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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 527 di giovedì 29 settembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lucà, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Tabacci, Tremonti, Vitali e Vito, sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,05.

Sull'ordine dei lavori.

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo in relazione al fatto che, come avrà visto, questa mattina sul Corriere della Sera è stata pubblicata - in versione integrale, con testo originale a fronte - la lettera che la Banca centrale europea (BCE) inviò il 5 agosto al nostro Governo.
Tralascio, in questo momento, tutte le riflessioni di merito relative alla coerenza tra quella lettera e i provvedimenti che siamo stati chiamati ad approvare e allo scarto che c'è tra i suoi contenuti e i problemi che abbiamo. Ciò riguarderà un'altra discussione.
A me interessa denunciare adesso il fatto che, in occasione dell'approvazione della manovra, in qualità di relatore di minoranza, chiesi al Governo - e lo fecero Pag. 2anche gli altri colleghi dell'opposizione - di pubblicare quella lettera o, perlomeno, di consegnarla al Parlamento e alla Presidenza. La Presidenza - allora presiedeva il Presidente Bindi - si fece carico di questo problema e chiese al Governo di rispondere ai sensi dell'articolo 81 del Regolamento. Il Governo dichiarò che essa era riservata e la considerò secretata.
Ebbene, questa mattina constato che il Governo ha perso un'altra occasione per fare bella figura e per avere rispetto per il Parlamento. Infatti, se invece di leggerla autorevolmente sul Corriere della Sera (ed io sono contento che sia pubblica e trasparente), il Governo l'avesse consegnata alla Presidenza e alla Camera, avremmo rispettato meglio un rapporto istituzionale e forse avremmo potuto svolgere una discussione più serena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle parole di biasimo e di fastidio che il collega Baretta ha espresso poc'anzi. Durante la discussione in Aula sulla manovra aggiuntiva di Ferragosto, la cosiddetta manovra-bis, abbiamo chiesto alla Presidenza della Camera di farsi parte diligente verso il Ministro Tremonti per acquisire tale lettera, anche perché quest'ultima aveva orientato il Governo a mettere in atto la manovra-bis. Infatti, sull'onda della preoccupazione dell'aumento degli spread - i quali avrebbero inciso fortemente sul nostro debito pubblico, almeno per quanto riguarda gli interessi - abbiamo messo in piedi tale manovra, ma con precisi riferimenti ad alcuni capisaldi di quella lettera, che nessuno conosceva, se non il Governo.
Il Parlamento ha, quindi, dovuto deliberare sulla base di input che ci sono venuti dalla BCE, ma che solo il Governo conosceva e che il Parlamento, invece, non ha potuto conoscere. Abbiamo deliberato alla cieca la manovra con un voto di fiducia. È un problema che si dovrebbe porre soprattutto la maggioranza che ha votato quella manovra. Noi, come si sa, non l'abbiamo votata. E oggi vediamo tale lettera sul Corriere della Sera.
Concludo, signor Presidente, con un'amara constatazione: se la Presidenza della Camera non è stata in grado di acquisire tale lettera dal Governo, ciò vuol dire che i poteri del Parlamento sono in uno stato che dovrebbe preoccupare soprattutto la Presidenza, posto che noi parlamentari già ce ne eravamo accorti e lo abbiamo sottolineato.

PRESIDENTE. Per la verità, la Presidenza non ha poteri di coazione nei confronti dell'Esecutivo.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, trovo che sia davvero non rispettoso del Parlamento e indegno di un Paese civile che il medesimo Parlamento venga bypassato su una missiva che era stata secretata - così ha detto il Ministro - perché riservata, e poi ce la troviamo pubblicata sui giornali per intero e con le firme in originale. Questo sta a significare, signor Presidente, se per caso ce ne fosse ancora bisogno, che questa è l'ultima, ennesima conferma che, secondo il Governo, il suo Presidente del Consiglio, il Ministro dell'economia e delle finanze, questo Parlamento non serve assolutamente a nulla. Allora, scioglietelo! Siate coerenti, andatevene a casa! Invece di rispettare quella che è la più alta istituzione scelta dal popolo, voi la trattate in questo modo. I rappresentanti di gruppo in Commissione Bilancio, avevano inviato alla Presidenza della Camera una lettera sottoscritta da tutte le forze politiche presenti in quella Commissione per chiedere di venire a conoscenza di quella missiva, per poter deliberare sapendo quali ne fossero i contenuti in via preventiva; questi non ci è stato possibile conoscere, abbiamo Pag. 3deliberato secondo la lettura che il Governo ha dato di quella lettera e non già invece in base al vero contenuto della medesima. Credo quindi che questa sia davvero una brutta pagina, l'ennesima, che è stata scritta da parte del Governo nei confronti del Parlamento.

Inversione dell'ordine del giorno.

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, mi faccio portavoce di un accordo che è stato raggiunto nella giornata di ieri tra i rappresentanti dei gruppi parlamentari e quindi volevo proporre all'Assemblea di procedere ad un inversione dell'ordine del giorno per passare immediatamente all'esame del punto 2, recante il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale e, successivamente, all'esame del punto 5, recante il seguito della discussione della proposta di legge in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio. Si tratta di provvedimenti su cui in Commissione si è registrata una sostanziale unanimità e pertanto propongo all'Assemblea nella giornata di oggi di passare a questi due provvedimenti.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare immediatamente all'esame del punto 2, recante il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale e, successivamente, all'esame del punto 5, recante il seguito della discussione della proposta di legge in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio, si intende accolta.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Bitonci ed altri; Ceroni ed altri; Vannucci ed altri: Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale (A.C. 3261-3263-3299-A) (ore 10,18).

PRESIDENTE. Pertanto l'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Bitonci ed altri; Ceroni ed altri; Vannucci ed altri: Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale.
Ricordo che nella seduta dell'11 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 3261-A ed abbinate).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3261-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 4

REMIGIO CERONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Cambursano 1.1.

PRESIDENTE. Onorevole Ceroni, c'è il subemendamento Giorgio Conte 0.1.50.1 e ci sono gli emendamenti 1.50 e 1.51 del Governo, nonché l'emendamento Giorgio Conte 1.20 e gli altri ancora.

REMIGIO CERONI, Relatore. Sentiamo il Governo perché in Commissione il Governo aveva ritirato i suoi emendamenti.

PRESIDENTE. Non ho compreso. Si può alzare per cortesia?

REMIGIO CERONI, Relatore. Dicevo che in Commissione il Governo aveva ritirato i suoi emendamenti 1.50 e 1.51.

PRESIDENTE. No, ne era stato preannunciato il ritiro, ma non erano stati ritirati.

REMIGIO CERONI, Relatore. Allora, il parere è contrario sull'emendamento 1.50 del Governo.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, c'è prima il subemendamento Giorgio Conte 0.1.50.1.

REMIGIO CERONI, Relatore. Il parere sul subemendamento Giorgio Conte 0.1.50.1 è contrario.

PRESIDENTE. Quale ha detto che è il parere sull'emendamento 1.50 del Governo?

REMIGIO CERONI, Relatore. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Ceroni non si deve stancare così presto, mi deve dare anche gli altri pareri.

REMIGIO CERONI, Relatore. Tutti quanti?

PRESIDENTE. Le ricordo che il subemendamento Giorgio Conte 0.1.50.1 e gli emendamenti Giorgio Conte 1.20, Giorgio Conte 1.22, Borghesi 1.2 e Giorgio Conte 1.21 sono stati ritirati. Restano quindi tutte le altre proposte emendative e non so perché lei non fornisca i pareri. Ha bisogno di una sospensione per un riordino delle carte?

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente poiché il Governo durante l'esame degli emendamenti in Commissione aveva manifestato l'intenzione di ritirarli credo che, vista la richiesta, sia opportuno sospendere per cinque minuti in modo da poter valutare.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente anche in una condizione politica difficile noi dobbiamo tentare di essere delle persone serie. Avevamo un altro punto all'ordine del giorno ed abbiamo deciso, per un accordo che risale a ieri sera, di mettere al primo punto dell'ordine del giorno questo provvedimento.
È intollerabile, inaccettabile che si presenti ora qui qualcuno a dire che c'è bisogno di tempo affinché il Governo decida cosa fare su degli emendamenti su cui la maggioranza della Commissione esprime un parere contrario. Hanno avuto tutta la notte, oltre che tre anni! È insopportabile che ora risospendiamo la seduta, con una «manfrina» che sicuramente non ci porterà tra cinque minuti, ma a chissà quando.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha perfettamente ragione, ma da un punto di vista tecnico a me mancano gli strumenti per poter andare avanti. Evidentemente, Pag. 5si è verificata una situazione nuova e una sospensione di dieci minuti penso che possa bastare.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,35.

PRESIDENTE. Per dare ordine ai nostri lavori, riepilogo tutte le proposte emendative che sono state ritirate.
Come già precedentemente annunziato, sono state ritirate le proposte emendative Giorgio Conte 0.1.50.1, 1.20, 1.22 e 1.21. Sono stati successivamente ritirati gli emendamenti Borghesi 1.2, 1.4 e 1.7, Cambursano 1.3, 1.6, 1.8 e 1.9, nonché Donadi 1.5 e gli emendamenti 1.50, 1.51 ed 1.52 del Governo.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui restanti emendamenti riferiti all'articolo 1.

REMIGIO CERONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Cambursano 1.1 e Bitonci 1.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 1.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Osvaldo Napoli, Misuraca, Bongiorno, Favia, Castagnetti, Zacchera, Soro, Capitanio Santolini, Mastromauro, Gianfranco Conte, Froner, Delfino, Rossomando, Luongo, Taddei, Oliverio, Rosso, Molgora, Moffa, Veltroni, Compagnon, Colucci, Rampi, Buttiglione, Brancher...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bitonci 1.23, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Moffa, De Girolamo, Di Caterina, Mantini, Grassi, Mondello, Centemero, Leo, Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, Tanoni, Miglioli, Tortoli, Iannaccone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
451).

Pag. 6

Prendo atto che il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Saluto gli studenti e i docenti della V classe del liceo cantonale di Wohlen, Svizzera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3261-A ed abbinate) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbi, Osvaldo Napoli, Paolini, Palomba, Corsaro, Bocciardo, Mazzuca, Mantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3261-A ed abbinate) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Germanà, Mazzuca, Volontè, Mantini, Buonanno, Mondello, Zampa, Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
455).

Prendo atto che i deputati Razzi e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3261-A ed abbinate).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimerne il parere sugli ordini del giorno presentati.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3261-A/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole: «a valutare» le seguenti: «la possibilità» e dopo la parola: «statale,» le seguenti: «di destinare», mantenendo invariata la restante parte del dispositivo; credo che ciò chiarisca il concetto.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2, che contiene la lista di tutti i beni dell'UNESCO presenti in Italia e che impegna il Governo a valutare in maniera prioritaria le richieste riferite a progetti collegati a siti patrimonio dell'umanità di cui alla lista dell'UNESCO. Al riguardo, vorrei svolgere due considerazioni: in primo luogo, la lista dell'UNESCO non Pag. 7riguarda solo beni singoli, faccio riferimento, ad esempio, ai «Longobardi in Italia: i luoghi del potere», quindi sono elencati anche luoghi generici. Inoltre, i beni paesaggistici non vengono valutati dalla normativa vigente. Quindi, è chiaro che tutti questi beni, in quanto tali, possono far parte dell'otto per mille se sono indicati specificatamente...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi!

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non possono far parte del contributo dell'otto per mille genericamente i siti UNESCO, alcuni dei quali sono anche immateriali. Pertanto, è questo il motivo del giudizio negativo su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Quindi il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2?

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Come raccomandazione sulla parte che fa riferimento ai singoli beni dell'UNESCO, ma non su quella che contiene denominazioni tipo: i «Longobardi in Italia: i luoghi del potere», perché si tratta di situazioni che non sono identificabili con gli oggetti del finanziamento.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Catanoso n. 9/3261-A/3.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Farina n. 9/3261-A/4, il Governo lo accetta a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare la possibilità di effettuare un'adeguata informazione in ordine alla possibilità di presentare progetti per l'otto per mille, mentre nell'ordine del giorno si propone di impiegare il 10 per cento dell'otto per mille per informare, indicando dove devono essere spesi.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3261-A/5. Si tratta di una richiesta di attivarsi in via diplomatica presso la Santa Sede per proporre la revisione dell'otto per mille. Per evidenti ragioni il Governo non accetta questo ordine del giorno.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/3261-A/6, che richiede di fissare una quota dell'otto per mille per la scuola pubblica, per gli edifici. Il Governo, infatti, ritiene tale previsione troppo stringente perché, se si indicassero le quote o per la scuola pubblica o per la sanità pubblica o per la difesa, evidentemente sarebbe un vincolo in una direzione che non lascerebbe libera dal punto di vista legislativo la possibilità di scegliere, anno per anno, le emergenze che si ritiene più opportuno perseguire.

PRESIDENTE. Quindi il parere è contrario?

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3261-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiedo che venga messo ai voti il mio ordine del giorno perché la raccomandazione mi sembra cosa debole, anche alla luce del fatto che l'esperienza applicativa, che ha avuto la destinazione dell'otto per mille limitatamente ai beni culturali, ha dimostrato un'eccessiva frammentazione, un'opinabile e, a volte, non ragionevole distribuzione delle risorse, in una logica a volte territoriale che ha screditato alcune regioni a vantaggio di altre. Quindi, l'invito che faccio all'Assemblea è di dare un'indicazione orientativa che anche i fondi dell'otto per mille destinati alla conservazione dei beni culturali siano coordinati con quella legge che già è in vigore e che sostanzialmente enfatizza la valenza dei Pag. 8siti UNESCO che hanno il pregio di avere avuto una validazione a livello internazionale che trascende il dato politico contestuale che il Governo e il Parlamento possono di volta in volta effettuare.
C'è già stata una verifica della straordinarietà del patrimonio italiano inserito nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità. Quindi, questo criterio di priorità, che già troviamo codificato nella legge n. 77 del 2006, è opportuno che orienti anche le scelte della distribuzione dell'otto per mille. Quindi, chiederei il voto da parte dell'Assemblea, non apparendomi sufficiente che il Governo accolga questo ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per precisare meglio la posizione dell'Unione di Centro. Noi siamo contrari all'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3261-A/5. Per quanto riguarda la raccomandazione formulata dal sottosegretario, faccio osservare che ...

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, dobbiamo votare l'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2...

AMEDEO CICCANTI. Faccio una dichiarazione globale...

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, può eventualmente farla successivamente...

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, come accade normalmente in quest'Aula, quando sull'ordine del giorno c'è una questione posta che non va bene, si chiede una riformulazione, espungendo in particolare quella parte che il sottosegretario ha sottolineato sui beni tutelati dall'UNESCO che non può essere accolta. Quindi, noi voteremo a favore dell'ordine del giorno in esame proprio perché non è stato chiarito questo aspetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2, non accettato dal Governo...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ho accolto come raccomandazione questo ordine del giorno perché ho sottolineato come in questa lista nascono dei problemi tecnici rispetto all'attuazione. Quando parlo di particolare attenzione ai beni dell'UNESCO, non voglio dire che altri interventi meritevoli sul territorio nazionale debbono essere esclusi perché quando un bene è stato segnalato come tale deve avere la priorità assoluta. Che ci sia una particolare attenzione per i beni dell'UNESCO è scontato. Sottolineo l'impossibilità tecnica di alcune cose e, quindi, mi rimetto all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prendo atto che sull'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2 il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mantini... Onorevole Castellani... Onorevole Mondello... Onorevole Motta... Onorevole Iapicca... Onorevole Leo... Onorevole Pepe...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 454
Astenuti 11
Maggioranza 228
Hanno votato
448
Hanno votato
no 6).

Pag. 9

Prendo atto che i deputati Tenaglia e Baretta hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
Accade da qualche settimana che, quando esaminiamo i provvedimenti - a prescindere dalla natura degli stessi - il Governo esprima un parere sugli emendamenti o sugli ordini del giorno, che si presume sia meditato e ragionato. Successivamente accade - salvo quando vi sono voti di fiducia o qualche voto particolarmente importante - che il Governo dia uno sguardo ai banchi della maggioranza (e a volte non basta neanche questo perché l'onorevole Giovanardi prima non si era accorto della situazione, che gli è stata segnalata da qualcun altro), verifichi la situazione e modifichi il parere. In tal modo, nel rimettersi all'Assemblea, non ci si rende conto di quello che è evidente ormai da settimane e da giorni, ossia che, quando non ci sono voti di fiducia, non c'è la maggioranza in Aula.
Siccome il Governo oggi non ha accettato svariati ordini del giorno e presumo che vi saranno altri emendamenti, nell'esame del successivo provvedimento, nei confronti dei quali esprimerà parere contrario, suggerirei - e parlo sull'ordine dei lavori perché il mio intervento si riferisce proprio all'ordine dei lavori - onde evitare di farci perdere tempo per ogni cambio di opinione sui prossimi ordini del giorno, che, se il Governo deve cambiare opinione in ragione dei numeri in Aula, lo facesse una volta per tutte subito e non dodici volte di seguito in futuro.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, deve, tuttavia, ammettere che l'ordine del giorno Monai n. 9/3261-A/2 era stato accolto come raccomandazione e quindi il passo rispetto al parere successivamente espresso è stato un po' più breve.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, intervengo per far presente che il Governo aveva accolto come raccomandazione il suddetto ordine del giorno, sempre in un rapporto di dialettica e di leale collaborazione fra Governo e Parlamento. L'elenco presenta delle criticità, dopodiché giustamente mi rimetto all'Aula. Tuttavia il principio dell'ordine del giorno - l'ho detto sin da subito - era condivisibile.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/3261-A/3, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/3261-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione dell'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/3261-A/4 e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/3261-A/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Maria Rosaria Rossi, Mazzuca, Melandri, Sardelli, Scalera, Leo...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 10
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 431
Astenuti 38
Maggioranza 216
Hanno votato
159
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3261-A/5, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3261-A/5, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Leo, D'Anna, Mondello, Morassut, Mosella, Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 463
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato
7
Hanno votato
no 456).

Prendo atto che la deputata Pelino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Onorevole Antonino Russo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3261-A/6, non accettato dal Governo?

ANTONINO RUSSO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a riconsiderare questo parere, se non altro perché ovviamente non c'è nessun aggravio di nuova spesa e l'ordine del giorno prevede la possibilità per il contribuente di poter scegliere un'ulteriore voce nel quadro delle risorse dell'8 per mille destinate allo Stato; questa voce si chiama scuola e in particolare la destinazione è per l'edilizia scolastica visto che in questi anni i tagli sono stati particolarmente ingenti.
Non mi pare che comporti grandi sacrifici per nessuno ma darebbe la possibilità ad ogni contribuente di destinare una quota in più all'edilizia scolastica che si trova davvero in condizioni disastrate. Chiedo pertanto al Governo di rivedere questo parere ed accogliere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ci sono due questioni dirimenti che voglio rappresentare ancora all'Aula. In primo luogo, aggiungere scuola pubblica e non sanità pubblica o altri settori di importanza vitale non ha un grande significato; in secondo luogo, come sapete, è dall'epoca di Berlinguer che il sistema scolastico nazionale è articolato con un riconoscimento sulla scuola pubblica e sulla scuola anche non statale che ha una funzione parificata, quindi chiedere di intervenire per mettere in sicurezza gli edifici della scuola e non anche delle scuole convenzionate dove i bambini hanno gli stessi problemi di sicurezza è qualcosa che evidentemente non può essere accettata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, mi spiace dover contraddire il sottosegretario, però purtroppo - purtroppo Pag. 11per voi - con la legge 10 marzo 2000, n. 62 nella nozione di scuola pubblica sono state comprese la scuola statale e quella paritaria, quindi quando parliamo di scuola pubblica parliamo di scuola anche paritaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), che come voi sapete può appartenere ai comuni, alle comunità religiose o a chiunque altro. Tra l'altro questa richiesta è stata avanzata da numerose associazioni che lavorano nel tessuto sociale proprio per la nostra scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/3261-A/6, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, De Micheli, Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
247
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che i deputati Perina e Bachelet hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento alla nostra attenzione rappresenta uno di quei rari esempi di proposta condivisa che questo Parlamento è in grado di offrire fuori dalle ratifiche dei trattati internazionali.
La circostanza particolare è dovuta alla consapevolezza della necessità di intervenire a correzione di alcune incongruenze emerse, come è stato ricordato nel dibattito delle passate sedute, in sede di ripartizione della quota dell'8 per mille devoluta alla gestione diretta dello Stato. I quattro fondamentali riferimenti che la legge del 1985 indicava come destinatari delle risorse oggetto di riserva statale, infatti, erano scolpiti negli obiettivi apprezzati dall'ordinamento per la loro assoluta rilevanza umana, sociale o culturale, rappresentati dalla fame nel mondo, dal sovvenire alle calamità naturali, dall'assistenza ai rifugiati e dalla conservazione dei beni culturali. È avvenuto che i Governi - in questo il comportamento si è caratterizzato in termini di omissività bipartisan - abbiano disatteso l'impegno contratto con i contribuenti, utilizzando per altri scopi le risorse non irrilevanti - perché come si è visto parliamo di decine di milioni di euro - importanti ed utili per concorrere ad affrontare e risolvere alcune criticità nell'ambito dei quattro pilastri indicati dalla legge n. 222 del 1985. Si ricordava addirittura che in questa circostanza l'operazione di storno delle risorse da questo fondo ha riguardato addirittura il 50 per cento dell'intera quota di risorse destinate dal contribuente allo Stato, per sovvenire certo a problemi di bilancio statale in circostanze di particolare criticità, ma le ragioni per cui si è effettuato il prelievo, pur commendevoli, non possono giustificare il gesto che lede il fondamentale principio di lealtà tra ordinamento statale e cittadino contribuente. È questa lealtà la base di ogni rapporto virtuoso tra amministrati e amministratori, la ragione per cui lo Stato può esigere Pag. 12l'esazione delle tasse, il motivo su cui si fonda il riconoscimento dell'autorità statale in una civiltà democratica, basata dunque sul consenso e non sulla sopraffazione. Ogni volta che lo Stato pratica lacerazioni, piccole o grandi che siano, a quel principio di lealtà, concorre a destituire di credibilità la stessa sua azione, a mettere in crisi il già difficile - in questa stagione - rapporto tra cittadinanza e pubblici poteri. Ecco perché allora noi di Alleanza per l'Italia sosteniamo questo provvedimento, che intende finalmente fissare criteri di rango legislativo per assegnare le risorse che i cittadini intendono affidare allo Stato per la realizzazione di finalità da essi ritenute degne di sostegno. È un intervento necessario che finalmente fissa paletti insormontabili per dare attuazione al dispositivo di una legge, quella del 1985, che ancora oggi, dopo ventisei anni, appare attualissima ed innovativa. Non attuali e non innovative erano le prassi governative che avevano spesso condotto al suo tradimento. L'intervento del Parlamento - ci auguriamo - metterà oggi in sicurezza, nella stagione finanziaria più difficile degli ultimi decenni, le risorse che la generosità degli italiani continua a destinare ad obiettivi degni e umanamente apprezzabili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, l'Italia dei Valori voterà a favore di questa proposta di legge, che ha la finalità di rendere più omogenea e più ragionevole la distribuzione dell'8 per mille, soprattutto per i fondi di competenza statale. Negli anni si erano registrati, infatti, abusi e situazioni deplorevoli e deprecabili per il fatto che questo 8 per mille, che, ricordiamo, ha una valenza fondamentale per quattro assi di finanziamento - per la fame nel mondo, per la conservazione dei beni culturali, per i rifugiati e per le calamità naturali -, è stato utilizzato come una sorta di bancomat dal Governo, che lo ha impiegato vuoi per i fondi di previdenza degli operatori del volo, piuttosto che per la copertura delle più varie esigenze di bilancio. Da questo punto di vista, quindi, questo provvedimento è teso a garantire un maggior controllo e una maggiore uniformità nella distribuzione di questi fondi da un punto di vista territoriale. Ricordo che, per esempio, per quanto riguarda il filone della conservazione dei beni culturali, vi sono state regioni che hanno beneficiato di questi fondi ed altre che non hanno visto il becco di un quattrino.
Per cui è opportuno che vi siano dei criteri più stringenti che comportino delle assegnazioni conseguenti e congruenti all'adozione dei criteri stessi.
Da questo punto di vista, l'ordine del giorno che abbiamo visto approvare dall'Aula e che invita il Governo a dare priorità, secondo i dettami della legge n. 77 del 2006, ai siti UNESCO italiani, è opportuno proprio perché, anche qui, si cerca di dare un contributo oggettivo alla selezione delle tante iniziative da finanziare. Siamo i leader nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità grazie alle bellezze italiane che, spesse volte, noi, per primi, non valorizziamo adeguatamente.
È ben chiaro a tutti che il provvedimento che stiamo per votare rimane una legge ordinaria e, come tale, potrà essere modificata, ahimè, da singoli provvedimenti come, ad esempio, leggi finanziarie o norme inserite, magari, in maniera un po' surrettizia, come è avvenuto con il decreto legislativo sul codice del turismo che, in base ad una delega legislativa che non autorizzava, ovviamente, lo «spolpamento» dei fondi dell'8 per mille, ha visto comunque il Governo mettere mano a questo portafoglio per finanziare, niente meno, che i buoni vacanze. Allora, bene hanno fatto l'onorevole Bitonci e l'Aula a cassare questa normativa che diminuiva la valenza strategica della legge n. 222 del 1985. Certo, però, che questo è emblematico di una tentazione che è sempre sottotraccia, dietro l'angolo e che forse potrebbe minare anche la bontà e la validità Pag. 13di questo nostro intervento legislativo. Ma tant'è, non possiamo certo adottare questa normativa con legge costituzionale.
Facciamo un atto di fiducia e di indirizzo politico comunque importante e confidiamo che anche il Parlamento sappia controllarne nel prosieguo l'effettiva efficacia ed osservanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è stato spacciato, anche da parte della Lega, come un provvedimento fondamentale che chissà quali grandissimi obiettivi doveva avere. Ecco perché è una legge manifesto che ha come obiettivo quello di operare una sorta di marketing parlamentare. Si vuole fare immaginare contenuti che invece non ha, come se si dovesse operare una sorta di riequilibrio territoriale a favore delle aree geografiche del Nord rispetto al Sud. Non voglio dire che il provvedimento sia completamente inutile nei suoi contenuti, però centra obiettivi certamente minori rispetto a quelli che vuole immaginare.
È anche un provvedimento che, in un certo senso, apporta una critica di base alla gestione dei fondi dell'8 per mille per come è stata realizzata in questi anni, una sorta di attacco soft alla Presidenza del Consiglio, a quello che era, sostanzialmente, il «fondo Letta», ossia il fondo al quale, con criteri estremamente discrezionali, si attingeva per rispondere ad esigenze non voglio dire clientelari, ma, di volta in volta, molto discrezionali. Era anche una specie di fondo omnibus: quando mancavano i soldi per finanziare dei provvedimenti poi, al termine, si finiva per attingere al suddetto fondo, tradendo anche le scelte dei contribuenti i quali sapevano che i fondi di pertinenza dello Stato erano destinati a quattro priorità fondamentali e, invece, in questo caso, questa aspettativa dei cittadini contribuenti, finora, è stata ampiamente tradita.
Dico che è anche un provvedimento che si affida direttamente al Parlamento. Non capita tutti i giorni, sostanzialmente, un atto di così aperta sfiducia nei criteri con cui la Presidenza del Consiglio assegna queste risorse finanziarie e che questa competenza poi venga attribuita direttamente ad un atto di natura parlamentare. Addirittura, le istanze istruite dovrebbero essere trasmesse alle Commissioni parlamentari.
Questo la dice lunga e, comunque, dà un contributo in direzione della trasparenza: il Parlamento si appropria di una competenza, proprio perché c'è stato un eccesso di discrezionalità, e si vogliono fissare dei paletti molto precisi, su cui vigilerà il Parlamento anche nel dettaglio e nell'attuazione delle disposizioni amministrative.
A noi va bene, per cui, sia perché costituisce un'innovazione dei criteri finora seguiti, sia perché c'è un forte controllo parlamentare, voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, l'articolo 48 della legge n. 222 del 1985 precisa che lo Stato destina le risorse attribuite dai contribuenti ad interventi straordinari per combattere la fame nel mondo - attraverso il sostegno alle organizzazioni umanitarie che di tali questioni si occupano attraverso progetti mirati - così come per l'assistenza ai rifugiati.
La legge finanziaria non ha certamente previsto questi interventi, ovvero gli interventi di finanza pubblica che si introducono con le manovre non prevedono queste azioni in quanto hanno somme destinate con finalizzazioni precise. Quindi il provvedimento di cui discutiamo finanzia, oltre questi due interventi, anche interventi per prevenire e riparare danni derivanti da calamità naturali e per assicurare interventi di conservazione dei beni culturali.
In questo provvedimento - è bene precisarlo - non si discute né sul sistema Pag. 14di ripartizione tra lo Stato e le confessioni religiose dell'otto per mille, né sulla modifica dei criteri di assegnazione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF decisa dai contribuenti.
Per meglio dire, non è in discussione in questa sede e in questo provvedimento se è giusto o meno che ci sia una ripartizione, in proporzione alle quote dichiarate dell'otto per mille nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, anche della quota dello stesso otto per mille non dichiarata. Tale discussione comporta la modifica di un trattato internazionale tra lo Stato del Vaticano e lo Stato italiano, ossia del Concordato tra Stato e Chiesa, che non è l'oggetto dei desideri dell'attuale progetto di legge e men che mai del gruppo dell'Unione di Centro.
Oggi si discute di una modifica parziale della legge cosiddetta dell'otto per mille per superare alcuni aspetti di criticità, che sono emersi nella sua applicazione pratica della gestione della quota di pertinenza statale, rispetto ai quali le Commissioni bilancio di Camera e Senato più volte unanimemente hanno fatto formale rilievo.
Si pone l'esigenza di garantire un maggiore equilibrio territoriale tra le macroaree del Paese e la necessità di prevedere anche un migliore equilibrio fra le stesse quattro finalità che ho citato, che a volte registrano delle asimmetrie nei finanziamenti, inspiegabili per la loro evidenza. Si rende, pertanto, necessario un intervento legislativo, teso a precisare nuovi e diversi criteri da seguire nel riparto dei finanziamenti. Si tratta di limitare gli attuali eccessivi margini di discrezionalità della Presidenza del Consiglio.
La stessa Corte dei conti, come ha sottolineato il relatore, nella sua relazione sulla gestione del fondo della quota statale, in particolare riferita all'arco di tempo che va dal 2001 al 2006, ha rilevato l'assenza di chiari criteri di ripartizione di cui questo provvedimento appunto si fa carico e cui vuole porre riparo.
L'evento politico che ha generato la richiesta di una nuova disciplina della materia si è determinato in occasione del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) della Camera il 27 ottobre 2009 sullo schema del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF 2009. In tale occasione, il parere della V Commissione (Bilancio) ha indicato criteri puntuali e alternativi rispetto alla determinazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, che comunque non hanno sortito alcun effetto.
Altro motivo di criticità, come è stato sottolineato, riguarda l'arbitraria riduzione della quota statale dell'otto per mille operata negli ultimi otto anni, ovvero l'arbitraria utilizzazione di consistenti quote degli stanziamenti previsti per finalità diverse ed estranee da quelle previste dalla legge 20 maggio 1985, n. 222. In tal senso plaudo a quest'Assemblea per aver approvato l'emendamento Bitonci 1.23, che riporta nell'alveo delle quattro finalità dell'otto per mille l'intero finanziamento, perché ci siamo trovati anche qui a registrare il prelievo per altre finalità su questo fondo.
Al riguardo sono state presentate tre diverse proposte di legge a prima firma dei deputati Bitonci, Ceroni e Vannucci che hanno sintetizzato questa volontà di risolvere le criticità dell'attuale legge sull'otto per mille.
Il testo unificato in esame, secondo gli auspici dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, è una sintesi condivisa di tutte le attese espresse nel dibattito che si è svolto precedentemente in sede di Commissione per quanto riguarda il merito. L'Unione di Centro per il Terzo Polo ha sottolineato in ogni occasione l'insufficienza di risorse per le calamità naturali e ha denunciato le asimmetrie territoriali. Qualsiasi criterio che superi tali discrasie, pertanto, è una scelta condivisibile.
Si tratta, quindi, di rafforzare il ruolo del Parlamento perché il suo controllo sia reale ed efficace. Il provvedimento in esame risponde a tale esigenza e l'Unione di Centro per il Terzo Polo lo voterà con convinzione, sottolineando da ultimo che l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/3261-A/6, che è stato approvato, vuole Pag. 15significare soltanto che, in qualche modo, le preoccupazioni per come la scuola è stata trattata nelle diverse manovre finanziarie in questi ultimi tre anni sono un problema all'attenzione del Parlamento e del Paese.
Con questo ordine del giorno è stato chiesto al Governo di modificare la legge sull'otto per mille al fine di destinare alla scuola pubblica, come quinta finalità dopo le quattro già previste, gli interventi strutturali. Ebbene, signor Presidente del Consiglio, con un ordine del giorno non si modifica certamente una legge né si può chiedere di modificare una legge come quella sull'otto per mille.
Vorrei invitare il Parlamento e chi ha votato a favore dell'ordine del giorno Antonino Russo 9/3261-A/6, a proporre emendamenti nelle manovre finanziarie, e cioè nelle sedi opportune, perché la scuola non abbia più dei tagli come quelli che ha subito e abbia, invece, le risorse necessarie per investire sul futuro dei nostri giovani. Non è certamente decurtando una parte dei fondi previsti dalla legge sull'otto per mille che si risolve il problema delle scuole. L'otto per mille ha quattro finalità che ritengo debbano essere preservate.
Certamente, quell'ordine del giorno invita il Governo a modificare, è vero, la legge sull'otto per mille, ma soprattutto pone in evidenza il problema della carenza di investimenti e di risorse per la scuola che può essere affrontato anche attraverso la modifica di altri provvedimenti.
Questo è il senso che abbiamo voluto dare a questo voto. Pertanto, non è in discussione l'impianto complessivo della legge sull'otto per mille, così come non è discussione l'impianto complessivo della legislazione che per scuola pubblica intende anche la scuola parificata e la scuola non statale, che dà un notevole contributo di formazione dei nostri giovani nel nostro Paese ed alla quale l'UdC guarda sempre con grande interesse per la sua funzione sussidiaria (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare il presidente Giorgetti e tutti i membri della Commissione bilancio perché, come è stato ricordato da chi mi ha preceduto, noi approviamo una progetto di legge su un testo unificato e, quindi, condiviso da tutti i colleghi della Commissione bilancio. Quindi, è un ottimo risultato per il lavoro della Commissione.
Vorrei anche ricordare come questo provvedimento non tocchi assolutamente la materia pattizia che è regolata dal Concordato. Dopo tutto, come sappiamo, alla Chiesa spetta ogni anno la quota dell'otto per mille di sua competenza (e ricordo come anche lo scorso anno dalle dichiarazioni dei redditi IRPEF la Chiesa abbia ottenuto una somma consistente, che è pari ad un miliardo di euro), quindi assolutamente non si tocca questa materia, che viene regolata dal Concordato.
Il testo unificato incide sui criteri e sulle procedure rafforzando il ruolo del Parlamento, quindi non vi è alcun problema di carattere costituzionale, come qualche collega aveva paventato. Una cosa direi estremamente importante è il fatto che esso restituisce anche un importante ruolo al Parlamento ed alle Commissioni, che finalmente, dopo le valutazioni di carattere tecnico da esse effettuate - quindi nessun intervento sulle valutazioni di carattere tecnico - potranno compiere scelte e decisioni su proposte che vengono fatte direttamente dagli enti locali e anche dalla Chiesa. La proposta elaborata dalla Commissione intende, quindi, affrontare quelli che sono i profili di criticità che sono emersi in questi anni con la ripartizione dell'otto per mille.
Per quanto riguarda le finalità di copertura finanziaria dei diversi provvedimenti legislativi di spesa, il provvedimento si volge ad assicurare il raggiungimento anche degli obiettivi di finanza pubblica. Questa nuova procedura di selezione degli interventi da finanziare, come dicevo Pag. 16prima, rimette quindi al Parlamento la decisione finale su quali siano gli interventi da realizzare in via prioritaria. Questo atto di indirizzo verrà, quindi, approvato dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
La proposta in esame introduce, quindi, un importante correttivo volto a garantire la distinzione fra la fase istruttoria sulla richiesta di intervento, svolta in via amministrativa, e la decisione politica sugli interventi da finanziare, che andrà al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Un'altra modifica importante riguarda poi i criteri precisi per la selezione degli interventi, e voglio ricordare come sia stata inserita questa equilibrata distribuzione degli interventi per le diverse aree del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'esperienza degli anni passati ha dimostrato come la maggior parte di queste somme andasse soprattutto alla regione Lazio, al comune di Roma e molto al sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Con questo criterio si cercherà di rispettare ciò che è già inserito all'interno della norma, cioè che vi sia un'equa distribuzione territoriale delle risorse che vengono erogate con l'otto per mille.
Un altro aspetto che ritengo molto importante è che finalmente s'inserisce una priorità di erogazione per quanto riguarda gli enti locali e i comuni. Infatti, come dicevo, la Chiesa ha già la propria quota di otto per mille, che è pari ad un miliardo di euro, e molte delle domande vengono effettuate dalle stesse parrocchie. Quindi, negli anni, si sono manifestate queste ulteriori richieste da parte delle parrocchie, che ottenevano l'erogazione dell'otto per mille sia nella parte di loro competenza, sia nella parte di competenza dello Stato. Con questi criteri si cerca, quindi, di fare giustizia in ordine alle richieste presentate dagli enti locali.
Vorrei concludere, ricordando che l'emendamento a mia firma - che è stato presentato ed approvato e, quindi, ringrazio tutti quanti i colleghi -, ripara un errore, io direi abbastanza importante, che è stato commesso. Sicuramente, tra i criteri di ripartizione dell'otto per mille non si può pensare di erogare finanziamenti per i buoni vacanze. In altri termini, il finanziamento dei buoni vacanze può essere fatto con altre fonti di finanziamento, ma assolutamente non attraverso l'otto per mille. Le categorie sono ben definite e i buoni vacanze non hanno nulla a che vedere con questa ripartizione.
Ringrazio ancora i colleghi e annuncio che il voto della Lega sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Partito Democratico voterà favorevolmente sul provvedimento in oggetto, anche perché il testo unificato ricomprende perfettamente una nostra proposta di legge che abbiamo sottoscritto con i colleghi Baretta, Duilio, Marchi e Zucchi.
Anch'io ringrazio la Commissione ed i colleghi per questo provvedimento, con il quale abbiamo inteso migliorare una legge dello Stato che sostanzialmente funziona, quanto meno per i profili costituzionali, cioè con riferimento al rapporto tra Stato e Chiesa.
Alcune lacune, invece, vi erano e pensiamo di averle corrette con questo provvedimento per la quota di pertinenza statale.
Vorrei ricordare ai colleghi che, quando parliamo di questa materia, dobbiamo ricordare che, nel suo complesso, la materia dell'otto per mille vale un miliardo e 150 milioni di euro. I cittadini sottoscrivono, per l'85 per cento, a favore della Chiesa cattolica, per il 12 per cento, a favore dello Stato e, per percentuali più ridotte, a favore di altre confessioni. Tuttavia, solo il 43,5 per cento dei cittadini sottoscrive il proprio impegno, anche se la quota, come sappiamo, è distribuita, per il 100 per cento, in proporzione alle sottoscrizioni Pag. 17dei cittadini. Quindi, abbiamo una quota della Chiesa di circa un miliardo di euro l'anno e una quota dello Stato di circa 150 milioni di euro l'anno.
Signor Presidente, vorrei chiarire, affinché non vi siano infingimenti o incomprensioni anche per la successiva lettura al Senato, che noi interveniamo sulla quota devoluta alla diretta gestione statale. Quindi, il provvedimento in oggetto non ha alcun carattere che riguarda i profili di costituzionalità, che sono, invece, circoscritti semplicemente al rapporto tra Stato e Chiesa, di cui, in questo provvedimento, non ci occupiamo.
Qual è il cardine del provvedimento? È il rispetto della volontà dei contribuenti. Quando i contribuenti sottoscrivono l'otto per mille, devolvendolo alla gestione statale, sanno, per legge dello Stato, che questi fondi possono essere utilizzati per la ristrutturazione dei beni culturali, per fare fronte alle calamità naturali, per interventi contro la fame nel mondo e per interventi per i rifugiati. Tuttavia, la storia delle decisioni che, invece, sono state assunte ci dice che, molto spesso, questi fondi vengono destinati ad altro, vengono distratti.
Vorrei ricordare, ad esempio, che quest'anno ripartiremo la quota del 2007 e, in questa quota, signor Presidente, mancheranno 64 milioni di euro. Infatti, con la recente manovra, quella di luglio e di agosto, abbiamo prelevato 64 milioni di euro da questo Fondo dello Stato e li abbiamo destinati ai Canadair della Protezione civile. Si tratta di un impegno che dovevamo assolutamente assolvere, ma non certo con queste risorse: infatti, così facendo, in qualche modo abbiamo ingannato i cittadini che sapevano di avere destinato queste risorse a ben altri scopi. Dunque, il cardine della legge prima di tutto è questo: io lo chiamerei il rispetto delle volontà dei contribuenti.
In secondo luogo, vi sono i criteri di ripartizione, i quali, a nostro avviso, devono dare priorità agli enti locali per gli interventi a favore dei beni culturali e nei casi di calamità naturali, ma che devono avere un equilibrio tra le quattro finalità della legge. Infine, per quanto concerne le procedure, signor Presidente - e lo dico anche a beneficio dei colleghi senatori - qualcuno ha sostenuto che con questo provvedimento il Parlamento si approprierebbe di funzioni amministrative proprie del Governo. Non è assolutamente così, né si deve fare confusione con altri provvedimenti. È stato detto: farete una «legge mancia». Assolutamente no, perché la funzione amministrativa, ossia l'istruttoria del provvedimento, sarà sempre del potere Esecutivo, sarà sempre del Governo. Resta, infatti, in piedi l'Alta commissione, prevista dalla legge, la quale seleziona le oltre - non so quante siano, ma sono migliaia - 3 mila domande, che, ogni anno, entro il 15 marzo, vengono presentate. La commissione le selezionerà, dirà se sono ammissibili o meno e stabilirà anche - come sta facendo - un grado di priorità, indicando se essa sia alta, media o bassa, e, sulla base di ciò, fornirà alle Commissioni parlamentari tutti gli strumenti per poter decidere sulla base dei criteri che ci siamo dati: equilibrio territoriale, priorità degli enti locali e così via. Quindi, non vi è alcun profilo di costituzionalità violato, non vi è alcun mancato rispetto delle prerogative del Governo, ma semplicemente un'indicazione di migliori criteri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,40)

MASSIMO VANNUCCI. Tra l'altro, voglio citare - e con questo concludo - che la Corte dei conti più volte è intervenuta su questa materia, ossia in relazione alla quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluto alla diretta gestione statale, lamentando una eccessiva discrezionalità, che, oggi, con questo provvedimento, abbiamo corretto. Ci sarà meno discrezionalità, si saprà chi decide in maniera trasparente e credo che i cittadini saranno più soddisfatti perché vedranno che la loro indicazione viene rispettata e destinata secondo principi di giustizia, di equità e di trasparenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

Pag. 18

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, intervengo qualche istante per ringraziare tutti i gruppi parlamentari, in particolare anche quelli che questa mattina hanno ritirato gli emendamenti per accorciare i tempi della discussione. Desidero, inoltre, rivolgere un ringraziamento particolare al Governo per aver ritirato i propri emendamenti. Ringrazio, infine, il presidente, i membri e il personale della Commissione bilancio, grazie ai quali abbiamo predisposto questo provvedimento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento sul provvedimento: quest'ultimo è stato condiviso in maniera unanime - sottolineo unanime - da parte di tutti. Di questi tempi non è poco.

PRESIDENTE. Onorevole Ceroni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3261-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 3261-3263-3299-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zampa, Granata, Amici, Coscia, Oliverio, Aracu, Scalera, Rampelli, Misuraca, La Forgia, presidente Bongiorno, Onorevoli Trappolino, Rossomando, Goisis, D'Amico, Sani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale) (3261-3263-3299-A):

(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

Prendo atto che il deputato Levi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione della proposta di legge: Vietti e Rao: Disposizioni in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio (A.C. 2984-A); e delle abbinate proposte di legge: Ferranti ed altri; Palomba (A.C. 3046-4619) (ore 11,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Vietti e Rao: Disposizioni in materia di attribuzione delle funzioni magistrati ordinari al termine del tirocinio; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Ferranti ed altri; Palomba.
Ricordo che nella seduta del 26 settembre 2011 si è conclusa la discussione Pag. 19sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunziato.

(Esame degli articoli - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2984-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2984-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Pietro 1.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Di Pietro 1.1, formulato dal relatore.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei, seppur brevemente, illustrare le ragioni di questo emendamento. Ci troviamo nell'ambito dell'ordinamento giudiziario, modificato da ultimo con il decreto legislativo n. 160 del 2006, che all'articolo 13, comma 2, prevedeva il divieto per i magistrati, prima che avessero superato la prima valutazione di professionalità, di svolgere funzioni monocratiche penali, cioè le funzioni requirenti, le funzioni giudicanti o anche le funzioni di giudice delle indagini preliminari o di giudice dell'udienza preliminare.
Da allora c'è stata una sperimentazione ed è entrato in vigore il concorso di secondo grado per cui non ogni laureato in giurisprudenza può fare concorsi in magistratura, ma soltanto chi ha previamente acquisito degli altri titoli e dunque è già passato ad un vaglio di idoneità e di professionalità. Questo fa sì che anche i limiti di età nell'ingresso in magistratura si siano innalzati e non si entri più da giovanissimi, ma attorno ai trent'anni.
Noi consideriamo positivamente ed esprimiamo apprezzamento per l'iniziativa del relatore ed esprimiamo anche apprezzamento per la disponibilità manifestata dal Governo nel fare un passo avanti, ossia nel dire che con questo articolo che ci accingiamo ad approvare, se sarà approvato, le funzioni requirenti possano essere attribuite anche dopo la prima nomina. Ciò con una aggiunta ulteriore che consideriamo positiva, e che cioè possano essere svolte anche le funzioni giudicanti in relazione ai reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale, ossia i reati meno gravi.
Con questa proposta emendativa chiediamo che si faccia uno sforzo ulteriore, un altro passo in avanti e che cioè il divieto di svolgere funzioni monocratiche penali sia abrogato del tutto. Riteniamo che già sia positivo questo passo avanti che è stato fatto, tuttavia pensiamo che l'Aula ne possa fare un altro ulteriore per le ragioni che ho detto, cioè maggiore professionalità, maggiore selezione dei magistrati, un tirocinio molto ben fatto e lungo, di un anno e mezzo, di cui sei mesi mirati e poi soprattutto le esigenze di smaltimento dell'arretrato, che anche in materia penale sono molto rilevanti. Ecco perché, pur esprimendo apprezzamento per l'iniziativa e per il testo che è arrivato in Aula, riteniamo che l'Aula possa fare un altro passo accogliendo il nostro emendamento e cioè abrogando del tutto il divieto.

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PRESIDENTE. Prendo atto dunque che l'onorevole Palomba non accede all'invito al ritiro dell'emendamento Di Pietro 1.1 formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente vorrei spiegare il nostro voto di astensione sull'emendamento al nostro esame in quanto le proposte di legge a nostra firma abbinate a quella a firma Vietti e Rao hanno un significato che è anche quello di valutare l'impatto che c'è stato a seguito della riforma dell'ordinamento giudiziario e quindi del divieto assoluto, per i magistrati di prima nomina, di svolgere funzioni di GIP, GUP, di giudice monocratico penale e di pubblico ministero.
Noi, già nella nostra proposta avevamo rivisto questa impostazione radicale della riforma del 2006-2007 e avevamo mantenuto però il divieto di affidare ai magistrati di prima nomina le funzioni di GIP e GUP. D'altro canto, queste funzioni di giudice per le indagini preliminari e giudice per l'udienza preliminare erano funzioni per cui già una norma del 1999 ed anche i criteri organizzativi interni alla magistratura sconsigliavano ed evitavano l'affidamento di un ruolo così importante, così delicato per ciò che riguarda le misure cautelari ed i giudizi monocratici - tra i quali anche quelli a rito abbreviato che portano ad un giudizio per reati che prevedono come pena l'ergastolo - ad un magistrato che esercita la prima volta le funzioni.
Quindi, mentre comprendiamo in qualche modo anche l'atteggiamento dei colleghi di Italia dei Valori - che vogliono dare un segnale all'Associazione nazionale magistrati che ha chiesto un ritorno totale al regime precedente all'entrata in vigore della riforma dell'ordinamento giudiziario - noi, per coerenza, non possiamo che tener conto delle proposte presentate, abbinate e discusse in Commissione attraverso un percorso che è durato più di un anno e che quindi ha avuto uno sbocco in una proposta portata in Aula e condivisa e che per noi è il testo che risolverà le problematiche funzionali e tiene anche conto del monitoraggio applicativo delle norme della riforma dell'ordinamento giudiziario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, anche l'Unione di Centro esprimerà voto di astensione sull'emendamento proposto dal collega dell'Italia dei Valori, perché il testo che arriva in Aula è il risultato di un lavoro di sintesi che abbiamo fatto in Commissione. D'altra parte, la nostra stessa proposta iniziale, dell'onorevole Vietti, inizialmente poneva il problema di affidare funzioni giudicanti monocratiche al termine del tirocinio, ma concedeva questa possibilità esclusivamente a coloro i quali avessero svolto almeno per un anno e continuativamente un ulteriore periodo di tirocinio mirato. Quindi, noi avevamo proposto un ulteriore passettino in avanti ma, come abbiamo avuto modo di verificare, anche ascoltando l'intervento della collega Ferranti, ci siamo anche noi adeguati alla necessità di escludere le funzioni giudicanti monocratiche e di limitarle soltanto per i reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale.
Quindi, anche noi esprimeremo un voto di astensione, perché capiamo le ragioni dell'emendamento. Tuttavia, quello che arriva in Aula è un testo sostanzialmente condiviso da tutti i gruppi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che anche il gruppo di Futuro e Libertà, pur condividendo le ragioni dell'emendamento in questione, esprimerà voto di astensione, perché il testo, così come pervenuto in Aula, è frutto di un laborioso lavoro in Commissione, che ha tentato anche di eliminare le perplessità che, forse un po' in Pag. 21tutti, ancora oggi rimangono sulle funzioni reali da attribuire ai giudici di prima nomina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Barani, Miglioli, Veltroni, Mazzuca, Ventura, Cesare Marini, Bobba, Boccuzzi, Frassinetti, Allasia, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 233
Astenuti 234
Maggioranza 117
Hanno votato
19
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Galletti, Veltroni, D'Anna, Lussana, Agostini, Nola, Giorgio Merlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 465
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
464
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Genovese e Reguzzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2984-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laboccetta, Miglioli, Granata, Veltroni, Grassi, Cosenza, Genovese, Portas...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
464).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2984-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi, Cesa, Veltroni, Fogliardi, Garofani, Grassi, D'Antoni, Moffa, Castagnetti, D'Anna, Leo, Baccini, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 22

(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
471).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2984-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/2984-A/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/2984-A/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento. Ribadisco l'apprezzamento per il fatto che si tratta di un passo avanti importante rispetto a limitazioni che non avevano più senso di esistere. Se abbiamo presentato e mantenuto l'emendamento Di Pietro 1.1., provocando un voto dell'Aula, è stato soltanto per porre un tema che pensiamo prima o poi possa tornare di nuovo all'attenzione dell'Assemblea.
Infatti, come dicevo, l'ordinamento giudiziario è vecchio ormai di cinque anni e mezzo. Le norme ordinamentali sono suscettibili di valutazione di efficienza e di efficacia e crediamo che adesso stiamo maturando i tempi perché ogni limitazione all'assunzione di funzioni, anche appena nominati magistrati, vengano meno. Per questi motivi, comunque, voteremo a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, il provvedimento in esame, così come modificato in Commissione giustizia, interviene per definire le possibili funzioni dei magistrati ordinari al termine del tirocinio. Conosciamo tutti la situazione di crisi interna al sistema giudiziario anche per la copertura di organici e ci appare pertanto utile, mettendo da parte le preoccupazioni legate alla comprensibile inesperienza, affidare ai magistrati ordinari dopo il tirocinio anche funzioni giudicanti monocratiche penali, salvo che per i reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale. Ci sembra corretto escludere l'affidamento delle funzioni appunto per questi reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale.
Non possiamo sottrarci dall'evidenziare che questo provvedimento, trasferito in norma legislativa, dovrebbe aiutare a tamponare le carenze di organico esistenti in magistratura, anche se riteniamo che si dovrebbero definire norme che obblighino i magistrati ad accettare il trasferimento in alcune sedi, considerato che poco è servito il ricorso agli incentivi.
Così come siamo convinti che, al di là dei vari provvedimenti che potremo approvare per aiutare a sopperire le carenze di organico, si renda indispensabile la rivisitazione delle circoscrizioni giudiziarie e territoriali. Per quanto sopra, il gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo esprime il proprio consenso al provvedimento ed esprime, quindi, voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, la proposta di legge in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio, con riferimento al testo così come modificato nell'ambito della II Commissione, si presta indubbiamente a considerazioni di favore per la parte relativa alla possibilità di attribuire ai magistrati di prima nomina anche funzioni requirenti. Sin dal principio, l'iniziativa legislativa, originariamente a firma dell'onorevole Vietti, era stata dettata dalla necessità di colmare il vuoto di organico riscontrato nella magistratura, anche solo a partire da una redistribuzione più razionale delle risorse umane già a disposizione.
Il problema era già grave alla data della prima presentazione della proposta, ma non possiamo non ammettere che l'allora onorevole Vietti fu oltremodo lungimirante. Basti pensare che una misura pressappoco identica nei contenuti è stata introdotta in una delle recenti manovre finanziarie, con ambito di operatività però ristretto ai magistrati ordinari che si trovano a svolgere adesso il periodo di tirocinio. Che il sistema fosse prossimo al collasso era stato già preventivato e si cercò, tra i vari modi, di affrontarlo anche attraverso questa proposta targata Unione di Centro. Del resto, la giustizia, per noi, ha rappresentato sempre un terreno di confronto politico e stimolo a perseguire una linea di azione concreta e pragmatica e, più che firmare «norme manifesto» e attestarsi su posizioni irriducibilmente di principio, ci siamo indirizzati verso un lavoro costruttivo, finalizzato a costruire un sistema giudiziario equo ed efficiente.
Si tratta del lavoro che caratterizza il nostro modo di fare opposizione. Lo si è già visto negli ultimi tempi, bollenti per il tema giustizia e per i rapporti tra questa e la politica stessa. Cito, a titolo meramente esemplificativo, le norme sul cosiddetto processo breve, occasione in cui noi avevamo creduto di poter introdurre misure che avrebbero migliorato la catastrofica condizione dei palazzi di giustizia del nostro Paese. Si tratta di misure che tentiamo di proporre da sempre - come, ad esempio, la riduzione del numero dei tribunali, la revisione delle circoscrizioni, cosa che solo di recente la maggioranza e il Governo hanno inserito nell'ultima manovra finanziaria - incontrando, ahimè, sino ad oggi sempre un atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza di Governo. Certo, il provvedimento che stiamo discutendo oggi non possiamo dire che rappresenti un passo verso una giustizia migliore, quanto meno rimuove delle barriere inutili all'esercizio della funzione requirente al termine del tirocinio.
La removibilità del precedente divieto, fondato sulla preoccupazione che l'inesperienza potesse fungere da fattore negativo per svolgere l'ufficio del pubblico ministero, è da riscontrarsi soprattutto nella struttura ormai piramidale delle procure della Repubblica, che copre gli atti rilevanti sempre attraverso il visto del procuratore capo o di un suo delegato. Si può dire in breve che il controllo interno può ben bilanciare il rischio che l'inesperienza possa eventualmente dare luogo ad errori. La proposta di oggi, inoltre, tiene conto anche dell'esigenza di scongiurare un ulteriore rischio, collegato stavolta all'esercizio delle funzioni monocratiche penali al termine del periodo di tirocinio.
In breve, i nuovi giudici (intendo coloro che non hanno ancora conseguito la prima valutazione di professionalità) non potranno essere destinati a svolgere le funzioni di giudice penale unico salve le ipotesi limitate di citazione diretta a giudizio previste dall'articolo 550 del codice di procedura penale, né potranno svolgere i ruoli di giudice per le indagini preliminari e di giudice dell'udienza preliminare.
Le ragioni del divieto sono da riscontrarsi, in tal caso, nell'effettiva inconciliabilità tra inesperienza e necessità di assumere decisioni in ordine alla libertà personale, nonché la possibilità che si addivenga alla decisione di finale assoluzione o condanna già nel corso dell'udienza preliminare. Quindi, in conclusione, Pag. 24la nostra iniziale proposta si era occupata pure di questo aspetto prevedendo, come dicevo prima in occasione dell'emendamento proposto dall'onorevole Palomba, un ulteriore anno di tirocinio mirato allo svolgimento delle funzioni monocratiche. Tuttavia, nonostante le modifiche apportate al testo originario, noi dell'Unione di Centro guardiamo con ampio favore all'approvazione del provvedimento in esame.
Non posso non cogliere l'occasione per rinnovare le nostre più generali preoccupazioni in tema di giustizia, supportate peraltro anche dalle audizioni svolte con riguardo a provvedimenti diversi all'esame della Commissione da quello di cui ci stiamo occupando attualmente, ma sempre incidenti sull'argomento dei giudici e della giustizia.
Ribadisco, dunque, che il tema resta sul tavolo e che noi dell'Unione di Centro continueremo a contribuire, per quanto ci è concesso, ad affrontarlo. Esprimo, infine, e ribadisco il nostro voto favorevole sulla proposta in esame, sebbene si tratti soltanto di un piccolissimo passo verso una auspicata e seria riforma dell'intero sistema (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, credo che sia già stato detto molto in merito a questo provvedimento. Credo che vada rivolto un ringraziamento al relatore collega Rao per aver saputo in questo periodo trovare una giusta sintesi tra le forze politiche su questo provvedimento e anche ovviamente al Governo nella figura del sottosegretario Caliendo. Credo che, in merito al provvedimento relativo alla funzionalità del sistema giudiziario (in modo particolare per quanto riguarda le attribuzioni dei magistrati ordinari di prima nomina), il Parlamento in questo periodo e in questi anni abbia fatto tutto quello che era possibile, partendo da una norma voluta nel 2006 da tutte le forze politiche che poi nel corso degli anni è stata modificata e aggiustata rispetto ai bisogni e alle esigenze del nostro sistema giustizia.
Quindi, il voto della Lega sarà ovviamente favorevole su questo provvedimento che migliora l'efficienza del sistema giustizia. Il Parlamento ha dimostrato in questi anni di voler normare in maniera efficace questi tipi di soluzioni proprio per migliorare la giustizia nel nostro Paese. Prendendo anche spunto dal fatto che il relatore è il collega Rao, ma il primo firmatario di questa proposta di legge è l'onorevole Vietti, all'epoca parlamentare, oggi vicepresidente del CSM, il Parlamento dimostra di svolgere le proprie funzioni per migliorare il sistema giustizia. L'augurio e l'auspicio sono che anche il CSM, nella nobiltà delle proprie funzioni, eserciti le attribuzioni che gli competono per rendere migliore il sistema giustizia.
Mi riferisco in modo particolare a quella procedura prevista e voluta in uno dei provvedimenti voluti dal Ministro Alfano relativo ai trasferimenti d'ufficio dei magistrati per poter coprire quelle scoperture nelle sedi disagiate. Voglio ricordare che tali sedi non insistono solo al Sud, ma anche in tanti tribunali al Nord. L'auspicio è che il buon esempio dato dal Parlamento venga accolto e seguito anche dal CSM. Per questo preannunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, anch'io intendo lasciare agli atti l'intervento, ma vorrei solamente fare una notazione. Questo provvedimento per quanto minimale ha però un grande significato politico, perché dimostra che, quando in Commissione si affrontano problemi concreti che riguardano i cittadini e il funzionamento, l'efficienza e la qualità della giustizia, si riesce ad ottenere una sintesi equilibrata e serena e si lavora tutti insieme. Pag. 25
Questo provvedimento dimostra anche che non esiste la favola metropolitana di un'opposizione arroccata sempre in contrasto con qualsiasi proposta in tema di giustizia. L'opposizione offre la sua propositiva collaborazione, laddove i provvedimenti incidano sulla qualità e sul miglioramento del sistema. Credo che sia questo il significato di un provvedimento, che non risolve certo i problemi endemici della giustizia, ma che è un passo avanti e un segnale di attenzione del Parlamento (pur se le proposte di legge provengono dall'opposizione) e di tutte le forze politiche verso un malato cronico, che tanti danni provoca anche all'economia e allo sviluppo di questo Paese.
Noi, per questo, continueremo a batterci perché il Governo cambi la propria agenda e le proprie priorità. A noi - e al Paese - non interessano i processi lunghi, le prescrizioni brevi e le intercettazioni, a noi interessa, in questo scorcio di legislatura, portare avanti provvedimenti (anche se piccoli) che, tuttavia, migliorino il funzionamento degli uffici giudiziari e dell'istituto del processo. Occorre una riforma della magistratura onoraria, una seria ed effettiva semplificazione dei riti civili e uno sgravio della congestione della giustizia penale.
Per questo, ringrazio il Governo e tutti i membri della Commissione, che hanno lavorato per cercare di trovare un rimedio ad una vacanza dei posti, sia requirenti che giudicanti, che stava diventando veramente drammatica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ROBERTO RAO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO, Relatore. Signor Presidente, intervengo per esprimere un ringraziamento ma non di rito, perché penso che, ancora una volta, i colleghi della maggioranza e dell'opposizione abbiano trovato un punto di sintesi molto importante su sollecitazioni provenienti dal sistema giustizia in maniera abbastanza uniforme e unanime.
L'accordo è, ancora una volta, la dimostrazione del fatto che si è voluti intervenire - come ricordava prima il collega Molteni - su un aspetto della norma sul quale si era già legiferato pochi anni fa. L'esperimento non era andato bene ed è compito del legislatore correggere gli esperimenti evidentemente mal riusciti. Si tratta dell'ennesima dimostrazione del fatto che in Commissione giustizia, come rilevato da molti colleghi, si lavora bene: in diverse occasioni abbiamo trovato delle soluzioni molto importanti per «efficientare», se così si può dire, il sistema giustizia.
Questo provvedimento porta curiosamente il nome - tra i primi firmatari di una delle proposte di legge - dell'attuale vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, anche se è stato presentato in tempi non sospetti per la sua elezione prima al Consiglio superiore della magistratura e poi alla Vicepresidenza.
Credo che ora il Consiglio superiore della magistratura non abbia più alibi - come ricordava prima il collega Molteni -, in quanto questa norma contribuirà sicuramente a risolvere molti problemi organizzativi sia delle procure, che dei tribunali. Ritengo che questo sia un viatico, un buon viatico, per provvedimenti di pari importanza e magari di impatto anche maggiore dal punto di vista mediatico per quanto riguarda l'opinione pubblica, come quello relativo alle intercettazioni, sul quale probabilmente ci confronteremo tra qualche giorno. È la dimostrazione che questo Parlamento può risolvere ancora molti problemi della giustizia a partire dalla sua organizzazione, soprattutto se questi provvedimenti e questi problemi Pag. 26vengono affrontati senza pregiudizi e guardando magari soltanto all'efficienza del sistema giustizia (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2984-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2984-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Motta, Andrea Orlando, Adornato, Veltroni, Favia, Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Disposizioni in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio) (2984-A):

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 3046-4619.
Secondo le intese intercorse, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno avrà luogo in altra seduta.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 12,19)

PRESIDENTE. Avverto che, facendo seguito ad una richiesta unanime dei gruppi, nella giornata di martedì 4 ottobre avrà luogo soltanto la riunione del Parlamento in seduta comune convocata per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale e di un componente il Consiglio superiore della magistratura.
Faccio inoltre presente che, a seguito di un accordo unanime, nella seduta di mercoledì 5 ottobre l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge Atto Camera n. 1415-C, in materia di intercettazioni telefoniche, avrà luogo a partire dalle ore 12,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,20).

ANTONELLO GIACOMELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, vorrei parlare di una sconcertante iniziativa di commemorazione della Repubblica di Salò. Le notizie di stampa apparse ieri sui giornali hanno parlato di un'iniziativa del Popolo della Libertà trentino, presentata con grande enfasi dal presidente dei senatori PdL Gasparri, una visita commemorativa a Salò e nei luoghi della repubblica sociale, iniziativa a cui sarebbe invitato il segretario nazionale del Popolo della Libertà, Angelino Alfano e, per ulteriore sfregio, posta in relazione ai 150 anni dell'Unità d'Italia.
Abbiamo atteso 24 ore, abbiamo sollecitato pubblicamente l'onorevole Angelino Alfano, ma nessuno del PdL ha smentito o sconfessato questa iniziativa. Potrebbe apparire solo una gita tra il patetico e il folkloristico se non facesse seguito però a una serie di tentativi legislativi e politici, per noi inaccettabili, di riabilitare la tragica Pag. 27vicenda di Salò e cancellare il significato fondativo della Resistenza e dell'antifascismo. Questo è il chiaro obiettivo perseguito da una corrente di pensiero - capisco che la parola possa apparire forte - che ha Gasparri e La Russa come riferimenti.
Il segretario nazionale del PdL non può pensare di cavarsela facendo come le tre scimmiotte: non vedo, non sento, non parlo, o addirittura limitarsi a dire che non parteciperà alla gita, sarebbe il massimo! Queste iniziative hanno il simbolo del partito che lui guida, o le sconfessa o le condivide e ne è complice. Abbiamo il diritto di sapere - e con noi tutto il Paese - se il partito cardine della maggioranza di Governo e il suo leader sono sinceri e convinti assertori dei valori democratici e costituzionali della Repubblica italiana o se invece nutrono, come Gasparri e La Russa, nostalgiche simpatie per un'altra Repubblica, quella di Salò, che rappresenta una delle pagine più buie e tragiche della storia del nostro Paese.
Sono intervenuto solo perché rimanga agli atti, l'onorevole Angelino Alfano vinca la sua innata timidezza, abbandoni il tradizionale riserbo, dica una parola di chiarezza sulla natura del suo partito, lo deve al Parlamento e al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, colleghi, credo sia giusto che io richiami l'attenzione di voi tutti, anche se ovviamente avrete letto i giornali nazionali, che oggi riportano la notizia delle dimissioni del sindaco di Parma Pietro Vignali, avvenuta a seguito di inchieste della magistratura che hanno visto l'arresto di quindici persone negli ultimi tre mesi, coinvolgendo alti funzionari del comune, imprenditori e, da ultimo, un assessore della giunta del comune di Parma. Da giugno il Partito Democratico e il suo gruppo consiliare in comune, dopo i primi arresti, chiedevano le dimissioni, per sottrarre Parma ai disastrosi effetti del Governo di centrodestra, non solo per le vicende giudiziarie, ma anche relativamente ai bilanci del comune di Parma, fortemente indebitato, che - lo ricordo - come gruppo avevamo denunciato in quest'Aula in una interrogazione. È un Governo della città, un Governo di centrodestra, che ha determinato un grave danno all'immagine di Parma anche sul piano nazionale, con le inevitabili ricadute negative anche sul tessuto socio-economico della mia città. Mi auguro che, dopo la lettera pubblica di oggi del sindaco Pietro Vignali, apparsa sui quotidiani locali, il consiglio comunale di Parma oggi ne prenda atto senza ulteriori indugi. Da oggi infatti si apre una fase nuova, certamente delicata per la mia città, che necessita del coinvolgimento di tutte le energie migliori di Parma. Il Partito Democratico da mesi sosteneva che la soluzione commissariale fosse la soluzione migliore per poter compiere un'azione di trasparenza sull'attività amministrativa di questi anni, senza che questo significhi un abbandono della città, come in tanti hanno sostenuto in questi ultimi mesi. Lo hanno sostenuto i partiti che appoggiavano la giunta di Parma, il Governo di Parma, ma anzi questa possibilità, ormai concreta, che arrivi il commissario servirà per una normalizzazione della situazione. La città ha bisogno di serenità, di recuperare le sue migliori tradizioni, di guardare avanti con fiducia alle proprie potenzialità ed eccellenze, purtroppo penalizzate. Il Partito Democratico lavorerà per un'alternativa e una netta discontinuità rispetto a questi anni di Governo della città di Parma, in grado di dare le giuste risposte alle attese e ai bisogni di Parma e per ridare ai cittadini della mia città la fiducia nelle istituzioni che li rappresentano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, mi perdoni prima una frase, ricollegandomi Pag. 28anche a quello che ha detto il collega Giacomelli. Le notizie di stampa hanno ricordato ieri che il Governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno del collega Garagnani, che riporta nelle mani del Governo, cosa che era stata tolta dal voto sulla manovra economica, la possibilità di annullare la festa del 25 aprile e consiglia al Governo di istituire invece la festa del 18 aprile, il giorno della vittoria della Democrazia Cristiana alle elezioni del 1948. Non so se questo Governo o altri Governi, oggi, domani o dopodomani, decideranno di togliere la festività nazionale del 25 aprile. So che la stragrande maggioranza degli italiani continuerà sempre a festeggiare il giorno della liberazione di questo Paese dai fascisti e dai nazisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In secondo luogo, signora Presidente, vorrei rivolgermi da qui e per il suo tramite al Ministro Maroni per segnalare una situazione difficile di ordine pubblico nell'area versiliana del parco San Rossore Migliarino, situazione della quale si sono occupati anche poche ore fa, in una riunione interforze, i prefetti, i questori e i comandanti delle forze dell'ordine che sono coinvolti nel controllo di questa area. È una situazione di ordine pubblico dovuta ad una presenza cospicua e pesante di spaccio di droga, di spacciatori stranieri e di episodi di aggressione, di criminalità, di molestie, di accoltellamenti nell'area della pineta del parco, dovuti al commercio delle droghe.
Area nella quale, negli ultimi anni, si è sviluppato, con grande positività anche per l'economia dell'area stessa, un sistema di divertimento serale, di locali legati al mondo gay.
Pensiamo sia necessario che il Governo prenda a cuore la situazione dell'ordine pubblico dovuta allo spaccio di droga in quest'area importante della Toscana, della Versilia, e penso che si debbano aiutare le autorità locali, le forze di polizia, a integrare le necessità di personale delle forze dell'ordine, dei poliziotti, dei carabinieri, della guardia di finanza, a non lasciare soli gli amministratori locali nella gestione di questa situazione potenzialmente esplosiva.
Ci rivolgeremo direttamente al Ministro Maroni, ma vogliamo mettere a verbale che abbiamo presente la difficoltà di chi lì vive, degli amministratori locali nel gestire questa situazione che non può essere lasciata senza interventi da parte del Ministro dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un fatto molto piccolo, che, però, mi sembra possa essere interessante come segno da parte di tutti noi della consapevolezza che non ci siano caste.
Mi riferisco, concretamente, all'episodio verificatosi ieri quando, per la votazione finale della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, dopo essere stata estratta a sorte la lettera «d» e il nome del deputato Dussin, prima di arrivare alla lettera estratta vi sono stati oltre un centinaio di deputati che sono passati avanti. È presumibile che ognuno avesse delle motivazioni ragionevoli, ma, certamente, risulta meno credibile che, avendo delle motivazioni ragionevoli, siano stati chiamati due volte o tre volte.
Mi sembra che in questi casi se si difendesse il principio secondo cui vi è stato un sorteggio e che, salvo casi eccezionali, non si passi avanti, sarebbe meglio. Altrimenti l'esempio che abbiamo dato ieri è la testimonianza che ognuno crede che ciò che ha da fare sia di gran lunga molto più importante di ciò che hanno da fare gli altri, con ben poca capacità di attenzione nei confronti dei propri colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, possiamo anche decidere di non compilare una lista composta da membri del Governo e da persone che segnalano, prima dell'inizio della votazione, alcune loro particolari Pag. 29necessità. Alcune delle motivazioni addotte ieri riguardavano, ad esempio, la partecipazione ai riti di un particolare anniversario della religione ebraica, oppure il bisogno di recarsi in ospedale o problemi di salute.
Non si è trattato di un centinaio di deputati, forse di alcune decine.
Forse di questa possibilità vi è un certo abuso. Il fatto che la Presidenza non abbia mai preso una decisione drastica nell'impedire che qualcuno possa votare prima del deputato il cui nome è stato estratto a sorte è perché, oggettivamente, vi sono alcune situazioni anche di difficoltà da parte di alcuni deputati. Vi è poi chi approfitta di questa possibilità, sono d'accordo con lei. Comunque, farò presente al Presidente il problema e, magari, elaboreremo dei criteri più rigorosi perché lo spettacolo di ieri non si verifichi più.
Faccio comunque presente che è abbastanza singolare che chi ieri ha schiamazzato maggiormente appartenesse al gruppo che aveva più deputati che avevano chiesto di votare prima. Quindi, francamente, ho considerato poco corretto l'atteggiamento tenuto ieri in Aula da parte di alcuni parlamentari. La ringrazio di avere posto il problema del quale investirò il Presidente.

MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, mi collego ad un intervento precedente sui fatti che sono avvenuti in questi giorni a Parma e sulle dimissioni presentate dal sindaco per aggiungere la nostra voce.
Cosa vogliamo dire? Innanzitutto l'UdC è stato in maggioranza in quella città e, dopo un avvio buono e utile per la città, abbiamo sempre chiesto una situazione che deve essere chiesta dovunque. Abbiamo necessità in questo Paese di porre molta attenzione alla tenuta dei conti, perché vi sono certo i conti nazionali, ma anche le regole sulle amministrazioni locali - che permettono e non obbligano a stilare un bilancio consolidato - ci portano a delle situazioni, in tante realtà di Italia, che possono per così dire portare alcuni a pensare che i debiti non si pagano. I debiti, anche se sono delle pubbliche amministrazioni, si pagano e, purtroppo, vengono lasciati a chi viene dopo.
Per quanto riguarda la vicenda e quello che farà il consiglio comunale, nella sua autonomia lo deciderà e penso che non potrà che prendere atto delle dimissioni. L'auspicio è che la nomina del commissario serva a ristabilire dei rapporti sereni e in questo i parlamentari di quella realtà devono mettere tutto l'impegno.
Guardate, noi stiamo facendo da anni un appello a livello nazionale, lo facciamo anche a livello di comuni, dove succedono queste cose. Le responsabilità sono personali, poi ci sono quelle politiche e ognuno se ne assume la colpa, ma per i cittadini dobbiamo guardare avanti. Le polemiche sono una cosa, ma cerchiamo di costruire insieme delle squadre e delle strutture, mettendo insieme le forze per guardare avanti! Non possiamo focalizzarci solo sulle polemiche, perché questa è la situazione del Paese, a partire dalla città di Parma che è un esempio, perché fino a poco tempo fa la disoccupazione quasi praticamente non esisteva e fino a poco tempo fa le aziende andavano bene. Non è colpa sicuramente di Parma, ma di una situazione nazionale.
Noi vogliamo dare il segnale che gli appelli valgono dovunque e allora l'appello che noi lanciamo in quest'Aula è proprio quello di dire: lavoriamo per un futuro di una città, ma valga per un futuro di questo Paese, che ci deve vedere insieme per il bene dei suoi cittadini, per il bene di chi verrà dopo, dei nostri figli, che tutti diciamo essere il bene più importante, ma quando operiamo spesso ce ne dimentichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo perché sono stato chiamato in causa da un collega del Partito Democratico e perché desidero precisare il senso dell'ordine del giorno che è stato accolto come raccomandazione dal Governo.
Io credo che, a quasi settanta anni dalla fine della guerra, sia giusto e opportuno verificare criticamente quei fatti. Ora in questo senso, liberandosi da certi pregiudizi e da preconcetti, è indubbio che il 25 aprile è stata una data - piaccia o meno - che ha diviso la società italiana (Commenti del deputato Fiano).
Se c'è stata una data che, a mio modo di vedere, ha unificato questa società, anche in riferimento all'evoluzione democratica del Paese, e che ha consentito alla stessa sinistra di maturare ed evolvere da un modello di partito comunista ad un modello di partito ancorato - presumibilmente, ma è tutto da verificare - ai valori della socialdemocrazia occidentale, ebbene questa è stata il 18 aprile 1948, il cui valore e significato nessuno misconosce.
Ora credo che in questo contesto sia importante riconoscere la validità di questa data fondante della democrazia italiana, nella quale tutti dovrebbero riconoscersi, perché se non ci fosse stata quella data, ovvero quella vittoria, oggi ci ritroveremo in una situazione molto più drammatica e analoga a quella dei partiti dell'est europeo. E credo sia giusto e opportuno, pur ricordando l'impegno dei partigiani nella lotta al nazifascismo, riconoscere in questa sede che lo spirito con cui i partigiani comunisti combatterono giustamente il nazifascismo era profondamente diverso dallo spirito con cui i partigiani cattolici, liberali e socialisti combattevano l'occupazione tedesca (Commenti di deputati dei gruppo Partito Democratico). Gli uni, infatti, volevano instaurare un regime comunista, analogo e strettamente legato a quello dell'URSS, gli altri volevano ripristinare la libertà.
Ora, la strumentalizzazione del 25 aprile, nella quale io non mi riconosco, è servita al Partito Comunista per legittimarsi all'interno del sistema politico italiano e darsi una patente di democraticità. Questo non vuol dire che la lotta contro il nazifascismo non abbia avuto un suo profondo significato assieme all'impegno delle truppe anglo-americane ed al ruolo significativo svolto dalla Chiesa cattolica in aiuto dei sofferenti e di tutte le popolazioni.
In conclusione, credo che porre in questa sede un simile problema - e mi fa piacere che il Governo abbia accolto il mio ordine del giorno come raccomandazione, anche se non mi illudo né sulla possibilità di realizzarlo perché non vivo in un altro mondo, né su una facile applicazione del medesimo - sia giusto e doveroso da parte di un parlamentare e credo che il Parlamento ne possa e ne debba discutere, perché la vera data fondante e unificante del popolo italiano è stata quella del 18 aprile 1948. E lasciamo stare i misfatti commessi in nome della Resistenza nella mia regione, l'Emilia Romagna, nel periodo compreso tra il 1945 e il 1948, che furono un esempio di quello che sarebbe stato il socialismo reale in Italia se il Fronte Popolare avesse vinto le elezioni (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Mi permetto di far notare che è un po' difficile trasformare questo spazio che è riservato ai singoli parlamentari in un tentativo di riscrivere la storia italiana da una parte e dall'altra. Lasciamo tale compito ad altre sedi, colleghi.

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non voglia intervenire sul 18 aprile anche lei, onorevole Tidei...

PIETRO TIDEI. No, no, signor Presidente, ma ce ne sarebbe la voglia, dopo l'intervento che abbiamo ascoltato...

PRESIDENTE. Non c'è dubbio, la capisco, però la pregherei di...

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PIETRO TIDEI. ...fuori dalla storia e dalla realtà, ma non è questo; mi pare incredibile, assurdo, totalmente assurdo, però ognuno è libero di dire ciò che vuole.
Intervengo, signor Presidente, su un altro argomento ovvero la situazione drammatica che si sta verificando nel nord di Roma e della sua provincia. Ci sono alcuni comuni della fascia di Roma, signor Presidente, che nel giro di pochi anni hanno più che raddoppiato la propria popolazione: parlo di Ladispoli, Cerveteri, Civitavecchia e della stessa periferia nord di Roma.
C'è nel comune di Ladispoli una presenza del 18 per cento di immigrati sull'intera popolazione e così credo sia a Santa Marinella. Si registra anche - non per gli immigrati, naturalmente - una penetrazione della malavita organizzata, mafia e camorra ed anche di alcune organizzazioni criminali dell'Europa dell'est, come viene costantemente certificato e verificato, purtroppo, dalle forze di polizia e dalla questura.
I cittadini, che oggi si vedono sicuramente e costantemente minacciati nella loro sicurezza e nella loro incolumità, da anni, attraverso le amministrazioni comunali locali, stanno chiedendo l'istituzione di un posto di polizia e addirittura il rafforzamento della caserma dei carabinieri.
Ho presentato un'interrogazione poco tempo fa - è su questo argomento e per questo che ho chiesto la parola - e la prego, signor Presidente, di intervenire sul Ministro dell'interno perché mi risponda rapidamente. Infatti, pochi giorni or sono, il prefetto di Roma ha fatto sapere al sindaco di Ladispoli e ai sindaci di quel territorio - che è un territorio vasto, lo ripeto, che comprende Fiumicino e Civitavecchia, tanto per intenderci, che sono i due principali porti di Roma - che non c'è possibilità di incardinarvi e, quindi, di trasferirvi un posto di polizia.
Si immagini che in un territorio dove si superano i 100 mila abitanti solo in quei tre comuni non vi è un posto di polizia, e addirittura l'organico dei carabinieri di venti anni fa si è ulteriormente ridotto.
Non è pensabile e non è possibile - in un momento così delicato e drammatico, con una presenza così forte di immigrati e soprattutto con la presenza fortissima e la penetrazione della malavita organizzata, dal momento che in queste cittadine vanno ormai a risiedere anche i cittadini romani - che ci sia un'assenza totale del Governo e del Ministero dell'interno e una disattenzione incredibile di fronte all'incolumità dei cittadini.
La pregherei pertanto, signor Presidente, di intervenire sul Ministro affinché risponda rapidamente, augurandomi che il Ministro abbia un atto di resipiscenza in merito a quanto ha fatto dire al prefetto. Infatti, non è possibile che 100 mila persone non abbiano un posto di polizia in una situazione del genere, lo ripeto, vicino all'aeroporto di Fiumicino e al porto di Civitavecchia, e che questo territorio, lo ripeto, Roma e provincia, dove la notte si scatena il Far west, sia assolutamente non controllato.
Quindi, gradirei che lei potesse fare un intervento serio e che non accada, signor Presidente, quanto è già successo più di una volta, ossia che lei giustamente mi rassicura, come con riferimento alle numerose interrogazioni che ho presentato sul sistema carcerario, poi però puntualmente le stesse continuano a non avere risposta.
Mi auguro che almeno questa volta il suo intervento sia più forte e pressante, in modo da indurre il Ministro finalmente a cambiare idea.

PRESIDENTE. L'intervento sarà forte e pressante, ma non per questo costringente: resta sempre la libertà del Ministro di potere rispondere o meno. Io penso anche che gli elementi che lei ha aggiunto oggi riguardo alla decisione del prefetto possano costituire una possibilità di rinovellare l'atto ispettivo e forse di sollecitare il Ministro con ancora più forza.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, con il suo permesso rivolgerò un po' indietro, alla moviola, questa discussione, dicendo qualche parola sugli interventi dei colleghi Giacomelli e Fiano.
La mia memoria ricorda che il maresciallo Kesserling disse o scrisse, ad un certo punto, che gli italiani avrebbero dovuto fargli un monumento. Gli abitanti e i cittadini di Cuneo fecero un monumento alla Resistenza e fecero scrivere sulla stele un'epigrafe dettata da Piero Calamandrei. Tutti sappiamo chi è Piero Calamandrei e il contributo che ha dato alla stesura della Carta costituzionale del nostro Paese.
La stele cominciava (penso che molti di voi la ricordino a memoria): «Lo avrai camerata Kesserling il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi». E finisce ancora quella stele (non sono mai stato a Cuneo, ma immagino che il monumento vi sia ancora): «su queste terre se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai, popolo unito - sottolineo: popolo unito - intorno ad un monumento che ha nome, oggi e sempre, Resistenza».
Queste parole sono scolpite nella mia mente e nel mio cuore.
Però, in quest'Aula voglio anche ricordare le parole che un Presidente come Luciano Violante, un Presidente che ha fatto la storia di quest'Aula per il ruolo che ha avuto per tanti e tanti motivi, in tante vicende e questioni che ancora oggi sono presenti, nel suo discorso di insediamento volle pronunciare senza per questo mettere tutti sullo stesso piano e senza per questo riconoscere o disconoscere responsabilità, chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto (e chi aveva ragione è stato giusto che avesse ragione e chi aveva torto è stato giusto che avesse torto); in realtà probabilmente anche qualche discorso o qualche parola di pacificazione e di qualche rispetto per i morti di ambedue le parti.
Rammento che Violante ricordò le donne di Salò. Fece un discorso clamoroso, ma che suscitò anche un vivace dibattito. Però, a tanti anni di distanza, probabilmente qualche parola di pacificazione sarebbe giusto spenderla.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente e cari colleghi, richiamo la vostra attenzione su uno scandalo senza precedenti. Apprendo che il padre di Martina, la bambina rapita e tradotta illegalmente in Tunisia, avrebbe ieri - solo ieri sera - ottenuto da un tribunale tunisino l'affido della bambina, senza nessun documento legale.
Se una settimana fa avevamo dubbi sulla fine della primavera araba in Tunisia, oggi abbiamo capito che l'oscurantismo nella vicenda di Martina ha vinto su tutti i fronti. È evidente che ormai, dopo questa disfatta totale, siamo inermi di fronte a qualsiasi sopruso.
Ricordo che già la settimana scorsa feci un'interrogazione su tale questione e spero che presto il sottosegretario, onorevole Craxi, venga a darci qualche notizia su questo dramma. Non abbiamo avuto nessuna risposta da ormai due settimane.
Complimenti a chi doveva e poteva fare qualche cosa, ma evidentemente le priorità erano altre e ben diverse dalla vita o dalla morte di una bambina di due anni italiana.
L'ambasciatore italiano presso l'ambasciata a Tunisi nulla ha fatto per liberare Martina. Ripeto: nulla ha fatto, non ha dato neanche delle risposte alle nostre domande; al contrario di altri ambasciatori, che si sono presi la responsabilità di tanti altri casi.
Credo che sia il caso di iniziare a pensare ad un nuovo ambasciatore italiano a Tunisi che abbia il coraggio di alzare non dico la voce, o interessarsi più da vicino contro il rapimento o, direi addirittura, il sequestro indisturbato di una bambina italiana. Vorrei anche ricordare all'Aula che, da aprile ad oggi, sono stati sequestrati, rapiti - lo ripeto - sei bambini italiani. Spero al più presto che qualcuno venga a darci delle risposte.

Pag. 33

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sbai. Evidentemente, la sua è una sollecitazione della risposta al suo atto di sindacato ispettivo. La Presidenza se ne prenderà cura.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, ma vorrei intervenire soltanto per un chiarimento. Certamente, non credo che, in questi pochi minuti, come ha detto bene lei, sia possibile ricostruire una fase della storia della nostra Repubblica così complicata e difficile. Quindi, non mi avventurerò certamente in un'analisi storica di quel periodo.
Vorrei soltanto rispondere al collega Giacomelli, che ha affermato che l'onorevole Alfano si recava presso l'ex Repubblica di Salò - andava, quindi, a Salò - e partecipava alla crociera. Tutto questo non è assolutamente vero, perché l'onorevole Alfano ha dichiarato che non si recherà a Salò e che non parteciperà alla crociera. Pertanto, vorrei rasserenare l'onorevole Giacomelli e l'intera opposizione della posizione che ha assunto il nostro segretario di partito.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche per le questioni che sto per sollecitare a lei e all'intera Presidenza, evito di rispondere nel merito di interventi che, in modo improprio, si sono susseguiti in questa fase della discussione.
Infatti, credo che non sia compito di questo Parlamento e, soprattutto, dei suoi membri, usare la fase degli interventi sull'ordine dei lavori a fine seduta per riscrivere in modo breve la storia, proporre alcuna sorta di revisionismo storico o farci lezioni di afascismo o di quando si sia determinata la fase che dovrebbe essere, da parte di tutti i cittadini, festeggiata in nome di una recuperata unità nazionale non ben definita, se non all'interno di quella che storicamente è iscritta nella storia e nel DNA di questa Repubblica.
Signor Presidente, credo che, ormai, stiamo assistendo - l'ho già detto più volte e mi permetto di rimarcarlo un'altra volta - ad un uso improprio della discussione che avviene in ordine alle prerogative che i deputati hanno di utilizzare quel tempo che rimane all'interno della fase che precede la chiusura di ogni seduta.
È probabile, signor Presidente, che una serie di interventi siano dettati da un cattivo funzionamento delle Commissioni e, in particolare, dei tempi che vengono dati ed utilizzati nelle Commissioni stesse per quanto concerne la fase del sindacato ispettivo. Ed è probabile che ciò avvenga, sia all'interno delle Commissioni sia all'interno dell'Aula, perché vi è un Governo inadempiente che, ormai, non risponde o non intende rispondere alla gran parte delle sollecitazioni in termini di sindacato ispettivo - interrogazioni ed interpellanze -, che vengono avanzate dai singoli parlamentari, siano essi di maggioranza, o di opposizione, o di minoranza.
Signor Presidente, questo è un problema che si riverbera sulla distorsione, ormai chiara, dei termini di utilizzo di questa fase, a cui stiamo assistendo seduta dopo seduta, indipendentemente da chi la presiede, che è costretto a prendere atto che i parlamentari chiedono di parlare perché non trovano soluzione o risposta alle loro sollecitazioni in altro momento che non sia quello, ad esempio, delle Commissioni o della risposta ad atti di sindacato ispettivo nelle Commissioni.
Occorre dedicare più tempo a questa cosa. Occorre sollecitare il Governo e i Ministri affinché rispondano alle interrogazioni dei parlamentari. Siamo ormai ad un livello del 70-80 per cento di non risposte, e questo non è possibile né sopportabile. Ciò determina una stortura nel modo di funzionare di questo Parlamento e nei rapporti tra Governo e Parlamento, Pag. 34tra Esecutivo e funzione rappresentativa che devono avere i deputati. Questi ultimi, chiaramente, sono sollecitati anche sul territorio in relazione a questioni di carattere microsettoriale o di tipo territoriale, che potrebbero avere risposta in altri ambiti.
Questa istituzione non può sopportare il fatto che si degradi questo momento del dibattito, del confronto e dell'utilizzo delle prerogative dei parlamentari, facendolo diventare una sorta di piccolo angolo del battibecco: in alcuni casi lo si degrada in questo modo, oppure, in altri casi, lo si degrada volendolo utilizzare come momento di grande discussione in cui si vuole riscrivere la storia.
Signor Presidente, io chiedo, lo ripeto ancora una volta, e sollecito la Presidenza a fare in modo che questa fase della discussione venga regolamentata in modo chiaro. Lo chiedo alla Presidenza, alla quale chiedo anche di attivare, eventualmente, ove necessario - ma lo dico da tempo, sono mesi che lo chiedo e non vi è stata ancora risposta - anche l'ausilio della Giunta per il Regolamento.
Occorre fare in modo che i termini di utilizzo di questa fase siano reinscritti nel Regolamento in maniera definitiva; così come occorre, se necessario, con un'iniziativa molto precisa e resa pubblica all'esterno del Parlamento da parte della Presidenza, che venga reso noto il fatto che il Governo è inadempiente sulle responsabilità che esso ha verso il Parlamento di rispondere su ciò che i parlamentari e i rappresentanti del popolo chiedono rispetto alle questioni che restano aperte.

PRESIDENTE. Onorevole Quartini, la ringrazio non solo perché condivido il contenuto del suo intervento, ma perché le questioni da lei poste sono importanti per il buon funzionamento della nostra Assemblea.
Sarà mia cura porre al Presidente l'argomento, che, del resto, avevo già introdotto interloquendo con i suoi colleghi, perché ritengo anch'io importante che questa parte del nostro dibattito venga restituita alle funzioni previste dal Regolamento e, al tempo stesso, che il Governo risponda agli atti di sindacato ispettivo presentati dai parlamentari.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 13,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bratti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Mantovano, Misiti, Moffa, Ravetto, Razzi, Reguzzoni e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e iniziative in merito al rispetto della normativa comunitaria e nazionale con riguardo alla costruzione da parte di Sogin di un deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi nel comune di Saluggia (Vercelli) - n. 2-01213)

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bobba n. 2-01213, concernente elementi e iniziative in merito al rispetto della normativa comunitaria e nazionale con riguardo alla costruzione da parte di Sogin di un deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi Pag. 35nel comune di Saluggia (Vercelli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, come lei ha detto, questa interpellanza urgente riguarda un tema importante per il nostro Paese, quello della chiusura del ciclo nucleare, dello smaltimento delle scorie radioattive. Noi dobbiamo fare i conti, non con il nuovo nucleare (perché i cittadini italiani hanno deciso in maniera diversa), ma con la chiusura e lo smantellamento di quattro vecchie centrali quasi tutte piccole, Trino, Caorso, Latina e Garigliano, e con lo stoccaggio delle scorie, e di questi depositi di scorie il più importante è quello di Saluggia. Ricordo che a questi compiti, al compito della chiusura del ciclo dello smaltimento delle scorie, sono destinate ingenti risorse. Tuttora oggi i cittadini italiani pagano ogni anno in bolletta circa 300 milioni di euro per questa chiusura del ciclo nucleare. Nel corso degli anni quindi sono stati prelevati dalle tasche dei cittadini italiani miliardi di euro per gestire la chiusura del ciclo e lo smaltimento delle scorie, e questo fa giustizia di nuovo, una volta per tutte, della presunta competitività del nucleare, nel senso che il nucleare è competitivo solo se una parte dei costi vengono nascosti e scaricati o sullo Stato o sui cittadini.
Spesso questa gestione del nucleare comporta - non solo in Italia, ma anche in altri Paesi - un'opacità nelle scelte che non fa certo onore e che non dà garanzie dal punto di vista della sicurezza ai territori, alle istituzioni e ai cittadini. In particolar modo, il deposito di Saluggia, sul quale il collega Bobba aveva già sollevato in un'interrogazione parlamentare del luglio scorso, è quello più importante che noi abbiamo in Italia, e già nel passato è stato oggetto di situazioni molto delicate, molto pesanti. Ricordo che nel 2000 ci fu un'alluvione che investì l'area di Saluggia e proprio il Nobel Carlo Rubbia disse che quello fu un caso di rischio di catastrofe nucleare fortissimo, l'unico che ha corso il nostro Paese negli ultimi decenni, perché si rischiò che l'alluvione portasse via alcuni dei bidoni che contenevano scorie radioattive. Ebbene, in questo sito, nello stesso sito che fu oggetto di un'alluvione nel 2000, è in corso la realizzazione di un deposito di rifiuti radioattivi, il cosiddetto D2.
Questo deposito appare francamente viziato da molti passaggi di dubbia legalità. In un'interrogazione che è stata presentata al Parlamento europeo dall'onorevole Susta - gli è stata data risposta recentemente - viene citato il fatto, confermato dalla Commissione europea, che molti dei passaggi che hanno portato poi all'avvio della costruzione di questo deposito non sono conformi a vari articoli del trattato Euratom. Quindi, la Commissione europea stessa ha sollevato dubbi sulle procedure effettivamente seguite nella localizzazione di questo deposito. Aggiungo che per quanto riguarda la localizzazione di questo deposito già nel passato c'erano stati passaggi onestamente non degni di un grande Paese civile come l'Italia, a partire dal fatto che una parte significativa delle autorizzazioni sono stato concesse, in un'area in cui non era prevista nessuna possibilità di costruire alcunché, dall'assessore all'urbanistica nonché presidente della commissione comunale dell'edilizia, Ravetto, che è stato anche consulente della Sogin.
Quindi, sono state concesse autorizzazioni molto disinvolte, non corrispondenti neanche per la durata a quello che è previsto essere il tempo di costruzione di questo impianto, e da un soggetto che era stato consulente della Sogin.
Chiediamo al Governo di garantirci il rispetto della legislazione e la trasparenza delle scelte e, quindi, di bloccare per ora la costruzione di questo deposito, che ci pare stia avvenendo fuori assolutamente dal rispetto delle regole.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Polidori, ha facoltà di rispondere.

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Pag. 36Presidente, si premette che il Ministero dello sviluppo economico ha predisposto, allo scopo di prevenire una possibile procedura di infrazione, le motivazioni, da inviare alla Commissione europea, della non dovuta, secondo la vigente normativa europea, notificazione del progetto inerente la realizzazione del nuovo deposito temporaneo D2. Infatti, la raccomandazione della Commissione europea dell'11 ottobre 2010, n. 635, delimitando i casi di applicazione dell'articolo 37 del Trattato Euratom, al punto 5, esclude di fatto la notifica, in quanto la realizzazione del D2 non modifica la formula di scarico già notificata nel passato alla Commissione europea e le conseguenze degli incidenti ipotizzate in progetto per il deposito D2 sono ampiamente comprese in quelle a suo tempo calcolate dall'esercente e validate dall'autorità di controllo, all'epoca APAT, oggi ISPRA, per l'impianto Eurex.
Quanto, invece, all'articolo 42 del Trattato, che impone la notifica dei progetti d'investimento alla medesima Commissione europea, il regolamento del Consiglio Euratom del 2 dicembre 1999, n. 2587, ne definisce l'ambito di applicazione. Ricadendo il D2 nella tipologia 12 (deposito temporaneo di rifiuti radioattivi), il limite di costo al di sotto del quale nessuna comunicazione è dovuta è di 50 milioni di euro per nuove installazioni e 20 milioni di euro per modifiche o sostituzioni. Poiché il costo stimato del deposito D2 è di 12 milioni di euro, anche la comunicazione, ai sensi dell'articolo 42, non è dovuta, sia nel caso in cui si considerasse il deposito come nuova installazione, che nel caso in cui lo si considerasse modifica o sostituzione di un impianto esistente. Più precisamente, l'esercente Sogin riferisce che, ai sensi dell'articolo 37 del Trattato Euratom, lo Stato italiano ha notificato negli anni passati alla Commissione europea, ricevendo sempre un'autorizzazione a procedere, i progetti di costruzione degli impianti nucleari italiani, incluso l'impianto Eurex. Tali notifiche sarebbero, secondo Sogin, risalenti agli anni Sessanta-Settanta. La sopra menzionata raccomandazione specifica il disposto del comma 1 dell'articolo 37 del Trattato Euratom, laddove si riferisce allo smaltimento di rifiuti radioattivi ed intende lo stesso come qualsiasi rilascio pianificato o accidentale nell'ambiente di sostanze radioattive in forma gassosa, liquida o solida, associato anche all'attività di ritrattamento di combustibile nucleare e alla gestione pre-smaltimento, tra cui lo stoccaggio, di rifiuti radioattivi derivanti dalle attività, tra cui il ritrattamento del combustibile.
Ai sensi del comma 5, lettera a), di detta raccomandazione, se uno Stato membro - cito - prevede di modificare un progetto per lo smaltimento di rifiuti radioattivi, come nel caso del D2, perché la realizzazione dello stesso si configura come una modifica dell'impianto Eurex di ritrattamento del combustibile, la comunicazione dei dati generali dovrebbe essere soggetta alle seguenti condizioni: se uno Stato membro prevede di modificare un progetto relativo allo smaltimento di rifiuti radioattivi, per il quale è già stato fornito un parere ai sensi dell'articolo 37, come per il caso in oggetto, la comunicazione di dati generali, contenenti almeno le informazioni stabilite in formato standard, di cui all'Allegato V, è necessaria se i limiti autorizzati o le prescrizioni associate per lo smaltimento di rifiuti radioattivi sono meno restrittivi di quelli contenuti nel progetto esistente oppure se, a seguito del o degli incidenti considerati nella procedura di autorizzazione, le conseguenze potenziali dei rilasci accidentali sono aumentate. In considerazione di ciò, si ribadisce che, per i motivi esplicitati in premessa, per l'impianto Eurex, si ritiene di portare tali argomentazioni all'attenzione della Commissione europea.
Quanto al rispetto della normativa nazionale, si fa presente che il deposito D2 è stato debitamente autorizzato secondo l'iter amministrativo ordinario, ai sensi della vigente normativa nucleare italiana di settore. Tale provvedimento autorizzativo è il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 25 giugno 2008, rilasciato sentita ISPRA, che autorizza, ai sensi dell'articolo 6 «modifica d'impianto» della legge n. 1860 del 1962, la Sogin Spa Pag. 37alla realizzazione di un deposito temporaneo per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi solidi prodotti dal solo impianto Eurex, in considerazione che: l'unica struttura di deposito disponibile sul sito è vetusta e presenta un elevato grado di riempimento di manufatti; la sistemazione in un nuovo deposito di gran parte dei rifiuti pregressi presenti sul sito consente di migliorare l'assetto dell'impianto in termini di riduzione del rischio radiologico per l'uomo e per l'ambiente e di maggiore protezione dei rifiuti stessi dagli agenti meteorici e dagli eventi esterni naturali; la realizzazione di un nuovo deposito temporaneo consente di ospitare in sicurezza i manufatti che deriveranno dal condizionamento dei rifiuti liquidi a bassa e media attività presenti nell'impianto Eurex.
Il predetto decreto ministeriale del 25 giugno 2008 ha imposto all'esercente la condizione di «seguire la procedura prevista dall'articolo 41 del decreto legislativo n. 230 del 1995, che richiede, sempre e solo per gli aspetti nucleari, prima della costruzione e messa in opera del deposito stesso, l'approvazione da parte dell'APAT (oggi ISPRA) di uno specifico progetto particolareggiato, sentita la Commissione tecnica per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria di cui all'articolo 9 del sopraindicato decreto legislativo». L'approvazione complessiva da parte di ISPRA del predetto progetto particolareggiato non è ancora avvenuta ma, in attesa di tale approvazione, i lavori di costruzione delle opere civili sono iniziati.
Proprio in considerazione delle motivazioni di cui sopra e per l'esigenza di maggiore protezione dei rifiuti stessi dagli agenti meteorici e dagli eventi esterni naturali, Sogin ha chiesto all'ISPRA, il 28 giugno scorso, di poter avviare i lavori e ISPRA lo ha concesso il 28 luglio, in «regime di certificazione», istituto previsto dalla guida tecnica n. 3 dell'ISPRA, in accordo al quale si certifica la conformità della realizzazione al progetto esecutivo di parti o componenti, nelle more dell'approvazione finale del progetto complessivo e sotto il controllo diretto di ISPRA.
Quanto alla prospettata «illegittimità» della ripresa dei lavori in regime di certificazione, conseguente alla decorrenza dei 45 giorni indicati nell'ordinanza n. 68 del 29 luglio scorso del comune di Saluggia, che impose la sospensione dei lavori relativi alle opere connesse all'impianto Cemex, fra cui la realizzazione del deposito D2, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 27, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, l'ordinanza di sospensione dei lavori adottata dal comune ha effetto fino all'adozione di provvedimenti definitivi da parte del medesimo comune, da adottare e notificare entro 45 giorni dall'ordine di sospensione dei lavori. Poiché non sono stati adottati ulteriori provvedimenti da parte del comune, l'ordinanza di sospensione dei lavori ha perso efficacia, essendo decorsi i 45 giorni citati. Pertanto, i lavori sono regolarmente ripresi. Il comune stesso ha notificato alla ditta appaltatrice - società Monsud - la comunicazione in cui si dichiara che l'ordinanza di sospensione dei lavori ha cessato i suoi effetti.
Si fa altresì presente che Sogin Spa ha ottenuto dal comune di Saluggia una proroga del permesso di costruire per la realizzazione delle opere connesse all'impianto Cemex, che scade nel luglio 2012. Sogin sta mettendo in atto tutte le accelerazioni possibili dei lavori affinché si arrivi alla conclusione dei lavori civili entro la scadenza indicata. Inoltre, tutte le opere connesse all'impianto di cementazione Cemex, fra cui il deposito D2, sono state autorizzate, in sostituzione del provvedimento comunale di «permesso di costruire» con ordinanza del commissario delegato per la sicurezza dei materiali nucleari del 13 dicembre 2005, come rettificata con ordinanza del 24 febbraio 2006 ed integrata con ordinanza del 2 ottobre 2006, di autorizzazione alle opere connesse all'impianto Cemex. Successivamente, i relativi lavori sono stati oggetto di proroga da parte del comune di Saluggia.
Il commissario Oettinger preannuncia, nella medesima risposta, che la Commissione esaminerà, dopo aver ricevuto le dovute - secondo il suo parere - notifiche Pag. 38ufficiali, la questione inerente l'incongruenza, segnalata dall'interrogazione dell'onorevole Susta, sulla destinazione d'uso del deposito D2 nota alla Commissione, cioè deposito temporaneo di rifiuti di II categoria, mentre tale deposito accoglierà in via provvisoria anche un basso quantitativo di rifiuti di III categoria. Si chiarisce che il deposito menzionato è destinato ad ospitare tutti i rifiuti che oggi sono stoccati nell'edificio 2300, ormai obsoleto. Trattasi di rifiuti di II e III categoria, da condizionare. È previsto che i rifiuti di II categoria, una volta condizionati, verranno successivamente trasferiti al deposito D3, associato all'impianto Cemex, quando disponibile. Inoltre, a causa delle limitate capacità del D3, una parte dei rifiuti prodotti dal condizionamento con impianto Cemex troveranno collocazione nel D2. Trattasi di rifiuti che alla data di produzione sono rifiuti di III categoria. Tuttavia la composizione dei radionuclidi e le loro concentrazioni sono tali da permettere la loro classificazione in Il categoria alla data del conferimento al deposito nazionale.
Come già menzionato, allo stato attuale il progetto particolareggiato del deposito D2 non è stato ancora approvato dall'ISPRA, né è stato approvato il relativo piano di caricamento. Si fa presente infine, per opportuna informazione, che in questi giorni è pervenuta una richiesta da parte di un consulente tecnico della procura di Vercelli, in merito ad informazioni ed atti inerenti la realizzazione di opere connesse all'impianto di cementazione dei rifiuti liquidi Cemex sul sito di Saluggia - tra cui il D2 - per un procedimento penale volto all'accertamento di eventuali responsabilità comunali. A detta richiesta è stato dato riscontro.
Infine, sugli eventuali rapporti di consulenza dell'assessore all'urbanistica, architetto Ravetto, nei confronti di Sogin, la società ha rappresentato al Ministero dello sviluppo economico che non si è mai concretizzato alcun rapporto professionale con l'assessore in questione e che la posizione della società è stata già chiarita presso gli organi competenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di replicare.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, sono del tutto insoddisfatto perché, dietro ad un linguaggio burocratico, di fatto si evitano i temi chiave di questa vicenda che voglio così semplicemente richiamare. Alla fine del 2005 e poi con un'ordinanza rettificata, il generale Jean, con poteri straordinari, quindi al di là di tutte le leggi che regolano normalmente i piani urbanistici e le costruzioni civili, decide di costruire l'impianto Cemex. Cos'è l'impianto Cemex? È un impianto per cementificare i rifiuti liquidi presenti nel sito nucleare di Saluggia. L'ottantacinque per cento dei rifiuti nucleari liquidi presenti nel nostro Paese sono stoccati a Saluggia. Quelli che l'onorevole Realacci ha ricordato nel 2000 rischiavano di provocare una vera e propria catastrofe nucleare, perché il deposito Avogadro dove si trovano oggi questi rifiuti liquidi è a due passi dalla Dora Baltea ed è connesso e vicinissimo ad un acquedotto che serve un centinaio di comuni del vercellese e del Monferrato. Questo è il sito ideale dove si sta costruendo questo deposito ed è incredibile che dietro ad una serie di norme, normette, linguaggi burocratici, sotterfugi, cambiamenti, il generale Jean decida questa cosa. Ebbene non si fa nulla! Tra il 2006 e il 2009, i tre anni in cui doveva essere costruito l'impianto di cementificazione e le opere connesse e anche il D2 non succede nulla, per tre anni non succede assolutamente nulla. Era un intervento fatto in emergenza e l'emergenza non produce niente, nulla di nulla.
Allo scadere del termine di autorizzazione a costruire, cioè nell'agosto 2009, un funzionario del comune proroga un progetto autorizzato con i poteri straordinari del generale Jean, una cosa del tutto incredibile per cui pende anche un ricorso presso il Presidente della Repubblica. Infatti solo in un Paese singolare come l'Italia un funzionario di un comune si prende la briga di autorizzare, di prorogare ciò che è stato autorizzato con poteri straordinari da un commissario che non c'è più per un'emergenza che non c'è più. Pag. 39Questo è ciò che accade fino all'agosto del 2009. Tra l'altro, questo signore, l'architetto Ravetto, scrive nel suo sito e quindi non ce lo siamo inventati noi sebbene la Sogin abbia fatto questa dichiarazione pubblica. Allora, Ravetto è qualcuno che scrive un vaniloquio quando scrive nel sito che è stato consulente di Sogin e precisa anche i progetti per i quali è stato consulente. Ebbene, l'architetto Ravetto proroga questi termini e concede a Sogin la possibilità di avvalersi del progetto che era inizialmente stato autorizzato con l'ordinanza del generale Jean. Sogin però nel luglio del 2010 presenta di fatto un progetto con significative modifiche, sia nella volumetria del D2, sia nelle opere connesse e soprattutto, lo scrivono loro, non solo rifiuti di seconda categoria, ma anche i rifiuti di terza categoria, punto 1 dell'allegato al bando del 2010. Ora, il fatto che quel progetto fosse stato autorizzato con la necessaria certificazione da parte dell'ISPRA era relativamente ed unicamente per rifiuti di categoria seconda non per rifiuti pericolosi quali sono quelli di categoria terza.
Vi sono state per lo meno quattro tipologie di modifiche: nella volumetria dell'impianto; nelle opere connesse e nel tipo di rifiuti, e tutto questo non rileva dal punto di vista né dell'autorità europea né delle autorità italiane, come se fosse un puro e semplice prolungamento di ciò che era stato autorizzato dall'ordinanza del generale Jean. Non è così. Non è così, perché il progetto è cambiato, il tipo di rifiuti sono cambiati, le opere connesse sono cambiate e, dunque, è necessario che la Sogin abbia le autorizzazioni necessarie delle autorità italiane, di quelle europee e che il comune faccia una variante del piano regolatore, se vuole che quest'opera venga effettivamente realizzata. Infatti, è incredibile che ci si possa basare su questa proroga - lo ripeto - fatta da un funzionario del comune che si avvale dei poteri che aveva l'allora generale Jean, commissario straordinario.
Aggiungo, come ha detto anche il sottosegretario, che nel progetto la Sogin prevedeva di costruire il tutto nel giro di tre anni. Dal 2009 ad oggi due anni sono già passati, e il tutto dovrebbe concludersi nel luglio 2012, ma da qui al luglio del 2012 rimangono sette mesi: o Sogin aveva le traveggole quando prevedeva che i lavori dovevano durare tre anni e non sette, otto o nove mesi, oppure non si potrà concludere e, quindi, vi è un'altra incongruenza scritta nelle loro carte. Non sono polemiche che vogliamo innalzare.
Insomma, tutto ciò ci fa dire che non si può procedere. Ho presentato almeno quattro ordini del giorno e cinque interrogazioni per chiedere se il Governo (quello che sta seduto qui al banco del Governo) vuole dare attuazione a quello che ha previsto nelle leggi che ha fatto approvare da quest'Aula, e cioè che si realizzi il sito unico nazionale per le scorie nucleari, secondo quanto prevede una direttiva europea, entro il 2013, ma agli ordini del giorno è sempre stato risposto picche e alle interrogazioni non è mai stato risposto.
Allora, non posso che concludere che, quando si realizza un deposito con 3.500 metri cubi di volumetria, si stanzia una spesa di 12 milioni di euro, si prevede una durata di cinquant'anni e si mettono non solo rifiuti di seconda ma anche di terza categoria, è difficile non immaginare che uno più uno faccia ancora due, e cioè che il vero deposito unico delle scorie nucleari sarà a Saluggia. Infatti, il problema vero per l'Italia sono le scorie nucleari liquide, quelle che stanno a Saluggia, perché quelle solide, le cosiddette barre, sono già state in parte inviate, anche recentemente, in un impianto in Francia, a Le Hague, per il riprocessamento delle stesse.
Quindi, la verità è che si tratta di un tema complicato e difficile, proprio perché si tratta di scorie difficilmente maneggiabili, eppure non si sa che fine abbia fatto il progetto Cemex della Sogin, cioè l'impianto di cementificazione di queste scorie che doveva essere la prima cosa da fare e che per ora non conosce luce, non è ancora cominciato. Si mette il carro davanti ai buoi: prima si fa il deposito e poi, forse, si farà l'impianto di cementificazione. Pag. 40
Tutto questo mi fa concludere che il Governo non voglia affrontare un problema spinoso e non voglia avere tra le mani la patata bollente di scegliere un sito che definirei meno inidoneo - non voglio dire sicuro, perché di sicuro, nel campo del nucleare, abbiamo visto che non vi è un bel niente - di quello di Saluggia, che è una zona altamente popolata, un'area urbanizzata dove vi è il più grande distretto biomedicale dove lavorano 1.600 persone, dove vi sono, come ho ricordato, un acquedotto che serve un centinaio di comuni ed il fiume Dora Baltea a due passi.
Mi chiedo se il Governo non abbia il buonsenso, al di là di tutte le burocrazie, le leggi, gli articoli ed i commi, di pensare che quello sia il luogo meno adatto al mondo dove si debbano stoccare delle scorie nucleari.
Vorrei una risposta che non sia semplicemente la citazione di questo o quell'altro articolo, ma sia una risposta effettiva ad un problema reale, che riguarda una realtà densamente popolata com'è quella zona.
Certamente, visto che le normative internazionali ci dicono che i depositi devono stare possibilmente sotto terra e in una zona spopolata, segnalo che è esattamente il contrario. Per questi motivi, dichiaro la mia totale insoddisfazione rispetto alla risposta che il Governo ha fornito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito agli effettivi metodi e criteri di scelta dei vertici del Corpo della guardia di finanza, alla luce delle vicende emerse da recenti notizie di stampa - n. 2-01212)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Barbato rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-01212, concernente chiarimenti in merito agli effettivi metodi e criteri di scelta dei vertici del Corpo della guardia di finanza, alla luce delle vicende emerse da recenti notizie di stampa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), e si riserva di intervenire in sede di replica.
Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito all'interpellanza urgente in esame, è possibile riferire quanto segue.
Relativamente ai pretesi rapporti tra il dottor Lavitola ed il Ministro dell'economia e delle finanze, quest'ultimo ha già avuto modo di precisare sulla stampa di non averlo mai conosciuto.
Conseguentemente, sono da escludere elementi riguardanti le circostanze riportate nella prima parte dell'interpellanza. Non si hanno, altresì, notizie in ordine ai presunti rapporti che vi sarebbero stati tra il generale Spaziante e l'onorevole Marco Milanese; tanto meno si hanno notizie dei riferiti incontri che si assumono esservi stati tra lo stesso generale ed il dottor Borgogni.
Quanto alla ventilata intenzione del Governo di ricollocare il generale Spaziante ai vertici dei servizi segreti, correttamente l'onorevole interpellante riferisce che una scelta del genere sarebbe stata, ove mai, propria del Governo e non di un singolo Ministro. Anche a tal riguardo, perciò, non si hanno elementi di risposta.
Relativamente, infine, ai metodi ed ai criteri di scelta dei vertici del Corpo della guardia di finanza, è noto che fino alla legge 3 giugno 2010, n. 79, i vertici del Corpo sono stati esterni; dalla data di entrata in vigore della richiamata legge, il vertice del Corpo può essere espresso da un generale della Guardia di finanza ed, al momento, l'attuale comandante generale è stato, in effetti, individuato nell'ufficiale del Corpo dotato di maggiore anzianità. La legge n. 79 del 2010 è talmente recente da non poter prevedere, al momento, una prassi nella sua applicazione futura.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di replicare.

Pag. 41

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, intervengo utilizzando naturalmente un totale di 25 minuti, se non sbaglio, altrimenti mi corregga.

PRESIDENTE. Ne può sempre utilizzare meno, onorevole, ma lei ha 25 minuti di tempo perché ha rinunciato all'illustrazione.

FRANCESCO BARBATO. Per la verità comincio con l'esprimere una prima insoddisfazione derivante dal fatto che si fa un processo alla politica oggi qui in Parlamento. Infatti, con questa interpellanza urgente noi, nel cercare di fare chiarezza, stiamo soprattutto tirando fuori le cose sbagliate di questo Governo e, di riflesso, anche i passaggi sbagliati che a volte si ripercuotono a cascata nello Stato.
E abbiamo un contumace: il Ministro dell'economia. Il Ministro dell'economia è stato chiamato in prima persona nell'interpellanza urgente in oggetto, perché c'è un coinvolgimento diretto del Ministro Tremonti, c'è un'attività del suo consigliere politico dell'epoca, onorevole Marco Milanese, e quindi rispetto a precise responsabilità (o attività, se così preferite chiamarle) c'è un fuggi-fuggi dell'intero Ministero dell'economia.
Interviene il sottosegretario, che mi sembra più un postino nella fattispecie, perché ci recapita una risposta, piuttosto che assumersi la responsabilità, o meglio avere il coraggio di rispondere a delle chiamate in causa che ci sono state con la nostra interpellanza, con l'interpellanza che l'Italia dei Valori ha presentato al Ministro dell'economia e delle finanze personalmente e ai suoi collaboratori, nella figura dell'onorevole Marco Milanese.
Ecco perché oggi, nel Paese, i cittadini che ci incontrano per strada dicono: meno male che c'è Di Pietro, meno male che c'è Barbato, meno male che ci siete voi, meno male che c'è l'Italia dei Valori, perché siete gli unici di cui ci fidiamo. È per questa ragione che, anche in questa occasione, noi siamo diventati un po' come il 118, siamo il pronto soccorso, interveniamo perché ci segnalano da tutta Italia questioni che non vanno, situazioni oscure.
Insomma, è un Paese messo davvero male, e noi puntualmente rispondiamo. Siamo qui oggi per questa stessa ragione, perché l'Italia dei Valori non vuole questa rete che si è costruita in questo Paese. Berlusconi, anzi il Presidente Berlusconi, tra un mese, tra sei mesi, massimo tra venti mesi, andrà a casa, ma il problema non è solo questo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 14,05)

FRANCESCO BARBATO. Il problema è che occorre adesso disintossicare lo Stato dal «berlusconismo», cioè da questa rete di Stato che si è costruita. È una rete, come abbiamo segnalato in questa interpellanza, sporca, una rete oscura, una rete avvelenata. I cittadini italiani non vogliono uno Stato sporco, vogliono uno Stato pulito; non vogliono uno Stato oscuro, vogliono uno Stato trasparente; non vogliono uno Stato avvelenato, vogliono uno Stato sano, con la schiena dritta.
Ebbene, con la seguente interpellanza vi chiediamo: ma com'è possibile che ai vertici della guardia di finanza ci si arrivi con le referenze, con l'attività di un latitante? Solo ieri, alle domande che venivano fatte al latitante Lavitola dai giornalisti Marco Travaglio, Marco Lillo, Formigli, con grande nonchalance il latitante Lavitola diceva che è un diritto dell'imputato non consegnarsi. Lavitola sosteneva che era giusto che egli restasse latitante, perché ha il terrore dei pubblici ministeri, della giustizia italiana, dei magistrati.
Questo significa una cosa, ossia che, se le referenze le dà un personaggio così, se le raccomandazioni le dà un personaggio così, si vuole mettere alla guida della guardia di finanza un comandante generale che poi comanderà la guardia di finanza, questo Corpo importante, così. Se Lavitola si comporta così, e quindi è lui che può determinare che ai vertici dello Stato ci siano persone da lui raccomandate, significa che si vuole far sì che questo Stato, ai suoi vertici, abbia delle persone che si comportano come Lavitola. Pag. 42Signor Presidente, veramente stiamo vivendo un momento in cui vi è un vero assalto allo Stato italiano e la cosa più grave è che questo assalto viene dall'interno di alcune sue istituzioni marce, avvelenate, sporche.
La cosa più grave, su cui nell'interpellanza vi interroghiamo, che voi fate finta di non capire e alla quale non rispondete, è che la richiesta di Lavitola di far diventare il generale Spaziante il numero due della guardia di finanza non è una richiesta di farlo diventare tale in ordine gerarchico, nel senso di farlo diventare vice comandante o capo di Stato maggiore della guardia di finanza.
Infatti, le telefonate intercettate seguono di poco l'iter legislativo con il quale si stava procedendo alla modifica della norma che in precedenza prevedeva che il comandante generale della guardia di finanza fosse attinto dall'Esercito, mentre con la nuova norma fu previsto che il comandante generale della guardia di finanza fosse preso dall'interno del Corpo stesso. Tuttavia, era ormai consolidata la convinzione che l'unico candidato possibile in quel momento all'interno della guardia di finanza dovesse essere il generale Di Paolo, persona credibile, che in quel momento riscuoteva la fiducia di tutti.
Quindi, la richiesta di far diventare il generale Spaziante il numero due non va intesa in ordine gerarchico, ma in ordine temporale, perché si intende che il generale Spaziante doveva essere il successore del generale Di Paolo. Quindi, il generale Spaziante doveva andare a ricoprire l'incarico di generale comandante della guardia di finanza, cioè di numero uno del Corpo. Quindi, signor Presidente, caro Governo, noi siamo messi così, con uno Stato così avvelenato, con questo condizionamento all'interno delle istituzioni.
Ve lo dissi il 28 luglio 2011 a proposito del rifinanziamento delle missioni all'estero. Vi dissi: «Ma che ci azzecca - mutuando Di Pietro - che cosa c'entra questo regalo che lo Stato italiano fa alla Repubblica del Panama?». Si tratta di due navi (la nave Dattilo e la nave Diciotti) che furono regalate dallo Stato italiano, tolte alle capitanerie di porto del nostro Paese e regalate a Panama, perché dovevano servire per sviluppare la cooperazione tecnica nel settore della sicurezza. Bisognava, cioè, garantire la sicurezza di Panama, come se fosse vicino a Lampedusa e dovessimo sorvegliare le coste per non far venire gli immigrati.
E invece, guarda un po', poi vedi che il Lavitola chiede al Presidente Berlusconi di farsi prestare lo yacht per farglielo spostare da Miami, dove è oggi, e farlo portare a Panama. Forse, doveva garantire la sicurezza degli spostamenti di Lavitola, doveva far arrivare lo yacht del Presidente Berlusconi. Ma insomma, in che Paese siamo, dove vogliamo arrivare con questo modo di fare, con questi intrecci perversi che ormai stanno sbranando questo Stato? Lo sbranano quando noi vediamo addirittura che il Lavitola viene inserito in Finmeccanica, quando egli si accorge che le sue aspirazioni politiche non possono essere più soddisfatte. Infatti, forse per caso, abbiamo avuto, onorevoli colleghi, la sfortuna di non trovarci Lavitola anche qui in Parlamento.
Quindi, quando il povero Lavitola ha visto che non poteva vedere soddisfatte le sue aspirazioni politiche, ha pensato di dedicarsi a Finmeccanica. E quando va in Finmeccanica, c'è subito qualcuno, qualche dirigente, che lo accoglie a braccia aperte. C'è Pozzessere che gli chiede: «Allora, Lavitola, quanto vorresti da Finmeccanica per fare qualche consulenza, per prendere qualche soldino da noi?» E Lavitola risponde: «Quasi quasi mi butto e gli chiedo 30 mila euro all'anno più le spese».
E poi, insieme a Lavitola, c'è la modella Debbie Castaneda. Insomma, la nostra azienda pubblica, Finmeccanica, in questo modo sperpera il denaro, in un momento in cui i lavoratori di Alenia - l'altro giorno - protestavano a ragione perché stanno perdendo il loro lavoro, perché quei lavoratori, quegli operai e quegli impiegati 30 mila euro non li vedono neanche in tre anni, perché sono in cassa integrazione e stanno chiudendo lo stabilimento di Casoria. Pag. 43Vogliono spostare l'Alenia da Pomigliano a Varese, vogliono chiudere anche qui, fra poco, gli uffici di via Campania, sulla Tiburtina, e per questa ragione ci sarà sciopero lunedì e noi saremo insieme a loro, noi dell'Italia dei Valori, perché non vogliamo questo tipo di Finmeccanica, non vogliamo questo Stato avvelenato che brucia il denaro, che alimenta così le cricche, gli affaristi, gli «intrallazzieri». Questo è il Governo italiano, che si cinge di queste persone, che si accompagna con questi elementi, con questi soggetti, con questi trafficanti, con un Tarantini di turno, un magnaccia cocainomane. Ma dove vogliono andare con questo tipo di consiglieri o «consigliori» che stanno alle spalle, all'ombra, anzi, al tavolo delle istituzioni e di questo Governo?
Noi per la verità vi abbiamo rivolto questa interpellanza urgente anche per un'altra ragione, perché in questo circuito, in questa rete inquinata e oscura continua poi l'assalto alla diligenza, l'assalto allo Stato. Poi abbiamo visto che il tutto si risolve con «poltrone e polpette», ma queste sono tutte polpette insanguinate. Le polpette di Finmeccanica, le polpette di Alenia «grondano del sangue» degli italiani e di cui state andando all'arrembaggio e mi rivolgo alla maggioranza, compresa la nobile Lega. Quando Borgogni, il responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, vuota il sacco, davanti ai magistrati della procura di Napoli, spiega da chi provenivano le richieste e come si organizzava questa rete: Milanese, la Lega di Giorgetti e due o tre nomi da parte di La Russa. Insomma, la Lega è a caccia solo di poltrone. «Dovete riservarci un posto in Ansaldo Energia, vi faremo avere poi un curriculum come capita». Questa è la Lega delle «poltrone e delle polpette», Invece noi, dell'Italia dei Valori, siamo interessati a seguire l'Ansaldo e Finmeccanica, per difendere i posti di lavoro di tanti impiegati e operai che oggi sono a rischio. Non ci interessano le poltrone e le polpette. Badasse naturalmente la Lega, insieme al Popolo della Libertà in questo Governo, a questa spartizione! Badano solo a questa roba.
Dunque, penso che sia venuto il momento in cui bisogna dire «basta» a questo Stato così avvelenato, oscurato ed inquinato. Bisogna dire «basta» soprattutto a questi rapporti che hanno i vertici dello Stato e delle forze dell'ordine. Il sottosegretario mi ha detto che non sa, che non ha notizie. Ma come è possibile? È vero che un deputato, l'onorevole Milanese, andava a incontrare il generale Spaziante presso gli uffici retti dal generale medesimo, in via Sicilia a Roma, anche dopo che lo stesso onorevole Milanese era stato toccato da un provvedimento restrittivo da parte della magistratura?
Vi domando, signori del Governo, è mai possibile che un generale della guardia di finanza e i vertici delle Forze dell'ordine si incontrino, con tanta sicumera e nonchalance, con soggetti in capo ai quali vi sono dei provvedimenti cautelari e delle richieste di arresto? È come se, quando era latitante Riina, un generale della finanza o dell'esercito lo avesse incontrato in un bar a Canicattì. La differenza sapete qual è? Che l'onorevole Milanese, poiché fa parte della casta, ha utilizzato uno strumento da casta, per il quale non è in galera. Quindi, l'onorevole Milanese è in libera circolazione perché è stato salvato dalla casta: per questo, non è soggetto ad alcun provvedimento. Qualsiasi altro cittadino che si fosse trovato nelle condizioni dell'onorevole sarebbe in galera e non qui. Come è possibile che i vertici della Guardia di finanza...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non è possibile, può dire quello che vuole, ma non deve fare apprezzamenti sui colleghi.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, non sto facendo apprezzamenti, sto riferendo soltanto i fatti, riportati nella mia interpellanza.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la sto avvertendo per la prima volta. Vada pure avanti.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vi è stato questo tipo di trattamento Pag. 44speciale o meglio questo tipo di comportamento che l'Italia dei Valori censura. A noi non piace che un generale della guardia di finanza abbia questo tipo di frequentazioni e questi rapporti con Finmeccanica e che, anziché tutelare la sicurezza dei cittadini e contrastare i reati economico-finanziari, vada ad infilarsi in Finmeccanica e ad incontrarsi con Borgogni al ristorante Il Ceppo, a Roma. Questa rete, a noi dell'Italia dei Valori, non piace. Non la facciamo passare e la smantelleremo!
Su questo punto vogliamo essere molto chiari: con questa interpellanza vogliamo disintossicare uno Stato avvelenato e la guardia di finanza perché non è giusto che centinaia di ufficiali e finanzieri valorosi, che ogni giorno svolgono il lavoro con abnegazione e sacrificio, debbano essere messi così in difficoltà, in ombra e si debba discreditare un corpo così importante.
È per questa ragione che noi del gruppo dell'Italia dei Valori diciamo con chiarezza che, su questo punto, non finisce qui. Andiamo fino in fondo di fronte alla risposta vuota o meglio alla non risposta del Governo, con riferimento ai criteri che vuole assumere e a come deve essere elevata la classe dirigente dello Stato e della guardia di finanza. In special modo, con questa interpellanza urgente, vorremmo sapere con quali criteri vi volete muovere e se volete che continuino sempre a funzionare i criteri, che hanno funzionato finora, in base ai quali si fa carriera per relazioni, intrecci o manfrine, che si mettono in campo, o con occhi che si chiudono. Voi non ci avete detto nulla perché non siete in condizione di poter decidere nulla. Non state con le carte in regola perché fate parte di questa rete oscura, sporca e avvelenata, di cui vi parlavamo.
Ebbene, concludiamo nel seguente modo: noi, dell'Italia dei Valori, oggi già stiamo governando e costruendo l'Italia perché stiamo cercando di eliminare questo Stato sporco, oscuro e avvelenato per dare voce ai cittadini, che vogliono uno Stato pulito, trasparente e sano. Anche oggi vogliamo dare voce a quei cittadini, che non vogliono una Finmeccanica nella quale si fanno intrallazzi ed affari, ed a quei lavoratori di Alenia che sosterremo lunedì a Roma e a Napoli. Infatti, vogliamo una Finmeccanica che funzioni per il bene della collettività e per la tutela dei posti di lavoro e non per creare intrallazzi con la guardia di finanza, come oggi.
Ai vertici della Guardia di finanza ci devono andare generali che abbiano meriti, competenze, che si siano sacrificati e abbiano collaborato a costruire un Paese migliore. Questa è l'Italia che vuole costruire Italia dei Valori, un'Italia pulita, un'Italia sana, un'Italia onesta.
Oggi siamo forza di opposizione e abbiamo ancora di più il dovere di controllare soprattutto questo Governo, che ieri abbiamo visto come si muoveva in odore di mafia e oggi si muove in onore di P4 e non dice nulla su questi intrecci e queste P4 della Guardia di finanza. Ebbene, noi oggi da forza di opposizione stiamo già costruendo, perché domani da forza di Governo vogliamo già aver messo le basi per ridare slancio a questo Paese e noi sicuramente vogliamo governare il Paese non per sostituire chi è lì, per prendere la sua sedia, ma perché l'Italia cambi, perché l'Italia diventi diversa, perché l'Italia diventi un Paese sano, pulito, onesto, trasparente.
Questo ci chiedono gli italiani e la voce degli italiani è qui in questo Palazzo oggi, perché con l'Italia dei Valori la piazza è qui nel Palazzo, la voce degli italiani e delle italiane oneste è riportata qui, e noi la faremo andare avanti con forza, con serietà e soprattutto con la schiena dritta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Chiarimenti in merito agli impegni assunti dallo Stato italiano in materia di cooperazione allo sviluppo e al relativo adempimento - n. 2-01210)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Pistelli rinunzia ad illustrare l'interpellanza Bersani n. 2-01210, concernente Pag. 45chiarimenti in merito agli impegni assunti dallo Stato italiano in materia di cooperazione allo sviluppo e al relativo adempimento (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario, e che si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-01210 gli onorevoli Bersani ed altri chiedono circa gli impegni in scadenza formalmente assunti dall'Italia in materia di cooperazione allo sviluppo nei confronti di organizzazioni internazionali, agenzie e fondi di sviluppo ONU, banche e fondi di sviluppo e singoli Paesi, nonché circa la possibilità di assolvere con le risorse disponibili i sopracitati impegni.
Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dal Ministero degli affari esteri, si fa presente quanto segue.
Sul piano generale il nostro Paese ha raggiunto nel 2010 una percentuale dello 0,15 per cento (pari a circa 3 miliardi di dollari) nel rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo, secondo i dati resi pubblici dal Comitato aiuto pubblico allo sviluppo e dall'OCSE. Se si considera che a livello europeo (Consiglio europeo di Barcellona del 2002) gli Stati membri dell'Unione europea, in qualità di donatori di aiuto pubblico allo sviluppo, si erano impegnati a raggiungere singolarmente una percentuale APS/RNL (aiuto pubblico allo sviluppo/ reddito nazionale lordo) pari allo 0,51 per cento nel 2010 in vista dell'obiettivo finale dello 0,7 per cento del 2015 fissato nella conferenza di Monterrey del 2002, è evidente che il nostro Paese risulta in ritardo rispetto all'obiettivo 2010.
In proposito giova precisare che sul piano multilaterale l'Italia ha assunto impegni in occasione dei vertici G8 che si sono succeduti nel tempo, fermo restando l'impegno politico del vertice di Gleneagles del 2005 di rendere prioritaria l'Africa subsahariana nel vertice di Toyako del 2008, il nostro Paese si è genericamente impegnato a contribuire al rifinanziamento del Fondo Catalitico per l'educazione, oggi denominato Global partnership for education fund, del valore di 1,5 miliardi di dollari senza tuttavia specificare l'importo finanziario. Gli impegni nazionali relativi al Global partnership for education fund saranno discussi dai Paesi G8 e dagli altri donatori nella relativa conferenza che si svolgerà prossimamente a Copenaghen (7-8 novembre 2011).
Nel vertice de l'Aquila del 2009 il Governo italiano ha, come noto, promosso l'iniziativa in materia di sicurezza alimentare denominata «L'Aquila food security initiative», prevedendo al contempo un impegno finanziario nazionale per 428 milioni di dollari a dono da erogare nel triennio 2009-2011.
Tale impegno, sebbene non ancora temporalmente concluso, si avvia ad essere auspicabilmente rispettato: al 31 dicembre 2010 erano, infatti, stati erogati 349,1 milioni di dollari. Entro la fine del 2012 si auspica, pertanto, di poter raggiungere pienamente l'impegno con l'erogazione dei restanti 78 milioni di dollari, parte dei quali già sborsati per progetti in materia di sicurezza alimentare già in corso di realizzazione. Successivamente, al vertice G8 di Muskoka del 2010, l'Italia ha assunto nell'ambito dell'iniziativa per la salute materno-infantile, denominata appunto Muskoka initiative, in linea con gli obiettivi sanitari del millennio, un impegno pari a complessivi 75 milioni di dollari a dono, da erogarsi nel quinquennio 2011-2015, che va ad aggiungersi a quanto il nostro Paese ha realizzato in questo settore negli anni passati. Per quanto riguarda la Convenzione di Londra sull'aiuto alimentare del 1999 e il Fondo globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e malaria, citati entrambi dall'onorevole interpellante, si fa presente quanto segue. La Convenzione di Londra impegna le parti a fornire aiuto alimentare in natura ai Paesi in via di sviluppo in misura non inferiore Pag. 46a contributi minimi annuali, che l'Unione europea ed i suoi Stati membri - che risultano essere parte alla Convenzione - hanno fissato annualmente a complessivi 422 milioni di euro. Ripartita a livello di singoli Stati membri, tale somma si trasforma per l'Italia in un impegno minimo annuale pari a 36,2 milioni di euro. Il nostro Paese ha regolarmente corrisposto la propria quota per il triennio 1999-2001 grazie ad una specifica disposizione normativa: la legge 29 dicembre 2000, n. 413, che stanziava un finanziamento ad hoc pari a 108,6 milioni di euro. Nel biennio 2002-2003, l'impegno italiano ha continuato ad essere sostanzialmente onorato, sempre grazie a disposizioni normative approvate ad hoc: la legge 17 giugno 2004, n. 155, e la legge 11 novembre 2005, n. 231, articolo 5-bis, che ha però previsto solo la metà dello stanziamento ordinario da corrispondere, 18,1 milioni di euro. Dal 1o gennaio 2004 al 30 giugno 2011, non vi è stata alcuna previsione normativa ad hoc e di conseguenza alcuno stanziamento per la Convenzione di Londra. Ciò ha comportato ad oggi per l'Italia la mancata corresponsione di complessivi 268,7 milioni di euro, cui si aggiungeranno altri 36,2 milioni di euro per il 2012, in caso di mancato stanziamento entro il 30 giugno del prossimo anno. In merito al Fondo globale per la lotta all'AIDS, nonostante l'Italia abbia dato un significativo impulso alla nascita del Fondo globale in occasione del vertice G8 di Genova e abbia versato, dal 2001 al 2008, una somma superiore ad un miliardo di dollari (circa 790 milioni di euro), la situazione attuale, come è noto, vede un impegno non onorato pari a 260 milioni di euro (annualità 2009 e 2010). Nessun impegno è stato invece formulato in occasione della terza conferenza di rifinanziamento di New York (ottobre 2010). Alla luce degli stanziamenti attualmente previsti dalla legge di bilancio triennale per la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, non appare effettivamente possibile allo stato attuale prevedere di onorare nemmeno in parte le annualità 2009 e 2010, né tanto meno formulare nuovi impegni. Sul piano bilaterale, per quanto attiene agli impegni formalmente assunti dal nostro Paese nei confronti dei Paesi partner in materia di cooperazione allo sviluppo, derivanti principalmente dalla stipula di accordi intergovernativi, si fornisce, come richiesto dall'onorevole interpellante, un quadro dettagliato, suddiviso per singole aree geografiche. In Africa sub-sahariana, se si escludono eventuali nuove iniziative da avviare nel corso dei prossimi mesi, sono stati approvati nel 2010 i programmi-Paese di cooperazione per il periodo 2011-2013 per Senegal e Mozambico, Paesi prioritari della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, ai sensi delle linee guida triennali. Per il Senegal, il programma-Paese prevede un impegno complessivo italiano pari a circa 60 milioni di euro, di cui 50 a credito d'aiuto e 10 in forma di dono. Proprio con riferimento ai doni, una ulteriore eventuale riduzione al bilancio della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo per il triennio 2012-2014 potrebbe comportare una difficoltà a mantenere gli impegni, che per il Senegal nel 2012 ammonterebbero a circa 2 milioni di euro, necessari per finanziare le iniziative previste dal suddetto programma.
Per il Mozambico, invece, il cui programma triennale prevede un impegno complessivo di circa 100 milioni di euro, di cui 40 in forma di dono; tutte le iniziative programmate sono state regolarmente impegnate e registrate nel bilancio dello Stato.
Per quanto riguarda l'area balcanica e il bacino del Mediterraneo gli impegni derivanti dalla stipula di accordi intergovernativi, da onorare nel corso dei prossimi mesi per iniziative già avviate e tuttora in corso, ammontano, complessivamente, a circa 15,8 milioni di euro. I Paesi interessati sono principalmente Bosnia, Kosovo e Serbia nell'area dei Balcani e Tunisia, Marocco e Algeria per il Nord Africa. Tra le iniziative che ci si è impegnati ad avviare meritano particolare menzione quelle riconducibili agli impegni assunti dal Governo italiano a seguito della stipula del memorandum d'intesa con Pag. 47Egitto e Siria, pari, rispettivamente, a 10 e 20 milioni di euro per il triennio 2010-2012.
In Tunisia, infine, nel 2010, sono stati firmati protocolli intergovernativi relativi ad iniziative nei settori sanitario e patrimonio culturale, per un ammontare pari a 15,5 milioni di euro. In Albania, nel 2010, il Governo italiano, a seguito della firma del Protocollo bilaterale di cooperazione allo sviluppo, ha assunto impegni per il triennio 2010-2012 per complessivi 51 milioni di euro, di cui 3 a dono, non ancora impegnati.
Da ultimo, per quanto concerne le aree geografiche Asia e America latina, in virtù di accordi specifici contratti direttamente con i Governi locali e con organizzazioni internazionali, sono stati presi impegni, da onorare entro la fine della legislatura, pari, rispettivamente, a circa 4,4 milioni di euro, per iniziative in Afghanistan, Cambogia, Filippine, India, Mongolia, Pakistan, Sri Lanka e Vietnam, e circa 1,5 milioni di euro per iniziative in Argentina, Bolivia, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Perù.

PRESIDENTE. L'onorevole Pistelli, ha facoltà di replicare.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, anche se immagino che non sia stato particolarmente eccitante leggere questa lunga risposta.
Non approfitterò del tempo a mia disposizione per affliggervi con un comizio politico, perché non mi appartiene come tradizione né sul piano personale, né su quello di partito.
Con l'interpellanza urgente in oggetto avevamo chiesto una due diligence su uno degli aspetti più inquietanti del declino del Paese, ossia quello relativo agli impegni assunti con promesse in sede internazionale e poi non mantenuti.
Devo dire che, da questo punto di vista, se il contenuto della risposta che il sottosegretario ha dato è completamente insoddisfacente, apprezzo, però, che l'oggetto della richiesta sia stato in realtà accolto. Effettivamente, per la prima volta, invece di avere parole generiche, il Ministero ha accolto il senso della richiesta e ha fatto una due diligence Paese per Paese, impegno per impegno. Questo costituisce per noi, partito di opposizione, almeno il punto di partenza per capire come si può riparametrare l'impegno italiano sulla scena internazionale.
Svolgerò, però, alcune considerazioni di ordine politico per non replicare, a mia volta, in termini burocratici ad una lettura della nostra richiesta che, altrimenti, sembra solamente burocratica. I dati testimoniano una cosa, ossia che, davanti ad un contesto internazionale in cui è tutt'altro che ineluttabile che, in presenza della crisi, gli altri partner europei e non europei diminuiscano gli impegni, anzi gli aumentano, noi invece li riduciamo drammaticamente. Vi è un dato che il sottosegretario ha letto tra i molti altri che, però, rischia di passare eccessivamente in sordina: dal 2007-2008, ultimo anno del Governo Prodi, a quest'anno l'aiuto pubblico allo sviluppo è passato da 732 milioni di euro a 175 milioni, stanziati con la legge finanziaria del 2011, ridotti a marzo a 158 milioni, cifra che si prevede non oltrepassi, ma «sottopassi» l'asticella dei 100 milioni di euro per l'anno prossimo.
In termini percentuali vuol dire aver ammazzato la cooperazione e - aggiungo - averla ammazzata con un funerale di terza classe, perché nell'arco di tre anni, al 30 per cento alla volta, sono rimasti sostanzialmente gli spiccioli. Sono spiccioli che, peraltro, vengono amministrati da una struttura, quella della Ministero degli affari esteri, sottoposta per effetto della «legge Brunetta» a blocco del turnover, e non soltanto a blocco del turnover, ma anche a blocco dei comandi e dei distacchi in una direzione generale che fruiva per il 30 per cento dei distacchi. Quindi, non c'è più il carburante in questa macchina, ma si stanno anche, per così dire, smantellando un pezzo alla volta la carrozzeria e gli accessori: non è rimasto sostanzialmente più nulla.
Questa scelta - perché di scelta italiana si tratta e argomenterò brevemente perché - impatta drammaticamente sul continente Pag. 48europeo. È stato ricordato dal sottosegretario come vi siano stati da parte dell'Unione europea solenni impegni a raggiungere l'anno scorso ormai, nel 2010, lo 0,51 del rapporto APS/PIL e lo 0,7 entro il 2015 (famosissimo 0,7 perché l'impegno risale addirittura al millennio scorso). Possiamo dire che l'Europa è lontana qualche decina di miliardi di euro da questo obiettivo. È triste ricordare che il nostro Paese contribuisce allo sforamento di questo obiettivo per il 40 per cento dell'intero obiettivo dell'Unione europea, 38 per cento per l'esattezza.
Ciò significa che l'Italia, a tutti gli effetti, diventa la zavorra, la più importante zavorra, del mancato raggiungimento di un obiettivo di carattere globale. Se andiamo a vedere l'entità dei nostri stanziamenti e la percentuale sul PIL, noi ormai siamo nella seconda parte della classifica, al quindicesimo posto tra Grecia e Slovenia, con la Grecia davanti a noi, una Grecia nelle condizioni economiche di cui tutti siamo consapevoli.
È, allora, ineluttabile questa scelta? Tutt'altro. Al sottosegretario è toccato rispondere su una pluralità di questioni, per così dire, non esattamente attinenti alla sua delega, però magari uno può immaginare che le nostre parole restino almeno come verbale di consegna per i veri destinatari. Andiamo a guardare i principali Paesi europei, ne citerò soltanto uno, la Gran Bretagna, negli ultimi due anni. Parlo di un Paese scelto non a caso, con una guida conservatrice, il Governo Cameron e Clegg, che ha però adottato la strategia economico-finanziaria della cosiddetta spending review, cioè una tecnica che dopo tre anni di insistenza il Governo Berlusconi ha accettato, dopo un ordine del giorno ed un emendamento a firma Morando al Senato.
Cosa vuol dire spending review? Vuol dire semplicemente che invece di dimostrare che tutti gli inglesi devono essere dieci centimetri più bassi (la famosa logica dei tagli lineari), si va a vedere, linea per linea del bilancio, cosa va tagliato e cosa magari va aumentato. Ecco, la Gran Bretagna di Cameron e Clegg, buona erede delle grandi tradizioni imperiali britanniche, ha fatto tagli micidiali ad esempio sulle spesi militari, rivedendo il modello di difesa, ma ha aumentato i propri investimenti in cooperazione allo sviluppo. Li ha tanto aumentati perché comprende che oggi una parte rilevante non soltanto della capacità di incidere sui grandi obiettivi globali, ma anche del soft power di un Paese, non consiste tanto nel numero di testate nucleari che si ospitano sul territorio, né nel numero di bombardieri, ma nella capacità che si ha di interloquire con le altre parti del mondo: magari un milione di euro, nel caso di sterline, spesi in cooperazione è più rilevante e più proficuo dal punto di vista politico che una base militare magari dall'altro capo del mondo.
Questo significa come Paesi, che hanno affrontato la crisi come noi e che hanno affrontato appunto la spending review scegliendo politicamente su cosa tagliare e su cosa investire, hanno assunto il percorso esattamente opposto a quello che noi abbiamo assunto, ovvero prima tagli lineari e per qualcuno più lineari degli altri (basta vedere le percentuali che hanno decapitato sostanzialmente la cooperazione allo sviluppo italiana).
Vi è poi un secondo ragionamento molto semplice. Gli inglesi parlano di accountability e reliability, come credibilità, affidabilità e prestigio: accountability è trasparenza, verificabilità, e reliability affidabilità. Il sottosegretario ha letto con un tono, per così dire, non entusiasta una lista di obiettivi mancati, che fanno però riferimento ad una lista di promesse unilateralmente assunte dal nostro Governo nelle grandi sedi internazionali. Qui vengono fuori dei punti di debolezza drammatica - che oggi emergono ed esplodono in modo clamoroso - del Governo e della sua proiezione internazionale. Quando le luci del palcoscenico sono accese, allora non c'è occasione in cui il Presidente del Consiglio o il Ministro degli affari esteri non largheggino in promesse, andando ben oltre le proprie possibilità e ben non oltre le promesse che altri Paesi, più attenti e forse un pochino più morigerati sul piano pubblico, non si impegnano ad assumersi. Pag. 49
Spente le luci del palcoscenico e oscurati i riflettori, «passata la festa, gabbato lo santo», e allora quegli impegni assunti solennemente sui palcoscenici internazionali vengono tranquillamente rimangiati nel senso che non vengono mantenuti. Ahimè, le cose dette dal sottosegretario confermano che la due diligence serviva esattamente a vedere quante rate stiamo saltando degli impegni solennemente assunti. Si badi bene, in alcune circostanze sono impegni cui l'Italia contribuisce insieme ad altri, ma parliamo addirittura di iniziative che l'Italia ha avuto la pretesa di lanciare, come uno che organizza una festa e poi nemmeno si presenta. Abbiamo dei casi, come quello relativo al Fondo globale per la lotta all'AIDS - in questo caso la risposta preparata dal Ministero era leggermente omissiva -, in cui al danno si è aggiunta la beffa, nel senso che dal consiglio di amministrazione di quei fondi l'Italia è stata esclusa perché difficilmente si può partecipare a gestire un fondo al quale non si contribuisce. Dopo aver contribuito a lanciare un fondo, essersi impegnati ad erogare un certo ammontare di risorse e poi non essersi presentati all'appuntamento, è evidente che la prima sanzione internazionale è l'eliminazione dal consiglio che amministra quel fondo: chi non contribuisce non ha voce in capitolo. Questo vuol dire che da questo tipo di scelte politiche l'accountability e la reliability di un Paese escono gravissimamente danneggiate. Concludo con un'ultima considerazione che concerne la misura in cui questo danneggiamento indebolisce - è un eufemismo - il relativo potere che spendiamo in sedi multilaterali quando altre sono le questioni in gioco. Cito una questione che tante volte riecheggia in quest'Aula a fasi alterne, quella della governance mondiale ovvero la riforma dei grandi organismi multilaterali. Mi riferisco, ad esempio, alla riforma della governance delle Nazioni Unite e in modo particolare del Consiglio di Sicurezza: l'Italia da ormai diciassette anni è impegnata per impedire un meccanismo di riforma che, creando nuovi membri permanenti con diritto di voto e non di veto, taglino fuori invece le aspirazioni del nostro Paese. Noi abbiamo costruito con una pazienza certosina nel corso di questi quindici anni un gruppo che si chiama Uniting for Consensus che ha tenuto insieme quasi due terzi dei membri dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una delle ragioni forti - in politica estera si fa così - per le quali, in un'Assemblea dove si conta una testa un voto, l'Italia è riuscita a tenere, nel cosiddetto coffee club, più di un centinaio di Paesi, è stata anche la generosità con la quale eravamo capaci di coltivare, come dire, la nostra constituency di politica estera: Paesi del bacino Africa, Caraibi e Pacifico, tutti Paesi ai quali, oltre a chiedere ovviamente un sostegno politico per la nostra ipotesi di riforma del sistema di governance, offrivamo poi, con l'altra mano, anche qualcosa di più in termini di cooperazione bilaterale, spesso a dono. Tutta quella parte - in certi casi veramente spiccioli rispetto alla ricchezza nazionale del nostro Paese - è stata brutalmente tagliata. Difficile poi rimanere sorpresi quando, domani, dopodomani o dopodomani l'altro, passerà una riforma che ci taglia fuori definitivamente anche da quella sede multilaterale e non ricordarsi che noi per primi abbiamo con grande miopia segato il ramo dell'albero sul quale stavamo seduti. Dico queste cose e non le ripeto con la logica del comizio che ha segnato altri interventi, perché in questa sede non si prendono voti, ahimè, e sono pochi coloro che fuori ascoltano questi dibattiti, ma almeno che vi sia la consapevolezza, nei banchi del Governo e in chi è chiamato poi a studiare o a leggere queste carte, che non siamo davanti né a un destino ineluttabile né davanti a una sorpresa. Siamo davanti a scelte consapevoli e, dal nostro punto di vista, totalmente sbagliate, che stanno spingendo il futuro del Paese in una di quelle direzioni mentre con risorse molto relative e senza grandi annunci nei salotti televisivi, senza sfoggio di grande retorica o di lustrini e varietà, potremmo costruire una posizione relativamente più forte del nostro Paese, che si trova oggi a vivere in un contesto mondiale radicalmente Pag. 50cambiato, nel quale dunque è anche faticoso per tutti, maggioranza e opposizione, trovare il giusto passo. È ovvio che venti anni fa ci siamo abituati a vivere in un contesto internazionale in cui eravamo frontiera dell'Est e dell'Ovest, Paese indispensabile della guerra fredda e che stava nelle attenzioni di tutti, perché l'Europa era il centro della contesa internazionale e dunque dopo venti anni, in un mondo globale, ci svegliamo un po' come nei viaggi di Gulliver: siamo passati dalla terra dei giganti alla terra di Lilliput, non siamo più un Paese grande in un mondo piccolo ma siamo un Paese medio-piccolo in mondo grande e trovare il passo è faticoso, ma questo è uno degli strumenti che avevamo e che abbiamo sempre avuto per ritrovare la nostra giusta misura in questo mondo grande.
Aver rinunciato anche a questo tipo di strumento, averlo ammazzato in quattro anni è una scelta che non soltanto dice parecchio dell'assenza di lungimiranza e di prospettiva del Governo attualmente alla guida del Paese, ma è purtroppo una scelta che lascerà una pesantissima eredità per chi si troverà a ricostruire sulle macerie del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Lo Monte - n. 2-01200)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Lo Monte n. 2-01200 è rinviato ad altra seduta.

(Stato di attuazione delle iniziative per la realizzazione di impianti di produzione di acqua potabile per le isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina - n. 2-01199)

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01199 concernente lo stato di attuazione delle iniziative per la realizzazione di impianti di produzione di acqua potabile per le isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, intervengo per ricordare che tutta la fascia meridionale della Sicilia è stata sempre caratterizzata da una carenza atavica di risorse potabili e irrigue e che questo territorio, purtroppo, soffre di una storica marginalità non solo geografica ma anche socio-economica proprio a causa di tale caratteristica della carenza idrica che ha condizionato lo sviluppo economico di queste terre. Peraltro le scarse risorse idriche anche delle falde si vanno sempre più prosciugando per la carenza delle piogge e rischiano addirittura di abbassassi rispetto al livello medio marino con una sorta di intrusione di acqua salmastra che comprometterebbe in ogni caso l'approvvigionamento sia per scopi potabili sia per quelli irrigui, perché un'acqua eccessivamente salmastra non consentirebbe neppure l'utilizzazione per scopi irrigui. Tutto questo crea veramente un grande disagio e rischia anche di compromettere tutto quanto è stato fatto negli anni per quanto riguarda l'infrastrutturazione delle reti idriche in Sicilia e soprattutto in provincia di Agrigento: infatti tante sono state le opere realizzate e moltissimi sforzi sono stati compiuti. Vi è stata una programmazione importante che ha ridotto comunque il disagio degli anni passati. Ma oggi il Governo della regione rischia di compromettere tutto quanto è stato realizzato negli anni. Abbiamo realizzato anche dissalatori con capacità di produzione di acqua da 25 litri al secondo, un altro modulo da 100 litri al secondo, e le dismissioni di questi apparati in un periodo di carenza di piogge e, quindi, di un'azione per così dire vicaria e sostitutiva dell'approvvigionamento, rischia di creare di nuovo grandi crisi. Peraltro alcuni anni fa il dipartimento per i rifiuti e le acque della Sicilia aveva già pensato, attraverso un project financing, alla realizzazione di dissalatori nelle isole di Lampedusa, di Pantelleria, di Salina e di Linosa e di tutto Pag. 51questo non se ne sa più niente. Evidentemente la quantità di acqua disponibile in queste isole non è adeguata al fabbisogno perché esistono dei minidissalatori che non riescono a garantire l'effettivo fabbisogno di queste aree. Pertanto anche il Governo della regione pensa di dismettere le attuali strutture esistenti in Sicilia per eventualmente trasferirle nelle predette isole, ma questo sarebbe per davvero un grave errore perché sarebbe un ulteriore dispendio di energie e di denaro. Ciò va fatto, peraltro, programmando tutta una serie di interventi che devono certamente tenere conto non soltanto del fabbisogno del territorio agrigentino ma anche delle ulteriori spese che si devono affrontare per poter dismettere un impianto e poi riportarlo e reimpiantarlo in un'altra area. Quindi mi sembra una politica che contrasta con tutto quello che invece è stato fatto negli anni in passato.
Tra l'altro anche lo Stato ne ha un onere non indifferente, perché quando si verificano delle carenze nelle isole è lo Stato che garantisce, attraverso le navi cisterne, l'ulteriore approvvigionamento. Quindi, chiedo al Governo nazionale cosa intende fare e come intende intervenire per evitare che possano crearsi ulteriori disagi nel territorio o che possano comunque impegnarsi risorse che vengono spese male, quindi creando disagio al territorio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la risposta è abbastanza sintetica. Con riferimento all'interpellanza urgente proposta, avente ad oggetto gli impianti di dissalazione di Porto Empedocle e l'attuazione dei project financing nelle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina, sulla base degli elementi forniti dal dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti della regione siciliana, si espone quanto segue.
Riguardo agli impianti di dissalazione di Porto Empedocle, si evidenzia che la regione, in collaborazione con la facoltà di ingegneria chimica dell'università di Palermo, sta operando per realizzare il nuovo polo di dissalazione, riconvertendo altresì gli impianti esistenti e provvedendo all'acquisizione mediante riscatto dell'impianto da 100 litri/secondo a cui fanno riferimento gli interpellanti. L'obiettivo è quello di garantire che l'anzidetto polo abbia caratteristiche modulari che consentano economie di gestione tali da contenere il costo dell'acqua, facendo sì che si assesti in misura di poco superiore a quello attualmente tariffato da gestore del sovrambito. È comprensibile che fin quando la differenza tra il costo dell'acqua proveniente dagli invasi e quello prodotto dai dissalatori sarà rilevante, non potrà che farsi ricorso agli impianti di dissalazione solo nei casi di emergenza. Al fine di raggiungere rapidamente l'obiettivo, sono stati avviati una serie di incontri con i soggetti interessati, anche per l'esame delle questioni connesse alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Tali incontri hanno consentito di avviare la discussione sul predetto polo inquadrandolo come strumento strategico per il territorio avente caratteristiche competitive tali da rendere utilizzabile quotidianamente l'acqua da esso proveniente rispetto alle altre fonti di approvvigionamento idrico.
In merito, all'attuazione dei project financing nelle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina, la regione siciliana, esaminando l'iter dell'appalto, ha riscontrato una serie di elementi pregiudizievoli per la regolare esecuzione dell'opera, nonché un aggravio di oneri a carico della regione stessa, pari a circa 65 milioni di euro per la durata ventennale della concessione. Gli uffici regionali all'uopo preposti hanno pertanto ritenuto che tali aspetti evidenziati pregiudicassero l'iter tecnico amministrativo dell'appalto, avendo i proponenti introdotto elementi tali da snaturare i criteri fondanti del bando di gara proposto dall'amministrazione regionale ed in contrasto con le norme che regolano l'istituto del project Pag. 52financing. Per tali motivi, la regione non ha proceduto a sottoscrivere la convenzione definitiva di affidamento del servizio ed ha attivato le procedure per l'annullamento o revoca degli atti di gara.

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di replicare.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta del Governo, perché intanto ha chiarito alcuni punti importanti, come quello che una dismissione di un apparato di dissalazione sarebbe un grave errore, proprio perché priverebbe un territorio di una struttura che può in tutti i modi intervenire qualora si verifichino delle carenze idriche e quindi può assicurare invece un costante approvvigionamento qualora non vi fossero le quantità adeguate per approvvigionare il territorio stesso. Mi rendo conto invece che il project non è andato avanti perché sono state riscontrate delle anomalie, ma in questo caso credo che si vada immediatamente alla revoca.
In ogni caso, bisogna attivare un nuovo project financing per garantire anche le isole, soprattutto, le isole di Lampedusa, di Pantelleria e di Salina, che sono costantemente abitate durante tutto il periodo e hanno bisogno di un approvvigionamento idrico, che deve essere adeguato anche al numero degli abitanti, soprattutto nel periodo estivo, con il grande flusso di turisti che si verifica.
Pertanto, credo che sia veramente utile, necessario ed indispensabile che si provveda immediatamente a questa realizzazione, anche al fine di evitare un onere ulteriore allo Stato. Infatti, come dicevo poco fa, lo Stato deve assicurare, in periodi di carenza, la fornitura attraverso le navi cisterna per garantire l'approvvigionamento stesso.

(Iniziative in merito alla prospettiva di una riforma strutturale della Croce rossa italiana - n. 2-01211)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01211, concernente iniziative in merito alla prospettiva di una riforma strutturale della Croce rossa italiana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in riferimento alla tematica delineata nell'interpellanza urgente in esame, con riguardo al primo quesito formulato, si segnala che è in corso di definizione uno schema di decreto legislativo di riordino degli enti vigilati dal Ministero della salute, in applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (articolo recante delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute). Lo schema di provvedimento, nella parte attinente al riordino dell'associazione italiana della Croce rossa, prevede, tra l'altro, la privatizzazione di alcune strutture dell'ente stesso (comitati provinciali e comitati locali). La nuova organizzazione potrà consentire una maggiore responsabilizzazione degli organi delle strutture periferiche e un notevole miglioramento della situazione economica della CRI.
In merito alla situazione del patrimonio immobiliare, la CRI ha precisato che, a seguito di una direttiva del commissario straordinario emanata nel dicembre 2009, l'intero patrimonio immobiliare associativo è stato completamente inventariato, nonché regolarmente denunciato ai fini fiscali e ne viene assicurata la manutenzione, ordinaria e straordinaria, utilizzando le risorse derivanti dai procedimenti di alienazione di immobili - avviati nel 2009 - ove ritenuti non idonei per l'utilizzo ai fini istituzionali. In merito al quesito concernente l'eventualità di delegare Pag. 53all'Agenzia del terzo settore (di cui al decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 26 gennaio 2011, n. 51), la revisione delle norme statutarie dell'associazione italiana della Croce Rossa, in occasione della modifica dello statuto della CRI, in cui si dovrà tenere conto delle disposizioni del citato decreto legislativo, si osserva quanto segue. Questo Ministero, in considerazione della disponibilità e professionalità già assicurate nel passato per ogni iniziativa finalizzata all'approvazione di un nuovo statuto e per far cessare il periodo di commissariamento, anche in collaborazione con la CRI e le altre amministrazioni, ritiene di non dover delegare la materia delle modifiche statutarie all'Agenzia del terzo settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, devo confessare che mi sarei atteso qualche indicazione in più. Ormai, la questione e i problemi che quotidianamente, soprattutto in questi mesi, sono stati sollevati rispetto alla Croce rossa italiana sono talmente presenti che l'esigenza di una riforma strutturale di questo ente non può essere procrastinata in tempi che, così come ha espresso il sottosegretario, mi sembrano eccessivamente lunghi.
Credo che ci sia veramente anche l'esigenza di cogliere e di capire quali sono i problemi strutturali che oggi attanagliano questo ente e soprattutto una conoscenza della questione economico-finanziaria che mi sembra quella più determinante, quella principale. Il problema è proprio capire come all'interno delle regole stabilite a livello comunitario la Croce rossa italiana possa tornare ad essere competitiva, perché ormai siamo di fronte al fatto che sta perdendo molte gare, con la conseguenza che molte persone, purtroppo precariamente impegnate, stanno perdendo il posto di lavoro. Credo che anche questo sia un problema al quale noi dobbiamo guardare con grande attenzione.
Ecco perché dico che mi attendevo una risposta un po' più determinata rispetto ai tempi e ai modi della riforma strutturale di questo ente. Poi ci ritroviamo sempre in questo corno, in questo dilemma tra privatizzazione e statalizzazione. Credo che per un ente come la Croce rossa italiana, anche nei suoi livelli territoriali, bisogna trovare una formula un po' più creativa, che non sia quella della semplice privatizzazione, cioè un qualcosa, uno strumento - penso ad alcuni elementi del no profit come punto di riferimento - che la metta nella condizione di non stare né col mercato né con lo Stato. Mi riferisco ad una forma di privatizzazione, di privato sociale, che sarebbe più confacente a questo ente.
Credo che questo sia importante, anche perché vi è il bisogno in questo Paese che accanto all'attività privata, che sicuramente oggi ha il bisogno di qualche sostegno visto che stiamo perdendo competitività, stiamo perdendo capacità di incidenza sui mercati nazionali, stiamo perdendo occupazione, e rispetto anche a una revisione, una privatizzazione del settore pubblico, l'esigenza di creare un terzo settore credo che non possa essere da noi abbandonata, cosa che sta avvenendo anche nei Paesi più industrializzati. Infatti, ciò dimostra che un'idea di terzo settore entro il quale la Croce rossa potrebbe essere ben collocata e avere anche una funzione di stimolo e di traino è utile alla nostra economia. È proprio da questo punto di vista che noi dicevamo, proprio in questo orientamento, in questo sguardo che va un pochino oltre il tradizionale, che impone un'esigenza di una creatività nuova, di un privato sociale che si radica e diventa stimolo a forme nuove di economie e di società, che indicavamo nell'Agenzia del terzo settore il luogo e lo strumento per aiutare ad una definizione di questo genere. Perché l'Agenzia del terzo settore ha dimostrato in questi pochi anni di vita di avere competenze e capacità che possono determinare e aiutare alla creazione di questo elemento.
Per quanto riguarda il patrimonio io credo che va benissimo che sia stato fatto l'inventariato, ma occorre capire bene quali sono le risorse che ci sono, e quante Pag. 54di queste risorse possano essere messe a disposizione per questa riforma strutturale dell'ente. Queste sono le cose che mi attendevo e che purtroppo non ho ricevuto, e che sollecito il sottosegretario a ripensare perché forse ci sono momenti in cui la «comodità» tra Stato e mercato esige la capacità di una qualcosa di nuovo, soprattutto per le finalità e le modalità che questo ente ha, e per come questo ente dà o ha un'immagine a livello internazionale che potrebbe essere, da questo punto di vista, molto più valorizzata.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 3 ottobre 2011, alle 16,30:

Svolgimento di interrogazioni.

La seduta termina alle 15,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO REMIGIO CERONI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 3261-A ED ABBINATE

REMIGIO CERONI. La proposta che ci accingiamo a votare costituisce un importante passo avanti nella gestione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale.
Come ho già evidenziato in sede di relazione, infatti, negli ultimi anni si sono manifestate con una certa frequenza criticità in ordine ai criteri da seguire nella ripartizione della quota di pertinenza statale. Queste criticità hanno interessato sia i criteri per il riparto delle risorse tra le quattro grandi finalità previste dalla legge istitutiva dell'otto per mille (fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali) sia i criteri di selezione delle diverse istanze valutate favorevolmente al termine dell'istruttoria condotta in sede amministrativa.
Un altro aspetto problematico, emerso con particolare evidenza negli ultimi anni, è costituito dall'utilizzo delle risorse dell'otto per mille per finalità di copertura finanziaria di diversi provvedimenti legislativi di spesa o, comunque, per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Si tratta di problemi che le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno più volte evidenziato in occasione dell'espressione del proprio parere sullo schema del decreto che dispone annualmente la ripartizione delle risorse disponibili. Il Governo ha mostrato attenzione per le criticità denunziate dalle Camere e - a questo proposito - ritengo doveroso ricordare che la ripartizione delle risorse relative all'esercizio 2010 segna un deciso miglioramento rispetto alle precedenti esperienze, come espressamente sottolineato dal parere reso dalla stessa Commissione bilancio nella seduta del 2 dicembre 2010. La Commissione, in modo unanime, ha comunque ritenuto opportuno un intervento di carattere legislativo, volto a fissare in modo inequivoco i criteri da seguire per la ripartizione delle risorse disponibili, rafforzando al contempo il ruolo del Parlamento nell'individuazione degli interventi da finanziare.
In questo senso, vorrei comunque sottolineare che la proposta non intende realizzare un'ingerenza delle Camere nel procedimento amministrativo di valutazione delle istanze. La scelta che abbiamo effettuato è quella di fissare una precisa distinzione tra la fase istruttoria dell'iter, che resta incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, e la fase decisionale, che viene attribuita alla competenza delle Commissioni bilancio delle due Camere. Si è ritenuto inoltre opportuno fissare in via legislativa i criteri che le Commissioni dovranno seguire ai fini della Pag. 55selezione degli interventi da finanziare. In particolare, si richiede che la ripartizione assicuri l'equilibrata distribuzione degli interventi tra le diverse aree del territorio nazionale, il finanziamento di interventi riferiti a tutte le quattro tipologie di intervento previste dalla legge istitutiva e la destinazione delle risorse finalizzate ad interventi straordinari per calamità naturali e alla conservazione di beni culturali in via prioritaria a richieste presentate da enti territoriali. La proposta si pone quindi l'obiettivo di realizzare appieno lo spirito della legge n. 222 del 1985 e, in questo senso, si devono leggere le disposizioni volte ad escludere l'utilizzo delle risorse dell'otto per mille per finalità diverse da quelle previste dalla legge istitutiva. Si tratta, ovviamente, di una disposizione di principio, ma credo che sia importante garantire il pieno rispetto della volontà espressa dai contribuenti in occasione della dichiarazione dei redditi.
Auspico, pertanto, che la proposta riceva un sostegno unanime da parte dell'Assemblea e che il suo iter presso l'altro ramo del Parlamento possa concludersi in tempi brevi, in modo da garantire l'applicazione del provvedimento sin dalla prossima ripartizione delle risorse dell'otto per mille.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MARILENA SAMPERI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2984-A

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il provvedimento in discussione ha un rilevante significato politico perché è la prova che attraverso un serio confronto tra le forze politiche si possono raggiungere risultati concreti per una giustizia più efficiente. L'unico obiettivo che ha guidato i lavori della Commissione è stato quello di migliorare l'organizzazione degli uffici giudiziari che rischiano la paralisi dell'attività di indagine proprio in quelle aree del Paese maggiormente afflitte dalla piaga della criminalità organizzata.
E questo dimostra che quando i provvedimenti sulla giustizia non sono funzionali a risolvere problemi individuali ma sono assunti per risolvere esigenze concrete nell'interesse di tutti i cittadini si trovano soluzioni equilibrate e condivise. Ma questo provvedimento che nasce da due proposte dell'opposizione (PD e UDC) smentisce anche la favola metropolitana di un'opposizione barricata sul dissenso nei confronti di ogni proposta sulla giustizia e ne dimostra viceversa l'impegno e la propositiva collaborazione.
La modifica di una norma dell'ordinamento giudiziario approvato solo qualche anno fa con un provvedimento di cui, tra l'altro, sono stata relatrice, non è un atto di debolezza del Parlamento ma il necessario correttivo per evitarne le ricadute negative.
La riforma del 2007 nasceva dalla preoccupazione di far svolgere funzioni delicate come quelle requirenti o monocratiche penali a magistrati di prima nomina, ma l'applicazione concreta della norma ha comportato l'impossibilità di coprire le vacanze negli uffici requirenti (da una vacanza di 160 posti nel 2007 si è passati a una vacanza di 292 posti nel 2010) e a gravi problemi organizzativi nell'ambito dei tribunali con pianta organica inferiore alle 20 unità. Condizione abbastanza diffusa che riguarda ben 88 tribunali distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Le esigenze di cautela peraltro che avevano indotto il legislatore ad introdurre il divieto sono state superate dalla nuova organizzazione gerarchica degli uffici di procura con l'attribuzione al procuratore della Repubblica della titolarità esclusiva del potere di esercizio dell'azione penale insieme a un più pervasivo controllo sull'operato dei sostituti.
Per quanto riguarda le funzioni giudicanti appare incongrua la disciplina attuale che, nel prevedere il divieto di destinare i magistrati di prima nomina a tutte le funzioni monocratiche penali non appare adeguatamente coordinata con la possibilità che a tali funzioni siano destinati sia pure in supplenza e limitatamente Pag. 56ai processi a citazione diretta giudici onorari i quali non hanno superato la rigida soluzione conseguente alla partecipazione ed un concorso pubblico di secondo grado per l'accesso in magistratura come si legge testualmente nella delibera adottata all'unanimità dal Consiglio Superiore della Magistratura il 27 luglio 2011.
C'è poi da considerare la mutata disciplina in tema di accesSo alla magistratura ordinaria che prevedendo un concorso di secondo grado ha per un verso innalzato l'età media dei partecipanti al concorso per l'altro ne ha elevato la preparazione professionale e garantito un adeguato percorso formativo.
D'altronde i rimedi messi in atto dal Governo con la deroga al divieto posto dall'articolo 13 o con il trasferimento d'ufficio o cosiddetto coatto non si sono rivelati né efficaci, né risolutivi. A meno di un anno di distanza le vacanze hanno superato nuovamente le duecento unità.
È indispensabile inoltre che il provvedimento diventi urgentemente legge perché permetterà di utilizzare magistrati di prima nomina che devono scegliere la sede a novembre e che potrebbero così essere destinati alla copertura di una vacanza diventata drammatica.
Certo questo provvedimento non risolverà i gravissimi problemi della giustizia ma sarà un piccolo passo avanti, un segnale positivo. D'altronde dopo 3 anni e mezzo dall'inizio della legislatura pochissimo è stato fatto per risolvere gli endemici problemi della giustizia, eppure il buon funzionamento del sistema giudiziario è condizione imprescindibile di promozione del funzionamento del sistema economico e sociale.
Una giustizia civile inefficace e inefficiente impedisce lo sviluppo dei mercati e scoraggia gli investimenti, un coattivo funzionamento della giustizia penale scoraggia i comportamenti virtuosi, minaccia la sicurezza dei cittadini, sottrae ingenti risorse all'economia nazionale.
Per queste ragioni non ci riconosciamo nelle priorità del Governo (lodi, processi lunghi, prescrizioni brevi, intercettazioni). Siamo agli sgoccioli di questa legislatura ma ancora qualcosa di utile si può fare.
Continueremo per questo a pretendere una nuova agenda sui temi della giustizia che sappia affrontare i problemi concreti dei cittadini e delle imprese, riorganizzazione degli uffici giudiziari e uffici del processo, archiviazione per inoffensività del fatto reato, riforma dell'udienza preliminare; semplificazione effettiva dei riti civili; riordino della magistratura onoraria.
Abbiamo dimostrato che è possibile con questo provvedimento, per questo ringrazio di cuore il relatore per la paziente opera di sintesi che ha svolto, i colleghi tutti della Commissione giustizia ed il sottosegretario per la ragionevolezza e la duttilità dimostrate. Un segnale concreto di attenzione del Parlamento tutto nei confronti dei problemi della giustizia di questo Paese.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 28 settembre 2011, a pagina 67, prima colonna, alla sesta riga la parola «stralci» deve essere sostituita dalla seguente «ostaggi».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 3261 e ab.-A - em. 1.1 441 440 1 221 440   54 Appr.
2 Nom. em. 1.23 454 454   228 454   54 Appr.
3 Nom. articolo 1 451 451   226 451   54 Appr.
4 Nom. articolo 2 458 458   230 458   54 Appr.
5 Nom. articolo 3 456 455 1 228 455   54 Appr.
6 Nom. odg 9/3261/2 465 454 11 228 448 6 54 Appr.
7 Nom. odg 9/3261/4 469 431 38 216 159 272 53 Resp.
8 Nom. odg 9/3261/5 468 463 5 232 7 456 53 Resp.
9 Nom. odg 9/3261/6 470 470   236 247 223 52 Appr.
10 Nom. T.U. pdl 3261 e ab.-A-voto finale 481 478 3 240 478   52 Appr.
11 Nom. Pdl 2984 e ab.- A - em. 1.1 467 233 234 117 19 214 52 Resp.
12 Nom. articolo 1 469 465 4 233 464 1 52 Appr.
13 Nom. articolo 2 465 464 1 233 464   52 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 3 472 471 1 236 471   52 Appr.
15 Nom. Pdl 2984 e ab.- A - voto finale 458 458   230 458   52 Appr.