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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 630 di giovedì 10 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 maggio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Paniz, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge:
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: misure per contenere gli sprechi nella pubblica amministrazione, anche tramite la riorganizzazione degli enti locali (1448) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di enti comunali di assistenza per le persone in condizioni di disagio economico (1449) - alla XII Commissione (Affari sociali);
interventi per garantire il decoro dei luoghi pubblici (1450) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi per scoraggiare il fenomeno del «doppio lavoro» (1451) - alla XI Commissione (Lavoro);
CARLA FRANZA, da Pordenone, e altri cittadini chiedono la reintroduzione delle norme della legge n. 188 del 2007 in materia di modalità di dimissioni volontarie e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro (1452) - alla XI Commissione (Lavoro);
TOMMASO BADANO, da Sassello (Savona), chiede: norme per il rinnovo automatico delle concessioni d'uso di acque potabili ai fini della produzione di energia idroelettrica (1453) - alla X Commissione (Attività produttive);
l'introduzione di un limite massimo pari a 90.000 euro per le retribuzioni e le pensioni dei dipendenti pubblici (1454) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
COSIMO DE VINCENTIIS, da Taranto, misure per contrastare il sovraffollamento delle carceri, prevedendo che Pag. 2parte della pena sia scontata presso conventi e monasteri (1455) - alla II Commissione (Giustizia);
MARIELLA CAPPAI, da Villasalto (Cagliari), chiede norme per il rimborso dei costi sostenuti dai cittadini per l'assistenza e la consulenza relative agli adempimenti tributari (1456) - alla VI Commissione (Finanze);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede: provvedimenti per prevenire la proliferazione della Parietaria officinalis, al fine di contrastare la diffusione delle allergie (1457) - alla XII Commissione (Affari sociali);
nuove norme di carattere generale in materia di responsabilità civile e penale (1458) - alla II Commissione (Giustizia);
iniziative internazionali a tutela della dignità delle donne, contrastando l'imposizione dell'obbligo di indossare indumenti che intralciano i movimenti e determinano disagi fisici (1459) - alla III Commissione (Affari esteri);
che le transazioni finanziarie l'istituzione siano assoggettate a un'imposta inversamente proporzionale alla durata dell'investimento, al fine di contrastare comportamenti speculativi (1460) - alla VI Commissione (Finanze);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede: l'abolizione dell'obbligo di raccogliere 50.000 firme per la presentazione dei progetti di legge popolari (1461) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
norme per la prevenzione e la cura della ludopatia (1462) - alla XII Commissione (Affari sociali);
CRISTIAN STEVANATO, da Rubano (Padova), chiede: nuove norme in materia di indicazioni obbligatorie sulle confezioni dei vaccini pediatrici (1463) - alla XII Commissione (Affari sociali);
maggiore trasparenza nelle procedure di affidamento dei minori a comunità o a case famiglia (1464) - alla XII Commissione (Affari sociali);
norme per la regolamentazione dell'esercizio della prostituzione (1465) - alla II Commissione (Giustizia);
l'attribuzione a speciali associazioni private di compiti di contrasto ai reati contro i minori (1466) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
iniziative per la fuoriuscita dell'Italia dall'Unione europea e dalla NATO (1467) - alla III Commissione (Affari esteri);
l'inserimento nell'articolo 3 della Costituzione del divieto di ogni tipo di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale (1468) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIOVANNI DALEFFE, da Bergamo, chiede modifiche agli articoli 169 e 171 del codice civile in materia di gestione del fondo patrimoniale costituito dai coniugi per i bisogni della famiglia (1469) - alla II Commissione (Giustizia);
PAOLO PASINI, da Cesena, chiede l'introduzione del divieto di prevedere un tasso di interesse minimo nei contratti relativi alla concessione di mutui bancari a tasso variabile (1470) - alla VI Commissione (Finanze);
PIERA MANCINI, da Roma, e numerosi altri cittadini chiedono: misure diverse per la riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione (1471) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'adozione di una disciplina organica per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, anche con l'attribuzione della responsabilità giuridica ai partiti politici (1472) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'adozione di una nuova legge elettorale che consenta l'effettiva scelta dei candidati da parte dei cittadini, tramite lo svolgimento di elezioni primarie (1473) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIULIA INNOCENZI, da Roma, e numerosissimi altri cittadini, chiedono di intraprendere iniziative immediate per garantire Pag. 3l'adozione di una legge forte contro la corruzione, anche vietando la candidatura dei condannati per corruzione, assicurando la protezione di chi denuncia i relativi reati, ampliando i termini di prescrizione e inasprendo le sanzioni per i medesimi reati, il riciclaggio e il falso in bilancio (1474) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo circa l'ipotesi di riattivazione dell'uso carcerario dell'isola di Pianosa, anche con riferimento alla salvaguardia del patrimonio archeologico ed ambientale - n. 2-01462)

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01462, concernente intendimenti del Governo circa l'ipotesi di riattivazione dell'uso carcerario dell'isola di Pianosa, anche con riferimento alla salvaguardia del patrimonio archeologico ed ambientale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Questa interpellanza urgente ha lo scopo di chiedere un chiarimento al Governo circa le proprie intenzioni in merito all'isola di Pianosa, che viene indicata come possibile sede di una nuova attività carceraria, come penitenziario che è stato a più riprese attivato e dimesso.
Si chiede al Governo che cosa si voglia fare in questa isola così importante dal punto di vista non solo ambientale, ma anche storico e culturale per i reperti archeologici importanti che ivi risiedono, in quanto l'attuale situazione è contrassegnata da degrado e progressiva distruzione di questo patrimonio al quale ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'interpellanza dell'onorevole Bosi, voglio ricordare che l'ipotesi di utilizzare l'isola di Pianosa a scopi detentivi è stata, nel corso degli ultimi anni, più volte valutata, anche alla luce del disposto di cui all'articolo 41-bis, comma 2-quater, che prevede che i detenuti sottoposti a tale regime speciale «siano ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari».
Detta proposta è stata poi abbandonata, avendo l'Amministrazione condiviso i motivi di riflessione e gli spunti critici proposti, al riguardo, dall'opinione pubblica, dalle associazioni politiche e ambientalistiche, dall'Ente parco e dagli enti regionali e locali.
Ciò detto, voglio anche precisare che l'eventualità di utilizzare l'isola di Pianosa a fini penitenziari è stata nuovamente sottoposta al vaglio del Ministro guardasigilli, tenuto conto sia dell'attuale situazione di sovraffollamento esistente negli istituti italiani, che delle potenzialità che il territorio in questione può offrire, tanto sul fronte trattamentale, che su quello della sicurezza.
Va evidenziato, peraltro, che una tale opzione dovrebbe innanzitutto essere concertata con L'Ente parco e la regione Toscana, attesa la delicatezza della questione e l'opportunità di agire congiuntamente attraverso l'elaborazione di un progetto il più possibile condiviso, tale da consentire il perseguimento degli obiettivi di rispettiva pertinenza, così come auspicato dall'interpellante.
Infatti, preme evidenziare che un'eventuale nuova utilizzazione dell'isola a scopi detentivi potrebbe essere conseguita solo nella prospettiva di creare un istituto a vocazione ecologica - in altri termini un «carcere aperto» -, ossia un istituto che, nel prevedere una custodia leggera, possa assumere anche l'impegno di attendere alla tutela ed allo sviluppo dei valori Pag. 4ambientali, paesistici e naturalistici propri dell'isola.
A tale riguardo, l'Amministrazione potrebbe procedere ad un'attività di educazione, istruzione e formazione della persona detenuta, finalizzata alla tutela e valorizzazione del territorio e alla salvaguardia dei suoi equilibri.
In tale ipotesi, potrebbero esser messe in atto misure idonee a salvaguardare le conoscenze acquisite dai detenuti e ad assicurare una sorta di continuità nello svolgimento delle iniziative e delle attività programmate. Tali obiettivi potrebbero essere in linea con l'impiego dell'isola a fini turistici che verrebbero, anzi, incentivati dalla valorizzazione dell'ambiente.
Come già ribadito in altre sedi, ritengo opportuno concludere precisando che ogni decisione riguardante il futuro dell'isola di Pianosa sarà, comunque, assunta solo a seguito del coinvolgimento dei diversi soggetti pubblici che operano, a vario titolo, su quel territorio, ciò affinché la programmazione di eventuali interventi possa essere inserita in un più generale progetto condiviso di valorizzazione e gestione del patrimonio culturale e naturale di appartenenza pubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, prendo atto che il sottosegretario, a nome del Ministero della giustizia, non ha escluso, anzi, ha ipotizzato un qualche tipo di utilizzazione di Pianosa; tuttavia credo che manchi, forse, una risposta in ordine all'altro problema, cioè cosa fare di questa isola che - lo ripeto - nella situazione data, non essendoci più le attività carcerarie e non essendoci più altre attività di salvaguardia e di valorizzazione di questo patrimonio ambientale, versa, come ho detto all'inizio, in una condizione di fortissimo degrado.
Le competenze vanno fatte risalire sicuramente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui era anche indirizzata questa interpellanza urgente e, come riferimento diretto, a un ruolo della regione toscana e dell'ente parco, ente che dipende dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Quindi, per quel che riguarda l'aspetto di competenza del Ministero della giustizia, ancorché trattasi di risposta problematica e interlocutoria, non posso fare altro che prenderne atto senza soddisfazione e senza insoddisfazione. Al contrario, sono abbastanza insoddisfatto per quel che riguarda l'aspetto di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Elementi in merito alle modalità di svolgimento delle celebrazioni del 25 aprile, con particolare riferimento a quanto avvenuto a Prato - n. 2-01465)

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Giacomelli n. 2-01465, concernente elementi in merito alle modalità di svolgimento delle celebrazioni del 25 aprile, con particolare riferimento a quanto avvenuto a Prato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, con questa interpellanza urgente vogliamo mettere in evidenza l'aspetto curioso ma, a nostro avviso, grave, del fatto che si sia ritenuto di non fare eseguire alla banda che accompagnava le celebrazioni della cerimonia ufficiale del 25 aprile la canzone simbolo della lotta di liberazione che è Bella ciao.
Voglio ricordare che la città di Prato nel suo gonfalone ha la medaglia d'argento al valor militare, che fu una città particolarmente colpita dai rastrellamenti dei nazisti (che deportarono centinaia di operai delle fabbriche tessili e anche di comuni cittadini, purtroppo, tornati in pochi dai campi di sterminio di Mauthausen) e che ha vissuto episodi particolarmente gravi come l'impiccagione di ventinove giovani partigiani, che furono catturati poche ore prima della liberazione della città e furono impiccati in una delle frazioni del comune di Prato. Pag. 5
Quindi, è curioso quanto è avvenuto, con una tradizione così sentita; peraltro questa decisione ha sollevato le proteste indignate dell'ANPI, di molti cittadini e di molti giovani che erano presenti alla cerimonia e che sono rimasti particolarmente colpiti da questo fatto.
Con questa interpellanza urgente vogliamo capire se le motivazioni addotte alla mancata esecuzione di Bella ciao siano o no da ricondursi ad una direttiva precisa del Ministero dell'interno, così come è stato riferito in quella sede dalla prefettura di Prato. Se così fosse, naturalmente noi ne saremmo stupiti, però vogliamo capire se questa è la motivazione oppure, evidentemente, se è stata accampata una scusa che riterremmo, anche in quel caso, non convincente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno, l'onorevole Giacomelli e altri deputati chiedono di conoscere le modalità di svolgimento della cerimonia del 25 aprile nella città di Prato, con particolare riferimento alla mancata esecuzione, da parte della banda, della canzone Bella ciao.
Al riguardo, la prefettura di Prato riferisce che lo scorso 3 aprile ha organizzato una riunione preparatoria per l'organizzazione della predetta manifestazione, anche sulla base delle direttive impartite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con circolare del 15 ottobre 2001, che attribuisce ai prefetti il compito di coordinare il cerimoniale delle feste nazionali nei capoluoghi di provincia.
Durante la riunione, alla quale ha partecipato anche il presidente provinciale dell'ANPI, è stato fatto presente che la cerimonia non intendeva sostituirsi alle tradizionali iniziative celebrative promosse dal comune di Prato, ma esclusivamente aggiungere a queste un momento di ulteriore solennità. Nel corso della riunione è stato, altresì, concordato di replicare, così come avviene dal 25 aprile del 2010, la cerimonia in piazza delle Carceri, che include l'alzabandiera in forma solenne e la commemorazione di tutti i caduti, con la deposizione di una corona alla presenza di uno schieramento interforze.
Preciso, al riguardo, che lo svolgimento di tali iniziative è puntualmente disciplinato dal protocollo militare contenuto nel regolamento sul servizio territoriale e di presidio, adottato dallo Stato maggiore della difesa nel 1973. La cerimonia tenutasi a Prato ha, quindi, ricalcato le predette disposizioni, prevedendo l'esecuzione dell'inno nazionale durante l'alzabandiera e della Canzone del Piave a commento della deposizione della corona ai caduti.
Relativamente all'esecuzione della canzone Bella ciao sono a precisare che - sempre secondo quanto riferito dalla prefettura - nel corso della predetta riunione preparatoria era stato unicamente specificato che tale brano non sarebbe stato eseguito durante la cerimonia militare, ma al termine della stessa.
Tutte le iniziative sono state, dunque, programmate e condivise con le componenti militari, civili e associazionistiche. Dalla ricostruzione dei fatti sembra emergere quindi che la prefettura di Prato ha agito in linea con le disposizioni vigenti per la celebrazione della festa della liberazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di replicare.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, è difficile dichiarare la mia soddisfazione rispetto alla risposta ed è difficile anche replicare perché, se capisco bene, il sottosegretario - sempre secondo quanto sostiene la prefettura - ci ha spiegato che la mancata esecuzione della canzone simbolo della Resistenza, nella circostanza del 25 aprile, è stata concordata con l'ANPI, che è una tesi che ha una sua suggestione.
Il sottosegretario poteva anche farsi fare da qualcuno degli uffici una rassegna stampa, oltre che chiedere al prefetto (che Pag. 6era oggetto dell'interpellanza urgente); avrebbe letto su tutti i giornali locali la lettera con cui il presidente dell'ANPI pratese, Ennio Saccenti, esprime la sua indignazione per quanto avvenuto, evitando di venire in aula e rispondere con questa argomentazione.
In ogni caso, mi pare che la sostanza della risposta sia questa, ossia che la festa del 25 aprile è stata trasformata dalla prefettura, forse sulla base di un potere attribuito da una circolare - capiremo meglio, naturalmente - in una festa di tipo militare, il che è francamente incomprensibile.
La radice stessa della festa del 25 aprile - vorrei usare un'espressione di un noto «sovversivo», il direttore del Corriere della Sera, che ha scritto che serve a ricordare che le radici della Costituzione della Repubblica affondano nella Resistenza - è stata trasformata in una cerimonia con lo schieramento interforze e l'esecuzione del Piave. Nulla di che, è tutto parte del patrimonio nazionale, ma mi pare una situazione del tutto impropria.
Quello che noi chiediamo è se vi sia una direttiva che in qualche modo abbia impedito non tanto l'esecuzione di una canzone, ma l'onore, il ricordo della Resistenza. Mi pare di capire che così non è e naturalmente approfondiremo gli atti e le indicazioni fornite dal sottosegretari. Mi pare sostanzialmente che la prefettura abbia però - questo si evince - trasformato impropriamente il senso della festa del 25 aprile, che è festa di popolo, che è festa che ricorda un momento preciso della nostra storia.
Trovo che forse questo passaggio avrebbe meritato qualche riflessione non burocratica e non legata alla versione dei fatti della prefettura, versione che peraltro conoscevamo e che non avrebbe certo costituito oggetto di un sindacato ispettivo, ne eravamo già edotti. Noi chiedevamo una valutazione del Governo e se vi fosse una direttiva che ha creato questa situazione. In ogni caso, la risposta non appare soddisfacente ed evidentemente ci riserviamo di presentare ulteriori atti al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Governo in merito alla gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento all'attuazione della norma sul rimpatrio volontario assistito - n. 2-01434)

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Calipari ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01434, concernente orientamenti del Governo in merito alla gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento all'attuazione della norma sul rimpatrio volontario assistito (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, noi siamo partiti da questa situazione che apparentemente in questo momento non è una situazione emergenziale. C'è una tendenza sempre tutta italiana, che è quella di occuparsi dei problemi soltanto quando questi arrivano a momenti cruciali e scoppiano. Ma, siccome siamo in primavera e tra poco in estate, purtroppo temiamo che possano nuovamente ripetersi le situazioni che si sono già verificate l'anno scorso in relazione a lesioni e violazioni dei diritti umani in merito agli immigrati.
Dalla campagna, tra l'altro, che ha visto tutta la stampa italiana nella scorsa settimana impegnata presso i vari CIE emerge che quell'ordinanza che il Ministro Cancellieri avrebbe cancellato (l'ordinanza che era stata emanata dal precedente Governo, dal Ministro Maroni) tuttavia in qualche modo continua ad essere adottata in maniera molto discrezionale. Per cui non c'è la possibilità neanche per gli organi di stampa di entrare dappertutto laddove venga richiesto.
Io oggi vorrei rivolgermi al Governo attuale per chiedere in effetti a questo Governo se quelle scelte e quelle decisioni che sono state adottate dal Governo precedente non sono state ancora sconfessate dall'attuale. La questione che abbiamo più Pag. 7volte sottolineato nell'arco di questo anno è relativa al prolungamento del tempo di permanenza all'interno dei centri di identificazione ed espulsione, da sei a diciotto mesi.
Si tratta di un prolungamento che, in effetti, fa perno sulla direttiva dell'Unione europea del 2008, la n. 115, la cosiddetta direttiva rimpatri, ma che di fatto è stata allora dal Governo Berlusconi interpretata nella maniera più estensiva possibile, cioè in effetti nella maniera più draconiana. La direttiva in effetti, vorrei ricordarlo, imporrebbe di considerare misure di privazione della libertà solamente - e, lo sottolineo, solamente - come extrema ratio, quindi solo dopo che sono state attivate tutte le altre modalità di rimpatrio degli stranieri irregolari e non quindi come una soluzione ordinaria.
Vorrei ricordare anche al Governo che stiamo ancora aspettando il decreto attuativo che dia piena esecuzione alla nuova norma sul rimpatrio volontario, ragione per la quale chiederei anche di colmare al più presto questo vuoto.
Questo insieme di decisioni, che sono state prese in maniera molto demagogica, è stata una risposta drammatica all'emergenza profughi successiva agli sconvolgimenti avvenuti nel bacino del Mediterraneo e, in particolare, nel Nord Africa. È, tra l'altro, un insieme di politiche criticate fortemente dalla stessa Corte europea dei diritti di Strasburgo che, nel febbraio del 2012, con la sentenza n. 27765/09 ha condannato l'Italia per i respingimenti verso la Libia. In questo quadro, quindi, permangono notevoli elementi di forte criticità, che non solo hanno l'effetto di colpire i cittadini immigrati presenti all'interno dei CIE, i cui diritti in moltissimi casi non sono stati né rispettati, né tanto meno pienamente garantiti, ma anche lo stesso comparto sicurezza e il sistema giudiziario.
Dico questo perché, a causa delle discutibili scelte compiute sempre dal precedente Governo, essi hanno subito numerosi e penetranti tagli che ne hanno compromesso la piena funzionalità. In questa situazione, lo stato di emergenza umanitaria non ha fatto che peggiorare la già colpita precarietà di questi settori carenti, se non di tutto, sicuramente di molto. Sarò anche molto chiara nel rilevare che uno dei nostri maggiori timori è il persistere di un sistema di regole e burocrazie che, di fatto, allungano notevolmente il tempo di permanenza degli immigrati all'interno dei CIE.
A riprova di ciò, desidero farvi l'esempio delle procedure concernenti la richiesta di asilo politico che nella prassi e nella pratica sono automatiche sia per quanto riguarda la richiesta che per l'eventuale ricorso. Come ben sapete, la competenza iniziale per le richieste di asilo politico è in capo al giudice di pace, il quale, nella stragrande maggioranza dei casi (e come vorrebbe anche la logica), si reca personalmente all'interno dei centri. Per quanto riguarda, invece, il giudice ordinario, che è competente al ricorso, si assiste ad un comportamento opposto: nella maggioranza dei casi non si reca personalmente presso i centri, poiché attende che i ricorsi siano presentati presso il tribunale. Questa prassi determina inevitabilmente che i richiedenti asilo che presentano ricorso debbano essere accompagnati personalmente presso il tribunale da almeno due poliziotti con un evidente e sottovalutato dispendio di risorse, di personale, che, tra l'altro, molto spesso è qualificato, e di mezzi da parte delle forze di sicurezza.
Tale dispendio, di cui dobbiamo essere consapevoli in un momento come questo, comporta inevitabilmente un rallentamento delle operazioni di riconoscimento degli immigrati. La conseguenza più immediata di questi rallentamenti, sui quali sarebbe abbastanza semplice intervenire se ci fosse una reale intenzione, è il considerevole allungamento della presenza degli immigrati nei CIE, che non sono propriamente alberghi di lusso.
Questa purtroppo rimane una delle moltissime criticità emerse. Abbiamo assistito ad una situazione che, con l'intensificarsi degli sbarchi, si è andata progressivamente aggravando. Sono così emerse platealmente le mancanze di mezzi, ma soprattutto di personale, che si è trovato - Pag. 8come più volte denunciato dagli stessi sindacati di polizia - ad operare in condizioni molto sfavorevoli. Ma la questione, se la si osserva dal punto di vista di chi viene rinchiuso nei numerosi centri (alcuni dei quali trasformati con l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2011 n. 3935 come per esempio il CIE di Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza o di Chinisi in provincia di Trapani), diventa ancora più importante e significativa.
All'epoca, quando andammo in visita in quei luoghi orribili con una delegazione di parlamentari, li definimmo senza troppo scandalo dei veri e propri campi di concentramento a cielo aperto. I cittadini stranieri all'interno dei CIE sono di fatto sottoposti a rigide misure restrittive della libertà e ci teniamo a sottolineare che non hanno accesso alle attività previste normalmente nell'ordinamento penitenziario: non possono lavorare, non possono studiare, non possono giocare, non possono leggere, non possono scrivere per motivi - si dice - di sicurezza. Sono praticamente abbandonati in una gabbia metallica e vengono trattati peggio di come possano essere trattati i criminali nelle carceri e voglio segnalare che la situazione delle carceri in Italia non è ottimale, né tanto meno vi si garantisce una vita dignitosa.
Il rapporto di Medici senza frontiere sui centri per migranti - CIE, CARA e CDA - del 2010 denuncia come nei CIE convivono persone con status giuridici differenti. Infatti, negli stessi ambienti si trovano vittime di tratta, di sfruttamento, di tortura, di persecuzioni, così come individui in fuga dai conflitti e da condizioni degradanti. Altri sono affetti da tossicodipendenze, da patologie croniche, infettive o della sfera mentale, oppure vi sono stranieri che vantano anni di soggiorno in Italia, con un lavoro non regolare, una casa e la famiglia, oppure gente appena arrivata. Come giustamente è stato rilevato, nel rapporto stilato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato (marzo 2012), la gestione dei centri di trattenimento degli stranieri sembra, quindi, essere ancora del tutto orientata verso un approccio emergenziale.
Vi sarebbe poi da discutere, in effetti seriamente, sull'interpretazione che è stata data alla situazione di emergenza. Si può considerare emergenza l'arrivo di 25 mila cittadini stranieri? E si può, sotto il cappello di questa fantomatica emergenza, calpestare palesemente i più elementari diritti della persona, rinchiudendo migliaia di persone all'interno di strutture profondamente inadeguate sotto ogni profilo?
Credo di interpretare il pensiero di molti dei miei colleghi, che hanno firmato con me questa interpellanza urgente, circa i passi che credo questo Governo debba - e spero che ne abbia intenzione - compiere. Apprendiamo, con non pochi interrogativi, dalla direttiva generale per l'attività amministrativa e per la gestione relativa all'anno 2012, emanata dal Ministero dell'interno, che avete intenzione di aprire e adeguare nuovi CIE e che avete intenzione, al fine di razionalizzare il sistema di accoglienza e di prima assistenza dei CARA, di introdurre un nuovo sistema audit per la valutazione della gestione dei centri, allo scopo di verificare lo standard dei servizi anche sanitari offerti ai cittadini stranieri.
Saremmo lieti se il Governo ci desse informazioni in merito e, soprattutto, vorremmo sapere, alla luce di quanto ho appena detto, se non si ritenga opportuno e doveroso riesaminare le politiche adottate dal precedente Governo in materia di immigrazione che non solo hanno dimostrato forti criticità sotto ogni profilo ma che ledono i diritti dei cittadini immigrati e che, in definitiva, si sono dimostrate, tra l'altro, totalmente inadeguate nella gestione di un fenomeno così complesso e centrale come quello dei flussi migratori (Applausi del deputato Ventura).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli Pag. 9deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno l'onorevole Villecco Calipari e altri deputati chiedono che venga data piena attuazione - nell'ambito delle politiche adottate in materia di immigrazione - alla norma sui rimpatri volontari assistiti e che vengano forniti i dati sui rimpatri eseguiti e sugli allontanamenti arbitrari dai Centri di identificazione ed espulsione.
I consistenti flussi di immigrazione - 62.692 stranieri sbarcati sulle coste italiane nel 2011 e 2.025 dal 1o gennaio al 9 maggio di quest'anno - hanno richiesto la realizzazione di un sistema dotato di adeguate articolazioni logistiche e strutturali, in grado di accogliere le persone giunte sul territorio nazionale.
Il sistema di accoglienza nei centri governativi - Centri di identificazione ed espulsione, Centri di accoglienza per i richiedenti asilo, Centri di primo soccorso ed assistenza e Centri di Accoglienza - prevede l'erogazione di una serie di servizi per gli immigrati. Questi servizi, indicati nello schema di capitolato di appalto, approvato con decreto del Ministro dell'interno del 21 novembre 2008, devono essere puntualmente garantiti dal gestore del centro che, a tal fine, stipula una convenzione con la prefettura, assumendo i relativi obblighi. I servizi comprendono l'assistenza generica alla persona, l'assistenza sanitaria, il servizio di pulizia e igiene ambientale, la fornitura di beni materiali di prima necessità. Inoltre, le prefetture svolgono attività di monitoraggio e di controllo sulle condizioni di vivibilità all'interno di tutte le strutture per immigrati.
Particolarmente attiva è poi la collaborazione con l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati (UNHCR), l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), la Croce rossa italiana, la Caritas, le Misericordie e tutte le altre organizzazioni umanitarie, tradizionalmente impegnate nella tutela dei diritti dei migranti.
Per ampliare la ricettività generale dei CIE il Ministero dell'interno si è attivato affinché le strutture temporanee presenti nei comuni di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), di Trapani, località Kinisia, e di Palazzo San Gervasio (Potenza), potessero essere utilizzate in via definitiva.
Intanto, sono in stato di completamento i lavori di ristrutturazione del CIE di Caltanissetta, mentre proseguono i lavori presso il CIE di Crotone. Tali interventi permetteranno quanto prima di ampliare di 220 posti la ricettività effettiva delle due strutture (rispettivamente 96 e 124 posti al momento attuale).
Il centro di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) passerà da una capienza di 68 a 248 posti, non appena sarà ultimato il ripristino degli impianti e delle strutture compromessi a seguito di danneggiamenti.
Il Ministro Cancellieri ha sottoscritto un accordo con il commissario delegato per l'emergenza Nord Africa ed un altro accordo con il provveditore alle opere pubbliche di Sicilia e Calabria, per il recupero della completa funzionalità del centro di primo soccorso ed accoglienza di contrada Imbriacola e dell'ex base Loran situati sull'isola di Lampedusa.
Nell'immediato, saranno eseguiti da squadre specializzate dei vigili del fuoco interventi che assicureranno la disponibilità di cinque edifici dello stesso centro di contrada Imbriacola per garantire una prima ospitalità a 250 persone.
In definitiva, il completamento di tutti i lavori indicati consentirà un ampliamento complessivo della ricettività delle strutture di trattenimento per un totale di 700 posti.
Per quanto attiene, più in generale, alla questione dell'accoglienza degli immigrati, va in primo luogo sottolineato che il tema richiede, senza ombra di dubbio, un atteggiamento di apertura da parte del nostro Paese, ma che, al contempo, è nostro preciso dovere combattere l'immigrazione illegale e lo sfruttamento della stessa.
In questa prospettiva, si colloca la necessità di consolidare i rapporti con i Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, primi fra tutti la Libia e la Tunisia, sia per il rafforzamento dei programmi di rimpatrio, sia per l'attuazione di una sempre più efficace politica di prevenzione dei flussi irregolari. Pag. 10
Anche per impulso del Governo italiano, a livello europeo, si è sviluppato un articolato dibattito sulle misure per fronteggiare l'afflusso di migranti irregolari provenienti dal Nord Africa.
Nel corso degli incontri tenuti in Tunisia dal Ministro Cancellieri il 22 marzo scorso, particolare attenzione è stata rivolta ai temi dell'immigrazione - in riferimento sia ai flussi d'ingresso regolari, che a quelli illegali - nonché al livello di collaborazione raggiunto tra i due Paesi.
Il successivo 3 aprile a Tripoli, il Ministro ha avviato una nuova fase di cooperazione con la Libia soprattutto con riferimento al settore migratorio e alla lotta alle organizzazioni criminali che sfruttano le condizioni di bisogno dei migranti.
Gli onorevoli interpellanti fanno anche riferimento al nostro sistema d'asilo. Al riguardo, ricordo che tale sistema prevede dieci commissioni territoriali, coordinate da una commissione nazionale, competenti per l'esame delle domande di asilo e la decisione sul riconoscimento di una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria) o sulla concessione della protezione umanitaria.
A seguito dell'emergenza Nord Africa e dell'eccezionale afflusso di richiedenti asilo, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 agosto 2011, il Ministero dell'interno è stato autorizzato ad istituire nuove sezioni, nell'ambito delle dieci commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, per l'esame delle istanze; pertanto, ad oggi sono operative dieci commissioni territoriali e dodici sezioni.
Inoltre, in via sperimentale, è stato avviato a Foggia, il 30 gennaio scorso, il progetto finalizzato all'automazione totale delle istanze.
Il nuovo sistema, che è finalizzato a semplificare ed accelerare il procedimento amministrativo relativo alle domande di asilo, è stato già esteso alla sezione di Bologna e, dal luglio 2012, sarà a regime presso tutte le commissioni territoriali.
Per quanto riguarda il quesito sull'attuazione da parte del Ministero dell'interno dei programmi di rimpatrio volontario ed assistito, devo precisare che tali programmi - previsti dall'articolo 14-ter del testo unico sull'immigrazione, cui si è data attuazione con il decreto ministeriale 27 ottobre 2011 - sono finanziati mediante le risorse del Fondo europeo rimpatri.
In particolare il programma annuale 2012, di recente approvato da parte della Commissione europea, potrà interessare 900 cittadini di Paesi terzi che non soddisfano o non soddisfano più le condizioni di ingresso o residenza nello Stato membro. Nel triennio precedente, l'utilizzo di questi fondi ha consentito di rimpatriare volontariamente 801 cittadini di Paesi terzi. Del totale dei soggetti rimpatriati circa il 60 per cento ha beneficiato di interventi di reintegrazione socio-economica nel Paese di origine. I programmi in corso hanno permesso il rimpatrio assistito di 295 persone nel solo primo trimestre del 2012.
Inoltre, nell'ambito della gestione dell'emergenza Nord Africa, con la citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 agosto 2011 sono stati stanziati fondi per il rimpatrio assistito di 600 immigrati giunti dopo il 1o gennaio 2011 da eseguire a cura dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
In relazione alla richiesta degli onorevoli di acquisire alcuni dati, informo che la percentuale di stranieri allontanati dall'Italia dopo la loro sistemazione nei CIE è passata dal 48,29 per cento del 2010 al 50,16 per cento del 2011 e al 57,90 per cento nei primi tre mesi del 2012.
La misura del trattenimento peraltro si è dimostrata indispensabile per consentire l'identificazione dello straniero; peraltro, le rappresentanze diplomatiche, interessate al riguardo, hanno tempi di risposta normalmente superiori al periodo massimo di permanenza nel centro.
Infine, va evidenziato che la percentuale di trattenuti allontanatisi arbitrariamente dai centri, rispetto agli stranieri transitati, è stata del 4,5 per cento nel 2010, del 10 per cento nel 2011 e del 6,3 per cento nei primi tre mesi del 2012.

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CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questa interpellanza urgente, a nome mio e del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Sta bene. L'onorevole Touadi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, nel ringraziare il Governo per le risposte che ha fornito a questa nostra interpellanza urgente, vorrei tuttavia esprimere la nostra profonda insoddisfazione rispetto ai quesiti che abbiamo posto e che non hanno trovato nella risposta, pur esaustiva, i dati che ci aspettavamo, e vorrei dire quali sono le risposte che non sono state date.
Lei, signor sottosegretario, diceva che il Governo non può rinunciare al contrasto dell'immigrazione illegale e alla lotta contro lo sfruttamento dell'immigrazione, siamo d'accordo, pensiamo tuttavia che in materia di immigrazione e di contrasto all'immigrazione dobbiamo uscire da questa oscillazione tra da un lato il cosiddetto di buonismo e dall'altro il cattivismo al quale ci ha abituati, anche nel linguaggio, il Ministro Maroni. Ci aspettiamo da questo Governo una discontinuità nelle pratiche quotidiane rispetto a questo tema.
Tre principi secondo noi dovrebbero ispirare la politica dell'immigrazione, principi di razionalità, di umanità - non mi sto riferendo ad un umanismo generico, ma mi riferisco ai principi dell'articolo 2 della Costituzione italiana, laddove si parla dei diritti inalienabili non del cittadino, ma della persona, diritti quindi che sono connaturati alla persona, che gli appartengono in quanto persona e che il nostro Stato tutela costituzionalmente anche in base alle Convenzioni internazionali firmate dal nostro Stato che, come lei sa, hanno cogenza costituzionale - e anche economicità.
I quesiti che vogliamo porre al Governo, che non hanno trovato risposta, riguardano lo status delle persone che sono dentro i centri di identificazione e di espulsione. La legge prescrive che l'immigrato internato in un centro di identificazione e di espulsione non ha lo status di detenuto, quindi manca un'autorità giurisdizionale che possa vigilare sulle modalità del trattenimento, come invece avviene nel caso della detenzione in carcere. La legge parla di ospiti accolti nei CIE, ma proprio questo termine, così generico, non permette appunto quel trattamento di tutela di garanzie che al detenuto vengono assicurate. In questa sfasatura, che non è solo una sfasatura di dicitura giuridica, sta proprio questa specie di limbo giuridico dentro il quale si trovano le persone che sono trattenute - li chiamerei detenuti perché sono privati della loro libertà, ma senza le tutele e le garanzie - esponendo anche gli operatori di polizia che lavorano dentro questi centri ad una situazione di grande stress, professionale ed umano ed a volte anche all'arbitrarietà di decisioni che in uno Stato di diritto non sono permesse. Quindi, occorre definire meglio lo status di queste persone.
Accanto a questo, l'altra criticità è il diritto di difesa e di assistenza legale, che è prevista dall'articolo 21 del regolamento di attuazione del testo unico sull'immigrazione, che stabilisce che allo straniero trattenuto nei CIE devono comunque garantirsi libertà di colloquio all'interno del centro e con visitatori provenienti dall'esterno, in particolare con il difensore che assiste lo straniero, e con i ministri di culto, la libertà di corrispondenza, anche telefonica, ed i diritti fondamentali della persona, tutte cose che - lo abbiamo riscontrato nelle nostre visite nei CIE attraverso la mobilitazione che abbiamo chiamato «lasciateci entrare» - non sono presenti e configurano per il nostro Stato un vulnus di violazione, che è inaccettabile e sul quale molti organismi europei si sono pronunciati.
Un'altra criticità che mi permetto di segnalare - lo faccio davvero in modo molto delicato, perché trattasi di materia Pag. 12molto sensibile - è che proprio questo limbo giuridico e normativo fa sì che siano stati denunciati possibili abusi. Durante le rare visite che si sono effettuate nei CIE nel corso degli ultimi mesi, la maggior parte degli immigrati, oltre a denunciare gli abusi quotidiani e le condizioni del trattenimento, lamentavano soprattutto di non sapere quale sarebbe stato il proprio destino. Il prolungamento del tempo di detenzione non ha efficientato le procedure per il riconoscimento e l'identificazione, con l'assurdo che persone che escono dal carcere, dopo aver scontato la loro pena, rientrano nei CIE per essere identificati, laddove lo Stato avrebbe già dovuto avere tutti gli elementi per sapere chi ha di fronte.
Un altro elemento di criticità è la convalida degli arresti. Ieri abbiamo fatto un dibattito molto interessante sull'Ucraina e sulle condizioni di detenzione di Yulia Tymoshenko e questo Parlamento, all'unanimità, ha chiesto al Governo ucraino di rispettare i diritti di detenzione della Tymoshenko e di altri. È impensabile che nel nostro Stato vengano trattenute persone senza che si vi sia immediatamente, come previsto dalla legge, il procedimento di convalida da parte del giudice. Questo è inaccettabile e rientra davvero nei limiti e nei doveri di uno Stato democratico.
Infine, vi è l'inefficacia del rapporto costi-benefici dell'introduzione della norma sul reato di immigrazione clandestina, una norma che ha permesso l'affollamento delle carceri e che ha intasato i tribunali. I giudici di pace non riescono a far fronte al carico di lavoro che questo provvedimento ha portato e per lo Stato il rapporto costi-benefici andrebbe verificato.
Ci piacerebbe che vi fosse un approfondimento per verificare davvero gli effetti dell'introduzione di questa norma, oltre alla sua assurdità giuridica: è la prima volta che, nel nostro Stato, una persona viene portata davanti a un tribunale non per un fatto che ha commesso, giudicando le attenuanti e le aggravanti, ma per una semplice condizione soggettiva, esistenziale di immigrato. A parte questo, però, dobbiamo verificare. Vogliamo sapere quali sono le convenzioni che sono state stipulate, quali sono i costi sostenuti dallo Stato per la vigenza di questi centri di identificazione. Vi è un'opacità pressoché totale sulle convenzioni e sulla loro natura, lettera e sostanza. Tutto questo ci porta a chiedere al Governo, con pacatezza e con serenità, che vi sia davvero una discontinuità, anche perché le istanze internazionali hanno già condannato il nostro Paese. Mi riferisco all'ultima sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, una sentenza inappellabile per il nostro Stato, alla quale ci dobbiamo attenere, perché i diritti umani, come ha dichiarato il Ministro Terzi, sono la stella polare della politica estera italiana, ed è difficile che non siano la stella polare anche della politica interna del nostro Paese.
Quindi, il nostro è un invito al Governo di predisporre un «tagliando» serio delle misure di rimpatrio, e un modo semplice per poterlo fare è adeguarsi alla direttiva rimpatri, che noi abbiamo cannibalizzato con il Governo Berlusconi, prendendo alcuni elementi e tralasciandone altri. Applicare nella lettera e nello spirito la direttiva rimpatri, per cui la privazione della libertà è l'ultima istanza, dopo avere espletato una gradualità di misure, permetterebbe al nostro Stato di rientrare negli standard internazionali e di entrare all'interno dello spirito e della lettera della sua Costituzione. In un Paese dove si fa un gran parlare della difesa della vita, sarebbe strano che la vita fosse difesa all'inizio, allo stato embrionale, allo stato terminale e mai nel mezzo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Iniziative diplomatiche per la liberazione di Rossella Urru e degli altri ostaggi sequestrati in Algeria - n. 2-01386)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01386, concernente iniziative diplomatiche Pag. 13per la liberazione di Rossella Urru e degli altri ostaggi sequestrati in Algeria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quando abbiamo presentato questa interpellanza urgente era il 1o marzo. All'epoca, se non sbaglio i conti, erano una decina gli italiani sequestrati in giro per il mondo. Dopo vi è stata, fortunatamente, la felice notizia - ovviamente, metto sempre tra virgolette queste espressioni - della liberazione dei nostri sei connazionali a bordo della Enrico Ievoli.
Poco prima vi era stata la liberazione di Maria Sandra Mariani in Algeria. Ad oggi, restano sequestrati ancora due nostri connazionali: uno è Giovanni Lo Porto, 38 anni, palermitano, che è un cooperante che lavora per una ONG tedesca. Egli è stato sequestrato insieme ad un collega olandese, Bernard Joahnnes, il 20 gennaio nel distretto di Multan, nella provincia centro-occidentale pakistana del Punjab. Non abbiamo notizie in proposito.
L'altra connazionale, più «famosa», ancora nelle mani dei sequestratori, si chiama Rossella Urru. Ha compiuto da poco trent'anni e ha «festeggiato» il suo compleanno nelle mani di presunti guerriglieri facenti riferimento ad Al Qaeda. Rossella è stata rapita nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 nel campo profughi di Hassi Rabuni, nel deserto algerino sud-occidentale abitato da rifugiati saharawi. Laureata in cooperazione internazionale a Ravenna, da due anni Rossella lavora al progetto umanitario per il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli. A dicembre, un video diffuso da una giornalista dell'AFP testimoniava che Rossella, insieme ad Enric Gonyalons e alla ragazza Ainhoa Fernandez, due cooperanti spagnoli, erano ancora in vita, nelle mani del Movimento unito per la jihad dell'Africa occidentale.
All'inizio di marzo, appunto al tempo della presentazione di questa interpellanza urgente, si era diffusa persino la notizia, poi rivelatasi infondata, della liberazione di Rossella Urru. Io capisco la delicatezza della questione, capisco quanta riservatezza vi debba essere nel trattare casi tanto delicati, quando in pericolo vi è la vita dei nostri connazionali, però non sapere proprio niente diventa difficile.
I familiari hanno incontrato, nei mesi scorsi, anche il Capo dello Stato, in visita in Sardegna; hanno avuto la sua solidarietà e la sua vicinanza; sono in contatto, lo sappiamo, con la Farnesina, però non abbiamo altri elementi di riscontro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,05)

FABIO EVANGELISTI. L'ultima notizia, giunta attraverso un dispaccio dell'agenzia France press, ha riguardato una presunta trattativa circa una richiesta di 30 milioni di euro di riscatto da parte dei sequestratori, che hanno specificato che la trattativa riguarderebbe soltanto un'italiana e una spagnola, presumibilmente la cooperante sarda e la collega Ainhoa Fernandez, mentre nulla si sa dell'altro ragazzo spagnolo, Enric Gonyalons.
Ecco, di fronte a questa situazione e, ripeto, rendendomi conto della le delicatezza della questione e del necessario ambito di riservatezza, insieme ai colleghi Federico Palomba e Leoluca Orlando, tutto il gruppo Italia dei Valori è qui a chiedere, ancora una volta, quali azioni diplomatiche il Ministero degli affari esteri stia ponendo in essere, anche per il tramite dell'ambasciata italiana ad Algeri, affinché si giunga al più presto alla liberazione di Rossella Urru e degli altri ostaggi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Evangelisti, prima di tutto mi permetta, a nome del Governo e mio personale, di ringraziarla, perché ritengo che mantenere viva questa questione, Pag. 14sollevarla e risollevarla affinché sia i familiari sia tutti gli italiani ricordino che in particolare la signorina Urru è ancora lì, è importante ed è per noi anche uno stimolo continuo a fare ciò che stiamo facendo.
Lei, onorevole Evangelisti, lo ha detto molto correttamente: è una questione delicata. È anche vero che è una questione che deve essere - cosa che è, francamente - costantemente seguita. Le do alcuni elementi, anche se, come è indicato, purtroppo, non si può parlare troppo di una questione che va tenuta riservata.
Prima di tutto, come lei ricorderà, il rapimento è avvenuto il 22 ottobre 2011. Rossella Urru fu rapita in Algeria, ma, in effetti, dove si trovi esattamente in questo periodo è qualcosa sulla quale ci sono varie valutazioni, sulle quali non possiamo discutere a questo punto. Da subito, in coordinamento anche con gli spagnoli - perché, come lei ricorderà, vi erano anche dei partner spagnoli nella stessa attività di Rossella Urru che era un'attività, come ricorda, profondamente umanitaria e come tale va doppiamente ricordato quanto scioccante fu il rapimento -, ci siamo attivati a tutti i livelli. Le do alcuni esempi.
Prima di tutto, l'onorevole Boniver, nel suo ruolo di inviato speciale della Farnesina per questioni riguardanti, appunto, rapimenti di questo tipo, è stata due volte nella zona, il 27 ottobre 2011 e il 1o marzo scorso. Abbiamo attivato, come lei ha indicato, e continuiamo ad attivare, tutti gli ambasciatori della regione. In più, il 22 marzo abbiamo avuto un elemento complicante, a cui farò riferimento dopo.
Il 15 marzo il Ministro Terzi di Sant'Agata è stato in visita in Algeria e ha sollevato specificatamente, particolarmente, la questione di Rossella Urru e anche di alcuni altri casi che ci preoccupano.
Nel frattempo l'aspetto è diventato, dall'analisi della situazione, sempre più regionale. In poche parole la regione, in quanto tale, è particolarmente delicata in questo periodo. Il colpo di Stato del 22 marzo - non sta a me ricordarvelo - è stato un elemento che ci preoccupa, ma che continua a complicare anche la maniera con la quale noi possiamo discutere apertamente e dialogare tra di noi sulle misure che dobbiamo adottare per potere liberare Rossella Urru.
Il 3 marzo, come da lei ricordato, vi è stato l'annuncio di Al Jazeera della sua liberazione. Ebbene fu sbagliato, fu un annuncio che ha danneggiato in qualche maniera, se non altro, in parte quello che è un lavoro costante, condotto con discrezione e tenacia. La liberazione della signora Mariani, la liberazione dell'equipaggio dell'Enrico Ievoli e recentemente quella di Paolo Bosusco dimostrano che la diplomazia discreta - non pubblica in questo caso - a tutto campo, non soltanto della Farnesina, ma delle attività di tutte le componenti dello Stato che possano attivarsi nel trovare delle formule, è in casi come questo la maniera migliore per operare.
Del caso dei marò, di cui lei sa, mi sto occupando personalmente a nome del Governo. Effettivamente c'è diplomazia pubblica e privata, a seconda dei casi: tra Nazioni o addirittura tra una regione e uno Stato, come per il Kerala e l'Italia. Nei casi che lei menziona e in quelli che ho appena menzionato la diplomazia - purtroppo, se vuole, perché si vorrebbe potere parlare di più - deve essere discreta.
I contatti con la famiglia Urru da parte dell'unità di crisi, che a mio modesto parere - e non voglia apparirle eccessivamente entusiasta - merita apprezzamento, sono continui e stanno continuando. L'impegno - e questo è il punto finale - continua e continuerà, fino alla liberazione di Rossella Urru e degli altri che ancora rimangono in mano ai rapitori.
La priorità è la sua liberazione e, quindi, la invito a continuare a ricordarcelo ed a stimolare su questo argomento e, però, con due principi: primo, l'incolumità - ricordiamo ciò che è avvenuto in passato - e, secondo, il riserbo, visto che la situazione nella regione continua non soltanto ad essere complicata, ma a complicarsi Pag. 15ulteriormente. Mi rendo conto ed apprezzo che il Parlamento di questo sia consapevole.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io già in premessa ho voluto sottolineare la delicatezza della questione e la necessaria riservatezza, però sarei ipocrita e farei offesa all'intelligenza dell'Aula ed a lei, signor sottosegretario, se mi dichiarassi soddisfatto.
Infatti, immagino che lei non abbia potuto - non mi sfiora neanche il dubbio che lei non abbia voluto - fornire qualche elemento in più, però non possiamo sentire rispondere soltanto questo. C'è stata una ricostruzione che io stesso ero stato capace di fare con il ricorso alle agenzie di stampa di quelle che sono state e quelle che lei ha chiamato le «complicanze». Ha risposto che è all'opera una diplomazia discreta - lo voglio sperare e si capiva - e che l'impegno continua e continuerà - è l'auspicio di tutti noi - però francamente faccio fatica a dichiararmi soddisfatto.
La ringrazio anche per avere aggiunto un riferimento al caso di Bosusco, che è stato liberato appunto in India in condizioni non dissimili. Altra vicenda è quella dei marò e, se e quando vorrà, ne parleremo a parte. Comunque, ovviamente, apprezzo il lavoro che lei sta conducendo.
Vengo, o meglio torno, al caso di Rossella Urru.
Infatti l'inquietudine della famiglia è ben rappresentata, tra l'altro, dalle parole dello zio, Mario Sulis, che ha dato vita ad un comitato spontaneo che si è costituito a Samugheo per la liberazione della ragazza. Come spiega lo stesso zio questa è una famiglia che non è tuttora soddisfatta - nonostante i contatti con la Farnesina - delle informazioni che le sono state finora fornite. Si è costituito un gruppo persino a Ravenna di solidarietà per questa ragazza e persino in occasione del festival di Sanremo la showgirl Geppi Cucciari si è fatta carico del problema. Quindi c'è una sensibilità diffusa nel Paese perché è grande la preoccupazione per le sorti di questa nostra connazionale ed anche, aggiungo io, dei ragazzi spagnoli vittime anch'essi ed è motivo, da questo punto di vista, di conforto sapere che il lavoro che si sta facendo è in stretto contatto con le autorità spagnole. Volendo fare un paragone speriamo che non succedano episodi come quelli che si sono verificati purtroppo recentemente in Nigeria, quando è mancato il contatto con le autorità inglesi e sappiamo che siamo andati incontro ad una tragedia.
Concludo qui, sottolineando che mi aspetto e comunque mi farò carico nei prossimi giorni, di ritornare sull'argomento, se ve ne sarà la necessità - spero proprio di no, spero che lei ci fornisca presto una notizia liberatoria per tutti - notizie anche di Giovanni Lo Porto, lo ripeto, 38 anni, palermitano, rapito insieme ad un cooperante olandese in una regione del Pakistan. Spero, anzi ne sono certo, che la stessa attenzione verrà riservata anche a questo nostro altro connazionale.

(Orientamenti del Governo italiano in relazione al prossimo vertice G20 dei Ministri del lavoro in Messico, con particolare riferimento al problema dell'occupazione giovanile - n. 2-01481)

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01481, concernente orientamenti del Governo italiano in relazione al prossimo vertice G20 dei Ministri del lavoro in Messico, con particolare riferimento al problema dell'occupazione giovanile (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, questa interpellanza urgente che insieme a me molti altri colleghi hanno deciso di presentare è volta a coinvolgere il Parlamento in un percorso che sicuramente il Ministero sta seguendo già da molti mesi e che avrà uno dei suoi momenti principali la prossima settimana, Pag. 16il 17 e 18 maggio in Messico. Perché abbiamo deciso di dare un momento di raccordo tra lavori parlamentari e il lavoro che il Ministero sta facendo in vista di questo vertice? Perché questo non sarà un vertice come tutti gli altri. I vertici del G20 - non soltanto quello sul lavoro ma anche su molte altre questioni - avvengono con una certa regolarità. È vero che l'opinione pubblica ed i media soprattutto in Italia se ne accorgono spesso soltanto in occasione dei vertici dei Capi di Stato e di Governo, però i processi legati al G20 e alla sua presidenza sono invece forse quasi più importanti nei mesi che precedono i summit dei Capi di Stato e di Governo piuttosto che invece poi al momento diciamo così finale del percorso. In particolare, il vertice che si terrà la prossima settimana in Messico sarà rilevante perché si svolge in un momento molto particolare: gli effetti della crisi economica globale stanno arrivando a piena maturazione nel campo purtroppo occupazionale, economico e sociale, a questi si aggiungono - sono ormai tre anni e più che la dinamica di crisi economica globale sta investendo tutto il pianeta - per l'Europa e per l'Italia in particolare situazioni drammatiche, figlie soprattutto di scelte sbagliate o di scelte mancate negli ultimi tre o quattro anni, in cui un Governo piuttosto irresponsabile ha sempre negato che ci fosse un caso italiano o una rilevanza italiana nella crisi economica globale. Soltanto un anno fa il Ministro Tremonti rassicurava il Paese dicendo che andava tutto bene ed in questo contesto quindi c'è una particolare attenzione e una particolare centralità al fatto che effettivamente un coordinamento globale delle politiche economiche e delle politiche in particolare del lavoro sia effettivamente quello che servirebbe in questo momento per invertire la tendenza.
Dall'inizio della crisi, diciamo dal 2008 ad oggi, nel mondo i disoccupati sono cresciuti di 27 milioni, arrivando alla cifra drammatica di 200 milioni, di cui quasi la metà sono giovani. Credo che questo dato da solo ci aiuti a capire la dimensione, la gravità e la drammaticità del problema. In Italia la disoccupazione giovanile - ce lo hanno ricordato recenti dati statistici - ha raggiunto, se non superato, il 30 per cento. Intorno al 50 per cento dei lavori dei giovani è precario ed il numero di ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non sono né al lavoro né in percorsi di studio né in percorsi di formazione sta costantemente aumentando e sta aumentando drammaticamente il numero di persone, giovani e non solo, che rinunciano anche soltanto a cercarlo il lavoro. Per non parlare poi dei drammi che quotidianamente i mezzi di informazione ci riportano, che sono drammi singoli, che sicuramente hanno anche motivazioni non soltanto economiche e non soltanto occupazionali, perché personalmente penso che per arrivare ad un gesto drammatico ed estremo come il suicidio, sicuramente le motivazioni siano più profonde e più radicali anche della disperazione per la perdita del lavoro, di un lavoro precario o insufficiente per mantenere una vita dignitosa e una famiglia, ma sicuramente c'è un detonatore, che è quello della crisi economica e sociale, che si sta drammaticamente accrescendo in questi mesi e in questi anni.
L'organizzazione internazionale del lavoro ci ha indicato, nelle ultime settimane, con un rapporto anche molto denso e anche molto preoccupante per il nostro Paese, che sarebbe necessario realizzare 21 milioni di posti di lavoro in più nel mondo solo per arrivare nel 2015 agli stessi livelli occupazionali da cui siamo partiti all'inizio della crisi. Questo rende l'affermazione di principio che i vertici del G20 hanno sempre fatto, da ultimo anche a Cannes a novembre, cioè della priorità della creazione di buona occupazione e di un'occupazione maggiore, una realtà che deve diventare operativa, deve diventare efficace, deve diventare effettiva, anche perché appunto le previsioni economiche per il nostro Paese, per l'Europa e anche per il mondo non lasciano sperare in un'inversione di tendenza effettiva in tempi rapidi, soprattutto per Paesi come il nostro.
In questo contesto è evidente che ci sono delle misure nazionali che vanno implementate. Sappiamo che sia il Parlamento Pag. 17sia il Governo stanno lavorando in questo senso e non è questo l'oggetto dell'interpellanza urgente in esame, avremo altri luoghi e altri modi per discuterne ovviamente. Ma ciò che emerge chiaramente in questo periodo è - e su questo voglio soffermarmi brevemente - quanto sia indispensabile usare in modo appropriato, effettivo ed efficace quegli strumenti internazionali di coordinamento, come il G20 per l'appunto, che forse fino a qualche anno fa sembravano superflui, sembravano una questione per pochi addetti ai lavori. Ricordo alcuni che criticavano il G20 come una perdita di tempo o uno spreco di risorse, perché in fondo fare incontrare i Governi del mondo non era poi così fondamentale. Ecco, questa crisi ci ha dimostrato che invece quei tipi di strumenti, quel tipo di raccordo, quel tipo di coordinamento sia nelle informazioni, sia nelle politiche sia nelle misure nazionali ed internazionali e regionali, come quelle europee, che si prendono sono invece fondamentali, perché i problemi sono effettivamente su scala globale e le uniche risposte possibili ed efficaci sono e devono essere su scala globale. Quindi quel tipo di coordinamento e quel tipo di lavoro comune va effettivamente fatto nel modo migliore. Dunque è chiaro che non soltanto le misure per l'occupazione, ed in particolare quelle per l'occupazione giovanile, possono avere efficacia soltanto se inserite in un contesto più ampio di misure per la crescita economica e non possono ovviamente restare relegate soltanto al mercato del lavoro, alla riforma del mercato del lavoro, senza investire invece il complesso della nostra economia e del nostro sistema economico, quindi affiancando alcune misure di austerità, che comprendiamo essere necessarie in questo momento, però anche delle misure di investimento e di rilancio dell'economia, che richiedono anche delle risorse. Quindi è ovvio che questa è una parte del problema. L'altra parte è chiaramente il fatto che misure solo nazionali ed io direi anche misure soltanto europee non possono bastare più e non sono e non saranno sufficienti. Quindi è fondamentale che il Governo - e penso che questo Governo abbia gli strumenti per farlo, al contrario del Governo precedente - abbia gli strumenti per sfruttare al meglio ed usare al meglio lo strumento G20, che può effettivamente essere lo strumento fondamentale per dare una svolta alla crisi economica che stiamo vivendo.
Ci sono, tuttavia, tre questioni fondamentali: in primo luogo, da una parte, vi è il coinvolgimento delle parti sociali. Immagino che il Ministero stia lavorando in stretto raccordo con le parti sociali anche per preparare il vertice sul lavoro del G20 la prossima settimana. Per questo motivo, abbiamo chiesto al Governo di riferire in quest'Aula, per capire a quale punto di negoziazione e di collaborazione sia l'elaborazione della posizione italiana, anche in raccordo con le parti sociali. In secondo luogo, vi è il problema della coerenza delle politiche: ci tornerò, magari, dopo aver ascoltato la risposta del Governo, tuttavia, vi sono non solo le politiche promosse dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma anche quelle promosse dal Ministero dell'economia e delle finanze. Chiaramente, in assenza di un coordinamento di tali politiche, potrebbe essere vanificato uno sforzo soltanto settoriale. Infine, vi è la questione di mantenere gli impegni presi, con riferimento alla quale il G20, tradizionalmente, è carente.
Pertanto, abbiamo deciso di presentare questa interpellanza urgente per sapere quale è stato fino ad ora e quale sarà il contributo italiano ai lavori del G20 e qual è stato il contributo italiano al lavoro e della task force, che era stata istituita a Cannes nel novembre scorso per proporre soluzioni e politiche efficaci per combattere la disoccupazione, in particolare giovanile, e promuovere il lavoro dignitoso; con quali orientamenti e con quali proposte concrete il Governo italiano intenda contribuire al prossimo vertice G20 dei Ministri del lavoro in Messico, soprattutto con particolare riguardo alla disoccupazione giovanile, così drammatica per il nostro Paese e non solo; quali i passaggi, in quale modo e con quali risultati il Pag. 18Governo abbia coinvolto o intenda coinvolgere ulteriormente le organizzazioni sindacali e imprenditoriali per la definizione di questi orientamenti e di queste proposte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Cecilia Guerra, ha facoltà di rispondere.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti - l'onorevole Mogherini Rebesani ed altri -, con l'atto parlamentare che è stato illustrato, richiamano l'attenzione sulle politiche messe in campo dal Governo per incrementare l'occupazione, in particolare quella giovanile, con specifico riferimento al contributo che l'Italia intenderà fornire nel corso dell'imminente G20 dei Ministri del lavoro, come giustamente richiamato anche alla luce del processo che è stato sino a qui seguito in preparazione di questo incontro sicuramente molto importante.
In proposito, occorre premettere che la riunione dei Ministri del lavoro e dell'occupazione dei Paesi G20, che si terrà a Guadalajara il 17 e 18 maggio, costituisce una delle riunioni tematiche organizzate dalla Presidenza di turno, assicurata quest'anno dal Messico. La delegazione italiana sarà guidata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, il Ministro Elsa Fornero.
La riunione ministeriale si articolerà in tre sessioni, che tratteranno le tre priorità poste in evidenza dalla Presidenza messicana: crescita, occupazione e lavoro di qualità; occupazione giovanile; crescita verde come fonte di lavoro di qualità. In questo ambito, la discussione verterà in particolare sul miglioramento dei sistemi di formazione professionale, con un focus sulla transizione dalla scuola al lavoro e sulla creazione di «decent jobs».
Le conclusioni che i Ministri del lavoro adotteranno saranno inviate all'attenzione dei Capi di Stato e di Governo, che si riuniranno a Los Cabos il 18 e il 19 giugno per il summit G20, sulla base di quanto concordato con la Presidenza messicana. Quindi, concordo con la sottolineatura che è stata fatta circa l'importanza di questo incontro, anche in vista di quello successivo.
Il programma dei lavori prevede che il Ministro Fornero interverrà nella prima sessione. In particolare, i Ministri prenderanno in considerazione i lavori della task force sull'occupazione giovanile, appositamente costituita a Cannes sotto la Presidenza francese. Occorre ricordare che l'Italia ha fortemente sostenuto la creazione di questa task force, ha partecipato alle due riunioni che si sono tenute a dicembre e a marzo e, anche in considerazione del regime di estremo rigore nell'effettuazione di missioni all'estero, ha seguito il lavoro, anche a distanza, grazie al sito web appositamente creato dalla Presidenza messicana. Tali lavori si sono rivelati di grande utilità, consentendo a tutti i Governi di approfondire le questioni relative all'occupazione giovanile, mantenere un contatto e una rafforzata collaborazione con gli altri Paesi, allo scopo di individuare le migliori esperienze, scambiare informazioni e creare sinergie. Ciò nell'idea, che è stata sottolineata anche dagli interpellanti, che il coordinamento in questi campi sia particolarmente importante, sia come coordinamento che come sollecitazione di best practice, scelte da poter imitare e seguire insieme.
La collaborazione e lo scambio a livello internazionale è, del resto, un'impostazione fortemente privilegiata dall'attuale Governo, che ritiene particolarmente utile un approccio comparato, specie in questa fase di riforma, e sostiene con convinzione la collaborazione internazionale a livello multilaterale.
Quanto alle posizioni emerse nel corso delle riunioni preparatorie, va evidenziato come i temi del lavoro siano sempre più al centro dell'attenzione internazionale: rivestono, infatti, particolare rilievo sia nei Paesi occidentali, sia nei Paesi emergenti, in relazione alla necessità di promuovere uno sviluppo più equilibrato ed inclusivo. D'altra parte, le motivazioni che pongono il lavoro al centro dell'attenzione dei Paesi, Pag. 19sono state rese evidenti anche nell'intervento dell'onorevole Mogherini Rebesani.
A questo proposito, faccio presente che il nostro Paese (analogamente a Francia, a Germania e all'Unione europea, ma anche a Stati Uniti, Brasile e Argentina), pur considerando prioritari lo sviluppo e la crescita come fonte di lavoro, vuole affermare l'importanza degli aspetti sociali (sistemi di protezione sociale di base, lavoro dignitoso, coerenza tra le politiche economico-finanziarie e quelle sociali) che possano contribuire allo sviluppo e a realizzare i diritti universali dei lavoratori.
Posso, quindi, confermare che la partecipazione italiana sarà improntata a questi principi, ribadirà l'importanza di continuare a tenere in ambito G20 regolari riunioni dei Ministri del lavoro, per mantenere l'attenzione sui temi sociali, oltre che su quelli economico-finanziari, rendendo concreto il principio della coerenza di tutte le politiche in funzione della crescita e dell'occupazione, precedute da consultazioni con le parti sociali. Allo stesso modo, riteniamo fondamentale che tali consultazioni avvengano alla vigilia del summit dei Capi di Stato e di Governo, come assicurato dalla Presidenza messicana e come è avvenuto nelle precedenti edizioni del G20, nonché a Roma e a L'Aquila nel 2009 in occasione dei G8 e G14 allargati, presieduti dall'Italia.
Il Governo italiano in questa occasione intende sostenere come sia importante uscire da una dimensione basata esclusivamente sui temi dell'austerità e della competitività e dedicare maggiore attenzione agli aspetti legati alla crescita e agli obiettivi sociali - come ho già detto -, ricercando un giusto equilibrio e una coerenza, anche temporale, tra rigore finanziario e coesione sociale. Lo sottolineo perché questo è proprio l'aspetto su cui si vuole richiamare l'attenzione, sia a livello nazionale, che internazionale.
I lavori del G20 tra i Ministri costituiscono, come di consueto, l'occasione per uno scambio di informazioni sull'andamento del mercato del lavoro nei singoli Paesi, anche attraverso le analisi condotte dall'OIL e dall'OCSE, e le linee di tendenza delle riforme più recenti.
Il Ministro prenderà parte anche alle consultazioni con le parti sociali internazionali, che precedono la vera e propria Ministeriale, dove intervengono esponenti per parte sindacale e imprenditoriale. Quindi, il Ministro ci tiene ad essere presente anche in questa fase in cui la sua presenza non sarebbe strettamente richiesta.
Le consultazioni, osteggiate da alcuni Paesi emergenti più restii a riconoscere il ruolo delle parti sociali, non fanno parte dei lavori ufficiali della Ministeriale, ma si sta affermando, anche grazie al sostegno del Governo italiano, la consuetudine di tenerle regolarmente prima della Ministeriale lavoro e prima del vero e proprio summit.
Si tratta, quindi, di una fase dei lavori seguita soprattutto dai Paesi che sostengono in modo convinto il dialogo sociale a tutti i livelli, tra cui - come dicevo - il nostro. Per questo motivo, è previsto un intervento - non solo la partecipazione - del Ministro del lavoro anche in questa fase, come dicevo prima, anche se non era strettamente necessario.
Anche le organizzazioni rappresentative degli imprenditori sono naturalmente coinvolte in questo dibattito sulle misure a favore dell'occupazione, tramite il cosiddetto Business 20, che si riunirà a ridosso del vertice di Los Cabos e al quale partecipano molte delle principali aziende italiane.
Faccio, infine, presente che il Ministero del lavoro ha mantenuto contatti con le parti sociali nell'ambito dei lavori preparatori di questa riunione, in linea con la posizione tradizionale del Governo di un loro massimo coinvolgimento in vista della Ministeriale lavoro, come del vertice dei Capi di Stato e di Governo, come già innanzi ho avuto modo di descrivere. In particolare, il caso vuole che proprio questa mattina sia in corso un ulteriore incontro su questi temi proprio con le parti sociali.

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PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di replicare.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, mi ritengo molto soddisfatta delle informazioni che ho ricevuto. Credo che sia una pratica estremamente utile e positiva dare il massimo della pubblicità possibile a questo tipo di lavoro, che viene svolto con grande dedizione e, spesso, con grande fatica da una quantità consistente di personale politico, anche se in questo caso tecnico, e di funzionari di diversi ministeri. Ricordiamoci che il processo del G20 coinvolge non soltanto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma anche il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero degli esteri, con delle squadre italiane che sono al lavoro - devo dire la verità - con grande continuità, con grande dedizione e, molto spesso, con grandi risultati. Sovente, tali risorse non sono sufficientemente valorizzate quando si pensa che il vertice si possa esaurire nella photo opportunity di una stretta di mano al vertice dei Capi di Stato e di Governo, mentre invece tutto quello che avviene prima, nelle riunioni delle task force, nelle riunioni preparatorie dei vertici dei Ministri del lavoro o altro, costituisce il percorso che effettivamente definisce le politiche e le scelte che poi vengono siglate nei momenti di più alta ufficialità.
Quindi, sono innanzitutto soddisfatta del livello di informazione e di trasparenza che il Governo ha voluto dare nella sua risposta. Credo che sia molto importante rendere il più pubblico possibile questo tipo di percorsi proprio perché, come accennavo all'inizio, mentre qualche anno fa l'opinione pubblica poteva essere distratta o addirittura ostile rispetto a questi percorsi, credo che, oggi, tutti gli italiani si rendano conto che quella è la dimensione che effettivamente può contribuire a risolvere i problemi anche interni, nazionali e anche locali nell'unico modo efficace possibile.
Sono anche soddisfatta della notizia, che peraltro avevo già avuto informalmente, del coinvolgimento delle parti sociali nella preparazione della partecipazione italiana al G20 dei Ministri del lavoro; sapevo dell'incontro di questa mattina e casualmente il mio partito, il PD, ha organizzato proprio per questo pomeriggio un incontro con le parti sociali, CGIL, CISL e UIL e Confindustria sul G20 dei Ministri del lavoro per uno scambio di informazioni e di idee. L'occasione di oggi rende molto tempestive le comunicazioni del Governo, per cui avremo modo di confrontare i lavori di questa mattina al Ministero e anche questa comunicazione ufficiale e istituzionale che il sottosegretario ha voluto darci.
Credo che sia molto importante anche l'accento posto sulla rilevanza del dialogo sociale a livello internazionale; spesso noi, infatti, guardiamo alla nostra crisi economica e sociale e ci dimentichiamo del fatto che questo tipo di vertici costituisce l'occasione per affermare alcuni principi universali che spesso restano solo principi e fanno fatica ad affermarsi nella pratica quotidiana delle scelte politiche, all'interno, soprattutto, di alcuni dei Paesi emergenti. Nel momento in cui i livelli fondamentali di diritti del mondo del lavoro vengono messi in discussione anche nel cuore dell'Europa e si abbassa la soglia di attenzione su tali diritti acquisiti, rischia di diventare più difficile affermare la necessità di estenderli e di applicarli anche in quelle altre parti del mondo, dove quei diritti non sono ancora acquisiti. Ciò soprattutto quando alcune delle economie di alcuni di questi Paesi emergenti sembrano andare molto meglio delle economie della vecchia Europa.
Allora, invece, credo che, in una sede come quella del G20 dei Ministri del lavoro - anche da parte di un Paese come l'Italia che sta vivendo un periodo particolarmente drammatico dal punto di vista economico e anche complicato dal punto di vista del mantenimento di standard elevati sui diritti del mondo del lavoro -, affermare la centralità del dialogo sociale e del mantenimento o della promozione di certi standard sul decent work o sui diritti del mondo del lavoro sia politicamente un segnale che va mantenuto molto in alto e Pag. 21che è molto importante. Da questo punto di vista, credo che sia importante la partecipazione del Ministro Fornero all'incontro pre-vertice delle parti sociali.
Non ho sentito un riferimento a questo aspetto, ma credo che sarebbe importante per l'Italia sostenere in sede di G20 dei Ministri del lavoro o, al più tardi, in sede di vertice dei Capi di Stato e di Governo a Los Cabos a giugno, l'opportunità di coordinare di più le diverse dimensioni dei diversi vertici G20, in particolare tra il G20 dei Ministri del lavoro e il G20 dei Ministri dell'economia e delle finanze per l'accento che, giustamente, il Governo poneva sulla necessità di coordinare le politiche. Sappiamo quanto sia difficile a livello nazionale e che questa stessa difficoltà si riscontra in tutti i Paesi del mondo.
Se avessimo un luogo, a livello globale, almeno per le prime venti economie mondiali, per coordinare non solo le politiche economiche tra di loro o le politiche del lavoro tra di loro, scambiandosi buone pratiche e preoccupazioni, ma anche azioni comuni - perché ormai siamo pienamente consapevoli che le azioni comuni o sono globali o non sono efficaci, neanche a livello nazionale - e se riuscissimo ad attuare anche un coordinamento delle politiche economiche, finanziarie e per il lavoro in una sede internazionale come quella del G20, penso che sarebbe anche più facile, a cascata, avere un coordinamento più efficace, più stringente e più vincolante a livello nazionale.
Alle misure specifiche per la promozione del lavoro, in particolare per la promozione dell'aumento dei posti di lavoro e per il miglioramento delle condizioni di lavoro, so benissimo che il Governo è attento e, in particolare, lo è il sottosegretario Guerra, ma ricordiamo sempre che c'è un problema di numeri nel mondo del lavoro, ma anche poi, all'interno del mondo del lavoro, un problema di precarietà, di pari opportunità e di posti di lavoro che siano compatibili con un sistema di sviluppo sostenibile. Su questo credo che il G20 lavoro anche abbia qualcosa da dire sul vertice Rio + 20 che si terrà a giugno, proprio in concomitanza sostanzialmente con il vertice del G20, il summit dei Capi di stato e di Governo.
Non solo la dimensione sociale è fondamentale, come è stato giustamente ricordato, ma lo sono anche alcune specifiche dimensioni sociali o di compatibilità ecologica o di sostenibilità sociale, che possono rendere alcune misure specifiche per la promozione del lavoro più importanti di altre (se mi è concesso questo termine), ma che poi richiedono anche delle scelte macroeconomiche conseguenti. Lì si va in un campo su cui, invece, si cede la palla ai Ministeri dell'economia e delle finanze.
Quindi, se l'Italia si potesse fare sostenitrice, anche in modo ufficiale, della proposta che so che il documento internazionale dei sindacati avanza in sede di vertice G20 lavoro della prossima settimana di un raccordo, di un vertice congiunto fra Ministri del lavoro e Ministri dell'economia e della finanza, penso che potrebbe essere uno strumento in più, utile e necessario. Infatti, l'esperienza europea, ed in particolare l'esperienza italiana, insegna che non basta agire sul versante della promozione del lavoro e della promozione del lavoro di buona qualità (con quell'attenzione ai giovani, alle donne e alla sostenibilità ambientale della promozione del lavoro che si può attuare), perché, se non ci sono coerenti politiche economiche e finanziarie, ogni operazione in questo senso rischia di essere una goccia nel mare.
Quindi, pur con queste osservazioni, devo dire che sono soddisfatta del lavoro che si sta facendo in vista di questo vertice e penso che soprattutto questo raccordo stretto con le parti sociali, con i sindacati, Confindustria e altre organizzazioni in vista del vertice, possa portare un contributo importante dell'Italia non soltanto per un rilancio dell'occupazione (speriamo soprattutto giovanile e femminile, ma non soltanto ovviamente) in Italia, ma anche in una dimensione globale, senza la quale veramente non potremo mai uscire da questo dramma della crisi economica, che ci ha investito in modo così pesante e Pag. 22drammatico e dal quale o si esce in una dimensione globale, oppure non riusciremo ad uscire mai.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Scilipoti e Moffa - n. 2-01463)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Scilipoti e Moffa n. 2-01463 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,44).

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di martedì 15 maggio sarà iscritto all'ordine del giorno - prima del seguito dell'esame del decreto-legge n. 29 del 2012 - il seguito della discussione delle mozioni concernenti misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice NATO, che il vigente calendario dei lavori prevede a partire da martedì 29 maggio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 14 maggio 2012, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 3221 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (Approvato dal Senato) (C. 5178).
- Relatore: Strizzolo.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
IANNACCONE ed altri; RAZZI ed altri; DONADI ed altri; PIONATI; PALAGIANO ed altri; CAMBURSANO ed altri; BRIGUGLIO; BACCINI; ANGELINO ALFANO ed altri; GIACHETTI ed altri; GRAZIANO ed altri; MOFFA ed altri; ANTONIONE ed altri; CASINI ed altri; RUBINATO ed altri; DOZZO ed altri; BERSANI ed altri: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali (C. 4826-4953-4954-4985-5032-5063-5098-5114-5123-5127-5134-5136-5138-5142-5144-5147-5176-A).
- Relatori: Bressa e Calderisi.

3. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SCHIRRU ed altri; CICU e FALLICA; DI STANISLAO: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate (C. 3160-4084-4113-A).
- Relatore: Cicu.

La seduta termina alle 11,45.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 5123 E ABB.

Pdl n. 5123 e abb. - Riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti, nonché misure per garantire la trasparenza dei rendiconti dei medesimi

Tempo complessivo: 17 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 10 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatori 25 minuti 25 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 37 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 6 minuti 7 ore e 8 minuti
Popolo della Libertà 56 minuti 1 ora e 37 minuti
Partito Democratico 55 minuti 1 ora e 35 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 47 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti 40 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 36 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 36 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 35 minuti
Misto: 33 minuti 42 minuti
Grande Sud-PPA 9 minuti 10 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 7 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti 4 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
3 minuti 4 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 4 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega
Sud Ausonia
2 minuti 3 minuti