat continuerà a generare inevitabilmente forti malesseri sociali e a minare la serenità degli operai e delle loro famiglie;
recentemente il Governo ha dichiarato di voler riconfermare, attraverso l'emanazione di un decreto-legge, gli eco-incentivi per il settore auto per l'anno 2010, nonostante la Fiat abbia annunciato la volontà di garantire una produzione annua in Italia di 900.000 auto, obiettivo che non garantirebbe comunque il futuro di tutti i 5 stabilimenti che, attualmente, producono auto in Italia e metterebbe a rischio, soprattutto, il futuro dello stabilimento di Termini Imerese,

impegna il Governo

a prevedere che, in caso di incentivazioni statali a filiere produttive, non godano di tali benefici quelle imprese che nel corso del triennio 2009-2011 abbiano dismesso propri stabilimenti industriali, ovvero abbiano ridotto in misura rilevante il numero dei lavoratori occupati negli stessi.
9/2936-A/103.Commercio, Lo Monte, Lombardo, Latteri, Belcastro, Iannaccone, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
l'asse viario Lioni-Grottaminarda rappresenta una delle 10 grandi opere prioritarie stradali e da realizzare nella Regione Campania nel periodo 2007-2013, per un totale di 1,728 miliardi di euro di investimenti, ed era già stato inserito nell'intesa Governo-Regione Campania in relazione alla legge obiettivo firmata nel dicembre 2001, ma mai finanziata;
la strada, attesa dal post-terremoto del 1980, consentirà di collegare gli insediamenti industriali dell'Irpinia e completerà il collegamento tra A3 e A16, già realizzato da Contursi a Lioni e considerato una valida alternativa all'A3 Salerno-Reggio Calabria. In futuro, poi, con l'avvio della bretella Grottaminarda-Termoli ancora in fase di progettazione, si collegheranno tutte e tre le autostrade A3-A16-A14 dal Tirreno all'Adriatico, passando dalla Campania al Molise;
la stessa costituirà a livello nazionale un corridoio interno alternativo alle dorsali tirrenica A1-A30-A3 e adriatica A14-A16-statale 7bis-raccordo Salerno-Avellino-A3, completando il collegamento del sistema viario A3 (Contursi)-A16 (Grottaminarda): una vera e propria «tangenziale delle aree interne» che, a livello locale, aumenterà l'accessibilità offerta alle comunità locali e agli insediamenti economico-industriali sul territorio, inserendo le aree interne dell'Irpinia negli itinerari nazionali di comunicazione e nel sistema logistico nazionale, anche grazie al collegamento dell'arteria con la stazione Irpinia della futura linea ferroviaria ad alta capacità Napoli-Bari e con il terminal bus dell'Air a Grottaminarda;
la Regione Campania ha recentemente sbloccato una parte consistente dei fondi, ancora però insufficienti, per la progettazione, la realizzazione o il completamento di una serie di importanti infrastrutture di trasporto rientranti nei sistemi della metropolitana regionale, degli interporti e della logistica, della viabilità e dei porti della Campania;
i continui tagli operati dal Governo al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), sceso da 65 a 48 miliardi di euro, rischiano di far saltare molte delle opere, tra le quali il previsto completamento della strada di collegamento Contursi-Lioni-Grottaminarda, che rappresenta l'ultima occasione che ha l'Irpinia, grazie ai i fondi europei ed ai fondi destinati alle aree sottoutilizzate, per recuperare il gap infrastrutturale,

impegna il Governo

a stanziare nel triennio 2010-2012 l'importo di 150 milioni di euro al fine di consentire il completamento dei lavori di realizzazione della strada a scorrimento veloce «Contursi Terme-Lioni-Grottaminarda», asse determinante per il collegamento tra le aree interne dell'Irpinia, del Beneventano e dell'alta valle del Sele.
9/2936-A/104.Iannaccone, Lo Monte, Commercio, Milo, Lombardo, Latteri, Belcastro, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
l'asse viario Lioni-Grottaminarda rappresenta una delle 10 grandi opere prioritarie stradali e da realizzare nella Regione Campania nel periodo 2007-2013, per un totale di 1,728 miliardi di euro di investimenti, ed era già stato inserito nell'intesa Governo-Regione Campania in relazione alla legge obiettivo firmata nel dicembre 2001, ma mai finanziata;
la strada, attesa dal post-terremoto del 1980, consentirà di collegare gli insediamenti industriali dell'Irpinia e completerà il collegamento tra A3 e A16, già realizzato da Contursi a Lioni e considerato una valida alternativa all'A3 Salerno-Reggio Calabria. In futuro, poi, con l'avvio della bretella Grottaminarda-Termoli ancora in fase di progettazione, si collegheranno tutte e tre le autostrade A3-A16-A14 dal Tirreno all'Adriatico, passando dalla Campania al Molise;
la stessa costituirà a livello nazionale un corridoio interno alternativo alle dorsali tirrenica A1-A30-A3 e adriatica A14-A16-statale 7bis-raccordo Salerno-Avellino-A3, completando il collegamento del sistema viario A3 (Contursi)-A16 (Grottaminarda): una vera e propria «tangenziale delle aree interne» che, a livello locale, aumenterà l'accessibilità offerta alle comunità locali e agli insediamenti economico-industriali sul territorio, inserendo le aree interne dell'Irpinia negli itinerari nazionali di comunicazione e nel sistema logistico nazionale, anche grazie al collegamento dell'arteria con la stazione Irpinia della futura linea ferroviaria ad alta capacità Napoli-Bari e con il terminal bus dell'Air a Grottaminarda;
la Regione Campania ha recentemente sbloccato una parte consistente dei fondi, ancora però insufficienti, per la progettazione, la realizzazione o il completamento di una serie di importanti infrastrutture di trasporto rientranti nei sistemi della metropolitana regionale, degli interporti e della logistica, della viabilità e dei porti della Campania;
i continui tagli operati dal Governo al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), sceso da 65 a 48 miliardi di euro, rischiano di far saltare molte delle opere, tra le quali il previsto completamento della strada di collegamento Contursi-Lioni-Grottaminarda, che rappresenta l'ultima occasione che ha l'Irpinia, grazie ai i fondi europei ed ai fondi destinati alle aree sottoutilizzate, per recuperare il gap infrastrutturale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare nel triennio 2010-2012 l'importo di 150 milioni di euro al fine di consentire il completamento dei lavori di realizzazione della strada a scorrimento veloce «Contursi Terme-Lioni-Grottaminarda», asse determinante per il collegamento tra le aree interne dell'Irpinia, del Beneventano e dell'alta valle del Sele.
9/2936-A/104.(Testo modificato nel corso della seduta)Iannaccone, Lo Monte, Commercio, Milo, Lombardo, Latteri, Belcastro, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la situazione di grave crisi economica che investe il Paese rende necessaria un'articolazione di iniziative che consentano, soprattutto nelle aree depresse del Paese, una possibilità di ripresa;
in questa situazione gli enti locali possono rappresentare un volano importante per lo sviluppo e conseguentemente è necessario trovare nuove fonti di investimento che li vedano protagonisti;
in particolare, per i comuni sotto i 15 mila abitanti, è possibile immaginare la possibilità di accedere ai fondi della Cassa depositi e prestiti, al fine di sviluppare e produrre fonti di energia alternativa, in modo tale da diminuire gli attuali costi di gestione, determinare nuove possibilità occupazionali e, contemporaneamente, innalzare la qualità della vita dei cittadini; come è noto, attualmente, le fonti di illuminazione pubblica sono costituite da tecnologie obsolete che comportano un grave spreco di energia elettrica e rappresentano una fonte di spesa notevole per gli enti locali;
senza contare che l'altalenante prezzo del petrolio impone lo sviluppo dell'utilizzo di energie rinnovabili che possono diventare uno strumento strategico indispensabile; impegnarsi a promuovere un piano nazionale per la conversione, nei comuni con popolazione inferiore ai 15 mila abitanti, degli attuali sistemi di illuminazione in sistemi ad energia alternativa può generare risparmi sulle spese correnti e disponibilità di nuove risorse che determinerebbero un forte impulso occupazionale,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di consentire ai comuni, con popolazione uguale o inferiore ai 15 mila abitanti, di accedere ai finanziamenti della Cassa depositi e prestiti al fine di realizzare, sviluppare e produrre direttamente energie derivanti da fonti rinnovabili.
9/2936-A/105.Belcastro, Lo Monte, Commercio, Milo, Iannaccone, Lombardo, Latteri, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la grave crisi del quadro macroeconomico internazionale ha avuto riflessi enormemente negativi per il nostro Paese e ha reso necessario, di conseguenza, l'adozione di misure di sostegno alle famiglie e all'occupazione;
le scelte economiche adottate dal Governo hanno inciso positivamente sulla crisi economica del nostro Paese ma, se pur encomiabili, appaiono tuttavia insufficienti e necessitano di ulteriori interventi, soprattutto nel Mezzogiorno, dove è indispensabile attivare e incrementare politiche economiche e opere infrastrutturali che aiutino concretamente la ripresa e il rilancio economico;
ancora più preoccupante appare il divario di sviluppo territoriale tra le aree del Paese a testimonianza della necessità di dotare il Sud dell'Italia di un sistema di infrastrutture e di servizi che consenta allo stesso di «competere» ad armi pari con il resto del Paese, al fine di non rendere vani gli sforzi prodotti in tal senso dalle popolazioni locali, dagli imprenditori, dai giovani e dagli enti locali, tesi a rendere autonoma e competitiva l'economia locale;
i tagli operati sulla dotazione del Fondo aree sottoutilizzate, nel corso degli ultimi anni, sono stati spesso non corrispondenti a finalità di sviluppo e spesso non localizzati nel Mezzogiorno;
tale scelta determina oggi la necessità di incentivare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno non solo per compensare ciò che gli è stato sottratto ma perché, di fatto, ciò rappresenta un'opportunità di progresso economico per l'intero Paese non solo perché il Sud possiede maggiori potenzialità di crescita produttiva, spazi fisici ed economici, risorse materiali e immateriali, ma perché ha le più importati potenzialità per accrescere il livello di competitività di tutta l'Italia,

impegna il Governo

a rifinanziare, rendendolo uno strumento serio e radicato, il sistema del credito d'imposta automatico e diretto per le imprese che investono nelle aree dell'ex obiettivo 1 e per le assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato;
a utilizzare le risorse dei fondi strutturali europei per le aree sottoutilizzate prioritariamente per progetti interregionali, con l'intervento sussidiario dello Stato, finalizzati a creare vere e credibili condizioni strutturali di sviluppo non solo economico ma anche sociale;
a porre in essere, per quanto riguarda il Mezzogiorno, valutati i profili di compatibilità con la disciplina dell'Unione Europea, la fiscalità di vantaggio per promuovere l'aggregazione tra le imprese operanti nel Mezzogiorno al fine di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale.
9/2936-A/106.Latteri, Lo Monte, Commercio, Milo, Iannaccone, Lombardo, Belcastro, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria che sta interessando tutti i comparti produttivi ha, ormai, assunto proporzioni drammatiche per l'agricoltura italiana, alimentando le già gravi difficoltà strutturali in cui da anni versa il settore delle produzioni agricole;
l'agricoltura delle regioni meridionali, in particolare, soffre ancora di più a causa della debolezza economico finanziaria delle aziende. I recenti dati pubblicati dall'ISTAT mettono in evidenza una disparità del 30 per cento del valore aggiunto per addetto nel settore rispetto alle aree del Nord;
tra le tante produzioni in crisi primeggia, purtroppo, la filiera bufalina, con decine di migliaia di addetti sia in modo diretto sia in grazie all'indotto, che rappresenta un settore strategico per vaste aree, soprattutto nella regione campana, che ha subito un duro colpo per le note vicende legate all'allarme diossina,

impegna il Governo

a prevedere, con urgenza, interventi atti a sostenere la filiera bufalina al fine di rilanciare la produzione e lo sviluppo del settore.
9/2936-A/107.Milo, Lo Monte, Commercio, Iannaccone, Belcastro, Lombardo, Latteri, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria che sta interessando tutti i comparti produttivi ha, ormai, assunto proporzioni drammatiche per l'agricoltura italiana, alimentando le già gravi difficoltà strutturali in cui da anni versa il settore delle produzioni agricole;
l'agricoltura delle regioni meridionali, in particolare, soffre ancora di più a causa della debolezza economico finanziaria delle aziende. I recenti dati pubblicati dall'ISTAT mettono in evidenza una disparità del 30 per cento del valore aggiunto per addetto nel settore rispetto alle aree del Nord;
tra le tante produzioni in crisi primeggia, purtroppo, la filiera bufalina, con decine di migliaia di addetti sia in modo diretto sia in grazie all'indotto, che rappresenta un settore strategico per vaste aree, soprattutto nella regione campana, che ha subito un duro colpo per le note vicende legate all'allarme diossina,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, con urgenza, interventi atti a sostenere la filiera bufalina al fine di rilanciare la produzione e lo sviluppo del settore.
9/2936-A/107.(Testo modificato nel corso della seduta)Milo, Lo Monte, Commercio, Iannaccone, Belcastro, Lombardo, Latteri, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il comma 47 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame apporta modifiche all'articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n 575;
l'articolo 2-undecies prevedeva che i beni immobili confiscati fossero mantenuti al patrimonio dello Stato oppure trasferiti al patrimonio del comune che poteva amministrare direttamente il bene oppure assegnarlo in concessione gratuita a comunità o enti di volontariato;
con il citato comma 47 tali beni immobili possono essere destinati alla vendita;
alla vendita, come prevista dal citato comma 47, provvede il Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose;
in sede di Commissione Bilancio si è aggiunto il capoverso 2-ter con la previsione che il personale delle Forze armate delle Forze di polizia possa costituire cooperative edilizie che hanno il diritto di opzione prioritaria sull'acquisto dei beni immobili destinati alla vendita;
il capoverso 2-quater del comma 47, accogliendo la proposta del gruppo Misto-MpA/Alleati per il Sud, prevede che gli enti locali ove sono ubicati i beni immobili destinati alla vendita possano esercitare la prelazione all'acquisto, stabilendo al contempo l'emanazione di un regolamento che definisca le modalità, i termini e le ulteriori disposizioni per rendere effettivo l'esercizio della prelazione;
l'esercizio della prelazione da parte degli enti locali potrebbe essere vanificato dai tempi di emanazione del regolamento, tenuto anche conto del fatto che nelle more dell'adozione del citato regolamento è comunque possibile procedere alla vendita dei beni immobili;
è necessario mettere gli enti locali nelle condizioni ottimali per l'acquisto di beni immobili per i quali si ritenesse necessario l'acquisto, attraverso condizioni e prezzi di acquisto i più favorevoli possibili, anche agendo su congrui sconti sul prezzo di acquisto,

impegna il Governo:

ad emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria per gli anni 2010-2012, il regolamento che indichi le modalità e i criteri per l'esercizio della prelazione;
a sospendere in attesa dell'emanazione del regolamento la vendita dei beni immobili allo scopo di consentire agli enti locali la possibilità di esercitare la prelazione fin dall'avvio del processo di vendita degli immobili;
a prevedere, nel regolamento citato, congrui sconti sul prezzo di acquisto determinato dall'Agenzia del territorio locale;
a garantire la messa in atto di ogni azione idonea ad impedire che i beni immobili confiscati alla mafia possano tornare nelle disponibilità della criminalità organizzata.
9/2936-A/108.Lo Monte, Commercio, Milo, Iannaccone, Lombardo, Latteri, Belcastro, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la «Banca del Mezzogiorno Spa» può e deve rappresentare, in un tessuto economico e produttivo difficile, che subisce con particolare difficoltà la crisi economica, uno strumento essenziale ed efficace per consentire l'accesso al credito e offrire consulenza e assistenza, in particolare per le piccole e medie imprese;
il comma 155 istituisce il Comitato promotore della «Banca del Mezzogiorno Spa» composto da 15 membri nominati dal Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, cinque di questi devono essere soggetti bancari e finanziari con sede legale in una delle regioni del Mezzogiorno;
il comma 156 prevede che il Comitato promotore individui e selezioni i soci fondatori, diversi dallo Stato, tra le banche operanti nel Mezzogiorno, oltre che tra imprenditori o associazioni di imprenditori;
così come sono presenti nel Comitato promotore, si rende necessario prevedere che tra i soci fondatori figurino prioritariamente anche banche con sede legale nel Mezzogiorno e non genericamente tra le banche operanti nel Mezzogiorno,

impegna il Governo

a promuovere tutte le iniziative di propria competenza affinché il Comitato promotore individui e selezioni tra i soci fondatori della «Banca del Mezzogiorno spa» in via prioritaria banche con sede legale in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.
9/2936-A/109.Sardelli, Lo Monte, Commercio, Belcastro, Iannaccone, Milo, Latteri, Lombardo.

La Camera,
premesso che:
il pesante aumento dei costi di produzione e degli oneri previdenziali ha creato effetti drammatici per l'intero settore agricolo;
in particolare sugli oneri previdenziali è necessario intervenire tempestivamente per evitare un ulteriore aggravamento della crisi vissuta dalle imprese agricole e in particolare delle imprese agricole del Sud, che si riverserebbe anche in un aggravamento dei livelli occupazionali ed un decremento delle produzioni tipiche;
il gruppo MpA/Alleati per il Sud aveva proposto un emendamento che intendeva riproporre i benefici previsti dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, per il triennio 2010-2012;
l'articolo 2, comma 44, del disegno di legge in esame ha previsto una proroga delle agevolazioni contributive per il solo periodo 1o gennaio 2010 - 31 luglio 2010; tale periodo pur rappresentando una prima risposta è ancora insufficiente e parziale;
è assolutamente necessario riconfermare e dare continuità alle riduzioni contributive a favore delle imprese e dei datori di lavoro agricoli per garantire la sopravvivenza di migliaia di aziende, mantenere i livelli occupazionali e contrastare il ricorso al lavoro sommerso;
quello relativo agli oneri previdenziali è un problema che riguarda essenzialmente le aree del Mezzogiorno, basti ricordare che in ambito nazionale l'80 per cento delle giornate di lavoro denunciate all'INPS sono svolte nei territori svantaggiati;
minore è l'impatto degli oneri previdenziali per le aziende agricole del Nord, in quanto maggiormente meccanizzate e con produzioni estensive, che avvertono in maniera marginale l'aumento degli oneri previdenziali,

impegna il Governo:

a valutare la necessità di riproporre le agevolazioni contributive previste dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, a favore delle imprese e dei datori di lavoro agricoli, per il triennio 2010-2012;
ad inserire la proroga dei benefici previdenziali previsti dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, per il triennio 2010-2012, nel primo provvedimento utile ad accogliere tale proroga, al fine di evitare l'ulteriore aggravamento della crisi del settore agricolo in particolare nel Mezzogiorno con pesanti ricadute sull'intera economia nazionale, dando al contempo continuità alle agevolazioni contributive;
a garantire in ogni caso la prosecuzione delle agevolazioni contributive anche successivamente alla data del 31 luglio 2010.
9/2936-A/110.Lombardo, Lo Monte, Commercio, Milo, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il pesante aumento dei costi di produzione e degli oneri previdenziali ha creato effetti drammatici per l'intero settore agricolo;
in particolare sugli oneri previdenziali è necessario intervenire tempestivamente per evitare un ulteriore aggravamento della crisi vissuta dalle imprese agricole e in particolare delle imprese agricole del Sud, che si riverserebbe anche in un aggravamento dei livelli occupazionali ed un decremento delle produzioni tipiche;
il gruppo MpA/Alleati per il Sud aveva proposto un emendamento che intendeva riproporre i benefici previsti dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, per il triennio 2010-2012;
l'articolo 2, comma 44, del disegno di legge in esame ha previsto una proroga delle agevolazioni contributive per il solo periodo 1o gennaio 2010 - 31 luglio 2010; tale periodo pur rappresentando una prima risposta è ancora insufficiente e parziale;
è assolutamente necessario riconfermare e dare continuità alle riduzioni contributive a favore delle imprese e dei datori di lavoro agricoli per garantire la sopravvivenza di migliaia di aziende, mantenere i livelli occupazionali e contrastare il ricorso al lavoro sommerso;
quello relativo agli oneri previdenziali è un problema che riguarda essenzialmente le aree del Mezzogiorno, basti ricordare che in ambito nazionale l'80 per cento delle giornate di lavoro denunciate all'INPS sono svolte nei territori svantaggiati;
minore è l'impatto degli oneri previdenziali per le aziende agricole del Nord, in quanto maggiormente meccanizzate e con produzioni estensive, che avvertono in maniera marginale l'aumento degli oneri previdenziali,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di verificare la necessità di riproporre le agevolazioni contributive previste dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, a favore delle imprese e dei datori di lavoro agricoli, per il triennio 2010-2012;
ad inserire la proroga dei benefici previdenziali previsti dal decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, per il triennio 2010-2012, nel primo provvedimento utile ad accogliere tale proroga, al fine di evitare l'ulteriore aggravamento della crisi del settore agricolo in particolare nel Mezzogiorno con pesanti ricadute sull'intera economia nazionale, dando al contempo continuità alle agevolazioni contributive;
a valutare l'opportunità di garantire in ogni caso la prosecuzione delle agevolazioni contributive anche successivamente alla data del 31 luglio 2010.
9/2936-A/110.(Testo modificato nel corso della seduta)Lombardo, Lo Monte, Commercio, Milo, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
è necessario consentire la prosecuzione dell'attività della Centro di produzione Spa volta a garantire la trasmissione delle sedute dei lavori parlamentari da parte di Radio Radicale;
il precedente triennio di convenzione che regola il servizio è scaduto lo scorso mese di novembre,

impegna il Governo

ad utilizzare l'incremento dello stanziamento approvato in tabella A, Ministero dello sviluppo economico, pari a 10 milioni di euro per il 2010 e il 2011, per la copertura di un provvedimento normativo - da approvarsi nel più breve tempo possibile - di proroga della convenzione tra il Ministero delle comunicazioni, oggi Ministero dello sviluppo economico, e la Centro di produzione Spa, stipulata ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224, e a valutare la possibilità di assicurare, nello stesso provvedimento, il proseguimento del servizio anche per l'anno 2012.
9/2936-A/111.Maurizio Turco, Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Scandroglio, Cicchitto, Bonciani, Vincenzo Antonio Fontana, Pugliese, Scelli, Di Biagio, Agostini, Albonetti, Amici, Argentin, Bachelet, Barbi, Baretta, Bellanova, Benamati, Berretta, Bersani, Binetti, Bocci, Boccia, Boccuzzi, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Braga, Brandolini, Bratti, Bressa, Bucchino, Capodicasa, Cardinale, Carella, Enzo Carra, Marco Carra, Castagnetti, Causi, Cavallaro, Ceccuzzi, Ciriello, Codurelli, Colaninno, Concia, Corsini, Cuomo, Cuperlo, Dal Moro, D'Antoni, De Biasi, De Micheli, De Pasquale, D'Antona, D'Incecco, Duilio, Esposito, Fadda, Gianni Farina, Farinone, Fedi, Ferrari, Fiano, Fiorio, Fioroni, Fluvi, Fogliardi, Fontanelli, Franceschini, Froner, Gaglione, Garavini, Garofani, Gasbarra, Gatti, Ghizzoni, Giachetti, Giacomelli, Ginoble, Giovanelli, Gnecchi, Grassi, Iannuzzi, La Forgia, Laganà Fortugno, Laratta, Lenzi, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Lovelli, Lucà, Lulli, Luongo, Lusetti, Madia, Mantini, Maran, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Margiotta, Mariani, Cesare Marini, Marrocu, Martella, Mattesini, Mazzarella, Melandri, Merloni, Meta, Migliavacca, Miglioli, Minniti, Miotto, Misiani, Mogherini Rebesani, Morassut, Mosca, Motta, Murer, Narducci, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Peluffo, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Pistelli, Pizzetti, Pollastrini, Pompili, Porta, Portas, Quartiani, Rampi, Realacci, Recchia, Ria, Rigoni, Rosato, Rossa, Rossomando, Rugghia, Antonino Russo, Samperi, Sani, Santagata, Sarubbi, Sbrollini, Scarpetti, Schirru, Sereni, Servodio, Siragusa, Sposetti, Strizzolo, Tempestini, Tenaglia, Touadi, Trappolino, Tullo, Vaccaro, Vannucci, Vassallo, Velo, Ventura, Verini, Vico, Villecco Calipari, Zampa, Zucchi, Zunino, Graziano, Gioacchino Alfano, Abelli, Antonione, Aprea, Aracri, Aracu, Armosino, Ascierto, Barbareschi, Barbaro, Barbieri, Bergamini, Bernardo, Bernini, Biancofiore, Bocciardo, Bongiorno, Boniver, Bruno, Castiello, Cazzola, Ceccacci Rubino, Ciccioli, Cicu, Consolo, Contento, Cosenza, Costa, D'Ippolito Vitale, De Angelis, De Camillis, De Girolamo, De Luca, Dell'Elce, Della Vedova, Di Cagno Abbrescia, Di Caterina, Di Virgilio, Dima, Faenzi, Fallica, Renato Farina, Frassinetti, Fucci, Galati, Garofalo, Gava, Gibiino, Girlanda, Golfo, Granata, Iapicca, Laboccetta, Lainati, Lamorte, Landolfi, Lazzari, Lehner, Lisi, Lo Presti, Lorenzin, Malgieri, Giulio Marini, Antonio Martino, Mazzocchi, Mazzoni, Mazzuca, Migliori, Milanese, Minardo, Minasso, Misuraca, Moffa, Moles, Mondello, Mussolini, Angela Napoli, Nirenstein, Paglia, Palumbo, Papa, Pecorella, Mario Pepe (PdL), Perina, Pescante, Pianetta, Pili, Pizzolante, Polidori, Proietti Cosimi, Raisi, Rampelli, Ravetto, Luciano Rossi, Rosso, Paolo Russo, Saltamartini, Santelli, Savino, Scapagnini, Siliquini, Simeoni, Sisto, Stagno D'Alcontres, Stradella, Testoni, Torrisi, Tortoli, Traversa, Valducci, Ventucci, Versace, Vignali, Vitali, Zacchera, Belcastro, Catone, Commercio, Rubinato, Gozi, Cesario, Borghesi, Donadi, La Loggia, Cambursano, Valentini, Stasi, Moroni.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 12 della legge 12 aprile 1991, n. 136, «Riforma dell'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Veterinari» prevede che sul corrispettivo dovuto per le prestazioni svolte dai veterinari iscritti agli Albi professionali, deve essere applicata una maggiorazione del 2 per cento che grava sul richiedente la prestazione medesima, a favore dell'Enpav;
mentre il veterinario che svolge attività libero professionale incassa direttamente dal cliente oltre al compenso per la prestazione resa anche la maggiorazione del 2 per cento che è tenuto poi a versare all'Enpav, nel caso di veterinario dipendente è l'Amministrazione, alla quale il professionista è legato mediante rapporto di lavoro subordinato, a farsi carico di riscuotere sia il corrispettivo dell'attività resa dal veterinario a favore del richiedente la prestazione, sia la relativa maggiorazione del 2 per cento che dovrà poi essere versata all'Enpav;
nessun onere economico sussiste in capo alle amministrazioni che sono piuttosto investite del ruolo di sostituti nella esazione di contributi attinenti ad una gestione di previdenza obbligatoria;
la formulazione della citata norma ha dato luogo nel tempo ad interpretazioni ed applicazioni contrastanti

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte a chiarire, anche attraverso una riformulazione dell'articolo 12 della legge 12 aprile 1991, n. 136, che su tutti i corrispettivi relativi all'attività professionale e di certificazione prestata dai veterinari iscritti agli albi professionali, anche ove legati da rapporto di lavoro dipendente, convenzionale e di collaborazione con associazioni enti o soggetti pubblici o privati, è dovuta una maggiorazione a carico dei richiedenti la prestazione e che l'ammontare della predetta maggiorazione dovrà essere versata all'Ente dai soggetti tenuti alla riscossione del corrispettivo della prestazione medesima, ossia dal veterinari professionista ovvero dal datore di lavoro in caso di prestazioni rese da veterinari dipendenti.
9/2936-A/112.Mancuso, Lo Presti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 12 della legge 12 aprile 1991, n. 136, «Riforma dell'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Veterinari» prevede che sul corrispettivo dovuto per le prestazioni svolte dai veterinari iscritti agli Albi professionali, deve essere applicata una maggiorazione del 2 per cento che grava sul richiedente la prestazione medesima, a favore dell'Enpav;
mentre il veterinario che svolge attività libero professionale incassa direttamente dal cliente oltre al compenso per la prestazione resa anche la maggiorazione del 2 per cento che è tenuto poi a versare all'Enpav, nel caso di veterinario dipendente è l'Amministrazione, alla quale il professionista è legato mediante rapporto di lavoro subordinato, a farsi carico di riscuotere sia il corrispettivo dell'attività resa dal veterinario a favore del richiedente la prestazione, sia la relativa maggiorazione del 2 per cento che dovrà poi essere versata all'Enpav;
nessun onere economico sussiste in capo alle amministrazioni che sono piuttosto investite del ruolo di sostituti nella esazione di contributi attinenti ad una gestione di previdenza obbligatoria;
la formulazione della citata norma ha dato luogo nel tempo ad interpretazioni ed applicazioni contrastanti

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a chiarire, anche attraverso una riformulazione dell'articolo 12 della legge 12 aprile 1991, n. 136, che su tutti i corrispettivi relativi all'attività professionale e di certificazione prestata dai veterinari iscritti agli albi professionali, anche ove legati da rapporto di lavoro dipendente, convenzionale e di collaborazione con associazioni enti o soggetti pubblici o privati, è dovuta una maggiorazione a carico dei richiedenti la prestazione e che l'ammontare della predetta maggiorazione dovrà essere versata all'Ente dai soggetti tenuti alla riscossione del corrispettivo della prestazione medesima, ossia dal veterinari professionista ovvero dal datore di lavoro in caso di prestazioni rese da veterinari dipendenti.
9/2936-A/112.(Testo modificato nel corso della seduta)Mancuso, Lo Presti.

La Camera,
premesso che:
dopo un lungo e deplorevole periodo di oblio da parte delle istituzioni della Repubblica, sono ormai ampiamente note anche all'intera opinione pubblica le durissime sofferenze patite alla fine della II Guerra mondiale dai cittadini italiani autoctoni di Istria, Fiume e Dalmazia, che furono costretti ad abbandonare in quel territori, abitati per generazioni, ogni loro bene materiale e affettivo, fino alle tombe dei loro cari;
in base anche a una pronuncia della Corte di cassazione, che si è espressa con la sentenza n. 1549 dei settembre 1970, «i cittadini italiani già proprietari di beni nei territori ceduti alla Jugoslavia e dal Governo di questa nazionalizzati, vantano verso lo Stato italiano un "diritto soggettivo perfetto" alla corresponsione dell'indennizzo, avendo la Jugoslavia versato l'indennizzo globale al Governo italiano, obbligato, pertanto, a distribuire agli aventi diritto le somme così riscosse»;
la legge n. 137 dei 2001, recante «Disposizioni in materia di indennizzi a cittadini e imprese operanti in territori della ex Jugoslavia, già soggetti alla sovranità italiana», alla cui stesura concorse anche l'allora opposizione, che ora è al Governo, si è proposta di risolvere con un atto di equità la questione dei beni già appartenenti agli esuli che hanno dovuto abbandonare forzatamente la loro terra;
a fronte di un congruo numero di richieste di indennizzo già liquidate dal Ministero dell'economia e delle finanze, risulta ne rimangano ancora da evadere circa 1500 cosicché talvolta, data la lunghezza dell'istruttoria delle pratiche, accade che il legittimo richiedente risulti deceduto prima di aver ottenuto l'indennizzo cui aveva diritto e sia così deprivato anche del risarcimento morale;
il 13 novembre 2008, durante la discussione della legge finanziaria per il 2009, la Camera dei Deputati ha approvato un ordine dei giorno che impegnava il Governo «a predisporre, con il prossimo provvedimento finanziario, le risorse necessarie a garantire agli esuli il riconoscimento di un equo e definitivo indennizzo», nonché «ad autorizzare il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento dei tesoro a rinnovare gli accordi di cui all'articolo 3, comma 22, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, finalizzati ad accelerare le procedure di liquidazione degli indennizzi previsti dalla legge 29 marzo 2001, n. 137»,

impegna il Governo

a dare seguito a quanto previsto nell'ordine del giorno che è stato approvato dall'Assemblea della Camera il 13 novembre 2008, interrompendo così il differimento nel tempo delle legittime attese degli esuli e dei loro familiari, tra i quali il numero degli aventi diritto si va inevitabilmente assottigliando.
9/2936-A/113.Rosato, Maran, Strizzolo, Di Biagio, Monai, Borghesi, Compagnon, Favia, De Angelis, Scilipoti, Rampi, Ciccanti.

La Camera,
premesso che:
che il Ministero della Difesa è autorizzato a promuovere la costituzione di uno o più fondi comuni di investimento immobiliare, allo scopo di conseguire attraverso la valorizzazione e l'alienazione di immobili militari, le risorse necessarie a soddisfare le esigenze infrastrutturali e alloggiative delle Forze Armate;
tenuto conto:
che tra le esigenze infrastrutturali assume decisamente priorità una serie di interventi per garantire la piena funzionalità degli stabilimenti e degli arsenali costituenti l'area industriale della difesa finalizzata alla manutenzione dei mezzi e dei sistemi d'arma indispensabili al nostro strumento militare;
tali realtà, da considerare a pieno titolo industriali, sono messe in crisi sia dal mancato aggiornamento delle dotazioni organiche, sia dal mancato ripianamento organico di personale civile che lascia il servizio per raggiunti limiti di età a causa del persistere, oltre ogni ragionevole motivo, di un blocco del turn-over anche in questo settore, che ha prodotto negli organici del personale civile della Difesa una carenza di addirittura 8.384 unità rispetto alle dotazioni organiche a regime;
tali carenze stanno progressivamente determinando gravi e diffuse inefficienze nei più importanti enti dell'amministrazione della difesa, e soprattutto in quelli dell'area industriale, con gravi ed evidenti ripercussioni sulla funzionalità di tali enti, ammesse anche dal Governo in sede parlamentare;
per far fronte alle suddette gravi carenze, che comunque continuano ad aggravarsi con ritmo sostenuto a causa di ulteriori pensionamenti, sono stati autorizzati ed espletati nuovi concorsi pubblici, senza che, al termine della fase concorsuale, a causa delle limitazioni alle assunzioni previste dalla normativa vigente, sia seguito però il relativo procedimento di assunzione;
si è quindi determinata di fatto una situazione che vede oltre 500 vincitori di concorso non assunti dei quali, invece, la difesa ha necessità;
nei prossimi cinque anni cesserà dal servizio, per raggiunti limiti di età, un numero di dipendenti civili impiegati nell'area industriale della difesa determinante per quantità e qualità professionali e nel garantire la continuità dei processi produttivi industriali;
vi è l'assoluta necessità di affiancare, da subito, nuove e qualificate risorse umane alle figure professionali già presenti negli enti dell'area industriale della difesa in tempo utile prima che parte del personale attuale lasci il servizio per raggiunti limiti di età;
senza un'immissione di nuove risorse umane qualunque progetto di razionalizzazione degli stabilimenti dell'area industriale della difesa diventa impraticabile,

impegna il Governo:

a presentare un piano per l'area industriale della difesa, con particolare riferimento ai poli principali dell'Esercito e agli arsenali della Marina Militare, che ridefinisca gli obiettivi da raggiungere e le risorse umane e materiali necessarie;
a garantire, nella fase di emanazione delle norme previste dall'articolo 2 comma 184 della legge finanziaria, le risorse finanziarie necessarie a raggiungere la piena funzionalità degli stabilimenti e degli arsenali, che costituiscono la struttura fondamentale dell'area industriale della difesa e consentirne il necessario rinnovamento infrastrutturale e una piena capacità operativa anche attraverso l'immissione di risorse umane qualificate, considerandoli fattore indispensabile per la funzionalità dello strumento militare;
ad abilitare gli stabilimenti che ne abbiano la potenzialità a fornire beni e servizi a titolo oneroso ad altri soggetti pubblici o privati che li richiedano, realizzando con ciò anche forme di autofinanziamento.
9/2936-A/114.Villecco Calipari, Vico, Garofani, Beltrandi, Letta, Giacomelli, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rugghia, Sereni, Tocci.

La Camera,
premesso che:
presso i rifugi d'alta montagna, spesso come integrativi di impianti di produzione di energia generata da pannelli solari, nei mesi di apertura vengono azionati generatori di energia alimentati da fonti diverse;
la nuova normativa europea come recepita dal decreto legislativo n. 26 del 2 febbraio 2007 non esclude dalla tassazione i surrichiamati generatori elettrici, come invece la precedente normativa prevedeva per tutti i generatori situati in zone montane;
se dovessero applicarsi due anni di arretrati, così come calcolato dall'Agenzia delle Dogane di Tirano per il caso relativo al rifugio Bignami in alta Valmalenco, ogni rifugio si troverebbe a pagare circa 1.500 euro, sanzioni comprese, il che significherebbe compromettere la sostenibilità del servizio dei rifugi di alta montagna, in particolare di quelli classificati nelle categorie C, D ed E con Decreto del Capo del Dipartimento per le Politiche Fiscali del Ministero dell'Economia e delle Finanze 10 marzo 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 17 marzo 2008;
per l'intero sistema dei rifugi gestiti dal Club Alpino Italiano (775 rifugi e bivacchi per 22.624 posti letto situati in alta quota e in zone impervie) e dei rifugi privati di simile consistenza numerica situati in tutto il territorio nazionale, si tratterebbe di un costo complessivo di oltre due milioni di curo, il cui importo graverebbe solo sulle tasche degli iscritti al CAI e degli utilizzatori dei rifugi (alpinisti, escursionisti, sei alpinisti, turisti di alta quota),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità e le modalità attraverso le quali escludere tali servizi di pubblica utilità quali risultano essere i rifugi di montagna, peraltro presidi indispensabili del soccorso alpino e speleologico, collegato al servizio 118, o in subordine escludere i rifugi classificati nelle categorie C, D ed E del Decreto menzionato in premessa, dal pagamento di accise relative all'energia generata da piccoli generatori comunque azionati quali pannelli solari, aerogeneratori, piccoli gruppi elettrogeni, piccole centraline idroelettriche, impianti fotovoltaici, gruppi elettrogeni funzionanti a gas metano biologico, con potenza elettrica non superiore a 30Kw, dagli stessi rifugi utilizzati, e di valutare l'opportunità di garantire la non retroattività dell'azione sanzionatoria determinata dalle autorità preposte.
9/2936-A/115.Quartiani, Froner, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la Manovra economica in esame ha previsto adeguata copertura alle disposizioni relative alla destinazione del 5 per mille delle imposte sui redditi alle associazioni di volontariato;
tali associazioni sono considerate Onlus di diritto, grazie ad una clausola di automaticità inserita nel decreto 460/197 (articolo 10 comma 8). Attraverso tale clausola le associazioni di volontariato iscritte ai registri possono avvalersi anche delle agevolazioni concesse alle Onlus;
tuttavia con l'articolo 30, comma 5, del decreto-legge 185 del 2008 (cosiddetto decreto Anticrisi), è stata soppressa l'automaticità della qualifica di Onlus a quelle associazioni di volontariato che ponessero in essere attività commerciali fuori dal concetto di marginalità stabilito dal decreto del Ministero delle Finanze del 25 maggio 1995;
è crescente e meritevole della massima attenzione il ruolo del volontariato nel settore della assistenza pubblica; questo consente di ridurre fortemente gli oneri di finanza pubblica, ma anche l'intervento diretto della P.A. in molti settori dei welfare;
appare quantomai opportuno un intervento finalizzato a rendere le associazioni di volontariato più libere di svolgere le attività statutarie, ad alto livello sociale, senza la minaccia di perdere le agevolazioni connesse o addirittura il loro status di organizzazione di volontariato;
il 17 giugno 2009 è stato accolto in tal senso l'ordine del giorno Lupi n. 9/2468/15, nel quale tra l'altro si individua un percorso per la possibile soluzione del problema,

impegna il Governo

a riferire al Parlamento sulle modalità con le quali intenda applicare il requisito della marginalità di cui al decreto del Ministero delle Finanze del 25 maggio 1995 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 10 giugno 1995, alle associazioni di volontariato storicamente operanti nei settori della protezione civile, dell'assistenza sociale e della sanità.
9/2936-A/116.Barani, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
con il decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137, all'articolo 1, comma 4 viene stabilito che: «In attuazione dell'articolo 3, comma 7, del protocollo d'intesa stipulato tra il Governo e la regione Friuli Venezia Giulia in data 6 ottobre 2006, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria per l'anno 2008, nell'ambito delle disposizioni che ivi disciplinano la regolazione finanziaria tra lo Stato e la Regione, fra le entrate regionali sono comprese, nella misura prevista dall'articolo 49, primo comma, n. 1), della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante lo statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, le ritenute sui redditi da pensione di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, riferite ai soggetti passivi residente nella medesima regione, ancorché riscosse fuori del territorio regionale»;
in sede di prima applicazione delle disposizioni sopra richiamate, negli anni 2008, 2009 e 2010 erano stati stanziati rispettivamente gli importi di 20, 30 e 30 milioni di euro;
in sede di esame del provvedimento cosiddetto «Milleproroghe» per il 2009, all'articolo 41, comma 11 veniva prorogato lo stanziamento di 30 milioni di euro a favore della regione Friuli-Venezia Giulia anche per il 2011;
la Corte Costituzionale, con sentenza n. 74 del 13 marzo 2009, ha sancito il diritto della regione Friuli Venezia Giulia ad ottenere dallo Stato le entrate derivanti dalle compartecipazioni anche sulle ritenute erariali operate sui redditi da pensione ancorché riscossi al di fuori del territorio regionale, senza porre un limite preventivo all'ammontare di tali compartecipazioni che devono essere calcolate e compensate tempo per tempo sulla base delle norme che disciplinano i rapporti finanziari tra lo Stato e la regione stessa;
in sede di esame del provvedimento divenuto, poi, legge 27 febbraio 2009, n. 14, il Governo accoglieva l'ordine del giorno 9/2198/102 con cui la Camera impegnava il Governo stesso «a valutare l'attivazione di un tavolo tecnico-politico con la Regione Friuli Venezia Giulia al fine di stabilire tempi e modalità che diano concreta e piena attuazione, a quanto previsto dal sopra richiamato comma 4 dell'articolo 1 del decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137»;
il comma 18 del provvedimento in esame dà finalmente attuazione all'impegno contenuto nel sopra richiamato ordine del giorno relativamente alla costituzione del tavolo paritetico tra Governo e Regione per la determinazione delle somme spettanti alla Regione,

impegna il Governo

a dare piena attuazione alle disposizioni recate dal decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137, con particolare riferimento a quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 1 del medesimo decreto legislativo.
9/2936-A/117.Strizzolo, Maran, Rosato, Compagnon, Monai, Cuperlo.

La Camera,
premesso che:
il comma 212 dell'articolo 2 del disegno di legge, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010), introdotto, in sede referente, con l'emendamento del relatore 2.1877, nel disciplinare un meccanismo di gestione accentrata del patrimonio dello Stato, nonché dei beni di proprietà di terzi in uso a qualsiasi titolo da parte delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevede, tra l'altro che:
a) le citate pubbliche amministrazioni comunichino, entro il 31 gennaio, all'Agenzia dei demanio la previsione triennale delle superfici da esse occupate non più necessarie;
b) le medesime amministrazioni trasmettano, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria 2010, al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del tesoro gli elenchi identificativi degli immobili di proprietà dello Stato ai fini del loro inserimento nel contro patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato;
c) gli immobili che non risultino ancora in gestione all'Agenzia del demanio debbano essere fatti rientrare in tale gestione;
le disposizioni di cui alle lettere a) e b), come emerge anche dalla relazione illustrativa che ne ha accompagnato la presentazione, devono ritenersi riferite alla problematica della centralizzazione delle locazioni passive dei beni immobili occorrenti alle pubbliche amministrazioni, al fine di conseguire economie di spesa;
l'articolo 14-bis, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede che il Ministero della difesa, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze - Agenzia del demanio, possa procedere all'alienazione, permuta, valorizzazione e gestione degli immobili militari;
il medesimo disegno di legge finanziaria 2010, con riferimento alla gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare in uso al Ministero della difesa, prevede:
a) al comma 23, la costituzione della società per azioni denominata «Difesa Servizi Spa», tra i cui compiti rientra anche quello della gestione e della valorizzazione degli immobili militari;
b) al comma 184 - introdotto peraltro con il medesimo emendamento 2.1877 e concernente le modalità di utilizzo delle risorse derivanti dalla cessione di quote dei fondi comuni di investimento immobiliare da costituire per la valorizzazione e l'alienazione degli immobili militari, ovvero dal trasferimento di tali immobili ai citati fondi - che all'entrata dei bilancio dello Stato vada comunque destinato il valore patrimoniale degli immobili alla data di entrata in vigore della legge, vale a dire quello risultante a tale data dalle scritture contabili e che nell'utilizzo delle citate risorse da parte del Ministero della difesa debba comunque essere assicurata l'invarianza del valore patrimoniale in uso, da intendersi sempre quale risultante dalle attuali scritture contabili;
in sede applicativa delle citate norme potrebbero sorgere dubbi interpretativi, nel caso in cui non fosse chiarito che le disposizioni di cui al comma 212, relative:
a) alla comunicazione delle superfici non più necessarie, non ricomprendono né gli immobili militari individuati, ai sensi del citato articolo 14, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, per la loro alienazione, permuta o valorizzazione, né gli alloggi militari, da alienare, ai sensi dell'articolo 2, comma 628, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nell'ambito della realizzazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio, previsto dal comma 627 del medesimo articolo;
b) alla gestione accentrata degli immobili di proprietà dello Stato da parte dell'Agenzia del demanio sono riferite esclusivamente alle locazioni passive e non modificano le competenze della società «Difesa Servizi Spa»;
c) all'inserimento dei beni immobili, a valore di mercato, nel conto patrimoniale dello Stato non incidono sulle disposizioni di carattere speciale, di cui all'articolo 2, commi 179-184, relative alla costituzione dei menzionati fondi comuni di investimento immobiliare per la valorizzazione o la vendita degli immobili militari, che prendono a riferimento il valore degli immobili militari alla data di entrata in vigore della finanziaria 2010;

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte a fornire un'interpretazione sistematica delle disposizioni illustrate in premessa, applicandole nel senso che:
a) sono esclusi dagli obblighi di comunicazione di cui al comma 212, primo periodo, lettera b), dell'articolo 2, sia gli immobili militari, in quanto comunque necessari per essere destinati all'alienazione, alla permuta o alla valorizzazione, ai sensi dei menzionato articolo 14, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, sia gli alloggi militari da alienare, a mente del citato articolo 2, comma 628, della legge n. 244 del 2007, giacché preordinati al finanziamento del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
b) le competenze che il comma 212 attribuisce dell'Agenzia dei Demanio in materia di gestione degli immobili dì proprietà dello Stato, in particolare per quelli in uso al Ministero della difesa, riguardano esclusivamente le locazioni passive e pertanto non interferiscono con i compiti nel settore della costituenda società «Difesa Servizi Spa»;
c) il valore patrimoniale da prendere a riferimento, con riguardo ai fondi di investimento immobiliari, di cui ai citati commi dal 179-184 dell'articolo 2, rimane quello riscontrato dai documenti contabili alla data di entrata in vigore delle legge finanziaria 2010, non rilevando, ai fini dell'applicazione del menzionati commi, l'aggiornamento del conto patrimoniale dello Stato da operare secondo le modalità di cui al medesimo comma 212.
9/2936-A/118.Cirielli, De Angelis.

La Camera,
premesso che:
il comma 212 dell'articolo 2 del disegno di legge, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010), introdotto, in sede referente, con l'emendamento del relatore 2.1877, nel disciplinare un meccanismo di gestione accentrata del patrimonio dello Stato, nonché dei beni di proprietà di terzi in uso a qualsiasi titolo da parte delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevede, tra l'altro che:
a) le citate pubbliche amministrazioni comunichino, entro il 31 gennaio, all'Agenzia dei demanio la previsione triennale delle superfici da esse occupate non più necessarie;
b) le medesime amministrazioni trasmettano, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria 2010, al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del tesoro gli elenchi identificativi degli immobili di proprietà dello Stato ai fini del loro inserimento nel contro patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato;
c) gli immobili che non risultino ancora in gestione all'Agenzia del demanio debbano essere fatti rientrare in tale gestione;
le disposizioni di cui alle lettere a) e b), come emerge anche dalla relazione illustrativa che ne ha accompagnato la presentazione, devono ritenersi riferite alla problematica della centralizzazione delle locazioni passive dei beni immobili occorrenti alle pubbliche amministrazioni, al fine di conseguire economie di spesa;
l'articolo 14-bis, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede che il Ministero della difesa, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze - Agenzia del demanio, possa procedere all'alienazione, permuta, valorizzazione e gestione degli immobili militari;
il medesimo disegno di legge finanziaria 2010, con riferimento alla gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare in uso al Ministero della difesa, prevede:
a) al comma 23, la costituzione della società per azioni denominata «Difesa Servizi Spa», tra i cui compiti rientra anche quello della gestione e della valorizzazione degli immobili militari;
b) al comma 184 - introdotto peraltro con il medesimo emendamento 2.1877 e concernente le modalità di utilizzo delle risorse derivanti dalla cessione di quote dei fondi comuni di investimento immobiliare da costituire per la valorizzazione e l'alienazione degli immobili militari, ovvero dal trasferimento di tali immobili ai citati fondi - che all'entrata dei bilancio dello Stato vada comunque destinato il valore patrimoniale degli immobili alla data di entrata in vigore della legge, vale a dire quello risultante a tale data dalle scritture contabili e che nell'utilizzo delle citate risorse da parte del Ministero della difesa debba comunque essere assicurata l'invarianza del valore patrimoniale in uso, da intendersi sempre quale risultante dalle attuali scritture contabili;
in sede applicativa delle citate norme potrebbero sorgere dubbi interpretativi, nel caso in cui non fosse chiarito che le disposizioni di cui al comma 212, relative:
a) alla comunicazione delle superfici non più necessarie, non ricomprendono né gli immobili militari individuati, ai sensi del citato articolo 14, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, per la loro alienazione, permuta o valorizzazione, né gli alloggi militari, da alienare, ai sensi dell'articolo 2, comma 628, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nell'ambito della realizzazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio, previsto dal comma 627 del medesimo articolo;
b) alla gestione accentrata degli immobili di proprietà dello Stato da parte dell'Agenzia del demanio sono riferite esclusivamente alle locazioni passive e non modificano le competenze della società «Difesa Servizi Spa»;
c) all'inserimento dei beni immobili, a valore di mercato, nel conto patrimoniale dello Stato non incidono sulle disposizioni di carattere speciale, di cui all'articolo 2, commi 179-184, relative alla costituzione dei menzionati fondi comuni di investimento immobiliare per la valorizzazione o la vendita degli immobili militari, che prendono a riferimento il valore degli immobili militari alla data di entrata in vigore della finanziaria 2010;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a fornire un'interpretazione sistematica delle disposizioni illustrate in premessa, applicandole nel senso che:
a) sono esclusi dagli obblighi di comunicazione di cui al comma 212, primo periodo, lettera b), dell'articolo 2, sia gli immobili militari, in quanto comunque necessari per essere destinati all'alienazione, alla permuta o alla valorizzazione, ai sensi dei menzionato articolo 14, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, sia gli alloggi militari da alienare, a mente del citato articolo 2, comma 628, della legge n. 244 del 2007, giacché preordinati al finanziamento del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
b) le competenze che il comma 212 attribuisce dell'Agenzia dei Demanio in materia di gestione degli immobili dì proprietà dello Stato, in particolare per quelli in uso al Ministero della difesa, riguardano esclusivamente le locazioni passive e pertanto non interferiscono con i compiti nel settore della costituenda società «Difesa Servizi Spa»;
c) il valore patrimoniale da prendere a riferimento, con riguardo ai fondi di investimento immobiliari, di cui ai citati commi dal 179-184 dell'articolo 2, rimane quello riscontrato dai documenti contabili alla data di entrata in vigore delle legge finanziaria 2010, non rilevando, ai fini dell'applicazione del menzionati commi, l'aggiornamento del conto patrimoniale dello Stato da operare secondo le modalità di cui al medesimo comma 212.
9/2936-A/118.(Testo modificato nel corso della seduta)Cirielli, De Angelis.

La Camera,
premesso che:
il presente provvedimento introduce, al comma 47 dell'articolo 2, modifiche alla legge 31 maggio 1965, n. 575 e successive modificazioni (Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere) dando la possibilità all'Agenzia del Demanio di vendere tramite asta pubblica, i beni confiscati alla criminalità organizzata;
questa norma, se applicata indiscriminatamente ed in assenza delle più adeguate precauzioni, può risultare estranea alle finalità ed ai principi espressi dalla citata legislazione vigente (legge 31 maggio 1965, n. 575 e successive modificazioni) che sono quelle del riutilizzo per finalità di interesse collettivo del bene confiscato, nonché, fatto ben più preoccupante, creare vantaggio competitivo nell'acquisto a soggetti che possano disporre ad elevata liquidità, tra cui non possono escludersi possessori di capitali frutto di attività illecite o legate alla criminalità organizzata;
il comma 47 dell'articolo 2 ed analogamente il comma 212 dell'articolo 2, che affidano all'Agenzia del Demanio il mandato per alienare sia i beni confiscati che i beni immobili di proprietà dello Stato, sono disposizioni che avrebbero dovuto essere subordinate all'entrata in vigore dei decreti legislativi di cui all'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42, ai quali è affidata l'attribuzione, a titolo non oneroso, ad ogni livello di governo di distinte tipologie di beni, commisurate alle dimensioni territoriali, alla capacità finanziaria ed alle competenze effettivamente svolte o esercitate dalle diverse regioni ed enti locali, e che l'attribuzione degli immobili avviene su criteri di territorialità;
va inoltre sottolineato che l'articolo 2, comma 20, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), ha modificato l'articolo 2-decies della legge 31 maggio 1965, n. 575, stabilendo che la destinazione dei beni immobili e dei beni aziendali sia effettuata con provvedimento del Prefetto su proposta non vincolante dell'Agenzia del demanio, e non più dall'Agenzia del demanio stessa;
secondo i dati relativi al 2008, su un totale censito di 7.875 beni confiscati circa la metà risultano in gestione (3.591). Altri 559 beni immobili sono già stati destinati ma non ancora materialmente consegnati; mentre rimangono non gestiti 3.725 beni (pari al 47, 3 per cento del totale);
con l'istituzione del Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali la destinazione dei beni ha subito una notevole accelerazione: «rispetto ai 684 beni dell'intero anno 2007 - riporta un dossier ufficiale - nei primi dieci mesi del 2008 ben 966 beni hanno concluso la fase amministrativa della destinazione»;
da questi dati emerge quindi che, negli ultimi anni, si sono intensificate le assegnazioni dei beni confiscati che rappresentano, in molti casi, un simbolo per la diffusione della cultura della legalità, nonché uno strumento per la lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale in cui ricadono alcuni dei beni non ancora assegnati sono infatti spesso strutture di grande rilevanza come ad esempio l'Azienda agricola Suvignano situata nel comune di Monteroni d'Arbia in provincia di Siena. Tale azienda presenta una superficie agraria di circa settecentotredici ettari (di cui cinquecentosettanta coltivati a grano duro, orzo e avena) e dispone di tredici immobili ex case coloniche, di un fabbricato ex magazzino, di una ex fornace attualmente adibita ad officina aziendale, di una villa padronale, di un fabbricato in cui è presente la chiesa aziendale, della ex casa canonica attualmente adibita ad agriturismo con quaranta posti letto;
tale azienda assume inoltre, come in molti altri casi, anche un ulteriore significato simbolico: la procedura di confisca è stata infatti intrapresa nel 1983 dal giudice Giovanni Falcone;
l'Amministrazione comunale di Monteroni, la Regione Toscana, la Provincia di Siena hanno già presentato congiuntamente una candidatura comune per l'assegnazione dell'azienda. Un progetto di gestione caratterizzato da numerosi profili: non soltanto agricoli, zootecnici, agrituristici e venatori ma anche educativi e sociali (caratterizzati dalla promozione e dallo sviluppo della cultura della legalità);

impegna il Governo

ad adottare i provvedimenti ritenuti più idonei, tra cui l'inserimento nel Regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988 n. 400 che disciplina l'attuazione del comma 47 dell'articolo 2 del provvedimento in esame, per escludere dalla vendita quei beni per i quali gli enti territoriali e/o le Regioni, alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, abbiano già presentato una manifestazione d'interesse al Prefetto per le finalità di cui all'articolo 2-undecies, comma 2, lettera b) della legge 31 maggio 1965, n. 575.
9/2936-A/119.Ceccuzzi, Cenni, Nannicini.

La Camera,
premesso che:
il presente provvedimento introduce, al comma 47 dell'articolo 2, modifiche alla legge 31 maggio 1965, n. 575 e successive modificazioni (Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere) dando la possibilità all'Agenzia del Demanio di vendere tramite asta pubblica, i beni confiscati alla criminalità organizzata;
questa norma, se applicata indiscriminatamente ed in assenza delle più adeguate precauzioni, può risultare estranea alle finalità ed ai principi espressi dalla citata legislazione vigente (legge 31 maggio 1965, n. 575 e successive modificazioni) che sono quelle del riutilizzo per finalità di interesse collettivo del bene confiscato, nonché, fatto ben più preoccupante, creare vantaggio competitivo nell'acquisto a soggetti che possano disporre ad elevata liquidità, tra cui non possono escludersi possessori di capitali frutto di attività illecite o legate alla criminalità organizzata;
il comma 47 dell'articolo 2 ed analogamente il comma 212 dell'articolo 2, che affidano all'Agenzia del Demanio il mandato per alienare sia i beni confiscati che i beni immobili di proprietà dello Stato, sono disposizioni che avrebbero dovuto essere subordinate all'entrata in vigore dei decreti legislativi di cui all'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42, ai quali è affidata l'attribuzione, a titolo non oneroso, ad ogni livello di governo di distinte tipologie di beni, commisurate alle dimensioni territoriali, alla capacità finanziaria ed alle competenze effettivamente svolte o esercitate dalle diverse regioni ed enti locali, e che l'attribuzione degli immobili avviene su criteri di territorialità;
va inoltre sottolineato che l'articolo 2, comma 20, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), ha modificato l'articolo 2-decies della legge 31 maggio 1965, n. 575, stabilendo che la destinazione dei beni immobili e dei beni aziendali sia effettuata con provvedimento del Prefetto su proposta non vincolante dell'Agenzia del demanio, e non più dall'Agenzia del demanio stessa;
secondo i dati relativi al 2008, su un totale censito di 7.875 beni confiscati circa la metà risultano in gestione (3.591). Altri 559 beni immobili sono già stati destinati ma non ancora materialmente consegnati; mentre rimangono non gestiti 3.725 beni (pari al 47, 3 per cento del totale);
con l'istituzione del Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali la destinazione dei beni ha subito una notevole accelerazione: «rispetto ai 684 beni dell'intero anno 2007 - riporta un dossier ufficiale - nei primi dieci mesi del 2008 ben 966 beni hanno concluso la fase amministrativa della destinazione»;
da questi dati emerge quindi che, negli ultimi anni, si sono intensificate le assegnazioni dei beni confiscati che rappresentano, in molti casi, un simbolo per la diffusione della cultura della legalità, nonché uno strumento per la lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale in cui ricadono alcuni dei beni non ancora assegnati sono infatti spesso strutture di grande rilevanza come ad esempio l'Azienda agricola Suvignano situata nel comune di Monteroni d'Arbia in provincia di Siena. Tale azienda presenta una superficie agraria di circa settecentotredici ettari (di cui cinquecentosettanta coltivati a grano duro, orzo e avena) e dispone di tredici immobili ex case coloniche, di un fabbricato ex magazzino, di una ex fornace attualmente adibita ad officina aziendale, di una villa padronale, di un fabbricato in cui è presente la chiesa aziendale, della ex casa canonica attualmente adibita ad agriturismo con quaranta posti letto;
tale azienda assume inoltre, come in molti altri casi, anche un ulteriore significato simbolico: la procedura di confisca è stata infatti intrapresa nel 1983 dal giudice Giovanni Falcone;
l'Amministrazione comunale di Monteroni, la Regione Toscana, la Provincia di Siena hanno già presentato congiuntamente una candidatura comune per l'assegnazione dell'azienda. Un progetto di gestione caratterizzato da numerosi profili: non soltanto agricoli, zootecnici, agrituristici e venatori ma anche educativi e sociali (caratterizzati dalla promozione e dallo sviluppo della cultura della legalità);

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti ritenuti più idonei, tra cui l'inserimento nel Regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988 n. 400 che disciplina l'attuazione del comma 47 dell'articolo 2 del provvedimento in esame, per escludere dalla vendita quei beni per i quali gli enti territoriali e/o le Regioni, alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, abbiano già presentato una manifestazione d'interesse al Prefetto per le finalità di cui all'articolo 2-undecies, comma 2, lettera b) della legge 31 maggio 1965, n. 575.
9/2936-A/119.(Testo modificato nel corso della seduta)Ceccuzzi, Cenni, Nannicini.

La Camera,
premesso che:
l'esame del disegno di legge finanziaria e del disegno di legge di bilancio per l'anno 2010 si è svolto in un contesto caratterizzato da una congiuntura economica assolutamente eccezionale e da un quadro normativo in fase di profondo mutamento;
in particolare, per quanto riguarda il disegno di legge finanziaria, l'ambito del contenuto proprio risulta definito dal combinato disposto dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978 e dell'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, la cui applicazione, originariamente limitata alla legge finanziaria per il 2009, è stata estesa alla legge finanziaria per il 2010 dall'articolo 23, comma 21-ter, del decreto-legge n. 78 del 2009;
tale normativa transitoria è stata tuttavia applicata alla luce della difficile congiuntura e della esigenza di assumere decisioni di politica economica e finanziaria ad essa conseguenti in relazione alla crisi di interi settori della economia nazionale;
si è, pertanto, aperta la strada alla definizione di un criterio interpretativo della disciplina vigente, ampiamente condiviso tra la Presidenza della Camera e della Commissione bilancio, il Governo e le parti politiche, che ha consentito la presentazione di emendamenti recanti interventi di varia natura di carattere macroeconomico riferiti a priorità incidenti sulla allocazione delle risorse, al fine di assicurare gli equilibri finanziari, di salvaguardare il sistema di garanzie sociali per l'occupazione e di orientare lo sviluppo dell'economia nazionale;
tale criterio interpretativo, al di là delle controversie su alcuni casi applicativi, si è consolidato durante l'esame parlamentare ed ha consentito di limitare il contenuto della legge finanziaria, assicurando comunque un contenuto pertinente alle sue funzioni nell'attuale contesto economico-finanziario e nella fase di transizione verso la nuova legge di contabilità pubblica;
la nuova legge di contabilità prevede una nuova articolazione del sistema di finanza pubblica, che, attraverso una nuova definizione degli strumenti, dei contenuti e delle procedure X, intende assicurare una successione di strumenti e sedi di esame idonei a programmare, canalizzare e differenziare diversi tipi di strumenti per il raggiungimento gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, anche attraverso interventi di carattere ordinamentale, organizzatorio e ovvero di rilancio e sviluppo dell'economia; e ad assicurare a ciascuno di essi tempi congrui e certi per l'approvazione;
ciò potrà realizzarsi anche attraverso una coerente e conseguente modifica dei Regolamenti parlamentari, che non rappresenta una ipotesi, ma un preciso impegno ad un concreto lavoro di completamento della riforma legislativa, dal momento che tutti i gruppi parlamentari hanno già espresso un orientamento favorevole a studiare congiuntamente nell'ambito della Commissione bilancio una proposta da sottoporre all'attenzione della Giunta per il regolamento, non appena approvata in via definitiva la nuova legge di contabilità e finanza pubblica,

impegna il Governo:

ad illustrare alle Camere come intenda procedere per dare attuazione alle diverse fasi previste dalle nuove procedure per il coordinamento della finanza pubblica, articolando processi conoscitivi, negoziali e deliberativi nei diversi strumenti previsti; e a trasmettere alle Commissioni bilancio un quadro degli adempimenti da attuare entro il 2010;
a definire e a comunicare al Parlamento come intenda procedere per riuscire ad articolare la manovra economico-finanziaria in una pluralità di strumenti normativi omogenei per materia, recanti le disposizioni di carattere ordinamentale, organizzatorio e relative al sostegno ed allo sviluppo dell'economia necessarie al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica;
a promuovere la massima cooperazione delle amministrazioni pubbliche competenti con le amministrazioni delle due Camere, già preordinata dal comma 481 della legge finanziaria per il 2007, ai fini del supporto conoscitivo alle attività di monitoraggio e di controllo parlamentare.
9/2936-A/120.Leone, Giancarlo Giorgetti, Ciccanti, Baretta.

La Camera,
premesso che:
la diffusione crescente di sistemi tecnologico-informatici sempre più avanzati ha contribuito, negli ultimi anni, a mettere in crisi il mercato del libro e conseguentemente anche la lettura delle nostre opere letterarie;
la conoscenza dei libri dei nostri autori costituisce un momento di arricchimento culturale insostituibile per i nostri giovani, con il risultato di rafforzare il concetto di identità nazionale e di dare l'opportunità agli studenti stranieri di apprezzare le opere letterarie italiane;
la possibilità di poter integrare lo studio dei testi scolastici con la lettura di opere di autori italiani, rappresenterebbe sicuramente un valido ausilio ai programmi didattici;
la legge finanziaria in esame già prevede una distribuzione parziale di testi scolastici gratuiti allo scopo di promuovere e sostenere la diffusione della cultura e della conoscenza;
l'attuazione di programmi volti ad incentivare la diffusione di testi letterari contribuirebbe, oltre alla promozione di una valida opera di erudizione da parte delle Istituzioni, ad assicurare un importante sostegno per il settore dell'editoria,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di attuare, nelle forme e nei modi che riterrà opportuni, le più adeguate iniziative volte alla distribuzione gratuita, per gli studenti che compiranno 18 anni nel 2010, di un libro scritto da autori italiani da scegliersi in un elenco indicato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
9/2936-A/121.Frassinetti.

La Camera,
premesso che:
in data 1o agosto 2007 veniva sottoscritto il Protocollo d'Intesa tra l'allora Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, l'UNIRE, la Provincia di Bolzano e il Comune di Merano con il quale le parti concordavano di avviare i lavori di ristrutturazione dell'Ippodromo di Merano, il principale ippodromo d'Italia per corse ad ostacoli e uno dei più belli d'Europa;
la costruzione risale agli anni '30 e la sua struttura ha urgente bisogno di interventi di ristrutturazione. Il finanziamento dei lavori, pari a 25 milioni di euro, spettava al Ministero per un importo pari a 6,5 milioni di euro circa e gli enti locali si impegnavano a finanziare la residua quota di 15 milioni di euro;
l'importo di competenza del Ministero veniva recepito, con un emendamento da noi proposto e firmato dal relatore del provvedimento nella legge finanziaria per l'anno 2008 tra i fondi destinati al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed elevato da 6,5 milioni a 7,5 milioni di Euro (2,5 milioni dal 2008 al 2010);
in data 20 febbraio 2008 veniva sottoscritto un accordo integrativo nel quale il Ministero si impegnava a destinare i 7,5 milioni previsti in finanziaria a proprio favore e l'UNIRE ribadiva l'impegno a riattivare il Fondo investimenti 2000 e a liquidare a Merano Maia i finanziamenti;
il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, ha disposto il decreto interministeriale di ripartizione degli stanziamenti del 2008 a favore di enti, istituti, fondazioni, associazioni e altri organismi di cui all'articolo 1, comma 43, della legge n. 549 del 1995, stanziando 2 milioni di euro in luogo dei 2,5 previsti;
con un secondo decreto sono stati ripartiti i fondi residui del capitolo e pertanto sono stati destinati all'Unire ulteriori 93.000 Euro per l'Ippodromo di Maia;
il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, ha più volte dichiarato di voler mantenere gli impegni presi dal Ministero, prima con l'ordine del giorno n. 9/1713/5 del 13 novembre 2008, in occasione della legge finanziaria per il 2009, e successivamente con l'interrogazione del 14 maggio 2009 n. 3/00525 nella quale «ha assicurato il suo impegno a reperire, anche solo parzialmente, le somme che sono necessarie per poter contribuire all'accordo di programma sottoscritto (nel caso, anche attraverso apposite iniziative legislative che il Governo auspica possano avere il consenso necessario del Parlamento) e procedere alla ristrutturazione delle infrastrutture ippiche dell'Ippodromo di Merano»;
attualmente i lavori sono stati avviati grazie ai fondi messi a disposizione degli enti locali che ancora attendono lo stanziamento statale mancante, pari a circa 5.500,00 euro;
in data 30 novembre 2009 il Governo ha sottoscritto con la Regione Trentino Alto Adige e con le province autonome di Trento e Bolzano l'accordo di revisione dell'ordinamento finanziario che è stato inserito nel maxiemendamento del Relatore alla legge Finanziaria 2010 attualmente al nostro esame;
nel corso delle trattative per raggiungere tale accordo il Governo ha manifestato esplicitamente la volontà di corrispondere i fondi ancora mancanti per l'Ippodromo di Merano, sulla base del Protocollo d'intesa del 2007,

impegna il Governo

a destinare adeguate risorse per la ristrutturazione dell'ippodromo di Maia, e ad adottare le misure necessarie per mantenere gli impegni già assunti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
9/2936-A/122.Zeller, Brugger, Gnecchi, Bressa, Holzmann.

La Camera,
premesso che:
in data 1o agosto 2007 veniva sottoscritto il Protocollo d'Intesa tra l'allora Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, l'UNIRE, la Provincia di Bolzano e il Comune di Merano con il quale le parti concordavano di avviare i lavori di ristrutturazione dell'Ippodromo di Merano, il principale ippodromo d'Italia per corse ad ostacoli e uno dei più belli d'Europa;
la costruzione risale agli anni '30 e la sua struttura ha urgente bisogno di interventi di ristrutturazione. Il finanziamento dei lavori, pari a 25 milioni di euro, spettava al Ministero per un importo pari a 6,5 milioni di euro circa e gli enti locali si impegnavano a finanziare la residua quota di 15 milioni di euro;
l'importo di competenza del Ministero veniva recepito, con un emendamento da noi proposto e firmato dal relatore del provvedimento nella legge finanziaria per l'anno 2008 tra i fondi destinati al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed elevato da 6,5 milioni a 7,5 milioni di Euro (2,5 milioni dal 2008 al 2010);
in data 20 febbraio 2008 veniva sottoscritto un accordo integrativo nel quale il Ministero si impegnava a destinare i 7,5 milioni previsti in finanziaria a proprio favore e l'UNIRE ribadiva l'impegno a riattivare il Fondo investimenti 2000 e a liquidare a Merano Maia i finanziamenti;
il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, ha disposto il decreto interministeriale di ripartizione degli stanziamenti del 2008 a favore di enti, istituti, fondazioni, associazioni e altri organismi di cui all'articolo 1, comma 43, della legge n. 549 del 1995, stanziando 2 milioni di euro in luogo dei 2,5 previsti;
con un secondo decreto sono stati ripartiti i fondi residui del capitolo e pertanto sono stati destinati all'Unire ulteriori 93.000 Euro per l'Ippodromo di Maia;
il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, ha più volte dichiarato di voler mantenere gli impegni presi dal Ministero, prima con l'ordine del giorno n. 9/1713/5 del 13 novembre 2008, in occasione della legge finanziaria per il 2009, e successivamente con l'interrogazione del 14 maggio 2009 n. 3/00525 nella quale «ha assicurato il suo impegno a reperire, anche solo parzialmente, le somme che sono necessarie per poter contribuire all'accordo di programma sottoscritto (nel caso, anche attraverso apposite iniziative legislative che il Governo auspica possano avere il consenso necessario del Parlamento) e procedere alla ristrutturazione delle infrastrutture ippiche dell'Ippodromo di Merano»;
attualmente i lavori sono stati avviati grazie ai fondi messi a disposizione degli enti locali che ancora attendono lo stanziamento statale mancante, pari a circa 5.500,00 euro;
in data 30 novembre 2009 il Governo ha sottoscritto con la Regione Trentino Alto Adige e con le province autonome di Trento e Bolzano l'accordo di revisione dell'ordinamento finanziario che è stato inserito nel maxiemendamento del Relatore alla legge Finanziaria 2010 attualmente al nostro esame;
nel corso delle trattative per raggiungere tale accordo il Governo ha manifestato esplicitamente la volontà di corrispondere i fondi ancora mancanti per l'Ippodromo di Merano, sulla base del Protocollo d'intesa del 2007,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di destinare adeguate risorse per la ristrutturazione dell'ippodromo di Maia, e ad adottare le misure necessarie per mantenere gli impegni già assunti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
9/2936-A/122.(Testo modificato nel corso della seduta)Zeller, Brugger, Gnecchi, Bressa, Holzmann.

La Camera,
premesso che:
il canone radiotelevisivo è una imposta prevista dalla legge che trova il suo fondamento nella necessità di sovvenzionare un servizio pubblico di grande valore democratico rappresentato dalla tutela dell'accesso all'informazione, dalla promozione culturale, dal pluralismo delle posizioni e dall'equilibrio informativo;
l'imposta è facilmente evadibile sia a causa dell'assenza di procedure applicabili per l'individuazione dei soggetti di imposta, sia per le oggettive difficoltà che si frappongono allo svolgimento di controlli anti-evasione;
dalle stime della stessa azienda risulta che il fenomeno dell'evasione si sta attestando su un valore di circa il 30 per cento pari quasi a 500 milioni di euro;
sarebbe dunque opportuno, per garantire la sostenibilità del servizio pubblico radiotelevisivo, individuare un meccanismo di accertamento e riscossione dell'imposta sicuro sull'esempio di quanto già avvenuto in altri paesi dell'Unione europea;
il recupero dell'evasione consentirebbe anche di prevedere agevolazioni ed esenzioni per i cittadini meno abbienti;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre un sistema di accertamento e riscossione in grado di recuperare l'evasione dell'imposta sul canone radiotelevisivo, consentendo nel contempo l'adozione di misure di equità fiscale nei confronti di categorie sociali meno abbienti.
9/2936-A/123.Rao.

La Camera,
premesso che:
il comma 190 dell'articolo 2 autorizza una anticipazione tariffaria in favore delle società concessionarie dei servizi aeroportuali a decorrere dal 2010 e antecedentemente al solo primo periodo contrattuale, nel limite massimo di tre curo a passeggero per l'imbarco su voli UE ed extra UE, a condizione che vengano effettuati nuovi investimenti infrastrutturali urgenti, in autofinanziamento, da parte dei gestori stessi;
detta misura viene adottata, nelle more della stipula dei contratti di programma ai sensi dell'articolo 17, comma 34-bis, del decreto-legge n. 78 del 2009 allo scopo di incentivare gli investimenti infrastrutturali nel settore aeronautico;
le anticipazioni tariffarie previste dal provvedimento vengono concesse a condizione della presentazione all'E.N.A.C. di apposita istanza corredata da un Piano di sviluppo ed ammodernamento aeroportuale, di validazione da parte dell'E.N.A.C. dei suddetti Piani di sviluppo, di determinazione annuale, a partire dal 2010, della misura effettiva della anticipazione tariffaria con decreto interministeriale previo parere del CIPE e connessa ai Piani di sviluppo approvati dall'E.N.A.C,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare una percentuale dell'importo dell'anticipazione tariffaria a favore dei comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti.
9/2936-A/124.Drago, Ciccanti, Compagnon.

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura italiana vive ormai in piena emergenza con bilanci sempre in rosso e imprese a forte rischio chiusura;
un problema che sta creando grandi incertezze e confusione tra gli agricoltori è quello relativo all'«accisa zero» sul gasolio per le coltivazioni in serra;
i produttori, inoltre, si trovano di fronte ad una normativa poco chiara soprattutto dopo l'intervento della Agenzia delle Dogane che il 3 novembre 2009 non ha più riconosciuto l'agevolazione in relazione alla decisione dell'Unione europea e la successiva nota da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che al contrario confermava il beneficio per le produzioni sotto serra;
l'abolizione dell'agevolazione sul gasolio provocherebbe gravi danni alla produzione agricola in serra con ripercussioni negative per migliaia di produttori,

impegna il Governo

ad intervenire tempestivamente al fine di contrastare una misura fortemente penalizzante per l'intero comparto agricolo già duramente colpito dalla crisi di settore.
9/2936-A/125.Ruvolo, Delfino, Cera.

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura italiana vive ormai in piena emergenza con bilanci sempre in rosso e imprese a forte rischio chiusura;
un problema che sta creando grandi incertezze e confusione tra gli agricoltori è quello relativo all'«accisa zero» sul gasolio per le coltivazioni in serra;
i produttori, inoltre, si trovano di fronte ad una normativa poco chiara soprattutto dopo l'intervento della Agenzia delle Dogane che il 3 novembre 2009 non ha più riconosciuto l'agevolazione in relazione alla decisione dell'Unione europea e la successiva nota da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che al contrario confermava il beneficio per le produzioni sotto serra;
l'abolizione dell'agevolazione sul gasolio provocherebbe gravi danni alla produzione agricola in serra con ripercussioni negative per migliaia di produttori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire tempestivamente al fine di contrastare una misura fortemente penalizzante per l'intero comparto agricolo già duramente colpito dalla crisi di settore.
9/2936-A/125.(Testo modificato nel corso della seduta)Ruvolo, Delfino, Cera.

La Camera,
premesso che:
il comma 79 dell'articolo 2 del provvedimento prevede una sospensione per 12 mesi delle azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie delle regioni sottoposte ai piani di rientro;
il raggiungimento dell'equilibrio finanziario delle regioni attraverso i piani di rientro dei disavanzi sanitari si consegue mediante manovre strutturali: tagli dei costi, contenimento degli sprechi, blocco assunzioni, ottimizzazione degli acquisti ed altri;
tale norma non incide in alcun modo sull'obiettivo dichiarato ma tende solo a consentire un ampliamento delle disponibilità di cassa delle aziende sanitarie e ospedaliere, penalizzando i creditori che, nelle regioni interessate, scontano già morosità eccessive;
la moratoria di dodici mesi significa impedire investimenti, produrre riduzioni di attività e licenziamenti se non il vero e proprio fallimento delle aziende operanti nel settore,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione citata in premessa, al fine di prevedere anche con successivi atti normativi, una modifica della norma citata che, qualora fosse confermata, produrrebbe pesanti ricadute economiche ed occupazionali tra le imprese del settore, oltre a non rappresentare lo strumento più idoneo per la realizzazione del rientro dei disavanzi sanitari delle regioni.
9/2936-A/126.Vietti, Occhiuto.

La Camera,
premesso che:
l'Italia presenta dei ritardi considerevoli nella diffusione della banda larga, un'infrastruttura fondamentale per la competitività del Paese;
il ritardo infrastrutturale oggi riguarda tra il 12 e il 13 per cento della popolazione, ovvero 7 milioni e 800 mila italiani che, al di là della loro propensione all'utilizzo di internet, non hanno attualmente accesso alla banda larga. Un numero che sale a 22 milioni se si usa come parametro la connessione superveloce da 20 Mega, promessa dai provider ma di fatto garantita solo in alcune aree;
il Broadband quality index, uno studio delle università di Oxford e di Oviedo, ha messo l'Italia al 38o posto nella classifica mondiale sulla qualità della banda larga (in testa ci sono Corea del Sud e Giappone). Su una scala di 100, il voto dato alla nostra connessione è stato 28,1, considerato «sufficiente» per i servizi web disponibili oggi, ma ben al di sotto di quella quota 50 ritenuta indispensabile per le applicazioni dei prossimi 3-5 anni;
il governo aveva previsto un progetto da 1.471 milioni, di cui 800 milioni messi dallo Stato, che avrebbe permesso di cancellare le disparità tra zona e zona mettendo tutti i cittadini in condizione di navigare ad almeno 2 mega «entro il 2011-2012»;
la realizzazione del progetto avrebbe anche portato all'apertura di oltre 30 mila cantieri, ed il coinvolgimento di circa 50 mila persone per l'allestimento di nuove centraline e la posa dei cavi;
i fondi statali (800 milioni) non sono stati erogati e, secondo quanto dichiarato dal Governo, saranno sbloccati solo una volta usciti dalla crisi;
la realizzazione della banda larga rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo di un paese e uno strumento importante per innescare un circolo virtuoso in un momento di crisi,

impegna il Governo

a provvedere in tempi rapidi allo sblocco dei finanziamenti statali promessi per la realizzazione delle infrastrutture idonee a consentire a tutti gli italiani l'utilizzo della rete con velocità di connessione uguali a quelle utilizzate negli altri paesi europei così come più volte promesso e quale strumento per rendere il sistema Paese competitivo con il resto delle economie avanzate.
9/2936-A/127.Compagnon, Bosi, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'Italia presenta dei ritardi considerevoli nella diffusione della banda larga, un'infrastruttura fondamentale per la competitività del Paese;
il ritardo infrastrutturale oggi riguarda tra il 12 e il 13 per cento della popolazione, ovvero 7 milioni e 800 mila italiani che, al di là della loro propensione all'utilizzo di internet, non hanno attualmente accesso alla banda larga. Un numero che sale a 22 milioni se si usa come parametro la connessione superveloce da 20 Mega, promessa dai provider ma di fatto garantita solo in alcune aree;
il Broadband quality index, uno studio delle università di Oxford e di Oviedo, ha messo l'Italia al 38o posto nella classifica mondiale sulla qualità della banda larga (in testa ci sono Corea del Sud e Giappone). Su una scala di 100, il voto dato alla nostra connessione è stato 28,1, considerato «sufficiente» per i servizi web disponibili oggi, ma ben al di sotto di quella quota 50 ritenuta indispensabile per le applicazioni dei prossimi 3-5 anni;
il governo aveva previsto un progetto da 1.471 milioni, di cui 800 milioni messi dallo Stato, che avrebbe permesso di cancellare le disparità tra zona e zona mettendo tutti i cittadini in condizione di navigare ad almeno 2 mega «entro il 2011-2012»;
la realizzazione del progetto avrebbe anche portato all'apertura di oltre 30 mila cantieri, ed il coinvolgimento di circa 50 mila persone per l'allestimento di nuove centraline e la posa dei cavi;
i fondi statali (800 milioni) non sono stati erogati e, secondo quanto dichiarato dal Governo, saranno sbloccati solo una volta usciti dalla crisi;
la realizzazione della banda larga rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo di un paese e uno strumento importante per innescare un circolo virtuoso in un momento di crisi,

impegna il Governo

a provvedere allo sblocco dei finanziamenti statali promessi per la realizzazione delle infrastrutture idonee a consentire a tutti gli italiani l'utilizzo della rete con velocità di connessione uguali a quelle utilizzate negli altri paesi europei così come più volte promesso e quale strumento per rendere il sistema Paese competitivo con il resto delle economie avanzate.
9/2936-A/127.(Testo modificato nel corso della seduta)Compagnon, Bosi, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
in materia di obbligo assicurativo, continua a generare un notevole contenzioso amministrativo e giudiziario il regime previdenziale del socio di cooperativa artigiana, iscritta al relativo albo ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 443 del 1985;
norma fondamentale per la tutela previdenziale dei soci di cooperativa è quella recata dall'articolo 2, comma 3, del regio decreto n. 1422 del 1924 secondo cui «Le società cooperative sono datori di lavoro anche nei riguardi dei soci che impiegano in lavori da esse assunti»;
i soci di cooperativa, anche artigiana, sono stati e continuano ad essere assoggettati al regime previdenziale dell'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti;
da più parti si sostiene che il socio di cooperativa artigiana debba essere assoggettato allo speciale regime previdenziale degli artigiani di cui alle leggi n. 1533 del 1956 e n. 463 del 1959, a condizione che nei suoi confronti ricorrano i requisiti richiesti dagli articoli 2 e 3 della legge n. 443 del 1985 e successive modificazioni;

impegna il Governo

ad adottare ogni utile iniziativa normativa volta a porre fine all'enorme contenzioso in corso e a garantire ai soci delle cooperative artigiane che instaurano un rapporto di lavoro di tipo autonomo, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge n. 142 del 2001, il titolo per l'iscrizione nella gestione artigiani, armonizzando in tal modo la disciplina legale introdotta dalla legge n. 142 del 2001 con quella regolante la gestione speciale degli artigiani.
9/2936-A/128.Ruggeri, Poli, Delfino.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 138, comma 16 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 («Legge Finanziaria 2001») ha istituito il «Fondo Regionale di protezione civile», al fine di finanziare gli interventi urgenti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali, diretti a fronteggiare esigenze urgenti per le calamità naturali, senza dover ricorrere alla dichiarazione di stato di emergenza nazionale ed all'emanazione di ordinanze di protezione civile, nonché al fine di potenziare il sistema di protezione civile delle regioni e degli enti locali sia in termini di presidi permanenti, sia in termini di mezzi e attrezzature dedicate;
la norma originaria ha assicurato il finanziamento del Fondo Regionale per il primo triennio 2001-2003, successivamente il Fondo è stato finanziato con apposite disposizioni, fino all'annualità 2008, attualmente in corso di trasferimento alle Regioni ed alle Province Autonome;
il Fondo è istituito «a regime», ma la sua dotazione finanziaria, a partire dall'annualità 2009, è venuta a mancare;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rifinanziare il Fondo regionale di protezione civile per il prossimo triennio, tenendo conto anche dell'impegno assunto dal Governo in Commissione Ambiente alla Camera dei deputati, in occasione dell'approvazione della risoluzione n. 8-00030 nella seduta del 4 febbraio 2009.
9/2936-A/129.Tassone, Libè.

La Camera,
premesso che:
il comma 39 dell'articolo 2 autorizza la spesa di 15 milioni di euro per il biennio 2010-2011 e di 20 milioni di euro per l'esercizio 2012 in favore dei Consiglio nazionale delle ricerche e dell'ENEA per il coordinamento di progetti di ricerca volti allo sviluppo del tessuto produttivo dei territori indicati;
in particolare, si prevede che i progetti, coordinati dai due enti di ricerca secondo le specifiche competenze, intervengano in materia di tecnologie avanzate per l'efficienza energetica, tutela ambientale, metodologie innovative per il Made in Italy agroalimentare, produzione di farmaci biotecnologici;
i territori interessati dalla misura sono le regioni Basilicata, Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, le province di Frosinone e di Latina, i comuni delle province di Rieti e di Viterbo, i comuni della provincia di Roma compresi nella zona del comprensorio di bonifica di Latina;
l'articolo 3 della legge n. 646 del 1950, che reca il campo di applicazione della Cassa del Mezzogiorno, menziona regioni, province e comuni non del tutto, coincidenti con quelli indicati dalla disposizione in commento, tralasciando quelli del comprensorio di bonifica del fiume Tronto, ancorché espressamente ricompreso e letteralmente scritto nel citato articolo 3 della legge n. 646 del 1950;
è di tutta evidenza, come è stato riconosciuto unanimemente durante il dibattito nella competente commissione bilancio, che si tratta di un errore da parte dell'estensore del comma 39, cosi come rilevato anche nella scheda di lettura predisposta dal servizio studi;

impegna il Governo

a verificare l'attuazione della disposizione citata in premessa al fine di adottare iniziative normative volte a integrare e correggere la norma, al fine di inserire tra i territori interessati ai benefici del comma 39 dell'articolo 2 anche i comuni compresi nel comprensorio di bonifica del Tronto, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 646 del 1950.
9/2936-A/130.Ciccanti, Vannucci, Agostini.

La Camera,
premesso che:
il comma 39 dell'articolo 2 autorizza la spesa di 15 milioni di euro per il biennio 2010-2011 e di 20 milioni di euro per l'esercizio 2012 in favore dei Consiglio nazionale delle ricerche e dell'ENEA per il coordinamento di progetti di ricerca volti allo sviluppo del tessuto produttivo dei territori indicati;
in particolare, si prevede che i progetti, coordinati dai due enti di ricerca secondo le specifiche competenze, intervengano in materia di tecnologie avanzate per l'efficienza energetica, tutela ambientale, metodologie innovative per il Made in Italy agroalimentare, produzione di farmaci biotecnologici;
i territori interessati dalla misura sono le regioni Basilicata, Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, le province di Frosinone e di Latina, i comuni delle province di Rieti e di Viterbo, i comuni della provincia di Roma compresi nella zona del comprensorio di bonifica di Latina;
l'articolo 3 della legge n. 646 del 1950, che reca il campo di applicazione della Cassa del Mezzogiorno, menziona regioni, province e comuni non del tutto, coincidenti con quelli indicati dalla disposizione in commento, tralasciando quelli del comprensorio di bonifica del fiume Tronto, ancorché espressamente ricompreso e letteralmente scritto nel citato articolo 3 della legge n. 646 del 1950;
è di tutta evidenza, come è stato riconosciuto unanimemente durante il dibattito nella competente commissione bilancio, che si tratta di un errore da parte dell'estensore del comma 39, cosi come rilevato anche nella scheda di lettura predisposta dal servizio studi;

impegna il Governo

a verificare l'attuazione della disposizione citata in premessa al fine di adottare iniziative normative, previste ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 646 del 1950, volte a integrare e correggere la norma, al fine di inserire tra i territori interessati ai benefici del comma 39 dell'articolo 2 anche i comuni compresi nel comprensorio di bonifica del Tronto.
9/2936-A/130.(Testo modificato nel corso della seduta)Ciccanti, Vannucci, Agostini.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria in esame, all'articolo 2 comma 43, dispone interventi volti alla valorizzazione dell'ambiente e alla promozione e sviluppo del territorio;
interpretare e «vivere» il bene culturale come risorsa è auspicabile anche al fine di offrire nuove opportunità di lavoro e, attraverso la fruibilità del bene, incrementare quel turismo che dovrebbe essere settore portante dell'economia del Mezzogiorno e rilanciare la competitività del Paese in ambito europeo ed internazionale;
l'articolo 2, comma 5, della legge 16 ottobre 2003, n. 291, recante «Interventi nei settori dei beni e delle attività culturali, dello sport, dell'Università e della ricerca e costituzione della società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo - Arcus», prevedeva lo stanziamento, di euro 7.740.000 per la conservazione e tutela dei patrimonio urbanistico, architettonico e artistico barocco delle città di Gallipoli, Galatina, Nardò, Copertino, Casarano;
è necessario provvedere allo stanziamento di nuovi fondi per consentire il completamento delle opere di risanamento già iniziate ma non ancora terminate e porre fine all'evidente degrado di un patrimonio artistico che già nel 1981 era stato inserito nell'elenco dei «beni culturali, naturali di valore universale»;
un patrimonio che rappresenta indubbiamente una delle più peculiari attrattive artistiche del Mezzogiorno sembra meritevole di urgente salvaguardia ed intervento nell'ambito della politica culturale del nostro Paese, in relazione anche alla sua utilizzazione come attrattiva in funzione dello sviluppo turistico del Sud, da più parti concordemente auspicato, ma fino ad oggi oggetto di misure ed interventi scoordinati ed insufficienti,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte ad individuare e stanziare quanto prima, d'intesa con le Amministrazioni interessate, adeguate risorse atte a finanziare nuove misure di intervento e programmi specifici che consentano la tutela, il recupero e la valorizzazione di quel cospicuo patrimonio storico-artistico ed ambientale, costituito dal barocco leccese e, in generale, dagli insediamenti barocchi del Salento.
9/2936-A/131.Ria, Ruggeri.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria in esame, all'articolo 2 comma 43, dispone interventi volti alla valorizzazione dell'ambiente e alla promozione e sviluppo del territorio;
interpretare e «vivere» il bene culturale come risorsa è auspicabile anche al fine di offrire nuove opportunità di lavoro e, attraverso la fruibilità del bene, incrementare quel turismo che dovrebbe essere settore portante dell'economia del Mezzogiorno e rilanciare la competitività del Paese in ambito europeo ed internazionale;
l'articolo 2, comma 5, della legge 16 ottobre 2003, n. 291, recante «Interventi nei settori dei beni e delle attività culturali, dello sport, dell'Università e della ricerca e costituzione della società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo - Arcus», prevedeva lo stanziamento, di euro 7.740.000 per la conservazione e tutela dei patrimonio urbanistico, architettonico e artistico barocco delle città di Gallipoli, Galatina, Nardò, Copertino, Casarano;
è necessario provvedere allo stanziamento di nuovi fondi per consentire il completamento delle opere di risanamento già iniziate ma non ancora terminate e porre fine all'evidente degrado di un patrimonio artistico che già nel 1981 era stato inserito nell'elenco dei «beni culturali, naturali di valore universale»;
un patrimonio che rappresenta indubbiamente una delle più peculiari attrattive artistiche del Mezzogiorno sembra meritevole di urgente salvaguardia ed intervento nell'ambito della politica culturale del nostro Paese, in relazione anche alla sua utilizzazione come attrattiva in funzione dello sviluppo turistico del Sud, da più parti concordemente auspicato, ma fino ad oggi oggetto di misure ed interventi scoordinati ed insufficienti;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative volte ad individuare e stanziare quanto prima, d'intesa con le Amministrazioni interessate, adeguate risorse atte a finanziare nuove misure di intervento e programmi specifici che consentano la tutela, il recupero e la valorizzazione di quel cospicuo patrimonio storico-artistico ed ambientale, costituito dal barocco leccese e, in generale, dagli insediamenti barocchi del Salento.
9/2936-A/131.(Testo modificato nel corso della seduta)Ria, Ruggeri.

La Camera,
premesso che:
l'ISEE è l'indice di «situazione economica equivalente», un indicatore che permette di misurare la condizione economica delle famiglie, tenendo conto del reddito, del patrimonio mobiliare-immobiliare e della numerosità dei famigliari a carico;
è ormai riconosciuto che il metodo del calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) risulta rigido e poco rispondente alla realtà che viviamo quotidianamente e che la scala di equivalenza utilizzata è ampiamente sottostimata;
questa scarsa aderenza alla realtà determina situazioni d'iniquità soprattutto per le famiglie numerose e per quelle che presentano situazioni di disabilità e di non autosufficienza;
emerge, pertanto, la necessità di modificare il meccanismo di calcolo dell'ISEE, agendo sia sui parametri considerati sia sul metodo di calcolo e sulla scala di equivalenza;

impegna il Governo

ad individuare una scala di equivalenza che sia il più possibile coerente con la realtà attuale, con particolare riguardo ai figli, che sono il nostro futuro, e alle situazioni di non autosufficienza, proponendo soluzioni atte ad individuare la situazione economica della famiglia nel modo più oggettivo possibile.
9/2936-A/132.Capitanio Santolini, Galletti, Buttiglione.

La Camera,
premesso che:
l'ISEE è l'indice di «situazione economica equivalente», un indicatore che permette di misurare la condizione economica delle famiglie, tenendo conto del reddito, del patrimonio mobiliare-immobiliare e della numerosità dei famigliari a carico;
è ormai riconosciuto che il metodo del calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) risulta rigido e poco rispondente alla realtà che viviamo quotidianamente e che la scala di equivalenza utilizzata è ampiamente sottostimata;
questa scarsa aderenza alla realtà determina situazioni d'iniquità soprattutto per le famiglie numerose e per quelle che presentano situazioni di disabilità e di non autosufficienza;
emerge, pertanto, la necessità di modificare il meccanismo di calcolo dell'ISEE, agendo sia sui parametri considerati sia sul metodo di calcolo e sulla scala di equivalenza;

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica ad individuare una scala di equivalenza che sia il più possibile coerente con la realtà attuale, con particolare riguardo ai figli, che sono il nostro futuro, e alle situazioni di non autosufficienza, proponendo soluzioni atte ad individuare la situazione economica della famiglia nel modo più oggettivo possibile.
9/2936-A/132.(Testo modificato nel corso della seduta)Capitanio Santolini, Galletti, Buttiglione.

La Camera,
premesso che:
gli effetti della crisi economica investono in modo rilevante le professioni italiane, tradizionali e nuove, che sono essenziali nella società della conoscenza;
l'economia della conoscenza e dei servizi è il settore più innovativo ed evoluto dello sviluppo e della competizione nella scena globale e le professioni, che producono circa il 14 per cento del P.I.L. con milioni di addetti, sono un settore centrale della società contemporanea, ora investito dalla crisi economica, che richiede specifiche politiche di modernizzazione e di sostegno economico;
il forte rallentamento dell'economia ha duramente colpito il fatturato degli studi professionali, si è drasticamente ridotto il volume degli affari e le conseguenti richieste di servizi professionali, perché non dimentichiamo che se le aziende soffrono e riducono gli organici, i professionisti che le assistono ne subiscono di riflesso le drammatiche conseguenze. Dall'altro lato, si dilazionano a dismisura i pagamenti da parte della pubblica amministrazione per i servizi professionali già resi o in essere;
secondo le stime del CUP Nazionale (Comitato Unitario delle Professioni), che rappresenta i professionisti riuniti in Ordini e Collegi, si ipotizza un calo del fatturato degli studi professionali nella media del 25 per cento in meno nel solo 2009;
sono circa 300 mila posti di lavoro a rischio entro la fine del 2009: consulenti e collaboratori a partita Iva i cui contratti saranno cancellati dai grandi studi professionali costretti a tagliare gli organici per sopravvivere. Senza contare gli oltre 1 milione di lavoratori dipendenti degli studi professionali che sono le prime vittime della crisi in atto. A costoro devono essere purtroppo sommati anche i piccoli professionisti, circa 800 mila lavoratori intellettuali, titolari di studi propri o operanti in proprio, specialisti facenti parte di quella miriade di piccole realtà costrette a chiudere, a riconvertirsi, a sperimentare altri settori se non proprio a cambiare lavoro;
finora i professionisti sono risultati esclusi dal novero degli aventi diritto delle seguenti misure anticrisi varate dal Governo: detassazione investimenti (decreto-legge n. 78 del 2009 Tremonti-ter); incentivi alla capitalizzazione (decreto-legge n. 78 del 2009); premio occupazione e potenziamento degli ammortizzatori sociali (decreto-legge n. 78 del 2009); moratoria sui prestiti bancari (decreto-legge n. 78 del 2009); bonus aggregazioni per conferimenti, fusioni e scissioni (articolo 1, comma 242 legge n. 296 del 2006);
sono necessarie invece politiche di sostegno contro gli effetti devastanti della crisi: garanzie per l'accesso al credito e confidi per i professionisti, crediti di imposta per la formazione obbligatoria permanente e, con limiti, per l'acquisto di dotazioni informatiche, determinazione certa della soglia di esenzione dall'IRAP, incentivi fiscali per le associazioni professionali, l'intera deducibilità dell'IRAP per i professionisti così come richiesto dall'Unione europea;
la forte sofferenza dei mondi professionali ha posto maggiore centralità alla «questione professioni» troppo spesso sottovalutata dalla politica ove è in uso ancora parlare di «impresa e lavoro» quasi che non esistessero altre forme di lavoro, come invece recita l'articolo 35 della Costituzione che afferma «la tutela del lavoro in tutte le sue forme e applicazioni»;
il ritardo di cultura politica ha spesso offerto letture parziali o distorte del mondo delle professioni, confondendo lo skill intensive labour, la ricchezza dei saperi professionali, con le forme talvolta antiche e inadeguate della loro rappresentanza istituzionale;
si è sottovalutato il loro valore sociale, poiché le professioni, nella tutela di diritti individuali e di interessi generali e nel sempre più frequente svolgimento di incarichi di servizio pubblico, sono espressione tipica del principio di sussidiarietà orizzontale e fattore decisivo della coesione sociale del Paese;
è necessario, soprattutto per fronteggiare l'attuale sfavorevole congiuntura, il rilancio di un processo equilibrato di riforme e di autoriforme per promuovere maggiore qualità e responsabilità, formazione permanente, etica professionale, crescita delle società e delle associazioni, più competitività, più attenzione per i giovani, migliori garanzie agli utenti, superando normative del primo Novecento;

impegna il Governo

ad adottare, compatibilmente con le politiche di bilancio, misure idonee a sostegno delle professioni nella crisi economica ed in particolare a prevedere forme di garanzia per una rapida riscossione dei crediti professionali dalla Pubblica Amministrazione, garanzie per l'accesso al credito e confidi per i professionisti, detassazione investimenti, crediti di imposta per la formazione obbligatoria permanente e, con limiti, per l'acquisto di dotazioni informatiche, determinazione certa della soglia di esenzione dall'IRAP, incentivi fiscali per le associazioni professionali, la deducibilità dell'IRAP per i professionisti così come richiesto dall'Unione Europea, l'eliminazione dell'iniqua doppia tassazione dei contributi per le Casse di previdenza.
9/2936-A/133.Mantini, Ciccanti, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
gli effetti della crisi economica investono in modo rilevante le professioni italiane, tradizionali e nuove, che sono essenziali nella società della conoscenza;
l'economia della conoscenza e dei servizi è il settore più innovativo ed evoluto dello sviluppo e della competizione nella scena globale e le professioni, che producono circa il 14 per cento del P.I.L. con milioni di addetti, sono un settore centrale della società contemporanea, ora investito dalla crisi economica, che richiede specifiche politiche di modernizzazione e di sostegno economico;
il forte rallentamento dell'economia ha duramente colpito il fatturato degli studi professionali, si è drasticamente ridotto il volume degli affari e le conseguenti richieste di servizi professionali, perché non dimentichiamo che se le aziende soffrono e riducono gli organici, i professionisti che le assistono ne subiscono di riflesso le drammatiche conseguenze. Dall'altro lato, si dilazionano a dismisura i pagamenti da parte della pubblica amministrazione per i servizi professionali già resi o in essere;
secondo le stime del CUP Nazionale (Comitato Unitario delle Professioni), che rappresenta i professionisti riuniti in Ordini e Collegi, si ipotizza un calo del fatturato degli studi professionali nella media del 25 per cento in meno nel solo 2009;
sono circa 300 mila posti di lavoro a rischio entro la fine del 2009: consulenti e collaboratori a partita Iva i cui contratti saranno cancellati dai grandi studi professionali costretti a tagliare gli organici per sopravvivere. Senza contare gli oltre 1 milione di lavoratori dipendenti degli studi professionali che sono le prime vittime della crisi in atto. A costoro devono essere purtroppo sommati anche i piccoli professionisti, circa 800 mila lavoratori intellettuali, titolari di studi propri o operanti in proprio, specialisti facenti parte di quella miriade di piccole realtà costrette a chiudere, a riconvertirsi, a sperimentare altri settori se non proprio a cambiare lavoro;
finora i professionisti sono risultati esclusi dal novero degli aventi diritto delle seguenti misure anticrisi varate dal Governo: detassazione investimenti (decreto-legge n. 78 del 2009 Tremonti-ter); incentivi alla capitalizzazione (decreto-legge n. 78 del 2009); premio occupazione e potenziamento degli ammortizzatori sociali (decreto-legge n. 78 del 2009); moratoria sui prestiti bancari (decreto-legge n. 78 del 2009); bonus aggregazioni per conferimenti, fusioni e scissioni (articolo 1, comma 242 legge n. 296 del 2006);
sono necessarie invece politiche di sostegno contro gli effetti devastanti della crisi: garanzie per l'accesso al credito e confidi per i professionisti, crediti di imposta per la formazione obbligatoria permanente e, con limiti, per l'acquisto di dotazioni informatiche, determinazione certa della soglia di esenzione dall'IRAP, incentivi fiscali per le associazioni professionali, l'intera deducibilità dell'IRAP per i professionisti così come richiesto dall'Unione europea;
la forte sofferenza dei mondi professionali ha posto maggiore centralità alla «questione professioni» troppo spesso sottovalutata dalla politica ove è in uso ancora parlare di «impresa e lavoro» quasi che non esistessero altre forme di lavoro, come invece recita l'articolo 35 della Costituzione che afferma «la tutela del lavoro in tutte le sue forme e applicazioni»;
il ritardo di cultura politica ha spesso offerto letture parziali o distorte del mondo delle professioni, confondendo lo skill intensive labour, la ricchezza dei saperi professionali, con le forme talvolta antiche e inadeguate della loro rappresentanza istituzionale;
si è sottovalutato il loro valore sociale, poiché le professioni, nella tutela di diritti individuali e di interessi generali e nel sempre più frequente svolgimento di incarichi di servizio pubblico, sono espressione tipica del principio di sussidiarietà orizzontale e fattore decisivo della coesione sociale del Paese;
è necessario, soprattutto per fronteggiare l'attuale sfavorevole congiuntura, il rilancio di un processo equilibrato di riforme e di autoriforme per promuovere maggiore qualità e responsabilità, formazione permanente, etica professionale, crescita delle società e delle associazioni, più competitività, più attenzione per i giovani, migliori garanzie agli utenti, superando normative del primo Novecento;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare, compatibilmente con le politiche di bilancio, misure idonee a sostegno delle professioni nella crisi economica ed in particolare a prevedere forme di garanzia per una rapida riscossione dei crediti professionali dalla Pubblica Amministrazione, garanzie per l'accesso al credito e confidi per i professionisti, detassazione degli investimenti, crediti di imposta per la formazione obbligatoria permanente e, con limiti, per l'acquisto di dotazioni informatiche, determinazione certa della soglia di esenzione dall'IRAP, incentivi fiscali per le associazioni professionali, la deducibilità dell'IRAP per i professionisti così come richiesto dall'Unione Europea.
9/2936-A/133.(Testo modificato nel corso della seduta)Mantini, Ciccanti, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
con la legge finanziaria si penalizzano in particolare i comuni virtuosi che hanno risorse e sono invece vincolati dalla rigida inderogabilità del patto di stabilità, con gravi effetti sui fornitori e le aziende già colpite dalla crisi, sui servizi sociali e le infrastrutture;
non è stata accolta la sospensione, almeno per il 2009, delle sanzioni previste dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che nasce dall'esigenza di non penalizzare i Comuni che hanno adottato nel 2009 misure atte a sostenere l'economia in un momento di forte crisi come quello attuale, contribuendo al sostegno dei lavori pubblici di piccola e media entità; ciò ha prodotto effetti anticiclici sull'economia locale e nazionale positivi e sui livelli di occupazione delle imprese più deboli. Inoltre, importanti misure sono state adottate dai Comuni anche sul versante della spesa destinata al sociale; ciò al fine di minimizzare le ripercussioni della crisi economica globale sulle fasce più deboli della popolazione;
non è stata accolta la richiesta di prevedere una volta per tutte l'esclusione dal saldo finanziario di tutte le entrate e le spese sostenute dai Comuni in attuazione di ordinanze emanate da Presidente del Consiglio dei ministri destinate a fronteggiare eventi straordinari, sia che abbiano carattere di calamità naturale sia di gravi incidenti quali ad esempio disastri ferroviari, aerei ecc., sia pure di grandi eventi (expo 2015). Stesso ragionamento è opportuno per le risorse provenienti dai vari Ministeri destinate a prevenire disastri naturali controllabili quali ad esempio il dissesto idrogeologico, fronteggiato con apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente;
analogamente, non viene prevista la possibilità di eliminare dal saldo utile ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, entrate e spese con carattere eccezionale derivanti dalla realizzazione di interventi finanziati dall'Unione europea. L'esclusione vale anche per le risorse che, prima di confluire nel bilancio di comuni e province, passano dal bilancio statale e regionale;
non è stata accolta la proposta dell'ANCI di far si che gli enti locali che, avendo approvato i bilanci di previsione alla data del 10 marzo 2009, hanno escluso, sia dalla base di calcolo dell'anno 2007 assunta a riferimento sia dai risultati utili per il rispetto del patto di stabilità interno per il 2009, le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate in mercati regolamentati e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito, possano escludere le medesime voci sia dalla base di calcolo dell'anno 2007 assunta a riferimento, sia dai risultati utili per il rispetto del patto di stabilità interno per il 2010 e per il 2011. Ciò con l'obiettivo di rendere coerente nel tempo la manovra di finanza pubblica che, altrimenti, diventerebbe insostenibile per gli enti che hanno applicato le esclusioni per la determinazione degli obiettivi per il 2009. Il provvedimento non avrebbe comportato oneri a carico della Pubblica Amministrazione, né generato effetti sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione;

impegna il Governo

ad adottare misure coerenti con le premesse, compatibilmente con le politiche di bilancio, e a:
differire al 2011, con idoneo provvedimento, le sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno per il 2009;
consentire al comune di Milano di recuperare le entrate perse con i mancati dividendi di A2A Spa con la deroga al patto di stabilità per le opere dell'EXPO e i proventi delle caserme in via di dismissione.
9/2936-A/134.Volontè, Mantini.

La Camera,
premesso che:
con la legge finanziaria si penalizzano in particolare i comuni virtuosi che hanno risorse e sono invece vincolati dalla rigida inderogabilità del patto di stabilità, con gravi effetti sui fornitori e le aziende già colpite dalla crisi, sui servizi sociali e le infrastrutture;
non è stata accolta la sospensione, almeno per il 2009, delle sanzioni previste dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che nasce dall'esigenza di non penalizzare i Comuni che hanno adottato nel 2009 misure atte a sostenere l'economia in un momento di forte crisi come quello attuale, contribuendo al sostegno dei lavori pubblici di piccola e media entità; ciò ha prodotto effetti anticiclici sull'economia locale e nazionale positivi e sui livelli di occupazione delle imprese più deboli. Inoltre, importanti misure sono state adottate dai Comuni anche sul versante della spesa destinata al sociale; ciò al fine di minimizzare le ripercussioni della crisi economica globale sulle fasce più deboli della popolazione;
non è stata accolta la richiesta di prevedere una volta per tutte l'esclusione dal saldo finanziario di tutte le entrate e le spese sostenute dai Comuni in attuazione di ordinanze emanate da Presidente del Consiglio dei ministri destinate a fronteggiare eventi straordinari, sia che abbiano carattere di calamità naturale sia di gravi incidenti quali ad esempio disastri ferroviari, aerei ecc., sia pure di grandi eventi (expo 2015). Stesso ragionamento è opportuno per le risorse provenienti dai vari Ministeri destinate a prevenire disastri naturali controllabili quali ad esempio il dissesto idrogeologico, fronteggiato con apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente;
analogamente, non viene prevista la possibilità di eliminare dal saldo utile ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, entrate e spese con carattere eccezionale derivanti dalla realizzazione di interventi finanziati dall'Unione europea. L'esclusione vale anche per le risorse che, prima di confluire nel bilancio di comuni e province, passano dal bilancio statale e regionale;
non è stata accolta la proposta dell'ANCI di far si che gli enti locali che, avendo approvato i bilanci di previsione alla data del 10 marzo 2009, hanno escluso, sia dalla base di calcolo dell'anno 2007 assunta a riferimento sia dai risultati utili per il rispetto del patto di stabilità interno per il 2009, le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate in mercati regolamentati e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito, possano escludere le medesime voci sia dalla base di calcolo dell'anno 2007 assunta a riferimento, sia dai risultati utili per il rispetto del patto di stabilità interno per il 2010 e per il 2011. Ciò con l'obiettivo di rendere coerente nel tempo la manovra di finanza pubblica che, altrimenti, diventerebbe insostenibile per gli enti che hanno applicato le esclusioni per la determinazione degli obiettivi per il 2009. Il provvedimento non avrebbe comportato oneri a carico della Pubblica Amministrazione, né generato effetti sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare misure coerenti con le premesse, compatibilmente con le politiche di bilancio, e a:
differire al 2011, con idoneo provvedimento, le sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno per il 2009;
consentire al comune di Milano di recuperare le entrate perse con i mancati dividendi di A2A Spa con la deroga al patto di stabilità per le opere dell'EXPO e i proventi delle caserme in via di dismissione.
9/2936-A/134.(Testo modificato nel corso della seduta)Volontè, Mantini.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle imprese balneari ha assunto nel tempo un ruolo centrale nello sviluppo dei turismo italiano;
oltre al problema dei canoni demaniali marittimi, che ha già inferto un duro colpo all'economia degli stabilimenti balneari, su tali imprese grava il procedimento di infrazione avviato dalla Comunità Europea per obbligare l'Italia ad abrogare e riformare la normativa che regolamenta il «regime concessorio», mettendo in serio pericolo il rinnovo automatico dei titoli, con il rischio della messa all'asta di tutte le concessioni turistico-ricreative in scadenza;
tale situazione precaria ed incerta rischia di compromettere l'immagine turistica dei Paese;
le organizzazioni delle imprese hanno ribadito la necessità di trovare un tempo di transizione al fine di consentire, ad un sistema composto da circa 28.000 imprese che occupano oltre 300 mila persone, di affrontare il proprio futuro con serenità;

impegna il Governo

ad individuare un percorso che contemperi la riforma del regime concessorio imposta della normativa europea con il valore e la professionalità delle imprese balneari, anche al fine di non mettere a rischio la prossima stagione estiva per un settore strategico per l'economia del Paese.
9/2936-A/135.Poli.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della Convenzione sull'aiuto alimentare, fatta a Londra il 13 aprile 1999, resa esecutiva dalla legge 29 dicembre 2000, n. 413 è stato affidato all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) il raggiungimento degli obiettivi indicati dalla legge 26 febbraio 1987, n. 49, che ha disciplinato la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo quale parte integrante della politica estera dell'Italia;
il Comitato per l'aiuto alimentare, responsabile della gestione dei fondi e delle finalità della citata Convenzione, nel giugno del 2005 ha deciso una proroga della medesima Convenzione, fissandone il termine al 30 giugno 2007. Tale proroga fa seguito a quella che copriva il periodo dal 1o luglio 2002 al 30 giugno 2003, decisa nelle riunioni del 17 giugno 2002 e dei 9 dicembre 2002, e a quella dei giugno 2003 che l'aveva prorogata al 30 giugno 2005, ai sensi dell'articolo XXV della Convenzione stessa;
il contributo, stabilito in sede internazionale, secondo il criterio della percentuale assegnata a ciascuno Stato donatore è stato, tuttavia, corrisposto dall'Italia solo parzialmente, nonostante il nostro Paese ha sempre posto la solidarietà tra i popoli e la piena realizzazione dei diritti fondamentali dell'uomo, come sanciti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, tra gli obiettivi principali della sua politica estera;
non è stata disposta alcuna proroga al precedente differimento né risulta versato il finanziamento occorrente all'attuazione della precedente proroga, sancito dall'articolo 5-bis del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231;

impegna il Governo

ad adottare tutti gli atti necessari al mantenimento degli impegni presi in sede internazionale e ratificati dalla legge n. 413 del 2000, avendo cura, in particolare, di erogare gli stanziamenti ancora in sospeso.
9/2936-A/136.Delfino, Zucchi.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della Convenzione sull'aiuto alimentare, fatta a Londra il 13 aprile 1999, resa esecutiva dalla legge 29 dicembre 2000, n. 413 è stato affidato all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) il raggiungimento degli obiettivi indicati dalla legge 26 febbraio 1987, n. 49, che ha disciplinato la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo quale parte integrante della politica estera dell'Italia;
il Comitato per l'aiuto alimentare, responsabile della gestione dei fondi e delle finalità della citata Convenzione, nel giugno del 2005 ha deciso una proroga della medesima Convenzione, fissandone il termine al 30 giugno 2007. Tale proroga fa seguito a quella che copriva il periodo dal 1o luglio 2002 al 30 giugno 2003, decisa nelle riunioni del 17 giugno 2002 e dei 9 dicembre 2002, e a quella dei giugno 2003 che l'aveva prorogata al 30 giugno 2005, ai sensi dell'articolo XXV della Convenzione stessa;
il contributo, stabilito in sede internazionale, secondo il criterio della percentuale assegnata a ciascuno Stato donatore è stato, tuttavia, corrisposto dall'Italia solo parzialmente, nonostante il nostro Paese ha sempre posto la solidarietà tra i popoli e la piena realizzazione dei diritti fondamentali dell'uomo, come sanciti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, tra gli obiettivi principali della sua politica estera;
non è stata disposta alcuna proroga al precedente differimento né risulta versato il finanziamento occorrente all'attuazione della precedente proroga, sancito dall'articolo 5-bis del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231;

impegna il Governo

ad adottare, con la necessaria gradualità e mantenendo le disponibilità e gli equilibri di bilancio, tutti gli atti necessari al mantenimento degli impegni presi in sede internazionale e ratificati dalla legge n. 413 del 2000, avendo cura, in particolare, di erogare gli stanziamenti ancora in sospeso.
9/2936-A/136.(Testo modificato nel corso della seduta)Delfino, Zucchi.

La Camera,
premesso che:
il comma 47 dell'articolo 2 novella l'articolo 2-undecies della legge n. 575 del 1965 in materia di destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose;
in particolare la lettera a), modificata nel corso dell'esame in sede referente, inserisce tre commi aggiuntivi volti a prevedere: che siano destinati alla vendita i beni immobili confiscati di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse; che il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia possa costituire cooperative edilizie alle quali è riconosciuto il diritto di opzione prioritaria sull'acquisto dei suddetti beni destinati alla vendita ed infine, che gli enti locali ove sono ubicati i suddetti beni destinati alla vendita possono esercitare la prelazione all'acquisto degli stessi;
rispetto a quest'ultima previsione, la disposizione rimette a un regolamento governativo la sua disciplina esecutiva consentendo comunque, anche nelle more dell'adozione del regolamento, che si proceda alla vendita dei beni;
la norma nella sua generalità e la previsione succitata in particolare, tuttavia, rischiano di esporre i beni confiscati al riacquisto da parte dei vecchi proprietari, qualora non risultassero impiegabili per attività sociali o statali;

impegna il Governo

a prevedere che nel regolamento di attuazione che disciplinerà le vendita ai comuni di tali beni, questi non possano comunque essere alienati, venduti o ceduti dall'ente locale prima che siano trascorsi venti anni durante i quali dovranno, comunque, essere destinati a finalità sociali.
9/2936-A/137.Occhiuto, Tassone, Ria.

La Camera,
premesso che:
l'attuazione della riforma della Organizzazione Comune di Mercato zucchero ha già comportato per l'Italia sacrifici particolarmente pesanti in termini occupazionali, di coltivazione e di produzione per il consumo interno;
il compromesso che all'epoca fu raggiunto in sede comunitaria (a condizione del definitivo consenso all'approvazione della riforma) era fondato, da un lato sulla riduzione di oltre il 50 per cento della produzione nazionale, dall'altro sull'accompagnamento della quota residua di produzione con misure finanziarie di sostegno ai produttori e, specificatamente, mediante aiuti comunitari e nazionali;
la produzione bieticolo-saccarifera (che oggi conta su 4 zuccherifici che occupano circa 2.000 dipendenti, senza contare trasporti e indotto, e che lavorano bietole prodotte da 10.000 aziende agricole, per oltre 60.000 ha, presenti in 11 Regioni) garantisce il 30 per cento circa delle 1.600.000 tonnellate di zucchero consumate in Italia;
gli aiuti alla produzione (comunitari e nazionali) sono stati disposti e autorizzati per un quinquennio, ossia dal 2006 al 2010 compreso, per consentire alle imprese industriali e agricole di potenziare le proprie capacità produttive e accrescerne la competitività rispetto ai parametri dei principali operatori europei;
grazie anche alla concentrazione della produzione in pochi bacini ritenuti più votati, a stabilimenti più efficienti e all'investimento di circa 140 milioni di euro per migliorare gli standard produttivi, in questo periodo il settore bieticolo-saccarifero, ha ottenuto risultati importanti in termini di migliori rese Industriali e agricole così da guardare al prossimo futuro con maggiore ottimismo;
tuttavia l'industria saccarifera è impegnata anche a gestire onerosi piani sociali per contenere gli effetti dannosi delle chiusure degli ex zuccherifici sui lavoratori ivi addetti e a realizzare nuove attività industriali sui medesimi territori (prevalentemente in materia di impianti di produzione di energia da biomasse da fonti rinnovabili), che pure comportano enormi investimenti privati, per complessivi 1.400 milioni di euro;
la mancata erogazione di aiuti nazionali avrebbe come effetto inevitabile: ulteriori chiusure di stabilimenti; la perdita definitiva di una coltura storica per il nostro Paese; l'assoluta dipendenza per il consumo nazionale di un genere alimentare essenziale come lo zucchero da importazioni di Paesi terzi, prevalentemente extra comunitari; la messa in discussione del processo di riconversione verso la produzione di energia da fonti rinnovabili; la perdita di altri 2.000 posti di lavoro;
in tale contesto, nonostante le rassicurazioni fornite più volte in sede istituzionale dal Governo, sono state stanziate le risorse necessarie all'erogazione degli aiuti nazionali solo per i primi tre anni del programmato quinquennio e non vi è traccia delle risorse riferite alla conclusa campagna del 2009 ed alla già avviata campagna del 2010 (pari a 43.000.000 euro per ciascun anno);

impegna il Governo

a intervenire in tempi rapidi attraverso misure volte a reperire le risorse necessarie a rifinanziare il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolosaccarifera in Italia per il 2009 (quarto anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria) e per l'anno 2010 (quinto anno dei quinquennio previsto dalla normativa comunitaria).
9/2936-A/138.Galletti, Libè.

La Camera,
premesso che:
l'attuazione della riforma della Organizzazione Comune di Mercato zucchero ha già comportato per l'Italia sacrifici particolarmente pesanti in termini occupazionali, di coltivazione e di produzione per il consumo interno;
il compromesso che all'epoca fu raggiunto in sede comunitaria (a condizione del definitivo consenso all'approvazione della riforma) era fondato, da un lato sulla riduzione di oltre il 50 per cento della produzione nazionale, dall'altro sull'accompagnamento della quota residua di produzione con misure finanziarie di sostegno ai produttori e, specificatamente, mediante aiuti comunitari e nazionali;
la produzione bieticolo-saccarifera (che oggi conta su 4 zuccherifici che occupano circa 2.000 dipendenti, senza contare trasporti e indotto, e che lavorano bietole prodotte da 10.000 aziende agricole, per oltre 60.000 ha, presenti in 11 Regioni) garantisce il 30 per cento circa delle 1.600.000 tonnellate di zucchero consumate in Italia;
gli aiuti alla produzione (comunitari e nazionali) sono stati disposti e autorizzati per un quinquennio, ossia dal 2006 al 2010 compreso, per consentire alle imprese industriali e agricole di potenziare le proprie capacità produttive e accrescerne la competitività rispetto ai parametri dei principali operatori europei;
grazie anche alla concentrazione della produzione in pochi bacini ritenuti più votati, a stabilimenti più efficienti e all'investimento di circa 140 milioni di euro per migliorare gli standard produttivi, in questo periodo il settore bieticolo-saccarifero, ha ottenuto risultati importanti in termini di migliori rese Industriali e agricole così da guardare al prossimo futuro con maggiore ottimismo;
tuttavia l'industria saccarifera è impegnata anche a gestire onerosi piani sociali per contenere gli effetti dannosi delle chiusure degli ex zuccherifici sui lavoratori ivi addetti e a realizzare nuove attività industriali sui medesimi territori (prevalentemente in materia di impianti di produzione di energia da biomasse da fonti rinnovabili), che pure comportano enormi investimenti privati, per complessivi 1.400 milioni di euro;
la mancata erogazione di aiuti nazionali avrebbe come effetto inevitabile: ulteriori chiusure di stabilimenti; la perdita definitiva di una coltura storica per il nostro Paese; l'assoluta dipendenza per il consumo nazionale di un genere alimentare essenziale come lo zucchero da importazioni di Paesi terzi, prevalentemente extra comunitari; la messa in discussione del processo di riconversione verso la produzione di energia da fonti rinnovabili; la perdita di altri 2.000 posti di lavoro;
in tale contesto, nonostante le rassicurazioni fornite più volte in sede istituzionale dal Governo, sono state stanziate le risorse necessarie all'erogazione degli aiuti nazionali solo per i primi tre anni del programmato quinquennio e non vi è traccia delle risorse riferite alla conclusa campagna del 2009 ed alla già avviata campagna del 2010 (pari a 43.000.000 euro per ciascun anno);

impegna il Governo

a valutare la possibilità di intervenire attraverso misure volte a reperire le risorse necessarie a rifinanziare il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolosaccarifera in Italia per il 2009 (quarto anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria) e per l'anno 2010 (quinto anno dei quinquennio previsto dalla normativa comunitaria).
9/2936-A/138.(Testo modificato nel corso della seduta)Galletti, Libè.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 31 della Costituzione dispone che «La Repubblica agevola con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose»;
le promesse fatte da autorevoli esponenti dell'attuale compagine governativa nel corso del Family Day (12 maggio 2008) sono ad oggi ancora in attesa di essere mantenute;
l'impegno preso dal Presidente del Consiglio con i figli delle famiglie numerose (confronta Il Giornale del 20 aprile 2008) è allo stato completamente disatteso;
la Finanziaria 2010 non ha tenuto in alcuna considerazione le richieste della famiglie;
secondo i dati forniti da Eurostat nel novembre scorso, il 41 per cento delle famiglie numerose sono a rischio povertà, contro una media UE del 22 per cento;
l'Italia è tra i paesi che investono meno sulla famiglia rispetto al PIL;

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti conseguenti alle promesse e agli impegni presi nella campagna elettorale e più volte ribaditi in altre occasioni da esponenti del Governo e dallo stesso Presidente del Consiglio, nei confronti delle famiglie italiane in generale e di quelle numerose in particolare.
9/2936-A/139.Buttiglione, Capitanio Santolini, Volontè, Pezzotta, Delfino, Compagnon.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 31 della Costituzione dispone che «La Repubblica agevola con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose»;
le promesse fatte da autorevoli esponenti dell'attuale compagine governativa nel corso del Family Day (12 maggio 2008) sono ad oggi ancora in attesa di essere mantenute;
l'impegno preso dal Presidente del Consiglio con i figli delle famiglie numerose (confronta Il Giornale del 20 aprile 2008) è allo stato completamente disatteso;
la Finanziaria 2010 non ha tenuto in alcuna considerazione le richieste della famiglie;
secondo i dati forniti da Eurostat nel novembre scorso, il 41 per cento delle famiglie numerose sono a rischio povertà, contro una media UE del 22 per cento;
l'Italia è tra i paesi che investono meno sulla famiglia rispetto al PIL;

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti nei confronti delle famiglie italiane in generale e di quelle numerose in particolare.
9/2936-A/139.(Testo modificato nel corso della seduta)Buttiglione, Capitanio Santolini, Volontè, Pezzotta, Delfino, Compagnon.

La Camera,
premesso che:
il comma 319 dell'articolo della legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007) ed il successivo decreto di attuazione prevedono la possibilità di detrarre le spese per l'iscrizione associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica, per praticanti con una età compresa tra i cinque e i diciotto anni, entro il limite di 250 euro;
generalmente la disabilità è conseguente ad eventi traumatici che intervengono in età adolescenziale e/o adulta, per cui la grande maggioranza degli atleti disabili, che si tesserano presso società sportive, è maggiorenne;
se lo spirito della norma citata è quello di favorire una corretta e armoniosa crescita psicofisica dei ragazzi attraverso l'attività motoria e/o sportiva, ancor più fondamentale è agevolare in tutti i modi l'accesso a tale attività alle persone disabili per le quali rappresenta anche un ottimo strumento di integrazione;

impegna il Governo

a prevedere iniziative, anche di tipo legislativo, volte ad estendere il beneficio suddetto anche alle persone maggiorenni con disabilità adeguatamente certificata.
9/2936-A/140.Ciocchetti, Delfino, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
il comma 319 dell'articolo della legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007) ed il successivo decreto di attuazione prevedono la possibilità di detrarre le spese per l'iscrizione associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica, per praticanti con una età compresa tra i cinque e i diciotto anni, entro il limite di 250 euro;
generalmente la disabilità è conseguente ad eventi traumatici che intervengono in età adolescenziale e/o adulta, per cui la grande maggioranza degli atleti disabili, che si tesserano presso società sportive, è maggiorenne;
se lo spirito della norma citata è quello di favorire una corretta e armoniosa crescita psicofisica dei ragazzi attraverso l'attività motoria e/o sportiva, ancor più fondamentale è agevolare in tutti i modi l'accesso a tale attività alle persone disabili per le quali rappresenta anche un ottimo strumento di integrazione;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere iniziative, anche di tipo legislativo, volte ad estendere il beneficio suddetto anche alle persone maggiorenni con disabilità adeguatamente certificata.
9/2936-A/140.(Testo modificato nel corso della seduta)Ciocchetti, Delfino, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 1, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 prevede agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, concedendo una detrazione Irpef del 55 per cento della somma spesa dai cittadini che operando la ristrutturazione dei propri immobili, utilizzino tecnologie ecologiche in grado di utilizzare energia pulita e risparmiare sui consumi;
nelle tabelle della finanziaria in esame non sono previsti stanziamenti necessari a coprire le risorse per far funzionare il sistema del bonus come previsto dalla legge finanziaria del 2007, pari a 186 milioni di euro per il 2010 e a 315 per il 2011;
in un momento storico come quello attuale dove il tema dell'attenzione alle politiche ambientali rappresenta una priorità nelle scelte con cui i Governi di tutto il mondo devono confrontarsi, risulta del tutto inadeguata una politica di disimpegno di risorse nei confronti di uno strumento utile e apprezzato dai cittadini come quello del bonus ambientale, che negli ultimi anni ha apportato ingenti ed importanti benefici al Paese in funzione del miglioramento tecnologico del patrimonio edilizio e del risparmio energetico;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere nei prossimi provvedimenti lo stanziamento di risorse al fine di prorogare al 31 dicembre 2012 la possibilità per i cittadini di ottenere il bonus per le detrazioni Irpef del 55 per cento per interventi di riqualificazione energetica del proprio patrimonio edilizio.
9/2936-A/141.Anna Teresa Formisano, Libè.

La Camera,
premesso che:
il 65 per cento del territorio nazionale è sottoposto a rischio idrogeologico talvolta determinato da un uso troppo spesso irrazionale delle risorse naturali e da una politica di sfruttamento intensivo del territorio, che è divenuto in tal modo fragile e vulnerabile;
il fortissimo nubifragio che si è abbattuto nella città e nella provincia di Messina durante nell'ottobre scorso ha causato un ingente numero di vittime e danni incalcolabili al territorio ed è avvenuto a distanza di altri eventi alluvionali che hanno creato gravissimi disagi proprio in quelle stesse zone dell'isola;
il sistema economico dei territori colpiti è stato messo in ginocchio soprattutto nel settore agricolo e zootecnico;
la difesa del suolo e una corretta politica di manutenzione e salvaguardia, dovrebbe costituire una delle priorità nel nostro paese dal momento che gran parte del territorio nazionale è interessato con frequenza elevata da fenomeni alluvionali, da inondazioni e da frane che producono danni rilevanti e causano molto spesso la perdita di vite umane;
a fronte di questa drammatica situazione il fondo esistente, per questi importanti interventi, presso il Ministero dell'ambiente e della difesa del territorio e del mare è di 737,8 milioni di euro, con una riduzione, rispetto al 2009, di 546 milioni di euro e, in particolare, il programma «Conservazione dell'assetto idrogeologico» riceve una dotazione di 120,8 milioni di euro per il 2010, con una variazione in diminuzione di 150,9 milioni di euro rispetto al 2009;
le risorse finora destinate per fronteggiare l'emergenza e la riqualificazione dell'area interessata al disastro, risultano insufficienti per sostenere il completo recupero e la messa in sicurezza della zona e sostenere l'economia messa in ginocchio dall'evento calamitoso;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di impegnare ulteriori risorse aggiuntive da destinare alle zone della provincia di Messina colpite dall'alluvione di ottobre, per ottenere il completo recupero e la messa in sicurezza del territorio colpito e risollevare l'economia dell'area.
9/2936-A/142.Naro.

La Camera,
premesso che:
il piano infrastrutturale della Regione Emilia-Romagna necessita del completamento di alcune opere di valenza strategica che permettano il completo sviluppo economico del territorio;
alcune opere per le quali è prevista da anni la realizzazione mancano dei fondi necessari per essere completate, compromettendo cosi fortemente lo sviluppo economico del territorio ligure;
è necessario garantire la riorganizzazione e l'ammodernamento del sistema infrastrutturale della regione Emilia-Romagna e agevolare la viabilità locale e la comunicazione con la regione Liguria;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare risorse necessarie al completamento del raddoppio dell'asse ferroviario Pontremolese nella Regione Emilia-Romagna.
9/2936-A/143.Libè, Realacci, Mariani, Rainieri, Rigoni, Motta.

La Camera,
premesso che:
la particolare conformazione territoriale della Regione Liguria necessita di interventi infrastrutturali per permettere una maggiore fluidità della circolazione dei beni e delle persone;
alcune opere per le quali è prevista da anni la realizzazione mancano dei fondi necessari per essere completate, compromettendo così fortemente lo sviluppo economico del territorio ligure;
è necessario garantire la riorganizzazione e l'ammodernamento del sistema infrastrutturale della regione Liguria;

impegna il Governo

a destinare risorse per la prosecuzione dei lavori per l'allargamento della SP n. 586 innesti SP n 586 e SP n. 26-bis Valmogliana e a provvedere all'inserimento nella progettazione del «Nodo stradale e autostradale di Genova» del Tunnel Fontanabuona - Rapallo, quale opera prioritaria e strategica ai sensi della Legge Obiettivo 443 del 2001.
9/2936-A/144.Mondello.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento a in esame prevede lo stanziamento di circa 1 miliardo di euro da destinare al ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare per tutte le esigenze generali dei capitoli e le missioni di competenza, ma non fa riferimento a specifici impegni di spesa per interventi per il completamento del programma straordinario di recupero dei siti inquinanti ai sensi della delibera CIPE n. 161 2008;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 1993 è stato approvato il Piano di disinquinamento, al fine di attivare un sistema di risanamento territoriale, con particolare riferimento alle fasce circostanti l'area di Portoscuro, Portovesme e Gonnesa, a seguito dei risultati sui livelli di contaminazione da metalli pesanti effettuati dall'azienda sanitaria su tali territori;
il Piano di disinquinamento prevedeva circa 115 interventi, dei quali 55 industriali e 60 a titolarità pubblica, per i quali dal 1995 fino al 2004 lo Stato ha erogato alla Regione circa 69 milioni di euro, a fronte di un fabbisogno effettivo di oltre 104 milioni di euro;
allo stato attuale risulterebbero finanziati all'incirca la metà degli interventi previsti attraverso i provvedimenti assunti dal Ministero dell'Ambiente e dalla Giunta regionale; inoltre rimangono ancora da trasferire da parte dello Stato finanziamenti che ammontano a circa 40 milioni di euro;
i fondi mancanti hanno reso quanto mai urgente un intervento diretto al completamento del trasferimento di tali risorse, per portare a termine il Piano di disinquinamento dell'area del Sulcis-Iglesiente;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di impegnare risorse da destinare al completamento degli interventi di recupero economico produttivo dei siti industriali inquinanti, in particolare con riferimento all'attuazione del programma di riqualificazione dei siti del Sulcis-Iglesiente.
9/2936-A/145.Mereu.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 23 della legge 3 agosto 2009, n. 102, di conversione in legge del decreto legge 1o luglio 2009 n. 78, recante «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga dei termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali», prevede la proroga al 31 dicembre 2009 della sospensione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo;
scopo della norma introdotta è stata quella di apportare il differimento di termini di sfratto precedentemente fissati dall'articolo 1 della legge 18 dicembre 2008 n. 158, recante «Misure urgenti per contenere il disagio abitativo», a vantaggio delle categorie di inquilini più deboli in modo anche da favorirne, in attesa della realizzazione delle misure previste dal Piano nazionale di edilizia abitativa di cui all'articolo 11 del decreto-legge 25 Giugno 2008 , n. 112, il passaggio da casa a casa;
tale provvedimento, rafforzato inoltre all'accordo Stato-Regioni dell'Aprile scorso, doveva consentire la destinazione a quest'ultime di risorse pari a circa 200 milioni di euro per la realizzazione di soluzioni abitative per le famiglie sottoposte a sfratto;
ad oggi, però, non risulta essere avviato nessun intervento finalizzato all'aumento dell'offerta abitativa in affitto a fronte invece di un forte peggioramento della situazione del disagio abitativo nel Paese, anche in considerazione della crisi economica che si sta verificando e il conseguente aumento della povertà;
da recenti dati pubblicati sul fenomeno, emerge una forte crescita delle richieste di esecuzione degli sfratti pari a un + 27 per cento, con una platea di circa 25.000 famiglie sfrattate su un totale complessivo di circa 140.000 (1 sfratto ogni 474 famiglie nel 2008, dato che invece nel 2007 si attestava a 1 su 545);
la crescita del disagio emerge anche in considerazione della verifica sulle motivazioni che stanno alla base dei provvedimenti di esecuzione, dei quali circa l'80 per cento risultano essere dovuti a morosità per impossibilità economica a sostenere il pagamento degli affitti da parte degli inquilini;
alla luce di quanto evidenziato risulta necessario intervenire urgentemente con provvedimenti che permettano una completa risoluzione della problematica e che quantomeno nell'immediato possa tamponare la situazione di criticità e profondo disagio in cui vivono numerose famiglie italiane, che alla data del 31 dicembre 2009 sarebbero costrette a lasciare gli appartamenti senza nessuna possibilità di poter trovare una soluzione abitativa diversa;

impegna il Governo

ad adottare nell'immediato norme che prevedano la proroga dell'esecuzione dei provvedimenti di sfratto almeno fino al 31 dicembre 2010 e a prevedere un piano di interventi strutturali per risolvere le problematiche relative al disagio abitativo nel Paese e sostenere così la qualità della vita di tutte quelle famiglie italiane che vivono questa profonda sofferenza.
9/2936-A/146.Dionisi.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), ha previsto, all'articolo 1 comma 1238, l'istituzione di un fondo per il mantenimento in efficienza dello strumento militare;
per tale fondo è stata prevista una dotazione finanziaria limitata al triennio 2007-2009, con importi pari a 350 milioni di euro per l'anno 2007 e di 450 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009;
le finalità individuate per il fondo risultano di notevole rilievo, anche nell'ambito del processo in corso di ridefinizione dei sistema di difesa e sicurezza nazionale, coinvolgendo, tra le altre cose, gli interventi di sostituzione, ripristino e manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture, equipaggiamenti e scorte, anche con riferimento alla partecipazione italiana alle operazioni internazionali di pace;

impegna il Governo

a valutare le iniziative idonee ad assicurare il rifinanziamento dei fondo per la tenuta in efficienza dello strumento militare anche per gli anni 2010 e successivi.
9/2936-A/147.De Angelis, Paglia, Recchia, Mogherini Rebesani.

La Camera,
premesso che:
con l'istituzione del Fondo di solidarietà nazionale, il legislatore ha ridefinito le linee di fondo dell'intervento statale nei confronti del comparto agricolo, con uno spostamento dal tradizionale approccio fondato su interventi di tipo contributivo e creditizio, ad un approccio teso a valorizzare la copertura assicurativa, ovvero indurre la aziende a contrarre polizze di copertura dei rischi. Il fondo contribuisce al pagamento dei premi assicurativi degli agricoltori che contraggono polizze per assicurare i valori delle proprie produzioni che potrebbero essere danneggiate da eventi atmosferici;
il fondo, rifinanziato annualmente nel periodo del precedente Governo, è stato successivamente abbandonato da questo governo. Tale comportamento ha generato l'insorgere di ingenti debiti pregressi nei confronti di quegli agricoltori che, avendo assicurato le proprie produzioni, non hanno percepito alcun contributo al verificarsi dei danni coperti da assicurazione a causa delle risorse mancanti. Sono ormai due anni che si chiede al Governo di risolvere la questione, del pregresso e dei contratti futuri, prevedendo adeguati stanziamenti;
la precarietà delle risorse, compromettendo il regolare funzionamento del fondo ha determinato in molti casi la rinuncia ad utilizzarlo da parte degli agricoltori creando i presupposti per uno scivolamento della categoria verso situazioni di rischio non coperto e quindi di diminuzione del proprio reddito;
la risposta, data con questa legge finanziaria presenta profili problematici e ambigui. Le risorse sono reperite mediante la rimodulazione di cofinanziamenti e finanziamenti già disposti dalla UE (ai sensi dell'articolo 68 dell'health check della Pac) per il settore agricolo, non solo per le assicurazioni del rischio in agricoltura, ma anche per altri obiettivi, creando così un effetto spiazzamento verso altri comparti che vengono definanziati;
in pratica per aumentare le risorse per l'assicurazione, si riduce il sostegno ad altre misure (avvicendamento, settore dell'olio, comparto bieticolo saccarifero, tabacco, ecc..) e, quindi, per la prima volta anziché nuove risorse si utilizzano risorse (articolo 68) già destinate a precisi comparti agricoli (una sorta di partita di giro);
anche i 20 milioni dell'OCM vino, interamente finanziati dalla UE, andranno a finanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale. Tali risorse sono state negoziati con successo dal precedente Governo. Si tratta di un plafond nazionale previsto dall'accordo finale sulla riforma dell'OCM vino. Ovviamente destinare tale plafond alle assicurazioni significa privarsene per altri utilizzi (ad es attività di promozione sui mercati esteri, ecc..);
il comma 240 della legge finanziaria destina parte delle risorse derivanti dallo scudo fiscale al finanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale. In particolare si afferma che sono destinate al fondo nella misura massima ivi prevista, 100 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2010-2012. Questo significa che non è detto che saranno 100, ma potranno essere anche meno, l'importante è che non siano più di 100. Inoltre poiché è necessaria l'emanazione di un DPCM le risorse, di fatto non sono ancora disponibili ma legate all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri medesimo che, se emanato oltre una certa data, potrebbe non consentire, per motivi tecnici, l'iscrizione in bilancio delle risorse che costituirebbero economie di bilancio.
le uniche risorse «nuove» sembrano essere quelle previste in tabella D (51,9 milioni per il 2010, 16,7 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012);

impegna il Governo

ad assegnare le disponibilità previste nell'elenco I per il fondo di solidarietà nazionale, pari a 100 milioni di curo per ciascun anno 2010, 2011 e 2012, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2010.
9/2936-A/148.Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Bordo, Villecco Calipari, Froner, Pizzetti, Capodicasa.

La Camera,
premesso che:
con l'istituzione del Fondo di solidarietà nazionale, il legislatore ha ridefinito le linee di fondo dell'intervento statale nei confronti del comparto agricolo, con uno spostamento dal tradizionale approccio fondato su interventi di tipo contributivo e creditizio, ad un approccio teso a valorizzare la copertura assicurativa, ovvero indurre la aziende a contrarre polizze di copertura dei rischi. Il fondo contribuisce al pagamento dei premi assicurativi degli agricoltori che contraggono polizze per assicurare i valori delle proprie produzioni che potrebbero essere danneggiate da eventi atmosferici;
il fondo, rifinanziato annualmente nel periodo del precedente Governo, è stato successivamente abbandonato da questo governo. Tale comportamento ha generato l'insorgere di ingenti debiti pregressi nei confronti di quegli agricoltori che, avendo assicurato le proprie produzioni, non hanno percepito alcun contributo al verificarsi dei danni coperti da assicurazione a causa delle risorse mancanti. Sono ormai due anni che si chiede al Governo di risolvere la questione, del pregresso e dei contratti futuri, prevedendo adeguati stanziamenti;
la precarietà delle risorse, compromettendo il regolare funzionamento del fondo ha determinato in molti casi la rinuncia ad utilizzarlo da parte degli agricoltori creando i presupposti per uno scivolamento della categoria verso situazioni di rischio non coperto e quindi di diminuzione del proprio reddito;
la risposta, data con questa legge finanziaria presenta profili problematici e ambigui. Le risorse sono reperite mediante la rimodulazione di cofinanziamenti e finanziamenti già disposti dalla UE (ai sensi dell'articolo 68 dell'health check della Pac) per il settore agricolo, non solo per le assicurazioni del rischio in agricoltura, ma anche per altri obiettivi, creando così un effetto spiazzamento verso altri comparti che vengono definanziati;
in pratica per aumentare le risorse per l'assicurazione, si riduce il sostegno ad altre misure (avvicendamento, settore dell'olio, comparto bieticolo saccarifero, tabacco, ecc..) e, quindi, per la prima volta anziché nuove risorse si utilizzano risorse (articolo 68) già destinate a precisi comparti agricoli (una sorta di partita di giro);
anche i 20 milioni dell'OCM vino, interamente finanziati dalla UE, andranno a finanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale. Tali risorse sono state negoziati con successo dal precedente Governo. Si tratta di un plafond nazionale previsto dall'accordo finale sulla riforma dell'OCM vino. Ovviamente destinare tale plafond alle assicurazioni significa privarsene per altri utilizzi (ad es attività di promozione sui mercati esteri, ecc..);
il comma 240 della legge finanziaria destina parte delle risorse derivanti dallo scudo fiscale al finanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale. In particolare si afferma che sono destinate al fondo nella misura massima ivi prevista, 100 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2010-2012. Questo significa che non è detto che saranno 100, ma potranno essere anche meno, l'importante è che non siano più di 100. Inoltre poiché è necessaria l'emanazione di un DPCM le risorse, di fatto non sono ancora disponibili ma legate all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri medesimo che, se emanato oltre una certa data, potrebbe non consentire, per motivi tecnici, l'iscrizione in bilancio delle risorse che costituirebbero economie di bilancio.
le uniche risorse «nuove» sembrano essere quelle previste in tabella D (51,9 milioni per il 2010, 16,7 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012);

impegna il Governo

a valutare la possibilità di assegnare le disponibilità previste nell'elenco I per il fondo di solidarietà nazionale, pari a 100 milioni di curo per ciascun anno 2010, 2011 e 2012, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2010.
9/2936-A/148.(Testo modificato nel corso della seduta)Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Bordo, Villecco Calipari, Froner, Pizzetti, Capodicasa.

La Camera,
premesso che:
la difficile congiuntura economica nazionale e internazionale avrebbe richiesto, in questa fase, da parte del Governo, una straordinaria capacità di programmazione e l'adozione di misure eccezionali, dirette al rilancio produttivo del sistema agroalimentare, soprattutto sul piano degli investimenti, dell'innovazione e della modernizzazione del settore;
i contenuti della programmazione finanziaria del Governo non sono andati in questa direzione; i problemi dell'agricoltura non hanno ricevuto risposte concrete, soprattutto sul fronte di una riduzione degli alti costi produttivi e dei pesanti oneri sociali a carico delle imprese agricole;
la competitività del sistema agricolo e la sostenibilità del modello di crescita trova le precondizioni di sviluppo nelle caratteristiche del territorio, della sua gestione e nelle dotazioni infrastrutturali;
il comma 48-ter del provvedimento in esame prevede che, per le necessità del settore agricolo, il CIPE individui i programmi da sostenere a cui destinare 100 milioni di euro a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture;
l'utilizzo delle risorse idriche ha un'importanza strategica per la qualificazione delle produzioni e per la difesa dell'ambiente e, quindi, un'attenzione prioritaria deve essere rivolta al concreto e fattivo rilancio degli investimenti del Piano irriguo nazionale al fine di promuovere un'agricoltura «di precisione» orientata alla razionalizzazione dei sistemi di gestione e degli impianti produttivi, attraverso misure che garantiscano il risparmio idrico ed una corretta gestione delle acque;

impegna il Governo

a destinare i 100 milioni di cui al comma 48-ter agli investimenti per l'avvio ed il completamento delle opere previste dal Piano irriguo nazionale.
9/2936-A/149.Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
la difficile congiuntura economica nazionale e internazionale avrebbe richiesto, in questa fase, da parte del Governo, una straordinaria capacità di programmazione e l'adozione di misure eccezionali, dirette al rilancio produttivo del sistema agroalimentare, soprattutto sul piano degli investimenti, dell'innovazione e della modernizzazione del settore;
i contenuti della programmazione finanziaria del Governo non sono andati in questa direzione; i problemi dell'agricoltura non hanno ricevuto risposte concrete, soprattutto sul fronte di una riduzione degli alti costi produttivi e dei pesanti oneri sociali a carico delle imprese agricole;
la competitività del sistema agricolo e la sostenibilità del modello di crescita trova le precondizioni di sviluppo nelle caratteristiche del territorio, della sua gestione e nelle dotazioni infrastrutturali;
il comma 48-ter del provvedimento in esame prevede che, per le necessità del settore agricolo, il CIPE individui i programmi da sostenere a cui destinare 100 milioni di euro a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture;
l'utilizzo delle risorse idriche ha un'importanza strategica per la qualificazione delle produzioni e per la difesa dell'ambiente e, quindi, un'attenzione prioritaria deve essere rivolta al concreto e fattivo rilancio degli investimenti del Piano irriguo nazionale al fine di promuovere un'agricoltura «di precisione» orientata alla razionalizzazione dei sistemi di gestione e degli impianti produttivi, attraverso misure che garantiscano il risparmio idrico ed una corretta gestione delle acque;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di destinare i 100 milioni di cui al comma 48-ter agli investimenti per l'avvio ed il completamento delle opere previste dal Piano irriguo nazionale.
9/2936-A/149.(Testo modificato nel corso della seduta)Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il settore agricolo italiano è frutto dell'insieme delle peculiarità e delle difficoltà specifiche vissute dai singoli territori;
in tale prospettiva il Mezzogiorno ed territori montani particolarmente svantaggiati rivestono un'importanza cruciale per il settore primario e pertanto è necessario valutare con attenzione le misure utili a sostenere e rilanciare il comparto agricolo mediante un sostegno alle categorie produttive interessate;
risulterebbe particolarmente importante sostenere le categorie produttive del settore agricolo intervenendo sugli oneri di natura previdenziale gravanti sui datori di lavoro agricolo e sugli stessi lavoratori come già stabilito per il triennio 2006-2008 dall'articolo 01, commi 1 e 2 dei decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge n. 81/2006;
alla luce della riforma della Politica agricola comunitaria tale intervento non si configura come di natura assistenziale bensì ha una valenza strutturale per tali imprese e per il settore intero;
il comma 44, del provvedimento in esame, proroga, per il periodo 1o gennaio-31 luglio 2010, la rideterminazione delle agevolazioni contributive per i datori di lavoro agricoli di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate, di cui al citato decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2;

impegna il Governo

a prorogare per tutto il 2010 le agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle aree sottoutilizzate del paese nelle modalità previste dall'articolo 01, commi 1 e 2 del decreto legge 10 Gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge n.81 del 2006.
9/2936-A/150.Fiorio, Servodio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il comma 54 dell'articolo 2, intervenendo sull'articolo 22-bis del decreto legislativo n. 504 del 1995, dispone una rilevante riduzione dello stanziamento destinato all'agevolazione per il bioetanolo nonché un significativo ridimensionamento della quota di biodiesel ammessa ad accisa agevolata;
l'articolo 22-bis del decreto legislativo n. 504 del 1995 ha introdotto agevolazioni fiscali finalizzate all'attuazione di un programma pluriennale (2007-2010) diretto a promuovere l'utilizzo di biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili in sostituzione della benzina e del gasolio nel settore dei trasporti. Il medesimo articolo ha introdotto ulteriori agevolazioni fiscali finalizzate all'attuazione di un ulteriore programma triennale con decorrenza 1o gennaio 2008 che ha l'obiettivo di incrementare l'utilizzo di fonti energetiche, utilizzate come carburanti da sole o in miscela con oli minerali, che determinano un ridotto impatto ambientale. In particolare, si introducono misure agevolate di accisa per il bioetanolo di origine agricola, l'etere etilterbutilico (ETBE) e gli additivi e riformulanti prodotti da biomasse;
il comma 54 prevede che, per l'anno 2010, l'autorizzazione di spesa per le agevolazioni sul bioetanolo sia ridotta da 73 a 3,8 milioni di euro e che il contingente di biodiesel ad accisa agevolata, sempre per il 2010, passi da 250.000 a 18.000 tonnellate;
nel nostro paese si stanno sviluppando significative filiere agroenergetiche per la produzione di biodiesel e di bioetanolo anche in assenza di un quadro normativo organico e di sostegno al loro ulteriore sviluppo ed utilizzo che rischiano di essere seriamente compromesse dalla scelta effettuata dal governo di de finanziare le misure agevolative per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
le agroenergie rivestono un ruolo fondamentale nella produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili che costituiscono una risorsa naturale ancora non pienamente sviluppata ed utilizzata all'interno di un organico sistema di distretti agroenergetici;
la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati già dalla scorsa legislatura ha attivato opportune iniziative legislative tese a fornire un quadro di norme e regole certe per il settore agricolo affinché, in armonia con le direttive dell'Unione europea, possa assolvere alla sua nuova dimensione multifunzionale che accanto alla funzione primaria di produzione alimentare contempla anche quella connessa alla produzione di energia termica ed elettrica da biomasse quindi attribuendole un ruolo rilevante per il rispetto degli obiettivi di Kyoto;
i continui interventi del legislatore sulla materia confliggono con la necessità di fornire un quadro certo di norme organiche e, al contrario, frammentano e depotenziano gli strumenti già ideati e non consentono di sviluppare le potenzialità del settore;

impegna il Governo

a chiarire quale siano le prospettive di sviluppo e di utilizzo delle agroenergie in Italia e quali interventi intenda perseguire al fine di incrementare la capacità produttiva del settore agroenergetico, offrire maggiori opportunità di reddito agli agricoltori e competitività alle loro aziende;
a definire con urgenza, previo parere delle Commissioni competenti del Parlamento, le linee strategiche per il Piano Nazionale d'azione sulle energie rinnovabili per dare esecuzione alla direttiva del Parlamento europeo del Consiglio per realizzare una politica nazionale volta a sviluppare le risorse di biomassa e l'applicazione di dispositivi per la sostenibilità di biocarburanti e delle filiere di biometano;
a garantire che le risorse già previste per la promozione delle filiere agroenergetiche già in via di realizzazione non subiscano riduzioni che comprometterebbero gli investimenti effettuati dal mondo agricolo per la produzione della materia prima.
9/2936-A/151.Servodio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino, Cesare Marini.

La Camera,
premesso che:
il settore agroalimentare è in grado di fornire un apporto fondamentale alla ripresa economica del paese offrendo un bacino imprenditoriale ed occupazionale rilevante con riflessi positivi anche sulla gestione e sulla tutela del territorio;
la filiera agroalimentari riveste un compito importantissimo anche nell'assicurare le garanzie sanitarie e la qualità dei prodotti alimentari ai consumatori;
lo scenario attuale presenta notevoli difficoltà ed incertezze che acuiscono i gravi ritardi strutturali e competitivi presenti nella fase agricola, in quella cooperativa ed industriale - sottoposte alla concorrenza delle multinazionali e dei produttori di paesi a basso costo - ed anche nel commercio e nella distribuzione moderna, sovrastata dalle grandi catene spesso estere;
una grande opportunità di tutela, consolidamento e crescita degli agricoltori è rappresentata da misure che consentendo di accorciare la filiera creino le condizioni per la crescita imprenditoriale degli addetti e ne aumentino il reddito;
per tali motivi è necessario dedicare un'attenzione prioritaria alle misure tese a rendere più efficace e completa l'integrazione nel mercato delle imprese e delle filiere agroalimentari;
le nostre produzioni ortofrutticole hanno già raggiunto dei buoni livelli di qualità e quantità dei prodotti, tuttavia le riconosciute organizzazioni dei produttori (OP) che operano nel settore dell'ortofrutta ancora non riescono ad esprimere fino in fondo le proprie potenzialità connesse alla commercializzazione di prodotti già confezionati;
la possibilità per le OP di commercializzare direttamente i propri prodotti lavorati e confezionati accorcerebbe notevolmente la filiera agroalimentari e rappresenterebbe un elemento positivo tanto per i consumatori, che vedrebbero i costi dei prodotti ridursi, quanto per gli agricoltori che vedrebbero aumentare il reddito derivante dalla vendita dei prodotti;
tale possibilità è impraticabile per la maggior parte degli agricoltori a causa delle notevoli risorse necessarie per effettuare quegli investimenti utili a consentire lo stoccaggio ed il confezionamento dei propri prodotti al fine di venderli direttamente agli esercizi di vendita al dettaglio;
una OP che intendesse proporsi autonomamente sul mercato come produttrice e venditrice dovrebbe investire per creare o adeguare le proprie strutture logistiche, realizzare impianti di condizionamento e di trasformazione, avere magazzini di lavorazione e stoccaggio nonché acquisire strumenti di gestione e di analisi dei sistemi di rintracciabilità;
le potenzialità ancora inespresse del settore agroalimentare impongono un'attenta riflessione sulle possibilità di sviluppo economico derivanti da un sostegno agli investimenti che consenta ai nostri agricoltori di non rimanere schiacciati dalle inevitabili contrapposizioni derivanti dalla concorrenza delle multinazionali e delle grandi catene di distribuzione;

impegna il Governo

a prevedere specifiche risorse per sostenere le Organizzazioni dei produttori (OP) finalizzate allo sviluppo di iniziative per la concentrazione e valorizzazione dell'offerta dei prodotti agricoli degli associati, per la creazione di appositi centri specializzati nella commercializzazione dei prodotti degli associati e per la realizzazione di progetti commerciali e di promozione qualitativa per l'export dei prodotti sui mercati internazionali.
9/2936-A/152.Dal Moro, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il settore agroalimentare è in grado di fornire un apporto fondamentale alla ripresa economica del paese offrendo un bacino imprenditoriale ed occupazionale rilevante con riflessi positivi anche sulla gestione e sulla tutela del territorio;
la filiera agroalimentari riveste un compito importantissimo anche nell'assicurare le garanzie sanitarie e la qualità dei prodotti alimentari ai consumatori;
lo scenario attuale presenta notevoli difficoltà ed incertezze che acuiscono i gravi ritardi strutturali e competitivi presenti nella fase agricola, in quella cooperativa ed industriale - sottoposte alla concorrenza delle multinazionali e dei produttori di paesi a basso costo - ed anche nel commercio e nella distribuzione moderna, sovrastata dalle grandi catene spesso estere;
una grande opportunità di tutela, consolidamento e crescita degli agricoltori è rappresentata da misure che consentendo di accorciare la filiera creino le condizioni per la crescita imprenditoriale degli addetti e ne aumentino il reddito;
per tali motivi è necessario dedicare un'attenzione prioritaria alle misure tese a rendere più efficace e completa l'integrazione nel mercato delle imprese e delle filiere agroalimentari;
le nostre produzioni ortofrutticole hanno già raggiunto dei buoni livelli di qualità e quantità dei prodotti, tuttavia le riconosciute organizzazioni dei produttori (OP) che operano nel settore dell'ortofrutta ancora non riescono ad esprimere fino in fondo le proprie potenzialità connesse alla commercializzazione di prodotti già confezionati;
la possibilità per le OP di commercializzare direttamente i propri prodotti lavorati e confezionati accorcerebbe notevolmente la filiera agroalimentari e rappresenterebbe un elemento positivo tanto per i consumatori, che vedrebbero i costi dei prodotti ridursi, quanto per gli agricoltori che vedrebbero aumentare il reddito derivante dalla vendita dei prodotti;
tale possibilità è impraticabile per la maggior parte degli agricoltori a causa delle notevoli risorse necessarie per effettuare quegli investimenti utili a consentire lo stoccaggio ed il confezionamento dei propri prodotti al fine di venderli direttamente agli esercizi di vendita al dettaglio;
una OP che intendesse proporsi autonomamente sul mercato come produttrice e venditrice dovrebbe investire per creare o adeguare le proprie strutture logistiche, realizzare impianti di condizionamento e di trasformazione, avere magazzini di lavorazione e stoccaggio nonché acquisire strumenti di gestione e di analisi dei sistemi di rintracciabilità;
le potenzialità ancora inespresse del settore agroalimentare impongono un'attenta riflessione sulle possibilità di sviluppo economico derivanti da un sostegno agli investimenti che consenta ai nostri agricoltori di non rimanere schiacciati dalle inevitabili contrapposizioni derivanti dalla concorrenza delle multinazionali e delle grandi catene di distribuzione;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere specifiche risorse per sostenere le Organizzazioni dei produttori (OP) finalizzate allo sviluppo di iniziative per la concentrazione e valorizzazione dell'offerta dei prodotti agricoli degli associati, per la creazione di appositi centri specializzati nella commercializzazione dei prodotti degli associati e per la realizzazione di progetti commerciali e di promozione qualitativa per l'export dei prodotti sui mercati internazionali.
9/2936-A/152.(Testo modificato nel corso della seduta)Dal Moro, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
nel sistema economico italiano l'agroalimentare rappresenta uno dei maggiori comparti produttivi, offrendo un bacino occupazionale insostituibile, specie nel Mezzogiorno e nelle aree più marginali, e al tempo stesso assicura la gestione di oltre 14 milioni di ettari di terreni ed il presidio di un territorio ben più ampio;
l'attuale situazione dell'economia e l'health check della Pae evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
muovendo da tali considerazioni nel 2007 è stato istituito un apposito Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura con una dotazione di 50 milioni di euro per il quinquennio 2007-2011;
tale dotazione rappresentava, nelle intenzioni del legislatore, un primo passo per porre come centrale la questione dell'Imprenditorialità giovanile in agricoltura;
per il 2009 e il 2010, la dotazione del Fondo è stata dimezzata passando dai previsti 10 meuro a 5 meuro per ciascun anno;
il capitolo di riferimento del Fondo presenta dei rilevanti residui e una ancor più disponibilità di cassa e questo indurrebbe ad ipotizzare che in questi anni non sono stati emanati i bandi per l'assegnazione delle risorse,

impegna il Governo

ad emanare i bandi per l'assegnazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura e nella pesca per l'anno 2010 e a reintegrare le risorse del Fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura al fine di rendere operativo uno strumento fondamentale per il ricambio generazionale del comparto agroalimentare.
9/2936-A/153.Trappolino, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Cesare Marini.

La Camera,
premesso che:
nel sistema economico italiano l'agroalimentare rappresenta uno dei maggiori comparti produttivi, offrendo un bacino occupazionale insostituibile, specie nel Mezzogiorno e nelle aree più marginali, e al tempo stesso assicura la gestione di oltre 14 milioni di ettari di terreni ed il presidio di un territorio ben più ampio;
l'attuale situazione dell'economia e l'health check della Pae evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
muovendo da tali considerazioni nel 2007 è stato istituito un apposito Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura con una dotazione di 50 milioni di euro per il quinquennio 2007-2011;
tale dotazione rappresentava, nelle intenzioni del legislatore, un primo passo per porre come centrale la questione dell'Imprenditorialità giovanile in agricoltura;
per il 2009 e il 2010, la dotazione del Fondo è stata dimezzata passando dai previsti 10 meuro a 5 meuro per ciascun anno;
il capitolo di riferimento del Fondo presenta dei rilevanti residui e una ancor più disponibilità di cassa e questo indurrebbe ad ipotizzare che in questi anni non sono stati emanati i bandi per l'assegnazione delle risorse,

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica ad emanare i bandi per l'assegnazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura e nella pesca per l'anno 2010 e a reintegrare le risorse del Fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura al fine di rendere operativo uno strumento fondamentale per il ricambio generazionale del comparto agroalimentare.
9/2936-A/153.(Testo modificato nel corso della seduta)Trappolino, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Cesare Marini.

La Camera,
premesso che:
la filiera bieticolo-saccarifera in Italia è interessata da una gravissima crisi, che rischia di compromettere definitivamente il futuro del settore e di provocare l'abbandono di una consistente superficie di terreno coltivato e la perdita di numerosi posti di lavoro;
le difficoltà del settore bieticolo-saccarifero, in passato tra i più attivi del comparto agricolo nazionale, sono sorte a seguito dell'approvazione della riforma dell'organizzazione comune di mercato (OCM) dello zucchero adottata dalla Commissione europea nel 2006, in conseguenza della quale l'Italia ha dovuto rinunciare al 67 per cento della quota di produzione nazionale di zucchero;
la forte riduzione della quota di produzione assegnata al nostro Paese, ha provocato la chiusura di quindici zuccherifici su un totale di diciannove presenti su tutto il territorio nazionale, con ciò distruggendo un patrimonio impiantistico di grande valore. Gli zuccherifici dismessi erano stati ammodernati ed aggiornati da pochi anni ed erano tra i più avanzati nel contesto comunitario;
l'Italia si trova ora con solo quattro strutture di produzione di questa importante derrata alimentare, in presenza di condizioni del mercato mondiale che, in forza dei crescenti consumi dei Paesi in via di sviluppo, porteranno ad un inevitabile aumento dei prezzi dello zucchero;
la legge 81 del 2006, a seguito della chiusura degli zuccherifici, prevedeva la riconversione degli stessi individuando nelle energie rinnovabili il settore nel quale promuovere la riconversione;
a seguito della dismissione della produzione di zucchero, al Governo Italiano, in sede di negoziato europeo, veniva concesso di prevedere l'erogazione di un fondo di 43 milioni di euro annui per il quinquennio 2006-2011, a beneficio della parte di settore rimasta in produzione;
a tutt'oggi sono stati stanziati ed erogati i fondi per gli anni 2006, 2007 e 2008;
non hanno trovato adeguata copertura i fondi per gli anni 2009 e 2010,

impegna il Governo:

a ripristinare i fondi non erogati per gli importi di 43 milioni di euro per l'anno 2009 e 2010;
a verificare lo stato di attuazione del processo di riconversione produttiva degli impianti dimessi,di cui all'articolo 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81 ed a sollecitarne la piena applicazione.
9/2936-A/154.Zucchi, Oliverio, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il Made in ltaly agroalimentare riveste un ruolo fondamentale all'interno del sistema economico nazionale, secondo in termini economici soltanto al manifatturiero e capace di attivare il 15 per cento del prodotto interno lordo (PIL);
il settore dell'agricoltura e della pesca, al pari di molti altri comparti del nostro sistema produttivo, sta attraversando una delle fasi più difficili degli ultimi trenta anni dovuta alle conseguenze della crisi economica internazionale;
i costi produttivi e gli oneri sociali sono raddoppiati; i prezzi all'origine sono in caduta libera; i redditi degli agricoltori sono ovunque in calo; le aziende agricole sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di strumenti di accesso al credito;
è necessario incentivare attraverso nuove assunzioni, la crescita del mercato del lavoro in agricoltura, prevedendo opportuni meccanismi di agevolazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere l'applicazione di misure fiscali di agevolazione per i datori di lavoro del settore agricolo che incrementano le giornate di lavoro rispetto a quelle dichiarate nell'anno precedente.
9/2936-A/155.Cuomo, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il Made in Italy agroalimentare riveste un ruolo fondamentale all'interno del sistema economico nazionale, secondo, in termini economici, soltanto al manifatturiero e capace di attivare il 15 per cento dei prodotto interno lordo (PIL);
il settore dell'agricoltura e della pesca, al pari di molti altri comparti del nostro sistema produttivo, sta attraversando una delle fasi più difficili degli ultimi trenta anni dovuta alle conseguenze della crisi economica internazionale;
i costi produttivi e gli oneri sociali sono raddoppiati; i prezzi all'origine sono in caduta libera; i redditi degli agricoltori sono ovunque in calo; le aziende agricole sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di strumenti di accesso al credito;
è necessario fronteggiare la crisi occupazionale nel settore agricolo, prevedendo misure specifiche per l'erogazione di trattamenti di cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori del settore agricolo e agroalimentare

impegna il Governo

a integrare le dotazioni del Fondo per l'occupazione al fine di consentire l'erogazione di trattamenti di cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori del settore agricolo e agroalimentare.
9/2936-A/156.Marco Carra, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il Made in Italy agroalimentare riveste un ruolo fondamentale all'interno del sistema economico nazionale, secondo, in termini economici, soltanto al manifatturiero e capace di attivare il 15 per cento dei prodotto interno lordo (PIL);
il settore dell'agricoltura e della pesca, al pari di molti altri comparti del nostro sistema produttivo, sta attraversando una delle fasi più difficili degli ultimi trenta anni dovuta alle conseguenze della crisi economica internazionale;
i costi produttivi e gli oneri sociali sono raddoppiati; i prezzi all'origine sono in caduta libera; i redditi degli agricoltori sono ovunque in calo; le aziende agricole sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di strumenti di accesso al credito;
è necessario fronteggiare la crisi occupazionale nel settore agricolo, prevedendo misure specifiche per l'erogazione di trattamenti di cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori del settore agricolo e agroalimentare

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di integrare le dotazioni del Fondo per l'occupazione al fine di consentire l'erogazione di trattamenti di cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori del settore agricolo e agroalimentare.
9/2936-A/156.(Testo modificato nel corso della seduta)Marco Carra, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito delle misure per l'integrazione del mercato e la crescita internazionale delle imprese agroalimentari un intervento di assoluto rilievo, per portata ed innovazione, è senza dubbio il credito d'imposta per l'internazionalizzazione;
il meccanismo che inizialmente (legge n. 296 del 1996, articolo 1, commi 1088-1090) prevedeva la detassazione, per tre periodi d'imposta, del 25 per cento del reddito di impresa per gli investimenti in pubblicità agroalimentare realizzata sui mercati esteri, è stato sostituito con quello del credito di imposta, riconosciuto nella misura del 50 per cento e per due periodi d'imposta (2008 e 2009), degli investimenti in attività di promozione di prodotti agricoli o agroalimentari di qualità effettuate in altri Stati membri dell'UE o in Paesi terzi;
l'attuale congiuntura economica internazionale rende necessaria ed urgente una rimodulazione dello strumento d'incentivo prevedendone, innanzitutto la proroga per il triennio 2010-2012 e un adeguato rifinanziamento

impegna il Governo

ad estendere l'applicazione del credito di imposta per gli investimenti in attività di promozione di prodotti agricoli o agroalimentari di qualità all'estero nel triennio 2010-2012 e a prevederne un congruo rifinanziamento.
9/2936-A/157.Lusetti, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il 27 e 28 aprile 2009 si è verificato uno straordinario evento pluviometrico nella regione Emilia Romagna, causando danni ingenti alle infrastrutture pubbliche - viabilità danneggiata ed interrotta, danni alle reti fognarie e degli acquedotti, interruzione dei servizi pubblici - ed evidenziando l'estrema fragilità della zona sotto il profilo idrogeologico;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2009, la dichiarazione dello stato di emergenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2009, relativa alle avversità atmosferiche verificatesi in Piemonte, veniva estesa al territorio delle provincie di Lodi e di Parma;
gli interventi conseguenti non sono stati sufficienti a ripristinare la normalità e attualmente la zona colpita dall'alluvione presenta ancora la necessità di azioni volte alla messa in sicurezza ed alla difesa dell'assetto territoriale;
la provincia di Parma ha attivato diversi tavoli di concertazione e tavoli tecnici con gli enti territoriali interessati al fine di censire le criticità sull'intero territorio e predisporre un programma di interventi per affrontare in modo coerente e coordinato le esigenze sorte a seguito dell'alluvione;
appare chiara la necessità di ulteriori risorse per la prosecuzione delle opere necessarie per il ripristino di una situazione di normalità,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a inserire i comuni della regione Emilia-Romagna colpiti dalle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel mese di aprile del 2009 tra i beneficiari delle risorse previste in finanziaria per gli interventi di ricostruzione a seguito di eventi atmosferici eccezionali.
9/2936-A/158.Motta, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Viola, Zamparutti, Libè.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) ha istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo pere crisi di mercato finalizzato a favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole colpite, da gravi crisi di mercato e a limitarne le conseguenze economiche e sociali nei settori e nelle aree geografiche colpiti;
il settore dell'agricoltura e della pesca, al pari di molti altri comparti del nostro sistema produttivo, sta attraversando una delle fasi più difficili degli ultimi trenta anni dovuta alle conseguenze della crisi economica internazionale;
in un momento come l'attuale l'utilizzo del fondo avrebbe una valenza strategica perché consentirebbe al Governo di individuare i settori produttivi dell'agro-alimentare che necessitano di risposte concrete per evitare la fuoriuscita dal mercato delle aziende e la perdita di lavoro degli occupati;
allo stato attuale il capitolo di bilancio corrispondente al Fondo per le crisi di mercato delle imprese agricole (cap. 7808 MIPAAF) risulta soppresso per insussistenza dei residui evidenziando come dall'anno della sua istituzione non sia stato più rifinanziato;

impegna il Governo

a chiarire le prospettive di utilizzo del Fondo per le crisi di mercato delle imprese agricole prevedendone con urgenza il rifinanziamento per sostenere concretamente quei settori agricoli in stato di crisi economica.
9/2936-A/159.Marrocu, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) ha istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo pere crisi di mercato finalizzato a favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole colpite, da gravi crisi di mercato e a limitarne le conseguenze economiche e sociali nei settori e nelle aree geografiche colpiti;
il settore dell'agricoltura e della pesca, al pari di molti altri comparti del nostro sistema produttivo, sta attraversando una delle fasi più difficili degli ultimi trenta anni dovuta alle conseguenze della crisi economica internazionale;
in un momento come l'attuale l'utilizzo del fondo avrebbe una valenza strategica perché consentirebbe al Governo di individuare i settori produttivi dell'agro-alimentare che necessitano di risposte concrete per evitare la fuoriuscita dal mercato delle aziende e la perdita di lavoro degli occupati;
allo stato attuale il capitolo di bilancio corrispondente al Fondo per le crisi di mercato delle imprese agricole (cap. 7808 MIPAAF) risulta soppresso per insussistenza dei residui evidenziando come dall'anno della sua istituzione non sia stato più rifinanziato;

impegna il Governo

a chiarire le prospettive di utilizzo del Fondo per le crisi di mercato delle imprese agricole.
9/2936-A/159.(Testo modificato nel corso della seduta)Marrocu, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
l'agevolazione sul gasolio utilizzato per il riscaldamento nelle serre, inizialmente introdotta dall'articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 268 del 2000, relativamente al periodo 3 ottobre 2000-31 dicembre 2000, è stata oggetto di numerose proroghe l'ultima delle quali, al 31 dicembre 2009, è stata disposta dalla legge finanziaria 2009 (legge n. 203 del 2008);
la legge finanziaria 2009 ha inoltre esteso l'agevolazione agli oli vegetali impiegati per fini energetici nelle serre;
l'agevolazione consiste nell'escludere il settore delle coltivazioni sotto serra dalle aliquote sul carburante previste dall'attuale legislazione (10 per cento per le serre florovivaistiche e 22 per cento per le altre);
il provvedimento in esame non reca la proroga di tale agevolazione anche per l'anno 2010;
risulterebbe di notevole importanza per il comparto agricolo se tali agevolazioni fossero estese oltre agli oli di origine vegetale utilizzati nelle coltivazioni in serra, anche al gasolio e oli vegetali utilizzati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica

impegna il Governo:

a prorogare il regime agevolato sul gasolio e sugli oli vegetali utilizzati per le coltivazioni nelle serre anche per il 2010;
ad intraprendere le necessarie iniziative in ambito europeo al fine di estendere il regime agevolativo sul gasolio e sugli oli di origine vegetale, attualmente previsto solo per le coltivazioni nelle serre, anche agli altri utilizzi agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura, piscicoltura e nella florovivaistica in considerazione della grave crisi economica che ha determinato una pesante contrazione dei reddito disponibile dei soggetti operanti nei vari comparti agricoli.
9/2936-A/160.Sani, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino, Zunino.

La Camera,
premesso che:
l'agevolazione sul gasolio utilizzato per il riscaldamento nelle serre, inizialmente introdotta dall'articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 268 del 2000, relativamente al periodo 3 ottobre 2000-31 dicembre 2000, è stata oggetto di numerose proroghe l'ultima delle quali, al 31 dicembre 2009, è stata disposta dalla legge finanziaria 2009 (legge n. 203 del 2008);
la legge finanziaria 2009 ha inoltre esteso l'agevolazione agli oli vegetali impiegati per fini energetici nelle serre;
l'agevolazione consiste nell'escludere il settore delle coltivazioni sotto serra dalle aliquote sul carburante previste dall'attuale legislazione (10 per cento per le serre florovivaistiche e 22 per cento per le altre);
il provvedimento in esame non reca la proroga di tale agevolazione anche per l'anno 2010;
risulterebbe di notevole importanza per il comparto agricolo se tali agevolazioni fossero estese oltre agli oli di origine vegetale utilizzati nelle coltivazioni in serra, anche al gasolio e oli vegetali utilizzati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di prorogare il regime agevolato sul gasolio e sugli oli vegetali utilizzati per le coltivazioni nelle serre anche per il 2010;
a valutare la possibilità di intraprendere le necessarie iniziative in ambito europeo al fine di estendere il regime agevolativo sul gasolio e sugli oli di origine vegetale, attualmente previsto solo per le coltivazioni nelle serre, anche agli altri utilizzi agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura, piscicoltura e nella florovivaistica in considerazione della grave crisi economica che ha determinato una pesante contrazione dei reddito disponibile dei soggetti operanti nei vari comparti agricoli.
9/2936-A/160.(Testo modificato nel corso della seduta)Sani, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino, Zunino.

La Camera,
premesso che:
il comma 39 dell'articolo 2 del provvedimento in esame autorizza la spesa di 15 milioni di euro per ciascuno degli esercizi finanziari 2010 e 2011 e di 20 milioni di euro per l'esercizio 2012 in favore del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'ENEA per il coordinamento di progetti di ricerca volti allo sviluppo del tessuto produttivo;
in particolare, si prevede che i progetti, coordinati dai due enti di ricerca secondo le specifiche competenze, intervengano in materia di tecnologie avanzate per l'efficienza energetica, tutela ambientale, metodologie innovative per il Made in Italy agro-alimentare, produzione di farmaci biotecnologici;
la disposizione interessa le regioni Basilicata, Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, le province di Frosinone e di Latina, i comuni delle province di Rieti e di Viterbo, i comuni della provincia di Roma compresi nella zona del comprensorio di bonifica di Latina;
la norma opera un riferimento all'articolo 3 della legge n. 646 del 1950, che reca il campo di applicazione della Cassa del Mezzogiorno: esso menziona regioni, province e comuni in gran parte, ma non del tutto, coincidenti con quelli indicati dalla disposizione; cita, infatti, anche i comuni compresi nel comprensorio di bonifica del fiume Tronto,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative volte ad includere tra i beneficiari della disposizione m esame anche i comuni ricadenti nel comprensorio di bonifica del fiume Tronto come individuati dall'articolo 3 della legge n. 646 del 1950.
9/2936-A/161.Agostini.

La Camera,
premesso che:
le associazioni combattentistiche radunano tutti coloro che hanno combattuto o sono reduci di guerra o prigionia e sono sottoposte alla vigilanza del Ministero della difesa e dell'interno;
lo Stato riconosce e sostiene le associazioni combattentistiche attraverso il finanziamento di contributi per il sostegno delle attività svolte ai sensi della legge 31 gennaio 1994, n. 93;
il finanziamento è sempre avvenuto con cadenza triennale ed ha sempre interessato sia le associazioni sottoposte alla vigilanza del Ministero della difesa sia quelle sottoposte alla vigilanza del Ministero dell'interno;
l'ultimo finanziamento di tale natura è stato disposto con gli articoli 1 e 2 della legge 20 febbraio 2006, n. 92, in relazione al triennio 2006-2008;
il Ministero della difesa mediante una modifica al decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, all'articolo 14, comma 7-bis, ha provveduto a garantire il finanziamento dei contributi per il triennio 2009-2011 solo alle associazioni da esso vigilate;
il Ministero dell'interno non ha previsto analoga soluzione per le associazioni combattentistiche che ricadono sotto la sua vigilanza creando così una disparità di trattamento ed un grave pregiudizio nella continuità delle azioni di tali associazioni volte alla diffusione della memoria, alla continuazione della ricerca storica e all'assistenza dei soci;
il provvedimento in esame dispone che parte delle maggiori entrate derivanti dallo scudo fiscale vadano ad una serie di misure individuate nell'elenco 1 allegato alla finanziaria, tra le quali è ricompreso il finanziamento della legge n. 93 del 1994 in materia di riconoscimento e finanziamento delle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero della difesa e dal Ministero dell'interno;
il rifinanziamento della legge non reca uno stanziamento ad hoc per la legge n. 93 del 1994 ma l'elenco indica una cifra complessiva che sarà suddivisa con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri tra tutte le misure ivi contenute (sono 20 le leggi da rifinanziare). Tale cifra è pari a 181 milioni di euro per il 2010, 11 milioni di euro per il 2011 e 60 milioni di euro per il 2012. Al momento, non sappiamo quale sarà l'effettiva entità delle risorse assegnate alla legge n. 93 del 1994;
la legge n. 93 del 1994 finanzia sia le associazioni vigilate dall'Interno sia quelle vigilate dalla Difesa e poiché il finanziamento è relativo all'anno 2010, non sembra essere risolto il problema del mancato finanziamento 2009 per le associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno,

impegna il Governo

a disporre il finanziamento dei contributi alle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno per l'anno 2009 e ad emanare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa entro il mese di 2010.
9/2936-A/162.Causi, Verini, Fontanelli, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
le associazioni combattentistiche radunano tutti coloro che hanno combattuto o sono reduci di guerra o prigionia e sono sottoposte alla vigilanza del Ministero della difesa e dell'interno;
lo Stato riconosce e sostiene le associazioni combattentistiche attraverso il finanziamento di contributi per il sostegno delle attività svolte ai sensi della legge 31 gennaio 1994, n. 93;
il finanziamento è sempre avvenuto con cadenza triennale ed ha sempre interessato sia le associazioni sottoposte alla vigilanza del Ministero della difesa sia quelle sottoposte alla vigilanza del Ministero dell'interno;
l'ultimo finanziamento di tale natura è stato disposto con gli articoli 1 e 2 della legge 20 febbraio 2006, n. 92, in relazione al triennio 2006-2008;
il Ministero della difesa mediante una modifica al decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, all'articolo 14, comma 7-bis, ha provveduto a garantire il finanziamento dei contributi per il triennio 2009-2011 solo alle associazioni da esso vigilate;
il Ministero dell'interno non ha previsto analoga soluzione per le associazioni combattentistiche che ricadono sotto la sua vigilanza creando così una disparità di trattamento ed un grave pregiudizio nella continuità delle azioni di tali associazioni volte alla diffusione della memoria, alla continuazione della ricerca storica e all'assistenza dei soci;
il provvedimento in esame dispone che parte delle maggiori entrate derivanti dallo scudo fiscale vadano ad una serie di misure individuate nell'elenco 1 allegato alla finanziaria, tra le quali è ricompreso il finanziamento della legge n. 93 del 1994 in materia di riconoscimento e finanziamento delle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero della difesa e dal Ministero dell'interno;
il rifinanziamento della legge non reca uno stanziamento ad hoc per la legge n. 93 del 1994 ma l'elenco indica una cifra complessiva che sarà suddivisa con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri tra tutte le misure ivi contenute (sono 20 le leggi da rifinanziare). Tale cifra è pari a 181 milioni di euro per il 2010, 11 milioni di euro per il 2011 e 60 milioni di euro per il 2012. Al momento, non sappiamo quale sarà l'effettiva entità delle risorse assegnate alla legge n. 93 del 1994;
la legge n. 93 del 1994 finanzia sia le associazioni vigilate dall'Interno sia quelle vigilate dalla Difesa e poiché il finanziamento è relativo all'anno 2010, non sembra essere risolto il problema del mancato finanziamento 2009 per le associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di disporre il finanziamento dei contributi alle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno per l'anno 2009 e ad emanare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa entro il mese di 2010.
9/2936-A/162.(Testo modificato nel corso della seduta)Causi, Verini, Fontanelli, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008 aveva previsto la soppressione degli enti pubblici non economici non riordinati entro il termine del 31 ottobre 2009 tra cui l'Ente irriguo Umbro-Toscano, istituito con legge n. 1048 del 1961 e vigilato dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali;
per tale Ente era già stata prevista la trasformazione ai sensi dell'articolo 28 della legge n. 448 del 2001 e per questo era stato nominato un commissario straordinario;
entro il predetto termine del 31 ottobre 2009 non si è giunti all'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di regolamento di riordino in Ente pubblico economico appositamente predisposto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
le opere realizzate negli anni da tale Ente, quelle in corso di realizzazione ricomprese nei piani di emergenza idrica (Ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3230/2002 e n. 3598/2007) e quelle da realizzare, costituiscono nel loro insieme lo schema idrico più importante dell'Italia centrale: ad esse sono legate questioni di fondamentale importanza quali il Piano Regolatore degli Acquedotti dell'Umbria, i programmi idropotabili di quattro ambiti territoriali umbro-toscani (Aato n. 4 - Alto Valdarno, Aato n. 6 - Ombrone; Aato n. 1 Perugia; Aato n. 3 - Medio Valdarno); l'equilibrio idrologico del bacino del Lago Trasimeno; l'alimentazione a scopo irriguo di ampie aree dell'Umbria e della Toscana; la gestione degli eventi di piena e la regolazione dei deflussi dagli invasi artificiali nell' ambito della gestione del Sistema di Allertamento per il Rischio Idraulico (Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004);
gran parte di tali attività rivestono il carattere di servizio pubblico essenziale in quanto disciplinate dalla legge 12 giugno 1990, n. 146;
tale ente pur avendo operato transitoriamente in regime commissariale è approdato ad un completo risanamento economico, premessa indispensabile per il suo riordino;
la soppressione dello stesso causata dall'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008, produrrà con certezza conseguenze molto negative per gli interessi dei cittadini di vaste aree dell'Italia centrale;
sarebbe perciò grave il perdurare dell'incertezza sul futuro dell'azione dell'ente irriguo umbro-toscano, di fronte alla possibilità di ottenere invece il consolidamento con fini temporali certi, utili completamento delle opere e dei progetti già approvati ed avviati, garantendo così la continuità dell'esercizio di funzioni di rilevante ed essenziale interesse pubblico,

impegna il Governo

ad introdurre con urgenza, nel primo provvedimento utile, misure atte a garantire il proseguimento dell'attività già svolta dall'Ente irriguo umbro-toscano tramite il suo riordino in ente pubblico economico in modo tale da scongiurare certi e consistenti pregiudizi agli interessi pubblici da essa dipendenti.
9/2936-A/163.Sereni, Mattesini, Bocci, Cenni, Trappolino, Ceccuzzi, Verini, Nannicini.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, commi 755-762, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) dispone l'obbligo per i datori di lavoro con più di 50 dipendenti di versare all'INPS il TFR non destinato ai fondi di previdenza complementare. Tali risorse al netto delle prestazioni da erogare sono destinate, nei limiti delle risorse accertate con apposita procedura, agli investimenti individuati in una apposita tabella allegata alla legge finanziaria 2007;
la relazione tecnica alla legge finanziaria 2007 indicava la stima delle risorse da destinare a tali investimenti fino al 2016, con riferimento alle voci di spesa che presentavano durata eccedente il triennio 2007-2009;
in seguito, l'articolo 51 del decreto-legge n. 248 del 2007 (decreto «milleproroghe») ha disposto il versamento da parte dell'INPS, delle risorse destinate al finanziamento degli interventi, all'apposito capitolo n. 3331 dell'entrata del bilancio dello Stato;
il disegno di legge, modificando l'articolo 51 del decreto-legge n. 248 del 2007, dispone che il versamento da parte dell'INPS al capitolo 3331 dell'entrata riguardi anche 1e risorse decorrenti dall'anno 2010;
le risorse che dovrebbero essere riversate al capitolo 3331 sono pari a 3,1 miliardi di euro per il 2010, 2,6 miliardi di euro nel 2011 e 2 miliardi di euro nel 2012. Tali somme confluiranno poi al Fondo «Grandi eventi» e, quindi, utilizzate a copertura delle nuove misure di spesa introdotte nella manovra con l'emendamento del relatore;
sulle nuove modalità di utilizzo del TFR inoptato disposto dal provvedimento in esame rimangono molti nodi critici, che il Governo non ha sciolto anche perché la misura, inserita con un emendamento del relatore, è priva di relazione tecnica;
innanzitutto, vista la dimensione finanziaria dell'intervento, non è assolutamente chiaro se tali somme corrispondano a quanto effettivamente accertato ai sensi della normativa vigente. Più in particolare non si sa se, le stime proposte, scontino l'effetto delle disposizioni della legge n. 296 del 2006, che ha già impegnato tali risorse su interventi di spesa nei limiti delle entrate effettivamente accertate con cadenza trimestrale, mediante una specifica procedura. La questione è di rilievo costituzionale (Cost. 81, c. 4) in quanto tali entrate, scontate sul saldo netto da finanziare, concorrono a determinare la complessiva copertura delle norme di spesa previste dall'emendamento del relatore, attraverso il loro riversamento nel Fondo grandi eventi;
non è chiaro quali siano le modalità di finanziamento, per gli anni successivi al 2010, degli interventi - già finanziati a valere sulle medesime risorse per effetto della legge n. 296 del 2006 - che presentino una durata eccedente il triennio 2007-2009;
non è prevista, per i nuovi interventi finanziati a valere sulle predette disponibilità, alcuna modalità di salvaguardia per i criteri di determinazione prudenziale delle spese finanziabili in ragione delle risorse accertate,

impegna il Governo

a comunicare al Parlamento con cadenza trimestrale in merito all'utilizzo delle disponibilità derivanti dal trattamento di fine rapporto riversate presso il capitolo 3331 dell'entrata del bilancio dello Stato, in cui siano descritti gli utilizzi delle disponibilità esistenti ripartite tra impegni di parte corrente e impegni di conto capitale e si certifichi la sussistenza dell'equilibrio dinamico, tra bilancio dello Stato e INPS, per ciò che attiene i flussi in entrata ed i flussi in uscita aventi come riferimento il trattamento di fine rapporto.
9/2936-A/164.Duilio, Causi, Baretta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, commi 755-762, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) dispone l'obbligo per i datori di lavoro con più di 50 dipendenti di versare all'INPS il TFR non destinato ai fondi di previdenza complementare. Tali risorse al netto delle prestazioni da erogare sono destinate, nei limiti delle risorse accertate con apposita procedura, agli investimenti individuati in una apposita tabella allegata alla legge finanziaria 2007;
la relazione tecnica alla legge finanziaria 2007 indicava la stima delle risorse da destinare a tali investimenti fino al 2016, con riferimento alle voci di spesa che presentavano durata eccedente il triennio 2007-2009;
in seguito, l'articolo 51 del decreto-legge n. 248 del 2007 (decreto «milleproroghe») ha disposto il versamento da parte dell'INPS, delle risorse destinate al finanziamento degli interventi, all'apposito capitolo n. 3331 dell'entrata del bilancio dello Stato;
il disegno di legge, modificando l'articolo 51 del decreto-legge n. 248 del 2007, dispone che il versamento da parte dell'INPS al capitolo 3331 dell'entrata riguardi anche 1e risorse decorrenti dall'anno 2010;
le risorse che dovrebbero essere riversate al capitolo 3331 sono pari a 3,1 miliardi di euro per il 2010, 2,6 miliardi di euro nel 2011 e 2 miliardi di euro nel 2012. Tali somme confluiranno poi al Fondo «Grandi eventi» e, quindi, utilizzate a copertura delle nuove misure di spesa introdotte nella manovra con l'emendamento del relatore;
sulle nuove modalità di utilizzo del TFR inoptato disposto dal provvedimento in esame rimangono molti nodi critici, che il Governo non ha sciolto anche perché la misura, inserita con un emendamento del relatore, è priva di relazione tecnica;
innanzitutto, vista la dimensione finanziaria dell'intervento, non è assolutamente chiaro se tali somme corrispondano a quanto effettivamente accertato ai sensi della normativa vigente. Più in particolare non si sa se, le stime proposte, scontino l'effetto delle disposizioni della legge n. 296 del 2006, che ha già impegnato tali risorse su interventi di spesa nei limiti delle entrate effettivamente accertate con cadenza trimestrale, mediante una specifica procedura. La questione è di rilievo costituzionale (Cost. 81, c. 4) in quanto tali entrate, scontate sul saldo netto da finanziare, concorrono a determinare la complessiva copertura delle norme di spesa previste dall'emendamento del relatore, attraverso il loro riversamento nel Fondo grandi eventi;
non è chiaro quali siano le modalità di finanziamento, per gli anni successivi al 2010, degli interventi - già finanziati a valere sulle medesime risorse per effetto della legge n. 296 del 2006 - che presentino una durata eccedente il triennio 2007-2009;
non è prevista, per i nuovi interventi finanziati a valere sulle predette disponibilità, alcuna modalità di salvaguardia per i criteri di determinazione prudenziale delle spese finanziabili in ragione delle risorse accertate,

impegna il Governo

a comunicare al Parlamento con cadenza annuale in merito all'utilizzo delle disponibilità derivanti dal trattamento di fine rapporto riversate presso il capitolo 3331 dell'entrata del bilancio dello Stato, in cui siano descritti gli utilizzi delle disponibilità esistenti ripartite tra impegni di parte corrente e impegni di conto capitale e si certifichi la sussistenza dell'equilibrio dinamico, tra bilancio dello Stato e INPS, per ciò che attiene i flussi in entrata ed i flussi in uscita aventi come riferimento il trattamento di fine rapporto.
9/2936-A/164.(Testo modificato nel corso della seduta)Duilio, Causi, Baretta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
con i provvedimenti «anticrisi» del 2008 e del 2009, le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, che secondo la legge istitutiva dovrebbero essere ripartite dal CIPE con finalità di riequilibrio economico e sociale, rispettando rigorosamente la destinazione territoriale delle risorse, sono state impiegate per specifiche «preallocazioni» che hanno ridotto in misura considerevole l'entità dei fondi FAS ed esteso anche al centro nord la possibilità di finanziamento sistematico su fonti vincolate alle politiche di coesione;
il Governo ha dunque finanziato gli interventi anticrisi principalmente mediante tagli, riprogrammazioni e riallocazioni delle risorse nazionali finalizzate allo sviluppo del Mezzogiorno: la scelta del Governo ha così accentuato la «non neutralità» della crisi e la tendenza ad una redistribuzione delle risorse a favore delle aree più forti;
la delibera CIPE 6 marzo 2009, n. 3, in adempimento dell'Accordo siglato tra Governo e Regioni in data 12 febbraio 2009, ha ripartito le risorse FAS disponibili attribuendo 27.027 milioni alle Regioni e province autonome e 25.409 milioni di euro alle Amministrazioni centrali;
il complesso dei fondi FAS di competenza delle amministrazioni centrali stanziati per il periodo 2008-2012 ha subìto «preallocazioni» per oltre 18 miliardi di euro; nel giugno 2009 ulteriori risorse del FAS - per un ammontare complessivo non inferiore a 2 miliardi e non superiore a 4 miliardi di euro sono state utilizzate per interventi urgenti per il sisma in Abruzzo;
anche le risorse FAS destinate alle Regioni hanno subìto rilevanti decurtazioni. Le risorse FAS assegnate alle regioni e alle province autonome, pari a 27.027 milioni, sono state ripartite senza rispettare il vincolo territoriale di ripartizione: il Mezzogiorno, a cui per legge è attribuito l'85 per cento delle risorse, ha avuto assegnazioni per 1,141 miliardi di euro in meno rispetto alla percentuale stabilita;
per il finanziamento degli ammortizzatori sociali concessi in deroga alla normativa vigente e per quelli destinati in via ordinaria, con la delibera CIPE 2/2009 il Fondo sociale per l'occupazione e la formazione ha avuto una dote di 4 miliardi dal FAS, di cui 2.950 milioni destinati al Centro-Nord e 1.050 milioni al Mezzogiorno;
la Finanziaria 2010 conferma l'orientamento del Governo per le aree sottoutilizzate: manca un chiaro indirizzo di sostegno alle politiche di crescita del Mezzogiorno; del tutto assenti sono le indicazioni sugli impieghi del Fondo per le aree sottoutilizzate; né è possibile individuare, nella manovra 2010, alcuna iniziativa per rafforzare la competitività del Mezzogiorno, rimuovendo tutti gli ostacoli - in particolare la criminalità organizzata, la fragilità del tessuto sociale, l'inefficienza della pubblica amministrazione - che rendono meno attraenti gli investimenti nelle regioni meridionali;
la Finanziaria 2010 continua a sottrarre risorse dal FAS per coprire spesa corrente; infatti nell'ambito della nuova disciplina sui disavanzi sanitari regionali autorizza, all'articolo 2, comma 80, le regioni interessate ai piani di rientro ad utilizzare, limitatamente ai risultati di esercizio 2009, l'impiego delle risorse del FAS per la copertura dei debiti sanitari,

impegna il Governo

ad interpretare l'autorizzazione ad utilizzare le risorse FAS per la copertura dei debiti sanitari come un'anticipazione da reintegrare, mediante apposita indicazione nei rispettivi piani di rientro, in un lasso temporale non superiore ai 24 mesi, considerando il mancato reintegro del FAS una fattispecie equiparabile al verificarsi delle condizioni indicate all'articolo 2, comma 76 in materia di mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro.
9/2936-A/165.Capodicasa, Calvisi, Boccia, Causi.

La Camera,
premesso che:
le misure annunciate dal Governo e dalla maggioranza relative al taglio dell'Irap o dell'Irpef ed alla introduzione della cosiddetta cedolare secca sugli affitti sono rimaste fuori dalla finanziaria 2010;
un timido tentativo è fatto al comma 218 dell'articolo 2 che introduce, in via transitoria per l'anno 2010, la facoltà per i titolari di redditi di locazione di immobili ubicati nella provincia di L'Aquila di applicare un regime di imposizione sostitutivo dell'IRPEF e relative addizionali;
il beneficio spetta se il contratto di locazione è stipulato ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 431 del 1998 (cosiddetti canoni concordati), se le parti contraenti sono persone fisiche che non agiscono nell'esercizio d'impresa, arte o professione, se l'immobile è situato nella provincia aquilana e destinato ad uso abitativo;
la misura riguarda esclusivamente i proprietari di abitazioni e nessuna detrazione è disposta a favore degli inquilini; tale misura contrasterebbe la diffusa evasione fiscale nel settore attraverso il conflitto di interessi creato con la detrazione, dal reddito dell'inquilino, degli affitti pagati,

impegna il Governo

a prevedere, entro l'anno di imposta 2010, l'estensione, in tutto il territorio nazionale, dell'applicazione, anche in via sperimentale, dell'imposta con aliquota unica del 20 per cento sui canoni di locazione relativi a unità immobiliari adibite ad abitazione principale, a condizione che tali contratti derivino dalla locazione di immobili mediante contratti concordati, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, nonché a prevedere la possibilità di detrazione per gli affittuari titolari dei predetti canoni di locazione.
9/2936-A/166.De Micheli, Fluvi.

La Camera,
premesso che:
le misure annunciate dal Governo e dalla maggioranza relative al taglio dell'Irap o dell'Irpef ed alla introduzione della cosiddetta cedolare secca sugli affitti sono rimaste fuori dalla finanziaria 2010;
un timido tentativo è fatto al comma 218 dell'articolo 2 che introduce, in via transitoria per l'anno 2010, la facoltà per i titolari di redditi di locazione di immobili ubicati nella provincia di L'Aquila di applicare un regime di imposizione sostitutivo dell'IRPEF e relative addizionali;
il beneficio spetta se il contratto di locazione è stipulato ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 431 del 1998 (cosiddetti canoni concordati), se le parti contraenti sono persone fisiche che non agiscono nell'esercizio d'impresa, arte o professione, se l'immobile è situato nella provincia aquilana e destinato ad uso abitativo;
la misura riguarda esclusivamente i proprietari di abitazioni e nessuna detrazione è disposta a favore degli inquilini; tale misura contrasterebbe la diffusa evasione fiscale nel settore attraverso il conflitto di interessi creato con la detrazione, dal reddito dell'inquilino, degli affitti pagati,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, entro l'anno di imposta 2010, l'estensione, in tutto il territorio nazionale, dell'applicazione, anche in via sperimentale, dell'imposta con aliquota unica del 20 per cento sui canoni di locazione relativi a unità immobiliari adibite ad abitazione principale, a condizione che tali contratti derivino dalla locazione di immobili mediante contratti concordati, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, nonché a prevedere la possibilità di detrazione per gli affittuari titolari dei predetti canoni di locazione.
9/2936-A/166.(Testo modificato nel corso della seduta)De Micheli, Fluvi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 al comma 179 dell'articolo 2 prevede che, al fine di realizzare le risorse necessarie a soddisfare le esigenze infrastrutturali e alloggiative delle Forze armate, attraverso la valorizzazione e l'alienazione degli immobili militari, il Ministero della difesa sia autorizzato a promuovere la costituzione di uno o più fondi comuni di investimento immobiliare, d'intesa con i comuni con i quali saranno sottoscritti accordi di programma;
con uno o più decreti del Ministro della difesa sono individuati gli immobili da trasferire o da conferire ai predetti fondi comuni che potranno essere oggetto di accordi di programma con i comuni presso i quali sono ubicati;
la deliberazione, del consiglio comunale, di approvazione del protocollo d'intesa, corredato dallo schema di accordo di programma, costituisce autorizzazione alle varianti allo strumento urbanistico generale, per le quali non occorre la verifica di conformità agli eventuali atti di pianificazione delle province e delle regioni, fatta eccezione che la variante comporti incrementi volumetrici superiori al 30 per cento dei volumi esistenti,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative volte a prevedere che la deliberazione del consiglio comunale di approvazione del protocollo di intesa sia comprensiva anche degli studi di fattibilità relativi ad ogni unità immobiliare, corredati di adeguate cartografie che descrivono il profilo volumetrico delle valorizzazioni progettate.
9/2936-A/167.Morassut.

La Camera,
premesso che:
per i cittadini dei territori della provincia di Messina colpiti da eccezionali avversità atmosferiche verificatesi il 1o ottobre 2009, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009, non è stato ancora previsto quanto di solito riconosciuto alle altre vittime di eventi calamitosi in materia di sospensione della riscossione dei tributi e dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali;
si tratta di un'assoluta e ingiustificata iniquità nei confronti di cittadini che non meno di altri hanno subito e stanno subendo i drammatici effetti di un evento calamitoso,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative volte a riconoscere ai cittadini dei territori della provincia di Messina colpiti da eccezionali avversità atmosferiche del 1o ottobre 2009 la sospensione della riscossione dei tributi e dei contributi previdenziali ed assistenziali per almeno sei mesi.
9/2936-A/168.Genovese, Causi, Capodicasa, Berretta, Enzo Carra, Burtone, Samperi.

La Camera,
premesso che:
uno snodo fondamentale nel perdurare della crisi è rappresentato dal reddito disponibile delle famiglie;
il disegno di legge finanziaria è coerente con la politica economica sin qui seguita dal Governo e pertanto non contiene misure a sostegno dei redditi più bassi;
misure di incremento delle detrazioni fiscali avrebbero il vantaggio di agire su entrambi i lati, della domanda e dell'offerta: incrementano la domanda perché sono rivolti alle famiglie con la più alta propensione al consumo e incrementano l'offerta perché inducono le persone a lavorare di più senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. E poiché queste misure potrebbero ridurre l'economia sommersa, avrebbero effetti limitati sul bilancio dello Stato;
il disegno di legge finanziaria stabilisce che le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell'anno 2010 rispetto alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati;
la finalità dell'incremento delle detrazioni fiscali non può essere solo eventuale, è invece necessario provvedere con risorse certe al finanziamento di queste misure,

impegna il Governo

a ridurre le imposte gravanti sui redditi da lavoro e da pensione, da realizzarsi innalzando le detrazioni fiscali, un incentivo finanziario riconosciuto in modo automatico in grado di raggiungere una vasta platea di cittadini.
9/2936-A/169.Ventura, Baretta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
uno snodo fondamentale nel perdurare della crisi è rappresentato dal reddito disponibile delle famiglie;
il disegno di legge finanziaria è coerente con la politica economica sin qui seguita dal Governo e pertanto non contiene misure a sostegno dei redditi più bassi;
misure di incremento delle detrazioni fiscali avrebbero il vantaggio di agire su entrambi i lati, della domanda e dell'offerta: incrementano la domanda perché sono rivolti alle famiglie con la più alta propensione al consumo e incrementano l'offerta perché inducono le persone a lavorare di più senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. E poiché queste misure potrebbero ridurre l'economia sommersa, avrebbero effetti limitati sul bilancio dello Stato;
il disegno di legge finanziaria stabilisce che le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell'anno 2010 rispetto alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati;
la finalità dell'incremento delle detrazioni fiscali non può essere solo eventuale, è invece necessario provvedere con risorse certe al finanziamento di queste misure,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di ridurre le imposte gravanti sui redditi da lavoro e da pensione, da realizzarsi innalzando le detrazioni fiscali, un incentivo finanziario riconosciuto in modo automatico in grado di raggiungere una vasta platea di cittadini.
9/2936-A/169.(Testo modificato nel corso della seduta)Ventura, Baretta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria reca un insieme di disposizioni dirette ad aumentare la capacità di offerta del sistema bancario e finanziario delle regioni del Mezzogiorno mediante la costituzione della Banca del Mezzogiorno spa, società partecipata dallo Stato in qualità di socio fondatore e da altri soggetti privati;
la banca, la cui finalità è quella di sostenere progetti di investimento nel Mezzogiorno, promuovendo in particolare il credito alle PMI anche con il supporto di intermediari finanziari, agisce attraverso la rete di banche e di istituzioni che vi aderiscono con l'acquisto di azioni;
l'adesione all'iniziativa implica l'affiancamento a quello proprio del marchio della Banca per le attività, i prodotti ed i servizi sviluppati o diffusi congiuntamente, nonché la definizione di modalità operative e di governo sinergiche, orientate a far identificare la Banca con la rete delle banche e istituzioni aderenti;
in questo quadro sembrerebbe utile coinvolgere Poste italiane Spa, che presenta una diffusione capillare nelle regioni del Mezzogiorno,

impegna il Governo

ad estendere mediante ulteriori iniziative normative a Poste italiane Spa la possibilità di aderire all'iniziativa della Banca del Sud attualmente limitata solamente alle banche e ad altre istituzioni.
9/2936-A/170.D'Antoni, Baretta.

La Camera,
premesso che:
il 28 dicembre è il termine ultimo per versare l'acconto IVA dovuto in relazione alle liquidazioni periodiche di chiusura, ossia alle liquidazioni riguardanti l'ultimo mese o l'ultimo trimestre dell'anno;
sono obbligati al versamento dell'acconto tutti i contribuenti mensili e quelli trimestrali sottoposti agli obblighi di liquidazione e di versamento previsti dalla disciplina IVA;
l'acconto IVA può essere calcolato scegliendo, in base alla convenienza, tra tre diversi metodi di calcolo: storico (acconto pari all'88 per cento del versamento effettuato, o che avrebbe dovuto essere effettuato, per il mese o trimestre dell'anno precedente), previsionale (acconto pari all'88 per cento dell'IVA relativa alle operazioni che si ritiene di effettuare sino al 31 dicembre), analitico (acconto pari al 100 per cento dell'importo relativo alle operazioni effettuate sino al 20 dicembre);
in un momento come quello presente, in cui le imprese si trovano ad affrontare una seria crisi di liquidità, l'acconto IVA di dicembre può costituire un insopportabile onere per i soggetti passivi;
una esigenza analoga è stata all'origine del provvedimento del Governo che ha differito al 16 giugno 2010 il versamento di una quota, pari al 20 per cento, dell'acconto Irpef relativo al periodo d'imposta 2009, da versare entro il 30 novembre del 2009 medesimo,

impegna il Governo

a provvedere con il primo provvedimento utile al differimento dell'acconto IVA di dicembre a marzo 2010 da effettuare in sede di dichiarazione.
9/2936-A/171.Boccia.

La Camera,
premesso che:
il 28 dicembre è il termine ultimo per versare l'acconto IVA dovuto in relazione alle liquidazioni periodiche di chiusura, ossia alle liquidazioni riguardanti l'ultimo mese o l'ultimo trimestre dell'anno;
sono obbligati al versamento dell'acconto tutti i contribuenti mensili e quelli trimestrali sottoposti agli obblighi di liquidazione e di versamento previsti dalla disciplina IVA;
l'acconto IVA può essere calcolato scegliendo, in base alla convenienza, tra tre diversi metodi di calcolo: storico (acconto pari all'88 per cento del versamento effettuato, o che avrebbe dovuto essere effettuato, per il mese o trimestre dell'anno precedente), previsionale (acconto pari all'88 per cento dell'IVA relativa alle operazioni che si ritiene di effettuare sino al 31 dicembre), analitico (acconto pari al 100 per cento dell'importo relativo alle operazioni effettuate sino al 20 dicembre);
in un momento come quello presente, in cui le imprese si trovano ad affrontare una seria crisi di liquidità, l'acconto IVA di dicembre può costituire un insopportabile onere per i soggetti passivi;
una esigenza analoga è stata all'origine del provvedimento del Governo che ha differito al 16 giugno 2010 il versamento di una quota, pari al 20 per cento, dell'acconto Irpef relativo al periodo d'imposta 2009, da versare entro il 30 novembre del 2009 medesimo,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di provvedere al differimento dell'acconto IVA di dicembre a marzo 2010 da effettuare in sede di dichiarazione.
9/2936-A/171.(Testo modificato nel corso della seduta)Boccia.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009, conteneva la previsione della ripresa a decorrere dal 1o gennaio 2010, del regolare versamento dei tributi e dei contributi e della integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009;
si trattava di una previsione del tutto iniqua ed irrealistica: basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammontava a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011;
il Governo, nella consapevolezza delle oggettive difficoltà rappresentate dalla norma in questione per i cittadini colpiti dal sisma del 6 aprile, con il provvedimento all'esame ha modificato i termini e la rateazione sui tributi e i contributi sospesi per il 2009, prevedendo un ampliamento dell'arco temporale (da 24 a 60 mesi) e un differimento della prima rata in scadenza (da gennaio 2010 a giugno 2010);
sebbene migliorativa della normativa vigente, si tratta tuttavia di una previsione ancora irrealistica ed iniqua, poiché per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto;
inoltre, nessun rinvio è previsto in merito alla ripresa dei versamenti ordinari relativi all'anno 2010,

impegna il Governo

ad assicurare mediante ulteriori iniziative normative che per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche.
9/2936-A/172.Lolli, D'Incecco, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco, De Angelis.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009, conteneva la previsione della ripresa a decorrere dal 1o gennaio 2010, del regolare versamento dei tributi e dei contributi e della integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009;
si trattava di una previsione del tutto iniqua ed irrealistica: basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammontava a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011;
il Governo, nella consapevolezza delle oggettive difficoltà rappresentate dalla norma in questione per i cittadini colpiti dal sisma del 6 aprile, con il provvedimento all'esame ha modificato i termini e la rateazione sui tributi e i contributi sospesi per il 2009, prevedendo un ampliamento dell'arco temporale (da 24 a 60 mesi) e un differimento della prima rata in scadenza (da gennaio 2010 a giugno 2010);
sebbene migliorativa della normativa vigente, si tratta tuttavia di una previsione ancora irrealistica ed iniqua, poiché per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto;
inoltre, nessun rinvio è previsto in merito alla ripresa dei versamenti ordinari relativi all'anno 2010,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di assicurare mediante ulteriori iniziative normative che per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche.
9/2936-A/172.(Testo modificato nel corso della seduta)Lolli, D'Incecco, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco, De Angelis.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 era previsto il finanziamento di 45 milioni di euro per la zona franca nella città de L'Aquila;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana anche rimodulando con un impegno economico maggiore l'iniziale finanziamento dei 45 milioni di euro già previsto,

impegna il Governo

a provvedere con il prossimo provvedimento utile ad assicurare tale incremento di risorse.
9/2936-A/173.Tenaglia, Lolli, D'Incecco, Ginoble, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 era previsto il finanziamento di 45 milioni di euro per la zona franca nella città de L'Aquila;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana anche rimodulando con un impegno economico maggiore l'iniziale finanziamento dei 45 milioni di euro già previsto,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di provvedere con il prossimo provvedimento utile ad assicurare tale incremento di risorse.
9/2936-A/173.(Testo modificato nel corso della seduta)Tenaglia, Lolli, D'Incecco, Ginoble, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009, prevedeva una indennità ai collaboratori coordinati e continuativi, ai titolari di rapporti agenzia e di rappresentanza commerciale, ai lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, iscritti a qualsiasi forma obbligatoria di previdenza e assistenza, operanti nei comuni individuati ai sensi dell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3754 del 9 aprile 2009, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici;
tale indennità di 800 euro è stata erogata per soli 3 mesi;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziare la proroga per coloro che avessero la possibilità di attestare la mancata ripresa della loro attività a causa del sisma,

impegna il Governo

a provvedere con il prossimo provvedimento utile ad assicurare tale proroga dell'intervento.
9/2936-A/174.Ginoble, Lolli, D'Incecco, Tenaglia, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009, prevedeva una indennità ai collaboratori coordinati e continuativi, ai titolari di rapporti agenzia e di rappresentanza commerciale, ai lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, iscritti a qualsiasi forma obbligatoria di previdenza e assistenza, operanti nei comuni individuati ai sensi dell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3754 del 9 aprile 2009, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici;
tale indennità di 800 euro è stata erogata per soli 3 mesi;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziare la proroga per coloro che avessero la possibilità di attestare la mancata ripresa della loro attività a causa del sisma,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di provvedere con il prossimo provvedimento utile ad assicurare tale proroga dell'intervento.
9/2936-A/174.(Testo modificato nel corso della seduta)Ginoble, Lolli, D'Incecco, Tenaglia, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
il centro storico de L'Aquila risulta ancora in gran parte inaccessibile, il suo patrimonio pubblico e privato insieme ai centri storici di altri comuni rischia di divenire irrecuperabile;
anche le aspettative di adozioni internazionali di parte dei monumenti dell'Aquila sono andate deluse. Dal vertice dei G8 sono, infatti, emersi poco più che impegni teorici a fronte di 1.700 edifici pubblici e privati da tutelare;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziarie l'opera di ricostruzione dei centri storici, in particolare di quello dell'Aquila, coordinandosi con le autorità locali,

impegna il Governo

ad individuare le opportune risorse finanziarie, anche in un percorso pluriennale, volte ad assicurare l'integrale ricostruzione del tessuto urbano dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009 prevedendo, inoltre, specifici stanziamenti destinati a far fronte ai costi di recupero integrale dei centri storici e del patrimonio storico-artistico pubblico e privato.
9/2936-A/175.D'Incecco, Lolli, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
il centro storico de L'Aquila risulta ancora in gran parte inaccessibile, il suo patrimonio pubblico e privato insieme ai centri storici di altri comuni rischia di divenire irrecuperabile;
anche le aspettative di adozioni internazionali di parte dei monumenti dell'Aquila sono andate deluse. Dal vertice dei G8 sono, infatti, emersi poco più che impegni teorici a fronte di 1.700 edifici pubblici e privati da tutelare;
la mozione 1-00244 approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare risorse destinate a finanziarie l'opera di ricostruzione dei centri storici, in particolare di quello dell'Aquila, coordinandosi con le autorità locali,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di individuare le opportune risorse finanziarie, anche in un percorso pluriennale, volte ad assicurare l'integrale ricostruzione del tessuto urbano dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009 prevedendo, inoltre, specifici stanziamenti destinati a far fronte ai costi di recupero integrale dei centri storici e del patrimonio storico-artistico pubblico e privato.
9/2936-A/175.(Testo modificato nel corso della seduta)D'Incecco, Lolli, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
la città di Venezia e il sistema lagunare e territoriale che la comprende rappresentano uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo, una delle zone umide più ricche del pianeta ed uno dei siti industriali ancor oggi più importanti d'Italia;
la legislazione speciale per Venezia rappresenta un indispensabile strumento legislativo per regolare, tra l'altro, i flussi finanziari necessari a sostenere la salvaguardia ed il delicato equilibrio del complesso sopra descritto;
la sola città di Venezia ed i comuni che si affacciano sulla gronda lagunare non sono in grado di far fronte con le sole proprie risorse a tale imponente impegno che rappresenta un vero interesse generale;
il Comune di Venezia è creditore verso lo Stato di impegni finanziari a questo fine già deliberati,

impegna il Governo

a consentire agli enti locali assegnatari di contributi pluriennali anche pregressi stanziati per le finalità di cui alla legge 5 febbraio 1992 n. 139, di calcolare i saldi dell'anno 2007 e del triennio 2009-2011 ai fini della determinazione degli obiettivi di saldo finanziario stabiliti dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, computando nel medesimo esercizio sia i pagamenti per gli interventi effettuati che gli incassi dei relativi finanziamenti ancorché già avvenuti in esercizi precedenti.
9/2936-A/176.Baretta, Martella, Murer, Viola.

La Camera,
premesso che:
la città di Venezia e il sistema lagunare e territoriale che la comprende rappresentano uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo, una delle zone umide più ricche del pianeta ed uno dei siti industriali ancor oggi più importanti d'Italia;
la legislazione speciale per Venezia rappresenta un indispensabile strumento legislativo per regolare, tra l'altro, i flussi finanziari necessari a sostenere la salvaguardia ed il delicato equilibrio del complesso sopra descritto;
la sola città di Venezia ed i comuni che si affacciano sulla gronda lagunare non sono in grado di far fronte con le sole proprie risorse a tale imponente impegno che rappresenta un vero interesse generale;
il Comune di Venezia è creditore verso lo Stato di impegni finanziari a questo fine già deliberati,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di consentire agli enti locali assegnatari di contributi pluriennali anche pregressi stanziati per le finalità di cui alla legge 5 febbraio 1992 n. 139, di calcolare i saldi dell'anno 2007 e del triennio 2009-2011 ai fini della determinazione degli obiettivi di saldo finanziario stabiliti dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, computando nel medesimo esercizio sia i pagamenti per gli interventi effettuati che gli incassi dei relativi finanziamenti ancorché già avvenuti in esercizi precedenti.
9/2936-A/176.(Testo modificato nel corso della seduta)Baretta, Martella, Murer, Viola.

La Camera,
considerato che:
con il comma 202 dell'articolo 2, introdotto con il maxi emendamento del relatore, è stato introdotto un incremento e un ampliamento dei cosiddetto «contributo unificato» (vale a dire la tassa sui processi): si tratta di aumento che andrà a gravare comunque e sempre sui cittadini;
il pagamento del contributo unificato di iscrizione al ruolo, fino ad ora, è stato dovuto nei processi civili e nel processo amministrativo, mentre ne risultavano esenti i procedimenti in materia di lavoro e di previdenza ed assistenza obbligatoria;
con la previsione in questione, viene modificata la legge 2 aprile 1958 n. 319, che riguarda proprio l'esonero da ogni spesa e tassa per i giudizi di lavoro: con la nuova formulazione, anche per queste controversie sarà dovuto il «contributo unificato»;
siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di spugna, che ha di fatto cancellato la gratuità del processo del lavoro, introducendo, un'odiosa tassa che colpisce le fasce più esposte alla crisi: si tratta infatti di una norma che ricadrà pressoché esclusivamente sui lavoratori, sui pensionati e sugli invalidi, che dovranno d'ora in poi pagare per poter agire in giudizio per la tutela dei propri diritti, tutto ciò mentre il Governo annuncia interventi in favore delle fasce più deboli ed in un momento di profonda crisi economica;
la gratuità e l'esonero da ogni spesa e tassa per i giudizi di lavoro e previdenziali ha fino ad ora, infatti, rappresentato un vero e proprio diritto da tutelare: cancellare la gratuità del processo del lavoro costituisce una grave lesione anche alla libertà di tutela che ai lavoratori viene prestata gratuitamente dalle loro organizzazioni sindacali di appartenenza;
il tentativo di cancellare la gratuità dei processi di lavoro era già stato fatto un anno fa, con l'art. 26 della legge in materia di lavori usuranti, collegato alla Finanziaria, prontamente cancellato dal Governo con un successivo decreto legge,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere ulteriori iniziative normative volte a rivedere la disciplina relativa alle spese di giustizia, in una direzione più favorevole ai cittadini e ai lavoratori, al fine di garantire a tutti ed in particolare alle fasce più esposte di poter agire in giudizio per la tutela dei propri diritti.
9/2936-A/177.Ferranti, Baretta, Samperi, Tenaglia, Cavallaro, Capano, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Melis, Pollastrini, Rossomando, Tidei, Touadi, Vaccaro, Andrea Orlando, Amici, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Miglioli, Mosca, Rampi Santagata, Schirru.

La Camera,
esaminata la manovra di bilancio per gli anni 2010-2013;
premesso che:
più volte è stata manifestata l'esigenza dai comuni costieri di poter disporre di risorse adeguate per la protezione dell'ambiente costiero, per la tutela del paesaggio e per l'esercizio delle funzioni in materia di demanio turistico, essendo largamente insufficiente la compartecipazione al gettito dell'imposta regionale sui canoni demaniali marittimi;
il tema di adeguate risorse per i comuni è considerato anche dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, che all'articolo 2, individua «l'autonomia di entrata e di spesa e maggiore responsabilizzazione amministrativa, finanziaria e contabile di tutti i livelli di governo, nonché l'attribuzione di risorse autonome ai comuni, alle province e alle regioni, in relazione alle rispettive competenze, secondo il principio di territorialità»;
già con precedenti disposizioni si è prevista la possibilità di una compartecipazione degli enti locali al gettito derivante da alcuni canoni demaniali marittimi

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di riconoscere ai comuni, in analogia a quanto previsto dall'articolo 1, comma 584 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, una quota delle risorse derivante dall'applicazione dei canoni demaniali marittimi ai rispettivi comuni, in ragione del loro impegno a difesa dell'ambiente e del paesaggio.
9/2936-A/178.Viola.

La Camera,
in sede di esame nell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2010, e in particolare nell'esame delle proposte di attuazione e modifica relative alla normativa sulle provvidenze alle vittime del terrorismo, facendo seguito all'ordine del giorno 9/1713/14 approvato dalla Camera il 13 novembre 2008 ed all'ordine del giorno A.S. 1817 approvato dal Senato il 13 novembre 2007 che avevano impegnato gli esecutivi in carica senza alcun riscontro ad oggi positivo;
tali proposte sono il risultato di sintesi dei numerosi incontri che le Associazioni delle vittime del terrorismo e dei loro familiari hanno avuto con rappresentanti del precedente Governo e dell'attuale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nello specifico, si tratta dell'attuazione di norme pensionistiche agevolative, e corresponsioni di trattamenti di fine rapporto, per i già pensionati al 26 agosto 2004, con decorrenza dalla stessa data per tutte le categorie ancorché introdotte con norme successive alla legge n. 206/2004, prevedendo anche congrui ed uniformi riadeguamenti delle basi di calcolo con criteri semplificati ed uniformi, procedure accelerate di restituzioni fiscali su ogni imposta non dovuta;
l'adeguamento delle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori in attività da applicarsi alla data del pensionamento ovvero alla data del 26 agosto 2004, per i già pensionati alla stessa data, stabilendo altresì per tutti i pensionati, a regime, congrui criteri di rivalutazione semplificati su base annuale; della completa estensione dei diversi benefici pensionistici sui trattamenti diretti riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi ancora in vita; l'equiparazione dei familiari delle vittime invalide dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, a prescindere dalla data in cui si sono verificati gli eventi terroristici; della completa estensione dei diversi benefici, fra cui gli assegni vitalizi, riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi con inabilità non inferiore al 25 per cento; della fruizione dei benefici pensionistici agli invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento prescindendo dalla data di apertura della titolarità della posizione assicurativa; del riconoscimento di uno speciale assegno integrativo di 500 euro mensili per le vittime, con invalidità oltre il 50 per cento e che non abbiano una posizione assicurativa obbligatoria diretta; della riliquidazione delle provvidenze sulla base dei valori nominali previsti dalle nuove e vecchie norme; della rivalutazione delle percentuali di invalidità in sede di aggravamento con la valutazione anche del danno biologico e morale con la determinazione di una percentuale onnicomprensiva pari al raddoppio della percentuale di invalidità riscontrata in sede di aggravamento fisico; dei rimborso delle spese sanitarie private per le patologie invalidanti agli invalidi in percentuale pari o superiore al 25 per cento del patrocinio delle vittime a totale carico dello Stato con pagamento diretto al patrocinatore della singola causa; la soppressione di ogni termine per la costituzione in giudizio della vittima; dei congelamento dei requisiti in vigore al 31 dicembre 2007, per la pensione di anzianità e vecchiaia stabiliti dai singoli enti pensionistici; della ritrascrizione delle norme riguardanti il collocamento preferenziale e delle borse di studio, riadeguandone importi e procedure, a favore dei familiari degli invalidi e dei caduti.

impegna il Governo

ad adottare le misure opportune atte a recepire tali proposte nel prossimo provvedimento utile al fine di rispettare gli impegni assunti con gli ordini del giorno citati in premessa e quelli con le Associazioni delle vittime del terrorismo per dare definitiva soluzione a situazioni decorrenti dal 1961 e definitiva attuazione a leggi inattuate nonché a problemi che da troppo tempo sono all'attenzione del Parlamento.
9/2936-A/179.Rossa, Lenzi.

La Camera,
in sede di esame nell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2010, e in particolare nell'esame delle proposte di attuazione e modifica relative alla normativa sulle provvidenze alle vittime del terrorismo, facendo seguito all'ordine del giorno 9/1713/14 approvato dalla Camera il 13 novembre 2008 ed all'ordine del giorno A.S. 1817 approvato dal Senato il 13 novembre 2007 che avevano impegnato gli esecutivi in carica senza alcun riscontro ad oggi positivo;
tali proposte sono il risultato di sintesi dei numerosi incontri che le Associazioni delle vittime del terrorismo e dei loro familiari hanno avuto con rappresentanti dei precedente Governo e dell'attuale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nello specifico, si tratta dell'attuazione di norme pensionistiche agevolative, e corresponsioni di trattamenti di fine rapporto, per i già pensionati al 26 agosto 2004, con decorrenza dalla stessa data per tutte le categorie ancorché introdotte con norme successive alla legge n. 206/2004, prevedendo anche congrui ed uniformi riadeguamenti delle basi di calcolo con criteri semplificati ed uniformi, procedure accelerate di restituzioni fiscali su ogni imposta non dovuta;
l'adeguamento delle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori in attività da applicarsi alla data del pensionamento ovvero alla data del 26 agosto 2004, per i già pensionati alla stessa data, stabilendo altresì per tutti i pensionati, a regime, congrui criteri di rivalutazione semplificati su base annuale; della completa estensione dei diversi benefici pensionistici sui trattamenti diretti riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi ancora in vita; l'equiparazione dei familiari delle vittime invalide dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, a prescindere dalla data in cui si sono verificati gli eventi terroristici; della completa estensione dei diversi benefici, fra cui gli assegni vitalizi, riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi con inabilità non inferiore al 25 per cento; della fruizione dei benefici pensionistici agli invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento prescindendo dalla data di apertura della titolarità della posizione assicurativa; del riconoscimento di uno speciale assegno integrativo di 500 euro mensili per le vittime, con invalidità oltre il 50 per cento e che non abbiano una posizione assicurativa obbligatoria diretta; della riliquidazione delle provvidenze sulla base dei valori nominali previsti dalle nuove e vecchie norme; della rivalutazione delle percentuali di invalidità in sede di aggravamento con la valutazione anche del danno biologico e morale con la determinazione di una percentuale onnicomprensiva pari al raddoppio della percentuale di invalidità riscontrata in sede di aggravamento fisico; dei rimborso delle spese sanitarie private per le patologie invalidanti agli invalidi in percentuale pari o superiore al 25 per cento del patrocinio delle vittime a totale carico dello Stato con pagamento diretto al patrocinatore della singola causa; la soppressione di ogni termine per la costituzione in giudizio della vittima; dei congelamento dei requisiti in vigore al 31 dicembre 2007, per la pensione di anzianità e vecchiaia stabiliti dai singoli enti pensionistici; della ritrascrizione delle norme riguardanti il collocamento preferenziale e delle borse di studio, riadeguandone importi e procedure, a favore dei familiari degli invalidi e dei caduti.

impegna il Governo

compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica ad adottare le misure opportune atte a recepire tali proposte nel prossimo provvedimento utile al fine di rispettare gli impegni assunti con gli ordini del giorno citati in premessa e quelli con le Associazioni delle vittime del terrorismo per dare definitiva soluzione a situazioni decorrenti dal 1961 e definitiva attuazione a leggi inattuate nonché a problemi che da troppo tempo sono all'attenzione del Parlamento.
9/2936-A/179.(Testo modificato nel corso della seduta)Rossa, Lenzi.

La Camera,
esaminata la manovra di bilancio per gli anni 2010-2013;
premesso che:
la stabilizzazione e lo stanziamento delle risorse necessarie alla prosecuzione delle attività lavorative per i lavoratori Lsu, Co.Co.Co. e cooperative ex Lsu, nonché per i lavoratori degli appalti storici, transitati dagli enti locali allo Stato, rappresenta una delle tante emergenze del settore della scuola;
tali lavoratori svolgono compiti e funzioni Ata e sono indispensabili per il funzionamento di molti istituti scolastici; la cessazione dei contratti di tali lavoratori comporterebbe un danno serio per le istituzioni scolastiche, che rischierebbero nella maggior parte dei casi la chiusura;

impegna il Governo:

a valutare la necessità della stabilizzazione di tale personale.
9/2936-A/180.Siragusa, Antonino Russo.

La Camera,
premesso che:
l'Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l'intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, con un immenso prezzo pagato in termini di vite umane e di costi per la collettività;
i terremoti che hanno colpito la penisola hanno causato danni economici consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di euro, che sono stati impiegati per il ripristino e la ricostruzione post-evento; a ciò si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale;
nonostante ciò, come è stato più volte ribadito dai massimi esperti in materia, incluso il capo della Protezione civile, gran parte del patrimonio edilizio italiano è di qualità scadente, lontana dagli standard antisismici indispensabili nel nostro Paese;
è necessario avviare sin da ora un piano straordinario di consolidamento e miglioramento sismico degli edifici pubblici e privati, come è stato evidenziato nei giorni successivi al sisma in Abruzzo, non solo per mettere in sicurezza gran parte della popolazione, ma anche per rilanciare un'economia legata all'edilizia di qualità, attivare il sistema delle piccole e medie imprese e produrre, infine, un rilevante effetto sul terreno occupazionale;
al di là della necessità di prevedere obblighi di carattere normativo per gli edifici di nuova realizzazione, è indispensabile agevolare l'esecuzione di interventi di adeguamento e miglioramento antisismico degli edifici di proprietà privata collocati nelle zone a media ed alta sismicità, attraverso la concessione di una detrazione di imposta del 55 per cento a beneficio dei proprietari degli immobili;
già lo scorso giugno il Governo si era impegnato, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/2468/66, presentato proprio durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo, ad estendere le agevolazioni del 55 per cento agli interventi di messa in sicurezza sismica degli immobili;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare le risorse finanziarie necessarie per consentire l'ampliamento delle agevolazioni fiscali già previste per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici anche agli interventi antisismici, privilegiando interventi di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio, senza produrre ulteriore consumo di territorio.
9/2936-A/181.Realacci, Mariani, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
nella legislazione attuale sono presenti molteplici misure volte a favorire la domanda di prodotti e a promuovere comportamenti ecocompatibili, misure che hanno innescato un circolo virtuoso nei settori economici coinvolti, favorendo non solo un miglioramento degli standard ambientali (soprattutto nei consumi energetici, nelle costruzioni, negli elettrodomestici, nel ciclo dei rifiuti, nelle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto), ma anche l'occupazione e l'emersione del lavoro nero nelle aziende interessate;
in questo contesto, la crescita delle zone verdi nelle città rappresenta la possibilità di ottenere sia risparmi energetici che recupero dei microclima urbano, affrontando contestualmente la regolazione dei flussi delle acque piovane e la riduzione dell'inquinamento dell'aria;
esiste un elemento che, per sua natura, trasforma l'aria inquinata in aria sana e respirabile: sono le piante. Più aumentano le piante, più diminuisce l'inquinamento. Le nostre città abbondano di spazi inutilizzati da trasformare in giardino. I tetti delle case, dei palazzi sono spazi aperti ai quali nessuno pensa e che possono diventare delle vere e proprie oasi di verde nelle nostre città congestionate;
il verde pensile presenta numerosi vantaggi, non solo dal punto di vista estetico, ma anche funzionale ed economico. La realtà dei tetti-giardino rappresenta oggi un concreto, efficace e conveniente sistema contro l'inquinamento dell'aria ed elettromagnetico, per il risparmio energetico e per il miglioramento della qualità della vita, che si può avvalere dell'esperienza già avanzata in Paesi come la Germania, il Giappone, gli Usa, il Canada. I dati dell'esperienza tedesca portano a considerare la copertura a verde, rispetto a quella tradizionale, economicamente non solo paritaria, ma addirittura vantaggiosa, se considerata nella durata;
è importante sottolineare che i giardini pensili e il verde pensile in generale si avvalgono di materiali di ultima generazione: rappresentano, quindi, uno di quei settori di punta della ricerca e dell'innovazione tecnologica che vanno sostenti e valorizzati per le loro ricadute ambientali e occupazionali;

impegna il Governo

a promuovere, attraverso campagne informative e l'individuazione di incentivi ad hoc, la conoscenza e la diffusione del verde pensile nelle città.
9/2936-A/182.Bocci.

La Camera,
premesso che:
la concomitanza con il vertice di Copenaghen rende ancora più attuale l'esigenza di una riflessione sull'opportunità di investire nel risparmio energetico e nella produzione di energie rinnovabili, al fine di garantire il rispetto dell'obiettivo di riduzione del 20 per cento delle emissioni climalteranti e quello dell'incremento, sempre del 20 per cento, della produzione energetica da fonti rinnovabili, stabiliti in ambito comunitario;
a causa di una scarsa attenzione alla qualità dell'edilizia, nonché della diffusa violazione delle norme urbanistiche, il patrimonio abitativo italiano è decisamente «energivoro» e contribuisce attualmente per oltre il 35 per cento alle emissioni di anidride carbonica nazionali;
sia il mondo ambientalista sia la parte più illuminata dell'imprenditoria del settore edilizio spingono affinché venga stabilizzato, o almeno prorogato, il meccanismo di incentivazione degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici;
alla luce di una preoccupante crisi economica appare evidente la necessità di affiancare alla stabilizzazione degli incentivi, un ulteriore sostegno da parte dello Stato a quei cittadini che decidano di investire nell'efficientazione energetica della propria abitazione;
uno strumento che potrebbe contribuire alla diffusione di interventi che permettano di migliorare la qualità degli edifici sotto il profilo energetico è quello dell'introduzione di un «ecoprestito», per la concessione di prestiti agevolati a tasso zero per gli interventi previsti ai commi 344 e seguenti dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di stabilizzare o, in subordine, di prorogare per un triennio gli incentivi fiscali per ristrutturazioni edilizie di immobili con tecnologie ecologiche e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, previsti dalla legge finanziaria per il 2007 e, contestualmente, studiare un meccanismo di finanziamento agevolato che estenda il più possibile l'opportunità di avvalersi degli incentivi.
9/2936-A/183.Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
nelle tabelle A e B del disegno di legge finanziaria non sono previsti stanziamenti per il Ministero delle infrastrutture e trasporti per gli esercizi finanziari 2010 e 2011, tale scelta pregiudica qualsiasi intervento per il futuro;
sono stati completamente azzerati gli stanziamenti pari oltre 1,5 miliardi a favore dell'Anas per investimenti disposti dal Governo Prodi, così ad oggi lo stanziamento per ANAS è passato da 3 miliardi nel 2008 a 1,5 miliardi nel 2009 e a 300 milioni per il 2010, mentre la propaganda del Governo annuncia investimenti strabilianti nel settore infrastrutture;
l'azzeramento dei trasferimenti all'Anas colpisce, in modo consistente, l'adeguamento della viabilità ordinaria alle necessità di sviluppo e di potenziamento infrastrutturale delle aree a forte concentrazione di attività economiche, sopratutto per le piccole e medie imprese e per le aziende artigianali, nonché la sicurezza di tratti stradali di particolare pericolosità;

impegna il Governo

ad individuare le risorse necessarie per garantire all'ANAS la possibilità di mantenere in ottimali condizioni di efficienza e sicurezza la rete stradale di propria competenza;
a reperire ulteriori finanziamenti per le finalità di cui all'articolo 1, comma 1026, della legge n. 296 del 2006, con particolare riferimento alla realizzazione di un programma di investimenti per lo sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture.
9/2936-A/184.Martella, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
nelle tabelle A e B del disegno di legge finanziaria non sono previsti stanziamenti per il Ministero delle infrastrutture e trasporti per gli esercizi finanziari 2010 e 2011, tale scelta pregiudica qualsiasi intervento per il futuro;
sono stati completamente azzerati gli stanziamenti pari oltre 1,5 miliardi a favore dell'Anas per investimenti disposti dal Governo Prodi, così ad oggi lo stanziamento per ANAS è passato da 3 miliardi nel 2008 a 1,5 miliardi nel 2009 e a 300 milioni per il 2010, mentre la propaganda del Governo annuncia investimenti strabilianti nel settore infrastrutture;
l'azzeramento dei trasferimenti all'Anas colpisce, in modo consistente, l'adeguamento della viabilità ordinaria alle necessità di sviluppo e di potenziamento infrastrutturale delle aree a forte concentrazione di attività economiche, sopratutto per le piccole e medie imprese e per le aziende artigianali, nonché la sicurezza di tratti stradali di particolare pericolosità;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare le risorse necessarie per garantire all'ANAS la possibilità di mantenere in ottimali condizioni di efficienza e sicurezza la rete stradale di propria competenza;
a valutare l'opportunità di reperire ulteriori finanziamenti per le finalità di cui all'articolo 1, comma 1026, della legge n. 296 del 2006, con particolare riferimento alla realizzazione di un programma di investimenti per lo sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture.
9/2936-A/184.(Testo modificato nel corso della seduta)Martella, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
la bonifica delle aree inquinate, oltre a costituire uno strumento indispensabile per la tutela delle risorse ambientali e della salute dell'uomo, riveste un ruolo fondamentale ai fini della valorizzazione del territorio e dello sviluppo socio-economico dello stesso;
la dimensione del problema delle bonifiche è estremamente rilevante in Italia: nel nostro Paese, secondo le stime fornite dall'ISPRA nell'Annuario dei dati ambientali del 2008, le aree potenzialmente inquinate sono 15033, delle quali appena 1306 risultano essere state bonificate;
sono necessarie ingenti risorse per consentire il completamento di tutti gli interventi di bonifica di cui il territorio ha bisogno ed è indispensabile avviare da subito un efficace programma di azione;

impegna il Governo

a prevedere nuovi e adeguati stanziamenti per intraprendere i processi di bonifica previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dal decreto legislativo correttivo n. 4 del 2008.
9/2936-A/185.Bratti, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
la regione Calabria e, in particolare, la provincia di Crotone rappresenta una delle zone del territorio italiano a più elevato rischio idrogeologico;
lo stesso progetto IFFI (inventario dei fenomeni franosi in Italia), il cui obiettivo era quella di ottenere una conoscenza globale del territorio nazionale, cercando di uniformare il più possibile i criteri di interpretazione e di definizione dei fenomeni franosi, ha evidenziato la diffusa fragilità del territorio crotonese;
secondo i dati del citato rapporto nella provincia di Crotone sono stati individuati ben 409 punti identificativi del fenomeno franoso, con 78 aree soggette a rischio frana, per un'estensione totale di territorio che supera i 40 chilometri quadrati;
a rendere più preoccupante il quadro al dato statistico si aggiungono le emergenze concrete, che nelle ultime settimane hanno dato luogo a situazioni molto critiche, come le frane che hanno colpito i comuni di Roccabernarda e quello di Cirò, con comprensibili pericoli e disagi per la popolazione;

impegna il Governo

ad individuare ulteriori e adeguate risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, stabilendo diversi meccanismi di attribuzione delle stesse al fine di garantire che la distribuzione avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della Calabria e, in particolare, della provincia di Crotone.
9/2936-A/186.Oliverio.

La Camera,
premesso che:
la regione Calabria e, in particolare, la provincia di Crotone rappresenta una delle zone del territorio italiano a più elevato rischio idrogeologico;
lo stesso progetto IFFI (inventario dei fenomeni franosi in Italia), il cui obiettivo era quella di ottenere una conoscenza globale del territorio nazionale, cercando di uniformare il più possibile i criteri di interpretazione e di definizione dei fenomeni franosi, ha evidenziato la diffusa fragilità del territorio crotonese;
secondo i dati del citato rapporto nella provincia di Crotone sono stati individuati ben 409 punti identificativi del fenomeno franoso, con 78 aree soggette a rischio frana, per un'estensione totale di territorio che supera i 40 chilometri quadrati;
a rendere più preoccupante il quadro al dato statistico si aggiungono le emergenze concrete, che nelle ultime settimane hanno dato luogo a situazioni molto critiche, come le frane che hanno colpito i comuni di Roccabernarda e quello di Cirò, con comprensibili pericoli e disagi per la popolazione;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di individuare ulteriori e adeguate risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, stabilendo diversi meccanismi di attribuzione delle stesse al fine di garantire che la distribuzione avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della Calabria e, in particolare, della provincia di Crotone.
9/2936-A/186.(Testo modificato nel corso della seduta)Oliverio.

La Camera,
premesso che:
va tenuto conto della grave crisi occupazionale che coinvolge circa 200 ricercatori, tecnici ed amministrativi precari dell'ISPRA ancora in servizio al 30 ottobre 2009 e circa 250 non rinnovati nel mese di giugno 2009;
va considerata la presenza di finanziamenti atti a rinnovare la quasi totalità del personale precario in oggetto, in relazione alla natura subordinata della tipologia di lavoro svolto quotidianamente dal personale precario in Ispra;
va sottolineato che la dotazione organica, anche in termini economici, consentirebbe la stabilizzazione di tutto questo personale;

impegna il Governo

a valutare l'ipotesi di rinnovare con contratto di tipo subordinato il servizio al personale precario Ispra e congiuntamente ad avviare un piano triennale di assunzioni che consenta, tenendo conto dell'esperienza acquisita, la stabilizzazione di detto personale;
a favorire la riorganizzazione della struttura amministrativa Ispra per migliorare la funzionalità della ricerca pubblica espletata dall'ente.
9/2936-A/187.Esposito, Vannucci, Mariani, Damiano, Bratti, Realacci, Bocci, Braga, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti, Madia, Schirru, Rampi, Bellanova, Gatti, Mogherini Rebesani.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in oggetto all'articolo 2, comma 95, prevede che, a decorrere dal 2010, il versamento da parte dell'Inps nell'apposito capitolo n. 3331 del bilancio dello Stato, delle risorse accertate del fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei Tfr;
ciò vuol dire che il Tfr dei lavoratori verrà utilizzato per coprire la situazione debitoria dello Stato, con particolare riferimento alle spese di parte corrente;
già in occasione della legge finanziaria per il 2007, si prevedeva che le risorse affluite all'Inps del Tfr non destinate ai fondi di previdenza, potessero finanziare investimenti strutturali, dunque opere pubbliche, ma con la norma di cui al presente provvedimento si opera un cambio di destinazione: la cifra prelevata dall'Inps viene riversata sul Fondo grandi eventi e quindi utilizzata a copertura di spese di parte corrente;
nessuna garanzia, inoltre, che gli oltre 3 miliardi prelevati dal Tfr dei lavoratori tornino poi agli effettivi destinatari e che il deficit prodotto nel e casse dell'Inps venga effettivamente ripianato;

impegna il Governo

ad indicare con certezza temi e modi di restituzione degli oltre 3 miliardi di euro prelevati dal fondo per il Tfr dei lavoratori affinché questi ultimi abbiano certezza delle risorse a loro destinate, comunicando altresì alle competenti Commissioni parlamentari le modalità di restituzione delle stesse.
9/2936-A/188.Gatti, Damiano, Bellanova, Beretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru, Romano.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 2, comma 135 alla lettera c), prevede: «Un incentivo tra i 2500 e i 5000 euro per l'assunzione, con contratto a tempo indeterminato, d'inserimento al lavoro o termine non inferiore a 12 mesi, dei lavoratori disabili iscritti nelle liste speciali che presentino particolari caratteristiche e difficoltà d'inserimento nel ciclo lavorativo ordinario»;
l'incentivo economico non è finalizzato al collocamento mirato (come previsto dalla legge n. 68 del 1999) e, quindi, a misure volte alla formazione e alla stabilizzazione sul posto di lavoro del disabile ma alla attività di intermediazione. Il premio viene fornito anche per assunzioni con contratto di lavoro a tempo determinato di breve durata (12 mesi), consentendo alle agenzie di collocamento privato di godere del premio anche ripetutamente per i medesimi soggetti collocati e per i medesimi datori di lavoro;
i lavoratori disabili, a differenza di altre fasce di lavoratori svantaggiati, hanno un sistema legale di collocamento obbligatorio, che già prevede incentivi ai datori di lavoro che assumono disabili con particolari difficoltà d'inserimento. La legge n. 68 del 1999 prevede, infatti: «collocamento mirato» (articolo 2); convenzioni d'integrazione lavorativa (articolo 11); convenzioni d'inserimento lavorativo temporaneo con finalità formative (articolo 12); convenzioni d'inserimento lavorativo (articolo 12-bis); incentivi alle assunzioni (articolo 13); fondo regionale per l'occupazione dei disabili (articolo 14);
va, inoltre, precisato che la individuazione dei soggetti con particolari caratteristiche e difficoltà d'inserimento nel ciclo lavorativo ordinario non avviene al momento dell'iscrizione ma nel successivo momento dell'inserimento lavorativo, ad opera dei servizi per l'impiego provinciali e dei servizi di inserimento lavorativo pubblici Asl, comuni ed altri, previo verifica del comitato tecnico di cui all'articolo 6 della legge n. 68 del 1999. In questo contesto risulta difficile individuare i disabili con particolare difficoltà di inserimento;
l'approvazione della disposizione contenuta alla lettera c) dell'articolo 2, comma 13 finirebbe dunque per creare un sistema parallelo e in qualche modo alternativo - alla vigente legge sul collocamento obbligatorio, senza le garanzie fornite dagli strumenti pubblici, assegnando cospicue risorse economiche, che potrebbero essere destinate al datore di lavoro per agevolare l'integrazione lavorativa del disabile, alle agenzie di intermediazione;

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicati della norma di cui all'articolo 2, comma 135, lettera c), al fine di adottare le eventuali iniziative volte ad uniformare la norma in oggetto con la normativa vigente, in materia di collocamento di laboratori disabili.
9/2936-A/189.Schirru, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata.

La Camera,
premesso che:
le istituzioni culturali ricomprese nella tabella prevista dalla legge n. 534 del 1996 che stabiliva, all'articolo 1, che, a decorrere dal 1o gennaio 1997, le istituzioni culturali in possesso di determinati requisiti (fissati per legge) fossero ammesse, a domanda, al contributo ordinario annuale dello Stato mediante l'inserimento in apposita tabella - espletano nel nostro Paese una elevata, preziosa funzione di approfondimento e definizione dei problemi della cultura, contribuendo a sviluppare la ricerca scientifica, ad organizzarne i risultati, a definirne in una dialettica costante temi e problemi cruciali, e consentono, altresì, il collegamento vitale tra il dibattito culturale italiano e quello dei principali paesi stranieri;
le pubblicazioni di elevato valore culturale per lo più espressione di tali istituzioni (individuate ai sensi della legge n. 67 del 1987, articolo 18) svolgono analoghe funzioni, caratterizzandosi come un patrimonio di grande rilevanza, cui corrisponde un folto pubblico di lettori non solo specialisti e un'incidenza nell'elaborazione intellettuale nel Paese;
da molti anni è assicurato, di conseguenza, a tali istituzioni e alle relative pubblicazioni un adeguato incentivo, attraverso specifici finanziamenti sul bilancio dello Stato atti ad assicurarne l'attività e, in qualche caso, la stessa sopravvivenza;
in ragione della attuale crisi però, sono stati operati tagli considerevoli al capitolo di bilancio relativo a tale finanziamento, con gravi ripercussioni sulla vita e l'attività delle istituzioni culturali; in particolare, per quanto riguarda le istituzioni culturali ex legge n. 534 del 1996, rispetto al 2008, la diminuzione è di circa 500.000,00, e ciò appare particolarmente incisivo considerando che già nel 2008 era stata operata una riduzione rispetto al precedente anno da 8.151.462,00 euro a 7.062.829,00 (circa 1 milione di euro); per quanto riguarda le pubblicazioni di elevato valore culturale per effetto del susseguirsi dei tagli di bilancio operato negli ultimi anni l'entità del fondo si è dimezzata, riducendosi da 2.068 milioni di euro (stanziamento originariamente previsto dalla legge e per altro mai incrementato) alla somma di 0,985 milioni di euro dell'anno 2008;

impegna il Governo

a trovare quanto prima le risorse necessarie a ripristinare i fondi destinati a questi fondamentali strumenti della vita culturale del paese.
9/2936-A/190.Melis, Ghizzoni, Bossa.

La Camera,
premesso che:
le istituzioni culturali ricomprese nella tabella prevista dalla legge n. 534 del 1996 che stabiliva, all'articolo 1, che, a decorrere dal 1o gennaio 1997, le istituzioni culturali in possesso di determinati requisiti (fissati per legge) fossero ammesse, a domanda, al contributo ordinario annuale dello Stato mediante l'inserimento in apposita tabella - espletano nel nostro Paese una elevata, preziosa funzione di approfondimento e definizione dei problemi della cultura, contribuendo a sviluppare la ricerca scientifica, ad organizzarne i risultati, a definirne in una dialettica costante temi e problemi cruciali, e consentono, altresì, il collegamento vitale tra il dibattito culturale italiano e quello dei principali paesi stranieri;
le pubblicazioni di elevato valore culturale per lo più espressione di tali istituzioni (individuate ai sensi della legge n. 67 del 1987, articolo 18) svolgono analoghe funzioni, caratterizzandosi come un patrimonio di grande rilevanza, cui corrisponde un folto pubblico di lettori non solo specialisti e un'incidenza nell'elaborazione intellettuale nel Paese;
da molti anni è assicurato, di conseguenza, a tali istituzioni e alle relative pubblicazioni un adeguato incentivo, attraverso specifici finanziamenti sul bilancio dello Stato atti ad assicurarne l'attività e, in qualche caso, la stessa sopravvivenza;
in ragione della attuale crisi però, sono stati operati tagli considerevoli al capitolo di bilancio relativo a tale finanziamento, con gravi ripercussioni sulla vita e l'attività delle istituzioni culturali; in particolare, per quanto riguarda le istituzioni culturali ex legge n. 534 del 1996, rispetto al 2008, la diminuzione è di circa 500.000,00, e ciò appare particolarmente incisivo considerando che già nel 2008 era stata operata una riduzione rispetto al precedente anno da 8.151.462,00 euro a 7.062.829,00 (circa 1 milione di euro); per quanto riguarda le pubblicazioni di elevato valore culturale per effetto del susseguirsi dei tagli di bilancio operato negli ultimi anni l'entità del fondo si è dimezzata, riducendosi da 2.068 milioni di euro (stanziamento originariamente previsto dalla legge e per altro mai incrementato) alla somma di 0,985 milioni di euro dell'anno 2008;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di trovare quanto prima le risorse necessarie a ripristinare i fondi destinati a questi fondamentali strumenti della vita culturale del paese.
9/2936-A/190.(Testo modificato nel corso della seduta)Melis, Ghizzoni, Bossa.

La Camera,
premesso che:
il quadro delle misure in materia di contributi all'editoria attende ancora un intervento organico di riordino e razionalizzazione, volto a definire norme chiare e condivise finalizzate a sostenere il pluralismo informativo e le iniziative giornalistiche realmente indipendenti e gli organi di informazione di formazioni politiche effettivamente rappresentative;
la riduzione degli stanziamenti finalizzati al sostegno dell'editoria finisce per penalizzare proprio le testate che meriterebbero un intervento del bilancio dello Stato;
le disposizioni contenute nella presente manovra, facendo venir meno il diritto soggettivo alla contribuzione pubblica, determinano un'ingiustificata incertezza delle risorse, compromettendo la possibilità di programmazione delle iniziative proprio di dette testate;

impegna il Governo

ad adottare con la massima tempestività misure volte a superare l'ingiustificata incertezza circa l'accesso alla contribuzione statale per l'editoria, nonché a definire, con il coinvolgimento delle parti interessate, un quadro normativo più equo, efficace e trasparente di sostegno per il settore, attraverso il nuovo regolamento e la tanto attesa riforma.
9/2936-A/191.Levi, De Biasi, Ghizzoni, Vannucci, Picierno, Nicolais, Mazzarella, Coscia, Rossa, Antonino Russo, De Pasquale, Bachelet, Siragusa, De Torre, Pes, Lolli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
il quadro delle misure in materia di contributi all'editoria attende ancora un intervento organico di riordino e razionalizzazione, volto a definire norme chiare e condivise finalizzate a sostenere il pluralismo informativo e le iniziative giornalistiche realmente indipendenti e gli organi di informazione di formazioni politiche effettivamente rappresentative;
la riduzione degli stanziamenti finalizzati al sostegno dell'editoria finisce per penalizzare proprio le testate che meriterebbero un intervento del bilancio dello Stato;
le disposizioni contenute nella presente manovra, facendo venir meno il diritto soggettivo alla contribuzione pubblica, determinano un'ingiustificata incertezza delle risorse, compromettendo la possibilità di programmazione delle iniziative proprio di dette testate;

impegna il Governo

ad adottare misure volte a superare l'incertezza circa l'accesso alla contribuzione statale per l'editoria, nonché a definire, con il coinvolgimento delle parti interessate, un quadro normativo più equo, efficace e trasparente di sostegno per il settore, attraverso il nuovo regolamento e la tanto attesa riforma.
9/2936-A/191.(Testo modificato nel corso della seduta)Levi, De Biasi, Ghizzoni, Vannucci, Picierno, Nicolais, Mazzarella, Coscia, Rossa, Antonino Russo, De Pasquale, Bachelet, Siragusa, De Torre, Pes, Lolli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
il Fondo unico per spettacolo (Fus), istituito con la legge n. 163 del 1985, è lo strumento finanziano attraverso i quale lo Stato sostiene le attività del settore spettacolo, sia del cinema che dello spettacolo dal vivo;
la gestione del Fondo consente, infatti, di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero;
lo spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250.000 addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze e l'esiguità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto e il sistema dei diritti e degli ammortizzatori sociali;
ancora una volta, la manovra finanziaria proposta dall'attuale Governo si caratterizza per lontananza e disinteresse nei confronti del mondo dello spettacolo, se si considera che la previsione di spesa per il prossimo anno si attesta a oltre 120 milioni in meno di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi;
il protrarsi di una situazione di inadeguatezza e scarsità di stanziamenti per la produzione e l'industria dello spettacolo italiani potrebbero determinare, di fatto, la chiusura di interi settori di attività che, al contrario, sono da considerare strategici per la ripresa del Paese e necessitano di adeguatezza progettuale, sia in termini di finanziamento, sia in termini di programmazione e di politica di interventi;
nonostante le molteplici sollecitazioni provenienti dai diversi schieramenti politici, i provvedimenti sin qui adottati non sembrano cogliere la gravità della situazione che si sta determinando in un comparto così cruciale per la cultura e la stessa identità nazionale;

impegna il Governo

ad attuare una politica complessiva a sostegno del settore dello spettacolo e a predisporre ulteriori iniziative normative volte a individuare risorse aggiuntive.
9/2936-A/192.De Biasi, Ghizzoni, Picierno, Nicolais, Mazzarella, Coscia, Rossa, Antonino Russo, De Pasquale, Levi, Bachelet, Siragusa, De Torre, Pes, Lolli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
il Fondo unico per spettacolo (Fus), istituito con la legge n. 163 del 1985, è lo strumento finanziano attraverso i quale lo Stato sostiene le attività del settore spettacolo, sia del cinema che dello spettacolo dal vivo;
la gestione del Fondo consente, infatti, di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero;
lo spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250.000 addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze e l'esiguità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto e il sistema dei diritti e degli ammortizzatori sociali;
ancora una volta, la manovra finanziaria proposta dall'attuale Governo si caratterizza per lontananza e disinteresse nei confronti del mondo dello spettacolo, se si considera che la previsione di spesa per il prossimo anno si attesta a oltre 120 milioni in meno di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi;
il protrarsi di una situazione di inadeguatezza e scarsità di stanziamenti per la produzione e l'industria dello spettacolo italiani potrebbero determinare, di fatto, la chiusura di interi settori di attività che, al contrario, sono da considerare strategici per la ripresa del Paese e necessitano di adeguatezza progettuale, sia in termini di finanziamento, sia in termini di programmazione e di politica di interventi;
nonostante le molteplici sollecitazioni provenienti dai diversi schieramenti politici, i provvedimenti sin qui adottati non sembrano cogliere la gravità della situazione che si sta determinando in un comparto così cruciale per la cultura e la stessa identità nazionale;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di attuare una politica complessiva a sostegno del settore dello spettacolo e a predisporre ulteriori iniziative normative volte a individuare risorse aggiuntive.
9/2936-A/192.(Testo modificato nel corso della seduta)De Biasi, Ghizzoni, Picierno, Nicolais, Mazzarella, Coscia, Rossa, Antonino Russo, De Pasquale, Levi, Bachelet, Siragusa, De Torre, Pes, Lolli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
l'apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia, nonché per i profili di carattere finanziario, di cui al comma 229 dell'articolo del disegno di legge finanziaria per il 2010 deve garantire la realizzazione delle condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole;

impegna il Governo

ad individuare in sede di Conferenza unificata, tenendo conto di tale atto di indirizzo, tutti gli interventi di immediata realizzabilità ai fini dell'attuazione, fino all'importo complessivo di 300 milioni di euro, di quanto previsto al comma 5 dell'articolo 7-bis del decreto-legge n. 137 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 169 del 2008 e a concordare in tale sede la relativa ripartizione degli importi tra gli enti territoriali interessati.
9/2936-A/193.Pes, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Bossa.

La Camera,
premesso che:
il tema della messa in sicurezza degli edifici scolastici deve rappresentare una delle priorità degli investimenti pubblici, al fine di assicurare condizioni di integrale sicurezza e salubrità per gli studenti e per il personale scolastico;
la situazione degli edifici scolastici dei nostro Paese è ben lungi dal conseguimento di detto obiettivo e le misure contenute nel disegno di legge finanziaria rappresentano solo un parziale contributo;
occorre uno sforzo straordinario di tutti i soggetti pubblici proprietari degli immobili destinati ad attività scolastiche affinché gli studenti, le famiglie e i lavoratori della scuola possano vivere la realtà scolastica in serenità e senza rischi per la loro incolumità;
appaiono necessarie misure volte a facilitare il compito degli enti locali nell'impegno di miglioramento strutturale degli edifici scolastici di loro proprietà;

impegna il Governo

ad adottare misure volte a consentire una deroga alla disciplina del patto di stabilità interno finalizzate a non contemplare nei bilanci comunali l'utilizzo di risorse comunitarie, statali o regionali per interventi di messa in sicurezza ed adeguamento a norma degli edifici scolastici.
9/2936-A/194.Ghizzoni, De Pasquale, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Bossa, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
il tema della messa in sicurezza degli edifici scolastici deve rappresentare una delle priorità degli investimenti pubblici, al fine di assicurare condizioni di integrale sicurezza e salubrità per gli studenti e per il personale scolastico;
la situazione degli edifici scolastici dei nostro Paese è ben lungi dal conseguimento di detto obiettivo e le misure contenute nel disegno di legge finanziaria rappresentano solo un parziale contributo;
occorre uno sforzo straordinario di tutti i soggetti pubblici proprietari degli immobili destinati ad attività scolastiche affinché gli studenti, le famiglie e i lavoratori della scuola possano vivere la realtà scolastica in serenità e senza rischi per la loro incolumità;
appaiono necessarie misure volte a facilitare il compito degli enti locali nell'impegno di miglioramento strutturale degli edifici scolastici di loro proprietà;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di predisporre misure volte a consentire la deroga alla disciplina del patto di stabilità interno finalizzate a non contemplare nei bilanci comunali l'utilizzo di risorse comunitarie, statali o regionali per interventi di messa in sicurezza ed adeguamento a norma degli edifici scolastici.
9/2936-A/194.(Testo modificato nel corso della seduta)Ghizzoni, De Pasquale, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Bossa, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
si riducono i fondi già destinati alle scuole con l'Assestamento 2009 tornando alla incredibile situazione del bilancio di previsione dello scorso anno;
il taglio complessivo è di 226.838.243 di cui 97.988.043 per il Fondo sul Funzionamento e 128.850.200 per il Fondo per il Personale

impegna il Governo

a reperire le risorse necessarie per garantire livelli decorosi al funzionamento delle istituzioni scolastiche.
9/2936-A/195.Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
si riducono i fondi già destinati alle scuole con l'Assestamento 2009 tornando alla incredibile situazione del bilancio di previsione dello scorso anno;
il taglio complessivo è di 226.838.243 di cui 97.988.043 per il Fondo sul Funzionamento e 128.850.200 per il Fondo per il Personale

impegna il Governo

a valutare la possibilità di reperire le risorse necessarie per garantire livelli decorosi al funzionamento delle istituzioni scolastiche.
9/2936-A/195.(Testo modificato nel corso della seduta)Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria presenta vistose lacune di intervento proprio in quei settori decisivi per uscire dalla crisi, ovvero conoscenza e innovazione;
ne è conferma il sostanziale azzeramento del Fondo Investimenti Ricerca Scientifica e Tecnologica (FIRST), in clamorosa controtendenza con l'atteggiamento assunto dagli altri paesi dell'area euro e OCSE;
a titolo di esempio, la Francia investirà 35 miliardi di curo nell'economia della conoscenza di cui 16 miliardi per università e ricerca

impegna il Governo

a individuare nei successivi atti di indirizzo economico consistenti risorse aggiuntive nei programmi di ricerca di base e applicata, come sostegno dell'economia nazionale e volano per l'uscita dalla crisi.
9/2936-A/196.Nicolais, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria presenta vistose lacune di intervento proprio in quei settori decisivi per uscire dalla crisi, ovvero conoscenza e innovazione;
ne è conferma il sostanziale azzeramento del Fondo Investimenti Ricerca Scientifica e Tecnologica (FIRST), in clamorosa controtendenza con l'atteggiamento assunto dagli altri paesi dell'area euro e OCSE;
a titolo di esempio, la Francia investirà 35 miliardi di curo nell'economia della conoscenza di cui 16 miliardi per università e ricerca

impegna il Governo

a valutare la possibilità di individuare nei successivi atti di indirizzo economico risorse aggiuntive nei programmi di ricerca di base e applicata, come sostegno dell'economia nazionale e volano per l'uscita dalla crisi.
9/2936-A/196.(Testo modificato nel corso della seduta)Nicolais, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
nella tabella C del disegno di legge finanziaria si è ulteriormente ridotto lo stanziamento previsto per il Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa-legge 440/97 - cap. 1270),

impegna il Governo

a reperire le risorse necessarie per garantire un rifinanziamento di un Fondo da cui fra l'altro dipendono la sopravvivenza delle iniziative riguardanti l'aggiornamento del personale della scuola e l'effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche.
9/2936-A/197.De Torre, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nella tabella C del disegno di legge finanziaria si è ulteriormente ridotto lo stanziamento previsto per il Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa-legge 440/97 - cap. 1270),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reperire le risorse necessarie per garantire un rifinanziamento di un Fondo da cui fra l'altro dipendono la sopravvivenza delle iniziative riguardanti l'aggiornamento del personale della scuola e l'effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche.
9/2936-A/197.(Testo modificato nel corso della seduta)De Torre, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Bossa.

La Camera,
premesso che:
risulta sempre più evidente l'impossibilità di far entrare in vigore dal prossimo anno scolastico il previsto riordinamento della scuola secondaria superiore,

impegna il Governo

a utilizzare una parte dello risorse aggiuntive ottenute dal cosiddetto scudo fiscale al fine di reperire le risorse necessarie a garantire che le mancate riduzioni di spesa, causate nel bilancio del MIUR da tale rinvio, non producano ripercussioni nell'assetto complessivo di tale bilancio.
9/2936-A/198.Bachelet, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
risulta sempre più evidente l'impossibilità di far entrare in vigore dal prossimo anno scolastico il previsto riordinamento della scuola secondaria superiore,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di utilizzare una parte dello risorse aggiuntive ottenute dal cosiddetto scudo fiscale al fine di reperire le risorse necessarie a garantire che le mancate riduzioni di spesa, causate nel bilancio del MIUR da tale rinvio, non producano ripercussioni nell'assetto complessivo di tale bilancio.
9/2936-A/198.(Testo modificato nel corso della seduta)Bachelet, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
nella missione «Fondi da ripartire», non viene rifinanziato il Fondo per le innovazioni tecnologiche a supporto delle attività didattiche (cap. 1286) che grazie alla finanziaria del 2007, con 23,2 milioni annui, ha consentito per tre anni fino al 2009, al ministro pro-tempore di conoscere ed elargire le fantastiche lavagne interattive,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori interventi normativi volti a destinare a tali finalità, secondo quanto previsto dalla legge 24 novembre 2009, n. 167, articolo 1-bis, comma 4, non meno di 20 milioni di euro l'anno.
9/2936-A/199.Picierno, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Lolli, Levi, Mazzarella, Nicolais, Pes, Rossa, Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
va considerata prioritaria l'inclusione del Corridoio 8 (Bari-Varna), data la sua rilevanza strategica in relazione all'ingresso della Bulgaria nell'Unione europea e alle ulteriori prospettive di ampliamento dell'Unione nell'area balcanica e prevedere l'ampliamento di tale corridoio fino a Napoli, in modo da coinvolgere pienamente l'Italia meridionale;

impegna il Governo

a destinare una quota significativa delle risorse destinate agli interventi relativi al sistema Alta Capacità al potenziamento e alla velocizzazione della linea ferroviaria Napoli-Bari con le caratteristiche di linea ad alta capacità, e a tal fine assicurare il finanziamento delle opere necessarie a potenziare il collegamento ferroviario Bari-Napoli, nonché i collegamenti sulla direttrice adriatica, con particolare riferimento alla tratta Termoli-Chieuti.
9/2936-A/200.Ginefra, Boffa.

La Camera,
premesso che:
va considerata prioritaria l'inclusione del Corridoio 8 (Bari-Varna), data la sua rilevanza strategica in relazione all'ingresso della Bulgaria nell'Unione europea e alle ulteriori prospettive di ampliamento dell'Unione nell'area balcanica e prevedere l'ampliamento di tale corridoio fino a Napoli, in modo da coinvolgere pienamente l'Italia meridionale;

impegna il Governo

a destinare una quota delle risorse destinate agli interventi relativi al sistema Alta Capacità al potenziamento e alla velocizzazione della linea ferroviaria Napoli-Bari con le caratteristiche di linea ad alta capacità, e a tal fine assicurare il finanziamento delle opere necessarie a potenziare il collegamento ferroviario Bari-Napoli, nonché i collegamenti sulla direttrice adriatica, con particolare riferimento alla tratta Termoli-Chieuti.
9/2936-A/200.(Testo modificato nel corso della seduta)Ginefra, Boffa.

La Camera,
premesso che:
va ribadita l'importanza del comparto dell'autotrasporto per l'economia italiana, cui contribuisce direttamente con circa il 5 per cento del PIL nazionale;
il settore dell'autotrasporto da tempo, oltre a risentire della crisi economica mondiale, ha manifestato motivi di difficoltà legati all'andamento dei costi di gestione, in gran parte dovuti alla dinamica dei prezzi dei carburanti, e situazioni di criticità normativa, fiscale e finanziaria;
rispetto al complesso di misure previste dal Protocollo di intesa, siglato in data 25 giugno, molte appaiono le parti non completamente attuate e operative, tanto da indurre - nello scorso novembre - le principali sigle delle associazioni dell'autotrasporto merci a proclamare quattro giorni di fermo del settore. Tale eventualità è stata poi scongiurata il 1o dicembre, con la firma di un nuovo Protocollo in cui vengono ribadite le misure strategiche per l'ammodernamento, la competitività e l'efficienza del settore;
dal punto di vista dell'impegno finanziario necessario per dare attuazione ai termini dei richiamati atti negoziali, la manovra finanziaria sembra farsi carico del sostegno economico delle misure pattuite, tuttavia, non mancano i timori circa l'effettiva disponibilità dell'insieme delle risorse necessarie né si possono dimenticare i ritardi e le parziali applicazioni sin qui riscontrate

impegna il Governo

a dare immediata e integrale attuazione delle clausole contenute nel richiamato Protocollo del 1o dicembre 2009, sia per la parte di natura finanziaria sia per gli aspetti normativi, fornendone periodica e tempestiva comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari.
9/2936-A/201.Velo, Lovelli, Meta, Tullo, Fiano.

La Camera,
premesso che:
va ribadita l'importanza del comparto dell'autotrasporto per l'economia italiana, cui contribuisce direttamente con circa il 5 per cento del PIL nazionale;
il settore dell'autotrasporto da tempo, oltre a risentire della crisi economica mondiale, ha manifestato motivi di difficoltà legati all'andamento dei costi di gestione, in gran parte dovuti alla dinamica dei prezzi dei carburanti, e situazioni di criticità normativa, fiscale e finanziaria;
rispetto al complesso di misure previste dal Protocollo di intesa, siglato in data 25 giugno, molte appaiono le parti non completamente attuate e operative, tanto da indurre - nello scorso novembre - le principali sigle delle associazioni dell'autotrasporto merci a proclamare quattro giorni di fermo del settore. Tale eventualità è stata poi scongiurata il 1o dicembre, con la firma di un nuovo Protocollo in cui vengono ribadite le misure strategiche per l'ammodernamento, la competitività e l'efficienza del settore;
dal punto di vista dell'impegno finanziario necessario per dare attuazione ai termini dei richiamati atti negoziali, la manovra finanziaria sembra farsi carico del sostegno economico delle misure pattuite, tuttavia, non mancano i timori circa l'effettiva disponibilità dell'insieme delle risorse necessarie né si possono dimenticare i ritardi e le parziali applicazioni sin qui riscontrate

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di dare attuazione delle clausole contenute nel richiamato Protocollo del 1o dicembre 2009, sia per la parte di natura finanziaria sia per gli aspetti normativi, fornendone periodica e tempestiva comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari.
9/2936-A/201.(Testo modificato nel corso della seduta)Velo, Lovelli, Meta, Tullo, Fiano.

La Camera,
esaminata la manovra di bilancio per gli anni 2010-2013;
premesso che:
l'accesso a Internet va ormai annoverato tra i servizi di natura «universale», alla stregua di servizi come poste, luce o gas nel secolo scorso. Nei prossimi anni non è immaginabile che ci siano delle comunità o delle persone prive della possibilità di connettersi alla Rete. Questa esclusione, che ancora riguarda sei milioni di italiani e un terzo dei nostri comuni, non è più accettabile;
la banda larga per tutti è inoltre indispensabile per arrivare a un vero e proprio switch off per alcuni servizi della pubblica amministrazione;
gli investimenti per eliminare il divario digitale rappresentano il presupposto strategico per l'economia del futuro;
tuttavia, il piano per l'eliminazione del digital divide entro il 2012 con un apposito finanziamento statale di 800 milioni, presentato dal Governo nel mese di giugno, sembra rinviato sine die a un «dopo crisi». Tale ipotesi appare preoccupante e incomprensibile

impegna il Governo

a deliberare nella prossima riunione del Cipe il finanziamento previsto così da imprimere una decisa accelerazione all'obiettivo della banda larga per tutti entro il 2012.
9/2936-A/202.Meta, Gentiloni Silveri, Lovelli, Velo, Fiano, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Enzo Carra, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo, Mogherini Rebesani, Peluffo.

La Camera,
premesso che:
nell'articolazione delle risorse assegnate al Ministero per i beni e le attività culturali dalla legge di bilancio 2010, alla missione n. 21 «Tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici», è stato previsto uno stanziamento pari a 1.358,0 milioni di euro. Si tratta, dunque, di una riduzione pari 58,9 milioni di euro, rispetto al dato assestato 2009 che assegnava 1.416,9 milioni di euro;
in particolare, nell'ambito della missione 21, risultano assai rilevanti i tagli al programma «Tutela dei beni archeologici» (-14,7 per cento rispetto al 2009), al programma «Tutela dei beni archivistici» (-13,7 per cento rispetto al 2009), al programma «Tutela dei beni librari, promozione del libro e dell'editoria» (- 7,1 per cento rispetto al 2009) ed al programma «Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell'arte contemporanee: tutela e valorizzazione del paesaggio» (-9,1 per cento rispetto al 2009),

impegna il Governo

a monitorare gli effetti delle riduzioni degli stanziamenti effettuati anche ai fini del successivo possibile ripristino dei medesimi ai livelli del 2009.
9/2936-A/203.Melandri, Ghizzoni, Realacci, Picierno, Bossa.

La Camera,
premesso che:
l'Italia è a tutt'oggi uno dei Paesi con il maggior numero di procedure di infrazione aperte, attualmente 151, la cui proliferazione ha dei costi diretti sul bilancio dello Stato in caso di condanna da parte della Corte di giustizia;
ad oggi risultano aperte 15 procedure di infrazione ex articolo 228 del Trattato CE, solo una minima parte delle quali sono state oggetto di specifiche disposizioni contenute nel decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recentemente convertito in legge;
se per queste infrazioni la Corte di Giustizia giungerà ad emettere la seconda sentenza di condanna (ex articolo 228 TCE), il nostro Paese si troverà a pagare sanzioni pecuniarie il cui ammontare potrebbe essere di svariati milioni di euro, ed il Governo dovrà decidere a quali capitoli di bilancio imputare la spesa;
non risulta, infatti, allo stato attuale un capitolo di bilancio predisposto al pagamento di eventuali condanne pecuniarie deliberate dalla Corte di Giustizia,

impegna il Governo

a relazionare quanto prima al Parlamento sullo stato di avanzamento delle procedure d'infrazione aperte ex articolo 228, e su quali provvedimenti il Governo intenda adottare al fine di scongiurare una possibile condanna pecuniaria per queste procedure, anche indicando quali sono i capitoli di bilancio di cui potrebbe avvalersi per far fronte ad un'eventuale pagamento.
9/2936-A/204.Verini.

La Camera,
premesso che:
secondo i dati Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre 2009 il bilancio del trimestre - tradizionalmente negativo per via del concentrarsi delle cancellazioni a fine anno - segnala che a fronte di 118.407 imprese di nuova costituzione (contro le 130.629 del primo trimestre 2008) risultano ben 149.113 imprese che hanno cessato l'attività (un valore in lieve contrazione rispetto alle 152.443 imprese del periodo gennaio-marzo 2008);
molti imprenditori sono costretti a chiudere in conseguenza della grave crisi economica, nonostante i grandi sacrifici per restare sul mercato, riducendo i margini, contenendo i costi e rallentando le attività, mentre permane elevata la pressione fiscale e crescono le difficoltà di accesso al credito;
numerose imprese iniziano e cessano l'attività in un arco temporale di non più di 24 mesi, senza ottemperare a tutti i prescritti adempimenti amministrativi, contabili e contributivi e senza provvedere al rispetto degli obblighi fiscali, tributari, assistenziali e contributivi, senza dire dei rapporti giuridici e delle obbligazioni pendenti alla data di cessazione dell'impresa nei confronti di clienti e fornitori;

impegna il Governo:

qualora un'impresa sia iscritta nel registro delle imprese ovvero costituita con la comunicazione unica, ai sensi della legge 2 aprile 2007, e cessi l'attività entro 24 mesi dalla registrazione o costituzione, a disporre provvedimenti amministrativi per effettuare - mediante i competenti Uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate dell'INPS e dell'INAIL - immediati controlli sulla regolarità amministrativa, contabile e contributiva, nonché sul rispetto degli obblighi fiscali, tributari, assistenziali e contributivi e sui rapporti giuridici e le obbligazioni pendenti alla data di cessazione dell'impresa;
a stabilire l'obbligo per i Centri di assistenza fiscale (CAAF), i dottori commercialisti ed esperti contabili iscritti all'Ordine, i revisori contabili e i consulenti del Lavoro iscritti al relativo Albo, che abbiano provveduto alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica di imprese che abbiano iniziato e cessato l'attività produttiva nell'arco di 24 mesi, o presso i quali siano depositate le scritture contabili, di raccogliere tutti gli elementi e la documentazione necessaria ad accertare l'eventuale trasferimento dell'attività in altra sede ovvero la reperibilità del rappresentante legale dell'impresa ai fini dell'eventuale recupero delle somme dovute dall'impresa alle amministrazioni statali, territoriali e locali, all'Inps, all'INAIL, per imposte tasse e contributi ovvero per obbligazioni assunte nei confronti di clienti o fornitori per cessione di beni o prestazioni di servizi;
a introdurre opportune norme per prevedere che siano puniti con un'ammenda i Centri di assistenza fiscale (CAAF), i dottori commercialisti ed esperti contabili iscritti all'Ordine, i revisori contabili e i consulenti del Lavoro iscritti al relativo Albo, che abbiano provveduto alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica delle predette imprese, o presso i quali siano depositate le scritture contabili, che non abbiano rispettato l'obbligo di registrare i dati relativi alla nuova sede in cui l'impresa risulti trasferita ovvero quelli relativi alla residenza o domicilio fiscale del rappresentante legale dell'impresa costituita e cessata entro 24 mesi;
qualora le notificazioni per somme dovute dall'impresa alle amministrazioni statali, territoriali e locali, all'Inps, all'INAIL, per imposte tasse e contributi ovvero per obbligazioni assunte nei confronti di clienti o fornitori per cessione di beni o prestazioni di servizi, non possano essere eseguite con le modalità previste dal codice di procedura civile e, in particolare, nel caso in cui l'indirizzo dell'impresa, a seguito di cambiamento della numerazione civica, non sia reso conoscibile ai terzi nella debite forme pubblicitarie, e risulti riferito ad un luogo nel quale l'impresa non abbia, e non abbia avuto, sede, e nell'atto sia indicata la persona fisica che rappresenta l'ente, e questa risulti di residenza, dimora e domicilio sconosciuti e se tale notificazione risulti non eseguibile, per l'inesatta o infedele registrazione dei dati da parte dei soggetti suddetti, tenuti agli adempimenti relativi alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica delle predette imprese, o presso i quali siano depositate le scritture contabili a prevedere, parimenti, a carico di tali soggetti un'ammenda non inferiore a 5.000 curo a carico dei medesimi.
9/2936-A/205.Fogliardi, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
secondo i dati Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre 2009 il bilancio del trimestre - tradizionalmente negativo per via del concentrarsi delle cancellazioni a fine anno - segnala che a fronte di 118.407 imprese di nuova costituzione (contro le 130.629 del primo trimestre 2008) risultano ben 149.113 imprese che hanno cessato l'attività (un valore in lieve contrazione rispetto alle 152.443 imprese del periodo gennaio-marzo 2008);
molti imprenditori sono costretti a chiudere in conseguenza della grave crisi economica, nonostante i grandi sacrifici per restare sul mercato, riducendo i margini, contenendo i costi e rallentando le attività, mentre permane elevata la pressione fiscale e crescono le difficoltà di accesso al credito;
numerose imprese iniziano e cessano l'attività in un arco temporale di non più di 24 mesi, senza ottemperare a tutti i prescritti adempimenti amministrativi, contabili e contributivi e senza provvedere al rispetto degli obblighi fiscali, tributari, assistenziali e contributivi, senza dire dei rapporti giuridici e delle obbligazioni pendenti alla data di cessazione dell'impresa nei confronti di clienti e fornitori;

impegna il Governo:

a valutare la possibilità, qualora un'impresa sia iscritta nel registro delle imprese ovvero costituita con la comunicazione unica, ai sensi della legge 2 aprile 2007, e cessi l'attività entro 24 mesi dalla registrazione o costituzione, di disporre provvedimenti amministrativi per effettuare - mediante i competenti Uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate dell'INPS e dell'INAIL - immediati controlli sulla regolarità amministrativa, contabile e contributiva, nonché sul rispetto degli obblighi fiscali, tributari, assistenziali e contributivi e sui rapporti giuridici e le obbligazioni pendenti alla data di cessazione dell'impresa;
a valutare la possibilità di stabilire l'obbligo per i Centri di assistenza fiscale (CAAF), i dottori commercialisti ed esperti contabili iscritti all'Ordine, i revisori contabili e i consulenti del Lavoro iscritti al relativo Albo, che abbiano provveduto alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica di imprese che abbiano iniziato e cessato l'attività produttiva nell'arco di 24 mesi, o presso i quali siano depositate le scritture contabili, di raccogliere tutti gli elementi e la documentazione necessaria ad accertare l'eventuale trasferimento dell'attività in altra sede ovvero la reperibilità del rappresentante legale dell'impresa ai fini dell'eventuale recupero delle somme dovute dall'impresa alle amministrazioni statali, territoriali e locali, all'Inps, all'INAIL, per imposte tasse e contributi ovvero per obbligazioni assunte nei confronti di clienti o fornitori per cessione di beni o prestazioni di servizi;
a valutare la possibilità di introdurre opportune norme per prevedere che siano puniti con un'ammenda i Centri di assistenza fiscale (CAAF), i dottori commercialisti ed esperti contabili iscritti all'Ordine, i revisori contabili e i consulenti del Lavoro iscritti al relativo Albo, che abbiano provveduto alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica delle predette imprese, o presso i quali siano depositate le scritture contabili, che non abbiano rispettato l'obbligo di registrare i dati relativi alla nuova sede in cui l'impresa risulti trasferita ovvero quelli relativi alla residenza o domicilio fiscale del rappresentante legale dell'impresa costituita e cessata entro 24 mesi;
a valutare la possibilità, qualora le notificazioni per somme dovute dall'impresa alle amministrazioni statali, territoriali e locali, all'Inps, all'INAIL, per imposte tasse e contributi ovvero per obbligazioni assunte nei confronti di clienti o fornitori per cessione di beni o prestazioni di servizi, non possano essere eseguite con le modalità previste dal codice di procedura civile e, in particolare, nel caso in cui l'indirizzo dell'impresa, a seguito di cambiamento della numerazione civica, non sia reso conoscibile ai terzi nella debite forme pubblicitarie, e risulti riferito ad un luogo nel quale l'impresa non abbia, e non abbia avuto, sede, e nell'atto sia indicata la persona fisica che rappresenta l'ente, e questa risulti di residenza, dimora e domicilio sconosciuti e se tale notificazione risulti non eseguibile, per l'inesatta o infedele registrazione dei dati da parte dei soggetti suddetti, tenuti agli adempimenti relativi alla costituzione o all'iscrizione nel registro delle imprese ovvero alla comunicazione unica delle predette imprese, o presso i quali siano depositate le scritture contabili di prevedere, parimenti, a carico di tali soggetti un'ammenda non inferiore a 5.000 curo a carico dei medesimi.
9/2936-A/205.(Testo modificato nel corso della seduta)Fogliardi, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 approvato in prima lettura dal Senato non prevedeva alcun rifinanziamento per il fondo per la partecipazione italiana alle missioni internazionali, istituito dalla legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 1240) per gli anni 2007-2009;
a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1877 dei relatore nel corso dell'esame in sede referente presso la Commissione bilancio della Camera, l'accantonamento del fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero della difesa è stato incrementato di 750 milioni di euro per l'anno 2010 al fine di finanziare la partecipazione italiana alle missioni internazionali;
il rifinanziamento appare idoneo a far fronte alle spese relative soltanto al primo semestre dell'anno 2010, posto che nell'anno 2009 tali spese sono risultate pari a oltre 1 miliardo e 400 milioni di euro,

impegna il Governo

ad assicurare un incremento della dotazione finanziaria da destinare alla copertura degli oneri derivanti dalle missioni internazionali, in modo da consentire il finanziamento delle missioni internazionali per l'intero anno 2010.
9/2936-A/206.Ascierto, Cirielli, Bosi, Mogherini Rebesani.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2010 approvato in prima lettura dal Senato non prevedeva alcun rifinanziamento per il fondo per la partecipazione italiana alle missioni internazionali, istituito dalla legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 1240) per gli anni 2007-2009;
a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1877 dei relatore nel corso dell'esame in sede referente presso la Commissione bilancio della Camera, l'accantonamento del fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero della difesa è stato incrementato di 750 milioni di euro per l'anno 2010 al fine di finanziare la partecipazione italiana alle missioni internazionali;
il rifinanziamento appare idoneo a far fronte alle spese relative soltanto al primo semestre dell'anno 2010, posto che nell'anno 2009 tali spese sono risultate pari a oltre 1 miliardo e 400 milioni di euro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di incrementare la dotazione finanziaria da destinare alla copertura degli oneri derivanti dalle missioni internazionali, in modo da consentire il finanziamento delle missioni internazionali per l'intero anno 2010.
9/2936-A/206.(Testo modificato nel corso della seduta)Ascierto, Cirielli, Bosi, Mogherini Rebesani.

La Camera,
premesso che:
l'attuale manovra Finanziaria prevede uno stanziamento della cooperazione allo sviluppo (legge 26 febbraio 1981, n. 7 e alla legge 26 febbraio 1987, n. 49) di soli 326 milioni, risorse che confermano il decurtamento sostanzioso realizzato con i provvedimenti finanziari degli scorsi anni, continuando ad allontanare il nostro paese dagli obiettivi concordati a livello internazionale, comportanti il raggiungimento di un ammontare di risorse pari allo 0,51 per cento del PIL entro il 2010;
oltretutto, la somma prevista per il rifinanziamento della legge 49 per gli anni 2011 e 2012 scende addirittura a 210 milioni, importo che ridurrebbe il contributo complessivo dell'aiuto pubblico italiano allo sviluppo al di sotto dello 0,10 per cento;
nonostante i ripetuti tagli alle risorse destinate alla cooperazione, in seno all'ultimo vertice del G8 tenutosi a L'Aquila, sotto presidenza italiana, il Presidente del Consiglio ha sottoscritto nuovi impegni e promesso nuovi stanziamenti, in particolare legati al cosiddetto L'Aquila Joint statement, per i quali non sono mai stati indicati al Parlamento né le scadenze né i capitoli di Bilancio sui quali graveranno;
non più tardi dello scorso ottobre la Camera dei deputati ha approvato la mozione 1-00253, Quartiani e altri, che impegnava il Governo a prevedere, nell'ambito della manovra di finanza pubblica per il 2010, quanto al finanziamento delle leggi n. 7 del 1981 e n. 49 del 1987, risorse consistenti e volte al riequilibrio dei fondi stanziati tra canale diretto e bilaterale e canale multilaterale, rivedendo, altresì, le previsioni di spesa per i due anni successivi, in modo da invertire il trend di riduzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Italia e riavviare il percorso di avvicinamento all'obiettivo di destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo, mozioni analoghe, promosse da deputati di maggioranza sono state approvate nella stessa seduta;
tali atti di indirizzo non sono stati in alcun modo rispettati nella legge finanziaria proposta dal Governo,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare nel più breve tempo possibile le risorse tagliate con la disposizione in esame, anche destinando al settore della cooperazione parte delle eventuali entrate fiscali previste nei prossimi mesi,
9/2936-A/207.Maran, Barbi, Tempestini, Corsini, Quartiani, Sarubbi, Mogherini Rebesani, Touadi, Pistelli, Narducci, Bobba, Bossa, Concia.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 38, del disegno di legge finanziaria per il 2010 prevede lo stanziamento di 100 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010, al fine di riconoscere la specificità della funzione del ruolo dei personale appartenente al comparto sicurezza-difesa;
tale stanziamento potrebbe essere opportunamente incrementato per far fronte alle esigenze derivanti da un riconoscimento della specificità del comparto che risulti effettivo ed efficace;

impegna il Governo

a valutare le iniziative idonee ad assicurare un ulteriore stanziamento di risorse per il riconoscimento della specificità del personale appartenente al comparto sicurezza-difesa.
9/2936-A/208.Holzmann, Ascierto, Paglia, Bosi.

La Camera,
premesso che:
ad ormai un anno dall'inizio della crisi economica e finanziaria, i principali indicatori economici e di finanza pubblica non prefigurano un significativo miglioramento della situazione del nostro Paese;
nel 2009 la recessione conseguente alla crisi finanziaria internazionale ha duramente colpito l'Italia (- 4,8 per cento del Pil nel 2009) più di altri Paesi sviluppati, esclusi soltanto Giappone e Germania, e tale situazione, evidentemente, non è ascrivibile soltanto alle caratteristiche strutturali dell'economia nazionale, fortemente esposta alla contrazione del commercio mondiale ma anche all'insufficiente politica anticiclica messa in atto dal Governo;
il «bonus famiglie» introdotto dal decreto legge n. 185 del 2009, per aiutare le famiglie con figli e gli anziani con redditi bassi a fronteggiare la crisi variabile da 200 a mille euro, pur essendo una misura una tantum e non strutturale, nella finanziaria di quest'anno non è stata né ripresentata né sostituita da altre misure analoghe, lasciando di fatto le famiglie ancora una volta sole a fronteggiare la crisi economica;
quello che effettivamente manca, al di là della scarsità delle risorse finanziarie stanziate, è sia una politica a sostegno della famiglia ed in particolare delle famiglie numerose e più vulnerabili sia un confronto con chi rappresenta davvero le istanze familiari,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di misure di sistema in linea con la necessità di costruire politiche reali, strutturali di sostegno per i giovani e le famiglie, tanto italiane quanto migranti, che prendano in considerazione, oltre a misure di carattere prettamente economico e una tantum anche lo sviluppo della rete dei servizi sul territorio, a partire dai consultori familiari, dagli asili nido, dal sostegno alla non autosufficienza, allo sviluppo generale delle azioni per la domiciliarità;
ad adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare anche per il 2010 il bonus famiglia introdotto dalla legge o in alternativa ad individuare misure alternative analoghe per aiutare le famiglie in difficoltà;
a instaurare un dialogo aperto e costruttivo con le associazioni e a valutare la possibilità di venir incontro alle famiglie numerose, tempestivamente, per evitare che siano i figli a soffrire più del necessario in questi tempi di crisi.
9/2936-A/209.Binetti, D'Ippolito.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni gli indicatori monetari e non monetari dell'ISTAT e di EUROSTAT mostrano che povertà e disuguaglianza continuano a essere un problema molto rilevante in Italia;
in Italia, nel 2008, secondo l'ISTAT, le famiglie povere erano 2.737.000, mentre gli individui poveri erano 8.780.000;
oltre alla situazione di difficoltà economica in cui versano molte delle famiglie con persona di riferimento disoccupata, il disagio comincia ad interessare sempre più spesso anche le famiglie in cui sono presenti persone inserite nel mercato del lavoro, soprattutto se il reddito è uno solo e se in famiglia sono presenti figli minori:

impegna il Governo

ad individuare gli indirizzi, gli strumenti e le risorse per un Piano nazionale contro le povertà prendendo in carico le persone e le famiglie che sono in condizioni disagiate;
a definire una politica universalistica di lotta alle povertà superando la giungla attuale di interventi settoriali, categoriali e locali che il più delle volte accentuano le diseguaglianze perché tutelano alcuni e non altri nelle stesse condizioni di bisogno.
9/2936-A/210.Livia Turco.

La Camera,
premesso che:
pur evidenziando la positività del raggiungimento della stipula tra stato e regioni del nuovo Patto per la salute 2010-2012 che recepisce le richieste delle regioni e si inserisce in quel percorso di condivisione, collaborazione e responsabilità tra Stato e Regioni al fine di garantire un governo integrato del Servizio sanitario nazionale da parte di tutti i soggetti interessati che ha avuto inizio nel 2006 con il governo di centrosinistra, non si può non rilevare che il finanziamento di questo patto avviene attraverso il trasferimento da parte dell'INPS allo stato, delle risorse accertate del Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei TFR;
se per gli anni 2010 e 2011 si dispone un incremento rispettivamente di 584 milioni di euro e di 419 milioni di euro rispetto al livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale a cui concorre ordinariamente lo Stato, pari a 104.564 milioni di euro per l'anno 2010 e a 106.884 milioni di euro per l'anno 2011, mentre per l'esercizio 2012 sono assicurate al Servizio sanitario nazionale risorse corrispondenti a quelle previste per il 2011, incrementate del 2,8 per cento, tale incremento non corrisponde totalmente all'accordo raggiunto con le regioni in sede di Conferenza;
la stessa legge finanziaria prevede con successivi provvedimenti legislativi non meglio specificati l'individuazione dell'intero importo concordato nell'intesa Stato regioni in materia sanitaria per il triennio 2010-2012;

impegna il Governo

ad individuare nel più breve tempo possibile gli ulteriori provvedimenti nonché le risorse finanziarie promesse alle regioni e attualmente mancanti affinché le stesse possano gestire nel miglior modo possibile il servizio sanitario di loro competenza assicurandone così le prestazioni sanitarie a coloro che ne necessitano.
9/2936-A/211.Miotto.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge n. 112 del 2008 era stata istituita la social card utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare, sanitaria e il pagamento delle bollette della luce e del gas per i cittadini meno ambienti, che avessero più di sessantacinque anni o un figlio a carico inferiore a tre anni;
a 12 mesi dal suo lancio, la carta acquisti ha raggiunto meno della metà dei «bisognosi» previsti dal Ministero dell'economia e delle finanze, stimati all'inizio in un milione e trecentomila beneficiari: 830 mila sono le richieste ricevute, 627 mila quelle accolte. Di queste, 364 mila sono domande di pensionati ultrasessantacinquenni e 263 mila di genitori con figli al di sotto dei tre anni. I beneficiari attuali della carta sono però solo 450 mila (ben al di sotto del milione e 300 mila attesi dal Ministero dell'economia e delle finanze), i soldi caricati sulle carte sono stati finora 306 milioni e di questi sono stati spesi 240 milioni, per un totale di nove milioni e mezzo di acquisti effettuati;
uno dei maggiori limiti della social card sono stati i rigidi requisiti d'accesso imposti tra i quali: avere un reddito inferiore a 6 mila euro l'anno o a 8 mila se si ha un'età pari o superiore a 70 anni; avere un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 6 mila euro; non essere intestatario di più di una utenza elettrica e del gas; non essere proprietario di più di un autoveicolo; non detenere una quota superiore al 10 per cento di immobili non a uso abitativo quali, per esempio, un garage, un orto o una cantina;
a fronte di quest'analisi risulta necessario ampliare la platea di coloro che possono beneficiare di questo contributo, seppur minimo;

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a rivedere i requisiti d'accesso per i possessori della social card ampliandone la platea inserendo come unico elemento su cui valutare l'idoneità il modello Isee;
ad individuare, in tempi ravvicinati, le risorse economiche necessarie non solo a far proseguire il programma anche nel 2010 ma ad estenderlo sia alle famiglie bisognose con bambini fino all'età di dieci anni nonché alle persone non autosufficienti.
9/2936-A/212.Lenzi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008 ha previsto un ingente Piano straordinario di verifica delle invalidità civili che l'attuale finanziaria ha esteso per il 2010 al controllo di ulteriori 100.000 posizioni prevedendo un risparmio in materia di erogazione del beneficio economico pari a 50 milioni di euro;
nonostante il decreto ministeriale del 2 agosto 2007 escluda dal piano di verifica coloro che siano affetti da tipologie di malattie a carattere ingravescente, l'Inps ha convocando anche soggetti esenti;

impegna il Governo

ad intervenire presso l'Inps affinché si abbia cura di evitare i controlli su soggetti portatori di menomazioni di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante ai sensi del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 2 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 settembre 2007, n. 225.
9/2936-A/213.Bossa.

La Camera,
premesso che:
in Italia sono attualmente 4 milioni e 330 mila i cittadini stranieri presenti regolarmente, pari al 7,2 per cento della popolazione italiana e ben 2 milioni i lavoratori che concorrono alla creazione della ricchezza del «sistema Italia»; 862 mila i minori figli di genitori stranieri, ormai un decimo della popolazione minorile, nella maggior parte dei casi nati in Italia, che giustamente considerano la loro terra; 629 mila le presenze a scuola in rappresentanza di tanti paesi, un vero e proprio mondo in classe; oltre 100 mila le persone che vengono ogni anno in Italia per ricongiungimento familiare nell'ottica di un insediamento stabile; 72 mila i nuovi nati in Italia nel corso dell'anno, che costituiscono un supporto indispensabile al nostro sbilanciato andamento demografico; 40 mila le persone che acquisiscono annualmente la cittadinanza italiana, a seguito di matrimonio o di anzianità di residenza, mostrando un forte attaccamento al nostro Paese; 24 mila i matrimoni misti tra italiani e immigrati, che costituiscono una frontiera complessa, suggestiva e promettente della convivenza tra persone di diverse tradizioni culturali e religiose; circa 6 mila gli studenti stranieri che si laureano annualmente in Italia, in buona parte destinati a diventare la classe dirigente nel Paese di origine;
alla luce di questi dati, quando parliamo di immigrazione dobbiamo allargare lo sguardo e non limitarci a vedere solo gli sbarchi sulle nostre coste (dove peraltro arrivano molti richiedenti asilo), altrimenti resteremo incapaci di gestire responsabilmente l'Italia che si va costruendo, nella quale già adesso 1 ogni 14 abitanti è un cittadino straniero regolarmente soggiornante;
gli immigrati pagano annualmente almeno 4 miliardi di euro di tasse ma gravano, secondo una stima della Banca d'Italia, solo per il 2,5 per cento sulle spese per istruzione, pensione, sanità e sostegno al reddito, all'incirca la metà di quello che assicurano in termini di gettito;
con integrazione si intende un processo biunivoco che coinvolga la società d'accoglienza e i cittadini stranieri e che - nella consapevolezza reciproca di obblighi e diritti di ambo le parti - conduca alla piena partecipazione da parte dell'immigrato alla vita sociale, economica, culturale e civile della società d'accoglienza e all'accesso ai beni e servizi, a pari titolo e con pari dignità rispetto agli altri cittadini;

impegna il Governo

a finanziare il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati istituito dall'articolo 1, comma 1267 della legge n. 296 del 2006 visto che tate Fondo ha tra i suoi obiettivi quello di affrontare le situazioni di degrado sociale ed abitativo, con particolare riguardo alle condizioni dei migranti e dei loro familiari nonché alla realizzazione di un piano per l'accoglienza degli alunni stranieri;
9/2936-A/214.Murer.

La Camera,
premesso che:
nel 2001, con il decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2001 n. 70 contenente il Regolamento di organizzazione dell'Istituto Superiore di Sanità, a norma dell'articolo 9 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419 (Gazzetta Ufficiale del 26 marzo 2001) è stato approvato il nuovo Regolamento di organizzazione che ha cambiato radicalmente lo stato giuridico dell'Istituto Superiore di Sanità trasformandolo in un ente di diritto pubblico che, in qualità di organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica;
in dieci anni di ricerca pubblica l'Istituto Superiore di Sanità si è occupato di molteplici settori della ricerca, da quella del vaccino anti-AIDS a quella sulla genesi di alcune malattie rare in vista di future, possibili terapie fino agli studi sulle cellule staminali;
tale cammino fin dall'istituzione nel lontano 1934 dell'Istituto Superiore di Sanità ha sempre avuto come unico obiettivo la tutela della salute dei cittadini;

impegna il Governo

ad individuare e ad assegnare all'Istituto Superiore di Sanità le risorse economiche adeguate al suo ruolo di organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, onde potergli consentire di continuare a svolgere le sue ricerche nel migliore dei modi possibili.
9/2936-A/215.Pedoto, Di Virgilio, Palumbo.

La Camera,
premesso che:
in seguito alle rilevazioni reddituali dal 2002 al 2008 effettuate dall'INPS nei confronti dei pensionati residenti all'estero allo scopo di verificare la sussistenza del diritto a prestazioni legate al reddito e di aggiornare eventualmente i relativi importi pensionistici, sono state rilevate decine di migliaia di situazioni debitorie;
tali indebiti, che variano da poche centinaia a migliaia di euro, sono stati determinati di norma dai ritardi e dalla sporadicità delle suddette campagne reddituali effettuate dall'INPS all'estero (come è noto invece in Italia esse vengono effettuate annualmente) e dai ritardi e dalla farraginosità del sistema adottato dall'Istituto previdenziale per la gestione della quantificazione e del recupero degli indebiti formatisi sulle pensioni erogate all'estero;
si tratta di indebiti che variano da alcune centinaia a decine di migliaia di euro e che in genere gravano su pensionati emigrati (soprattutto in America Latina) i quali, va sottolineato, sono titolari di prestazioni legate al reddito e che si trovano quindi in un permanente stato di disagio economico; per le considerazioni suesposte si può escludere la presenza di dolo da parte dei pensionati interessati nella formazione degli indebiti;
l'INPS non ha ancora approntato un sistema di verifica reddituale annuale per i pensionati residenti all'estero;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti necessari volti a sanare la situazione degli indebiti pensionistici a carico di pensionati residenti all'estero in assenza di dolo e in presenza di determinati limiti reddituali.
9/2936-A/216.Porta, Bucchino, Fedi.

La Camera,
premesso che:
il 22 maggio 1995 fu firmato a Roma il nuovo accordo italo-canadese di sicurezza sociale che avrebbe dovuto sostituire il precedente accordo entrato in vigore nel 1979; tre anni dopo, nel 1998, fu firmato dall'Italia l'accordo di sicurezza sociale con il Cile;
i due accordi furono subito ratificati dai Parlamenti canadese e cileno ma non sono ancora entrati in vigore perché, ad oltre dieci anni di distanza, sono ancora in attesa di essere ratificati dal nostro Parlamento;
il 12 luglio 2000, il Senato della Repubblica approvava il disegno di legge n. 4558 per la ratifica e l'esecuzione del nuovo Accordo di sicurezza sociale tra Italia e Canada e lo trasmetteva alla Camera (C 7210); il 6 dicembre 2000, la III Commissione della Camera dei Deputati esprimeva parere favorevole al disegno di legge n. 7210 relativo alla ratifica del nuovo accordo che tuttavia non fu ratificato dal Parlamento a causa dell'interruzione della legislatura;
la stipula degli accordi di sicurezza sociale ha storicamente rafforzato le relazioni tra i Paesi contraenti ed ha rappresentato un grande beneficio soprattutto per le persone tutelate; il nuovo accordo con il Canada, i cui oneri aggiuntivi - si evince dalla quantificazione dell'Inps - sono di modesta entità, non solo conferma e consolida i benefici già previsti nel 1979 ma prevede miglioramenti nella tutela dei diritti dei cittadini e nei rapporti tra le istituzioni competenti; l'accordo con il Cile completa un quadro generale di tutela della sicurezza sociale degli italiani nei vari Paesi di emigrazione e disciplina finalmente i diritti previdenziali di soggetti finora esclusi;
le nostre collettività emigrate in Canada ed in Cile sono consapevoli dei ritardi nella ratifica degli accordi e dei benefici che da anni vengono loro ingiustamente negati e chiedono all'Italia di onorare gli impegni presi;
anche nella scorsa legislatura era stato avviato il percorso di ratifica degli accordi con il Canada ed il Cile; in particolare erano stati inoltrati ai Dicasteri competenti, per il necessario concerto, i Disegni di legge da presentare in Parlamento per la ratifica dei due Accordi;
il Ministro degli esteri ha recentemente risposto ad una lettera di alcuni deputati eletti nella Circoscrizione Estero evidenziando di essere impegnato, insieme ad altre Amministrazioni competenti, a lavorare per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla ratifica di accordi importanti come quelli con Canada e Cile, assicurando la necessaria copertura;
la Commissione Esteri dei Senato, nell'esaminare in prima lettura la Finanziaria, ha giustamente evidenziato nel suo parere favorevole l'opportunità di convogliare eventuali risorse disponibili su alcune priorità tra cui, appunto, la ratifica degli accordi internazionali;

impegna il Governo

a considerare prioritaria la ratifica degli accordi di sicurezza sociale con il Canada ed il Cile nel quadro della propria attività per le ratifiche degli accordi internazionali e ad onorare finalmente l'impegno preso con tali Stati e con migliaia di lavoratori e pensionati italiani emigrati in tali Paesi, trovando le risorse e la copertura necessarie per porre fine alla grave e prolungata inadempienza.
9/2936-A/217.Bucchino, Porta.

La Camera,
premesso che:
il 27 luglio 2005 è stato stipulato tra il Governo, la Regione Liguria, gli Enti locali interessati e le parti sociali un accordo di programma sulla riconversione delle attività dello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano;
tenuto conto di quanto definito:
dall'articolo 2, comma 36 della legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria 2009);
dall'articolo 19, comma 8 della legge n. 2 del 2009 (Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa);
dall'accordo tra Governo, Regioni e Province Autonome del 12 febbraio 2009;
dall'accordo sottoscritto in data 21 aprile 2009 tra il Ministero del Lavoro e la Regione Liguria che stabilisce il riparto tra Stato e Regione Liguria dei contributi per il sostegno al reddito dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano impegnati, ai sensi del predetto accordo di programma, in progetti di lavori di pubblica utilità presso gli Enti Locali;
dall'accordo del 9 luglio 2009 firmato dal Governo, le Istituzioni locali e le parti sociali presso il Ministero del Lavoro che specifica e stabilisce le modalità di tale erogazione;
salvo diverse intese che potranno intercorrere tra Governo, Regione Liguria, Enti Locali e parti sociali, per la gestione di tale erogazione vale quanto disposto dal citato accordo del 9 luglio 2009;

impegna il Governo

a riconfermare per l'anno 2010 i fondi, pari a euro 2.000.000 destinati alla Regione Liguria, quale quota parte dello Stato, per il finanziamento del sostegno al reddito dei lavoratori Ilva di Genova Cornigliano impegnati, ai sensi del predetto accordo di programma, in progetti di lavori di pubblica utilità presso gli enti locali.
9/2936-A/218.Tullo, Andrea Orlando, Rossa, Zunino.

La Camera,
premesso che:
molti lavoratori dello stabilimento ILVA di Genova e a quelli di altre aziende genovesi è stata revocata o comunque sospesa, da parte della sede INAIL locale, la procedura per il pensionamento con il riconoscimento del periodo sottoposto all'esposizione di amianto;
tale situazione appare particolarmente grave e le sospensioni assolutamente ingiustificate;
il mancato pensionamento costituisce un grave disconoscimento di diritti acquisiti per legge da questi lavoratori;
questa situazione riguarda solo la sede INAIL di Genova e invece in altre città le norme legislative vengono regolarmente applicate;
il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato un ordine del giorno all'unanimità chiedendo al Parlamento di porre attenzione e soluzione alle richieste di questi lavoratori;

impegna il Governo

ad intervenire per prevenire le situazioni di disagio che si stanno determinando in Liguria, a seguito della rivisitazione delle procedure relative ai provvedimenti certificativi di cui alla legge 27 marzo 1992, n. 257, promuovendo un tavolo di lavoro fra le parti sociali e l'INAIL in considerazione delle rilevanti conseguenze sociali sorte, lasciando impregiudicata ogni questione rimessa alla valutazione dell'autorità giudiziaria.
9/2936-A/219.Zunino, Andrea Orlando, Rossa, Tullo.

La Camera,
premesso che:
il Centro Sperimentale svolge da ormai 75 anni, una prestigiosa funzione quale vera fucina di talenti del cinema italiano, conosciuta in tutta il mondo;
il CSC svolge una preziosa opera di valorizzazione a tutela del patrimonio filmico nazionale, quale sede della Cineteca Nazionale;
la dirigenza del CSC ha messo in atto importanti e strategici progetti, per esempio l'istituzione del Centro Internazionale per il restauro della pellicola filmica;
a causa della progressiva riduzione della dotazione economica a favore di questa fondamentale istituzione della cultura e della identità nazionale si è in presenza di una critica situazione finanziaria;

impegna il Governo

ad adottare idonee misure atte ad aumentare il contributo a favore del Centro Sperimentale di Cinematografia, prevedendo eventualmente due distinte voci di finanziamento: una quota di contributo fissa per la spesa corrente di mantenimento e un'aura variabile basata su una progettualità annuale con dovere di precisi resoconti da inviare al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, quale dicastero di competenza sull'Istituzione.
9/2936-A/220.Aprea.

La Camera,
considerato che:
il Formez è un'associazione con personalità giuridica partecipata dallo Stato attraverso il Dipartimento della Funzione Pubblica ed opera nello sviluppo di progetti di innovazione amministrativa e nel monitoraggio delle politiche e dei processi di innovazione qualità dei servizi, nonché valuta l'efficacia delle politiche pubbliche, con particolare riferimento alle politiche regionali e locali; per tali attività è finanziato con apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, u.p.b. 24.1.2 esposto nella tabella C della legge Finanziaria;
nell'ultimo anno ha completato il processo di ristrutturazione e, oltre alle numerose attività istituzionali, si è impegnato nelle attività di sostegno dei cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, istituendo e gestendo il più grande call center europeo, denominato Linea Amica, dedicato alla soluzione dei problemi creati ai cittadini dal sisma;
in sede di redazione della legge Finanziaria 2010 tuttavia gli stanziamenti destinati al Formez sono stati ridotti di 1,2 milioni di euro, mettendo in forse la prosecuzione delle attività in Abruzzo dell'istituto;

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a reintegrare con 1,2 milioni di euro in ambito di assestamento di bilancio 2010 le somme spettanti al Formez per l'anno 2010, eventualmente utilizzando le maggiori entrate derivanti dallo scudo fiscale.
9/2936-A/221.Romele.

La Camera,
considerato che:
l'elenco 1 allegato al disegno di legge Finanziaria 2010 provvede al rifinanziamento triennale del comma 1010 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, in materia di completamento della ricostruzione della valle del Belice;
precedentemente l'articolo 24 del decreto legge n. 112 del 2008 abrogando migliaia di leggi i cui costi gravavano sul bilancio dello Stato aveva soppresso le norme relative ai contributi per la ricostruzione della valle del Belice, ed in particolare la legge 4 agosto 1978, n. 464; contenente anche le norme procedurali per l'approvazione dei progetti;

impegna il Governo

in ambito di riparto dell'elenco 1 del disegno di legge Finanziaria 2010 a reintegrare la dotazione delle risorse destinate alla ricostruzione del Belice in misura pari ai finanziamenti soppressi con l'articolo 24 del decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008.
9/2936-A/222.Marinello.

La Camera,
premesso che:
uno degli interventi maggiormente qualificanti la presente manovra di finanza pubblica risiede nella conferma degli istituti già positivamente sperimentati nel corso del 2009 quali ammortizzatori sociali, volti ad attenuare i possibili effetti della crisi economica internazionale sul mondo del lavoro e della produzione, consentendo di non disperdere il patrimonio di conoscenze e potenzialità produttive che connota l'attuale tessuto economico del nostro Paese;
tale percorso deve essere completato, in coerenza con quanto già realizzato nell'anno in corso, con la parallela opera di sollecitazione ai consumi in settori strategici, destinata a svilupparsi in forme specifiche anche in distinti provvedimenti e misure di dettaglio;
sussiste, in tale chiave, l'esigenza in particolare di sostenere settori produttivi di rilevanza strategica per la tenuta del tessuto produttivo e sociale dell'economia nazionale, anche in considerazione delle penetranti ricadute sul settore dell'indotto, e in tale chiave, una valenza di assoluta centralità è occupata dal settore automobilistico;
tale scelta strategica non costituisce certo una novità, quanto piuttosto il coerente completamento di un percorso avviato già da tempo e con fonte di positivi risultati, in termini sia di tenuta dei livelli occupazionali, sia di rilancio della domanda interna, sia, infine, alle parallele politiche di tutela ambientale attente a politiche di adeguato sostegno al rinnovo del parco autoveicoli circolanti, se indirizzato verso prodotti a minore impatto ambientale;
tuttavia, tali scelte fin quei seguite hanno sempre privilegiato un settore certamente importante di tale mercato, ma non esclusivo, rivolto esclusivamente alla domanda di famiglie e privati, senza affrontare le parallele tematiche che interessano operatori economici differenti che, per caratteristiche della propria struttura produttiva, si avvalgono simultaneamente di flotte automobilistiche di dimensioni certamente maggiori rispetto a quelle del singolo potenziale acquirente di un autoveicolo oggetto degli incentivi in esame;
proprio per queste oggettive differenze tra le caratteristiche dei possibili destinatari degli incentivi in esame, una potente spinta verso risultati di consistente evidenza può essere fornita se l'obiettivo di prossime forme di incentivazione verso il ricambio del parco autoveicoli guardi, con le specificità del caso concreto, anche alle esigenze di soggetti ai quali sia imputato reddito di impresa;
in particolare, tale intervento può consentire di attivare le positive ricadute innescate dalla politica di incentivi in esame anche in segmenti produttivi finora scarsamente stimolati da tali pratiche, ovvero anche con riferimento a filiere distributive suscettibili di provocare ricadute positive, in termini occupazionali e di crescita economica complessiva, di gran lunga più ricche rispetto a quelle finora toccate, se non altro in quanto non si tratta di dirottare risorse da un segmento di mercato ad un altro, quanto di aprire tale politica di incentivazione anche a tipologie di prodotti per i quali, finora, l'assenza di adeguati incentivi fiscali soprattutto non ha consentito di cogliere le potenzialità presenti;
in particolare, tale intervento può essere realizzato attraverso un adeguamento dell'importo massimo deducibile ai fini delle imposte sui redditi, ovvero sulla percentuale massima di detraibilità ai fini IVA, ove tale intervento interessi simultaneamente un certo numero di vetture aziendali;
conseguentemente, l'equilibrato dosaggio di tali incentivi può consentire di tramutare le risorse finanziarie pubbliche investite in corrispondenti occasioni di crescita complessiva di tale importante segmento del mercato, fino a configurare ben presto un punto di equilibrio finanziariamente sostenibile, ed anzi fonte di vantaggi riflessi per la finanza pubblica, sia in termini fiscali, sia di entrate contributive, sia, più in generale, in chiave di espansione generale del prodotto interno lordo;
sulla base di recenti studi di istituti specializzati e dei più qualificati centri di ricerca economica, attraverso un attento dosaggio degli interventi su uno o entrambi dei profili segnalati potrebbero già cogliersi i risultati positivi per la finanza pubblica ove sia possibile pervenire ad un incremento di vendite tra i 45.000 e i 100.000 veicoli all'anno, e che tale obiettivo appare agevolmente raggiungibile ove si ponga mente al numero complessivo dei soggetti interessati e all'entità totale delle flotte aziendali coinvolte;

impegna il Governo

ad adottare ogni misura di carattere attuativo per consentire di estendere prossimi incentivi che potranno essere adottati per il sostengo della domanda nel settore automobilistico anche alle esigenze di rinnovo dei parco automobilistico aziendale di produttori di reddito di impresa, operando - alternativamente o cumulativamente - attraverso l'innalzamento degli attuali limiti di deducibilità ai fini delle imposte sui redditi ovvero della percentuale di detraibilità ai fini IVA.
9/2936-A/223.Corsaro.

La Camera,
premesso che:
il comma 149 dell'articolo 2 del provvedimento in esame stabilisce che per l'anno 2010 l'INPS effettua, in via aggiuntiva all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100.000 verifiche nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
si ha giornalmente notizia di abusi riguardo l'ottenimento del beneficio, in particolare in talune aree del Paese;

impegna il Governo

a concentrare l'accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali nelle aree dove si registrano anomali differenziali rispetto alla media del Paese;
a perseguire con la massima severità il danno erariale rilevato, in particolare a carico delle autorità preposte al rilascio dei documenti e dei visti necessari a conseguire il beneficio economico connesso alla invalidità civile.
9/2936-A/224.Mario Pepe (PdL).

La Camera,
premesso che:
l'intenzione manifestata dal Gruppo Fiat di interrompere la produzione automobilistica nello stabilimento di Termini Imerese sta determinando un forte allarme sociale nella zona in quanto sono messi a rischio gli attuali livelli occupazionali;
tutto questo si inserisce in un'area caratterizzata da una notevole disoccupazione e da una difficoltà per i giovani di trovare un inserimento nel mondo del lavoro;
è opportuno che il Governo prosegua la sua opera di vigilanza affinché il gruppo Fiat garantisca i livelli occupazionali dello stabilimento di Termini Imerese;

impegna il Governo

a garantire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare gli attuali livelli di occupazione dello stabilimento di Termini Imerese anche attraverso una riconversione degli impianti per altre produzioni.
9/2936-A/225.Fallica, Terranova, Garofalo, Stagno D'Alcontres, Vincenzo Antonio Fontana, Grimaldi, Minardo, Pagano, Gibiino, Misuraca, Fallica, Marinello.

La Camera,
premesso che:
l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese è fondamentale per una ripresa più veloce e più diffusa;
in Italia le piccole realtà produttive sono ancora la maggioranza e rischiano il fallimento, penalizzate come sono su due fronti, da una parte la crisi dei consumi, dall'altra la crescente difficoltà nell'ottenere finanziamenti;
l'allarme è stato lanciato più volte dalle associazioni di categoria ma a conforto della tesi sostenuta dalle imprese ci sono anche i dati della Banca d'Italia che ha constatato una riduzione dei finanziamenti, riflesso sia della debolezza della domanda di credito da parte delle imprese che dell'inasprimento dei criteri adottati per l'erogazione dei prestiti;
la grave carenza di liquidità e di risorse destinate agli investimenti, dovuta anche ai ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazione, sta colpendo una vasta area di piccole e piccolissime imprese che non riescono ad agganciarsi ai benefici della labile ripresa segnalata da alcuni indicatori economici;
ciò comporta la predisposizione urgente di politiche mirate all'ulteriore potenziamento finanziario del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, con particolare riguardo al rafforzamento dei Confidi;
i Confidi fino ad oggi hanno fatto fronte all'emergenza con risorse limitate rispetto alle esigenze di molti imprenditori che, pur essendo in gravi difficoltà, chiedono credito proprio con l'obiettivo di traguardare la fase più drammatica della crisi e salvare oltre alle proprie aziende anche i propri dipendenti;
gli interventi fino ad oggi previsti non sono sufficienti a coprire le richieste di una platea di piccole imprese che non di rado si sono viste negare aiuto dal sistema bancario,

impegna il Governo:

a adottare iniziative normative volte a incrementare il Fondo di garanzia di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266.
9/2936-A/226.Lulli, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Mastromauro, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, è stata istituita nell'ambito della riforma della finanza locale con decreto legislativo del 15 dicembre 1997, n. 446 ed è entrata in vigore nel 1998 andando a sostituire una serie di altre imposte vigenti;
l'imposta, andando a colpire il reddito al lordo del costo del personale, grava in particolar modo su imprese ad alta intensità di manodopera riducendone la redditività; tuttavia l'Irap svolge la sua funzione sociale finanziando il 40 per cento della spesa sanitaria italiana (Ottobre 2009);
in presenza di una perdita di esercizio, l'imposta rischia di aggravare ulteriormente le condizioni economiche e di rallentare la ripresa;
l'imposta regionale è stata oggetto di diversi ricorsi alla Corte Costituzionale per presunti vizi di costituzionalità ma ad oggi, la Corte ha respinto tutte le censure dei ricorrenti;
l'Irap ha inciso in maniera più pesante sulle imprese di più piccole dimensioni che, in larga misura, erano esonerate dal pagamento del principale tributo che l'imposta regionale sulle attività produttive è andata a sostituire, ovvero l'Ilor;
proprio nell'ottica della riduzione della pressione fiscale, volta alla ripresa economica del Paese, appare prioritario intervenire sull'Irap con riferimento particolare a quella applicabile alle imprese di più piccole dimensioni;
il Governo promette periodicamente e, da ultimo, anche durante l'esame del provvedimento in oggetto, interventi di riduzione dell'Irap ma al momento, l'ultimo intervento a sostegno dell'imprenditoria italiana che riguarda l'Irap è quello introdotto dal governo Prodi al comma 50 dell'articolo 1, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (finanziaria 2008), in cui tra gli altri interventi in materia di riduzione dell'aliquota Irap e modifica delle modalità di determinazione della base imponibile, veniva proposto un innalzamento della franchigia di imposizione (no tax area IRAP) applicabile alle imprese individuali e società di persone;
in una fase congiunturale di crisi economica come quella cui stiamo assistendo, con la fiducia dei consumatori e delle imprese in discesa, sarebbe auspicabile intervenire con un innalzamento della deduzione forfettaria dell'Irap,

impegna il Governo

a provvedere quanto prima ad adottare iniziative normative volte ad innalzare il tetto di deduzione forfettaria dell'Irap applicabile alle imprese di più piccole dimensioni.
9/2936-A/227.Froner, Lulli, Benamati, Colaninno, Fadda, Mastromauro, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
proprio in questi giorni al vertice mondiale sul clima di Copenaghen i capi di stato stanno discutendo del contenimento dei gas serra al fine di scongiurare una crisi irreversibile del pianeta;
l'Italia è molto arretrata per quanto riguarda i processi di riconversione dell'economia nella direzione della cosiddetta «rivoluzione verde»;
particolarmente importante è ridurre gli inquinanti derivanti dalla circolazione di veicoli che producono alte percentuali di anidride carbonica;
l'innovazione tecnologica consente ormai di puntare sulla crescita del mercato dei veicoli ad esclusiva trazione elettrica, grazie alle innovazioni nel campo delle batterie e all'impegno di molte case automobilistiche ormai pronte a produrre nuovi modelli già a partire dal 2010;
ENEL spa sta sperimentando in alcune città le colonnine per l'erogazione dell'energia indispensabile a caricare le batterie dei veicoli elettrici, mentre FIAT ed altre case automobilistiche sono in grado di produrre modelli innovativi capaci di rispondere alle esigenze del mercato,

impegna il Governo

a finanziare un progetto nazionale per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni di anidride carbonica, tramite la creazione di una rete diffusa di distribuzione destinata al rifornimento dei veicoli ad esclusiva alimentazione elettrica, incentivando l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici finalizzati all'approvvigionamento di tale rete ed aumentando gli ecoincentivi per l'acquisto di tali veicoli, a partire dall'annunciato provvedimento di proroga degli incentivi 2009.
9/2936-A/228.Fadda, Peluffo, Lulli, Benamati, Colaninno, Froner, Mastromauro, Marchioni, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'ISTAT nello studio «Le esportazioni regionali italiane» sostiene che esse continuano a calare in modo preoccupante sia verso i paesi dell'Unione Europea che verso i paesi extra UE;
nei primi nove mesi del 2009, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, il valore delle esportazioni italiane ha registrato una flessione del 23,1 per cento, dovuta a consistenti riduzioni tendenziali dei flussi sia verso i paesi Ue (-25,5 per cento) sia, in misura più contenuta, verso i paesi extra Ue (-19,7 per cento);
nei primi nove mesi del 2009, rispetto al corrispondente periodo del 2008, tutte le regioni hanno fatto registrare una flessione delle esportazioni, ad eccezione della Liguria (+8,8 per cento, per il forte incremento delle vendite all'estero dei mezzi di trasporto);
fra le regioni che più contribuiscono ai flussi commerciali con l'estero, le flessioni maggiori riguardano Sardegna (-50 per cento), Sicilia (-40,8 per cento), Abruzzo (-35,7 per cento), Marche (-28,4 per cento), Puglia (-27,8 per cento), Piemonte (25,9 per cento), Emilia-Romagna (-25,4 per cento), Lombardia (-22,6 per cento) e Veneto (-20,7 per cento);
nonostante questi dati preoccupanti il Governo con la presente manovra di finanza pubblica ha tagliato i fondi destinati all'ICE e all'export ed in particolare, oltre 17 milioni di curo al sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e alla promozione del made in Italy,

impegna il Governo

a adottare quanto prima provvedimenti volti a ripristinare le risorse tagliate con la manovra in esame.
9/2936-A/229.Vico, Lulli, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Mastromauro, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Zunino.

La Camera,
premesso che:
il settore delle attività professionali è stato duramente colpito dalla crisi come conseguenza della caduta dei settori primari dell'economia;
le attività professionali soffrono come tutte le altre di una pesante difficoltà ad accedere al credito in una fase nella quale, molte attività per andare avanti ed evitare di licenziare il personale, ricorrono all'indebitamento,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte ad estendere la disciplina dell'attività di garanzia collettiva dei fidi recata dall'articolo 13 dei decreto-legge 36 settembre 2003, n. 269 convertito 24 novembre 2003, n. 326, anche alle attività professionali.
9/2936-A/230.Mastromauro, Lulli, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica ha colpito duramente le piccole e medie imprese, soggetto portante della nostra economia, che in questa difficile fase lottano con tenacia per tenere aperte le proprie attività;
le limitate risorse messe a disposizione dal Governo sono state orientate a sostenere pochi grandi settori; la stampa ha riportato nei giorni scorsi lo scoramento di tanti piccoli imprenditori che utilizzano il web per sfogare il proprio malessere e il timore di non riuscire più ad andare avanti, come è già accaduto a moltissimi loro colleghi;
la denuncia riguarda l'impossibilità di continuare l'attività aziendale, quando tutte le risorse sono assorbite dai costi, dalle spese per fornitori, dagli stipendi, dalle imposte e dalle tasse, tanto che moltissimi piccoli imprenditori per reggere hanno dovuto scegliere di ricorrere all'indebitamento, mentre si levano voci di imprenditori preoccupati per i propri dipendenti che non hanno ancora ricevuto la CIG in deroga di giugno;
la crisi economica ha reso inevitabilmente meno attendibile l'istituto sugli studi di settore e la stessa attività di revisione;
l'IRAP colpisce in modo particolare le imprese in difficoltà e viene pagata anche quando il bilancio chiude in perdita, essa è deducibile dalle imposte sui redditi solo per il 10 per cento e costituisce una ingiusta forma di doppia tassazione;
il decreto anticrisi del 2008, ha previsto la possibilità di liquidare e versare l'IVA sulle operazioni effettuate nei confronti di altri imprenditori o professionisti solo al momento dell'effettivo incasso della fattura o non oltre un anno dalla fatturazione, ma l'agevolazione interessa una platea ristretta di imprese, essendo stato previsto un volume massimo di affari di 200 mila euro all'anno,

impegna il Governo:

a adottare iniziative volte a stabilire una moratoria sulle imposte che le piccole e medie imprese dovranno pagare nel 2010, facendo altresì slittare le verifiche sugli studi di settore al 2011 e prevedendo un consistente innalzamento della deduzione forfetaria dell'IRAP.
9/2936-A/231.Sanga, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il regime fiscale semplificato introdotto con la legge 381/1991 permetteva, tra l'altro, di effettuare i versamenti IVA tramite la SIAE contestualmente alla consegna delle distinte di incasso e delle copie delle fatture emesse e che con l'abolizione dell'imposta sugli intrattenimenti, i versamenti sono stati poi resi obbligatori tramite modello F24 contestualmente alla tenuta del libro IVA minori;
attualmente i versamenti IVA devono essere effettuati tramite modello F24 telematico, mentre in molti casi gli agenti SIAE pretendono ancora la consegna delle distinte d'incasso e delle copie delle fatture emesse;
appare necessario, ad avviso del proponente, di semplificare le procedure e gli adempimenti contabili per le associazioni sportive dilettantistiche, che, insieme con tutte le altre associazioni senza scopo di lucro, hanno fornito all'Agenzia delle entrate, tramite il modello EAS, tutte le informazioni rilevanti ai fini fiscali,

impegna il Governo

a adottare iniziative normative volte a semplificare e ridurre gli adempimenti contabili e fiscali per le associazioni che optano per il regime semplificato previsto dalla legge 398/91, esonerando la SIAE dal richiedere le distinte di incasso e le copie delle fatture emesse ai fini dell'assolvimento degli obblighi IVA.
9/2936-A/232.Forcolin.

La Camera,
premesso che:
appare opportuno ottimizzare e integrare coerentemente gli strumenti di tutela e sostegno del reddito previsti in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione, da ultimo richiamati nei decreti-legge n. 185 del 2008 e n. 5 e 78 del 2009, con gli incentivi diretti a favorire lo sviluppo di nuova imprenditorialità e la diffusione di forme di autoimpiego ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185;
ciò al fine di realizzare un ampliamento della base produttiva e occupazionale nazionale, che riveste ancora maggiore rilievo in considerazione della particolare situazione economico-finanziaria;
in particolare appare opportuna una novella all'articolo 1 del decreto-legge lo luglio 2009, n. 78, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, volta a:
a) consentire ai lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori sociali in deroga, licenziati o sospesi per cessazione totale o parziale dell'attività o per intervento di procedura concorsuale da imprese non rientranti nella disciplina di cui alla legge 23 luglio 1991, n. 223, di poter cumulare gli le agevolazioni economiche concesse ai sensi del Decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185 con l'erogazione dell'incentivo pari all'indennità spettante al lavoratore, nel limite di spesa autorizzato e con esclusione di quanto dovuto a titolo di contribuzione figurativa, per il numero di mensilità di trattamento di sostegno al reddito non erogate secondo quanto disposto all'articolo 7-ter, comma 7, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, come modificato dall'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78;
b) consentire ai lavoratori che usufruiscono del trattamento di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, di poter cumulare le agevolazioni economiche concesse ai sensi dei Decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185 con il beneficio della liquidazione del trattamento per un numero di mensilità pari a quelle deliberate e non ancora percepite, nonché, ove si tratti di cassa integrazione guadagni per crisi aziendale a seguito di cessazione totale o parziale dell'impresa, di procedura concorsuale o comunque nei casi in cui il lavoratore sospeso sia stato dichiarato un esubero strutturale, con in beneficio della liquidazione, nel caso in cui il medesimo soggetto rientri nelle previsioni di cui all'articolo 16, comma 1, della legge 23 luglio 1991, n. 223, del trattamento di mobilità per dodici mesi al massimo come disposto dall'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78;
c) prevedere l'affidamento al Comitato nazionale permanente per il Microcredito di compiti di monitoraggio e assistenza nell'impiego delle risorse attribuite ai destinatari degli interventi previsti dai commi 7 e 8, in, considerazione del ruolo istituzionale svolto dal Comitato nell'ambito del settore del microcredito. 11 monitoraggio del numero di interventi richiesti e dell'efficacia delle misure di sostegno previste dalle disposizioni menzionate, nonché l'assistenza prestata ai soggetti fruitori nella scelta delle modalità più adeguate di impiego delle risorse attribuite contribuirà ad evitare la dispersione di tali risorse favorendo in modo pio rapido efficace l'avvio di attività imprenditoriali utili nel territorio di riferimento, assicurando l'incremento dell'occupazione.

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte a modificare l'articolo 1 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102 nel senso riportato in premessa.
9/2936-A/233.Baccini, Nucara.

La Camera,
premesso che:
le introdotte al Disegno di legge finanziaria 2010 permetteranno di assicurare il turn-over del personale appartenente al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco;
tuttavia gli aspiranti Vigili del Fuoco risultati idonei e presenti nella graduatoria approvata con Decreto del Ministro dell'Interno 28 aprile 2009, n. 1996, nonché già sottoposti a prova motoria e relativa visita psico-attitudinale, ciò nonostante non sono stati ancora assunti;
la permanente carenza di organici nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco è destinata nel tempo a riflettersi negativamente sulla capacità di assicurare le prestazioni del Soccorso tecnico urgente con la consueta efficienza e tempestività;

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte ad autorizzare il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ad utilizzare le procedure previste dall'artico 1, comma 526 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 per assumere a tempo indeterminato gli aspiranti vigili dichiarati idonei della graduatoria approvata con il Decreto del Ministro dell'interno 28 aprile 2008, n. 1996 e già sottoposti a prova motoria e relativa visita psico-attitudinale.
9/2936-A/234.Grimoldi, Comaroli, Caparini, Allasia, Maccanti.

La Camera,
premesso che:
sono sempre più frequenti le notizie relative ad episodi di «malasanità» che, ponendo in evidenza disfunzioni, errori medici o carenze organizzative dei servizi di assistenza sanitaria, rischiano di compromettere il legittimo affidamento dei pazienti al Servizio sanitario nazionale;
nel novembre 2008, è stata istituita una Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, con il compito di indagare sulle cause e sulle responsabilità degli errori sanitari nelle strutture pubbliche e private;
la gravità di tali fenomeni di malasanità è legata, nel nostro paese, all'assenza di un sistema assicurativo obbligatorio per tutte le strutture sanitarie, che garantisca i professionisti medici e sanitari, nonché le rispettive strutture di appartenenza contro il rischio professionale ed organizzativo connesso alle prestazioni rese nei confronti dei pazienti;
la normativa vigente si limita, infatti, a prevedere che le ASL «possono garantire anche il personale medico dipendente, mediante adeguata polizza di assicurazione per la responsabilità civile, dalle eventuali conseguenze derivanti da azioni giudiziarie promosse da terzi, ivi comprese le spese di giudizio, relativamente alla loro attività, senza diritto di rivalsa, salvo i casi di colpa grave o di dolo» (articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica n. 761/79);
la norma richiamata ha sostituito 1'articolo 29 del decreto del Presidente della Repubblica n. 130/1969, il quale, invece, prevedeva che «le amministrazioni ospedaliere devono garantire l'ente e il personale dipendente, mediante adeguata polizza di assicurazione (...), ponendo a carico dell'amministrazione l'obbligo di stipulare le polizze per la copertura del rischio della responsabilità civile»;
a causa di questa opzione normativa, la presenza di assicurazioni professionali per la responsabilità civile nei confronti degli assistiti non appare, ad oggi, omogenea, determinandosi così una potenziale lesione del diritto dei pazienti, che abbiano subito danni a causa di una prestazione sanitaria, ad un risarcimento per il danno subito;
tale intervento è avvertito come prioritario da tutti gli operatori di settore, spesso costretti a stipulare privatamente (e a proprie spese) una polizza assicurativa per la responsabilità civile;

impegna il Governo

a promuovere l'adozione di disposizioni normative finalizzate a rendere obbligatoria - per tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, nonché per il personale in esse operante (medico e sanitario) - la stipula di polizze assicurative per la responsabilità civile nei confronti degli assistiti.
9/2936-A/235.Rondini, Laura Molteni, Fugatti.

La Camera,
premesso che:
con legge 3 marzo 2009, n. 18 il parlamento ha ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, firmata il 30 marzo 2007 a New York, ponendo le premesse per un sensibile miglioramento del nostro corpus normativo in materia di tutela dei disabili. Per le tante persone e famiglie che vivono in condizione di particolare vulnerabilità la convenzione rappresenta infatti una tappa fondamentale nel lungo percorso di riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza, delle libertà e, in definitiva, nel processo di costruzione di una società per tutti;
scopo della Convenzione è, infatti, promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità;
i principi cui si ispira la Convenzione sono: il rispetto per la dignità intrinseca, l'autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte - e l'indipendenza delle persone; la non-discriminazione; la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società; il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa; la parità di opportunità; l'accessibilità; la parità tra uomini e donne; il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.
l'indagine ISTAT sulle Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005 ha rilevato che in Italia le persone con disabilità sono 2 milioni 609 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia e che ammettono una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana; ma se si considerano in generale le persone che hanno manifestato una apprezzabile difficoltà nello svolgimento di queste funzioni, la stima allora sale a 6milioni 606mila persone, pari al 12 per cento della popolazione, che vive in famiglia, età superiore ai 6 anni.
la Legge 5 febbraio 1992, n. 104, Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata promuovendone la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.
la medesima legge impegna le istituzioni a prevenire e rimuovere le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali.
la condizione di disabilità non riguarda solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione nei diversi livelli di responsabilità. In questo delicato settore, è d'importanza fondamentale la valorizzazione della famiglia, che va aiutata con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomia e di integrazione sociale del familiare diversamente abile.
al giorno d'oggi la persona non autosufficiente è ancora un soggetto di estrema fragilità sociale; risultano infatti alcuni nodi critici non ancora concretamente affrontati: presenza di barriere architettoniche, non adeguata risposta assistenziale e ricreativa, assenza di servizi finalizzati a una piena presa in carico delle famiglie, insufficienza di servizi domiciliari e così via.
è evidente come troppo spesso i diritti delle persone non autosufficienti corrano il rischio di rimanere inattuati.
bisogna lavorare affinché muti il modo di affrontare le problematiche legate al mondo della non autosufficienza. È necessario infatti pensare alle persone non autosufficienti in termini di centralità dei bisogni ai quali si devono fornire delle risposte efficaci tese alla valorizzazione dei potenziali della persona, e non soltanto incentrate nella misurazione dei deficit. Il bisogno di salute deve essere quantificato in relazione a quanto una persona potrebbe fare se venissero posti in essere quegli interventi capaci di contrastare o di ridurre un deficit e di abbattere quelle barriere che costituiscono un handicap apparentemente insormontabile per la persona con disabilità.
attenzione progettuale costante e approfondita va dedicata ai disabili in condizione di non autosufficienza. È giunto il momento di garantire un progetto di vita individualizzato per quei soggetti disabili, incapaci di compiere da soli gli atti quotidiani della vita, che rappresentano per i propri congiunti una profonda incertezza dovuta alle difficoltà nel gestire le loro problematiche. È necessario istituire il diritto delle persone non autosufficienti ad accedere a un progetto di vita individualizzato, aggiuntivo rispetto alle prestazioni socio-sanitarie già incluse nel LEA, conferendo piena attuazione alle leggi 104/92 e 162/98.

impegna il governo

a promuovere l'adozione di un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale per l'adozione di progetti individualizzati diretti a migliorare la qualità della vita e assistenza delle persone diversamente abili cui all'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 che restano prive di adeguato sostegno familiare e a prevedere forme atte a garantire l'accesso al credito agevolato per le persone diversamente abili e le loro famiglie per i lavori di ristrutturazione finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche;
9/2936-A/236.Laura Molteni, Rondini.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 44 comma 1, del decreto-legge 5 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si prevede un riordino dei criteri di erogazione dei contributi diretti all'editoria per tutti gli aventi diritto secondo la legge n. 250 del 7 agosto 1990, tenendo conto delle somme complessivamente stanziate nel bilancio dello stato per il settore, che costituiscono limite massimo di spesa;
il comma 53 bis dell'articolo 2 del provvedimento in esame ribadisce che, in attuazione del suddetto articolo 44, i contributi e le provvidenze per l'editoria spettano nel limite dello stanziamento iscritto sul pertinente capitolo del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri procedendo, ove necessario, a riparto proporzionale dei contributi tra gli aventi diritto, fatte salve le risorse da destinare alle convenzioni e agli oneri inderogabili afferenti lo stesso capitolo;
essendo gli stanziamenti previsti per il comparto dell'editoria cooperativa, no profit, di partito, assolutamente insufficienti e prevedendo quindi una ripartizione percentualmente fra gli aventi diritto, il comma 53 bis anticipa, di fatto, la soppressione del carattere di diritto soggettivo dei contributi all'editoria;
procedere ad una ripartizione percentuale di un contributo nettamente inferiore alle esigenze del settore decreterebbe la fine di un centinaio di giornali che svolgono un importante ruolo di informazione, con la conseguente perdita di circa 200 posti di lavoro giornalistico e di altrettanti poligrafici;
rendendo incerto l'ammontare dei contributi si impedisce la loro pianificazione nei bilanci aziendali e si rende complicata la certificazione, visto che l'erogazione delle sovvenzioni viene effettuata l'anno successivo a quello di riferimento, oltre al fatto che si creano numerose difficoltà per reperire anticipazioni e fidi da parte delle imprese editrici presso le banche per problemi di liquidità;
l'intento del Governo è presumibilmente quello di provvedere ad un risparmio per le finanze pubbliche, ma sembra ingiusto effettuare tagli virulenti nel settore, penalizzando indiscriminatamente, fino alla possibile chiusura, i giornali che realmente svolgono un importante ruolo di informazione e di rappresentanza, come quelli di partito, e i giornali che invece non vengono neanche distribuiti in edicola;
un maggiore rigore dei requisiti necessari per l'accesso ai contributi, con l'esclusione quindi di tutti quei giornali che beneficiano delle sovvenzioni statali senza essere distribuiti in edicola, potrebbe portare al medesimo risparmio e contemporaneamente alla salvaguardia della vera informazione nazionale;
il pluralismo di informazione rappresentato dalla piccola editoria risulta essere un mezzo insostituibile di circolazione delle idee, della cultura e della stessa democrazia e i giornali di diverso orientamento politico e culturale che realmente svolgono un'azione di informazione e di rappresentanza dell'elettorato hanno il diritto di godere dei contributi statali per la loro importante funzione;

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte ad assicurare, fino all'entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo 44, comma 1, del decreto-legge 5 giugno 2008, n. 112, alle imprese editrici beneficiarie dei contributi statali ai sensi dell'articolo 3, della legge 7 agosto 1990, n. 250, dell'articolo 153 della legge 388 del 2000 e dell'articolo 20 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il mantenimento del diritto all'intero contributo, anche in presenza di riparto percentuale tra gli aventi diritto, per le testate che abbiano distribuito nelle edicole almeno l'80 per cento delle copie stampate nell'anno di riferimento dei contributi richiesti, con lo scopo di salvaguardare il diritto inalienabile di informare ed essere informati, previsto dall'articolo 21 della nostra Costituzione.
9/2936-A/237.Comaroli, Fava, Caparini.

La Camera,
premesso che:
la famiglia, tradizionalmente intesa come unione tra uomo e donna, ricopre oggi nel contesto giuridico-sociale italiano un ruolo di estrema importanza;
l'articolo 29 della Costituzione italiana stabilisce che «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare»;
l'articolo 30 della Costituzione stabilisce che «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti (...)»;
a norma dell'articolo 31 della Costituzione «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo»;
in Italia si registra un basso tasso di natalità italiano, conseguente alle difficoltà economiche che le famiglie numerose devono quotidianamente affrontare a dispetto di ogni previsione e tutela giuridica;
secondo dati ISTAT, l'incidenza della povertà tra le famiglie con cinque o più componenti risultava, nel 2007, significativamente superiore a quella delle famiglie meno ampie: l'8,2 per cento si trovava in condizione di povertà assoluta; di queste il 72 per cento era composto da coppie con tre o più figli e il 25 per cento da famiglie con membri aggregati; tra le coppie con figli, l'incidenza della povertà assoluta cresceva all'aumentare del numero dei figli, raggiungendo l'8 per cento quando i figli erano tre o più;

impegna il Governo

a valutare, nel corso dell'anno 2010, la possibilità di ampliare le attuali misure di sostegno alle famiglie numerose.
9/2936-A/238.Polledri.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame risulta una diminuzione, seppur lieve, delle risorse destinate a finanziare il Fondo Nazionale per il Servizio Civile. Nel 2010 saranno infatti stanziati 170.261.000 di euro rispetto ai 171.294.000 previsti nella finanziaria 2009, e 125.627.000 per gli anni successivi rispetto ai 127.041.000 indicati lo scorso anno;
il decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, recante «Disciplina del Servizio civile nazionale a norma dell'articolo 2 della legge 6 marzo 2001, n. 64. (GU n. 99 del 29-4-2002)», al comma 2 dell'articolo 4, prevede che l'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile elabori una programmazione annuale in cui si stabilisce «c) la quota di risorse del Fondo da destinare ai compensi dei giovani destinati alla realizzazione dei progetti approvati in ambito regionale d) la quota di risorse del Fondo da destinare ai compensi dei giovani destinati alla realizzazione dei progetti approvati in ambito interregionale, nazionale o all'estero»;
la Relazione al Parlamento dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile per l'anno 2008 recante «Relazione sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile» evidenzia come agli albi regionali di servizio civile siano iscritti 3.608 enti, rispetto ai 172 iscritti all'albo nazionale;
sempre da tale relazione si ricava come nell'anno 2008 gli enti iscritti agli albi regionali abbiano presentato 4.656 progetti di servizio civile, con una richiesta complessiva di 51.120 volontari. Gli enti iscritti all'albo nazionale hanno invece presentato 2.895 progetti, con una richiesta di 49.913 volontari;
nonostante la prevalenza di richieste avanzate dagli enti iscritti agli albi regionali, il documento relativo alla «Programmazione finanziaria per l'anno 2009» dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, dopo aver individuato in 24.647 unità il numero di volontari avviabili al servizio civile relativamente ai progetti presentati dagli enti di servizio civile nell'anno 2008, stabilisce che il «54 per cento del contingente riguarderà volontari da assegnare a progetti approvati in ambito nazionale agli Enti iscritti all'Albo nazionale, mentre il restante 46 per cento riguarderà volontari da assegnare a progetti approvati in ambito regionale, agli Enti iscritti agli Albi regionali»;
risulta quindi evidente la disparità di trattamento riservata agli enti iscritti agli albi regionali, disparità che pare in netto contrasto con quel che emerge dai dati ufficiali sull'andamento dell'istituto del servizio civile;
tale immotivata e irrazionale disparità potrebbe ulteriormente aggravarsi nell'anno 2010, alla luce della leggera diminuzione della disponibilità di risorse sopra evidenziata. Ciò sarebbe a tutti gli effetti in contrasto con le linee generali di Governo, volte a sostenere non solo le realtà di piccole e medie dimensioni legate al territorio e gli enti locali, ma anche la capacità di governo del territorio da parte di Regioni e Province Autonome,

impegna il Governo

a garantire che per l'anno 2010 la ripartizione del Fondo Nazionale per il Servizio Civile [così come definito alla Tabella C, Ministero Ministero dell'economia e delle finanze, missione Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del consiglio dei ministri, programma Presidenza del Consiglio dei ministri, voce legge n. 230 del 1998: Nuove norme in materia di obiezione di coscienza - articolo 19: Fondo nazionale per il servizio civile (21.3.3 - Oneri comuni di parte corrente - cap. 2185)], sia tale per cui almeno il 50 per cento del Fondo sia destinato al contingente di volontari da assegnare a progetti approvati in ambito regionale e di provincia autonoma, e quindi agli enti iscritti agli Albi Regionali e di Provincia Autonoma.
9/2936-A/239.Rivolta, Nicola Molteni.

La Camera,
premesso che:
il tema della casa per i ceti popolari che la crisi economica ha ulteriormente aggravato potrebbe diventare occasione per nuove politiche di sviluppo economico e sociale;
in alcune zone d'Italia come ad esempio la Regione Campania sono in corso l'esecuzione di migliaia di ordini giudiziali di demolizione accessori a sentenze di condanna o di patteggiamento ed aventi ad oggetto immobili per i quali pendono regolari domande di condono edilizio presentate ai sensi dell'articolo 32 del decreto-legge n. 269/2003, convertito nella legge n. 326/2003;
tale situazione si è creata dall'annoso contrasto giurisprudenziale esistente tra plurime decisioni - da una parte - dei TT.AA.RR. e del Consiglio di Stato, secondo cui, in presenza di domanda di condono anche ai sensi del d.l. n. 269/2003, il procedimento sanzionatorio è sospeso ex lege, e - dall'altra - della Cassazione penale, che esprime avviso diametralmente contrario, ritenendo che tali domande non producano alcun effetto nelle zone assoggettate a vincolo paesistico, ove sarebbero sanabili soltanto interventi edilizi minori, di tipo conservativo;
si evidenzia che gran parte del territorio Campano è assoggettato a vincolo di inedificabilità relativa e non assoluta;
del resto la ratio della norma del terzo condono come emerge dai lavori preparatori ed anche dalla circolare del Ministero delle Infrastrutture n. 2699 del 7.12.2005, è, senza dubbio, quella di ritenere applicabile la sanatoria anche in tali zone, intendendosi riferite le limitazioni di cui al comma 27 dell'articolo 32 del dl. n. 269/2003 ai soli immobili vincolati individualmente e non anche alle zone nelle quali tali immobili ricadono;
è necessario, quindi, per porre fine alle incertezze interpretative suddette ed evitare che i Comuni interessati alle demolizioni si trovino in grosse difficoltà economico-finanziario che il Governo valutasse la necessità di un intervento normativo urgente affinché ci sia un'interpretazione autentica della normativa innanzi richiamata;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative idonee a stabilire che gli immobili acquisiti ai sensi dell'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 siano destinati, in conformità al reale impatto sul territorio, ad alloggi di edilizia residenziale pubblica ed assegnati in locazione in conformità alle vigenti disposizioni di legge in materia;
a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative urgenti di interpretazione autentica dell'articolo 32, commi 26, lettera a), e 27, lettera d), del dl. 30 settembre 2003, n. 269, nel senso di includere anche le zone soggette a vincolo di cui all'articolo 32 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 nelle aree suscettibili di condono limitando l'esclusione intendendosi i beni di cui alle lettere a) e b) dell'articolo 136 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
9/2936-A/240.Gioacchino Alfano, Milo, Pisacane.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame integra con l'importo pari a dieci milioni di euro per l'anno 2010 il Fondo per la protezione civile, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge n. 142 del 1991, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 195 del 1991;
l'impegno di spesa richiamato è destinato a realizzare interventi urgenti concernenti i territori del Veneto e del Friuli Venezia-Giulia colpiti dagli eccezionali eventi meteorologici del 6 giugno 2009; il 2009 è stato interessato da eventi atmosferici avversi che hanno colpito anche altre parti del territorio italiano,

impegna il Governo

a prevedere che, l'integrazione del Fondo per la protezione civile di cui in premessa, sia destinata anche al recupero, al riassetto idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio di Ischia interessato dalla frana del 10 novembre 2009 e agli interventi atti a fronteggiare l'emergenza stessa.
9/2936-A/241.Ciriello, Graziano.

La Camera,
premesso che:
il comma 240 dell'articolo 2 nell'ambito degli interventi previsti dall'elenco 1 prevede la proroga della devoluzione della quota del 5 per mille IRPEF, attraverso il rifinanziamento delle autorizzazioni di spesa sancite legge 27 dicembre 2006, n. 296, legge 24 dicembre 2007, n. 244, del decreto-legge 31 dicembre 2007, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112;
il ripristino della previsione del cinque per mille rappresenta un riconoscimento importante, sotto il profilo giuridico e sociale, poiché riconosce al contribuente una sfera di sovranità nella quale egli stesso può decidere a chi destinare parte delle sue risorse destinate alle spese pubbliche;
le disposizioni suindicate prevedono che il contribuente possa destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) a sostegno anche della ricerca scientifica e Università;
le Università e le Facoltà Pontificie rappresentano un tassello imprescindibile del tessuto accademico, culturale e scientifico del nostro Paese e necessitano, al pari degli altri istituti universitari di opportune destinazioni di risorse discrezionali da parte dei cittadini-contribuenti:

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre in apposito provvedimento, collegato alla legge finanziaria, tra le finalità della destinazione della quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, il finanziamento degli enti di ricerca scientifica e delle università, incluse le Università e le Facoltà Pontificie.
9/2936-A/242.Pagano, Di Biagio, Vignali, Vincenzo Antonio Fontana.

La Camera,
premesso che,
il Disegno di Legge in discussione prevede, all'articolo i comma 4, misure a sostegno delle famiglie con figli e con priorità per i lavoratori dipendenti e pensionati attraverso le maggiori disponibilità che si realizzassero nel 2010 rispetto alle previsioni del DPEF 2010-2013;
secondo la copertura prevista al presente Disegno di Legge, allegato alla relazione tecnica, il Fondo di riserva ammonta a 3 miliardi 936 milioni di euro alimentato dalle entrate del cosiddetto Scudo Fiscale;

impegna il Governo:

a adottare provvedimenti volti a destinare le somme provenienti dallo Scudo fiscale, eccedenti la cifra in premessa, al Fondo istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze di cui all'articolo 1 comma 4 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 al fine della riduzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti e pensionati, da realizzare mediante l'incremento della misura della detrazione per i redditi di lavoro dipendente e da pensione di cui all'articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni per una somma non superiore a 35 mila euro annui.
a valutare l'opportunità, nel caso in cui siano approvati ulteriori provvedimenti riguardanti lo Scudo fiscale, di destinare tali nuove risorse al Fondo istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze di cui all'articolo 1 comma 4 della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
9/2936-A/243.Nannicini.

La Camera,
premesso che,
il Disegno di Legge in discussione prevede all'articolo comma 47, la modifica alla legge 575 del 1965 in materia di vendita dei beni immobili confiscati alla mafia;

impegna il Governo:

ad istituire l'Agenzia per i beni confiscati al fine della gestione dei beni e per velocizzare le procedure di assegnazione;
a valutare l'opportunità di destinare una percentuale delle somme ricavate dalla confisca di denaro, per la costituzione di un fondo presso l'agenzia per i beni confiscati al fine di poter rendere fruibili gli immobili confiscati e sgravarli da ogni atto che possa rallentare l'assegnazione del bene stesso.
9/2936-A/244.Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
il trasporto di merci pericolose è soggetto a norme e regolamenti molto dettagliati, formulati in base al tipo di materiale trasportato e ai mezzi di trasporto utilizzati;
ai fini di tutela della sicurezza e di sostegno del settore, per la sostituzione, realizzata attraverso la demolizione di veicoli stradali per il trasporto merci pericolose in cisterna, immatricolati fino al 31 dicembre 1994, con veicoli cisterna nuovi, è necessario poter usufruire di adeguati contributi;
il mezzo di trasporto, prima di essere autorizzato al carico di merci pericolose, deve essere attrezzato specificatamente per la/le classi di materiali, destinato ad ospitare attrezzature evidentemente diverse a seconda del tipo di pericolosità;
a seguito di quanto opportunamente summenzionato,

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti finalizzati a destinare le somme necessarie ad effettuare la sostituzione di tutti quei veicoli stradali destinati al trasporto di merci pericolose in cisterna ormai obsoleti e non più sicuri per la circolazione.
9/2936-A/245.Torrisi, Garofalo, Cassinelli.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria 2010, in materia di contributi all'editoria, reca all'articolo 2, comma 53, una disposizione interpretativa dell'articolo 20, comma 3-ter, del decreto legge 223 del 2006, concernente i contributi per quotidiani e periodici di organi di partito o movimenti di politici, nonché dell'articolo 1 comma 460 della legge n. 266 del 2005, relativo alle condizioni richieste per accedere ai contributi, a partire dal 2006, per quotidiani e periodici editi sia da organi di partiti o da movimenti politici;
la disposizione in esame necessita di essere interpretata anche alla luce delle disposizioni del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, con particolare riguardo all'articolo 44 che, prevedendo la semplificazione e il riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria, esplica i suoi effetti anche per la stampa italiana all'estero;
la suddetta disposizione, come si evince dalla relazione tecnica presentata dal Governo nel corso dell'esame della legge finanziaria in prima lettura al Senato, non determina maggiori oneri, in quanto i contributi vanno ricondotti nell'ambito degli stanziamenti complessivi che costituiscono il tetto di spesa (ai sensi dell'articolo 44, comma 1-bis del decreto-legge n. 112 del 2008); dunque tali contributi con effetti anche per la stampa italiana all'estero non risultano essere aggiuntivi ma risultano spettanti fino a concorrenza proporzionale degli stessi tra gli aventi diritto,

impegna il Governo

ad integrare la composizione della Commissione di cui all'articolo 26, comma 3, della legge 15 agosto 1981, n. 481 inserendovi i rappresentanti della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero (FUSIE), della Commissione Informazione del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (C.G.I.E.) e della Consulta nazionale dell'emigrazione (C.N.E.).
9/2936-A/246.Narducci, Bobba.

La Camera,
premesso che:
l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in base alla legge n. 326 del 2003, articolo 4, comma 10, riceve un finanziamento pari a 100 milioni di euro per l'anno 2010;
l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dal 2004 a oggi ha ricevuto finanziamenti superiori al suo fabbisogno, tali da accumulare un ampio fondo in avanzo di gestione;

impegna il Governo

a verificare il reale utilizzo delle risorse stanziate per l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e a dirottare gran parte delle suddette risorse inutilizzate a favore: del ripianamento del debito accumulato dall'Italia per l'anno 2009 nell'ambito dell'«European Synchrotron Radiation Facility» (ESRF), di Grenoble, Francia, grande infrastruttura scientifica europea al cui finanziamento l'Italia è legata da apposito trattato internazionale, della copertura totale del contributo italiano previsto per l'anno 2010, dei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN), che negli ultimi 5 anni hanno subito un decurtazione nei finanziamenti pari al 30 per cento.
9/2936-A/247.Tocci, Bachelet, Gianni Farina.

La Camera,
premesso che:
sono oltre 55mila le lavoratrici e i lavoratori italiani occupati in Svizzera - nei Cantoni di frontiera Ticino, Vallese e Grigioni - con il permesso di frontaliere rilasciato dalle autorità elvetiche, di cui oltre 45.000 nelle Province di Como, Varese e Sondrio;
le lavoratrici e i lavoratori frontalieri occupati in Svizzera ai sensi dell'articolo 1 dell'Accordo Bilaterale tra Italia e Svizzera del 3 ottobre 1974 sono soggetti - per quanto riguarda salari, stipendi ed altri elementi facenti parte della remunerazione che ricevono in corrispettivo di una attività dipendente - all'imposizione fiscale soltanto in Svizzera e sono esonerati dalla dichiarazione dei redditi in Italia, in quanto la suddetta Convenzione prevede il ristorno diretto di un quota delle imposte trattenute alla fonte all'Italia;
la situazione particolare dei lavoratori frontalieri riguarda una serie articolata di questioni di carattere fiscale e previdenziale di notevole complessità, alcune delle quali oggetto di specifica trattativa - attualmente sospesa unilateralmente dalla Svizzera per protesta contro lo scudo fiscale - tra Italia e Svizzera nell'ambito della revisione parziale dell'Accordo contro la doppia imposizione; in particolare da quanto è possibile conoscere tale trattativa dovrebbe riguardare misure in materia di tassazione e proventi finanziari e miglioramento delle norme di assistenza amministrativa tra i due stati;
a seguito dell'entrata in vigore degli accordi bilaterali con l'U.E. che hanno determinato la cessazione dal giugno 2009 dei trasferimenti all'Inps delle somme trattenute dai datori di lavoro svizzeri a titolo di fondo dì disoccupazione, emerge la necessità di una specifica riflessione riguardo all'indennità di disoccupazione per i frontalieri, attualmente disciplinata dalla legge n. 147 del 1997, al fine di individuare una soluzione che garantisca anche per il futuro le giuste tutele ai lavoratori transfrontalieri a seguito della perdita del posto di lavoro;

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte ad attivare con tempestività un tavolo tecnico, che coinvolga anche le rappresentanze dei lavoratori, per affrontare in maniera specifica le questioni di carattere fiscale, previdenziale ed assistenziale che riguardano i lavoratori transfrontalieri del nostro Paese.
9/2936-A/248.Braga, Marantelli, Codurelli, Narducci.

La Camera,
premesso che:
la gravità della crisi si sta riflettendo in maniera sempre più vistosa sulla condizione dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie e dei giovani con una sostanziale perdita del potere d'acquisto, che talvolta si traduce nella perdita del posto di lavoro;
una delle voci che incidono sul reddito di famiglie e lavoratori è senz'altro rappresentata dai costi di trasporto dai luoghi di abitazione a quelli di lavoro e studio;
il provvedimento in esame non contiene misure volte al sostegno e potenziamento del sistema infrastrutturale dedicato al trasporto locale e pendolare;
una misura che in passato è stata certamente accolta con favore dal grande popolo dei pendolari che si avvalgono dei trasporti pubblici era quella che riconosceva la detraibilità delle spese per abbonamenti ai mezzi di trasporto collettivo, così come le spese sostenute dalle imprese per offrire sistemi di trasporto collettivo ai propri dipendenti

impegna il Governo

ad adottare, già nei prossimi provvedimenti di carattere finanziario e anticongiunturale, misure volte a riconoscere forme di detrazione dai redditi delle spese sostenute per abbonamenti ai mezzi di trasporto locale e per l'offerta di servizi di trasporto collettivo da parte delle aziende.
9/2936-A/249.Cardinale, Meta, Lovelli, Velo, Fiano, Boffa, Bonavitacola, Enzo Carra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, commi 65-81 del provvedimento in esame, nel varare nuovi provvedimenti per risanare il bilancia delle regioni che non rispettano i piani rientro dai deficit sanitari e che sono sottoposte a commissariamento, prevede anche l'innalzamento dell'aliquota IRAP di un ulteriore 0,15 per cento;
già oggi è in vigore, per le regioni in grave deficit sanitario impegnate nei piani di rientro, la maggiorazione dell'aliquota IRAP nella misura del 5,25 per cento in base all'articolo 1, comma 277, della legge finanziaria per il 2006;
fermo restando che sono giusti, necessari e urgenti tutti i provvedimenti utili a reperire risorse per le regioni con grave deficit sanitario, si propone una riflessione sul fatto che oggi una parte consistente di questo peso grava sull'IRAP, un'imposta che, andando a incidere direttamente sul costo del lavoro, colpisce le piccole-medie imprese e soprattutto quelle del Mezzogiorno (lì dove si trovano quasi tutte le regioni con la sanità commissariata) che, nonostante le difficoltà del momento e il gap competitivo di base rispetto al Nord del Paese, fanno sforzi enormi per mantenere i livelli occupazionali senza ricorrere alla cassa integrazione,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità, ove le condizioni di bilancio lo consentissero, di adottare ulteriori iniziative normative volte a reperire nuove risorse per il ripiano dei deficit sanitari delle Regioni sotto commissariamento, così da alleggerire il peso oggi prevalentemente gravante sulle imprese tramite le maggiorazioni delle aliquote IRAP.
9/2936-A/250.Cosenza.

La Camera,
premesso che:
il sostegno alla partecipazione al lavoro delle donne è presupposto fondamentale per la crescita civile e democratica del Paese, nonché strumento essenziale per la crescita e la competitività del nostro sistema produttivo;
uno degli obiettivi più qualificanti della Strategia di Lisbona è quello relativo all'occupazione femminile, che dovrebbe raggiungere il 60 per cento entro il 2010. L'Italia, il cui tasso di occupazione femminile si attesta al 46,3 per cento, rispetto alla media dell'Unione del 57,4 (dati 2006), si trova largamente al di sotto non solo dell'obiettivo finale, ma anche dell'obiettivo intermedio - già mancato - che fissava al 57 per cento il tasso minimo di occupazione femminile per il 2005, con ciò collocandoci agli ultimi posti in Europa e in posizione molto arretrata anche su scala mondiale. Inoltre nella classifica del gender gap nel 2007 siamo infatti passati dal 45o al 77o posto e secondo il recente rapporto del World Economie Forum, siamo arrivati addirittura all'ottantaquattresimo;
lo scorso 1o dicembre il Ministro per le pari opportunità ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali hanno presentato un piano strategico di azione per la conciliazione e le pari opportunità nell'accesso al lavoro;
come già rilevato per il bilancio, dove sono state drasticamente decurtate le risorse per le pari opportunità, il disegno di legge finanziaria in oggetto non contiene alcuna misura a sostegno dell'occupazione femminile, né per la promozione delle pari opportunità sui luoghi di lavoro, e tantomeno, alcuna politica attiva tesa a conciliare i tempi di cura e tempi di lavoro per le lavoratrici;
appare incongruo, dunque, alla luce di quanto esposto, ritenere che si possa applicare un piano per le Pari opportunità per la conciliazione dei tempi di cura e lavoro delle donne, senza che non siano stanziate, al contempo adeguate risorse per la sua applicazione,

impegna il Governo

ad adottare con la massima celerità misure volte all'incremento delle risorse a favore dell'occupazione femminile e della conciliazione dei tempi di cura e di lavoro delle lavoratrici al fine di permettere al nostro paese di raggiungere in tempi certi gli obiettivi della Strategia di Lisbona per quanto attiene il tasso di occupazione femminile.
9/2936-A/251.Codurelli, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
i Comuni hanno dato un rilevante contributo al riequilibrio dei conti pubblici nonostante si trovino ad operare in un contesto fortemente vincolato dai tagli ai trasferimenti erariali, dal blocco dell'autonomia impositiva, dalla diminuzione delle entrate proprie e dai limiti sui pagamenti per cassa e sulle spese di parte corrente e in conto capitale definiti dal patto di stabilità;
secondo dati dell'Associazione dei comuni Italiani, dal 2004 il saldo di bilancio dei Comuni ha registrato un miglioramento di oltre 2,5 miliardi di euro, circa il 50 per cento di quello conseguito dall'intera Pubblica amministrazione nello stesso periodo (5,6 miliardi di euro);
a fronte del blocco delle aliquote dei tributi locali fino alla completa attuazione del Federalismo fiscale, il decreto-legge n. 93/2008 convertito in legge 126/2008, ha disposto la soppressione - pressoché integrale - dell'imposta Comunale sugli immobili sull'abitazione principale, da compensare mediante incremento dei trasferimenti erariali ai comuni;
i comuni sono ancora gravati dai vincoli draconiani stabiliti per il patto di stabilità dalla manovra 2009: per il triennio 2009-2011, ai Comuni è stato richiesto, in termine di miglioramento dei saldi, un contributo pari a 4 miliardi e 145 milioni di euro;
la riduzione dei trasferimenti erariali, la soppressione dell'ICI sulla prima casa non integralmente compensata, il blocco dell'autonomia impositiva e la riduzione delle entrate per effetto della crisi economica - in particolare degli oneri di urbanizzazione e dell'addizionale comunale all'Irpef - obbliga i comuni ad operare essenzialmente attraverso riduzioni della spesa a fronte di una crescente domanda di servizi sociali e di sicurezza urbana, all'aumento dei costi dei beni e dei servizi, all'incremento degli oneri per rinnovi contrattuali;
la rigidità della spesa corrente, gravata da oneri obbligatori, costringe i comuni ad intervenire, paradossalmente, sulla parte più flessibile della spesa, quella in conto capitale, che subisce inevitabilmente severe decurtazioni, con evidenti effetti sugli investimenti delle amministrazioni locali, sul sistema produttivo locale, sulla domanda aggregata, sull'efficienza dei servizi, sul deterioramento delle strutture, anche di quelle destinate a fornire servizi essenziali per la comunità, come ad esempio le scuole;
nonostante il ristoro delle risorse per l'anno 2009 per compensare l'abolizione dell'ICI prima casa sull'abitazione principale realizzato con la finanziaria 2010, destinato a diventare strutturale, la finanza dei comuni è tuttora gravata dalla mancata compensazione del minore gettito ICI per l'anno 2008, per circa 344 milioni rispetto alle certificazioni inviate dai Comuni; ulteriori 109 milioni sul 2009 e 105 sul 2010 risultano non reintegrati a seguito del taglio «preventivo» sui trasferimenti conseguente al «presunto» maggior gettito ICI sui fabbricati ex rurali; ancora consistente appare la differenza tra il taglio «preventivo» del fondo ordinario imposto agli enti locali con la legge finanziaria 2008 con riferimento ai c.d. costi della politica (circa 313 milioni di euro) e i risparmi effettivi (circa 40 milioni), essendo stati reintegrati ai comuni dallo Stato 130 milioni di euro; alla decurtazione del fondo ordinario, di 200 milioni per il 2009 e di altrettanti per il 2010, occorre aggiungere il taglio operato dalla finanziaria 2010, di 12 milioni per l'anno 2010, di 86 milioni per l'anno 2011 e di 118 milioni per l'anno 2012;
il patto di stabilità negli ultimi anni ha generato effetti perversi: agli enti con saldo finanziario negativo - generato, negli enti «virtuosi», dall'impegno nel finanziare nuovi investimenti - è stato richiesto un contributo crescente al miglioramento dei saldi del comparto, mentre gli enti con saldo finanziario positivo, nell'impossibilità di spendere pur avendo i conti in ordine, sono stati costantemente vincolati a conseguire saldi positivi, con enormi difficoltà;
un ulteriore effetto perverso del Patto di stabilità è la massa crescente di residui passivi nei bilanci comunali, generato dal blocco dei pagamenti, anche per gli enti in equilibrio nei conti, con gravi effetti prociclici e sulla liquidità delle imprese; le misure sin qui adottate dal Governo con i provvedimenti anticrisi per «sbloccare» parte di tali residui e per escludere dal saldo utile ai fini del Patto di stabilità 2009 alcuni tipi di spesa in conto capitale appaiono del tutto insufficienti;
gli enti in avanzo sono «sempre più in avanzo» - l'ANCI stima che nel 2011, a legislazione vigente, tutti i Comuni saranno in avanzo - mentre sono nella pratica impossibilità di effettuare investimenti;
in un contesto in cui la pressione fiscale erariale non offre spazi di manovra a livello locale e le difficoltà della finanza pubblica determinano severi tagli alle risorse trasferite agli enti, cresce il fabbisogno di investimenti per contrastare la crisi con politiche sociali e per la sicurezza;
la strategia del Governo di rientro dal deficit e dal debito e di contrasto alla crisi appare insufficiente alla gravità della crisi e a contrastare i suoi effetti sul sistema produttivo, su lavoratori e imprese, sulle famiglie, sugli enti territoriali gravati da crescenti e pressanti responsabilità amministrative senza risorse adeguate,

impegna il Governo:

ad adottare opportune iniziative di carattere legislativo e amministrativo per riformare il patto di stabilità e di crescita interno;
per l'anno 2010, in considerazione della crisi economico-finanziaria, a consentire ai comuni che non abbiano rispettato il patto di stabilità per l'anno 2009, in particolare quando questi risultino sottodotati per trasferimenti erariali ordinari e consolidati, per abitante, inferiori alla media pro-capite della fascia demografica di appartenenza, di poter comunque impegnare spese correnti per servizi sociali e per la sicurezza urbana, nonché per manutenzione ordinaria relativa ad edifici comunali e scolastici, in misura non superiore all'importo annuale dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo esercizio, fermo restando l'obbligo di rispettare gli obiettivi del Patto di stabilità interno per l'anno 2010;
a sospendere, per l'anno 2009 e 2010, le sanzioni di cui ai commi 20 e 21 dell'articolo 77-bis e di cui al comma 10 dell'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, ai comuni che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno per aver effettuato pagamenti, nei limiti delle disponibilità di cassa, relativi a spese per investimenti per impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con ciò provvedendo al doveroso adempimento delle obbligazioni assunte nei confronti dei fornitori ed in particolare delle PMI, anche in attuazione delle indicazioni contenute nello Small Business Act di cui alla comunicazione del 25 giugno 2008 della Commissione Europea (COM(2008)394) e della successiva risoluzione del 10 marzo 2009 del Parlamento Europeo, nonché nel «Piano europeo di ripresa economica», di cui alla Comunicazione del 26 novembre 2008 della Commissione europea (COM(2008)800), che ha indicato tra le azioni prioritarie degli Stati membri la necessità di «assicurare che le autorità pubbliche paghino le fatture per le forniture e i servizi entro un mese, compreso alle PMI, per alleviare i problemi di liquidità ...e che tutti gli arretrati dovuti da enti pubblici dovranno essere ugualmente liquidati»; va considerato che, proprio al fine di garantire la tempestività dei pagamenti, la Commissione europea ha approvato in data 9 aprile 2009 una proposta di modifica alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/35/CE del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardati pagamenti nelle transazioni commerciali, la quale prevede che le amministrazioni e gli enti pubblici paghino le fatture entro 30 giorni; in caso contrario dovranno corrispondere un indennizzo forfetario pari al 5 per cento dell'importo dovuto, oltre agli interessi e al risarcimento delle spese di riscossione sostenute dalle imprese creditrici. Tale proposta è ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio, per eventuali modifiche e per la definitiva approvazione ed entrata in vigore per il 2010;
a sospendere le sanzioni di cui ai commi 20 e 21 dell'articolo 77-bis e di cui al comma 10 dell'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, in particolare ai comuni inadempienti che nel triennio 2007-2009 abbiano provveduto alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e ad interventi di adeguamento e ampliamento di tali edifici a causa della crescita della popolazione scolastica residente;
a sbloccare i residui passivi nei bilanci degli enti locali, per favorire il rimborso dei crediti delle imprese fornitrici degli enti in ottemperanza anche alle citate raccomandazioni dell'Unione Europea, il completamento e l'avvio di nuove opere infrastrutturali, con significativi effetti anticiclici;
a ripristinare, a partire dal 1o gennaio 2010 le dotazioni dei fondi strategici per i comuni e le collettività locali e, in particolare, quella del Fondo politiche sociali; del Fondo per l'accesso alle abitazioni in locazione; del Fondo per il sostegno agli investimenti degli enti locali; per l'e-Government e la semplificazione amministrativa;
a fissare obiettivi equi e sostenibili in termini di patto di stabilità, che tengano conto di parametri che consentano di misurare l'effettiva virtuosità degli enti locali, accelerando, anche a tal fine, l'attuazione del federalismo fiscale.
9/2936-A/252.Rubinato, Fogliardi, Benamati, Rossomando, Misiani, Strizzolo, Garavini.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame proroga all'anno 2012 la detrazione IRPEF spettante per le spese di ristrutturazione edilizia relative a unità immobiliari a prevalente destinazione abitativa privata, interventi, ivi compresi quelli di bonifica dall'amianto, di cui all'articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289;
l'amianto, per le sue elevate prestazioni e per la sua economicità ha avuto una massiccia diffusione nelle imprese agricole, soprattutto nella realizzazione delle coperture di edifici destinati a ricovero attrezzi, animali e trasformazione o conservazione dei prodotti agricoli;
nonostante le caratteristiche tecniche possedute dai materiali contenenti amianto, la pericolosità del suo impiego rileva per la salute dei lavoratori, per la qualità dei prodotti, nonché per quella dell'ambiente,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte ad individuare, nel corso del prossimo esercizio finanziario, risorse necessarie tali da consentire alle imprese agricole una detrazione fiscale per le spese sostenute e documentate, in conformità alla legge 27 marzo 1992, n. 257, per gli interventi di manutenzione e di rimozione dell'amianto e dei materiali contenenti amianto, e per lo smaltimento dei relativi rifiuti, nonché di bonifica dall'amianto di beni mobili e immobili di proprietà e direttamente impiegati nello svolgimento della loro attività, qualora gli interventi siano effettuati solo da imprese rispondenti ai requisiti di cui all'articolo 212, comma 9, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
9/2936-A/253.Graziano.

La Camera,
premesso che:
le opere previste nell'allegato 1 e allegato 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 «Interventi necessari per la realizzazione dell'Expo Milano 2015», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 26 novembre 2008, n. 277 ammontano a circa 15 miliardi di euro;
il disegno di legge in discussione prevede interventi riguardanti i comuni;

impegna il Governo

ad individuare le forme opportune affinché le opere previste nell'allegato i e allegato 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 non siano considerate nel saldo del patto di stabilità interno dei comuni, in cui insistono tali opere per la quota da imputare nel bilancio per ogni anno fino al compimento dell'opera stessa e comunque non oltre il 2015;
a valutare l'opportunità di predisporre, comunque, ogni utile normativa affinché il valore delle opere previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 non incidano negativamente nei bilanci dei comuni in cui sono previste le opere di expo 2015.
9/2936-A/254.Peluffo, Misiani, Fiano, De Biasi, Quartiani.

La Camera,
premesso che:
la competitività delle piccole e medie imprese ha raggiunto il livello più basso degli ultimi anni, tale realtà rende urgenti interventi volti a integrare il sistema produttivo ed il sistema nazionale della ricerca, a semplificare e ridurre gli oneri IVA, a favorire gli investimenti in nuovi macchinari ed apparecchiature,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte:
a ridurre l'IRAP sulle imprese di piccole dimensioni;
a semplificare e ridurre gli oneri IVA e a rendere più efficace la vigente disciplina in materia di compensazioni IVA per il settore dell'export;
a sostenere la creazione di «Centri per la promozione dell'innovazione per le imprese artigiane e le piccole imprese» partecipati dalle piccole imprese e dalle loro associazioni rappresentative di sistemi di imprese di una Stessa filiera produttiva;
a escludere dall'imposizione sul reddito di impresa il 40 per Cento del valore degli investimenti in macchinari ed apparecchiature nonché gli investimenti in macchinari, impianti o manufatti che consentano una significativa riduzione del consumo energetico o che permettano il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili.
9/2936-A/255.Benamati, Zunino, Lulli, Colaninno, Fadda, Froner, Mastromauro, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico.

La Camera,
premesso che:
le piccole e medie imprese contoterziste e più in generale il settore dell'artigianato, stanno vivendo una crisi senza precedenti dovuta alla caduta delle commesse e alla difficoltà di reperire credito sufficiente a superare questo grave momento;
sono numerosi i piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi che si trovano nella condizione di chiudere le proprie imprese perdendo il proprio lavoro e trascinando con sé anche i propri dipendenti;

impegna il Governo

a intervenire a sostegno dei predetti settori con interventi urgenti volti anche a rafforzare i confidi delle province sedi di distretti produttivi in crisi, sostenendo le piccole imprese contoterziste ed estendendo l'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale anche agli artigiani che chiudono la propria attività a partire dal 1o gennaio 2010.
9/2936-A/256.Portas, Marchioni, Lulli, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Mastromauro, Peluffo, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
la pubblica amministrazione è debitrice nei confronti delle imprese per circa 60 miliardi di euro;
i ritardi medi nei pagamenti superano i 200 giorni, in netta crescita rispetto ai 150 giorni di attesa, in media, stimati alla fine del 2007;
la Commissione Europea, nel «Piano europeo di ripresa economica» di cui alla Comunicazione del 26 novembre 2008 della Commissione europea (COM(2008) 800), fra le dieci azioni prioritarie che i paesi membri devono attuare per contrastare la crisi ha previsto: l'accelerazione del rimborso dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche; il pagamento delle fatture alle piccole e medie imprese per le forniture e i servizi entro un mese; l'adozione di interventi per il rimborso dei crediti arretrati dovuti da enti pubblici, in particolare verso le piccole e medie imprese, entro il 31 dicembre 2011; l'introduzione di misure per alleviare i problemi di liquidità delle imprese e la riduzione, entro l'anno 2009, degli oneri amministrativi a carico del settore produttivo; l'adozione di misure per agevolare l'accesso delle PMI al credito e per sviluppare un contesto giuridico ed economico atto a favorire la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;
le imprese che non incassano i crediti alla scadenza non riescono a ottimizzare i flussi di cassa e sono costrette a richiedere finanziamenti bancari per far fronte ad esigenze di liquidità;
le stesse imprese sono gravate dal costo della gestione e riscossione dei crediti e dai tassi di interesse sui prestiti;
la situazione è resa ancora più difficile dal limitato accesso al credito e dalla contrazione degli ordini, in particolare per le imprese a monte della filiera o per settori quali l'edilizia, in cui il ciclo è più lungo;
l'indebolimento dell'equilibrio finanziario delle imprese nell'attuale situazione di crisi limita ulteriormente la capacità competitiva e di investimento;
i ritardi nei pagamenti rappresentano un costo certo e aggiuntivo per la P.A., che ha l'obbligo di corrispondere interessi di mora ai sensi del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231;
l'articolo 9 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, nella Legge 28 gennaio 2009, n. 2, dispone norme per accelerare, anche attraverso garanzie prestate da imprese di assicurazione e dalla SACE S.p.a., i pagamenti da parte della pubblica amministrazione;
tale disposizione rappresenta un'opportunità di crescita per il mercato assicurativo del rischio credito, ma anche un costo aggiuntivo per le imprese, in particolare per le pmi; il comma 3 dell'articolo 9 attribuisce inoltre priorità nel rimborso dei crediti alle imprese disponibili ad offrire riduzioni dell'importo del credito originario; la norma appare vessatoria ed iniqua, perché vanifica gli strumenti dissuasivi adottati a livello comunitario contro i ritardi nei pagamenti ed espone le imprese a rilevanti oneri finanziari ed organizzativi ed al rischio di insolvenza;
il comma 3-bis del medesimo articolo 9 prevede la possibilità - e non l'obbligo - da parte di regioni ed enti locali, nel rispetto delle norme del Patto di stabilità previste da ultimo nel decreto-legge n. 112 del 2008 rispettivamente agli articolo 77-ter e 77-bis, di certificare, ai creditori che presentino istanza, l'esigibilità di crediti relativi a somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti. Tale certificazione, che deve essere emanata entro il termine di 20 giorni dalla data di ricevimento dell'istanza del creditore, è finalizzata a consentire che il credito dichiarato certo, liquido ed esigibile possa essere ceduto pro soluto a favore di banche o di intermediari finanziari riconosciuti dalla legislazione vigente;
gli effetti nei confronti del debitore ceduto decorrono a far data dalla predetta certificazione che può essere rilasciata anche nel caso in cui il contratto di fornitura o di servizio in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto escluda la possibilità di cedere il credito medesimo;
valutato che:
con il DDL di assestamento 2009, per accelerare i pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese è stato disposto in assestamento un significativo incremento di alcune voci di spesa, con un aumento delle dotazioni di cassa per circa 18 miliardi. Alcuni fondi di riserva iscritti in bilancio, finalizzati a reintegrare gli accantonamenti risultati insufficienti nel corso dell'anno, sono stati ridotati: i Fondi per la riassegnazione dei residui perenti di parte corrente (con 1.000 milioni di euro) e di parte capitale (4.000 milioni), nonché il Fondo di riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa (5,5 miliardi);
tali rifinanziamenti sono stati destinati alla compensazione degli oneri recati dall'articolo 9 del DL 78, collegato alla manovra 2010, che ha disposto l'accelerazione dei pagamenti dell'ingente massa di crediti maturati dalle imprese nei confronti delle sole amministrazioni centrali;
il DL 78 utilizza solo parte delle risorse aggiuntive stanziate con l'assestamento per l'allentamento dei vincoli sulla spesa in conto capitale degli enti locali a fronte dell'accelerazione dei pagamenti dei debiti verso fornitori;
tale «manovra» aumenta la spesa primaria e determina effetti equivalenti sull'indebitamento netto tendenziale della PA, per il reintegro dei fondi per la riassegnazione dei residui perenti: questi alimentano i capitoli ordinari di spesa per il pagamento di somme eliminate dal bilancio per decorrenza del periodo di conservazione, qualora i creditori ne richiedano il pagamento;
si tratta di un'operazione non trasparente e che presenta molte ambiguità; la mancanza di chiarezza in un simile intervento che ha forte valenza economica, politica e istituzionale compromette la credibilità della politica di bilancio; manca quel quadro di «certezze» necessario alle imprese e agli investitori per definire i programmi e renderli bancabili; mancano i necessari segnali che gli operatori economici e i mercati si attendono per orientare i propri comportamenti; nulla di tale manovra è stato discusso in Parlamento;

impegna il Governo

a informare il Parlamento e le Associazioni imprenditoriali sulle modalità e sui criteri con i quali intende provvedere ad impiegare tali risorse nel tempestivo rimborso dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione al fine di chiarire quali crediti saranno ammessi con priorità e, in particolare, se intende provvedere ad un rapido rimborso di molti e numerosi crediti o di pochi di cospicuo ammontare; e a chiarire in che proporzioni e con quali modalità si provvederà al rimborso di crediti di parte corrente o in conto capitale; a fornire elementi per valutare l'impatto macroeconomico e microeconomico di tale iniziativa sul sistema delle imprese e per stimarne l'effettivo impatto, nel tempo, sui conti della PA;
a monitorare a posteriori gli effetti sui saldi di finanza pubblica;
ad adottare opportuni provvedimenti affinché l'impresa - che abbia ottenuto la certificazione del credito ai sensi dell'articolo 9 del citato DL 185 - non sia tenuta ad ottemperare all'obbligo di cui all'articolo 117, comma 2, del D.Lgs. 12 aprile 2006, n.163, di stipulare mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata le cessioni di crediti, ai fini dell'opponibilità alle stazioni appaltanti che siano amministrazioni pubbliche;
ad escludere dai saldi utili ai fini del patto di stabilità i pagamenti a residui per spese d'investimento effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del T.U degli enti locali;
a disporre iniziative legislative affinché i crediti vantati da fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche, di cui le amministrazioni medesime abbiano riconosciuto l'esistenza e la validità, ma che non siano rimborsati con le risorse impegnate con la manovra di assestamento, possano essere ceduti pro soluto ad istituti di credito e a società finanziarie, anche qualora il contratto di fornitura o di servizio con la pubblica amministrazione abbia escluso la cedibilità del credito; a prevedere altresì che il cessionario sia tenuto alla notifica della cessione alla amministrazione debitrice, e al finanziamento dell'imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il pagamento anticipato dei crediti ceduti;
ad estendere a tutte le tipologie di crediti vantati nei confronti della P.A. le disposizioni dell'articolo 117, comma 3, del D.Lgs.12 aprile 2006, n.163, che prevede che le sole cessioni di crediti da corrispettivo di appalto, concessione, concorso di progettazione, siano efficaci ed opponibili alle amministrazioni pubbliche debitrici qualora queste non le rifiutino con comunicazione da notificarsi al cedente e al cessionario entro quarantacinque giorni dalla notifica della cessione.
9/2936-A/257.Vannucci, Ceccuzzi, Misiani, Rubinato, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
la pubblica amministrazione è debitrice nei confronti delle imprese per circa 60 miliardi di euro;
i ritardi medi nei pagamenti superano i 200 giorni, in netta crescita rispetto ai 150 giorni di attesa, in media, stimati alla fine del 2007;
la Commissione Europea, nel «Piano europeo di ripresa economica» di cui alla Comunicazione del 26 novembre 2008 della Commissione europea (COM(2008) 800), fra le dieci azioni prioritarie che i paesi membri devono attuare per contrastare la crisi ha previsto: l'accelerazione del rimborso dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche; il pagamento delle fatture alle piccole e medie imprese per le forniture e i servizi entro un mese; l'adozione di interventi per il rimborso dei crediti arretrati dovuti da enti pubblici, in particolare verso le piccole e medie imprese, entro il 31 dicembre 2011; l'introduzione di misure per alleviare i problemi di liquidità delle imprese e la riduzione, entro l'anno 2009, degli oneri amministrativi a carico del settore produttivo; l'adozione di misure per agevolare l'accesso delle PMI al credito e per sviluppare un contesto giuridico ed economico atto a favorire la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;
le imprese che non incassano i crediti alla scadenza non riescono a ottimizzare i flussi di cassa e sono costrette a richiedere finanziamenti bancari per far fronte ad esigenze di liquidità;
le stesse imprese sono gravate dal costo della gestione e riscossione dei crediti e dai tassi di interesse sui prestiti;
la situazione è resa ancora più difficile dal limitato accesso al credito e dalla contrazione degli ordini, in particolare per le imprese a monte della filiera o per settori quali l'edilizia, in cui il ciclo è più lungo;
l'indebolimento dell'equilibrio finanziario delle imprese nell'attuale situazione di crisi limita ulteriormente la capacità competitiva e di investimento;
i ritardi nei pagamenti rappresentano un costo certo e aggiuntivo per la P.A., che ha l'obbligo di corrispondere interessi di mora ai sensi del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231;
l'articolo 9 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, nella Legge 28 gennaio 2009, n. 2, dispone norme per accelerare, anche attraverso garanzie prestate da imprese di assicurazione e dalla SACE S.p.a., i pagamenti da parte della pubblica amministrazione;
tale disposizione rappresenta un'opportunità di crescita per il mercato assicurativo del rischio credito, ma anche un costo aggiuntivo per le imprese, in particolare per le pmi; il comma 3 dell'articolo 9 attribuisce inoltre priorità nel rimborso dei crediti alle imprese disponibili ad offrire riduzioni dell'importo del credito originario; la norma appare vessatoria ed iniqua, perché vanifica gli strumenti dissuasivi adottati a livello comunitario contro i ritardi nei pagamenti ed espone le imprese a rilevanti oneri finanziari ed organizzativi ed al rischio di insolvenza;
il comma 3-bis del medesimo articolo 9 prevede la possibilità - e non l'obbligo - da parte di regioni ed enti locali, nel rispetto delle norme del Patto di stabilità previste da ultimo nel decreto-legge n. 112 del 2008 rispettivamente agli articolo 77-ter e 77-bis, di certificare, ai creditori che presentino istanza, l'esigibilità di crediti relativi a somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti. Tale certificazione, che deve essere emanata entro il termine di 20 giorni dalla data di ricevimento dell'istanza del creditore, è finalizzata a consentire che il credito dichiarato certo, liquido ed esigibile possa essere ceduto pro soluto a favore di banche o di intermediari finanziari riconosciuti dalla legislazione vigente;
gli effetti nei confronti del debitore ceduto decorrono a far data dalla predetta certificazione che può essere rilasciata anche nel caso in cui il contratto di fornitura o di servizio in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto escluda la possibilità di cedere il credito medesimo;
valutato che:
con il DDL di assestamento 2009, per accelerare i pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese è stato disposto in assestamento un significativo incremento di alcune voci di spesa, con un aumento delle dotazioni di cassa per circa 18 miliardi. Alcuni fondi di riserva iscritti in bilancio, finalizzati a reintegrare gli accantonamenti risultati insufficienti nel corso dell'anno, sono stati ridotati: i Fondi per la riassegnazione dei residui perenti di parte corrente (con 1.000 milioni di euro) e di parte capitale (4.000 milioni), nonché il Fondo di riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa (5,5 miliardi);
tali rifinanziamenti sono stati destinati alla compensazione degli oneri recati dall'articolo 9 del DL 78, collegato alla manovra 2010, che ha disposto l'accelerazione dei pagamenti dell'ingente massa di crediti maturati dalle imprese nei confronti delle sole amministrazioni centrali;
il DL 78 utilizza solo parte delle risorse aggiuntive stanziate con l'assestamento per l'allentamento dei vincoli sulla spesa in conto capitale degli enti locali a fronte dell'accelerazione dei pagamenti dei debiti verso fornitori;
tale «manovra» aumenta la spesa primaria e determina effetti equivalenti sull'indebitamento netto tendenziale della PA, per il reintegro dei fondi per la riassegnazione dei residui perenti: questi alimentano i capitoli ordinari di spesa per il pagamento di somme eliminate dal bilancio per decorrenza del periodo di conservazione, qualora i creditori ne richiedano il pagamento;
si tratta di un'operazione non trasparente e che presenta molte ambiguità; la mancanza di chiarezza in un simile intervento che ha forte valenza economica, politica e istituzionale compromette la credibilità della politica di bilancio; manca quel quadro di «certezze» necessario alle imprese e agli investitori per definire i programmi e renderli bancabili; mancano i necessari segnali che gli operatori economici e i mercati si attendono per orientare i propri comportamenti; nulla di tale manovra è stato discusso in Parlamento;

impegna il Governo

a procedere alla verifica dei dati relativi ai crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione alla luce delle norme adottate anche al fine di valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative per affrontare il problema, con particolare attenzione ad un maggiore coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti.
9/2936-A/257.(Testo modificato nel corso della seduta)Vannucci, Ceccuzzi, Misiani, Rubinato, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il comma 47 dell'articolo 2, come approvato dal Senato, novella l'articolo 2-undecies della legge n. 575 del 1965 in materia di destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose inserendo liti comma aggiuntivo volto a prevedere che siano destinati alla vendita i beni immobili confiscati di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse;
il testo su cui il Governo ha posto la fiducia modifica il comma 47, riconoscendo un diritto di opzione prioritaria sull'acquisto dei beni confiscati alla mafia al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia che costituisca cooperative edilizie (nuovo comma 2-ter) e riconoscendo un diritto di prelazione per l'acquisto dei medesimi beni agli enti locali ove tali beni siano ubicati, demandando la disciplina attuativa della disposizione ad un apposito regolamento governativo;
fino ad oggi, in tutte le sedi politiche e istituzionali, si è sempre ritenuto assolutamente indispensabile mantenere l'asse portante della legge, che vieta la vendita dei beni confiscati e destina gli stessi ai Comuni, allo Stato, alla società civile, alle cooperative di giovani e di lavoratori. All'inefficienza del procedimento di destinazione sociale dei beni il legislatore sembrava voler porre rimedio con il recente pacchetto sicurezza. L'articolo 20 della legge 15 luglio 2009, n. 94 ha infatti modificato il testo originario dell'articolo 2-decies prevedendo che la, destinazione sociale è fatta con provvedimento prefettizio nel termine complessivo di 180 giorni, prorogabile di ulteriori 90 giorni in caso di operazioni particolarmente complesse. Dopo neppure tre mesi, senza che sia stato neppure possibile controllare i risultati della riforma voluta dalla maggioranza in termini di recupero dell'efficienza del procedimento di destinazione sociale, il Governo, ad avviso del presentatore smentisce se stesso e manifesta chiaro scetticismo sulla riforma appena messa in campo, prevedendo che, se non si riesce a concludere il procedimento nei termini di cui all'articolo 2-decies, non si fa luogo alla destinazione sociale, ma si procede alla vendita del bene;
le modifiche introdotte in Commissione non bastano quindi a mutare il giudizio fortemente negativo su questa norma,

impegna il Governo

ad emanare il regolamento attuativo di cui al nuovo comma 2-quater dell'articolo 2-undecies della legge n. 575 del 1965 entro un mese dalla entrata in vigore della legge finanziaria 2010 anche acquisendo il parere della «Commissione competente» nonché il parere delle associazioni che in questi anni più si sono impegnate nel riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia.
9/2936-A/258.Garavini, Bordo, Bossa, Burtone, Marchi, Andrea Orlando, Piccolo, Veltroni, Rossomando, Gianni Farina, Realacci, Braga, Sarubbi, Mariani, Laganà Fortugno, Melandri.

La Camera,
premesso che:
nuove norme consentono di vendere all'asta i beni confiscati a singoli mafiosi; è necessario evitare che tramite questo strumento alcuni beni passano tornare nella disponibilità di esponenti della criminalità organizzata, la trasparenza e la correttezza della procedura sono la migliore garanzia che quanto sopra esposto non si verifichi;

impegna il Governo:

a far inviare preventivamente da parte dell'Agenzia del Demanio, o di ogni altro organo venga preposto alla vendita, l'elenco dei beni da mettere all'asta alla Commissione Parlamentare competente;
a pubblicare sul sito del Commissario di Governo ai beni confiscati l'elenco dei beni da mettere all'asta almeno 30 giorni prima dell'asta e sullo stesso sito l'esito dell'asta.
9/2936-A/259.Andrea Orlando, Garavini, Bordo, Burtone, Marchi, Piccolo, Veltroni, Rossomando, Melandri, Bossa.

La Camera,
esaminata la manovra di bilancio per gli anni 2010-2013,
premesso che:
di fronte alla gravità della crisi e alla pesante eredità che lascerà sul fronte del lavoro, con un'impennata della disoccupazione e del ricorso agli strumenti di sostegno del reddito dei lavoratori, la manovra risulta del tutto inadempiente e inadeguata;
i dati Ocse prevedono una crescita del tasso di disoccupazione dal 6,7 per cento del 2008 al 10,5 per cento nel 2010, con la perdita di 1,1 milioni di posti di lavoro -, mentre già ora sono circa un milione i lavoratori in Cassa integrazione; le imprese che nel 2009 faranno ricorso agli ammortizzatori in deroga sono circa 36.000; da gennaio ad agosto del 2009 i decreti di Cassa integrazione straordinaria interessano 1.779 aziende e 2.552 siti produttivi (oltre il 60 per cento per crisi aziendali), senza considerare i lavoratori delle piccolissime imprese e i parasubordinati che non hanno nessun ammortizzatore sociale: nel secondo trimestre del 2009 - avverte il Bollettino di Bankitalia di ottobre - si stima una flessione di 300 mila lavoratori «precari», soprattutto giovani. Le ultime stime Istat prevedono che nel corso del prossimo anno la disoccupazione raggiungerà i due milioni di unità;
con riferimento alle risorse annunciate per sostenere il cosiddetto «pacchetto lavoro» ci troviamo di fronte ad un dato sorprendente rispetto alle necessità e a quanto dichiarato dal Ministro dell'economia, il quale aveva annunciato anche la disponibilità a sforare il deficit per finanziare gli ammortizzatori sociali. In realtà, del miliardo e 125 milioni di curo nel 2010, ben 860 saranno assorbiti per la proroga della detassazione dei salari di secondo livello, prevista al comma al comma 146. Una misura che certo può risultare positiva per il sostegno del reddito di talune categorie di lavoratori, ma che senz'altro lascia scoperta la grande platea di lavoratori delle imprese in cui manca tale istituto (circa 1'80 per cento dei lavoratori) e, soprattutto non riguarda chi è alle prese con la perdita del posto di lavoro;
infatti, sugli ammortizzatori sociali, sia per la cassa integrazione e l'indennità di disoccupazione, sia per l'assegno per i precari, la manovra non aggiunge un curo alle risorse già stanziate con i precedenti provvedimenti e la scelta di non incrementare gli stanziamenti per il sostegno di tali istituti, pregiudica fortemente la credibilità delle disposizioni contenute nella manovra, subordinandone l'erogazione alla definizione di specifici accordi in sede governativa;
manca negli innumerevoli provvedimenti varati dal Governo per fronteggiare la crisi e manca anche nella manovra di bilancio un intervento di ampio respiro, volto a sostenere con misure strutturali il reddito dei lavoratori in caso di perdita del posto di lavoro, soprattutto per quanto riguarda la situazione della stragrande maggioranza dei lavoratori precari e dei lavoratori che operano in imprese o in settori non coperti da forme di tutela sociale;
appaiono indifferibili misure straordinarie volte a realizzare un sistema universalistico a sostegno dei lavoratori, a prescindere dalla forma contrattuale e delle imprese, a prescindere dalle dimensioni di queste ultime e dalla categoria di appartenenza, per far fronte ad esigenze di carattere straordinario ed emergenziale derivanti dalla crisi internazionale

impegna il Governo

ad adottare con la massima tempestività misure volte ad incrementare gli stanziamenti necessari a sostenere il sistema degli ammortizzatori sociali, al contempo prevedendo l'estensione in forma universalistica degli strumenti già in vigore, a prescindere dalla forma contrattuale e delle imprese, a prescindere dalle dimensioni di queste ultime e dalla categoria di appartenenza.
9/2936-A/260.Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
la legge 33 del 9 aprile 2009 ha convertito in legge il decreto n. 5 del 10 febbraio 2009, recante misure urgenti a sostegno dei distretti industriali in crisi e che la stessa legge prevede in particolare lo stanziamento di dieci milioni di euro per il distretto tessile di Prato e conciario di Santa Croce che hanno impianti di depurazione centralizzata;
quei fondi potrebbero essere subito impiegati per sostenere la rinegoziazione dei debiti da parte delle piccole imprese e rappresentare così una boccata di ossigeno per i distretti e imprese;
ad oggi non è ancora stato varato il decreto d'attuazione della legge e che per questo, in concreto, le risorse restano «inaccessibili» e il distretto di Prato si vede negato il diritto d'accesso a un plafond di 10 milioni di euro stanziati nel 2009, quindi già deliberato ma per il momento «congelato»,

impegna il Governo:

ad emanare in tempi brevi il decreto di attuazione della legge n. 33 del 2009 e a dare cosi via libera a un provvedimento che, oltre a liberare nuove risorse per il distretto in crisi, può rappresentare un importante passo avanti per la rinegoziazione dei debiti delle piccole imprese;
a valutare inoltre l'adozione di ulteriori iniziative normative a supporto degli artigiani e dei lavoratori conto terzi per estendere anche a queste imprese l'indennizzo già previsto per i commercianti che cessano la propria attività.
9/2936-A/261.Mazzoni, Bosi.