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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 12 gennaio 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 gennaio 2012.

Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 11 gennaio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
OLIVERIO e SERVODIO: «Istituzione del Comitato nazionale per la tutela dei prodotti agricoli e agroalimentari di qualità certificata e di un archivio informatico per la tutela dei medesimi prodotti e per la lotta contro le frodi e le contraffazioni» (4873);
CAMBURSANO: «Disposizioni in materia di conflitti di interessi e di incompatibilità dei titolari delle cariche di governo» (4874);
PAOLO RUSSO: «Disciplina dei rapporti contrattuali tra gli imprenditori agricoli e gli operatori della grande distribuzione commerciale e disposizioni concernenti il commercio dei prodotti agricoli» (4875);
DI STANISLAO: «Modifica all'articolo 10-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, concernente il termine per la presentazione di osservazioni nei procedimenti ad istanza di parte» (4876);
DI STANISLAO: «Modifiche al titolo III del libro settimo del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di provvidenze per i familiari di militari vittime del servizio e di eventi dannosi verificatisi durante la permanenza in servizio» (4877).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di inchiesta parlamentare.

In data 11 gennaio 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
ZAMPARUTTI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle questioni relative alla presenza, all'uso e allo smaltimento dell'amianto nel territorio nazionale» (doc. XXII, n. 28).

Sarà stampata e distribuita.

Trasmissione dal Senato.

In data 11 gennaio 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
S. 2913. - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010» (approvato dal Senato) (4878).

Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
IANNACCONE ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 3 giugno 1999, n. 157, concernente la riduzione del rimborso per le spese elettorali sostenute da movimenti o partiti politici» (4826) Parere della V Commissione;
POLLEDRI ed altri: «Disposizioni concernenti l'imbarco e l'utilizzazione di armi per lo svolgimento di servizi di vigilanza privata a protezione delle navi mercantili nazionali contro gli atti di pirateria» (4841) Parere delle Commissioni III, IV, V e IX.

II Commissione (Giustizia):
FERRANTI ed altri: «Istituzione e disciplina dell'ufficio per il processo» (4823) Parere delle Commissioni I, V, VII e XI.

III Commissione (Affari esteri):
S. 2913. - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010» (approvato dal Senato) (4878) Parere delle Commissioni I, V, VIII, IX, XI e XIV.
XIII Commissione (Agricoltura):
CENNI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale dedicata alla cultura del mondo contadino e della Rete italiana della memoria della civiltà contadina» (4764) Parere delle Commissioni I, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali

Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con lettera in data 4 gennaio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, le relazioni sulle attività svolte dai seguenti enti nell'anno 2010, nonché i dati concernenti la consistenza dell'organico:
Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura (CRA), con allegati il conto consuntivo riferito alla medesima annualità e il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2011;
Istituto nazionale di economia agraria (INEA), con allegati il conto consuntivo riferito alla medesima annualità e il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2011;
Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN), con allegato il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2011.

Questa documentazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 10 e 11 gennaio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (IMI) (COM(2011)883 definitivo) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2011)1559 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Il sistema delle Scuole europee nel 2010 (COM(2011)892 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali (COM(2011)895 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della relazione sulla valutazione dell'impatto che accompagna i documenti proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di appalti pubblici e proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d'appalto degli enti erogatori operanti nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali (SEC(2011)1586 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente).

Le predette proposte di direttiva COM(2011)883 definitivo e COM(2011)895 definitivo sono altresì assegnati alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre, per ciascuna di tali proposte, dal 12 gennaio 2012.
La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici (COM(2011)896 definitivo), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 11 gennaio 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 12 gennaio 2012.

Trasmissione dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

Il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con lettera in data 11 gennaio 2012, ha trasmesso una segnalazione - indirizzata al Governo ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), numero 1), della legge 31 luglio 1997, n. 249 - concernente l'opportunità dell'adozione di un'agenda digitale per l'Italia.

Questa documentazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 22 dicembre 2011 e 9 e 10 gennaio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 6 del medesimo articolo 19, o la revoca di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:
al dottor Francesco Rana, l'incarico di coordinatore della struttura di missione denominata «Segreteria tecnica dell'unità per la semplificazione e la qualità della regolazione», nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri;
al dottor Francesco Ricciardi, l'incarico di direttore della direzione centrale per i servizi di ragioneria, nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno;

alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
la revoca dell'incarico, conferito al dottor Stefano Scalera, di direttore della direzione VIII - Valorizzazione dell'attivo e del patrimonio dello Stato, nell'ambito del dipartimento del tesoro;

alla VI Commissione (Finanze) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
la revoca dell'incarico, conferito al dottor Stefano Tomasini, di direttore della direzione sistema informativo della fiscalità, nell'ambito del dipartimento delle finanze;

alla VIII Commissione (Ambiente) la comunicazione concernente il conferimento dei seguenti incarichi nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:
al dottor Marcello Arredi, l'incarico di direttore della direzione generale del personale e degli affari generali, nell'ambito del dipartimento per le infrastrutture, gli affari generali ed il personale;
all'ingegner Francesco Iadevaia, l'incarico di direttore della direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche, nell'ambito del dipartimento per le infrastrutture, gli affari generali ed il personale;
all'ingegner Roberto Linetti, l'incarico di provveditore interregionale per le opere pubbliche per la Toscana e l'Umbria;

alla IX Commissione (Trasporti) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:
al dottor Gerardo Pelosi, l'incarico di direttore della direzione generale per gli aeroporti ed il trasporto aereo, nell'ambito del dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a rafforzare il patto per Roma sicura, anche attraverso una razionalizzazione dell'impiego degli agenti di pubblica sicurezza e dei servizi di scorta - 2-01309

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il recente omicidio a scopo di rapina di un commerciante cinese, avvenuto nella borgata romana di Torpignattara e l'escalation di violenza (33 omicidi) che ha segnato il 2011 della Capitale ripropongono con forza la questione della sicurezza a Roma;
sia pure ancora priva di un'organizzazione criminale dominante, come ai tempi della banda della Magliana, la crescita degli episodi di violenza segnala che a Roma è in corso una lotta tra bande criminali diverse, sia nazionali che importate, per il controllo del ricco mercato delle attività illecite nella Capitale (droga, prostituzione, gioco d'azzardo, estorsioni, vendita di beni contraffatti, sfruttamento del lavoro nero, racket, accattonaggio, usura e riciclaggio); a questo si aggiunge la crescente presenza di una microcriminalità la cui violenza è aggravata dalla crisi economica;
il sindaco pro tempore Veltroni vantava il fatto che Roma crescesse di 800 abitanti al giorno (circa 290.000 abitanti l'anno) senza rendersi conto che, senza strumenti regolatori, tutto ciò finisce per gravare in maniera insostenibile sulle infrastrutture, sui servizi, sulla qualità della vita e, infine, sulla sicurezza pubblica; vaste e crescenti aree periferiche o limitrofe alla città sono ormai fuori dal controllo dell'autorità o terreno di scontro tra cittadini esasperati e immigrati; tali aree risultano prive del sufficiente presidio delle forze dell'ordine mentre, all'opposto, le aree centrali della città sono iper-presidiate in forza della presenza delle istituzioni;
il sindaco Alemanno aveva fatto della questione della sicurezza uno dei motivi dominanti della sua campagna elettorale, con particolare riferimento all'eliminazione delle aree che si prestano a «coltivare» la criminalità, come gli insediamenti abusivi, e alla maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine; il terzo patto per Roma sicura siglato il 21 dicembre 2011 (aggiuntivo al patto siglato il 29 luglio 2008) tra sindaco e Ministro dell'interno, che in sostanza prevede un incremento di 400 unità dei poliziotti presenti sul territorio, può essere lodato per la tempestività, ma si dimostra insufficiente ancor prima di essere attuato;
alle polemiche sollevate dalle forze politiche di sinistra, che imputano alle politiche del sindaco Alemanno la crescita degli episodi criminali, può tranquillamente rispondersi che, viceversa, è stata la politica lassista e buonista delle amministrazioni di sinistra a predisporre il terreno per l'attuale esplosione del crimine: dall'accoglienza tout court, senza tener conto che essa ha bisogno di risorse adeguate ed attualmente indisponibili, alla tolleranza verso gli insediamenti abusivi, dovuta alla convinzione ideologica che chi li crea sta «esercitando un suo diritto», al depotenziamento delle capacità di intervento delle forze dell'ordine i cui risultati, già limitati dalla scarsezza di risorse e di personale, sono annullati da regole iper-garantiste o da decisioni, a giudizio degli interpellanti, improvvide della magistratura;
i problemi di ordine pubblico e sicurezza sono ulteriormente aggravati dall'eccessivo numero di uomini e mezzi impegnati nel servizio di scorta a favore di personaggi pubblici ritenuti a rischio; tale servizio è regolato dalle disposizioni del decreto-legge n. 82 del 2002 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2002, che ha rimesso all'autorità nazionale di pubblica sicurezza la competenza ad adottare i provvedimenti e ad impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte; la medesima legge ha istituito l'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) con il compito di gestire il sistema di protezione per la sicurezza delle persone esposte a particolari situazioni di rischio;
secondo quanto denunciato da sindacati e associazioni di polizia nel novembre 2011, la spesa per il mantenimento delle scorte ammonterebbe a circa 100 milioni di euro nel solo 2011; nella città di Roma sarebbero soltanto 50 le volanti delle forze dell'ordine impiegate nel pattugliamento del territorio, contro 300 volanti dedicate ai servizi di scorta; la questura di Roma ha informato che dei 6.000 agenti a disposizione per le esigenze di pattugliamento e di sicurezza della Capitale e di tutti i comuni della provincia, ben 1.000 devono essere impiegati per i servizi di scorta;
nel mese di giugno 2011, riferendo dati del Ministero dell'interno, il Ministro per i rapporti con il Parlamento pro tempore Elio Vito ha dichiarato alla Camera dei deputati che, a quella data, a livello nazionale, risultavano quotidianamente impegnati nell'espletamento dei servizi di protezione personale 1949 operatori delle varie forze di polizia con l'utilizzo di 678 autovetture -:
se non ritenga opportuno proporre, nelle opportune sedi interistituzionali, l'ampliamento della portata del patto per Roma sicura, valutando se non sia necessario fissarne principi ed obiettivi generali in sede di attuazione del federalismo fiscale, nella parte relativa a Roma Capitale, tenendo conto prioritariamente che gli agenti di pubblica sicurezza debbono essere prioritariamente destinati al controllo del territorio;
se non ritenga opportuno fornire elementi sui numeri e sui costi effettivi del servizio di scorta, nonché avviare una revisione di tutti gli elenchi dei referenti istituzionali sotto scorta, al fine di procedere con la verifica delle reali esigenze di protezione e di sicurezza di tali profili in particolare, facendo cessare il servizio di scorta nei confronti di coloro che non ricoprono più cariche pubbliche;
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte ad ampliare la definizione di associazione mafiosa in modo da ricomprendervi, a fini investigativi e di contrasto, anche le specifiche attività delle organizzazioni criminali straniere, quali l'importazione di merci contraffatte e la riduzione in schiavitù;
se non ritenga opportuno utilizzare i penetranti strumenti di controllo fiscale e contributivo recentemente adottati, anche nel contrasto delle attività illecite, del commercio clandestino o di merci contraffatte, nonché per il controllo dei money transfer.
(2-01309)
«Mario Pepe (Misto-R-A), Brugger».

Elementi e iniziative in materia di affidamento dei minori - 2-01241

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
risulterebbero, da articoli di stampa, 32 mila i bambini sottratti dall'autorità giudiziaria alla famiglia e affidati di norma ai sindaci;
la decisione della magistratura minorile viene prevalentemente presa e ratificata in base alla sola relazione dell'assistente sociale;
il costo per lo Stato sarebbe valutato in 70 euro al giorno per bambino, pari a 2.100 euro mensili per ogni bambino affidato: globalmente una spesa di 2.240.000 euro ogni giorno, per un totale annuo di 817.600.000 euro -:
se non sia necessario istituire un'apposita commissione di indagine amministrativa, anche in vista di ogni opportuna iniziativa normativa, sugli affidamenti dei minori (sottratti alla famiglia di origine), al fine di verificare puntualmente la congruità delle procedure in base alle quali si arriva alla sentenza di sottrazione, quali siano le tutele riservate ai bambini stessi che chiedono di non essere strappati alla propria famiglia, quale peso abbiano le testimonianze dei genitori e di terzi sul procedimento dell'autorità giudiziaria, su quali norme si fondi la relazione spesso inconfutabile dell'assistente sociale e, infine, se non sia opportuno indirizzare sulle famiglie in difficoltà la spesa sopra esposta.
(2-01241)
«Bocciardo, Barani, Mancuso, Di Virgilio, Berruti, Scandroglio, Ciccioli, Palumbo, Fucci, Vessa, Patarino, Porcu, Lunardi, Gibiino, Barba, Luciano Rossi, Bonciani, De Nichilo Rizzoli, Tommaso Foti, Castellani, Girlanda, Marsilio, Ghiglia, Mussolini, Germanà, De Luca, Pizzolante, Giammanco, Vincenzo Antonio Fontana, Massimo Parisi, Abelli, Mazzuca, Gioacchino Alfano, Antonione, Cazzola, Cosenza, De Camillis, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Holzmann, Mannucci, Milanese, Scapagnini, Traversa».

Iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia Spa per garantire l'efficienza e la qualità del trasporto ferroviario notturno e per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali del comparto - 2-01277

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
risulta agli interpellanti che Trenitalia s.p.a. abbia deciso di interrompere il servizio di treni notturni a decorrere dall'11 dicembre 2011, in conseguenza di una mancata corresponsione di finanziamenti da parte dello Stato e di un limitato interesse da parte dell'utenza, ad avviso della stessa impresa ferroviaria, per tale tipologia di servizio;
tale decisione appare non in linea con gli onerosi interventi di ammodernamento della flotta di vagoni letto, ivi incluse numerose carrozze di ultima generazione che risulterebbero al momento non utilizzate;
risulta, altresì, che numerosi disservizi hanno preceduto la comunicazione della soppressione dei treni notturni, tanto che i viaggiatori si sono, tra l'altro, rivolti alla procura della Repubblica di Torino, lamentando carenze (riduzione del servizio e della manutenzione, difficoltà per le prenotazioni), a conferma della rilevanza sociale dei treni notte e dell'effettiva richiesta di tale servizio da parte della collettività;
la suddetta procura, peraltro, a seguito di una segnalazione dei sindacati, ha aperto un'inchiesta sull'intermediazione di manodopera relativa al lavoro sui treni notturni in questione. In particolare, ad avviso della magistratura, vi sarebbe stato un subappalto illecito del servizio svolto a bordo dei convogli, che avrebbe danneggiato i lavoratori Servirail Italia s.r.l., quasi 500 in tutta Italia. I lavoratori, infatti, sono stati già raggiunti da lettere di licenziamento in conseguenza della cessazione del servizio a far data dall'11 dicembre 2011. L'ipotesi di reato sarebbe quella di «somministrazione illecita di manodopera», in quanto i suddetti lavoratori avrebbero svolto l'attività direttamente al servizio di Trenitalia s.p.a. su treni di proprietà della stessa impresa ferroviaria, eseguendo disposizioni e collaborando con il personale di Trenitalia s.p.a., utilizzando gli stessi strumenti tecnologici e le stesse divise, operando in applicazione del medesimo contratto. Sulla base di informazioni acquisite dalla stampa, il magistrato ha affidato ai carabinieri del nucleo antisofisticazioni e sanità (nas) il compito di verificare la situazione;
risulta, peraltro, che Trenitalia s.p.a. avrebbe annunciato l'assunzione di mille unità di personale mediante concorsi e chiamata diretta, senza prima procedere ad integrare i lavoratori impegnati sui treni notturni;
la soppressione dei treni notturni avrebbe, pertanto, impatto sia sull'utenza, in particolare delle regioni del Sud, che sono già escluse dall'alta velocità e che perderanno adesso anche treni comodi e confortevoli, sia sui lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro -:
se non intendano intervenire su Trenitalia s.p.a al fine di garantire un servizio efficiente e di qualità di treni notturni ed assumere, per quanto di competenza, iniziative perché si possa giungere ad integrare tutto il personale dei treni notte di Servirail Italia s.r.l. con decorrenza 11 dicembre 2011, prima di avviare le mille assunzioni annunciate da Trenitalia s.p.a., avvalendosi della professionalità e della lunga esperienza di personale già formato, con conseguenti risparmi, a copertura dei posti disponibili.
(2-01277)
«Stagno d'Alcontres, Fallica, Iapicca, Pugliese, Misiti, Soglia, Terranova, Grimaldi, Brugger».

Iniziative volte al coordinamento della normativa in materia pensionistica con quella in materia di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni - 2-01298

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere - premesso che:
la pubblica amministrazione è al centro di un processo di riforma e di razionalizzazione finalizzato anche a combattere gli sprechi, costituiti da inutili ridondanze e da una duplicazione delle competenze, che spesso hanno caratterizzato tale settore;
un percorso di riforma deve essere posto in essere con una visione chiara degli obiettivi e attraverso il coordinamento di disposizioni e di strumenti;
le recenti disposizioni varate dai Governi pro tempore in materia hanno in alcuni casi dato origine ad un quadro di incertezza, rischiando di creare enorme confusione nei confronti delle pubbliche amministrazioni e dei loro dipendenti;
in particolare, il decreto-legge n. 138 del 2011 (cosiddetta manovra-bis) ha introdotto tagli a livello delle dotazioni organiche per le amministrazioni centrali, oltre ad un'ulteriore riduzione degli uffici dirigenziali di livello non generale e delle relative dotazioni organiche e alla rideterminazione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale (entro il 31 marzo 2012);
tali tagli si sono abbattuti su posizioni vacanti e sul successivo contenimento delle assunzioni, ma di recente hanno interessato anche il personale presente;
le disposizioni recenti introdotte dall'attuale Governo in materia pensionistica, attraverso l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, applicandosi anche al settore pubblico, hanno rallentato fortemente le uscite di personale per i prossimi tre e cinque anni, impedendo, tra l'altro, il riassorbimento dei soprannumero creati dai tagli e dai processi di fusione;
bisogna, inoltre, ricordare che, in presenza di eccedenze non riassorbite, scatta il divieto di assunzione a qualsiasi titolo, aumentando, quindi, la già elevata età dei dipendenti pubblici, a discapito dell'innovazione;
la riforma pensionistica, secondo le prime stime circolate nei Ministeri, ridurrà del 40 per cento i pensionamenti nelle pubbliche amministrazioni;
attualmente si registrano presso le amministrazioni centrali circa 2.000 eccedenze di personale e, con i tagli da effettuare entro il 31 marzo 2012, si avranno circa 5.000 esuberi da collocare per due anni all'80 per cento della retribuzione, data l'impossibilità di collocarli presso altri livelli di governo a causa del patto di stabilità interno e della sofferenza dei bilanci di regioni ed enti locali -:
se il Governo non ritenga di assumere adeguate iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate ad un coordinamento tra normativa in materia pensionistica e quella in materia di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni, per continuare il processo di riforma della pubblica amministrazione secondo criteri di chiarezza, meritocrazia, premialità e responsabilità.
(2-01298)
«Marinello, Marsilio, Gioacchino Alfano, Baldelli».

Iniziative per assicurare una maggiore efficienza dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità - 2-01303

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la legge 3 marzo 2009, n. 18, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale», fatta a New York il 13 dicembre 2006, prevede, all'articolo 3, l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, quale «struttura di coordinamento» che gli Stati parte hanno l'obbligo di designare, ai sensi del paragrafo 1 dell'articolo 33 della convenzione;
il richiamato osservatorio nazionale, secondo la legge, ha i seguenti compiti:
a) promuovere l'attuazione della convenzione ed elaborare il rapporto dettagliato sulle misure adottate di cui all'articolo 35 della stessa convenzione, in raccordo con il Comitato interministeriale dei diritti umani;
b) predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale;
c) promuovere la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, anche con riferimento alle diverse situazioni territoriali;
d) predisporre la relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità, di cui all'articolo 41, comma 8, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, come modificato dal comma 8 dell'articolo 3;
e) promuovere la realizzazione di studi e ricerche che possano contribuire ad individuare aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilità;
sempre ai sensi dell'articolo 3 della legge 3 marzo 2009, n. 18, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali avrebbe dovuto adottare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che avrebbe dovuto prevedere la disciplina, la composizione, l'organizzazione e il funzionamento dell'osservatorio;
tale regolamento è stato adottato con ben quasi un anno e mezzo di ritardo, con il decreto ministeriale 6 luglio 2010, n. 167; l'osservatorio si è, tuttavia, potuto insediare solo alla fine del 2010, dopo l'emanazione, il 30 novembre 2010, dell'ulteriore decreto ministeriale di nomina del suoi pletorici componenti, che, in aperto contrasto con lo specifico obbligo a carico dello Stato parte sancito dal paragrafo 3 dell'articolo 4 della Convenzione, sono solo molto marginalmente persone con disabilità;
in data 6 ottobre 2010, in risposta all'interrogazione n. 5-02974 del giugno 2010, svolta presso la XII Commissione della Camera dei deputati, per chiedere conto di questo grave inadempimento del termine previsto dell'articolo 3 della legge 3 marzo 2009, n. 18, nel rendere operativo l'osservatorio, il Governo testualmente, tra l'altro, ha affermato: «Per quanto concerne le specifiche questioni portate all'attenzione dagli interroganti, nel rilevare preliminarmente che il termine di cui all'articolo 3, comma 3, della citata legge riveste carattere meramente ordinatorio, informo che lo scorso 6 agosto, a seguito del parere favorevole espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato (formulato nell'adunanza di sezione del 26 aprile 2010), la Corte dei conti ha registrato il decreto interministeriale recante il regolamento attuativo delle disposizioni di che trattasi»;
uno dei compiti qualificanti dell'osservatorio è quello di elaborare un rapporto dettagliato sulle misure adottate per adempiere agli obblighi assunti dall'Italia con l'adesione alla convenzione, anche in termini di obbligo di rivisitare la propria legislazione pregressa in tema di disabilità per adeguarla ai principi della Convenzione medesima. Tale rapporto, oggetto di un preciso obbligo dello Stato italiano di presentazione al «Comitato dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità», si sarebbe dovuto produrre entro il 14 marzo 2011, vale a dire dopo due anni dall'entrata in vigore della legge 3 marzo 2009, n. 18, come previsto dall'articolo 35 della convenzione. Non si ritiene che questo grave ritardo possa essere, in qualche misura, giustificato in sede internazionale, sulla scorta delle affermazioni del Governo di cui al capoverso precedente;
inoltre, allo stato, è ancora non attuata quella parte del paragrafo 2 dell'articolo 33 della convenzione, dove si prevede anche la creazione di «meccanismi indipendenti» con il compito di controllare l'attuazione delle disposizioni convenzionali che operino negli ordinamenti interni a tutela dei diritti dei disabili. Tale struttura, inoltre, andrebbe a colmare una lacuna di ordine generale nel nostro ordinamento, come la mancanza di un'autorità indipendente per la tutela delle persone con disabilità -:
quali iniziative, per la rispettiva competenza, intendano tempestivamente intraprendere per migliorare l'efficienza dell'operato dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in ordine a:
a) la celere elaborazione di un piano sullo stato/programmi di recepimento nel nostro ordinamento dei contenuti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, anche ai fini di sanare l'attuale stato di grave ritardo nell'adempimento dell'obbligo di presentazione dello stesso all'Onu;
b) la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, che andrebbe a colmare l'attuale carenza e contraddittorietà di dati statistici in tale settore, che, viceversa, sono basilari per la scelta delle misure più appropriate ed eque che si stanno per adottare anche nel campo della disabilità;
quali iniziative si intendano adottare per l'istituzione di un organismo indipendente, in adempimento del paragrafo 2 dell'articolo 33 della convenzione, con il compito di promuovere, proteggere e monitorare l'attuazione della stessa nell'ordinamento interno, formulare raccomandazioni alle autorità competenti, nonché proposte di legge in materia di disabilità, svolgere inchieste e, infine, esaminare eventuali ricorsi da parte dei disabili, organismo indipendente che, oltretutto, andrebbe anche a sanare una carenza di portata sistemica, avvertita già da tempo, in tema di disabilità.
(2-01303)
«Farina Coscioni, Livia Turco, Murer, Sbrollini, Bossa, Misiani, Margiotta, Pisicchio, Rosato, Esposito, Mura, Holzmann, Strizzolo, Lenzi, Concia, Melandri, Rubinato, Maran, Di Giuseppe, Morassut, Castagnetti, Paglia, Mazzarella, Maurizio Turco, Beltrandi, Marrocu, Calvisi, Verini, Miotto, Burtone, Melis, Duilio, Ferrari, Fiano, Bachelet, Agostini, Baretta, Motta, Argentin, Bucchino, Amici, Fontanelli, Lorenzin, Bernardini, Mecacci, Zamparutti».

Iniziative per una revisione della normativa sulla distribuzione del gas - 2-01255

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri dello sviluppo economico, per gli affari regionali, il turismo e lo sport e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (cosiddetto decreto Letta), si è inteso avviare un processo di adeguamento ai principi dell'ordinamento europeo del mercato interno nel settore del gas, conformandosi a specifiche direttive comunitarie e, più in generale, ai principi fondamentali in tema di libertà di impresa e di apertura alla concorrenza stabiliti nel Trattato;
la normativa del decreto legislativo n. 164 del 2000 ha, dunque, imposto, tra l'altro, che l'attività di distribuzione del gas naturale, in quanto servizio pubblico, debba essere affidata esclusivamente mediante gara ad evidenza pubblica ed ha attribuito agli enti locali i compiti di indirizzo, vigilanza, programmazione e controllo sulle attività di distribuzione;
l'apertura al mercato ed alla concorrenza nel settore del gas, sia in generale, sia nel segmento della distribuzione, è, però, rimasta in massima parte, ancora oggi, sostanzialmente inattuata, nonostante la previsione originaria - per quanto riguarda la distribuzione - di un periodo di transizione non certo breve (cinque anni), sicché - a distanza di oltre undici anni dall'emanazione del decreto legislativo n. 164 del 2000 sopra ricordato - nel 90 per cento del territorio nazionale metanizzato proseguono i rapporti concessori costituiti senza procedura ad evidenza pubblica, ormai pluridecennali;
la normativa successiva, infatti, ha disposto varie e successive proroghe della durata del periodo transitorio, sicché i rapporti concessori relativi al servizio di distribuzione del gas, in molti casi, sono scaduti tra la fine del 2009 e la fine del 2010, mentre, per altri numerosi casi, verranno a scadere nel corso del 2012;
ad integrare il quadro normativo del settore, è intervenuto nel frattempo l'articolo 46-bis del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, inserito, in sede di conversione, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222. Con questa disposizione, il Governo (e per esso il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali) è stato delegato ad emanare due distinti decreti, un primo (ex comma 1 dell'articolo 46-bis) per individuare «i criteri di gara e di valutazione dell'offerta per l'affidamento del servizio di distribuzione di gas» ed un secondo (ex comma 2 dell'articolo 46-bis) destinato a determinare «gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio», nonché «misure per l'incentivazione delle relative operazioni di aggregazione»;
dopo alcune proroghe del termine fissato originariamente per l'adozione dei provvedimenti delegati, il secondo dei due decreti, ancorché monco della definizione concreta dei perimetri degli ambiti territoriali minimi (carenza alla quale si sta solo in questi giorni ponendo riparo con un decreto integrativo esaminato dalla Conferenza unificata Stato-regioni-autonomie locali il 22 settembre 2011) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 marzo 2011;
l'altro decreto non è, ancora oggi, stato emanato: lo schema trasmesso al Consiglio di Stato per il prescritto parere è stato «osservato» criticamente in numerosi e fondamentali punti con parere interlocutorio della sezione consultiva per gli atti normativi (adunanza di sezione del 5 maggio 2011, n.a. 01455/2011) e rinviato all'esame del Governo;
di fatto, in mancanza dei provvedimenti attuativi e del loro completamento, non si ha, allo stato, alcuna certezza sulle successive evoluzioni dell'intera vicenda riguardante la concreta attuazione degli ambiti territoriali minimi (atem), tanto meno sui suoi tempi di attuazione;
certa è, invece, la condizione di blocco normativo delle gare per la concessione del servizio, nonostante la scadenza intervenuta per la stragrande maggioranza dei vecchi rapporti concessori: blocco determinato dalla disposizione di cui al comma 4 dell'articolo 24 del decreto legislativo 28 giugno 2011, n. 93;
si è così creata una situazione nella quale, in disparte ogni valutazione ed ogni più che ragionevole dubbio sulla legittimità del blocco delle gare (ancorché disposto con disposizione con forza di legge e non di semplice atto amministrativo, come il decreto ministeriale pubblicato il 31 marzo 2011), si protrae un'iniqua condizione di squilibrio tra gli interessi delle amministrazioni comunali e quelli dei gestori della rete. Condizione stigmatizzata anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (si confronti provvedimento AS674 del 4 febbraio 2010), la quale, in diverse occasioni, ha ribadito l'inammissibilità, dal punto di vista del diritto della concorrenza, di qualsiasi orientamento che delinei un «blocco delle gare» in attesa della definizione degli ambiti territoriali minimi;
più in generale, si può riassumere il contesto generale del settore della distribuzione del gas come da anni caratterizzato dai seguenti elementi essenziali:
a) la tendenza alla liberalizzazione, in conformità ai principi comunitari che hanno trovato recepimento normativo di principio nel decreto legislativo n. 164 del 2000;
b) la ancora latitante attuazione concreta di questo processo;
c) la resistenza dei maggiori protagonisti del settore alla realizzazione di un vero mercato aperto;
d) la tendenza ad una razionalizzazione e drastica semplificazione di questo settore industriale: ambiti territoriali minimi (atem) di grandi dimensioni, come quelli definiti con il ricordato decreto pubblicato il 31 marzo 2011 e precisati con il decreto integrativo già ricordato in corso di emanazione, comportano l'eliminazione dal mercato della stragrande maggioranza delle circa 200 imprese esistenti, che si ridurranno ad un massimo di sei o sette operatori, i soli ad avere la capacità non imprenditoriale, ma finanziaria, per sostenere gare siffatte, che implicano il pagamento di rimborsi di enormi dimensioni. Con tutti i connessi rischi, per non dire la concreta prospettiva di intese oligopolistiche di spartizione del mercato della distribuzione;
e) la resistenza a qualunque cambiamento o gara: in attesa degli ambiti territoriali minimi, si punta alla proroga di fatto delle gestioni esistenti, con il prolungamento degli ingenti profitti che le rendite di posizione acquisite con le vecchie concessioni garantiscono, anche a causa dell'inefficacia della semplice separazione societaria tra il segmento della distribuzione e quello della vendita del gas;
f) la concretizzazione di una prospettiva del tutto incerta, nella quale si possono facilmente determinare posizioni divaricate tra i diversi comuni, fondate non su regole, ma sulle ragioni della presunta forza: si pensi al recentissimo caso del comune di Roma, che ha bandito la gara nell'agosto 2011 limitatamente al territorio comunale, a giudizio degli interpellanti in contrasto sia con la norma sul blocco della gare, sia con l'obbligo di procedere solo con gare d'ambito: una decisione che appare del tutto anomala e che desta tanta maggiore perplessità dopo le vicende non chiarite del rapporto tra il comune di Roma e la società Sue-Gaz de France nella compagine societaria di Acea s.p.a. e l'uscita non prevista della compagnia francese dal mercato italiano della distribuzione gas;
in questo contesto, dal mondo delle autonomie comunali si sono sollevate numerose critiche per le modalità, ad avviso degli interpellanti, confuse e contraddittorie dell'azione governativa riguardanti la distribuzione del gas e per l'iniquità della relativa disciplina a favore dei gestori, confermata dallo schema di decreto ministeriale ancora in itinere, con motivate richieste di intervento per correggere la normativa emanata -:
se non intendano promuovere una revisione della normativa del settore e, in particolare della distribuzione del gas, avendo come scopo una reale apertura alla concorrenza, e comunque assumere iniziative dirette:
a) ad abrogare la norma di cui all'articolo 24, comma 4, del decreto legislativo 28 giugno 2011, n. 93, che impone il blocco delle procedure di gara o quanto meno a rinviarne l'efficacia fino al completamento dei provvedimenti di attuazione dell'articolo 46-bis del decreto-legge n. 159 del 2007;
b) ad assicurare un sostanziale riequilibrio nella regolazione dei rapporti tra operatori ed amministrazioni locali nell'ambito dell'emanando «decreto criteri», di cui in premessa, rapporti oggi nettamente squilibrati a favore dei gestori del servizio di distribuzione del gas, con un'attenzione particolare agli interessi dei comuni, così sacrificati dai recenti e meno recenti provvedimenti sulla finanza pubblica.
(2-01255)
«Morassut, Causi, Meta, Pompili, Recchia, Lolli, Argentin, Mattesini, Concia, Bratti, Margiotta, Luongo, Realacci, Calvisi, Marantelli, Bonavitacola, Picierno, Grassi, Trappolino, Verini, Peluffo, Cenni, Boccuzzi, Gasbarra, Bernardini, Carella, D'Antona, Sposetti, Servodio, Touadi».

Iniziative volte a sostenere il settore siderurgico, con particolare riferimento agli impianti delle imprese Lucchini, ThyssenKrupp e Beltrame - 2-01281

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'industria siderurgica europea si trova ad affrontare sfide enormi, ristrutturazioni, delocalizzazioni, chiusure e riduzione della capacità produttiva degli impianti che minacciano la sicurezza di migliaia di posti di lavoro;
la tendenza è alla dislocazione della produzione siderurgica nei Paesi dove le condizioni sono considerate più vantaggiose (meno vincoli sociali e ambientali, disponibilità di materie prime e altro) e dove è prevista una maggiore crescita economica e un maggior consumo;
nel 2010 la produzione mondiale di acciaio è aumentata di quasi il 16 per cento sul 2009, superando del 6 per cento quella del 2008, superando 1,4 miliardi di tonnellate, il livello più alto di tutti i tempi; secondo gli analisti le previsioni della crescita economica mondiale per i prossimi anni si assesterebbero attorno ad un +4-5 per cento;
nel 2000 nei Paesi dell'Unione europea si produceva il 23 per cento dell'acciaio mondiale, in Cina il 15 per cento; nel 2010 l'Unione europea è al 12 per cento e la Cina al 44 per cento;
l'andamento dei prezzi e la disponibilità di materie prime incidono rilevantemente (il settore è molto concentrato ed è controllato a livello mondiale per quasi l'80 per cento da tre sole compagnie minerarie) e pesantemente sulla siderurgia italiana, basti sapere che il prezzo del minerale è aumentato dell'84 per cento rispetto al 2009, il coke ha avuto rialzi del 20 per cento, il rottame è aumentato del 63 per cento, restando comunque al di sotto del 23 per cento rispetto ai livelli massimi che si registrarono nel 2008;
nel 2010, solo cinque Paesi hanno superato o sono tornati ai livelli di produzione pre-crisi del 2008: si tratta di Cina, India, Corea, Turchia e Iran, mentre tutti gli altri sono sotto tali livelli;
la produzione italiana è aumentata del 30 per cento sul 2009, ma è ancora sotto del 16 per cento sul 2008 (-4,8 milioni di tonnellate), con andamenti diversi nei vari comparti: i prodotti piani hanno registrato un +39 per cento sul 2009 (recuperando il 72 per cento dei volumi del 2008); quelli lunghi hanno fatto segnare un +9 per cento sul 2009 (recuperando meno del 20 per cento dei volumi del 2008);
il 2011 ha registrato una buona ripresa fino a tutto il primo semestre; dopo l'estate è cominciata una tendenza al ribasso che, secondo tutti gli osservatori, avrà un trascinamento negativo sul primo semestre del 2012;
i prodotti siderurgici cosiddetti piani hanno goduto fino al 2010 di una domanda estera più forte, mentre i cosiddetti lunghi hanno risentito della stagnazione del settore delle costruzioni e della riduzione delle vendite nell'area del Medio Oriente e del Nord Africa;
ancora prima dell'inizio della crisi era evidente che, in prospettiva, la siderurgia italiana avrebbe dovuto concentrarsi più sulla qualità delle produzioni, verso tipologie di prodotti a più alto valore aggiunto, piuttosto che sull'aumento delle quantità;
viceversa, l'Italia continua ad essere un importatore netto di acciaio, anche di qualità; questa dovrebbe essere la strada da imboccare per i vari produttori e per risolvere i problemi di sovraccapacità produttiva che già si pongono in Italia come in Europa;
i maggiori gruppi siderurgici europei, compresi quelli italiani, spostano sempre di più la loro attenzione verso l'Oriente e le Americhe, riducendo la loro presenza in Europa;
le tendenze della siderurgia europea potrebbero cambiare radicalmente il ruolo e il peso della siderurgia italiana, in particolare: Severstal ha annunciato, all'inizio del 2010, di voler vendere gli stabilimenti europei per concentrare gli investimenti in Paesi a più alta crescita; ThyssenKrupp ha scelto di dismettere alcuni settori e scorporare per vendere l'intero comparto dell'inox; ArcelorMittal ha deciso di recente di disinvestire dall'area centrale europea per finanziare acquisizioni di miniere e di impianti al di fuori dell'Europa, arrivando a ridurre drasticamente la produzione anche con la chiusura definitiva di altiforni; Beltrame ha annunciato la volontà di dismettere lo storico stabilimento di S. Giovanni in Val d'Arno e i siti di Belgio e Lussemburgo;
in tale contesto si è inserita la notizia della chiusura dell'altoforno delle acciaierie Lucchini di Piombino, dal 24 dicembre 2011 al 18 gennaio 2012, annunciata dall'azienda, per mancanza di ordini e della relativa cassa integrazione per 2.200 lavoratori;
si impone sul piano interno la necessità di una politica industriale impostata su ricerca e sviluppo, innovazione nei prodotti e nei cicli produttivi per attenuare gli impatti ambientali e migliorare l'efficienza energetica;
in particolare, per quanto riguarda il comparto dei prodotti «piani», ma anche per talune tipologie di prodotti «lunghi», la siderurgia italiana non può fare a meno di mantenere i due cicli integrali (Taranto e Piombino-Trieste) che forniscono acciaio di qualità soprattutto per le applicazioni qualificate;
è altresì necessario che l'Italia contribuisca a definire una strategia industriale europea per l'industria siderurgica che sia di sostegno ai singoli Stati membri dell'Unione europea, attraverso l'allocazione settoriale dei fondi strutturali europei per:
a) sostenere gli investimenti in nuove tecnologie e in nuovi processi per riqualificare gli impianti allo scopo di contribuire ad una economia europea efficiente nell'uso delle risorse e dell'energia;
b) salvaguardare la produzione europea dalla concorrenza sleale innalzando i vincoli sociali ed ambientali e gli standard di qualità dei prodotti siderurgici utilizzati nell'Unione europea;
c) sviluppare posti di lavoro sicuri, stabili e qualificati per l'industria siderurgica europea -:
se il Ministro interpellato intenda convocare immediatamente un tavolo nazionale sulla siderurgia per definire alcune linee di politica industriale per il settore in direzione del consolidamento della capacità produttiva degli impianti, del sostegno della qualità dei prodotti e dell'occupazione dei lavoratori siderurgici e degli indotti;
quali iniziative urgenti intenda assumere per gli impianti di Piombino - la cui situazione richiede un'immediata convocazione dei vertici della Lucchini e delle rappresentanze sindacali ed istituzionali - per gli impianti della ThyssenKrupp e della Beltrame.
(2-01281)
«Vico, Ventura, Velo, Lulli, Nannicini, Rosato, Trappolino, Froner, Boccia, Federico Testa, Bossa, Scarpetti, Cesare Marini, D'Alema, De Micheli, Zunino, Servodio, Albonetti, Gianni Farina, Lo Moro, Fadda, Sanga, Bellanova, Mastromauro, Sbrollini, Grassi, Luongo, Tenaglia, Samperi, Zucchi, Sereni».

Elementi in merito all'utilizzo da parte degli istituti bancari italiani delle risorse messe a disposizione dalla Banca centrale europea al fine di facilitare l'accesso al credito - 2-01308

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
le banche europee hanno ottenuto circa 500 miliardi di euro di nuovi fondi il 21 dicembre 2011, in occasione della prima asta di rifinanziamento organizzata dalla Banca centrale europea, in base alle nuove regole volute dalle autorità dell'Unione europea per combattere il credit crunch; di questi fondi gli istituti italiani hanno ricevuto 116 miliardi di euro al tasso dell'1 per cento;
la Banca centrale europea ha più volte dichiarato che tali risorse erano vincolate ad una precisa finalizzazione: dare credito all'economia reale in modo da permettere alle banche di avere più liquidità ad un costo basso da mettere a disposizione di imprese e famiglie;
le imprese e le famiglie italiane vedono sempre più ristretta la possibilità di accedere al credito; convenzioni e confidi vengono disdetti e gli interessi arrivano al 12 per cento, così come denunciato dal Corriere della Sera del 31 dicembre 2011;
il direttore generale dell'Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, in una sua lettera al Corriere della Sera del 6 gennaio 2012 dichiara che l'effetto delle misure della Banca centrale europea sul credito potrebbe avvenire solo nei prossimi mesi: «Non avere ridotto il credito nonostante la congiuntura e le iniziative varate ha avuto pesanti impatti sui bilanci delle banche italiane (...). Il valore del rapporto sofferenze su impieghi nei confronti delle imprese è oggi del 7,4 per cento contro il 3,3 per cento del giugno 2008 (...). I riflessi sul credito, oggi riconducibili a casi marginali, potrebbero accentuarsi se resta su livelli elevati lo spread tra titoli di Stato italiani e Bund tedeschi e se le richieste dell'Eba verranno confermate nelle modalità e nei tempi (...). Chiedere l'erogazione di più credito senza tener conto di questo contesto e delle interconnessioni non porta alla soluzione dei problemi»;
ciò purtroppo dimostra, ancora una volta, che i tempi del Paese non sono quelli delle banche e che, nei prossimi mesi, per le piccole e medie imprese potrebbe essere drammaticamente troppo tardi;
il Presidente del Consiglio dei ministri, parlando al Parlamento, ha più volte ribadito che lo sviluppo è la priorità assoluta e che, senza credito alle imprese, sviluppo non ci può essere -:
se il Governo sia a conoscenza dell'utilizzo da parte delle banche italiane dei 116 miliardi di euro ottenuti dalla Banca centrale europea e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere affinché, in coordinamento con la Banca d'Italia, sia verificato il corretto utilizzo delle risorse della Banca centrale europea, visto che, ad oggi, le banche non sembrano avere minimamente cambiato la tendenza almeno in Italia.
(2-01308)
«Lupi, Cicchitto, Corsaro, Casero».

Iniziative volte a salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Alcoa di Portovesme - 2-01306

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
è notizia di questi giorni che la dirigenza dell'Alcoa, società multinazionale che opera nel settore della produzione di alluminio primario, ha intenzione di ridurre la capacità produttiva dei suoi stabilimenti, delineandosi così la plausibile chiusura dello stabilimento sardo di Portovesme, centro produttivo dove sono impiegati circa 800 addetti;
il tutto rientra nel piano di ristrutturazione già iniziato negli stabilimenti americani che prevede la riduzione di circa il 12 per cento di capacità totale di produzione di alluminio che, quindi, coinvolgerebbe pienamente lo stabilimento di Portovesme, interessato negli ultimi anni da una lunga vertenza, in quanto considerato non pienamente competitivo;
già nel 2010 il colosso multinazionale della produzione di alluminio aveva, infatti, prospettato la chiusura (almeno temporanea) degli impianti italiani considerando troppo elevato il costo dell'energia nel territorio italiano, ma la vicenda è poi rientrata a seguito dell'intervento del Governo che, con un provvedimento d'urgenza, ha predisposto un piano di tariffazione agevolata dei costi dell'elettricità per le aziende energivore per le regioni Sicilia e Sardegna fino a tutto il 2012, con possibile proroga per gli anni a seguire, previa verifica da parte dell'Unione europea;
la situazione appare di notevole criticità, soprattutto per le gravissime conseguenze sotto il profilo occupazionale, e necessita di un intervento da parte del Governo nel più breve tempo possibile per evitare una tragica conclusione degli eventi che porterebbe alla chiusura dello stabilimento e al conseguente crollo di tutto il settore produttivo del Sulcis Iglesiente, che coinvolge aziende di grande rilevanza nel settore quali la Portovesme srl, la Eurallumina e la Carbosulcis, a cui si aggiungerebbe la perdita di migliaia di posti lavoro in un momento congiunturale difficilissimo e in un territorio già fortemente colpito da anni da una profonda crisi economico/occupazionale -:
se non si intenda attivarsi per convocare un tavolo di concertazione tra i vertici dell'azienda, i lavoratori, le sigle sindacali e le rappresentanze politico-istituzionali locali per trovare una soluzione che consenta il prosieguo dell'attività produttiva dello stabilimento Alcoa di Portovesme;
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere, anche in via straordinaria, per consentire la prosecuzione dell'attività dello stabilimento in questione e conseguentemente garantire così la produttività di tutto il polo del Sulcis Iglesiente e il mantenimento occupazionale delle risorse impiegate nel territorio.
(2-01306) «Mereu, Galletti».

Elementi in merito all'operazione di acquisizione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese da parte dell'azienda DR Motor - 2-01307

L)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la DR Motor Company è un'azienda automobilistica italiana, fondata nel 2006 a Macchia d'Isernia da Massimo Di Risio. L'azienda dichiara di importare componenti prodotti dalla casa automobilistica cinese Chery Automobile, e di assemblarli in Italia. La commercializzazione, per i primi tempi, avveniva tramite un accordo con una rete di supermercati e ipermercati. Oggi la DR dichiara di possedere una propria rete di vendita e officine. L'azienda ha sede a Macchia d'Isernia, in Molise. Fa parte della capogruppo DR automobiles groupe, azienda già di proprietà di Di Risio, fondata nel 1995 che importa e distribuisce autovetture di varie marche;
nel 2006 Massimo Di Risio, già fondatore dell'azienda Katay, che si occupa d'importare auto prodotte interamente in Cina, fonda la DR Motor Company, inizia la distribuzione di modelli prodotti dalla Chery Automobile, marcandoli «DR»;
la DR, con l'accordo siglato il 1o dicembre 2011, ha rilevato lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Solo tre anni fa la Fiat aveva promesso, per quell'area, investimenti complessivi per 500 milioni di euro con l'obiettivo di produrre circa 100 mila nuove auto, modello ypsilon, all'anno. Invece, smentendo sé stessa, ha chiuso Termini Imerese dal 1o gennaio 2012, con la conseguenza che la nuova ypsilon sarà fabbricata in Polonia;
la DR è stata a lungo in trattativa, sempre con Fiat, per rilevare anche lo stabilimento irpino dell'Irisbus, prima di abbandonare per puntare all'impianto siciliano. Dopo una trattativa con gli enti locali, Governo e sindacati, la DR è subentrata alla Fiat nella gestione dello stabilimento siciliano. L'azienda molisana gestirà l'impianto insieme ad altre quatto aziende, dal 2012, con un investimento complessivo di 341 milioni di euro per la riqualificazione della fabbrica;
il gruppo Italia dei Valori è stato l'unico partito a denunciare fin dall'inizio la fuga di fatto della Fiat dall'Italia, chiedendo al precedente Governo di far sentire la propria voce esattamente come fecero la Merkel con la Opel che rischiava la cessione e Sarkozy con la Renault quando intendeva delocalizzate uno stabilimento;
l'Italia dei Valori su Termini Imerese ha avanzato proposte precise di politica industriale così riassunte: acquisizione dello stabilimento di Termini Imerese da parte della regione Sicilia, al valore di un euro; infrastrutturazione del porto; ammodernamento delle aziende dell'indotto, utilizzo dei 100 milioni di euro di fondi europei previsti nei programmi di investimento destinati alla riqualificazione dell'area industriale di Termini Imerese. Tutto ciò per predisporre un bando internazionale di gara rivolto a produttori di tutto il mondo, tale da rendere conveniente e interessante l'investimento in Italia per un secondo costruttore di auto. Tale proposta prevede che tutti gli operai siano riassunti dalla nuova azienda in modo da riorganizzare l'intero indotto senza perdita di posti di lavoro. Il piano richiede che la regione si impegni a integrare la cassa integrazione anche facendo ricorso ai fondi europei. Si ritiene che questa proposta sia tuttora valida e che possa essere utile per salvare Termini Imerese da una tragedia occupazionale e sociale e da un imprenditore, Massimo Di Risio, la cui solidità economica, organizzativa ed imprenditoriale non appare chiara;
in un comunicato sindacale del 19 settembre 2011 la Fiom Cgil ha chiesto un incontro alla DR Motor «anche per fare chiarezza circa le mensilità arretrare dei lavoratori della DR». In una lettera inviata il 26 novembre 2011 a Il Fatto Quotidiano, lo stesso Di Risio, rispondendo ad un articolo pubblicato il giorno prima sul medesimo quotidiano, ha ammesso «un debito dell'azienda di 67 milioni per il 2009 che salirà a 68 nel bilancio 2010». Nella stessa lettera però ha assicurato di poter risanare la sua disastrata azienda senza dover ricorrere né all'articolo 67 della legge fallimentare, come denunciato da Il Sole 24 ore del 24 novembre 2011 e neppure a 178 milioni di euro di finanziamento pubblico, come è inevitabile sospettare trattandosi di un imprenditore che ha potuto dar vita allo stabilimento di Isernia grazie a 4 milioni di euro presi dai fondi per il terremoto del Molise e utilizzati in una zona che dal terremoto era stata appena lambita;
per un industriale che si lancia nell'impresa di rilevare Termini Imerese, azienda che dà lavoro a 1.600 dipendenti diretti a cui si aggiungono altri 600 lavoratori dell'indotto, l'avere già un debito esorbitante e non poter pagare neppure gli attuali 140 dipendenti è un pessimo inizio;
si avrebbe altresì notizia che da diversi mesi la DR Motor di Massimo Di Risio non paga gli stipendi agli impiegati e agli operai. Inoltre emergerebbe un atteggiamento dell'azienda volto a scoraggiare i lavoratori dal diffondere notizie relative al mancato pagamento con la promessa di essere eventualmente assunti dalla nuova azienda, la DR Industrial di Termini Imerese;
dal Corriere della Sera di martedì 3 gennaio 2012 si apprende, nell'articolo: «Dr apre la partita di Termini. Il sogno del solare made in Usa», che «il capitale che dovrebbe essere messo a disposizione da Di Risio è di 15 milioni, a fronte del quale ha ottenuto 82 milioni di agevolazioni e 95 milioni di garanzie bancarie da parte della Regione Sicilia: non poco per un gruppo ancora in fase di sviluppo, che per due mesi non ha pagato i dipendenti del suo stabilimento di Macchia d'Isernia, ha 35 milioni di debiti e non ha ancora pubblicato il bilancio 2010»;
il giorno 4 gennaio 2012 è pervenuta agli interpellanti una nota di due pagine, qualificata come «lettera aperta dei dipendenti DR Motor», nella quale vengono formulati ulteriori gravi addebiti, alla società;
diventa dunque più forte il sospetto di trovarsi di fronte a una di quelle classiche partite di giro cui troppe volte si è assistito a danno dei lavoratori del Sud in questi ultimi anni: quei giochi vertiginosi alla fine dei quali gli unici a ritrovarsi gabbati, presi in giro e gettati in mezzo a una strada sono i lavoratori con uno spreco clamoroso di denaro pubblico;
se il Governo non intervenisse immediatamente sia per verificare la reale consistenza della proposta della DR Motor sia per la responsabilità, che deve rimanere di Fiat, sul destino di questi lavoratori, sarebbe molto difficile cogliere la differenza tra il comportamento di questo Governo e quello del Governo precedente -:
se il Governo non intenda intervenire per accertare il reale stato finanziario del gruppo guidato da Massimo Di Risio, la reale fattibilità del piano industriale, le garanzie che il gruppo DR Motor dovrebbe dare a fronte dell'ingente finanziamento pubblico;
se il Governo abbia predisposto o intenda predisporre un piano alternativo più volte invocato dagli interpellanti mentre era in carica il precedente Governo senza mai ricevere una risposta;
se il Governo intenda far valere gli interessi nazionali chiedendo alla Fiat di rispondere del denaro pubblico percepito e di chiarire l'effettivo contenuto del cosiddetto «piano Fabbrica Italia», mantenendo, per quanto rientri nelle sue competenze, «vincolata in solido» la Fiat all'effettivo risultato del piano industriale e occupazionale annunciato.
(2-01307)
«Leoluca Orlando, Di Pietro, Donadi, Messina, Paladini, Aniello Formisano, Borghesi, Evangelisti, Cimadoro».

Iniziative concernenti la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria - 2-01271

M)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri dell'interno, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute, per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2011 è stata approvata dalla Camera dei deputati la risoluzione in assemblea 6-00084 sul ciclo dei rifiuti in Calabria, che richiama i risultati della relazione della commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, approvata all'unanimità il 19 maggio 2011;
negli atti suddetti si legge che «l'esito delle iniziative commissariali è stato del tutto insoddisfacente, posto che le società miste pubblico-private, costituite dal commissario per realizzare la raccolta differenziata, versano tutte in stato di insolvenza e che la raccolta differenziata non è decollata, essendo, pressoché, inesistente sul 90 per cento del territorio regionale, a tal punto da raggiungere, nella media, la modesta percentuale del 4,2 per cento per gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008» e che «il motivo principale di tale fallimento deve essere individuato nei numerosi conflitti tra l'ufficio del commissario e gli enti locali che hanno paralizzato tutte le iniziative dei vari commissari delegati succedutisi nel tempo»;
rispetto alle discariche nelle conclusioni della commissione di inchiesta si legge: «in Calabria non sono state realizzate nel corso di tutto il commissariamento né nuove discariche pubbliche, né impianti di trattamento, sicché tutto il sistema delle discariche e degli impianti di trattamento è affidato ai privati» e «in tale contesto ambientale non deve destare perplessità il fatto che la Calabria sia terra di smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi, posto che l'agenzia nazionale per l'ambiente, l'Ispra, ha calcolato una capacità di smaltimento di rifiuti speciali calabrese molto alta, di quasi 43 mila tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, quantitativo che non corrisponde assolutamente alla produzione dei rifiuti speciali nella regione»;
la relazione, inoltre, individua delle responsabilità specifiche del commissario: gli inadempimenti hanno investito anche il sito di bonifica di interesse nazionale (s.i.n.) di Crotone, Cerchiara e Cassano, dal momento che nel periodo di competenza, che va dal mese di novembre 2002 al mese di giugno 2008, quando i siti inquinati sono stati consegnati alla Syndial, l'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto a porre in essere iniziativa alcuna per la messa in sicurezza e/o la bonifica dei siti inquinati, lasciando ineseguite le decisioni assunte nelle varie conferenze dei servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, probabilmente per deficienze strutturali;
il 18 ottobre 2011 è stata presentata a Crotone la relazione sulle criticità nel settore dei rifiuti e delle bonifiche relativa alla Calabria, con la presenza del presidente della commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, onorevole Gaetano Pecorella, del presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, del sindaco di Crotone, Peppino Vallone, e del prefetto di Crotone, Vincenzo Panico;
non sembra, però, che le cose vadano meglio. Secondo quanto si apprende dalle agenzie, il 16 novembre 2011 nella zona della piana di Sibari è stato sequestrato dalla Guardia di finanza un terreno di circa 6 mila metri quadrati, dove erano stati scaricati abusivamente rifiuti speciali, lastre di eternit e amianto. Il maresciallo della Guardia di finanza di Sibari ha dichiarato all'AgenParl, in un'intervista, che dai risultati delle prime indagini il terreno molto probabilmente apparterrebbe all'Anas e si trova in località Contrada Lattughelle;
nello stesso giorno la procura della Repubblica di Paola ha disposto l'arresto dell'imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio, di 75 anni, titolare di un'impresa di produzione di materiali per l'edilizia. L'arresto è stato fatto nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti tossici interrati nell'alveo del fiume Oliva. La magistratura di Paola, guidata dal procuratore Bruno Giordano, avrebbe accertato l'interramento di 90 mila metri cubi di materiale di risulta. L'inchiesta era nata dal ritrovamento nell'alveo del corso d'acqua, ubicato al confine tra i comuni di Amantea, Serra d'Aiello e Aiello Calabro, nel basso Tirreno cosentino, di rifiuti tossici e radioattivi;
in data 17 novembre 2011 si è appreso dalla stampa che la procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto la misura dell'interdizione dall'esercizio di pubblico ufficio per il commissario per l'emergenza ambientale, il generale della Guardia di finanza Graziano Melandri (nominato in data 23 febbraio 2011), coinvolto nell'inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro, che ha portato all'arresto dei vertici della società Eneterch, la società che gestisce l'impianto. La richiesta di interdizione è stata avanzata anche per due funzionari dell'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale della Calabria, Domenico Richichi, 41 anni, e Simone Lo Piccolo, 29 anni. Le richieste sono state avanzate dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto Carlo Villani;
secondo inchieste giornalistiche tra gli agrumeti e gli oliveti di Cassano allo Jonio sarebbero sepolte circa 35 mila tonnellate di ferriti. La regione Calabria ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbero stanziato 3 milioni e mezzo per la bonifica. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe voluto affidare l'opera di risanamento alla Syndial del gruppo Eni;
gli inquirenti della procura della Repubblica di Crotone hanno disposto il 9 marzo 2010 il rinvio a giudizio per 45 persone, tra dirigenti, amministratori e prefetti, coinvolte nello smaltimento illegale delle scorie tossiche provenienti dal vecchio stabilimento Pertusola Sud del gruppo Eni. Come ricostruito dall'indagine, nel 1997 gli alti dirigenti della società Pertusola Sud, in odor di fallimento, avevano un problema enorme: liberarsi di 400 mila tonnellate di scarti provenienti dal processo produttivo dello stabilimento metallurgico. Si trattava delle scorie di cubilot, contenenti metalli altamente cancerogeni e per i quali la legge prevedeva lo smaltimento in apposite discariche. Gli amministratori della società, poco propensi ad accollarsi i costi, pensarono bene che quelle scorie potevano essere spacciate come materiale di riempimento per sottofondi stradali ed altre opere di edilizia, visto che il «decreto Ronchi» del 5 febbraio 1998 dichiarava il «cubilot materiale non pericoloso»;
sono 18 i siti messi sotto sequestro nel 2008. 45 imputati dovranno comparire davanti giudice per l'udienza preliminare l'11 maggio 2012 per disastro ambientale. Fonti locali descrivono una situazione di inerzia da parte di chi dovrebbe avviare un'opera di bonifica della zona, nonostante i soldi stanziati dallo Stato;
in alcuni dei casi sinteticamente richiamati sembra trattarsi di fatti riferiti all'attualità; il che mette ulteriormente in discussione la validità e l'efficacia di un commissariamento, di cui con la risoluzione votata dalla Camera dei deputati è stata sollecitata la cessazione -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se i recenti fatti di cronaca siano contemplati nei risultati dei precedenti monitoraggi ambientali o se debbano essere contemplati come fatti nuovi;
quali siano le azioni che il Governo, nell'ambito delle sue competenze, intende intraprendere per vigilare su possibili abusi da parte della malavita locale a scapito della salute pubblica;
quali siano i piani di intervento che si intendono adottare per la bonifica dei siti di interesse nazionale (sin), i costi e le ditte affidatarie delle opere di risanamento in zone dove negli ultimi anni si è avuta una forte incidenza di carcinomi e dove si vive soprattutto di agricoltura, esportando i prodotti su tutto il territorio nazionale;
se e come il Governo intenda attuare la risoluzione 6-00084 che impegnava il Governo «a intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in raccordo e leale collaborazione con i competenti organismi nazionali, della regione Calabria e degli enti locali interessati, anche al fine di creare le condizioni per una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti»;
se il Governo intenda costituirsi parte civile nei procedimenti in corso;
se non si ritenga di far cessare lo stato di emergenza in Calabria che negli ultimi 14 anni ha causato una spesa di oltre un miliardo di euro, senza costruire un sistema integrato di gestione dei rifiuti.
(2-01271)
«Lo Moro, Ventura, Bratti, Mariani, Cesare Marini, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno, Laratta».