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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 122 di mercoledì 28 gennaio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,50.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Brancher, Brugger, Donadi, Leone, Lo Monte, Migliavacca, Migliori, Milanato, Palumbo, Romani, Soro, Stefani e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00073, Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 5 dicembre 2008, sono state presentate le mozioni Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,58).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso e tenendo conto del fatto che nell'Ufficio di Presidenza è in corso un'importante discussione sui meccanismi per assicurare la personalità del voto, sospendo la seduta che riprenderà alle 10,20.

La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,25.

Si riprende la discussione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Pag. 2

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per poter dare una risposta esaustiva alle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081, concernenti le linee di intervento sulla politica economica, ritengo sia importante e necessario fare un quadro di sintesi ma esaustivo dell'azione del Governo in questi mesi, dall'inizio della crisi economica che ha colpito i mercati finanziari mondiali ad oggi.
Innanzitutto è necessario precisare che, come è stato detto in questi mesi nei vari dibattiti sulla politica economica che si sono svolti nel Paese e in quest'aula, l'azione del Governo si pone all'interno di un quadro macroeconomico che riteniamo fondamentale per perseguire le nostre linee. Questo quadro ha come obiettivo prioritario la stabilizzazione triennale dei conti pubblici e del bilancio pubblico. Ciò non tanto perché vi è una mania del mantenimento di questo obiettivo, ma perché il fatto di riuscire a raggiungere l'azzeramento del deficit rispetto al PIL con gli impegni presi in sede internazionale e in sede comunitaria, diventa un elemento fondamentale per la credibilità finanziaria del nostro Paese sui mercati internazionali.
Un Paese come il nostro, che ha il terzo debito pubblico al mondo e che subisce pesantemente l'impatto degli interessi del debito pubblico sui conti complessivi del Paese, deve fare della credibilità finanziaria internazionale, in un mercato aperto come quello dei titoli del debito pubblico, una delle priorità, se non la priorità fondamentale per poter proseguire a fare una politica economica interessante.
Sicuramente l'evolversi della situazione dei mercati finanziari, con l'inserimento di nuovi competitori nel mercato finanziario internazionale (come abbiamo detto vi sono Paesi che, a fronte di questa crisi finanziaria, cominciano ad emettere nuovi titoli del debito pubblico e quindi diventano competitori su questo mercato nei confronti dello Stato italiano), porta al fatto di dover fare della credibilità finanziaria l'obiettivo principale; inoltre, la percezione sia dei mercati internazionali sia dei singoli investitori, che devono investire nel debito pubblico italiano, diventa un dato importante.
Per questo, come dicevo, l'obiettivo prioritario è quello del contenimento dei conti e del mantenimento degli obiettivi adottati in sede internazionale.
Il secondo obiettivo quadro, come abbiamo detto sempre in questi mesi, è quello per cui tutte le azioni di politica economica devono essere concordate in sede internazionale. Sapete che ormai la crisi è globalizzata, che i mercati finanziari sono globalizzati, che il mercato industriale è globalizzato: serve un'azione concordata in sede internazionale per affrontare la crisi; serve un'azione concordata in sede europea ed in questa logica il nostro Paese sta lavorando.
Con queste ipotesi quadro stabilite ed all'interno di questo quadro, il Governo ha individuato quattro priorità fondamentali su cui si sta muovendo: innanzitutto, la salvaguardia dei posti di lavoro, con il potenziamento e l'estensione di strumenti di tutela del reddito, in caso di disoccupazione o sospensione del lavoro.
Nel decreto-legge n. 185 del 2008, che è stato approvato ieri al Senato ed è stato approvato da questa Camera nel mese di gennaio, sono state inserite novità su questo tema, estendendo la platea dei possibili utilizzatori degli ammortizzatori sociali ed inserendo una norma quadro che permette al Governo di dialogare e confrontarsi con le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e le regioni, in questi giorni, per definire una linea di intervento utile al Paese.
Noi riteniamo che questo sia uno degli obiettivi su cui nel 2009 si deve svolgere l'azione politica ed economica. Mi sembra che su questa linea si stia lavorando e si stia lavorando in modo proficuo.
Sicuramente il Governo ritiene che, sul discorso degli ammortizzatori sociali, valutando la situazione mese per mese e passo dopo passo, non debbano esserePag. 3compiuti passi falsi e che certamente nessun lavoratore debba essere lasciato in situazioni di difficoltà.
Un secondo punto di intervento (anche questo contenuto nel provvedimento n. 185 del 2008) riguarda il sostegno alle imprese e alle famiglie. Sintetizzando, il sostegno alle famiglie è stato realizzato attraverso il bonus familiare e la quota cospicua di assegni familiari che è stata inserita nel decreto-legge n. 185 del 2008. Inoltre, sono stati realizzati una serie di altri interventi a sostegno delle imprese attraverso elementi di semplificazione dell'azione delle imprese stesse e di inizio di riduzione della pressione fiscale, specialmente in alcuni campi ben specifici. Per ora, si tratta di una riduzione ridotta, perché è inserita sempre nell'ambito di un quadro complessivo di salvaguardia dei conti pubblici.
Il Governo ritiene, altresì, che, in questa fase, debba essere svolta un'azione di avvio di grandi opere, perché l'investimento infrastrutturale diventa fondamentale per poter uscire da questa crisi. Nel medio termine, infatti, il Governo punta a mobilitare risorse mediante lo sblocco di uno stock di investimenti ed un uso attivo della Cassa depositi e prestiti.
Una terza linea di intervento è stata quella relativa alla salvaguardia del risparmio: sia il decreto-legge n. 185 del 2008, sia il decreto-legge di emergenza convertito in legge in precedenza intervengono in questo campo. Anche queste linee sono state concordate e vengono attuate, in Italia, attraverso un rapporto intenso di collaborazione con la Banca d'Italia e, all'estero, attraverso un rapporto con Ecofin e gli organismi internazionali.
Come quarta linea di intervento, il Governo ritiene che questa fase debba e possa essere utilizzata, nel medio periodo, per riuscire a risolvere tutta una serie di elementi e di mali strutturali storici del nostro Paese, che possono e devono essere affrontati per poter uscire in modo migliore dall'attuale situazione di crisi. Il sostegno all'investimento nelle aree con minor sviluppo, ad esempio, può essere uno dei punti determinanti per uscire dalla crisi.
Con le citate quattro linee di intervento, nell'ambito di un quadro definito (quello di cui ho parlato in precedenza, relativo alla salvaguardia dei conti pubblici), il Governo esprime parere contrario sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00080 e sulla mozione Baretta ed altri n. 1-00081. Riteniamo, infatti - lo abbiamo detto nel dibattito di questi giorni e lo ripetiamo in questa sede - che allentare, in questa fase, i meccanismi del Patto di stabilità, anche a fronte di un piano di rientro previsto entro il 2011, rischia di dare un impatto negativo sui mercati e di essere percepito negativamente dai mercati stessi. Pertanto, anche se è previsto un mantenimento del termine per il 2011, un allentamento rischia di dare, nell'immediato, un segnale negativo che, in questo momento, non possiamo sopportare.
Infine, il Governo esprime un giudizio positivo e, quindi, un parere favorevole sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078, a condizione che il secondo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di ulteriori misure per dare attuazione alle deliberazioni della Camera dei deputati assunte il 19 novembre 2008, al fine di rendere gli studi di settore fiscalmente equi ed efficaci, attraverso una rappresentazione reale delle condizioni economiche e finanziarie del Paese».
Inoltre, la prima parte del terzo capoverso del dispositivo dovrebbe essere riformulata come segue: «a valutare l'opportunità di rivisitare, per gli enti locali virtuosi che rispettino il Patto di stabilità (...)», fino alla fine del periodo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

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ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcune settimane fa questa Camera si è già espressa sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00062, concernente le detrazioni fiscali per i redditi da lavoro dipendente e da pensioni e misure di finanza pubblica per la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e a favore delle persone che perdono il lavoro.
Questa mozione, che il Movimento per l'Autonomia ha contribuito a stilare, impegnava il Governo ad adottare tutti i provvedimenti necessari assunti dal G20, dall'Econfin e dall'Eurogruppo e ad approvare una serie di provvedimenti di attuazione delle misure a sostegno del reddito delle famiglie meno abbienti già approvate dal Parlamento, in particolar modo la social card. Altresì, la mozione impegnava il Governo a rendere permanenti le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie previste nel cosiddetto decreto ICI e a predisporre un provvedimento comprendente misure necessarie e urgenti di sostegno alle famiglie e alle imprese con l'obiettivo di incrementare la crescita del prodotto interno lordo, fermi restando gli obiettivi di finanza pubblica.
Nel frattempo, questa Camera ha votato il cosiddetto decreto-legge anticrisi sul quale il Movimento per l'Autonomia ha espresso una posizione di dissenso. In questo primo scorcio di legislatura è emerso, infatti, un dato inconfutabile: il risanamento del Paese sta passando attraverso il sacrificio del Mezzogiorno. Ciò è in netto contrasto con quanto è sostenuto da esperti economici e rilevato da numerosi studi di settore, secondo i quali solo incentivando le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno si può concretamente garantire un'opportunità di crescita economica per l'intero Paese.
Le proposte emendative da noi presentate puntavano ad una concreta riduzione del divario tra nord e sud attraverso provvedimenti che - se accolti - avrebbero avvicinato l'economia meridionale a quel tasso potenziale di crescita dal quale è ancora lontana e che sarebbe lecito attendersi da aree così ricche di risorse inutilizzate. Se il Governo le avesse recepite, le nostre proposte avrebbero inciso in modo determinante su due problematiche particolarmente penalizzanti: la difficoltà di accesso al credito avvertita dal nostro tessuto imprenditoriale e il forte divario infrastrutturale.
Il piano anticrisi adottato dall'Esecutivo non è ancora rispettoso degli impegni assunti con il sud del Paese. Infatti, i tagli operati sulla dotazione del Fondo per le aree sottoutilizzate confermano la tendenza del Governo ad adottare provvedimenti non efficaci e non sempre corrispondenti a finalità di sviluppo per il Mezzogiorno.
Sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078, da noi sottoscritta, il Movimento per l'Autonomia esprimerà un voto favorevole, avendo particolarmente apprezzato - tra l'altro - l'impegno che il Governo assume per l'introduzione di meccanismi di fiscalità di vantaggio per favorire gli investimenti nelle aree di minor sviluppo. Al riguardo, crediamo valga la pena sottolineare che due degli emendamenti al decreto-legge anticrisi presentati dal Movimento per l'Autonomia prevedevano l'istituzione di un fondo di garanzia per il microcredito, destinato a finanziare l'avvio di nuove imprese da parte di soggetti disoccupati residenti nelle regioni meridionali, e il sostegno a nuovi investimenti produttivi nelle aree svantaggiate del sud Italia attraverso il meccanismo del credito d'imposta.
Il Movimento per l'Autonomia, preannunciando che esprimerà voto favorevole sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078, ribadisce l'auspicio che per il futuro vi sia un'inversione di rotta del Governo rispetto alle istanze del Mezzogiorno e vigilerà affinché le aspettative delle popolazioni del sud non vengano disattese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

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RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, vorrei dire al signor sottosegretario che questa mattina ci ha davvero impressionato con effetti speciali nel momento in cui non ha prestato attenzione alle nostre mozioni. È vero che esse rappresentano un impegno pro futuro, ma sono anche una presa di coscienza del lavoro svolto in questi mesi dalle opposizioni e - mi permetta - anche dalla sua stessa maggioranza e che nel loro dispositivo indicano delle strade completamente diverse da quelle che il Governo ha fin qui percorso.
Parto da una dichiarazione che il suo, il nostro, lo dico tra virgolette, Presidente del Consiglio ha recentemente rilasciato, cioè che questa crisi non è un dramma.
Certamente non lo è per lui ma lo è per centinaia di migliaia di famiglie che non arrivano più alla seconda o alla terza settimana del mese. Con quale coraggio, con quale spudoratezza si può arrivare a tanto? Come si può non definire un dramma la situazione di un Paese in cui fonti assolutamente attendibili (ISTAT, Unione europea, Banca d'Italia) dicono esattamente questo: che il fatturato dell'industria è sceso, negli ultimi mesi, del 13,9 per cento; la produzione industriale è diminuita di oltre il 10 per cento, contro una media europea pari al 7,7 per cento; le esportazioni sono in forte calo; il prodotto interno lordo, che prima veniva fotografato addirittura con un più 0,5 per cento e poi con un meno 0,5 per cento, veleggia ora, tranquillamente, nelle previsioni, verso il meno 2 per cento; il debito è ritornato a galoppare (siamo ormai intorno al 109-110 per cento); il deficit sfiora, già ora, il 4 per cento del PIL.
I nuovi ordinativi industriali soprattutto, signor sottosegretario, ci preoccupano. Anche in questo caso c'è un differenziale negativo ulteriore tra noi e la media dell'Unione europea: si tratta del 22,8 per cento in Europa contro il 27,2 per cento nel nostro Paese. Voi avete risposto semplicemente con una manovrina da poco più di 5 miliardi di euro. Per carità, tutto serve in una situazione come questa, ma si tratta di misure assolutamente insufficienti e inidonee a offrire risposte. Le ricordo, signor sottosegretario, che il Piano europeo di ripresa economica impegnava - e l'hanno sottoscritto tutti i Paesi membri, compresa l'Italia - le parti a destinare risorse pari all'1,2 per cento del PIL. La rimanente parte, pari allo 0,3 per cento, necessario per arrivare a un punto e mezzo del PIL, sarebbe stata messa dall'Unione europea. Si tratta, quindi, di oltre 20 miliardi di euro: c'è un differenziale negativo pesantissimo cui, in qualche modo, occorre far fronte. A pagare saranno, ancora una volta, naturalmente, le fasce più deboli: i lavoratori dipendenti, i pensionati e soprattutto i precari ma anche i lavoratori autonomi e le piccole imprese. Il bonus famiglia, pari a 2,4 miliardi di euro, è sicuramente in linea con le indicazioni date e gli impegni assunti nel confronti dell'Unione europea, ma è assolutamente insufficiente rispetto alla gravità della crisi.
Dieci giorni fa, signor sottosegretario, ho partecipato a una riunione promossa dall'organizzazione sindacale dei lavoratori del gruppo FIAT e del suo indotto. A Torino, peraltro, erano invitati tutti i parlamentari piemontesi o comunque della medesima provincia e, ahimè, ci siamo presentati soltanto in sei, per lo più dell'opposizione. In quella sede è emerso che ci sono, oggi, 1,9 milioni di automobili in meno prodotti dal gruppo FIAT nel mondo, di cui 600 mila pezzi in meno nella sola Italia, il che vuol dire il 1200 per cento in più della cassa integrazione per la fascia operaia e il 1500 per cento in più per gli impiegati. Quindi, signor sottosegretario - la richiamerei all'attenzione - quelle famiglie e quei lavoratori porteranno a casa, in queste settimane, 700, 750 o 800 euro al mese. Mi dica lei come possono arrivare a fine mese con tali cifre?
Ieri c'è stato un incontro (un altro si terrà oggi) tra Governo e FIAT: sono stati promessi interventi per 260-290 milioni di euro, ma altri Paesi hanno già dichiarato che interverranno per sostenere il settore complessivo dell'automobile con un miliardo o un miliardo e mezzo di euro.Pag. 6Quindi è chiaro, il risultato è questo ma noi vogliamo finalizzarlo esattamente come avviene negli Stati Uniti per investimenti produttivi ecocompatibili: lo ha annunciato il neopresidente degli Stati Uniti.
Recentemente, qualcuno della vostra maggioranza diceva che i soldi ci sono: ciò è vero per chi ha approfittato del changeover (il cambio lira-euro), chi ha sfruttato il lavoro nero e chi ha evaso. Lei sa a quanto ammonta! Quali sono stati i provvedimenti che avete adottato? Cancellare con un colpo di spugna quello che aveva fatto il Governo Prodi per tentare di risalire la china e di attuare una vera e seria lotta all'evasione fiscale, con il drastico divieto di usare il denaro contante o in materia di emissione di assegni non trasferibili, di iscrizione del codice fiscale sugli assegni inferiori ai 5 mila euro, e tracciabilità di tutti i compensi superiori a 500 euro.
Voi avete sostanzialmente dato di nuovo fiato all'evasione fiscale ed i risultati sono questi, li ha fotografati la Banca d'Italia: le entrate sono cresciute, è vero, ma in realtà l'aumento è concentrato tutto nei primi mesi dell'anno 2008. L'aumento poi è dovuto quasi esclusivamente all'IRPEF, non all'IVA e ciò vuol dire che i lavoratori dipendenti pagano, continuano a pagare mentre l'IVA è calata addirittura di 3 miliardi di euro anche se i consumi nel 2008 sono aumentati.
Un consulente della Banca d'Italia scrive così: « Per favorire gli evasori il Governo accetta il rischio di ostacolare le indagini contro i patrimoni di mafiosi, bancarottieri e speculatori ». Questo è il vostro risultato! E allora cosa si prefigura di qui alle prossime settimane quando la crisi si farà sentire ancora più pesantemente? Scontri sociali! Sì, signor sottosegretario, onorevole Ministro che non c'è, Presidente del Consiglio che non c'è! Non bastano i «Grandi fratelli», «l'Isola dei famosi», la tenuta di Kakà nella squadra del Milan, o l'acquisto di Beckham per cambiare gli animi! Ne vedremo delle belle - si fa per dire - nelle nostre piazze! Anche perché, signor sottosegretario, chi non ce la fa più in qualche modo si aggiusterà, ed allora ecco che una classe dirigente seria lo deve prendere in considerazione. Con che cosa? Con il sostegno al reddito: prevedere delle risorse aggiuntive recuperando il fiscal drag; con sgravi fiscali per i redditi più bassi; con l'aumento degli assegni familiari e delle detrazioni per le famiglie con figli a carico; con il sostegno alle imprese: più risorse per il fondo di competitività e sviluppo; inoltre con la revisione (l'hanno chiesta anche i componenti della sua maggioranza) degli studi di settore. Perché continuate a dire di no in un momento così drammatico? Gli studi di settore vanno adeguati alle mutate condizioni di redditività che ci sono. Con quali soldi? Vi abbiamo anche indicato dove prenderli: occorre recuperare subito gli oltre 5 miliardi di euro da coloro che non hanno pagato il condono dopo avervi aderito.
Signor sottosegretario, signor Presidente, il Ministro delle economia e delle finanze ha l'obbligo di andare a recuperare questi denari, altrimenti la Corte dei conti deve intervenire chiedendone conto a chi non fa il suo dovere ossia al Ministro stesso. Occorrerebbe poi utilizzare i risparmi sugli interessi relativi al debito.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Ecco questi sono i nostri suggerimenti che abbiamo indicato nella nostra mozione. Lezioni da coloro che, invece, hanno favorito l'evasione fiscale, che hanno favorito l'indebitamento e che adesso si definiscono predicatori di uno standard etico non le accettiamo; non accettiamo lezioni da parte di coloro che hanno depenalizzato il falso in bilancio!
Ecco perché, signor Presidente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. ...il gruppo Italia dei Valori esprimerà voto favorevole, non soltanto sulla mozione a prima firma Borghesi, ma anche che su quella a prima firma Vietti e su quella a prima firma Baretta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 7

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario Casero, la sua sbrigativa, ma chiara presa di posizione sulle mozioni ci risolve ogni problema nel senso che noi, a nostra volta, esprimeremo voto favorevole sulla mozione Vietti ed anche su quelle Borghesi ed altri e Baretta ed altri e che, a malincuore, esprimeremo voto contrario sulla mozione Stracquadanio ed altri.
Tra l'altro vorrei osservare come il fatto che quest'Aula sia così impegnata a discutere di mozioni, che non sono il massimo strumento parlamentare, significhi che siamo ridotti a questo spazio.
La discussione vera, infatti, quella che si dovrebbe svolgere sulla produzione legislativa, in realtà è fortemente condizionata, per non dire espropriata, dall'iniziativa del Governo che da quando è entrato in carica utilizza decreti-legge apponendo su di essi, ormai di regola, la questione di fiducia. Questo è un problema perché è chiaro che riduce l'attenzione, fra l'altro in contrasto con quello che sta accadendo nel Paese perché non c'è bisogno che qualcuno oggi ci ricordi che si tratta di una crisi di portata epocale: è così. Noi non abbiamo certo aspettato a considerare il passaggio dal profitto alla rendita garantita da mercati opachi attraverso deregolamentazioni selvagge per evidenziare, anche negli anni scorsi, un pericolo che era presente, così come non c'è dubbio che a livello mondiale è stato in qualche modo ordito un colpo di Stato da parte dei manager stock «optionisti».
Detto questo, però, signor sottosegretario, la invito a valutare di spendere il vostro prestigio, considerato che più volte il Presidente del Consiglio ha segnalato che l'Italia è in cima al prestigio internazionale. Lei prima ha affermato che la manovra che è stata adottata dal Governo era prevalentemente rivolta alla stabilizzazione triennale dei conti pubblici; orbene, perché non cominciate a ragionare in sede europea sulla qualità del debito pubblico contrapposto alla qualità del debito delle famiglie? Le famiglie italiane, infatti, sono le meno indebitate in Europa, il loro debito è attorno al 33-34 per cento, mentre quello delle famiglie di altri Paesi europei è molto più elevato, ad esempio il debito delle famiglie inglesi è sopra il 100 per cento.
Perché non iniziate a ragionare in sede europea sul fatto che guardare al semplice debito pubblico sul PIL non dà la misura esatta dell'indebitamento aggregato di un Paese? Questo fornirebbe un motivo non solo per far ragionare i mercati finanziari, ma anche per adottare delle politiche adeguate perché, signor sottosegretario, quando le banche inglesi vengono nazionalizzate o si realizzano interventi pesanti di altri Paesi europei sulle banche, non si fa altro che trasferire quel debito delle famiglie sul debito pubblico, non c'è un'altra spiegazione. Se io acquisto una banca che non è in grado di far fronte al monte di crediti che ha concesso perché le famiglie sono indebitate, va da sé che salvando quella banca, di fatto, sposto al livello del debito pubblico il peso di un debito delle famiglie in quanto tale. Come mai non cominciate a far breccia in Europa adottando questo ragionamento che qualche economista inizia finalmente a far affiorare (non utilizzando il prestigio di cui gode il Ministro dell'economia) spiegando anche che forse bisognerebbe procedere verso una rinegoziazione delle stesse logiche di Maastricht? Questo è un ragionamento molto serio, non è un ragionamento buttato lì, tanto per dire qualcosa.
Credo, inoltre, e l'ho sostenuto molto tempo fa, che sia arrivato il momento in sede europea di utilizzare le riserve delle Banche centrali, che non sono vincolate all'euro, per lanciare un grande prestito di dimensione europea a sostegno degli investimenti per grandi opere pubbliche. Ritengo che sia una decisione che si possa compiere, perché non vi muovete in questa direzione? A cosa servano le riserve nelle mani delle Banche centrali quando non sono più finalizzate alla difesa della moneta perché vi è stato un superamentoPag. 8delle monete nazionali? È così difficile fare ragionamenti di questa natura che potrebbero consentire di dare elasticità al sistema?
Voi, in verità, in questi mesi avete sottovalutato la questione. Nei giorni scorsi ho ascoltato il Ministro Tremonti affermare che di fronte ad una crisi di queste proporzioni è difficile immaginare formule risolutive e che dal 2007-2008 si è tentato di tutto: si sono ridotti i tassi di interesse, ci sono state iniezioni di liquidità, si sono tentate manovre fiscali, salvataggi bancari, piani di opere pubbliche - mi riferisco agli altri Paesi - e ciononostante la crisi non è stata arginata; anzi, tutte queste azioni sono state bruciate con una grande rapidità.
Nessuno di questi interventi ha avuto effetti risolutivi, anzi, come ho spiegato precedentemente, in alcuni Paesi abbiamo assistito ad un'esplosione del debito pubblico che ha finito per pubblicizzare parte del debito dei privati. A mio avviso Il Ministro Tremonti ha avuto la forza di fare un'affermazione importante: la soluzione non è economica ma giuridica; una diversa cifra di regole che contengono principi e valori morali. È veramente un'affermazione di grande rilievo, che io sottoscrivo. Ma con quale credibilità potete richiamare il Paese ad un soprassalto etico se i vostri comportamenti sono di ben altra natura?
Voi avete visto in questi giorni come è finita la vicenda di Alitalia: gli azionisti e gli obbligazionisti sono azzerati. Gli azionisti, infatti, hanno perso tutto esattamente come in altri casi che avevano fatto scuola, ad esempio nel caso delle stangate a molti risparmiatori italiani degli anni Duemila. Gli obbligazionisti non prenderanno niente perché con quei fondi dormienti che voi avete sovrastimato in due miliardi di euro (che in realtà sono ridotti a meno di 800 milioni di euro e che avete già impegnati per la social card) in realtà voi avete creato un sacco di illusioni. Inoltre, con questa operazione i viaggiatori sulla tratta Milano-Roma capiscono qual è il vantaggio dell'italianità: per questa tratta il costo del biglietto di sola andata è di 325 euro. Non so se si rende conto di cosa stiamo parlando: 325 euro per andare da Milano a Roma. Credo che questa è la stecca che viene fatta pagare ai consumatori italiani ed è inaccettabile.
I colleghi della Lega dicevano che Malpensa andava difesa perché i biglietti sono al nord, ma i biglietti che sono a nord vengono staccati a 325 euro sulla tratta Roma-Milano perché il nuovo monopolista, colui che ha preso anche le ali di Air One, è in grado di far volare in una condizione di monopolio assoluto, avendo voi scritto sul decreto-legge che l'Antitrust non deve intervenire in questa materia.
Allora come si fa a richiamare ad un soprassalto etico e a parlare di patti generazionali se il significato delle vostre azioni è di questa natura con il caso Alitalia costato 4 miliardi di euro! Non so chi è bugiardo; il Presidente del Consiglio talvolta è bugiardino, ma non può pensare di dire che questa è una colossale bugia perché questa è la constatazione reale. L'operazione complessiva, infatti, è costata ai contribuenti italiani 4 miliardi di euro (più del doppio della social card), perché dovevamo difendere la nazionalità di un gruppo di imprenditori che non so in realtà quanto coraggiosi siano. Per ora i viaggiatori pagano un biglietto salatissimo e se questa è la vostra campagna di italianità, questa è totalmente sbagliata in quanto va nella direzione opposta degli interessi generali del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Se la vostra politica, invece di assolvere le questioni di interesse generale, persegue dei particolarismi così evidenti, come fate a chiamare ad un soprassalto di eticità il Paese?
Quest'estate ci avete ammorbato con la storia di Robin Hood, ma in realtà voi non avete preso ai ricchi per dare ai poveri, in quanto avete fatto esattamente il contrario. Oggi c'è il problema di affrontare il patto generazionale per le giovani generazioni e per i precari che perdono il lavoro e che non hanno la copertura della cassa integrazione guadagni. Queste cose non si possono fare con le noccioline, ma siPag. 9possono fare se si richiama il Paese e coloro che magari sono già andati in pensione ad accettare un confronto di natura sociale su materie così delicate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BRUNO TABACCI. Concludo, signor Presidente. Per fare ciò bisogna davvero volare in alto sul tema dell'eticità, tuttavia questo è l'argomento sul quale voi non avete nulla di nuovo da dire al Paese perché spesso avete dato al Paese gli esempi sbagliati (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'attuale situazione economica è molto grave, in quanto siamo di fronte ad una crisi importante sotto l'aspetto economico. I dati sul PIL e sul rapporto deficit-PIL del 2009 sono negativi per la gran parte dei Paesi europei. Nel 2009 l'Italia crescerà per meno 2 per cento e così vale per la Germania.
Il rapporto deficit-PIL per l'Italia sforerà il famoso dato del 3 per cento. Paesi europei come la Spagna supereranno il 6 per cento, mentre la Francia supererà il 5 per cento. Vi sono dati negativi sull'Irlanda che sono addirittura in doppia cifra.
Siamo di fronte ad una crisi economica epocale. Qualcuno l'ha voluta definire come la prima crisi mondiale nell'era della globalizzazione. Secondo noi è sbagliato: questa è la vera crisi della globalizzazione. Se, ad oggi, tiriamo le somme tra i dati positivi e quelli negativi della globalizzazione, la Lega ha molti dubbi nel capire se vincano i dati positivi o quelli negativi.
D'altronde, siamo oggi facili profeti. Il primo partito in questo Paese, nelle piazze e in queste Aule a parlare contro i rischi della globalizzazione, del libero mercato eccessivo, della finanza sregolata e del mercatismo è stata la Lega: quando dieci, quindici anni fa noi lo affermavamo, venivamo descritti come persone fuori dal mondo, medievali, che non capiscono quanto è importante lo sviluppo e il dinamismo dell'economia mondiale. Quando parlavamo di dazi, eravamo descritti come persone che non conoscono la realtà economica.
Oggi - è notizia di questi giorni - l'America aumenta ancora i propri dazi sull'Europa e l'Europa sembra voler quasi compiere delle ritorsioni.
Oggi la situazione economica è questa: la globalizzazione è stata aiutata anche dall'Europa (noi per primi abbiamo parlato della stupidità del Patto di Maastricht), che si è lasciata invadere da prodotti sotto costo e senza regole e stabiliva le regole per le proprie industrie, per i propri artigiani e per i propri lavoratori: si è trattato di un'Europa piena di regole al suo interno e di un'Europa che, invece, si faceva invadere da beni e merci e anche da finanza senza regole al suo interno.
La crisi di questa Europa è stata ed è tutt'oggi complice di questa globalizzazione senza regole, senza regolamenti e senza limiti.
Non si tratta solo di una globalizzazione dei beni e dei mercati, ma essa riguarda anche la finanza. Oggi la tossicità dei derivati all'interno del sistema economico mondiale in termini di valore supera quello dell'economia mondiale. Se oggi vi sono mercati messi in crisi dalla questione dei derivati e della loro tossicità, ciò è dovuto alla mancanza di regole nel mondo della finanza e in quello dell'economia. Mancavano regole nell'economia dei beni e dei servizi e sono mancate regole anche nel mondo della finanza.
In questa realtà, quali erano le posizioni del centrosinistra di un tempo? Oggi, forse, l'Italia è favorita dal fatto che le proprie piccole e medie imprese e le proprie imprese familiari hanno tenuto di fronte a questa crisi. Dieci anni fa i «Soloni» del centrosinistra ci dicevano che le piccole e medie imprese non servivano a niente, dovevano unirsi e dovevano fare sistema (perché davanti alla globalizzazione servivano poche impresePag. 10unite, essendo le piccole imprese destinate a sopperire). Ciò valeva anche per le banche e per tanti settori.
Oggi, se andiamo a vedere cosa accade in Inghilterra, questo Paese piange il fatto di non avere più industrie ed imprese, perché ha creduto nel bene della finanza. Per fortuna, in Italia le nostre piccole imprese sono rimaste ed hanno tenuto, perché altrimenti il nostro sistema economico, oggi, sarebbe più in crisi di quanto sia in realtà.
Di fronte a questa situazione, un Governo che ha il terzo debito pubblico mondiale (ma non è la terza potenza mondiale) può fare quello che può, sulla base dei vincoli del Patto di Maastricht. Abbiamo introdotto aiuti per le famiglie, il bonus famiglia, la social card e l'intervento sul prezzo dell'energia, nell'ultimo provvedimento. Fortunatamente è calato il prezzo delle materie prime energetiche e, quindi, i cittadini hanno potuto vedere calare di un terzo il costo del loro approvvigionamento.
Non nascondiamo, però, molte perplessità su alcuni aspetti. Una proposta della Lega che prevedeva di lasciare il bonus famiglia solo ai cittadini italiani è stata accantonata a seguito della presa di posizione di alte cariche istituzionali di questo Parlamento, ma vedremo che da qui a qualche settimana saremo imbarazzati, perché il bonus famiglia, purtroppo, andrà anche a favore degli extracomunitari.
Noi sappiamo che sono le famiglie italiane ad avere più necessità di questo bonus e di questi soldi. Purtroppo, la posizione della Lega è sempre stata tacciata come razzista, estremista e qualunquista e non è passata, però ne pagheremo le conseguenze, quando magari gli italiani si arrabbieranno, vedendo che il bonus famiglia andrà troppo a favore degli extracomunitari.
Sulle imprese, è stato fatto ciò che si poteva fare in questo momento, non nascondendo da parte nostra alcune criticità: vanno bene l'IVA per cassa, l'eliminazione di alcuni adempimenti introdotti dal Governo Prodi (come l'elenco clienti e fornitori o la questione degli assegni), la deduzione IRAP, la cancellazione della commissione massimo scoperto, così come voluto dalla Lega.
Tuttavia, signor Presidente, sugli studi di settore, dobbiamo dire che il Governo è stato alquanto dubbioso. La posizione della Lega, che per prima ha rivendicato una modifica della questione degli studi di settore, partendo dagli indici di normalità economica introdotti dal Governo Prodi e dall'inasprimento dei parametri, purtroppo al momento non è passata. Non accettiamo le lezioni del centrosinistra, perché sono stati loro ad introdurre e ad inasprire in modo considerevole, con indici di normalità economica, gli studi di settore. Dal Governo ci aspettavamo e ci aspettiamo di più nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Non può esserci solo un ordine del giorno, pur importante, accettato da quest'Aula, ma occorre una volontà normativa e legislativa di intervenire, perché le piccole e medie imprese oggi sono in difficoltà. In questo provvedimento, noi abbiamo aiutato le banche, che danno un aiuto alle imprese (questo va bene), si parla di aiuti alle auto, ma la Lega su questo ha qualche perplessità. Non si possono aiutare le banche e il settore automobilistico e non aiutare anche le piccole e medie imprese, perché è lì che c'è il cordone che unisce la forza economica di questo Paese.
Quindi, questi sono gli aspetti che noi attendiamo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, in interventi seri da parte del Governo. Non possiamo accettare che in Padania, nelle nostre regioni produttive, chi ha dato un mandato importante a questo Governo si veda sottovalutato nelle sue proposte e nelle sue esigenze. Oggi, sulla questione degli studi di settore, più del 50 per cento delle piccole e medie imprese non sono congrue, stando alle normative oggi in vigore.
In definitiva, preannunziamo il nostro voto favorevole sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078 e contrario sulle altre, però attendiamo un provvedimento importante da parte del Governo sugli studi di settore, così come sul patto di stabilità. Non possiamo pensare che ilPag. 11comune di Roma, portando un emendamento all'ultimo minuto, nel corso dell'esame di un decreto-legge, si veda salvato dal patto di stabilità, mentre gli altri comuni virtuosi, soprattutto quelli padani, debbano sottostare a queste regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci sono regole e devono valere per tutti. Soprattutto, il comune di Roma non può entrare a gamba tesa nel corso dell'esame di un decreto-legge, affermando che le regole per esso non valgono, mentre valgono per gli altri comuni. Anche su questo aspetto, attendiamo segnali importanti, così come aspettiamo segnali importanti per le piccole realtà economiche presenti nelle zone disagiate. Non si può pensare che le realtà economiche urbane siano le stesse delle realtà economiche di montagna.
Per questo, signor Presidente, la Lega voterà a favore della mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078, mentre esprimerà un voto contrario sulle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, è una buona cosa che il susseguirsi irregolare talvolta del calendario dei lavori parlamentari ci consenta di ritornare a parlare delle difficoltà economiche e sociali del nostro Paese, anche dopo che la discussione sul decreto anti-crisi si è conclusa in entrambi i rami del Parlamento. Il rischio che corriamo, infatti, è che, a causa del succedersi pressante dell'ordine del giorno della Camera, procediamo spediti di provvedimento in provvedimento, finendo per accantonare via via argomenti che mantengono invece una priorità straordinaria.
La crisi economica che stiamo attraversando è certamente, in questa fase storica, la priorità del Paese; essa colpisce ogni giorno di più le famiglie, i lavoratori e le imprese, che sono costretti a misurarsi con un'emergenza che non ha precedenti recenti.
Temiamo, purtroppo, che questa priorità ci accompagnerà almeno per tutto il 2009 e, da non escludere, per buona parte del 2010; per fronteggiarla, servono coraggio, determinazione e fiducia nelle persone e nel futuro.
Non torno, in questa occasione, sull'analisi della crisi, se non per dire che si avverte la necessità che su questa analisi resti viva la discussione politica e sociale. Infatti, sono già troppi i segnali tesi a rimuovere le cause che ci hanno portato alle difficoltà attuali e sono troppe le tentazioni, non tanto a guardare oltre, il che è giusto, ma a farlo senza correggere i clamorosi errori che hanno portato l'economia globale ad accartocciarsi su stessa, lasciando dietro di sé la scia di problemi che ormai avvertiamo nella quotidianità delle nostre vite.
Il punto essenziale che non va dimenticato è che gli effetti finanziari della crisi sono già l'esito di un'errata distribuzione del reddito, che ha indotto per anni milioni di famiglie e di persone, a partire dagli Stati Uniti d'America, ma ben presto anche nel resto del mondo, ad indebitarsi per mantenere gli stili di vita, i consumi ed il bene primario dell'abitazione.
In tutto l'Occidente sviluppato, cioè, si è finanziato il debito. Abbiamo vissuto - diciamolo con sincerità - in una disuguaglianza crescente, ma, in ogni caso, al di sopra delle possibilità che il nostro grado di sviluppo consentiva. La responsabilità della finanza si inserisce in questo disequilibrio, in quanto, anziché mitigare questi fenomeni, li ha esaltati. La crisi dei mutui ha rappresentato l'innesco di una miscela esplosiva accumulata per anni.
Tutto ciò pesa sul nostro destino: abbiamo visto, infatti, come l'impetuosità di questa crisi abbia travolto i consolidati sistemi di regolazione dei mercati finanziari e produttivi, con quale rapidità torni a mordere la disoccupazione e si diffonda l'indigenza; a tutto ciò bisogna reagire.
La crisi rimette in discussione i parametri, ma anche i luoghi comuni della costruzione della gestione dell'economia ePag. 12della società, sicché l'urgente e necessaria risposta all'emergenza non deve essere fine a se stessa, ma inquadrata in una visione strategica che ci assicuri un'ottica di prospettiva. È bene non dimenticarlo, perché dalla crisi non possiamo uscirne bene, se non apportiamo correttivi strutturali a questo stato di cose.
In questo senso, molti, e noi tra questi, parlano della crisi anche come un'opportunità. Dobbiamo saper cogliere la complessità di questa situazione per costruire un futuro migliore.
Fortunatamente, cresce la coscienza che l'economia non sia un ambito neutro, a sé stante, e cresce la percezione che le risposte coinvolgono l'insieme del modello economico sociale.
Basti pensare all'intreccio, sempre più stringente, tra la crisi economica e i vincoli ambientali; è proprio il dibattito sugli aiuti al settore automobilistico, che coinvolge la discussione dei Governi di tutti i grandi Stati, che sta rendendo concreto agli occhi di milioni di consumatori il fatto che esista un rapporto diretto tra lo sviluppo economico e la sostenibilità ambientale e che trovare il bandolo di questa trascurata ed imbrigliata matassa è decisivo per decidere la qualità dell'uscita dalla crisi, con provvedimenti che siano, al tempo stesso, non «anti», ma «pro» impresa.
Mi auguro che questa strada sia seguita nelle prossime ore anche dal nostro Paese. Basti pensare ai disequilibri territoriali tra aree sviluppate ed aree depresse: la distorsione operata dal Governo in questi mesi dei fondi FAS è un'occasione sprecata, che allontana la possibilità di rispondere all'esigenza inderogabile di unificare il Paese, condizione decisiva per vincere la sfida competitiva che dopo la crisi ripartirà e non ammetterà convogli in ritardo.
È esattamente quello che sta facendo il Governo tedesco, che sta dichiaratamente gestendo le difficoltà per rafforzare l'intero apparato industriale, per portarlo ad essere, dopo la crisi, uno tra i più robusti del pianeta.
Penso, a questo proposito, alla nostra piccola e piccolissima impresa, ai distretti industriali del nord e del centro Italia, strutture portanti del nostro apparato industriale, soggiogate dalle strettoie di un credito esoso.
Penso alla riconversione dell'edilizia esistente, sia pubblica che privata, che rappresenta una grande opportunità; ed è una fortuna che abbiamo recuperato, per nostra iniziativa, quella norma incentivo del 55 per cento che il Governo aveva cancellato. Penso infine, ma non ultimi, ai lavoratori, siano essi dipendenti o precari, autonomi o imprenditori, esposti alle intemperie, soprattutto quelli privi di protezione sociale.
Esiste, insomma, l'esigenza di una strategia di respiro in grado di guardare oltre la crisi. Questa strategia il nostro Governo non ce l'ha. Dobbiamo dedicare le migliori energie al definirla, non richiudiamoci in posizioni di parte.
Ciò che con la mozione in esame chiediamo al Governo è di assumere la gravità della crisi in tutta la sua portata, di reagire, di non sfuggire alla sfida che abbiamo di fronte. La crisi non è una condanna diabolica, non è il mostro dei videogiochi al quale soccombere: sottovalutarla o esaltarla ha lo stesso effetto, una colpevole impotenza.
Ci ha sorpreso davvero e molto ascoltare le dichiarazioni che solo l'altro ieri il Ministro Tremonti ha rilasciato, con le quali riduce la crisi ad un fatto di ordinaria amministrazione e di scarso peso o significato. Sappiamo bene che per il nostro Paese, anche per i suoi ritardi, può avere un impatto meno traumatico di altri, ma sappiamo anche quali sono i dati che ogni giorno ci vengono scodellati e che l'onorevole Veltroni ha illustrato in Aula in occasione della dichiarazione di voto sul decreto-legge anticrisi: i dati sulla produzione industriale, sulla cassa integrazione e la disoccupazione, sulla crisi dei consumi. A questa realtà bisogna rispondere adesso, non domani, non tra un anno.
La crisi del 1929, l'unico parametro che abbiamo, è durata cinque anni; è da presumere che la rapidità dei fenomeni contemporanei renda tutto più accelerato: da qui la valutazione che questa crisi puòPag. 13durare due anni. Ma da qui anche l'urgenza di intervenire subito: non c'è tempo per due tempi.
Ecco perché uniamo nella nostra valutazione la prospettiva strutturale alla quale, sia pur brevemente, ho accennato, all'esigenza di dare risposte immediate, urgenti, rispetto alle quali l'azione del Governo è inadeguata e insufficiente.
La nostra mozione ha questo scopo, signor Presidente e signor rappresentante del Governo: quello di invitarvi ad andare oltre questa situazione, a non sottovalutare la posta in gioco e ad adottare efficaci provvedimenti.
Sulla stessa impostazione si muovono le mozioni dei colleghi Borghesi e Vietti, e annuncio pertanto il nostro consenso a queste mozioni, mente deludente ci è parsa la mozione di maggioranza, che non coglie questo necessario salto di qualità.
Per farlo, il nostro Paese deve seguire la traccia che l'Unione europea ha prospettato nell'intervento anticrisi. Cito la UE per non far confronti, date le dimensioni, con l'America e la Cina, che pure costituiscono un punto di riflessione. Ma con la Spagna, la Francia, la Germania, l'Inghilterra dobbiamo ben confrontarci: esse sono i nostri partner e nostri competitor, con loro costruiamo il futuro della comunità nella quale vivranno i nostri figli.
La Commissione europea ha raccomandato di mettere in circolo almeno un punto e mezzo di PIL, di adottare criteri specifici di tipo sociale, industriale e fiscale. Riprendiamo, signor sottosegretario, rappresentanti del Governo, quel piano, vediamone le possibilità di applicazione in Italia, ma non arrendiamoci alle difficoltà interne, che pure conosciamo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER PAOLO BARETTA. Queste difficoltà attengono alla dimensione del debito pubblico: non ci stanchiamo di ripetere - mi riferisco anche alle osservazioni che ha fatto questa mattina il sottosegretario - che la strada del risanamento del debito è un obiettivo che non solo condividiamo, ma che è il perno della politica economica. Sul reddito, sull'impresa, sul lavoro, capitoli che abbiamo lungamente illustrato, è quindi necessario intervenire: il senso della nostra mozione è esattamente questo.
Non ci sfugge, signor Presidente, la complessità e la difficoltà di questa fase, ma vediamo finalmente la politica tornare in gioco. È il nostro momento, è il momento che nessuno possa dire che le istituzioni e il Governo hanno lasciato soli i propri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, innanzitutto ringrazio il Governo per aver voluto formulare i suoi pareri in un quadro di riepilogo della situazione internazionale e della situazione economica del Paese, e di averci offerto le sue valutazioni in questa fase, ora che il decreto-legge anticrisi è definitivamente legge dello Stato con l'approvazione da parte del Senato avvenuta ieri.
Come primo firmatario della mozione - ma parlo a nome di tutti i firmatari - accolgo le richieste del Governo in ordine alla riformulazione di quei due passaggi del dispositivo, che mi sembra contribuiscano a meglio precisare il contenuto della mozione presentata dalla maggioranza.
Mi intratterrò pochi minuti, ma credo che dovremmo fare alcune semplici riflessioni rispetto alle quali vorrei rispondere ai colleghi. In primo luogo, questa mozione nasce a seguito della proposizione da parte di un gruppo di opposizione - quello dell'Italia dei Valori - di una mozione che ripercorreva esattamente ciò che avevamo detto nel dibattito che si è chiuso il 19 novembre.
Non sta a me dare lezioni di metodo all'opposizione, ma vorrei che sfruttassimo meglio le opportunità che il Regolamento offre sia alla maggioranza, sia all'opposizione, per evitare di ripetere i dibattiti tre o quattro volte. Oggi ci siamo infattiPag. 14ripetuti le cose che ci siamo detti il 19 novembre e che abbiamo ripetuto a lungo durante tutto l'arco della discussione sul decreto-legge «anticrisi»: non è utile al Parlamento ripetersi, non è utile alla credibilità delle istituzioni impiegare così il tempo di quel lavoro che i cittadini ci hanno delegato a fare.
Non posso però non svolgere alcune considerazioni su ciò che hanno detto, nei loro interventi, i colleghi (e voglio iniziare dai colleghi dell'opposizione).
Al collega Baretta voglio dire una cosa: io non sono il difensore d'ufficio del Ministro Tremonti - che sa difendersi molto bene da sé -, ma affermare che il Ministro Tremonti consideri questa crisi come ordinaria amministrazione equivale a dire che la pioggia sale dalla terra al cielo. Se c'è qualcuno che - in Europa e non solo in Italia -, quando ancora non c'era alcuna previsione sullo scenario finanziario internazionale, ha messo in guardia rispetto al fatto che si sarebbe abbattuta una crisi paragonabile - si disse - a quella del 1929 (e il Ministro veniva accusato finanche dalla nostra parte politica di un certo eccesso di catastrofismo) e questo sia il Ministro Tremonti credo che sia universalmente noto e da riconoscere.
Tremonti è stato il primo a parlare in Europa della crisi di un modello di crescita del PIL che si basava sulle crescite apparenti della finanza e non su quelle reali della produzione, cercando di riportare tutti noi con i piedi per terra in un mondo in cui la ricchezza si crea come si è sempre creata, ossia producendo beni e servizi dedicati alla produzione e alla fruizione dei beni, e non moltiplicando la ricchezza come facevano il gatto e la volpe con Pinocchio (cosa che è accaduta spesso - anzi troppo spesso - sui mercati, avendone poi il contraccolpo che, quando si scopre che i danari in terra non germinano la pianta del danaro, allora si è perso reddito e non lo si è creato).
Da parte nostra - e da parte del Governo - vi è stata sempre quindi una straordinaria attenzione alla crisi, e bisognerebbe avere la consapevolezza - lo ha detto in parte bene il collega Fugatti - che la struttura economica del Paese, che era stata accusata di mostrare arretratezza finanziaria e strutturale, ha consentito di subire un impatto minore dalla crisi, perché, come ha detto il collega Tabacci nel suo intervento, le nostre famiglie sono «patrimonializzate» e non indebitate.
Noi non abbiamo avuto l'impatto sul sistema finanziario che ha conosciuto e sta conoscendo, ad esempio, la Gran Bretagna. Ma non si dica, collega Tabacci, che queste riflessioni non le abbiamo portate in Europa, perché siamo stati i primi a chiedere all'Europa di riconsiderare Maastricht alla luce complessiva del debito pubblico e del debito privato, e su questo stiamo lavorando.
La propaganda non giova, così come non giova, collega Cambursano, la cattiva propaganda che lei ha fatto.
Lei che è stato alla Cassa depositi e prestiti sa bene che a fronte di quei 5-6 miliardi di euro di risorse immediatamente mobilitati, ve ne sono altri 75 disponibili per le infrastrutture che il nostro piano sta mobilitando attraverso le delibere del CIPE, e sa bene che quelli saranno investimenti infrastrutturali reali (Commenti del deputato Cambursano).
Mi permetta di dire, inoltre, che bisognerebbe smetterla con la storia della terza settimana, in merito alla quale, per far capire quanto sia frusta e stantia, cito una canzone di Lucio Battisti del 1972: «il carretto passava e quell'uomo gridava gelati, al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti». È una realtà storica, non potete speculare su questa vicenda.

FABIO EVANGELISTI. Ma che cosa stai dicendo?

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. «Al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti»: era il 1972! Una realtà che non potete evocare voi che avete sostenuto un Governo che, avendo due anni di PIL in crescita, ha pensato bene a fare solo una cosa: portare via la crescita reale dell'economia con le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!Pag. 15Non avete credibilità su questo punto. Basta con questa demagogia della terza settimana!
Le ultime considerazioni le rivolgo ai colleghi di maggioranza. Voglio ricordare al collega Iannaccone, che ringrazio per il riconoscimento che ha dato alla mia mozione, che il programma della nostra coalizione prevedeva sette missioni, e una di queste si chiama sud. Il sud è un pilastro per il Popolo della Libertà e per la sua alleanza con i movimenti federalisti del sud e del nord (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia). Il sud è presente nel programma di Governo in ogni atto. Le risorse del FAS che noi abbiamo spostato con la deliberazione del Parlamento erano indisponibili per progetti non in atto. È vero che quel Fondo era destinato a infrastrutture, ma noi non abbiamo nessun progetto esecutivo. Sarebbe stato irresponsabile da parte nostra fare debito, quando avevamo in cassa qualche risorsa. Ricostituiremo il FAS via via che i progetti diventeranno esecutivi e mobiliteremo le risorse europee e nazionali ai fini dello sviluppo infrastrutturale del Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Su questo è d'accordo tutta la coalizione, sia che riguardi il nord, sia che riguardi il sud. Vi è - credo che anche nelle parole dell'onorevole Fugatti fosse presente - la convinzione che si possano prevedere degli investimenti infrastrutturali per i comuni virtuosi. I comuni virtuosi - come chiediamo nella mozione - che non hanno debito e che non fanno debito per la spesa corrente potranno non essere chiamati al rispetto ragionieristico del patto di stabilità, perché se si investe sulle infrastrutture comunali, e sovracomunali, si genera lavoro, ricchezza e sviluppo; e tutto ciò è presente nella mozione che il Governo ha accettato.
Onorevoli colleghi, invito tutti a votare a favore di questa mozione nella consapevolezza che molto di quello che noi oggi deliberiamo è già previsto nel provvedimento anticrisi e su quello che ancora non è previsto (compresa la parte degli studi di settore su cui siamo in sintonia totale di riportarli alla realtà economica di questa fase del Paese) noi, come maggioranza, abbiamo una consonanza piena che viene riconfermata su ogni passaggio, dalla stipula del programma a oggi. Su questo, maggioranza e Governo stanno ben lavorando.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Saluto gli studenti della scuola media paritaria Antonia Maria Verna di Acerra (provincia di Napoli), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 484
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Landolfi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Tenaglia, Stradella, Vassallo, Franzoso, Barbareschi e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078 nel testo riformulato, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 16

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 491
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
261
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che i deputati Tenaglia, Stradella, Esposito, Franzoso, Barbareschi e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Samperi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00080, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 491
Astenuti 5
Maggioranza 246
Hanno votato
230
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Tenaglia, Tortoli, Viola, Esposito, Franzoso, Barbareschi e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

FURIO COLOMBO. Presidente, aspetti a chiudere le votazioni, ci sono due deputati che votano per tre!

PRESIDENTE. Grazie onorevole Colombo. Mi raccomando, ognuno voti per sé.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baretta ed altri n. 1-00081, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
233
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Franzoso, Barbareschi e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 11,30).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intendo chiedere alla Presidenza e all'Assemblea di svolgere un'inversione tra il secondo e il terzo dei punti all'ordine del giorno, anticipando le mozioni concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità in luogo delle mozioni concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere. Se la Presidenza avesse la volontà di verificare, credo che potrebbe esserci il consenso dell'Aula sulla richiesta d'inversione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Allora procediamo nel senso dell'inversione proposta dall'onorevole Baldelli. Ricordo che alle 12,30 è previsto dall'ordine del giorno il seguito della discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.

Pag. 17

Seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00071, Delfino ed altri n. 1-00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084, concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00071 (Nuova formulazione), Delfino ed altri n. 1- 00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084, concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di venerdì 12 dicembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Eugenia Maria Roccella, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, desidero innanzitutto esprimere un ringraziamento a tutti i colleghi intervenuti nell'ambito delle varie mozioni su questo tema, poiché hanno impegnato la Camera in una discussione e in un confronto importante che deve investire l'intera società italiana. Le mozioni in esame affrontano varie criticità su cui si misura il nostro sistema di protezione sociale. Emergono infatti, nei diversi testi, esigenze specifiche di corretta applicazione di leggi in vigore, così come la necessità di incrementare in alcuni ambiti le pari opportunità per i cittadini del nostro Paese, tenuto conto dei peculiari bisogni di ciascuno.
La persona disabile viene contestualizzata con riferimento al mondo del lavoro, nella scuola, come soggetto titolare di diritti inalienabili da realizzarsi anche attraverso un insieme di regole oggi rafforzate dalla Comunità internazionale grazie alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite. La Convenzione adottata il 12 dicembre 2006 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, entrata in vigore il 3 maggio 2008 a livello internazionale e richiamata in tutte le mozioni, rappresenta uno strumento che mira a promuovere, tutelare e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone disabili, nonché a promuovere il pieno rispetto per la loro dignità in tutti gli ambiti della vita civile.
Fa piacere ricordare che il nostro Paese ha svolto un ruolo di primo piano nei negoziati e nella redazione del testo. In esso, infatti, sono contenute molte delle proposte elaborate dalla delegazione italiana, in particolare la definizione di disabilità nonché i riferimenti al ruolo della famiglia ed alla cooperazione internazionale. Coerentemente l'Italia è stata tra i primi firmatari della Convenzione del protocollo opzionale lo scorso 30 marzo 2007. Questo Governo ha approvato il disegno di legge di ratifica nel Consiglio dei ministri dello scorso 28 novembre. È stato quindi pienamente mantenuto l'impegno assunto dal Governo di riavviare con la massima tempestività l'iter di approvazione e di portarlo a compimento nel più breve tempo possibile. In questo momento il provvedimento è in votazione al Senato.
L'istituzione dell'osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità contenuta nel disegno di legge di ratifica risponde concretamente al tanto atteso organismo collegiale dove poter rappresentare esigenze spesso molto diverse per definire in modo condiviso le risposte più adeguate. Si tratta di uno strumento di partecipazione attiva che sia in grado di garantire un coordinamento efficace nelle politiche degli interventi su tutto il territorio nazionale, secondo la richiesta delle associazioni dei disabili: niente su di noi senza di noi. I compiti assegnati all'osservatorio vanno tutti nella direzione di darePag. 18nuovo impulso alle politiche per la disabilità attraverso modalità operative improntate all'inclusione sociale e alla diretta partecipazione delle persone con disabilità in relazione alle abilità e potenzialità di ciascuna.
Quanto ai molteplici aspetti problematici presentati nelle varie mozioni, vorrei anzitutto sottolineare come l'aver concentrato nel Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali le diverse competenze amministrative costituisca uno strumento utile per combattere la frammentarietà degli interventi e la disomogeneità che hanno connotato spesso molta parte delle risposte sulla disabilità in questi decenni. Il Ministro Sacconi con il Libro verde ha voluto lanciare una grande consultazione per coinvolgere attivamente il maggior numero di persone e associazioni sull'obiettivo di una vita buona nella società attiva in vista della definizione di un nuovo modello di welfare.
Il Libro verde si propone di superare le logiche improntate talvolta a principi riparatori e meramente assistenzialistici che hanno contribuito ad alimentare i fattori di disuguaglianza sociale non producendo efficaci politiche. Questa trasformazione appare oggi più che mai urgente tenuto anche conto delle rapide trasformazioni demografiche e delle crescenti esigenze che vengono dalle persone in condizione di fragilità nel contesto di una grave crisi economica internazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,40)

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. La stessa congiuntura economica, tuttavia, ci pone di fronte alla necessità di stabilire vincoli di bilancio particolarmente stringenti. A maggior ragione ci appare giusto sottolineare come il Governo abbia cercato di mantenere i trasferimenti sociali complessivi alle regioni nel Fondo nazionale per le politiche sociali e nel Fondo per la non autosufficienza del 2008 e 2009 su livelli non troppo dissimili dal 2007.
In particolare nel 2008 rispetto al 2007, la quota regionale del Fondo nazionale politiche sociali si è ridotta da 956 milioni a 656 milioni ma contemporaneamente al Fondo per le non autosufficienze, istituito dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono state assegnate risorse finanziarie per il triennio 2007-2009 nella misura di 100 milioni per il 2007, 300 per il 2008 e 400 per il 2009. Le risorse relative al Fondo da ultimo citato sono state ripartite alle regioni e alle province autonome individuando alcune aree prioritarie di intervento in favore delle persone non autosufficienti: punti unici di accesso all'informazione e alle prestazioni, presa in carico individualizzata e accertamento multidimensionale, rafforzamento dell'assistenza domiciliare.
Con riferimento allo specifico profilo del diritto al lavoro dei disabili è importante aprire una riflessione su come favorire la piena attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68, volta a promuovere l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.
Tale normativa, infatti, pur essendo stata introdotta quasi dieci anni fa registra ancora disomogeneità nella sua attuazione a livello territoriale. I dati più recenti tuttavia evidenziano che i numeri riguardanti il collocamento mirato hanno segnato nel 2007 valori in crescita. Le informazioni acquisite confermano positivi incrementi che riguardano sia il versante dell'offerta di lavoro sia gli avviamenti al lavoro. La legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha introdotto ulteriori strumenti per favorire il collocamento.
È stato inoltre reintrodotto il meccanismo previsto dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 276 del 2003, per favorire una maggiore partecipazione delle persone disabili al mercato del lavoro, attraverso il ricorso alla cooperazione sociale.
Sono in corso inoltre progetti per promuovere l'utilizzo della nuova classificazione sulla disabilità ICF nei procedimenti di accertamento della disabilità. Tale strumento di valutazione, già sperimentatoPag. 19nell'iter di accertamento ai fini lavoristici, potrà rappresentare, quando utilizzato in maniera più diffusa, un'importante innovazione nel settore dell'inserimento lavorativo, essendo basato sulla valorizzazione delle potenzialità e abilità del lavoratore disabile.
Relativamente alle questioni che attengono più in particolare al mondo della scuola, il Ministero dell'istruzione è da tempo impegnato a realizzare la piena integrazione degli allievi disabili: anche questo è un ambito che pone l'Italia certamente all'avanguardia nel contesto internazionale. È stato ricostruito l'osservatorio sull'handicap, che grazie alla partecipazione attiva delle associazioni interessate, in stretto rapporto con la scuola, ha il compito di approfondire tutte le tematiche concernenti l'integrazione degli alunni diversamente abili, per avere il quadro esatto delle criticità e per accogliere nuove proposte.
Con riguardo in particolare al numero degli allievi per classe e dei docenti, sono stati autorizzati per il corrente anno i costi di sostegno necessari a sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dall'apposita certificazione. A livello nazionale, sono stati confermati tutti i posti di sostegno funzionanti nell'anno scolastico 2007-2008, complessivamente 90.882 posti. Per il potenziamento dell'offerta formativa, a favore dell'integrazione scolastica degli allievi disabili, annualmente, con i fondi della legge n. 440 del 2007, sono assegnati finanziamenti. L'impiego che di tali risorse fanno le scuole è oggetto di monitoraggio da parte del Ministero dell'istruzione.
Per quanto riguarda l'integrazione nelle università degli studenti diversamente abili, la normativa vigente prevede un fondo di finanziamento ordinario che, a partire dal 1999, ha assicurato complessivamente oltre 33 milioni di euro.
Relativamente alla formazione universitaria a distanza, si fa presente che sono state accreditate in Italia 11 università telematiche abilitate a rilasciare titoli aventi lo stesso valore legale delle università statali e non statali e soggette alle stesse regole in vigore per le università convenzionali. Questo sistema di insegnamento si rivela particolarmente importante proprio per gli studenti con disabilità.
Per quanto concerne il profilo dell'assistenza sanitaria, presso la direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero che rappresento, è stato istituito in data 5 novembre il tavolo di lavoro sugli interventi sanitari di riabilitazione in favore delle persone con disabilità, che si è insediato lo scorso 14 gennaio. I principali obiettivi del tavolo sono la definizione di un concetto unico di disabilità, la definizione di criteri per la realizzazione del punto unico di accesso, l'elaborazione di linee guida che orientino l'accertamento delle condizioni di disabilità sulla valutazione funzionale, realizzata con l'utilizzo della metodologia ICF, l'individuazione di percorsi riabilitativi sulla base di criteri di efficienza, efficacia ed appropriatezza, anche attraverso la revisione delle linee guida sulla riabilitazione, l'elaborazione e l'aggiornamento dei codici dei dispositivi e il relativo repertorio dell'assistenza protesica.
Concludendo, nel confermare l'impegno del Governo a rafforzare la propria azione per la promozione dei diritti delle persone disabili, l'abbattimento di tutte le barriere culturali, ambientali e sociali, così come indicato nella Convenzione delle Nazioni Unite, si ritiene di accogliere la mozione di maggioranza Laura Molteni ed altri n. 1-00084, perché in linea con l'impegno del Governo, con le azioni già in essere e maggiormente coerente con il processo di consolidamento di politiche attive, in un quadro di federalismo fiscale.
Mi dispiace che su un tema come questo, su cui sarebbe utile privilegiare i punti di condivisione, si sia arrivati a più mozioni separate, ma, pur nell'apprezzamento degli obiettivi comuni, il Governo ritiene di non poter accogliere in toto le mozioni presentate rispettivamente dall'onorevole Livia Turco ed altri n. 1-00071 (Nuova formulazione), Delfino ed altri n. 1-00079 e Mura ed altri n. 1-00082, che propongono alcune scelte di indirizzo politicoPag. 20sulla materia della disabilità, che il Governo ritiene non condivisibili o ridondanti rispetto alla propria azione.
Come abbiamo detto, è necessario oggi ripensare il welfare e trovare soluzioni innovative, sia per ottimizzare le poche risorse disponibili, sia per adeguare le politiche ad una situazione sociale, demografica e culturale profondamente cambiata.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i disabili sono ben 400 milioni e l'80 per cento di essi vive nella parte più povera del pianeta. Termini come «barriere architettoniche», «protesi», «tecnologie» e concetti come diritti, autonomia e garanzie sono sogni irrealizzabili per molti di loro. Per molti versi, la loro esperienza è differente da quella degli oltre due milioni e 600 mila disabili italiani, ma, purtroppo, per alcuni versi, vi sono aspetti che li accomunano.
Abbiamo accolto con particolare attenzione le parole espresse dal segretario generale dell'ONU che, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ha chiesto di fare molto di più per spezzare il cerchio della povertà e della disabilità, esortando i Governi ad assicurare che le persone con disabilità e le organizzazioni che li rappresentano siano parte integrante di ogni fase dello sviluppo. In questo modo, possiamo promuovere l'integrazione e aprire la strada ad un futuro migliore per tutti nella società.
Dello stesso tenore l'alto richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, in occasione di detta ricorrenza, ha rivolto un messaggio, sottolineando come la crisi economica rischia di colpire gli anelli più deboli della nostra società, in particolare chi vive una situazione di disabilità. È importante che, pure in una fase di innegabile difficoltà per la finanza pubblica - ha scritto il Capo dello Stato - le esigenze di sostegno e di supporto delle persone con disabilità e dei loro familiari non siano sottovalutate. Proprio in questo periodo di crisi, nel quale tanti cittadini italiani sono chiamati ad affrontare nuovi problemi, questa parte della nostra cittadinanza deve sommare i nuovi problemi agli antichi e il risultato può essere troppo pesante in assenza di supporti adeguati.
Diamo atto al Governo di aver mostrato una particolare sensibilità nell'accogliere prontamente l'appello del segretario generale delle Nazioni Unite, approvando nel Consiglio dei ministri del 28 novembre 2008 il disegno di legge che ratifica la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, firmata il 30 marzo 2007 a New York. Per le tante persone e per le tante famiglie che vivono in condizioni di particolare disagio, la Convenzione rappresenta un passo fondamentale nel percorso di riconoscimento dei diritti di cittadinanza e delle libertà. Diamo atto al Governo di aver così contribuito a dare un nuovo impulso alle politiche di inclusione per i disabili, istituendo un Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
Il Movimento per l'Autonomia, in questi primi mesi di legislatura, ha più volte posto all'attenzione dell'Esecutivo le difficoltà che sono chiamate ad affrontare le famiglie con uno o più componenti disabili, in particolare nel Mezzogiorno del Paese.
Per quanto ci riguarda, chiediamo di rilanciare la discussione sull'urgenza dell'attuazione dei principi e delle misure contenute nella Convenzione ONU nelle regioni meridionali. Infatti, da ogni analisi e da ogni studio fatto in ogni regione del sud, emergono preoccupanti criticità rimaste irrisolte dal punto di vista dei diritti, dei servizi essenziali e di tutti i percorsi necessari ad una vera inclusione nella società delle persone con disabilità. In tal senso, abbiamo chiesto, più volte, al GovernoPag. 21di varare provvedimenti di sostegno alla famiglia in generale, con particolare attenzione a quelle che si trovano con un familiare disabile a carico.
La nostra pressante richiesta di una nuova politica infrastrutturale e di maggiori risorse per l'edilizia pubblica nasce anche dall'esigenza di una più efficace opera di abbattimento delle barriere architettoniche, particolarmente presenti nelle nostre strutture pubbliche meridionali.
Signor Presidente, il Movimento per l'Autonomia sosterrà questa mozione che abbiamo contribuito a stilare, con l'auspicio che i provvedimenti che il Governo si impegna ad assumere tengano in particolare considerazione la situazione di svantaggio nella quale versa il sud del Paese e delle conseguenze che si ripercuotono sulle persone che vivono condizioni di disabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, il dibattito sulle mozioni riguardanti le iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità ci dà l'occasione di affrontare questioni rilevanti che attengono alla qualità della vita di queste persone. Si tratta spesso di temi complicati e di non facile soluzione che si estendono dalla sfera dei diritti a quella della vita quotidiana e che incidono sulla pelle non solo dei cittadini italiani portatori di handicap, ma anche delle loro famiglie, alle quali in troppi casi è demandata la parte più consistente di ogni forma di assistenza. Troppo spesso, infatti, ci si limita a fornire un'assistenza minima che, pur nel solco del «meglio che niente», non è - ovviamente - sufficiente a mettere i nostri concittadini diversamente abili nella condizione di fruire pienamente dei loro diritti, che pure lo Stato riconosce. Così, se nella scuola il bambino è assistito in maniera soddisfacente fin dalle elementari, il grado di sostegno tende a diminuire sempre di più man mano che lo studente prosegue la sua carriera di studi, azzerandosi completamente a livello universitario. I quattrocento euro scarsi che vengono riconosciuti come sostegno da parte dello Stato non bastano certo a coprire neppure in parte i costi che una famiglia è costretta a sostenere per accudire in maniera adeguata un parente disabile nella propria casa.
Vi è poi l'assurda vicenda del nomenclatore tariffario delle protesi, ovvero dell'elenco di protesi ed ausili che il Servizio sanitario nazionale rimborsa integralmente, ma che non viene aggiornato ormai da più di dieci anni. Tale strumento, pertanto, risulta in gran parte inutile, dal momento che la tecnologia applicata alla creazione di strumenti a sostegno delle persone disabili ha - fortunatamente - fatto passi da gigante: la conseguenza è che le protesi migliori e più funzionali (di conseguenza anche le più costose), non essendo riportate all'intero del nomenclatore tariffario, sono, purtroppo, tutte a carico dei disabili e delle loro famiglie.
Il gruppo dell'Italia dei Valori ha ritenuto questa di oggi un'occasione preziosa per discutere e confrontarsi a trecentosessanta gradi sul tema dei diritti e del sostegno ai cittadini con diverse abilità ed è per questo che abbiamo presentato una mozione che sia nelle premesse, sia negli impegni non fa sconti al Governo, ma lo incalza in maniera stringente, in particolare sulle risorse economiche da impiegare.
L'Italia dei Valori, in particolare su questo tema, non insegue la polemica a tutti i costi, ma non è neppure intenzionata a limitarsi a generiche dichiarazioni di principio, a formulazioni più o meno vaghe che ci avrebbero permesso di portare a casa l'approvazione di una mozione nella quale si poteva leggere tutto e quindi niente, ma che non sarebbe stata in grado di fare chiarezza e non avrebbe permesso ai cittadini italiani di capire come il Governo intende affrontare in maniera concreta i problemi con cui tutti i giorni si confronta chi è portatore di handicap, oppure i suoi familiari.
Sarebbe ipocrita non ammettere che si tratta essenzialmente di una questionePag. 22relativa all'impiego di risorse economiche e dunque su questo si deve discutere e proporre soluzioni concrete, altrimenti - mi rivolgo al sottosegretario - ogni altra argomentazione mostra i limiti della vacuità.
Siamo consapevoli, infatti, che stiamo attraversando la peggiore crisi economica mondiale dal 1929, ma ciò non può essere una giustificazione, perché (come ha giustamente evidenziato il Presidente della Repubblica) i cittadini disabili, in questa situazione, sono costretti ad affrontare i nuovi problemi portati dalla crisi, sommandoli però a quelli che già si portavano dietro.
Il risultato, quindi, può essere troppo pesante in assenza dei supporti adeguati.
Con risorse sempre limitate rispetto ai fini da realizzare, la funzione principale più nobile della politica è proprio quella di compiere delle scelte anche difficili, dalle quali scaturisce il modello di società che si vuole realizzare. L'Italia dei Valori, dunque, esprime un giudizio fortemente negativo sulla politica sociale del Governo, le cui iniziative, fino ad oggi, risultano del tutto insoddisfacenti. È, infatti, opportuno ricordare che la legge finanziaria per il 2009 ha tagliato di 271 milioni di euro il Fondo per le politiche sociali rispetto alla legge finanziaria precedente del governo Prodi.
Il Fondo per le non autosufficienze, istituito dalla legge finanziaria per il 2007, sempre opera del precedente governo Prodi, e poi incrementato dalla legge finanziaria per il 2008, risulta per quest'anno finanziato soltanto per il 2009, mentre per gli anni a venire non sappiamo francamente che cosa succederà. Per di più, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, all'articolo 40, ha svincolato le imprese che vogliano concorrere a bandi pubblici o intrattenere rapporti di concessione o convenzione con la pubblica amministrazione, dall'obbligo di presentare apposita certificazione che attesti il rispetto di quanto previsto dalla legge 23 marzo 1999, n. 68. Vi è, poi, il disegno di legge delega in materia di lavoro, attualmente all'esame del Senato, che prevede modifiche in senso restrittivo ai permessi concessi dalla legge n. 104 del 1992 ai soggetti portatori di handicap o ai familiari di questi. Si tratta dell'esemplificazione di provvedimenti che delineano una politica molto chiara adottata dal Governo, una politica che non ha tra le sue priorità le persone che hanno bisogno di assistenza come i disabili.
Signor Presidente, le chiedo scusa. Finora ho provato ma è difficile, se non mi aiuta.

PRESIDENTE. Vorrei invitare i colleghi a tenere un comportamento consono all'Aula e ad ascoltare chi parla. Siamo qui per ascoltarci vicendevolmente.

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, signor Presidente. Non pretendo tanta attenzione e tanto ascolto ma almeno la possibilità di terminare il mio intervento, sono quasi alla fine. Mi è impossibile non fare un rapido accenno all'atto di indirizzo emanato dal Ministro Sacconi, quello inviato a tutte le regioni lo scorso 16 dicembre, in merito alla condotta che le strutture pubbliche e private del Servizio sanitario nazionale sono obbligate a tenere nei confronti delle persone in stato vegetativo persistente. Si tratta di un chiaro atto di prevaricazione politica, dettata da motivi di natura esclusivamente ideologica, nella tragica e triste vicenda di Eluana Englaro.
Fortunatamente, quel provvedimento è stato superato dalla recente sentenza del TAR Lombardia che ha confermato il diritto costituzionale di rifiutare le cure, in quanto diritto di libertà assoluto. Esso rappresenta, quindi, una vittoria del diritto contro l'arroganza e l'invadenza della politica nella vita delle persone e delle famiglie. Lo voglio dire: l'Italia dei Valori si dissocia con forza da questa politica e da questi atteggiamenti e propone, invece, un salto di qualità per quanto riguarda l'assistenza ai disabili. Chiediamo, dunque, di incrementare sensibilmente le risorse destinate alle non autosufficienze, prevedendo, a tal fine, un impegno di spesa pluriennale, di incrementare le risorse delPag. 23Fondo per le politiche sociali e di prevedere forme di assistenza personale autogestita, al fine di potenziare e migliorare le attuali forme di assistenza sanitaria.
Prima di concludere ritengo necessario anche fare un rapido accenno al tema sollevato dalla mozione Delfino ed altri n. 1-00079 e dall'illustrazione che ne ha svolto, in discussione sulle linee generali, l'onorevole Capitanio Santolini. Si tratta della mancata firma, da parte del Vaticano, della Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili. Si tratta di un punto sul quale ci troviamo in dissenso: non possiamo essere d'accordo con il documento e le argomentazioni sostenute dall'UdC del quale complessivamente abbiamo, però, apprezzato lo sforzo. Si è invocato, a ragione, il riconoscimento del diritto di nascere anche per le persone disabili, un diritto che la Convenzione non nega assolutamente.
La discriminazione si sarebbe, invece, avuta se gli articoli 23 e 25 della Convenzione ONU non fossero stati redatti nella forma attuale. Il primo di tali articoli, infatti, stabilisce, tra l'altro, il diritto delle persone con disabilità a decidere liberamente e responsabilmente circa il numero ed il momento in cui avere figli e il diritto ad un'educazione appropriata in materia di procreazione e pianificazione familiare.
Il secondo articolo, il 25, invece prevede che gli Stati firmatari assicurino alle persone disabili l'accesso a tutte le cure per la salute disponibili per gli altri cittadini e tra queste cita anche la salute universale e riproduttiva. Si tratta dunque di principi che non stravolgono nulla, ma che riconoscono anche ai disabili quanto le legislazioni dei singoli Stati riconoscono da molto tempo ai cittadini normodotati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Concludendo, il gruppo Italia dei Valori esprimerà voto favorevole oltre che sulla propria mozione anche sulla mozione Livia Turco ed altri ed esprimerà voto favorevole, pur con le riserve che ho appena espresso, sulla mozione Delfino ed altri e orientativamente il gruppo è determinato a votare contro la mozione Molteni ed altri (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le chiedo subito se si può avere un po' di silenzio perché è di una difficoltà tremenda ascoltarsi.

PRESIDENTE. Non rendiamo più difficile il nostro compito che è già difficile. Vorrei invitare i colleghi, per favore, ad avere un attimo di attenzione per ascoltare coloro che parlano. Se avete questioni urgenti da trattare potete farlo fuori dall'Aula. Prego, onorevole Argentin.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, credo che inizierò questa mia dichiarazione di voto dicendo con molta chiarezza che ringrazio il sottosegretario ed il Governo per l'intervento fatto. Infatti, con il suo intervento il sottosegretario ha finalmente fatto capire che non è assolutamente un Governo che sulle questioni importanti ragiona in maniera bipartisan, ma è vero il contrario. Quando le cose non stanno come dite voi, «sfigati» o non «sfigati», voi votate diversamente da noi. Pertanto il fatto che ogni partito abbia presentato una mozione la dice lunga sul fatto che ogni partito ha il suo consenso in mezzo ai disabili ed ha idea che questi votino e si differenzino.
Signor sottosegretario, sicuramente il suo è un grande passo culturale: quello di far capire che tra i diversi ci sono i diversi. Però proprio perché tra i diversi ci sono diversi credo che sia necessario dire che nella vostra mozione della maggioranza parlate un po' di «aria fritta» ossia non fate un cenno ai soldi. Lei mi insegna che per fare le cose bisogna parlare di finanziamenti. Siamo tutti d'accordo che vanno eliminate le barriere architettoniche, che i ragazzi vanno inseriti nelle scuole e ancora siamo d'accordo sull'inserimento alPag. 24lavoro, ma se non mettiamo un euro per fare queste cose probabilmente non le faremo mai. Pertanto, con grande onestà intellettuale, le dico che è meglio non parlarne proprio. Perché perdere tempo? Avete chiesto l'inversione dell'ordine del giorno perché probabilmente c'è da dire più sull'argomento donne mentre l'argomento disabili si può contenere ben stretto fino alle 12,30.
Nessuno ha chiesto di evitare tale inversione, ma il motivo è talmente chiaro: voi parlate ancora di portatori di handicap quando portatore di handicap è un termine che non ha più senso di esistere. Noi riceviamo gli handicap, non li portiamo in questa società! Lo scalino è l'handicap che incontriamo, la nostra carrozzina non è un handicap per nessuno! Ed ancora parlate di qualcosa che non ha senso ossia parlate delle persone disabili che vengono inserite nei posti di lavoro (vediamo la legge n. 68 del 1999 e l'osservatorio in essa previsto) ed ancora parlate di tutto ciò che si rivolge al mondo della disabilità capace di intendere e volere.
Voi non avete l'idea che il mondo dei disabili non è fatto solo di quelli in carrozzina, belli, biondi e con gli occhi azzurri, ci sono quelli brutti e cattivi che non piacciono a nessuno e che sono quelli con ritardo mentale e cognitivo e di loro dobbiamo avere, prima di tutto, la responsabilità e il riconoscimento. Voi, invece, non fate un cenno al dopo di noi, né ai livelli assistenziali iniziali: questo vuol dire che avete un'idea perversa della disabilità.
Non vogliamo nulla che sia in qualche modo garantito perché vi fa sentire più buoni. Risolvete i vostri problemi in altro modo, noi ce li risolviamo con le battaglie, non con la demagogia, né tanto meno con strumenti di intervento che dicono tutto e non dicono nulla. Non pensare di rifinanziare la legge n. 328 del 2000 di Livia Turco è un fatto assolutamente di una gravità enorme perché voi avete rifinanziato questa legge, ma non avete immaginato che la gente non muore solo perché è disabile, continua a vivere, e quindi poi si verifica un aumento demografico anche in relazione a questi temi (Applausi del deputato Mattesini).
Gli aumenti vanno anche previsti nelle scuole; invece, non vi siete occupati neanche del problema per quanto concerne gli insegnanti di sostegno. È vero, avete garantito l'attuale, ma l'attuale non è soddisfacente rispetto a problematiche che si manifesteranno e che tuttora sono presenti. Abbiamo tutelato gli operatori sociali, abbiamo pensato a un contratto di lavoro per loro? Nessuno ha detto una parola su questo, ma se loro non vengono difesi noi diventiamo un mercato di serie B, esattamente come siamo stati fino ad oggi.
Colleghi, discutere della legge n. 13 del 1989 e non prevedere finanziamenti agli enti locali la dice ben lunga. Voi non avete messo neanche un centesimo sulla legge n. 13 né sul decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996; è una vergogna perché le barriere architettoniche non sono solo un problema dei disabili, sono un problema anche degli anziani, dei bimbi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Vergognatevi, non ci venite a dire oggi che la pensate come noi, che siamo un argomento bipartisan (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! A voi dei disabili non ve ne fotte nulla! Dimostrate ciò perché il sottosegretario si è permesso di dire che noi abbiamo parlato di contenuti ridondanti, ma cosa dice?

LUISA BOSSA. Sottosegretario, l'ascolti!

ILEANA ARGENTIN. Ma lei ha idea di cosa sia la disperazione, sa dov'è la conoscenza del limite? Sa cosa vuol dire per un genitore morire e non potersi permettere neanche di morire? Credo che questo sia assolutamente grave, così come voi non avete neanche pensato cosa significa aver sete, avere un bicchiere di acqua di fronte...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, per favore! Al banco del Governo c'è una conferenza (Commenti)!

Pag. 25

ILEANA ARGENTIN. Certamente non gli interessa, ma vedi Roberto come spesso...

PRESIDENTE. Invitiamo il Governo ad essere attento all'oratore, ma anche ai colleghi a non affollarsi per parlare con il Governo.

ILEANA ARGENTIN. Colleghi, lo dico molto francamente: che il Governo se ne freghi l'ha dimostrato, non ce lo insegna oggi. Io mi prendo oneri e onori di quanto dico, mi assumo la responsabilità di aver fatto delle affermazioni, di avere denunce o quello che credete, ma ascoltatemi bene: non accetto gli insulti all'intelligenza di centinaia di persone che hanno creduto, che hanno votato e che hanno dato un'intesa diversa.
Voi avete istituito l'Osservatorio, mi parlate dell'Osservatorio, sono anni che c'è l'Osservatorio, ma non abbiamo mai concluso nulla, né a destra né a sinistra, signori miei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Voi parlate ancora del fatto che bisogna parlare di lavoro in base alla legge n. 68 del 1999, onorevole Porcu, mi rivolgo a lei, che è una persona sensibile e capace: ma lei lo sa che la legge n. 68...

FURIO COLOMBO. Non parlate alla sottosegretaria! (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

UGO LISI. Calma! Ma chi sei?

PRESIDENTE. Vorrei ricordare che esiste una Presidenza di quest'Aula che non ha bisogno di interventi suppletivi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ILEANA ARGENTIN. Onorevole Porcu, lei mi insegna che la legge n. 68 è rivolta alle persone che hanno bisogno di un collocamento mirato.
Tuttavia, lei mi insegna anche che il collocamento mirato ha bisogno di sostegni non solo con le imprese ma anche con gli operatori che sono intorno a questo sistema. Dove sono i soldi? Voi avete dato una card per il sociale dando 40 euro per la famosa quarta settimana, ma avete dato i soldi alla sanità nel Lazio anche se è di sinistra? No, perché è di sinistra e centinaia di persone non avranno più la riabilitazione nel Lazio. Avremo speso male i soldi, ma vogliamo dircelo francamente che centinaia di persone dal prossimo mese non avranno la riabilitazione e che voi non avete idea cosa significa prevenire? Volete, infatti, soltanto eliminare le barriere architettoniche e non costruire senza barriere architettoniche. Ciò significa prendersi la responsabilità di imporre, anche le loro autonomie, alle scuole di geometri, alle architetture e a tutto ciò che realmente ha un senso e costruire senza dover poi reintervenire e ripagare.
L'assistenza domiciliare non è rivolta solo alle persone con gravi difficoltà. Voi continuante a dare a pioggia assistenza a chiunque, soltanto in base a una visita che dice che vi è il 100 per cento di disabilità, ma nessuno si preoccupa di vedere cosa sono disabilità e autonomia. Si tratta di altra storia! Comunque vi assicuro che non sono maestra di vita di nessuno, ma parlo di un'esperienza di dodici anni come delegata per l'handicap a Roma e un po' le stimmate le porto addosso. Non per un incidente o perché comunque c'è il disabile di serie A e di serie B, ma credetemi che vi è una grande differenza tra i diversi: quelli che possono far parte di una casta (vedi me che sono qui a gridare e dire quello che penso) e tanti altri che sono ancora chiusi in casa anche grazie a voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per chiederle scusa perché evidentemente lei ha ragione in quanto vi è un Presidente. Tuttavia, colgo l'occasione per dire che il sottosegretario deve sapere che non accetta conversazioni quando le siPag. 26sta parlando con tanto calore, con tanta passione e con tanto impegno su un argomento così importante. È un po' come la buona educazione: è indispensabile che ciò accada.
Le chiedo scusa Presidente perché lei non può provvedere a tutto, ma era un intervento quasi inarrestabile perché vedere che ricomincia una conversazione mentre l'onorevole Argentin sta parlando in modo molto importante e su un tema molto importante era doloroso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, è doloroso per tutti e io avevo già richiamato (lo faccio di nuovo) da un lato il Governo all'attenzione dall'altro, poiché non sono i sottosegretari che invitano al proprio banco, i deputati a cercare altra occasione per comunicare con il Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, oggi possiamo esprimere e ribadire con forza il nostro impegno per il pieno riconoscimento dei diritti alle persone diversamente abili. Il nostro Paese ha sviluppato nel tempo una crescente assunzione di responsabilità per promuovere misure sempre più significative e puntuali per il raggiungimento della piena uguaglianza dei diritti delle persone diversamente abili alle condizioni di tutti gli altri cittadini. Occorre continuare su questo cammino senza cadute di tensione e realizzando una costante crescita di attenzione alle diverse specificità della disabilità.
C'è costantemente una profonda consapevolezza dell'esigenza di sviluppare una mentalità sempre nuova e sempre più inclusiva, che realizzi le condizioni per un'integrazione vera, dignitosa e capace di superare le difficoltà, anche e non solo fisiche, che le persone diversamente abili avvertono nei loro confronti.
La mia mozione, come le altre oggi in esame, offre un'occasione importante per svolgere una riflessione seria e approfondita, come già aveva sottolineato, nel suo intervento illustrativo, la collega Capitanio Santolini, ma soprattutto per riaffermare in modo corale la condivisione dei diritti dei disabili, così come sono sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che riconosce la dignità, il valore ed i diritti uguali e inalienabili per tutti i membri della famiglia umana, in qualunque condizione essi si trovino.
Il nostro Paese ha pienamente accolto la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Con la nostra mozione non abbiamo voluto adottare un approccio semplicemente celebrativo, ma abbiamo posto al Governo la richiesta di una verifica puntuale sullo stato di attuazione della legislazione nazionale e su quella europea e sui servizi a disposizione dei disabili.
Anche sulla realtà dei presidi, delle attività e degli interventi a livello locale, riteniamo necessario attivare un attento monitoraggio. Rimane forte la necessità di procedere ad una migliore integrazione dei disabili: siamo convinti, infatti, che molto rimanga ancora da fare per garantire alle persone diversamente abili i diritti in tutti gli ambiti della vita sociale, perché, come diceva lei, signor sottosegretario, rimangono forti criticità. Mi consenta, quindi, di esprimere un certo rammarico, ma, poiché tutto deve ancora compiersi, ho sempre fiducia nel dialogo: ho letto attentamente le altre mozioni presentate, ossia la mozione Molteni ed altri n. 1-00084, accettata dal Governo, e le altre che invece non sono state accettate. Credo che su un tema come quello della disabilità vi sia l'esigenza di una naturale e inevitabile convergenza: seggo in questi banchi ormai da tanti anni, ma non ho mai riscontrato, sulle politiche della disabilità, un confronto in termini di indirizzo così diversificato. Non ho nulla da dire all'appassionato intervento della collega Argentin, ma certamente mi pare che cercare e ricercare un'intesa bipartisan su questo tema sia un segno di civiltà, uno sforzo che effettuiamo per dare un messaggio altrettanto significativo e fondamentale aPag. 27chi ci sta ascoltando, a chi legge gli atti parlamentari ed a tutto il mondo delle famiglie delle persone interessate.
Pertanto, non vedo la necessità, almeno per quanto riguarda la mia mozione n. 1-00079, di trovare una posizione disarticolata rispetto dalla mozione Molteni ed altri n. 1-00084, accettata dal Governo. Per questo motivo, invito sommessamente l'Aula, i colleghi parlamentari e quanti, su questo tema, abbiano discusso in questo Parlamento (e non solo), a guardare con questo occhio e con questa disponibilità ad un lavoro che deve essere il più possibile coeso ed attento a cogliere gli aspetti che unificano e a non fare del tema della disabilità, contenuto nelle mozioni in esame, un tema di scontro politico.
Pertanto, la mia richiesta è che il Governo possa rivedere il suo parere e consentire all'Aula almeno di esprimersi con grande libertà, affinché ogni parlamentare, nella sua coscienza, possa valutare se, nella nostra mozione, di cui sono primo firmatario a nome del gruppo dell'Unione di Centro, ci siano elementi che contrastano.
Francamente, ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento (ho preso anche degli appunti). I temi che lei ha toccato sono quelli che trattiamo noi nella nostra mozione, sui quali impegniamo il Governo, dal tema del lavoro, a quelli della scuola, dell'assistenza e della centralità della famiglia.
Sappiamo - lo diceva molto bene la collega Luisa Capitanio Santolini - che soltanto nella regione Veneto ci sono tanti disabili (tante persone con diversa abilità e persone anziane) tenuti in famiglia, quanti quelli ricoverati in istituti. Quindi, ciò vuol dire che la famiglia è una risorsa sulla quale puntare non solo per un'esigenza di maggiore attenzione ed umanità verso la persona con disabilità, ma anche e soprattutto per riconoscere che la famiglia diventa un elemento centrale per fare un welfare che sia, come discutiamo in questi giorni in relazione al libro verde del Ministro Sacconi, profondamente innovato e modernizzato.
Per queste ragioni, di fronte all'appello, che veniva anche dalla collega Argentin, che ascoltiamo e viviamo quotidianamente, mi auguro che questo Parlamento, per quanto riguarda gli impegni che il Governo ha assunto esprimendo il suo parere favorevole su una mozione, in quanto non contrastanti con gli impegni che nella nostra mozione poniamo al Governo, possa andare al di là, esprimendo un senso univoco e una forte volontà comune, per realizzare una politica per le persone diversamente abili che riconosca e promuova veramente tutti i diritti di cui le nostre persone diversamente abili hanno bisogno.
In questo senso, non entriamo nel dettaglio delle nostre proposte, ma, rispetto a un tema molto attuale, quello della centralità nella scuola delle persone diversamente abili, riteniamo soltanto di dire e raccomandare al sottosegretario che ci sia anche un rapporto con il Ministro dell'istruzione, affinché ci sia una certa continuità del docente di sostegno per la persona diversamente abile. Altrimenti, se ogni anno il docente cambia, si creano sicuramente dei problemi.
Concludo, signor Presidente, signor sottosegretario, augurandomi che l'appello che noi rivolgiamo per un voto ampio sulla nostra mozione sia raccolto e ci sia una diversa valutazione, perché credo che questo sarebbe un segnale forte, da parte del Parlamento, nei confronti di tutte le persone diversamente abili e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, intervengo sulla mozione a prima firma Livia Turco n. 1-00071 (Nuova formulazione), per preannunciare il voto favorevole dei deputati radicali, perché la mozione cerca di evidenziare la sequenza che esiste quando si parla di disabilità e handicap, termini troppo spesso sovrapposti ed utilizzati in maniera impropria.Pag. 28
Nel suo significato più ampio l'handicap non è il deficit, non è la limitazione, bensì è l'effetto del deficit e della limitazione. Questa distinzione è di fondamentale importanza, perché la discriminazione che esiste, che grava su una persona disabile, non è nella sua condizione di disabilità, ma è nell'ambiente sociale in cui una persona si trova a vivere e ad esistere.
Il mio punto di riferimento, per non far confusione, perché non possiamo permetterci di farla, è il suggerimento che proviene dall'Organizzazione mondiale della sanità per definire il concetto di handicap; segue, cioè, la sequenza che va dalla malattia e menomazione alla disabilità e all'handicap.
La malattia, dovremmo saperlo tutti, è un processo patologico; la menomazione è la perdita a carico di alcune funzioni, che possono essere fisiologiche, anatomiche o psicologiche. La disabilità, invece, che consegue ad una menomazione nella capacità di svolgere un'azione o un'attività nel modo ritenuto normale per una persona sana, è, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'oggettivazione della menomazione.
In parole molto semplici, una malattia può produrre in una persona un danno e una menomazione; un incidente può produrre in una persona un danno ed una menomazione; il danno e la menomazione possono causare una disabilità. Certamente, la disabilità crea il presupposto per l'handicap, ma non sempre la disabilità si trasforma in handicap.
L'handicap, infatti, si realizza solo quando l'ambiente in cui vive la persona disabile presenta barriere architettoniche, legislative, ideologiche, psicologiche, socioculturali e geografiche, che impediscono alla persona il proseguimento della vita nella società.
Questi concetti, cari colleghi, devono essere impressi nelle nostre menti, da un lato, perché consentono di superare la terminologia di origine prevalentemente medica, dall'altro lato, perché sottolineano che la malattia o la disabilità creano solo - ripeto: solo - il presupposto per l'handicap, ma è l'ambiente a generarlo.
È una mozione che guarda alla persona con disabilità non come ad una persona da assistere, ma ad una persona cui fornire l'ambiente ideale e tutte le strumentazioni per continuare ad operare nella società al meglio delle sue capacità.
Quando si fa la prima scelta di considerare una persona con disabilità solo come una persona da assistere (troppo spesso la politica finisce per farlo, e non si sottrae neanche una parte del mondo dell'associazionismo), gli interventi sono solo di tipo assistenziale e finiscono con l'escludere la persona anche dal mondo produttivo, oltre che sociale e politico.
È questa la mia e la nostra impostazione, contraria alla posizione del Governo e di quanti, nel mondo della politica e nella politica, hanno accusato Luca Coscioni, un soggetto attivo in politica, di essere stato strumentalizzato dai suoi compagni radicali. Lo dicano quegli stessi politici ad Umberto Bossi, che continua, anche ora, ad esercitare la sua passione per la politica, avendo gli strumenti per farlo!
L'impostazione di questa mozione è di far sì che le menomazioni non si trasformino in handicap; a tale scopo, tutti gli strumenti contenuti nella nostra mozione devono essere indirizzati ad abbattere - e sono indirizzati ad abbattere - le barriere esistenti e ad evitare che nuove vengano erette.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Delfino, non possiamo sostenerla, in quanto i sottoscrittori chiedono al Governo, e leggo testualmente, di rispettare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità da parte della Santa Sede di fronte al rischio di legittimazione dell'aborto.
Questa è una vera e propria invenzione da parte della Santa Sede e di quei politici che sostengono questa posizione. Chiedo proprio ai firmatari di questa mozione dove ed in quale parte dell'articolo 25 della Convenzione si sostenga l'aborto. Non possiamo sostenere tale mozione, a meno che i firmatari non sopprimano questo capoverso.Pag. 29
Se, invece, leggo la mozione a prima firma Molteni, quella della maggioranza, non possiamo sostenerla, perché è davvero molto debole, laddove impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire in modo strutturale al fine di rielaborare un sistema di agevolazioni fiscali unico che supporti le persone diversamente abili e le loro famiglie.
Ma come si fa a sollecitare il Governo a «valutare l'opportunità»? La questione disabilità riguarda milioni di cittadini e non possiamo lasciare passare altro tempo; le persone con disabilità non possono aspettare altro tempo.
Leggo tra i firmatari di questa mozione nomi di colleghi che stimo e con i quali lavoriamo e condividiamo alcuni aspetti della nostra attività, come l'onorevole Porcu, l'onorevole Barani, l'onorevole Di Virgilio, o anche l'onorevole Paglia, ma ho la responsabilità, abbiamo la responsabilità di opporci alle politiche sociali che tendono a ricondurre la questione della disabilità all'interno del nucleo familiare, e soprattutto a gravare sulla figura femminile, perché non attuano la presa in carico del paziente disabile, limitando di fatto tutti gli spazi di socializzazione e di vita.
Basta con l'uso improprio del termine disabilità, così come è stato fatto dal Ministro Sacconi e dal sottosegretario Roccella riferendosi ad un caso come quello, tanto discusso, di Eluana Englaro.
Troppo spesso in questi mesi viene utilizzata arbitrariamente dagli esponenti della maggioranza e del Governo la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L'articolo 25 della Convenzione vieta di discriminare i disabili in materia di assistenza sanitaria, di prestazione e di cibo; ebbene, una persona non disabile ha diritto di rifiutare, in base all'articolo 32 della Costituzione, qualsiasi trattamento. Se Eluana fosse cosciente, potrebbe rifiutare sondini ed alimentazione; poiché è disabile in uno stato di incoscienza, viene discriminata. Dunque, si vieta di applicare le regole che valgono per i «normali» ai disabili, facendo una plateale discriminazione e violando l'articolo 25 della Convenzione ONU.
Vogliamo che la politica garantisca a tutti, attraverso scelte ed azioni ad hoc, una vita degna di essere definita tale, ma non bastano le belle affermazioni dell'esistenza di un diritto, perché tale non è se non è accompagnato da risorse ed interventi certi.
Dobbiamo fare nostro - e concludo - l'impegno di Luca Coscioni, perché dai corpi dei malati si colpisca il cuore della politica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, parlando di disabilità bisogna guardare la società con uno sguardo di insieme. E, allora, ci si accorge che il problema della non autosufficienza sta assumendo oggi nel nostro Paese toni sempre più allarmanti sotto il profilo sociale ed economico, a causa, da un lato, dell'innalzamento dell'età media, e quindi del progressivo invecchiamento della popolazione, e dall'altro anche dell'elevato numero di incidenti sulle strade oltre che sui luoghi di lavoro.
Partendo da queste considerazioni, un numero sempre più alto di persone farà i conti, prima o poi, con una perdita di capacità o una disabilità: molti di noi in futuro saranno persone con una qualche disabilità.
L'invecchiamento della popolazione, se da un lato indica che vi è stato uno sviluppo notevole del nostro Paese per quanto concerne la cura, l'assistenza delle persone, da un altro, però, evidenzia la necessità di programmare oggi, con una lungimiranza di almeno dieci anni, risposte concrete a crescenti bisogni concreti.
Inoltre, se da un lato la persona disabile è destinataria per legge di una serie di tutele correlate alla sua condizione clinica, psichica e alle sue potenzialità residue, da un altro le istituzioni hanno l'inderogabile compito di porre il relativo nucleo familiare nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo, di sostegno, di cura e socializzazione.Pag. 30
Valorizzare la famiglia significa anche aiutarla con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomia e di integrazione sociale del familiare diversamente abile.
A tal fine deve essere adottata ogni misura necessaria perché sia garantito il riconoscimento all'individuo della non autosufficienza, per garantire alle persone disabili un progetto di vita individualizzato, certo, che comprenda sia le prestazioni sociosanitarie ed assistenziali, sia un sistema di protezione e assistenza globale; un progetto di vita individualizzato che ponga come obiettivo focale il benessere fisico, psichico ed emotivo della persona diversamente abile, e che sfrutti ogni sua capacità di relazionarsi con l'ambiente e le persone. Progetti che devono essere elaborati in stretta collaborazione con la famiglia del disabile non autosufficiente, nell'ottica del massimo rispetto del principio di autodeterminazione e di libera gestione delle attività familiari, e che prevedano anche l'assistenza domiciliare, il trasporto alla struttura diurna, le attività ricreative, le politiche scolastiche, le politiche per la casa e per il lavoro.
Si deve mirare ad un'inversione di mentalità: investire nel sociale e sulla famiglia in termini corretti, su progetti individualizzati e con obiettivi a breve, medio e lungo termine, con modalità e tappe di verifica significa, da un lato, rispondere alle preoccupazioni del «dopo di noi», dall'altro, a contenerne e ridurne nel tempo i maggiori costi derivanti, ad esempio, dall'eventualità di residenzializzazione della persona disabile.
Non possiamo parlare di persone non autosufficienti senza parlare, contemporaneamente, di famiglie con persone non autosufficienti. La difficoltà oggi è anche quella di veder realizzati nella pratica quotidiana i buoni principi sanciti dalla legge n. 104 del 1992, che garantisce i permessi lavorativi ai familiari di persone disabili che necessitano di assistenza.
Inoltre, le famiglie che in buona parte per la presenza di una persona con grave disabilità possono venire sconvolte sul piano emotivo, affettivo, relazionale e organizzativo, altrettanto possono essere sconvolte sul piano economico.
Nei fatti concreti, a fianco della spesa pubblica sussiste un'uscita economica costante direttamente a carico degli invalidi, delle persone disabili stesse e delle loro famiglie, di cui difficilmente si parla.
Le voci di spesa più rilevanti sono quelle per l'assistenza, la riabilitazione ed ausili non sempre inclusi nel nomenclatore tariffario. A tale riguardo, voglio ricordare che l'onorevole Martini - che, ancor prima di essere sottosegretario di Stato al lavoro, alla salute e alle politiche sociali, da sempre si impegna a favore delle persone disabili e delle loro famiglie - nel suo Dicastero ha attivato una partnership con l'INAIL (mi riferisco al portale SuperAbile), e il 14 gennaio ultimo scorso ha insediato il tavolo di lavoro sugli interventi sanitari di riabilitazione in favore delle persone con disabilità.
Principali obiettivi del tavolo sono: la definizione di un concetto unico di disabilità, il concetto di presa in carico integrata, la definizione di criteri per la realizzazione di un sistema di sostegno che faccia leva sul punto unico di accesso responsabile dell'accoglienza della persona disabile e dell'attivazione di percorsi di valutazione, l'individuazione, infine, di percorsi riabilitativi tenendo conto dei principi di appropriatezza, qualità ed equità, nonché il monitoraggio per le procedure di prescrizione ed erogazione.
La proposizione di questi obiettivi, basati sulla centralità della persona, sulla centralità dei bisogni del singolo e sulla presa in carico globale della persona diversamente abile, rappresenta concretamente un'evoluzione del pensiero corrente sugli interventi per la disabilità, basati sulla tradizionale tendenza a partire dalle risorse collettive per poi arrivare agli stanziamenti a favore del singolo.
In merito, il Servizio sanitario nazionale deve erogare servizi che siano più flessibili e vicini al cittadino con disabilità e assicurare percorsi individuali di assistenza che diano risposte efficaci e mirate alle diverse esigenze di ognuno, attuandoPag. 31politiche socio-sanitarie che costruiscano attorno alla persona disabile una buona qualità della vita.
Anche il delicato tema del «dopo di noi» va affrontato con più concretezza, cercando di aiutare le persone disabili sul piano del raggiungimento dell'autonomia e della riscoperta delle potenzialità e delle capacità residue, affinché queste persone possano essere - e tornare ad essere - protagoniste della propria vita.
Oggi, spesso, non solo la persona disabile ha notevole difficoltà oggettiva a trovare l'inserimento nella vita lavorativa, ma talvolta - benché inserita nella vita lavorativa - rischia di non esserlo pienamente. Per questo motivo, bisogna favorire sempre più, a tutti i livelli istituzionali, l'istruzione scolastica, potenziare e valorizzare le attività di formazione, predisporre percorsi di inserimento lavorativo attraverso la promozione di circoli virtuosi tra bisogni insoddisfatti, qualificazioni professionali e sviluppo occupazionale.
In merito, oltre a valorizzare le persone disabili anche per le loro professionalità specifiche, sarà utile coinvolgere le aziende nell'individuazione e nell'acquisizione delle competenze più richieste dal mercato.
Chiediamo dunque al Governo l'impegno a rielaborare un sistema di agevolazioni fiscali che supportino le persone diversamente abili e le loro famiglie e ad adottare una completa e puntuale verifica dell'attuazione della legge n. 68 del 1999 in merito alle norme per il diritto al lavoro delle persone disabili.
L'altro impegno che chiediamo è quello di promuovere servizi integrati in grado di sostenere l'inserimento della persona disabile nel contesto lavorativo.
Voglio evidenziare che la condizione di disabilità riguarda tutti, non solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione e ai diversi livelli di responsabilità.
Per questo è importante che vi sia un maggior coordinamento delle organizzazioni del terzo settore per dare anche una piena attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale, per una piena e più concreta collaborazione di queste organizzazioni e associazioni con tutti gli enti, in particolare con gli enti locali.
Il Governo ha dato un nuovo impulso alle politiche di inclusione per la disabilità e ai principi di dignità e di integrità della vita e della persona attraverso l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
Voglio ricordare ai cittadini del Paese che non tutti nascono disabili, ma che potenzialmente tutti possiamo diventarlo per un incidente, una malattia, un evento traumatico particolare, per un breve periodo o per il resto della vita, e non per questo deve venir meno il principio del rispetto e di dignità delle persone in quanto tali.
Oggi, purtroppo, non ci troviamo soltanto di fronte al permanere di barriere architettoniche, ma anche di fronte a barriere ben più ardue da superare (barriere culturali, mentali, ideologiche, barriere ancora più pericolose di quelle architettoniche), se non addirittura, nei casi più gravi, di fronte all'indifferenza e al cinismo di chi sfrutta il falso status di disabile. Mi voglio riferire a fatti concreti: falsi invalidi, a Napoli un'intera famiglia composta da venti persone beneficiava di pensioni di invalidità senza averne diritto, con indennizzi indebitamente ottenuti relativi a ottantadue pensioni di invalidità per un valore di 3,7 milioni di euro; notizia del 26 giugno 2007, falsi invalidi, a Palermo, ventidue arresti, con un danno all'erario per 100 milioni di euro, la banda operava da cinque anni, ognuno aveva il proprio ruolo, vi era lo «spicciafaccende» che contattava gli aspiranti invalidi e li istruiva sul da farsi, l'età dei beneficiari della pensione è quasi tutta sotto i trenta anni, lo status di invalido era stato addirittura riconosciuto ad interi nuclei familiari; ad Angri, Salerno, falsificavano le schede di bambini disabili costringendo i genitori a firmare molti più fogli di presenza di quante erano le sedute effettuate per intascare così forti rimborsi dal servizioPag. 32sanitario nazionale (senza poi dimenticare gli abusi legati ai pass automobilistici).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA MOLTENI. A fronte di ciò vogliamo che si apra una vera, e propria, assidua caccia ai falsi invalidi. Solo mascherando i falsi invalidi, e colpendo l'utilizzo delle invalidità con gli ammortizzatori sociali si aiuta il mondo della disabilità, si recuperano risorse che possono essere reinvestite sulla disabilità stessa. Parimenti vanno combattuti i casi di cattiva gestione, di malasanità, o vere e proprie delinquenze che si traducono in sprechi e perdite per il sistema sanitario nazionale.
Se da un lato, vanno aiutate e sostenute concretamente le famiglie, dall'altro, va impostata a 360 gradi una battaglia culturale e mediatica, a partire dalla scuola, che riporti ai principi ispiratori della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: il diritto di nascere, il rispetto della dignità intrinseca, il rispetto per l'autonomia individuale (compresa la libertà di compiere le proprie scelte), l'indipendenza delle persone, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione ed inclusione all'interno della società, il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità, come parte della diversità umana e dell'umanità stessa, la parità di opportunità, l'accessibilità, la parità tra uomini e donne, il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità, il rispetto per i diritti dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.
Noi, oggi, ci apprestiamo a votare a favore della nostra mozione, mentre voteremo contro quelle della sinistra perché vanno verso indirizzi diversi rispetto a quelli che ha posto il Governo su questo tema e dei quali siamo pienamente soddisfatti. Si tratta di indirizzi diversi che portano ad impegni di spesa diversi.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Voteremo contro queste mozioni, visto che vanno in direzioni diverse, invece ci asterremo sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00079 che non prevede impegni diversi, per quanto riguarda le spesa, rispetto a quelli promossi dal Governo in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, con la presentazione di questa mozione abbiamo inteso sollecitare il Governo a promuovere una politica coerente, e puntuale, verso le persone con disabilità e le loro famiglie, come hanno ricordato le onorevoli Ileana Argentin, Maria Antonietta Farina Coscioni e Paola Binetti, e gli altri che hanno preso la parola nel corso del dibattito. La vita di queste persone, le loro fatiche, i loro problemi sono parte della nostra vita, sono una componente fondamentale del nostro Paese, devono essere una priorità dell'azione del Governo e di tutte le istituzioni.
Tante volte, invece, questo persone, le loro famiglie, si trovano sole nelle loro fatiche e anche nei loro successi, sole nella domanda di aiuto e nella capacità di rispondere ai loro problemi. È questa solitudine che dobbiamo superare per il rispetto che dobbiamo alle persone, per gli elementari valori della dignità umana, della qualità della convivenza umana nella nostra società, e anche per la qualità dello sviluppo del nostro Paese.
Stiamo parlando infatti di duemilioniottocentomila persone che non solo hanno bisogno di assistenza ma che in primo luogo sono portatrici di abilità, diPag. 33competenze troppe volte mortificate. Credo sia utile adottare il punto di vista e l'indirizzo dell'Unione europea, vale a dire di valutare il contributo che le persone disabili possono dare alla crescita economica e all'occupazione del nostro Paese sulla base dell'Agenda sociale europea. Per questo l'inserimento scolastico e l'inserimento lavorativo sono le leve fondamentali per valorizzare le abilità di tutte le persone e consentire loro di concorrere allo sviluppo del Paese.
Voglio qui rammentare il rispetto che noi dobbiamo nei confronti di alcuni strumenti legislativi impegnativi, come la Convenzione dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità, che il nostro Paese è chiamato a ratificare, oppure come l'indirizzo dell'Unione europea che sollecita ogni Paese a una politica organica verso la disabilità basata su tre pilastri: la legislazione e le iniziative miranti a combattere le discriminazioni e che garantiscano i diritti individuali, l'eliminazione degli ostacoli di natura ambientale che impediscono ai disabili di sfruttare le loro capacità, e le considerazioni dell'aspetto della disabilità in tutte le politiche comunitarie.
Onorevole sottosegretaria, io mi auguro che non siano queste le «ridondanze» a cui lei faceva riferimento, perché noi nella nostra mozione abbiamo ritenuto di enfatizzare il richiamo a questi due importantissimi provvedimenti come la Convenzione dell'ONU e la politica dell'Unione europea, e che lei invece non ha richiamato.
Così come voglio dire che nella nostra mozione non vi sono «impegni stravaganti» (ai quali avrebbe alluso adesso l'onorevole Laura Molteni), in quanto gli impegni si riferiscono alla puntuale applicazione delle leggi vigenti, il minimo che si possa chiedere ad un Governo che si rispetti. Abbiamo ritenuto che vi fosse il dovere di presentare questa mozione per richiamare la puntuale applicazione delle leggi vigenti, perché queste leggi sono state «massacrate» dalla finanziaria che avete appena proposto e votato (Applausi della deputata Argentin), e se per caso non vi ricordate del «massacro» che voi avete recato alle politiche sociali nella vostra legge finanziaria allora ve lo ricordo: meno 660 milioni, con un taglio trasversale al Fondo per le politiche sociali, al Fondo per la famiglia, per le pari opportunità, al Fondo contro la violenza; vi ricordi altresì il non rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza. In questo caso è stato detto che ci vuole lungimiranza. Abbiamo invece di fronte la miopia più assoluta, perché, oltre ai fondi sulla non autosufficienza stanziati dal Governo Prodi, nella legge finanziaria noi non abbiamo traccia di impegno per i prossimi anni, ed è stato detto che questa è la questione cruciale del futuro.
Nello stesso modo nessun riferimento è stato fatto all'applicazione di leggi e di normative, come l'articolo 22 della legge quadro sulle politiche sociali che si riferisce in particolare alle famiglie con disabilità gravi e gravissime, quelle meravigliose famiglie che hanno inventato, con la loro esperienza, servizi come il «dopo di noi» che non è stato minimamente richiamato e che non vi proponete di rifinanziare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,45)

LIVIA TURCO. Quindi noi siamo molto amareggiati di questa occasione persa. Speravamo, onorevole Delfino, che questa potesse essere l'occasione di un'ampia convergenza in Parlamento sul tema della disabilità, ma che fosse una convergenza non ipocrita, non parolaia, che fosse di pochi ma almeno concreti impegni. Invece, ci troviamo con una mozione della maggioranza che colpisce proprio per la sua genericità e che non fa riferimento ad impegni del Governo su nessun fatto concreto, e che serve come copertura ad una finanziaria che - come dicevo prima - ha massacrato i fondi per le politiche sociali.
Per questo vi è la nostra amarezza, ma devo dire cara sottosegretaria, anche la nostra preoccupazione, dopo aver sentito il suo intervento, perché lei ha dato parere contrario alla nostra mozione facendo riferimentoPag. 34ad argomenti ridondanti o a cose non condivisibili.
Avrebbe potuto dirci quali sono gli argomenti ridondanti e quali sono gli aspetti non condivisibili, visto che abbiamo fatto riferimento concreto a leggi vigenti che devono essere applicate. Inoltre ci dispiace non aver sentito nulla di concreto per l'inserimento lavorativo, norma messa anch'essa in discussione con le modifiche apportate dalla legge Brunetta; sul sostegno per i bambini che frequentano la scuola e sull'abbattimento delle barriere architettoniche. Le uniche cose concrete che lei ci ha ricordato sono gli osservatori, che non si negano a nessuno, e la conferma che le risorse sono poche. Ma c'è un punto sul quale mi colpisce molto il silenzio del sottosegretario del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ed è il riferimento ai livelli essenziali di assistenza sanitaria, i LEA.
In questa sede è stata richiamata - l'ha fatto l'onorevole Molteni - l'importanza che hanno gli ausili e le protesi per le persone disabili. Ebbene da dieci anni non si procedeva all'aggiornamento del nomenclatore tariffario. Quell'aggiornamento era stato fatto ed era incluso nel nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza. Voi avete ritirato quel decreto perché ovviamente bisogna sempre prendere le distanze da ciò che ha fatto il Governo precedente, nonostante quel decreto fosse stato condiviso con le associazioni e con le regioni. Ma non avete soltanto ritirato quel decreto.
Abbiamo ricevuto annunci su annunci da parte del sottosegretario Fazio secondo i quali era pronto il decreto sui LEA e, invece, abbiamo letto che i malati di SLA recentemente hanno protestato, nei giorni scorsi, rispetto al fatto che questo decreto-legge non c'è. Non c'è il decreto sui LEA in campo sanitario che contempla gli ausili e le protesi che sono fondamentali per le persone disabili perché voi, oltre ai tagli alle politiche sociali, avete operato un taglio di 5 miliardi per i prossimi anni alla sanità e ai livelli essenziali di assistenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo motivo non emanate il decreto LEA, perché dovete mettere nero su bianco che cosa significano in questo caso 5 miliardi in meno e dovete rispondere all'associazione dei disabili: è inutile che convochiate tavoli se poi ciò che avete da portare sono 5 miliardi in meno che conteranno, eccome, nell'aggiornamento del nomenclatore tariffario quando si tratta di finanziare protesi e ausili che sono diritti essenziali per le persone con disabilità.
Per tali ragioni con molta amarezza e con viva preoccupazione prendiamo atto di questa politica del Governo parolaia, sciatta, propagandistica. Votiamo contro la mozione Laura Molteni ed altri n. 1-00084 e voteremo a favore delle altre mozioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, c'è stato un tempo, per fortuna trascorso e consegnato definitivamente al passato, in cui il dramma della disabilità, dell'handicap veniva vissuto in silenzio nel segreto delle mura domestiche. Era il tempo nel quale avere a casa un familiare disabile voleva dire vivere una condizione di vergogna sociale e di grave, drammatico dramma umano. In quel tempo il silenzio e la riservatezza erano i criteri nei quali le famiglie vivevano questo tipo di problemi.
È venuto poi il tempo nel quale, onorevoli colleghi, a questo silenzio, a questa indifferenza, a questa non visibilità della disabilità nella società si è sostituito un criterio caritatevole di beneficenza, di concessione di alcuni aiuti, un criterio assistenziale portato avanti soprattutto dalle organizzazioni umanitarie e dai centri religiosi. Questo tempo è durato abbastanza nel nostro Paese.
Poi è venuto il tempo dell'uscita da questo circuito di riservatezza e di assistenza, è venuto il tempo nel quale le associazioni dei disabili e i disabili stessiPag. 35hanno preteso che la società passasse da una considerazione esclusivamente umanitaria-assistenziale a una considerazione di vera e propria fruizione di diritti di cittadinanza, civili e sociali per le persone disabili.
Ho avuto la fortuna, signor Presidente, di vivere molti di questi passaggi storici e quindi, quando con la memoria vado ai primi anni della mia infanzia, nelle scuole dove non vi era alcuna legge che prevedesse l'integrazione scolastica dei bambini disabili e avendo vissuto io quel periodo, so bene adesso valutare quanto sia stato grande il passo che questa nostra società ha compiuto, per merito certamente di avveduti legislatori di sensibilità sociale crescente, ma anche per il fatto naturale del percorso dei tempi e per il fatto che di certe problematiche si sono fatte carico direttamente le persone disabili, non delegandole più a nessuno, nemmeno alle famiglie.
Vorrei che tutti quanti noi, nel momento in cui ci apprestiamo oggi a votare le mozioni in esame e nel momento in cui aspettiamo con ansia che venga qui recepita dal Parlamento italiano la Convenzione emanata dalle Nazioni Unite sui diritti delle persone disabili in campo internazionale, non mancassimo mai di guardare al nostro passato, per vedere quanta strada è stata fatta.
Ora noi dovremmo passare, cari colleghi, da uno stadio in cui i diritti delle persone disabili sono riconosciuti e tutti quanti si impegnano perché siano rafforzati e mantenuti, a un ulteriore momento: l'ulteriore passaggio è quello del futuro, quello di considerare la disabilità una risorsa per la società, una risorsa e un passaggio storico. Infatti, fino ad ora la società doveva dare qualcosa ai disabili e alle loro famiglie, mentre adesso sono i disabili che possono dare qualcosa alla società. Questa è la nostra frontiera e vale la pena, cari amici, di non dividerci su altre questioni. Bisogna cambiare registro, bisogna andare avanti in questo senso: la disabilità non è più un peso, ma è una risorsa per la società, può dare molto in termini materiali. Infatti, voi sapete bene - mi rivolgo ai colleghi che provengono dalle esperienze imprenditoriali, sociali e lavorative di questo Paese - che un disabile assunto per i diversi lavori che può fare, se è assunto in maniera corretta, se è inserito bene, se è aiutato, ha una capacità di lavoro e una voglia di lavorare e di impegnarsi per il bene comune spesso e volentieri superiori a chi disabile non è. Questa penso che sia una grande verità.
Dunque, noi diciamo che se il disabile viene aiutato e viene inserito bene può dare molto alla società, anche in termini morali oltre che materiali. In una società che prevede canoni esistenziali edonistici, canoni esistenziali che prevedono la perfezione fisica e la ricchezza economica, la persona disabile, che coscientemente, coerentemente e onestamente conduce la sua vita, può dare un grande esempio di dignità umana, può dare un grande esempio di valori morali alti, può dare un grande esempio di partecipazione alla vita sociale per il bene di tutti quanti. Questi sono grandi valori che non ci sentiamo assolutamente di dimenticare mai.
Guardate, cari amici: la questione dei finanziamenti delle leggi sull'handicap è una questione vecchia. Non mi sembra, carissima amica onorevole Argentin, che nemmeno i Governi passati, di qualunque colore essi fossero, si siano distinti particolarmente nel mettere a disposizione risorse a favore dei disabili.
Vi sono stati degli alti e dei bassi, ma dobbiamo fare una cosa. Mi rivolgo all'onorevole Turco con grande realismo: onorevole Turco, siamo all'inizio di una legislatura che, probabilmente, avrà una lunga durata. Ebbene, questo Parlamento si è insediato soltanto da pochi mesi e ha realizzato una sola manovra finanziaria, in un periodo, peraltro, caratterizzato da una gravissima crisi internazionale, di una grandezza - checché voi riteniate - che non si è mai vista prima.
Signor Presidente - e concludo - penso che, in base a ciò che sapremo fare nel corso degli ulteriori anni di questa legislatura, sperando che la situazione economica mondiale migliori, avremo a disposizione le risorse necessarie. Pensiamo chePag. 36si possa realizzare una grande opera di attenzione, anche economica e finanziaria, che, non ho difficoltà ad ammettere, per adesso, è stata carente da parte del Governo in carica.
Signor Presidente, penso che vi sia sempre una grande domanda che ci dobbiamo porre. Il dilemma, il mistero della disabilità coinvolge tutti quanti. Ritengo che la prima questione che oggi dobbiamo affrontare - noi che abbiamo condotto le battaglie sociali per i disabili - sia quella di chiedere che la società, non solo le istituzioni, ma tutta la società, accetti che vi siano delle persone sofferenti nella psiche, nel fisico e nei sensi e che queste persone abbiano la possibilità di esprimersi ad alto livello nella società.
Cari amici, il primo diritto è quello alla vita e all'esistenza delle persone disabili e ad una vita dignitosa. Penso che non dobbiamo mai dimenticare che, anche in un corpo brutto, vi è un'anima bella (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, vorrei cogliere l'occasione di un dibattito così importante su un tema che, credo, dovrebbe toccare tutti i parlamentari che sono seduti all'interno di quest'Aula e tutte le persone che si impegnano nell'attività politica, per esprimere alcune mie brevissime riflessioni in merito ad un tema che, certamente, meriterebbe di essere affrontato non all'interno del dibattito concernente una mozione. Al riguardo, sappiamo bene, infatti, quanta forza possa avere, in termini di spinta nei confronti degli atti concreti da realizzare nella legislazione italiana e nell'individuazione di risorse e di politiche, in grado di far compiere veramente a questo Paese un grande salto culturale nel rapporto dell'integrazione e del rispetto delle persone disabili.
Purtroppo, siamo costretti ad intervenire, utilizzando questi strumenti, quando, invece, andrebbe attivata e riattribuita a questo Parlamento la possibilità di ragionare sulle leggi e sulle politiche economiche e sociali, a proposito delle quali, invece, il dibattito è fortemente strozzato e non consente di intervenire. Credo che un'azione forte di un Governo e di una classe dirigente dovrebbe essere, innanzitutto, quella culturale.
È vero che in questo Paese, negli ultimi venti anni, si sono compiuti molti passi in avanti nella cultura di integrazione e di accettazione, ma credo che siamo ancora molto indietro, anche in confronto ad altri Paesi europei. Siamo molto indietro per quanto concerne l'integrazione ed il rispetto e siamo molto indietro dal punto di vista delle politiche sociali e dei servizi che vengono offerti alle famiglie e alle persone disabili.
Un'attenzione concreta alle famiglie dovrebbe essere al centro di una considerazione, in particolare, per chi, all'interno della propria casa, ha disabili gravi e gravissimi. Purtroppo, le attenzioni dello Stato, delle regioni, dei comuni e del settore pubblico sono assolutamente insufficienti. Così, quella famiglia, ventiquattro ore al giorno, 365 giorni l'anno, senza feste, senza alcuna possibilità, si trova sola ad affrontare e a portare avanti un gesto d'amore nel sostenere e nell'aiutare quella persona disabile grave e gravissima.
Gli interventi che vengono realizzati sono assolutamente insufficienti se consistono nell'assistenza domiciliare per un'ora o due al giorno, senza pensare al bisogno di un forte aiuto e di un forte sostegno di integrazione e di rapporto. Penso, in particolare, al provvedimento che da molte legislature si trova in questo Parlamento presso la Commissione competente: si tratta del provvedimento che aiuta a riconoscere il lavoro che i familiari svolgono, sostenendo ed assistendo le persone disabili gravi e gravissime, provvedimento che, seppure veda tutti d'accordo e seppure sia stato sottoscritto da tutti i partiti, si trova ancora presso la XI Commissione (lavoro) e non viene fatto andare avanti, mentre potrebbe trattarsi di un piccolo intervento, di una goccia di sostegnoPag. 37per le tante famiglie che si trovano nella condizione di assistere il proprio figlio o la propria figlia disabile grave o gravissimo, sostituendosi allo Stato, ai servizi sanitari e ai servizi sociali.
Circa la questione dei diritti, si è parlato tanto dei diritti sul lavoro, delle pari opportunità, della possibilità di potersi muovere all'interno della città, di poter andare al teatro o negli edifici pubblici. Tutto questo, ancora oggi, non è riconosciuto in questo Paese, perché ancora oggi le barriere architettoniche e le barriere culturali - che in primis sono nella classe dirigente di questo Paese - non vengono abbattute; dobbiamo compiere un grande sforzo per denunciare tali questioni.
I servizi domiciliari sono assolutamente insufficienti, così come le risorse a disposizione dei comuni e delle regioni, che sono assolutamente insufficienti a garantire un sostegno, un vero servizio e la possibilità di integrazione e di pari opportunità.
È dagli anni settanta che si parla di integrazione socio-sanitaria e ci troviamo ancora nella fase sperimentale. I comuni sono lasciati soli ad affrontare un problema che è più grande di loro. Credo che si debbano rivedere complessivamente le politiche sociali in questo settore, perché un Paese moderno, un Paese vero, un Paese che guarda al suo futuro in primis dà un aiuto, un sostegno vero all'integrazione a chi merita di riceverlo; si tratta di una questione vera che troppe volte viene sottaciuta e dimenticata e che viene ricordata soltanto nel corso di particolari dibattiti.
Concludo, signor Presidente, parlando del «dopo di noi», una questione importante in un Paese che si ritiene civile. Il «dopo di noi» oggi esiste solo grazie ad associazioni di volontariato e di familiari che si sono messi insieme e hanno creato questa opportunità, con pochi interventi da parte delle istituzioni: pochi interventi o nulla da parte dello Stato, pochissimi da parte delle regioni e dei comuni. Il «dopo di noi» è un grande segno di civiltà volto a dare la possibilità, anche a chi non è autosufficiente e a chi non ha la possibilità di vivere in maniera autonoma, di guardare al futuro e, per quei genitori, di potere avere una speranza, che è quella di dare assistenza e futuro ai propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il sottosegretario, Eugenia Maria Roccella, per una precisazione.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei ribadire che il Governo ha prestato piena attenzione a tutti gli interventi svolti e che, come abbiamo detto, dispiace che si sia arrivati a mozioni separate, in tal modo non privilegiando i possibili punti di condivisione.
Per questo motivo, raccogliendo l'appello lanciato dall'onorevole Delfino, il Governo ritirerebbe il parere contrario alla mozione di cui egli è firmatario, Delfino ed altri n. 1-00079, qualora i firmatari accettino di riformulare il terzo capoverso del dispositivo, sostituendo le parole: «a rispettare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione da parte della Santa Sede» con le seguenti parole: «a considerare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione da parte della Santa Sede».
Se accetta di riformularla, il Governo, su questa mozione, si rimette all'Assemblea.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Livia Turco ed altri n. 1-00071 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 477Pag. 38
Astenuti 5
Maggioranza 239
Hanno votato
223
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare, che i deputati Siragusa, Piffari e Levi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Nola e Laura Molteni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Delfino accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00079, nel testo riformulato, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 233
Astenuti 256
Maggioranza 117
Hanno votato
228
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Mecacci ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mura ed altri n. 1-00082, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 480
Astenuti 10
Maggioranza 241
Hanno votato
221
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Maurizio Turco, Bernardini e Farina Coscioni hanno segnalato di essersi astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Laura Molteni ed altri n. 1-00084, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 449
Astenuti 35
Maggioranza 225
Hanno votato
259
Hanno votato
no 190).

Prendo atto che i deputati Rossomando, De Poli e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Rivolta e Piffari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, questa mattina, in una manifestazione in corso a piazza Farnese, rivolgendosi al Presidente della Repubblica, l'onorevole Di Pietro ha detto: «lei dovrebbe essere l'arbitro e a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi». Poi ha aggiunto: «il silenzio è mafioso e per questo io non voglio rimanere in silenzio». Desidero esprimere la mia solidarietà e la solidarietà del mio gruppo al Presidente Napolitano di fronte a questo volgare attacco (Applausi).

Pag. 39

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è un vecchio giochino della politica non soltanto quello di estrapolare una frase dal contenuto e dal senso della manifestazione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di lasciar proseguire l'onorevole Evangelisti, al quale mi permetto di far osservare che non mi sembra un giochino.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la ringrazio ma le sue considerazioni poi avrà modo di farle, immagino, mi lasci intanto concludere il mio intervento.

PRESIDENTE. È quello che ho fatto!

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ha già anticipato delle conclusioni.

PRESIDENTE. Certo.

FABIO EVANGELISTI. Non mi sembra corretto.

PRESIDENTE. Credo che non stia a lei valutare la correttezza del Presidente.

FABIO EVANGELISTI. In questo caso sì, perché è un fatto personale.

PRESIDENTE. Sta a me valutare...

FABIO EVANGELISTI. Lei prima mi lascia parlare...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti...

FABIO EVANGELISTI. Lei prima mi lascia finire il mio intervento!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ho pregato i colleghi di non disturbarla e di consentirle di svolgere il suo intervento e ha pienamente il diritto di farlo. Credo altresì di avere il diritto di mettere in evidenza che iniziare il suo intervento, dopo quello che ha detto il presidente Cicchitto e l'applauso che ha salutato le parole del presidente Cicchitto, con un'espressione che non appartiene propriamente al protocollo parlamentare, non mi sembra comportamento tale da consentire a lei di dare lezioni all'Aula. Ciò detto, può proseguire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Io non ho la presunzione di dare lezioni né all'Aula né tanto meno a lei, signor Presidente, ma correttezza per correttezza lei mi fa completare il mio intervento e, se poi lei vorrà replicare, chiosare, intervenire, non potrà che farmi grande onore.
Detto questo, ripeto: è un giochino nel senso di un artificio dialettico che fa riferimento e affonda le sue radici nella retorica più adusa in quest'Aula e anche fuori di essa.
Estrapolare una frase e da questo trarre un'offesa al Presidente della Repubblica è un atteggiamento vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Dunque, l'onorevole Cicchitto dovrebbe vergognarsi di quello che ha detto, perché l'onorevole Di Pietro non ha offeso il Presidente della Repubblica, ha fatto un altro intervento. Egli ha detto: chiediamo al Presidente della Repubblica, con grande rispetto, che sia arbitro e spesso noi, rispettosamente, non apprezziamo i suoi silenzi. In ogni caso, signor Presidente della Repubblica, siamo qui, in una piazza: è lecito che dei cittadini italiani, in una piazza, possano non essere silenti? Perché il silenzio è un atteggiamento mafioso e noi silenziosi non ci vogliamo stare! Lui, Di Pietro, non sta zitto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

ANTONELLO IANNARILLI. Dite la verità!

Pag. 40

FABIO EVANGELISTI. Egli non ha invitato il Presidente della Repubblica a fare silenzio, è stato rispettoso ed in questo senso non ho nessun dubbio e nessuna difficoltà ad esprimere da quest'Aula ogni forma di solidarietà al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché la mia non è una solidarietà pelosa al Presidente della Repubblica che mi onoro di aver conosciuto e di aver votato in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, credo che la difesa del Presidente della Repubblica da parte dell'Aula parlamentare che lo ha votato sia, non solo un obbligo, ma persino un'ovvietà. Per chi come noi, è stato in quest'aula a lavorare da questa mattina non è possibile ricostruire le parole e i fatti; diciamo che, comunque, per quanto ci riguarda il Presidente della Repubblica rappresenta la nazione e rappresenta il popolo italiano e chi lo dovesse attaccare con parole che sono qui risuonate o con altre ha, per quanto ci riguarda, la nostra condanna e la nostra critica.
Per questo ci associamo alla solidarietà espressa al Presidente Napolitano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà ed Italia dei Valori).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, non è questa l'occasione credo per fare processi a nessuno e non sappiamo se e cosa ha detto l'onorevole Di Pietro. Certamente per quanto ci riguarda l'occasione non può essere perduta per esprimere la nostra piena solidarietà nei confronti del Capo dello Stato che non è soltanto arbitro imparziale, ma è anche garante del corretto funzionamento delle istituzioni democratiche di questo Paese e svolge, e ha sempre svolto il suo ruolo con grande saggezza, con grande equilibrio e con rigoroso rispetto dei propri compiti come la Costituzione li ha delineati.
Ci fa piacere che ci sia stato questo soprassalto di orgoglio nazionale e di solidarietà nei confronti del Capo dello Stato e ci auguriamo che questo capiti sempre, sia quando il Capo dello Stato dice qualcosa che è nella linea, nelle corde e nella sensibilità della nostra parte politica e anche quando, magari, dice qualcosa che non lo è (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)

GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, vorrei ricordare a quest'Aula che effettivamente il silenzio è mafioso. In occasione dell'aggressione che lei ha ricevuto all'università La Sapienza l'unico gruppo che non è intervenuto per esprimere a lei ed all'Aula la solidarietà è stato proprio il gruppo dell'Italia dei Valori! Silenzio mafioso! (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)

FABIO EVANGELISTI. Leggi bene le agenzie!

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, come mi pare, penso di poter affermare che l'applauso corale con cui l'Assemblea ha salutato l'intervento dei colleghi che esprimevano solidarietà al Capo dello Stato sia la più evidente dimostrazione di come il Presidente della Repubblica rappresenti non soltanto ai sensi della Costituzione l'intera nazione, ma rappresenti anche la dimostrazione di come la Camera dei deputati ritenga, e non potrebbe essere altrimenti, l'attuale Presidente della Repubblica garante dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispettoso e al tempo stesso solerte difensore di quelle che sono le prerogative del Parlamento.Pag. 41
Non è certo questa la sede per intentare processi; è questa comunque la sede per ribadire, e l'Aula certamente l'ha fatto, che è lecito, come è più che naturale in una democrazia, il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto che si deve a chi rappresenta tutta la Nazione, al di là del fatto che sia stato espressione di un voto unanime o meno del Parlamento che lo ha eletto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).

Seguito delle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 13,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito delle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Ricordo che nel corso della discussione, svoltasi nella seduta del 27 gennaio 2009, sono state presentate le risoluzioni Costa, Brigandì, Belcastro ed altri n. 6-00011 e Bernardini ed altri n. 6-00012.
Avverto, altresì, che in data odierna sono state presentate le risoluzioni Di Pietro ed altri n. 6-00013, Vietti e Rao n. 6-00014 e Ferranti ed altri n. 6-00015 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni).
Ricordo, infine, che è stata presentata un nuova formulazione della risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00012.

(Replica e parere del Ministro della giustizia)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della giustizia, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri ho voluto riferire non solo sullo stato della giustizia nel 2008, ma anche su un consuntivo all'Aula delle cose che il Governo ha già fatto fin qui, in questi pochi mesi di attività, che riteniamo essere importanti e numerose ed ho riferito anche dal punto di vista programmatico delle cose che il Governo intende fare nei prossimi mesi. L'ho fatto, signor Presidente, perché ritengo che il Parlamento debba essere sempre informato delle attività e degli intendimenti del Governo ed è questa l'attitudine con la quale mi rapporterò al Parlamento.
Però, signor Presidente, ho raccolto con grande soddisfazione alcuni elementi, che ho potuto cogliere in Parlamento, che sono andati anche ultra petita rispetto a ciò che prevede la norma di riferimento in base alla quale si chiede al Ministro della giustizia di riferire. Voglio dire che il Parlamento ha detto di più, è andato oltre rispetto anche a quanto il sottoscritto ha dichiarato nella propria relazione, cioè si è spinto a parlare delle riforme, quelle che riguarderanno il processo penale, a porre delle questioni importanti all'attenzione del Governo relativamente anche alle riforme costituzionali. Dunque, sarei inutilmente pudico se oggi nascondessi a quest'Aula la mia particolarissima soddisfazione nell'avere colto in Parlamento una grandissima disponibilità alle riforme che credo siano il contenuto di fondo di questo dibattito al quale oggi pongo una breve replica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Intervengo per dire che quando ho voluto ribadire l'importanza dell'articolo 110 della Costituzione ho voluto sollecitare il Parlamento a leggere insieme al Governo una nuova luce in questo articolo della Costituzione che tanti, troppi, vedono come una clava nei confronti del Ministro e del Governo, per accusarli di inefficienza, e che noi invece intendiamo come una leva per sollevare la giustizia rispetto allo stato in cui oggi si trova. Quando ho parlato, in modo abbastanza generale, delle riforme costituzionali che il GovernoPag. 42intende portare avanti ho ottenuto da ampi settori del Parlamento una disponibilità al lavoro, ovviamente non un'intesa preliminare. Quando ho accennato alle necessarie misure di efficienza ho ottenuto dal dibattito un'ampia apertura a che queste misure di efficienza vengano portate avanti, certo entrando nel merito delle cose che proporremo al Parlamento e così anche per quanto riguarda le norme delicatissime del funzionamento del processo penale.
Ho voluto dire tutto questo non solo per ringraziare i colleghi, a cominciare dalla collega del Partito Democratico, l'onorevole Ferranti, e l'onorevole Mantini, anch'egli del Partito Democratico, per il tono e il modo con cui hanno posto le loro obiezioni e anche i loro dissensi rispetto alla relazione, ma per sottoporre al Parlamento la questione di fondo che mi anima nella soddisfazione che sto testé rappresentando.
Si tratta del fatto che quest'Aula e questo Parlamento sono pronti per la grande riforma della giustizia e sono qui a dire che a questo appuntamento il Governo non arriverà in ritardo, ma si farà trovare puntuale portando in Parlamento in tempo ristrettissimo il nostro progetto di grande riforma della giustizia.
Si tratta di un progetto di riforma che investirà sia l'ambito legislativo ordinario, sia quello costituzionale e che avrà al centro i cittadini italiani memori (come siamo) del fatto che quei numeri che ieri ho rappresentato all'Aula non sono dei freddi e degli algidi algoritmi. Dietro a ciascuno di quei numeri, infatti, vi è un cittadino, una persona e un uomo che soprattutto nei processi civili ha posto un'istanza di giustizia nei confronti dello Stato. Se questa istanza di giustizia non viene soddisfatta noi saremo sempre qui a ricordare che la giustizia ritardata equivale ad una giustizia denegata.
Ecco perché il nemico della giustizia, la lentezza, è il primo nemico che noi intendiamo fronteggiare consapevoli che non tutte le riforme ordinamentali intervengono sul tema della velocità dei processi, ma a chi interessa un processo veloce che non sia giusto? Noi lavoreremo in ambito costituzionale e di legge ordinaria per garantire un processo più giusto e più celere. Garantiremo al cittadino un processo più celere e più giusto anche con misure amministrative e di rango non costituzionale, in quanto a noi interessano i due versanti. Ci interessa, infatti, un processo giusto e rapido, mentre non ce ne facciamo nulla di un processo rapido ma non giusto o di un processo giusto la cui sentenza arriva in ritardo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ecco perché lavoriamo sui due versanti.
Ponendo al centro del nostro dibattito (e soprattutto delle mie riflessioni conclusive) quella che ritengo la questione di fondo relativa alla disponibilità aperta ad un percorso di riforme costituzionali da portare in Parlamento al più presto, io illumino con questa mia opinione il mio parere sulle risoluzioni.
Ho letto con attenzione tutte le risoluzioni presentate, in quanto ritengo che, sebbene non si tratti di atto legislativo, quello della risoluzione abbia un suo valore eminentemente politico che non può essere sottovalutato. Proprio per questo ringrazio per il contenuto gli onorevoli Costa, Brigandì e Belcastro sulla cui risoluzione n. 6-00011 esprimo parere favorevole. Mi dispiace di non potere esprimere parere favorevole sulla risoluzione dell'onorevole Ferranti n. 6-00015. Apprezzo alcuni dei temi contenuti in questa risoluzione, ma al di là dell'ovvia considerazione che reca nella sua conclusione che non approva le dichiarazioni del Ministro (e che quindi in re ipsa non puntavano al consenso del Ministro), devo dire che se per un verso riscontro alcuni elementi positivi nella risoluzione dell'onorevole Ferranti (dei quali poi porterò separatamente e ufficialmente negli incontri che avremo anche con il Partito Democratico), al contempo vedo sempre quel limite che non ritengo utile a beneficio del servizio della giustizia. Mi riferisco al limite di non mettere mano alla Costituzione, al contrario di dieci anni fa quando proprio voi eravate pronti a mettere manoPag. 43alla Costituzione e questo Parlamento si accinse quasi alle riforme con la Commissione bicamerale in materia di giustizia.
Questo eccesso di timidezza è il motivo per cui, unitamente al dato di bocciatura delle dichiarazioni del Ministro, mi impedisce di esprimere un parere favorevole. Così come esprimo parere contrario sulla risoluzione dell'onorevole Di Pietro n. 6-00013, mentre ragionamento a parte meritano le risoluzioni dell'onorevole Vietti n. 6-00014 e dell'onorevole Bernardini n. 6-00012 (Nuova formulazione) iscritta, con la storia che riguarda lei ed altri parlamentari, al Partito Democratico, ma che rappresenta (mi pare di cogliere) un'area culturale e politica ben precisa del nostro Paese.
La riflessione a parte che meritano le risoluzioni dell'onorevole Vietti e dell'onorevole Bernardini è la seguente. Le ho lette con attenzione e vi sono notevoli elementi di condivisione dell'una e dell'altra risoluzione. Così come vi sono alcuni elementi di queste due risoluzioni che io non condivido o che comunque non hanno alle spalle, per quanto riguarda il Governo e la maggioranza parlamentare, un elevato livello di maturazione da portarci al punto di esprimere un parere favorevole. Tuttavia, ripeto che vi sono ampie parti dell'una e dell'altra risoluzione che io condivido.
Dunque, in teoria, avrei due vie: o esprimere parere contrario su entrambe le risoluzioni, perché non vi è una piena sintonia, o portarle a votazione di questo Parlamento, con decine e decine di parti separate, trattandosi di risoluzioni lunghe. Io, valorizzando l'aspetto squisitamente politico delle due risoluzioni, mi permetto di seguire un'altra via, ossia valorizzare non solo una generica disponibilità alle riforme, emersa ieri anche dall'intervento dell'onorevole Rao, ma, nel merito, anche la disponibilità, contenuta sia nella risoluzione Vietti n. 6-00014 sia nella risoluzione Bernardini n. 6-00012 (Nuova formulazione), ad entrare nel percorso delle riforme a pieno titolo e a tutto campo, mettendo mano alla riforma della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Credo che questo sia il punto di fondo che oggi viene fuori dal Parlamento: nelle risoluzioni vi è una maggioranza ampia, forse più ampia di quella venuta fuori dalle urne, che si rende conto che non vi possono essere timidezze nel riformare la giustizia e che una riforma della giustizia non è piena se non è anche costituzionale. Per questa ragione, facendo prevalere questo elemento, che mi sembra assolutamente prioritario, esprimo parere favorevole sia sulla risoluzione Vietti n. 6-00014, sia sulla risoluzione Bernardini n. 6-00012 (Nuova formulazione). (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo apprezzato l'onestà della sua relazione impietosa e desolante, che ha fatto una fotografia perfetta della situazione della giustizia. Avremmo, però, voluto esprimere uguale apprezzamento se avessimo sentito da parte sua proposte serie di soluzione del problema della giustizia. Invece, Ministro, non le abbiamo sentite. Se lei può dire che la giustizia ha un nemico, ossia la lentezza, crediamo di poter dire che lei, noi ed i cittadini abbiamo altri nemici: il nemico è, da una parte, il Ministro Tremonti, il quale, con i suoi tagli assolutamente indifferenziati ed indiscriminati, non consente alla giustizia di raggiungere quell'efficienza che lei declama essa dovrebbe raggiungere; dall'altra parte, probabilmente, anche lei, oltre che noi, ha un altro nemico, ossia la cultura ingiustizialista di questo Governo di destra.Pag. 44
Sul piano della riforma della giustizia, delle strutture, dei mezzi e delle risorse, le daremo pieno sostegno. Nella nostra risoluzione abbiamo denunciato i tanti tagli che sono stati effettuati, che non consentono alla giustizia ordinaria di funzionare: si pensi ai 55 milioni di euro tagliati all'edilizia penitenziaria, ragione per la quale ella è costretta a rivolgersi ai privati per collaborare nella gestione e nella costruzione delle carceri, con un sistema di privatizzazione di un sistema pubblico essenziale che noi combattiamo. Non solo, ma abbiamo denunciato che persino la giustizia minorile non avrà i soldi per garantire il vitto necessario, il cambio degli indumenti, il mantenimento, il trattamento e la rieducazione dei ragazzi. Insomma, non solo in senso generale si toglie ai poveri per dare ai ricchi, ma qui si rischia davvero di togliere il pane di bocca ai ragazzi, magari per finanziare coloro che si sono impossessati di Alitalia con il vostro consenso.
Sul piano delle riforme e della razionalizzazione del sistema della giustizia, nella risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00013 e in altri le occasioni le abbiamo indicato la via maestra da seguire.
Abbiamo presentato tante proposte di legge sulla giustizia e sulla sicurezza. Le abbiamo presentate noi dell'opposizione, noi dell'Italia dei Valori, che abbiamo apprezzato anche quelle del Partito Democratico, ma non abbiamo visto da parte del Governo nessuna proposta seria ed organica, sulla quale noi saremmo disposti a dare una mano. Il punto su cui noi saremo irriducibili avversari, invece, sarà quello delle riforme costituzionali, enunciate, ma non ancora viste. Se all'enunciazione dovesse seguire davvero il testo in cui esse sono comprese, noi resteremmo davvero agghiacciati.
Pensiamo che i cittadini abbiano bisogno di una giustizia più efficiente, ma niente affatto di una giustizia che perda o veda gravemente depressa la propria autonomia e la propria indipendenza. Signor Ministro, se qualche agenzia indipendente di sondaggio sottoponesse ai cittadini un quesito in cui si chiedesse loro se preferiscono una giustizia che magari ha dei limiti, ma che sia indipendente, o una giustizia sottoposta al controllo del politico di turno, credo per il 100 per cento dei cittadini direbbe di volere una giustizia autonoma ed indipendente (Commenti del deputato Consolo).
Dunque, signor Ministro, non sappiamo se chiederle di mostrarci queste riforme costituzionali di cui si parla, perché avremmo paura di avere veramente delle conseguenze estremamente negative. Tuttavia, le possiamo dire che noi siamo fieramente contrari alla separazione delle carriere, alla divisione del pubblico ministero dai giudici, alla perdita della cultura della legalità e della giurisdizione da parte del pubblico ministero, allo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura, uno dei quali sarebbe presieduto dal Ministro, all'attentato e agli attacchi all'obbligatorietà dell'azione penale, all'interferenza del potere politico sull'esercizio dell'azione penale.
Tutte queste riforme costituzionali, signor Ministro, porterebbero ad una sola conseguenza, ossia all'accentuazione profonda e forte del controllo del politico di turno sulla più importante istituzione di controllo di legalità. Ecco perché, signor Ministro, non tanto in quello che lei non ha detto, ma in quello che ha fatto intuire, noi vediamo il rischio maggiore per la giustizia, per le istituzioni democratiche e per le prerogative dell'istituzione della magistratura.
Dei tre poteri dello Stato, uno praticamente non esercita più la propria funzione di controllo, con il Parlamento nominato e non eletto. Adesso, si vorrebbe mettere mano anche all'altro potere, che è un potere e non un ordine, il potere giudiziario, che esercita e deve esercitare per Costituzione il controllo di legalità su tutto quanto accade.
Se potessimo o dovessimo dire ai cittadini o insinuare in loro il dubbio, anche soltanto il dubbio, che ci sia una interferenza del potere politico sull'esercizio della giurisdizione, allora veramente potremmo dire che abbiamo chiuso. Toglieremmo ai cittadini anche la speranza diPag. 45poter dire che ci sarà pure un giudice, questa volta non a Berlino, ma a Roma, a Catanzaro o a Salerno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, mi pare che dobbiamo registrare con soddisfazione che questo dibattito sullo stato della giustizia non abbia avuto un andamento puramente formale. Non è stato un appuntamento burocratico, ma abbiamo parlato. Devo dare atto al Ministro che nella sua replica il taglio è stato proprio questo. Abbiamo parlato di politica giudiziaria e ragionato di come sia possibile trovare forme di convergenza per una riforma che tutti riteniamo urgente, non tanto e non solo tutti gli uomini e le donne presenti in questa Aula, espressione di partiti e di movimenti politici, ma soprattutto i cittadini, per i quali la giustizia percepita, se possibile, è ancora peggiore dello stato reale della giustizia che gli addetti ai lavori conoscono. È una giustizia che, proprio in quanto non rituale per addetti ai lavori, ma indice di funzionalità del sistema socio-economico del Paese, è percepita come un elemento di ritardo, di rallentamento, nella delicata fase anche di crisi economica e finanziaria che il Paese vive.
Se non riusciamo a liberare il Paese da questo macigno che lo rallenta, non tanto e non solo in quello che accade nelle aule di tribunale, ma nelle sue ricadute sulle dinamiche dello sviluppo e del progresso del Paese, non faremo il nostro dovere.
Purtroppo, le illusioni che la giustizia si possa o si potesse autoriformare sono cadute; il tempo passato è stato lungo e nulla o quasi è successo dall'interno.
Dunque, questa forte esigenza di cambiamento in questo settore strategico per il Paese deve essere raccolta dalla politica, che si deve assumere fino in fondo le sue responsabilità.
Signor Presidente, signor Ministro, l'Unione di Centro, da questo punto di vista, non si è tirata indietro fin dall'inizio della legislatura, ma ha dichiarato e si è assunta le sue responsabilità; non si è accontentata di rimanere ingessata nel ruolo di opposizione che rappresenta in questo Parlamento, ma ha voluto scendere sul terreno del confronto nel merito dei problemi, con un approccio non ideologico, pragmatico, con l'approccio di chi non dice soltanto «no» in forza del ruolo che rappresenta in quest'Aula, ma neppure con l'approccio di chi dice per forza sempre e solo «sì», in qualche modo uniformandosi al Governo e alla maggioranza.
Abbiamo fatto delle scelte, abbiamo messo sul tappeto del dibattito le nostre proposte; anzi, per la verità, abbiamo messo proposte nel dettaglio ben più e ben oltre quelle che fino ad oggi sono venute dal Governo e dalla maggioranza.
Questo lo dobbiamo dire e lo diciamo con franchezza anche al Ministro: forse, nel merito delle proposte di riforma, qualche cosa di più avremmo voluto sentire anche nella sua relazione, seppure è vero, e il Ministro, correttamente, lo ha precisato, che, dal punto di vista formale, questa è la relazione sullo stato della giustizia e non tanto sulle proposte per riformarla; ma sarebbe stato - il Ministro, gliene do atto, nella replica non lo ha fatto - ipocrita nascondersi dietro il dito di questa interpretazione formale.
Certamente, il dibattito che anima il Paese è quello del merito delle riforme che vogliamo fare e noi a questo non ci siamo sottratti. Con una disponibilità a cambiare senza tabù, non pensiamo che questa parte della Costituzione, gli articoli 101 e seguenti, che riguarda l'ordinamento giudiziario, sia intoccabile.
Tutti abbiamo condiviso gli appelli al Capo dello Stato, che, poco fa, abbiamo richiamato per ricordarne l'alto ministero, sul fatto che la prima parte della Costituzione, quella sugli elementi fondanti della nostra vita democratica, non va toccata o ci si deve avvicinare con grande cautela, ma la seconda parte, quella relativa all'organizzazione, compresa l'organizzazionePag. 46del servizio giustizia, non può essere un tabù per giustificare la conservazione dello status quo.
Facciamo questo senza intenti punitivi; non abbiamo conti da regolare, tanto meno con i magistrati. Nonostante la storia da cui veniamo e a cui apparteniamo possa lamentare certamente dei torti, anche giudiziari, il nostro approccio è sempre stato quello del massimo rispetto nei confronti dell'autorità giudiziaria, che è il garante insostituibile della legalità del Paese, ed una democrazia ed un Paese, senza legalità, non possono stare assieme.
Signor Ministro, grazie per il parere favorevole, politico, non di dettaglio, non sulle soluzioni tecniche, come lei ha detto, sulla nostra risoluzione, e avanti con coraggio.
Ci permettiamo non di frenarla, ma di spronarla, perché nelle riforme si proceda e si enuncino, finalmente, anche i termini di dettaglio di queste riforme, perché, se qualche cosa abbiamo da lamentare, è che finora gli annunci sono stati molti, ma le proposte sono state poche.
Potremo anche lamentarci di qualche passaggio di riforme fin qui vissuto, in particolare quelle del processo civile, il cui dibattito in Aula è stato molto compresso; e poi l'emendamento più significativo, sulla semplificazione dei riti, è emerso improvvisamente al Senato, impedendo al dibattito dei deputati di svolgersi sul punto. Ma guardiamo avanti.
Tra i punti che la invitiamo ad affrontare con coraggio (ci permettiamo di dire anche con più coraggio) c'è quello della modifica delle circoscrizioni giudiziarie: se questo Paese non cambia la sua geografia giudiziaria, non sarà possibile un'allocazione delle poche risorse disponibili in modo razionale, e tutti i nostri progetti e discorsi sui cambiamenti rischieranno di rimanere velleitari.
Noi abbiamo proposto, per quanto riguarda il giudizio civile, un giudice monocratico per tutto il primo grado: si salvi il giudice collegiale in appello, ma si faccia un giudice monocratico con un unico rito di cognizione ordinario per il primo grado, recuperando risorse umane di magistrati e dando un contributo serio all'accelerazione dei processi.
Investiamo sugli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie: gli organismi di conciliazione del rito societario, checché si pensi di quel rito, possono essere utilmente utilizzati per tutto il contenzioso civile.
Si modifichi il sistema delle impugnazioni: non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio generalizzati per qualunque controversia, anche quelle bagatellari. Questo è di per sé incompatibile con la ragionevole durata del processo, perché se anche facciamo durare ciascun grado tre anni, già arriviamo a nove anni e siamo fuori dai parametri europei.
Si operi con coraggio, Ministro, nonostante qualche resistenza corporativa (perché non sono corporazioni solo i magistrati, ma ci sono anche altre corporazioni), sul fronte delle notifiche. Le notifiche sono un elemento di forte rallentamento dei processi, soprattutto penali. Si abbia il coraggio di fare le notifiche al domicilio dell'avvocato: una volta che l'avvocato è stato nominato, ex lege il domicilio è eletto lì.
Si intervenga sulle misure cautelari, dove oggi le garanzie sono paradossalmente troppo poche rispetto al dibattimento: il processo finisce spesso di celebrarsi e di esaurirsi nella fase cautelare, rimanendo poi indifferente la fase del dibattimento; e, allora, lì un giudice collegiale che dispone le misure cautelari e più garanzia nel contraddittorio.
Sulle intercettazioni non dico nulla, perché il dibattito si svolgerà in Aula la settimana prossima.
Sulla depenalizzazione, anche qui, Ministro, operiamo con coraggio. Le debbo dire che c'è una contraddizione all'interno della maggioranza: in questi otto mesi voi avete introdotto un numero enorme di fattispecie criminali nuove.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Non si può procedere in una logica di criminalizzarePag. 47tutto, e poi lamentarsi che i processi penali sono intasati e si rallentano. Abbiamo il coraggio di depenalizzare!
Sulla riforma - e concludo, signor Presidente - degli organi costituzionali, e in questo caso del CSM, c'è la nostra disponibilità a ragionare. Noi abbiamo una proposta di un Consiglio superiore di tutte le magistrature; non la consideriamo un dogma, siamo disponibili ad operare anche sul riallineamento della composizione tra componenti laici e componenti togati.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vietti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. E allora, questo breve elenco dimostra quella disponibilità che lei nella sua replica ha voluto valutare positivamente, e che noi qui politicamente oggi le ribadiamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, eccellenza Guardasigilli, onorevoli colleghi, deputati dell'Italia dei Valori, l'onorevole Palomba ha cercato di trascinarmi nella polemica nella quale io sono particolarmente versato, citando la frase «cultura giustizialista di questo Governo di destra». Siccome è un momento estremamente serio, questo, non cedo alla provocazione e discuto brevemente alcune considerazioni, che sottopongo al signor Ministro.
Intanto è da evidenziare l'importanza e la delicatezza del compito che ha questo Ministro della giustizia, delicatezza dovuta al fatto che siamo in un momento storico del nostro Paese nel quale assistiamo a degli stravolgimenti costituzionali e a delle esondazioni da parte di tutti gli organi costituzionali (e quando dico tutti intendo dalla Corte costituzionale al Governo, al Parlamento e, soprattutto, alla stessa magistratura).
Andare, quindi, a ricercare un equilibrio costituzionale e reintrodurre questi organi che ormai hanno esondato è un compito estremamente delicato, per cui è massimamente apprezzabile il discorso di cercare di allargare, il più possibile, l'apertura per le riforme, perché è evidente che se le regole del gioco debbono essere riscritte tutti i giocatori - o il maggior numero possibile di giocatori - debbono essere d'accordo.
Dobbiamo cercare di trovare un dialogo primariamente con il partito di opposizione, ma per cercare questo dialogo dobbiamo verificare solo una cosa. Dobbiamo capire, cioè, se il partito di opposizione intende depositare un'arma politica che ha sempre usato, che è quella della magistratura, oppure se intende adoperarla come arma impropria: questo è il punto nodale.
In realtà è ancora più facile, in politica, verificare tale aspetto, perché bisogna verificare se la magistratura è ormai di utilità o di inutilità al PD. Ciò appare ancora più complesso perché il Ministro ombra che seguirà questo discorso è anche un magistrato che in quest'Aula ha parlato di leggi ad personam riferendosi al caso di Giancarlo Caselli (quando egli stesso era al Consiglio superiore della magistratura e sapeva perfettamente che Giancarlo Caselli non sarebbe andato alla Direzione antimafia semplicemente perché - come dimostrano gli atti e come è stato dimostrato in un'interpellanza rivolta al precedente Governo di sinistra - avevano reputato migliore un altro).
Confido, spero e mi auguro quindi che il PD e colui che è la massima autorità in quest'Aula del PD, e cioè il collega Tenaglia, prenda una posizione chiara e netta: con questa posizione chiara e netta noi potremo evidentemente andare avanti nel colloquio e nel discorso.
Vi sono due punti ancora che vorrei sottolineare. Allorché si pone l'accento sui problemi della giustizia in senso lato, esso cade inevitabilmente sull'intollerabile lunghezza dei procedimenti e processi penali, sul conseguente numero delle procedure penali, sull'elevato numero di sentenze che, dichiarando la prescrizione per ilPag. 48lungo decorso del tempo, sono inutilmente emesse, traducendosi in un accumulo di ritardi quasi a valanga di altri processi a tutto scapito dei cittadini che - l'espressione potrà anche non piacere, ma è assai significativa - sono a ben vedere gli utenti di quello che è pur sempre un servizio a favore della comunità e che proprio per questo può essere definito servizio giustizia.
Ma, accanto a questo problema di non poco momento, emerge una giustizia improntata ad aspetti politici, che per definizione rispondono ad aspetti ideologicamente peculiari e non oggettivi e che si traduce in abuso a danno di avversari politici utilizzando proprio quei mezzi previsti dal legislatore per raggiungere una verità non di parte e - se non assoluta, stante la limitatezza umana - almeno condivisa.
Non può sottacersi, sotto questo angolo visuale, il dibattito in corso sulle intercettazioni telefoniche che, delineate dal codice di procedura penale come mezzo di ricerca della prova, si sono trasformate in mezzo di ricerca non della prova ma della notizia del reato, stravolgendo il sistema codicistico se non addirittura anche quello costituzionale.
Tale stravolgimento è reso maggiormente evidente dal fatto che il contenuto viene spesso - troppo spesso - divulgato quasi ad orologeria a danno dell'avversario di turno in totale spregio del dettato costituzionale che garantisce, all'articolo 15, la libertà e la segretezza delle comunicazioni.
Evidentemente, anche il dettato costituzionale sta risentendo del noto principio machiavellico che il fine giustifica i mezzi. Ma tutto questo è intollerabile se si vuole che la democrazia non sia solamente un vuoto nome, essendo indispensabile, per un corretto equilibrio delle componenti della società, che le citate componenti operino in ambiti predefiniti, in alvei con precise sponde atte ad evitare invasioni di campo, a scapito di un equilibrio che la storia dimostra essere assai difficile da realizzare.
Nessuno nega che siano necessari interventi calibrati ed urgenti per ovviare a quegli squilibri di cui si è detto; peraltro, ed è questo il dato che mi preme mettere in evidenza, si tratterà sempre di interventi che la pratica definisce tampone, posti in essere per ovviare a situazioni contingenti, ma non inseriti in un organico disegno caratterizzato da alcuni principi fermi.
Tutto quanto esposto serve a sottoporre all'attenzione di chi si adopera per una giustizia migliore la considerazione che, prima di effettuare interventi sulla normativa processuale, occorre chiarire anche con interventi normativi quale sia l'alveo entro il quale si possa parlare di giurisdizione e quali siano i limiti invalicabili affinché ciò che Montesquieu definiva potere giudiziario, e che la nostra Carta costituzionale definisce ordine autonomo e sovrano, possa essere definita giustizia al servizio del cittadino, rispettando i fini che gli devono essere propri, e soprattutto chiarendo la natura giuridica della magistratura quale potere o quale ordine (con la conseguenza che anche i citati limiti e le prerogative devono essere rispettati dagli altri poteri dello Stato senza che si determinino reciproche e controproducenti invasioni di campo).
Si sente parlare di lotta della magistratura contro la criminalità organizzata, o contro il terrorismo, con una terminologia che la neutralità delle giustizia, ove realizzata pienamente, dovrebbe considerare concetto estraneo. In realtà, il processo altro non dovrebbe essere che il luogo ove si dibatte una tesi circa una determinata ipotesi di reato per accertare se la persona imputata debba essere ritenuta responsabile del reato in questione, raggiungendo, nel contraddittorio delle parti, sulla prova, secondo i dettami codicistici, una verità condivisa.
In altri termini, ai magistrati dovrebbe essere attribuito questo compito essenziale per la vita civile, così da poter essere definiti, con espressione non riduttiva, ma esaltante, i veri custodi dei diritti.
Se si abbandona tale alveo, si rende sempre più concreto il rischio che i magistratiPag. 49diventino custodi di diritti da loro stessi predeterminati, alterando l'equilibrio democratico, con l'alea di un terzo potere che agisce non all'unisono con gli altri, ma secondo logiche proprie che possano essere - come oggi lo sono - in contrasto.
Non sarà inutile ricordare che in una audizione della Commissione antimafia del 1999, il vicepresidente del CSM, Giovanni Verde, ha dichiarato di avere la sensazione che spesso i pubblici ministeri non svolgano indagini, ma inchieste. Non può negarsi la responsabilità del Parlamento sul punto; la legge precisa qual è il compito del pubblico ministero, ma non pochi hanno ritenuto di poterlo allargare fino a trasformare le indagini in inchieste, spesso per le loro credenze politiche; fenomeno certamente accentuatosi dopo Mani pulite.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MATTEO BRIGANDÌ. Come si vede il fenomeno trova la sua accentuazione nel fatto che la magistratura oggi si trova a governare dei fenomeni che non sono tipici dei magistrati. Con il pieno rispetto della Direzione nazionale antimafia, di cui deve rimanere la funzione essenziale, oggi questa null'altro è se non il servizio segreto dei magistrati, perché non svolge indagini, ma inchieste.
Il tempo è tiranno, signor Ministro, gradisca i sensi della mia più alta stima e un augurio di buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, sono d'accordo con lei, signor Ministro: dobbiamo discutere della sua relazione, non delle possibili proposte di riforma.
La sua relazione, secondo noi, non può essere approvata, perché in questo primo anno di legislatura la politica della giustizia del suo Governo è stata assente completamente nel contrasto a quello che lei ha chiamato - e noi condividiamo essere - il vero nemico della giustizia: la lentezza dei processi.
È stata lacunosa quando si è timidamente manifestata con riferimento al processo civile. Con la sua proposta, signor Ministro, non si affrontano i due problemi del processo civile: la macedonia di riti (che noi proponevamo di limitare e la sua maggioranza in quest'Aula ha detto «no») e la durata certa dei singoli processi (avete anche detto «no» alla nostra proposta sull'udienza di programma).
Dannosa nell'unico e solo provvedimento che può vantare come approvato, il lodo che porta il suo nome (avrebbe meritato una citazione nella sua relazione, in fondo non se ne deve vergognare, ha solo fatto uno strappo alla Costituzione e al principio di eguaglianza) è nella totale accondiscendenza alla furia dimezzatrice del Ministro dell'economia e delle finanze che le ha imposto, invece dei necessari fondi, un taglio degli stanziamenti per la giustizia di 800 milioni di euro in tre anni, e di procedere al blocco della riqualificazione e delle assunzioni del personale amministrativo. Altro che giustizia quale emergenza nazionale, il suo Governo sta sulla giustizia, come in tema di crisi economica, esercitando la più grossa opera di irresponsabilità nazionale che la vita politica italiana ricordi.
È stata omissiva quando non ha impedito la presentazione della riforma del reato di bancarotta, che produrrà, se approvata, la prescrizione anche per procedimenti in corso.
Nella prospettiva futura la sua relazione è deludente, inutilmente rivendicativa e generica sulle proposte in grado di avere dignità e forza tali da essere, non dico condivise, ma almeno condivisibili.Pag. 50
Lei, signor Ministro, ha giustamente rivendicato per la sua funzione maggiori poteri. Non ci ha detto come e cosa intende concretizzare con tale rivendicazione, però noi la vogliamo invitare ad esercitare innanzitutto i poteri che ha. Le indico tre compiti che potrebbe da subito svolgere con grande beneficio per la giustizia e l'interesse dei cittadini. Consenta la costituzione definitiva della scuola della magistratura, la cui entrata in funzione viene senza ragioni dalla sua inerzia e da quella del CSM di fatto impedita. Realizzi quello che il Governo Prodi nella scorsa legislatura aveva previsto, il centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni. Questo sarebbe un risparmio vero sui costi delle intercettazioni, e non altri tipi di risparmio che mirano piuttosto all'obiettivo diverso di limitare lo strumento dell'indagine. La smetta con le proroghe all'entrata in vigore della legge sulla class action, legge fondamentale per tutelare quelle migliaia di cittadini consumatori che sono stati lesi nei loro diritti, e che tutti a parole diciamo di voler tutelare, ma che nei fatti aspettano ancora giustizia, una legge che esiste già e non ha bisogno di ulteriori interventi che la stravolgano.
La giustizia italiana - in questa Aula siamo stati tutti d'accordo - ha una grande necessità di riforme che le consentano di assolvere al meglio la funzione cui è chiamata, riuscendo a superare i principali punti di criticità.
Riteniamo che per giungere a questo obiettivo, l'obiettivo della riforma per l'efficienza della giustizia, l'obiettivo della parità tra accusa e difesa, l'obiettivo dell'effettività della pena e l'obiettivo di un maggiore equilibrio tra poteri dello Stato nel rispetto del quadro costituzionale, serva un cammino comune, e questo presuppone una forma preliminare di dialogo e di confronto con gli operatori della giustizia (magistrati e avvocati e personale amministrativo), perché da quel confronto non deriva una perdita di tempo ma deriverebbero molte soluzioni condivise.
In questa cornice l'approccio al problema scelto dal Presidente della Camera è corretto, lo riteniamo corretto sia nel merito sia nel metodo. Lo ascolti, signor Ministro, perché le riforme sulla giustizia si fanno insieme ai diretti interessati e non contro, come sembra voler fare annunciando riforme a colpi di maggioranza. Noi, fin dall'inizio, abbiamo cercato il confronto convinti che su una materia così delicata la strada del confronto sia nell'interesse del Paese tutto e sia soprattutto l'unica atta a garantire efficacia e durata dei procedimenti.
Tuttavia non accettiamo ultimatum, non accettiamo di non concorrere con nostre proposte alla formazione della riforma. Non faremo da notai a decisioni cui non avremmo contribuito con le nostre proposte. Noi non siamo un'opposizione riottosa e incapace di proposta, ma dimostreremo, quando ci sarà la disponibilità del Governo e della maggioranza, di esserci anche noi con le nostre proposte e con la nostra volontà riformatrice. Non sappiamo se ciò sulla giustizia potrà avvenire, ma sappiamo che dipende dal Governo e dalla maggioranza e che dal Governo e dalla maggioranza dipende la possibilità di costruire consenso intorno alle riforme che servono al Paese.
Sulla riforma della Costituzione dobbiamo intenderci, signor Ministro, e occorre essere chiari. Noi non siamo contrari alla riforma della Costituzione, ma a quella che lei propone, cioè una riforma che interviene solo sul delicato e fondamentale punto dell'equilibrio tra poteri dello Stato senza una riforma complessiva che abbracci l'intero sistema istituzionale (poteri del Governo, assetto del Parlamento, ruolo e funzioni delle istituzioni di garanzia e di controllo). Lei ha citato la Commissione bicamerale: ebbene, la bicamerale faceva proprio questo. Se invece si riforma solo la parte che riguarda la Costituzione non sarebbe una riforma utile, ma una surrettizia alterazione degli assetti sanciti dalla Costituzione stessa, una forzatura a cui di fatto, nella prassi istituzionale che si sta imponendo, corrisponde una costante sottrazione di poteri e funzioni del Parlamento e la progressivaPag. 51alterazione dei principi che presiedono al funzionamento del Governo, così come sancito dal dettato costituzionale.
Il metodo giusto, piuttosto, è quello di fare una manutenzione costituzionale senza strappi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura e di soggezione del giudice alla legge, ma anzi rendendo più effettivo il principio di responsabilità della magistratura (disciplinare, professionale e istituzionale). Per questo non nascondiamo la necessità di intervenire con riforme che riguardano anche la giustizia come potere e proponiamo di riformare la legge elettorale e il CSM, di riportare a trenta il numero dei componenti, di istituire la sezione disciplinare autonoma, di regolare i poteri del CSM di dare parere al Ministro, di decidere le così dette pratiche a tutela e di rendere effettivo il principio di obbligatorietà dell'azione penale.
Con la legge ordinaria si può fare tanto, forse anche tutto: innanzitutto verificare quali sono gli effetti delle riforme dell'ordinamento giudiziario che insieme, nelle scorse due legislature, abbiamo contribuito ad approvare. Riformare la giustizia significa soprattutto migliorare il funzionamento dell'esistente rendendo efficiente e garantito il sistema. Le rammento che su questo versante esistono solo le proposte dell'opposizione, e del Partito Democratico in particolare, che ha avanzato un pacchetto di proposte organico, complessivo ed omogeneo: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l'ufficio del processo, il processo telematico, il manager, la riforma del codice penale e del codice di procedura penale mediante interventi sull'udienza preliminare, sul giudizio di Cassazione, sull'archiviazione per inoffensività del fatto, sull'individuazione dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale e la riforma della procedura civile con le questioni che vi ho detto e le intercettazioni.
Certamente si potrebbe cominciare in questo modo e con questo metodo e credo che facendo ciò raccoglieremmo l'alto e pressante invito che il Presidente della Repubblica ci ha rivolto: di intervenire decisamente sull'abnorme ed intollerabile durata dei processi e di prevedere misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al CSM dalla Carta costituzionale.
La vicenda delle intercettazioni credo sia paradigmatica di un modo di procedere e delle divisioni interne alla maggioranza. Credo che sui reali contenuti dell'accordo vogliamo vedere i testi scritti, ma quello che appare è certamente una marcia indietro, una Waterloo del Presidente del Consiglio ed è l'affermazione della giustezza della nostra posizione che dall'inizio abbiamo detto nessuna limitazione allo strumento di indagine.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LANFRANCO TENAGLIA. Concludo, signor Presidente, annunciando il voto contrario del Partito Democratico alla risoluzione presentata dalla maggioranza e la nostra astensione sulle risoluzioni dell'Unione di Centro, dell'Italia dei Valori e della delegazione radicale nel Partito Democratico. Sono risoluzioni che pongono problematiche riguardanti proposte e quindi aspetti che vanno approfonditi nelle sedi proprie di discussione parlamentare.

PRESIDENTE. Concluda, la prego.

LANFRANCO TENAGLIA. Alcune proposte sono condivisibili ed altre da approfondire, ma non è questa la sede per dare un giudizio nel merito su tali proposte. Ci riserviamo di farlo quando verranno alla discussione parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Tenaglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 52
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro giudizio è al polo opposto rispetto a quello dichiarato poco fa dall'onorevole Tenaglia, nel senso che riteniamo che il Ministro Alfano abbia fatto nella sua relazione un'analisi assai acuta della situazione e che in essa siano anche contenute delle precise indicazioni di riforma. Da questa relazione emerge che la giustizia è una grande malata. Ciò riguarda tutti i suoi aspetti fondamentali.
Sulle carceri non sto a ripetere le valutazioni dell'onorevole Pecorella, che condivido anche a proposito dell'umanità che le dovrebbe caratterizzare e che non le caratterizza. Anzi oggi esse sono un luogo terribile di distruzione della persona e di palestra per una nuova criminalità.
Saluto il fatto che il Ministro Alfano abbia dichiarato l'intenzione di voler prendere di petto il problema carcerario da tutti i punti di vista, da quello della costruzione di nuove carceri a quello della modifica delle condizioni attualmente esistenti.
La giustizia è innanzitutto una grande malata nel suo rapporto con i cittadini: la lentezza dei processi civili e penali è una tragedia. Quindi, c'è un problema di riorganizzazione e di efficienza che è al centro dell'attenzione del Ministro.
Ma poi c'è un'altra faccia della medaglia che va affrontata di petto, quella che chiamerei etico-politica, visto che la giustizia è un aspetto fra i più delicati dello Stato. Qui veniamo ad un nodo di fondo che ha riguardato il fatto che, specie dalla metà degli anni Novanta in poi, non la maggioranza dei magistrati, ma la magistratura associata ed organizzata (nella quale ha esercitato un ruolo decisivo un forte nucleo di magistrati inquirenti e di pubblici ministeri) e una dialettica associativa (insieme corporativa e politica) hanno provocato un corto circuito e hanno prodotto un vulnus allo Stato di diritto determinato da un sistematico uso politico della giustizia.
Esso è andato in una direzione precisa, sia negli anni dal 1992 al 1994, sia successivamente fin quasi ai nostri giorni. In sostanza, esso si è diretto fondamentalmente contro l'area moderata di questo Paese nelle sue varie espressioni politiche. Questa operazione si è poi venuta intrecciando con una spettacolarizzazione mediatica. È entrato in campo un circo mediatico-giudiziario che nel volgere degli anni ha giocato in varie direzioni, a colpi però sempre di una violazione sistematica del segreto istruttorio.
Oggi, tuttavia, ci troviamo di fronte a due fatti nuovi che accentuano questa crisi. Il mirino non si è fermato contro le forze moderate, ma è stato rivolto anche contro la sinistra e la crisi anzi derivante da questo comportamento è arrivata ad una totale implosione, perché siamo arrivati al punto estremo: lo scontro «spettacolarizzato» di magistrati contro magistrati, di procure contro procure. Allora, in una tale situazione, si vede se il Governo, se le forze politiche di maggioranza e di opposizione hanno la capacità e la reattività di reagire a questo stato di cose.
È per questo, quindi, che bisogna mettere fine a tutto ciò con una riforma organica e incisiva, possibilmente attraverso un confronto tra maggioranza opposizione, che rimetta in campo la grande quantità di magistrati lontana da tutto ciò.
Ed è in questo quadro che si colloca una divisione delle carriere che ha un obiettivo positivo e non negativo: essa ha come obiettivo la riconquista della piena terzietà del giudice, del magistrato giudicante, che è anche un modo per ricostruire uno Stato di diritto fondato sulla divisione dei poteri, uno Stato di diritto colpito al cuore da questo uso politico della giustizia e da quello che è avvenuto nel corso di tutti questi anni.
Il secondo nodo da sciogliere è quello di una riforma che identifichi i meccanismi giuridici per bloccare l'uso della custodia cautelare come strumento di confessione. In sostanza va evitata a tutti i costi la celebrazione di quello che, non a caso, qualche anno fa il procuratore Borrelli, l'allora procuratore generale di Milano,Pag. 53chiamava, giustificandola, la «sentenza anticipata». Se una persona, grazie all'avviso di garanzia o alla custodia cautelare, viene sbattuta in prima pagina c'è già la «sentenza» che le distrugge la vita, che le sconvolge la famiglia. Se questa persona è un politico questa «sentenza anticipata» colpisce anche il suo partito. Poi magari questa persona viene assolta sette anni dopo, ma in quel caso nessuno se ne accorge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Potremmo ricordare episodi devastanti a questo proposito. Ricordo come sintesi di questa tematica un bel libro dell'onorevole Carlo Giovanardi.
Un'altra riforma di fondo è quella del CSM che va ricondotto alle sue funzioni, modificato nella sua composizione, sottratto al gioco serrato delle correnti.
Insomma, onorevoli colleghi, questa è l'occasione storica davanti a tutti noi per una riforma della giustizia che si misuri con due nodi: quello di far sì che i cittadini abbiano a disposizione un'amministrazione della giustizia civile e penale a dimensione dei loro problemi circa i suoi tempi e il suo svolgimento, ma anche per una riforma della giustizia che la sottragga all'esercizio di una guerra civile fredda, di tutti contro tutti (oggi addirittura anche di magistrati contro magistrati), che finora ha costituito uno snodo drammatico della nostra vita politica.
Tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, sono di fronte a questa scelta decisiva. Qualche anno fa l'onorevole Massimo D'Alema ha scritto un libro dal titolo Un Paese normale; ebbene questo è stato finora un Paese anormale anche per questo uso politico della giustizia che oggi, lo vediamo, coinvolge tutti, colpisce anche i magistrati e pone il Paese in una situazione drammatica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è il punto di una riflessione che va fatta, e in proposito, onorevole Tenaglia, ci ha aiutato a fare un salto di qualità la relazione, e ancor di più per certi aspetti le conclusioni, del Ministro di giustizia che ha fatto una scelta: quella di portare la maggioranza ad un voto nei confronti di risoluzioni non totalmente collimanti, per dare un segnale politico di grandissimo rilievo al Paese e anche al Parlamento.
Entrambe queste risoluzioni non della maggioranza - mi riferisco a quella dell'Unione di Centro e a quella della componente radicale del Partito Democratico - contengono comunque un punto di grande importanza che abbiamo in comune: una scelta di carattere garantista. Sui particolari possiamo continuare a discutere.
Ebbene, tale scelta garantista può segnare il tentativo del ritorno ad un Paese normale e in questo quadro ci auguriamo che si apra una riflessione anche all'interno del Partito Democratico. In questo quadro, salutiamo la relazione e la replica del Ministro della giustizia, onorevole Alfano, come contributo significativo ad una pacificazione del Paese e anche come contributo essenziale ad una riforma della giustizia che non può essere un'operazione tecnocratica, ma deve essere attraversata da una profonda cultura di carattere garantista (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, colleghi deputati, devo dire che ho ascoltato con una certa emozione - e vi spiegherò perché - il momento in cui il Ministro Angelino Alfano ha espresso il parere favorevole sulla risoluzione da noi presentata. Vi spiego i motivi delle risoluzioni. Ciò che è contenuto nella nostra risoluzione di parte radicale sulla giustizia non è una posizione, ma è una lotta di decenni passata a raccogliere le firme per le strade da tanti militanti, passata attraverso il voto popolare e referendario. Mi è sembrato e mi sembra in questo momento anche di rappresentare le persone colpite duramente da una giustizia cieca in questi anni. In particolare, il mio pensiero va ad Enzo Tortora (Applausi) che è stato definitoPag. 54da coloro che l'hanno condannato cinico mercante di morte e questi magistrati, anziché pagare per il loro errore che ha distrutto la vita di una persona, sono stati addirittura promossi.
Per questo motivo, la condivisione ed il parere favorevole espresso dal Ministro mi ha emozionato. Vi sono stati voti popolari come quello sulla responsabilità civile dei magistrati che purtroppo sono stati poi traditi dalle leggi successive. Vi sono stati voti degli italiani a maggioranza schiacciante riguardanti altri referendum importanti, i cui contenuti sono inseriti nella nostra risoluzione: separazione delle carriere, carriere automatiche dei magistrati, sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura. Maggioranze schiaccianti che, però, non hanno potuto vedere il coronamento del voto popolare per la mancanza del quorum.
Mi auguro e siamo pronti a collaborare su questo anche con il Governo affinché questa nostra Italia possa avere finalmente la riforma della giustizia voluta dal popolo italiano. Credo che coloro che voteranno a favore della nostra risoluzione avranno la consapevolezza di avere anche dalla loro parte chi vuole una giustizia giusta, chi non vuole sicuramente le centinaia di migliaia o i milioni di prescrizioni che ogni anno si verificano nel nostro Paese, un'amnistia strisciante della quale nessuno si assume la responsabilità.
So che c'è questa volontà popolare. Ma vi è una sola raccomandazione che rivolgo a tutto il Parlamento: questo dibattito, queste riforme, questo dibattito che porterà alle riforme deve essere conosciuto dagli italiani.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bernardini.

RITA BERNARDINI. Infatti, se c'è un punto dolente è sicuramente quello della mancanza di informazione. Questo, quindi, è il mio augurio per una giustizia giusta finalmente in Italia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Costa, Brigandì, Belcastro ed altri n. 6-00011, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 470
Astenuti 8
Maggioranza 236
Hanno votato
290
Hanno votato
no 180).

Prendo atto che il deputato Brancher ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, chiederei, a titolo personale, unitamente alla collega Goisis, l'onore di aggiungere, la firma sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00012 (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00012 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 55
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 291
Astenuti 190
Maggioranza 146
Hanno votato
277
Hanno votato
no 14).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00013, limitatamente alla parte non preclusa a seguito dell'approvazione della risoluzione Costa, Brigandì, Belcastro ed altri n. 6-00011, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 285
Astenuti 195
Maggioranza 143
Hanno votato
24
Hanno votato
no 261).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Vietti e Rao n. 6-00014, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 301
Astenuti 178
Maggioranza 151
Hanno votato
296
Hanno votato
no 5).

Passiamo alla votazione della risoluzione Ferranti ed altri n. 6-00015. Ricordo che tale risoluzione è preclusa nella parte in cui non approva le comunicazioni del Ministro, ma che nella parte restante contiene numerose indicazioni per l'azione del Governo ed è questa parte, quindi, che va posta in votazione.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ferranti ed altri n. 6-00015, limitatamente alla parte non preclusa, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 429
Astenuti 55
Maggioranza 215
Hanno votato
166
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Cimadoro e Brancher hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
È così esaurita la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a rispostaPag. 56immediata, alle quali è prevista la risposta del Ministro per l'attuazione del programma di Governo.
Il rappresentante del Governo ha comunicato che per un impedimento non è potuto giungere in tempo per l'inizio della seduta. La Presidenza, deprecando quanto è accaduto - è la prima volta che questo accade - non può far altro che sospendere la seduta fino alle ore 15,40.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, apprezziamo le sue parole. Vorrei sottolineare che il question-time, che in altri Paesi ha un'importanza centrale nella vita parlamentare, qui ha avuto vita alterna. In particolare, a seconda dei Governi che si sono alternati alla guida del Paese, sono venuti in Aula il Presidente del Consiglio dei ministri ed i vicepresidenti del Consiglio. Per le scelte del Governo Berlusconi, tale strumento è andato, via via riducendosi d'importanza. A ciò si aggiunga che non è mai venuto in Aula il Presidente del Consiglio dei ministri, che spesso non vengono (come nel caso di oggi) i Ministri competenti, ma solo un Ministro a dare - non è colpa sua - delle risposte di routine, e che vi è anche un ritardo per un improrogabile impegno. Avremmo anche la curiosità di conoscere quale sia questo impegno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, difficile non ripetersi e, soprattutto, non sottolineare la sua espressione. L'atteggiamento del Governo, in questo caso, è stato definito «deprecabile». Ad avviso del gruppo dell'Italia dei Valori, non è soltanto questa l'occasione in cui l'atteggiamento del Governo è deprecabile.
Da parte del Governo in carica, vi è un atteggiamento nei confronti del Parlamento che, talvolta, è proprio di fastidio. Ora stiamo parlando soltanto del question-time, ovvero dell'occasione, affinché non noi qui in Aula, ma i telespettatori, i nostri concittadini, i nostri elettori possano, da casa, giudicare la qualità delle nostre domande e delle risposte. Ebbene: oggi nemmeno questo è concesso all'Aula del Parlamento e ai telespettatori.
Signor Presidente, la ringrazio per la sua espressione «deprecabile» e la invito, in qualità di Presidente dell'Assemblea in questo caso, ma nei confronti del Presidente Fini, ad un'iniziativa formale di condanna dell'atteggiamento del Governo.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte mia non vi è alcuna polemica. Capisco l'imbarazzo della sua persona nel dover dire questo, però credo che si siano superati tutti i limiti. Mancare di rispetto a questa Assemblea è mancare di rispetto agli italiani: siamo ancora una Repubblica parlamentare. Abbiamo sempre pochi minuti per poter dire qualcosa, capire o sapere qualcosa, grazie alla presenza del Governo. Se viene meno anche ciò, diventa difficile pensare che questo Governo abbia veramente a cuore gli interessi del Paese. Spero, pertanto, che almeno tra venti o trenta minuti, quando il Ministro sarà presente, si possa perlomeno, in poco tempo, cercare di sviscerare le questioni per le quali oggi abbiamo presentato le interrogazioni a risposta immediata (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,40.

La seduta, sospesa alle 15,15 è ripresa alle 15,40.

Pag. 57

(Rapporto tra azione di Governo e programma elettorale - n. 3-00333)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00333, concernente il rapporto tra azione di Governo e programma elettorale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, do il mio ben arrivato al signor Ministro. Il presente question-time è in funzione delle mission che questo Governo aveva indicato in campagna elettorale su temi molto delicati ai quali noi teniamo molto. Ci interessa, pertanto, sapere a che punto si trova la sicurezza e la tutela dei cittadini, verso i quali il Governo si era impegnato ad aumentare le risorse e ad aumentare il numero dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere; a che punto si trova il contrasto all'immigrazione clandestina e agli insediamenti abusivi dei campi nomadi; vorremmo sapere se si è attuato qualcosa per ciò che riguarda il superamento del divario tra nord e sud, senza dimenticare il grande annuncio secondo il quale molto si sarebbe fatto per un fisco più equo nei confronti delle famiglie e per l'avvio delle infrastrutture come forte volano nell'interesse dell'economia.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, desidero intanto chiedere scusa alla Camera per il mio ritardo, dovuto ad un ritardo ferroviario.
All'onorevole Compagnon, che nella interrogazione chiede una relazione su tutto il programma di Governo, rispondo che a tal fine occorrerebbero non tre minuti, ma tre giorni. Mi limito a dire che per la famiglia questo Governo ha subito realizzato l'abolizione dell'ICI sulla prima casa; la rinegoziazione dei mutui ipotecari a tasso variabile (questioni importantissime); l'istituzione di un fondo speciale destinato al soddisfacimento dei cittadini meno abbienti; la concessione di una carta acquisti per beni e servizi; l'avvio di un piano nazionale di edilizia abitativa che abbiamo sintetizzato nel motto «una casa per tutti», ma naturalmente «per tutti» vuol dire innanzitutto per i più bisognosi. Ancora, in materia di sicurezza il Ministero dell'interno ha stanziato 200 milioni di euro annui per le esigenze di tutela e sicurezza e un fondo per il 2009 pari a 100 milioni di euro volto a finanziare iniziative urgenti di potenziamento della sicurezza urbana. Inoltre, sono in corso di assegnazione 123 nuove vetture a uso della Polizia di Stato.
In materia di immigrazione, sono state realizzate intese bilaterali con trenta Stati (da cui sono scaturiti trentadue accordi di riammissione già sottoscritti) e sono in corso di negoziato quattordici intese.
Voglio ancora ricordare che il Governo Berlusconi 2001-2006, in fatto di trasferimenti di risorse dallo Stato al Mezzogiorno, ha ribaltato la situazione dei ritardi antichi firmati dai Governi precedenti. Se vi è stato un utilizzo dei fondi FAS, recentemente è avvenuto quello che impropriamente viene definito uno «storno», perché in realtà si è trattato di un intervento - questo sì - motivato dalla crisi e dalla necessità di finanziamento di ammortizzatori sociali e di messa in sicurezza delle scuole. In ogni caso, il Governo si manterrà nell'ambito delle quote stabilite, per cui l'85 per cento delle risorse doverosamente sarà indirizzato al Mezzogiorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ha ragione il Ministro a dire che ci vorrebbe più tempo, ma ce ne vorrebbe di più anche per noi per spiegare queste situazioni, al punto tale che oggi volevamo parlare di Alitalia o, meglio, dei piccoli azionisti di Alitalia, ma il Governo - di cui purtroppo sono assenti molti autorevoli esponenti - non ha dato la sua disponibilità;Pag. 58abbiamo ancora negli occhi i casi Cirio e Parmalat.
Per venire al question-time di oggi, sicuramente il Ministro non c'entra, ma devo dire che le risposte sono non soddisfacenti, se pensiamo che, per quanto attiene alla sicurezza, sono stati effettivamente decurtati i fondi alle forze dell'ordine e i delitti proseguono quotidianamente. Soprattutto, per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione clandestina, non solo è sotto gli occhi di tutti l'aumento esponenziale degli arrivi, ma dalla scorsa settimana abbiamo anche assunto l'impegno nei confronti di Gheddafi per 5 miliardi di euro, senza alcuna garanzia.
Sui fondi Fas, non si tratta di uno storno - ha ragione lei -, per noi si tratta di uno scippo, perché purtroppo frena lo sviluppo e quindi il riequilibrio tra nord e sud.
Quindi, signor Ministro, il problema vero è che il programma va attuato. Ove lo attuiate saremo felici anche noi e vi sosterremo ma, ad oggi, non solo il programma non è stato attuato ma si prende in giro il nostro Paese. Manca un'azione concreta da parte del Governo su temi così delicati e così importanti nei confronti dei quali l'UdC è disponibile a sostenere qualsiasi iniziativa. Anche per la famiglia lei ha fatto questo elenco, ma non si è andati oltre una social card...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. ... che premia più un caso singolo e le famiglie senza figli. Quindi, come gruppo dell'UdC, fino a quando non succederà questo, continueremo un'azione, dentro quest'Aula e fuori, nell'interesse del nostro Paese.

(Iniziative per garantire una corretta registrazione informatica dei rapporti di lavoro - n. 3-00334)

PRESIDENTE. L'onorevole Salvini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00334, concernente iniziative per garantire una corretta registrazione informatica dei rapporti di lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MATTEO SALVINI. Signor Presidente, il titolo non rende l'idea: stiamo parlando di centinaia di casi di lavoratori in nero, soprattutto clandestini, nel campo dell'edilizia. Il gruppo della Lega interroga il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali premettendo che, secondo recenti denunce della Cassa edile della sola provincia di Milano, sono stati rilevati quasi 200 casi di manovali «clonati», ovvero di operai clandestini con documenti falsi e fotocopiati e inseriti negli archivi di INPS, Inail e collocamento con lo stesso nome, sotto diversa identità. Premetto che si tratta di piccole imprese edili con titolare straniero che operano in subappalto, ingaggiando personale in nero e ricorrendo alla contraffazione dei documenti al momento di presentare il documento unico di regolarità contributiva. Sempre secondo quanto si apprende da notizie di stampa, tali episodi sono sempre più frequenti, anche per la relativa facilità di procurarsi falsi documenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MATTEO SALVINI. Interroghiamo il Ministro in merito all'opportunità di procedere celermente a controlli a tappeto, per evitare che ciò gravi sulle casse dello Stato.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, prima di entrare nel merito, ribadisco che il Governo ha posto il massimo impegno nella lotta al lavoro sommerso e irregolare, anche attraverso il rafforzamento di controlli ispettivi, in accordo con tutti gli organi istituzionali coinvolti.
Si solleva l'attenzione sui cosiddetti manovali «clonati», operai clandestini inPag. 59possesso di un unico permesso di soggiorno regolarmente rilasciato al legittimo destinatario, ma falsificato materialmente in più copie, e inseriti negli archivi INPS. La situazione denunciata riguarda piccole imprese edili che operano in subappalto con un impiego di personale in nero.
Sulla base delle informazioni fornite dai competenti uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, faccio presente che la problematica connessa a tale fenomeno è stata oggetto di interventi ispettivi da parte della Direzione generale delle predette amministrazioni. In particolare, gli accertamenti sono stati svolti, nel corso del 2007, nella regione Lombardia e hanno riguardato quattro aziende e dieci lavoratori, mentre nel 2008 hanno riguardato 44 lavoratori e quattordici aziende, tutte relative al settore edilizio. All'esito degli stessi sono state trasmesse all'autorità giudiziaria informative riguardanti i reati di cui all'articolo 494 (sostituzione di persona) del codice penale, nonché all'articolo 5, comma 8-bis (alterazione materiale del permesso di soggiorno) e all'articolo 22, comma 12 (impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno), del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
Le risultanze degli accertamenti sono state trasmesse agli istituti previdenziali per le conseguenti rettifiche e sono in corso ulteriori indagini. Gli accertamenti sono stati avviati nell'ambito della programmazione volta a contrastare il lavoro nero sommerso e, naturalmente, anche in considerazione della crescente diffusione del fenomeno, è evidente che un'efficace azione di contrasto non possa concretizzarsi solo nei controlli documentali, ma necessiti della collaborazione di altri organi con funzioni ispettive.
Per tale motivo, la questione in esame è stata portata all'attenzione del Comitato per l'emersione del lavoro sommerso. Al più presto, in concomitanza con la prima riunione trimestrale di coordinamento, ex articolo 5 del decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124, verrà verificato con INPS, Inail e provincia quali ricerche informative siano attivabili per individuare preventivamente i datori di lavoro interessati al fenomeno.
Con particolare riferimento...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ...all'impiego regolare di manodopera extracomunitaria sono stati preventivati circa 13 mila accessi, tenendo conto delle eterogenee realtà economiche presenti sul territorio nazionale.
Aggiungo che ormai la prossima estensione dell'utilizzo di permessi di soggiorno magnetici contribuirà certamente a dare soluzione alla problematica.

PRESIDENTE. L'onorevole Salvini ha facoltà di replicare.

MATTEO SALVINI. Signor Presidente, signor Ministro, essere soddisfatti di diciotto controlli in due anni in una regione come la Lombardia, che conta 10 milioni di abitanti, mi sembrerebbe azzardato, quindi diciamo che potremmo essere soddisfatti quando i controlli saranno 1.800 e non diciotto in due anni.
Che dire? Quello che ha detto lei, i dati denunciati dalla Cassa edile della sola provincia di Milano, ci dicono che le imprese padane non possono più subire una concorrenza sleale in nero da parte di presunte ditte e presunti lavoratori e siccome si tratta, appunto, di presunti datori di lavoro è anche una risposta a coloro che, in questo Parlamento, chiedono regolarizzazioni per centinaia di migliaia di immigrati.
Ricordiamo che tra i 700 mila presunti lavoratori ce ne sono molti che hanno 50 identità diverse e quindi bene fa il Governo, e il Ministro Maroni in questo caso, a controllare nome per nome, richiesta per richiesta, permesso per permesso, la veridicità della richiesta di lavoro degli stranieri presenti.
Oggi un albanese a Cuneo, grazie ai carabinieri di Alba, è stato denunciato e arrestato per favoreggiamento dell'immigrazionePag. 60clandestina proprio nel campo dell'edilizia, quindi mi auguro che il Governo e soprattutto INPS e Inail con i nuovi vertici sappiano moltiplicare quei diciotto controlli che penso possano solo far sorridere gli imprenditori che lavorano nell'edilizia e lo fanno seriamente pagando seriamente, alla luce del sole, i loro dipendenti, italiani o immigrati che siano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania-Congratulazioni).

(Intendimenti del Governo in merito al centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa - n. 3-00335)

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00335, concernente intendimenti del Governo in merito al centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Ministro, alcuni giorni fa una delegazione del Partito Democratico, di cui facevo parte anch'io, si è recata all'isola di Lampedusa dalla quale giungevano segnali circa una situazione allarmante.
Lampedusa è sempre stata un modello di convivenza: è lo sbarco naturale per migliaia di immigrati che cercano clandestinamente di entrare in Italia o in Europa, ma quel centro di prima accoglienza è stato un modello anche per altri Paesi ed è stato oggetto di un convegno internazionale sull'isola perché gli immigrati permanevano 48 ore e poi, in base alle leggi vigenti, venivano trasferiti nei centri appositi per l'espulsione e l'identificazione o per le procedure di asilo politico.
Il centro è in una condizione drammatica: fino la sera prima che noi arrivassimo, 1.800 persone si trovavano in un centro che ne può contenere da 300 ad un massimo di 800. La popolazione è allarmata dalla scelta del Governo di trasformare l'isola nel luogo in cui si trattengono gli immigrati sino all'espulsione definitiva.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DARIO FRANCESCHINI. Chiediamo al Governo di rivedere e rinunciare alla scelta di costruire nell'isola un centro di identificazione ed espulsione e di rispettare fino in fondo le leggi che la loro stessa maggioranza ha approvato, ossia la legge cosiddetta Bossi-Fini.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, l'isola di Lampedusa in ragione della sua centralità nel bacino del Mediterraneo è stata, negli ultimi anni, esposta a flussi migratori che ne hanno fatto la porta d'ingresso all'Europa per l'immigrazione clandestina.
Il fenomeno negli ultimi mesi si manifesta con una dimensione eccezionale, che ha indotto il Governo ad assumere provvedimenti d'urgenza. In particolare, il Governo ha disposto l'ampliamento della capacità recettiva dei centri di identificazione ed espulsione, anticipando gli interventi necessari per attuare la direttiva europea sui rimpatri.
L'apertura del centro di Lampedusa è stata disposta in base alla predetta disposizione normativa, oggi legge. La struttura è stata allestita in una base militare abbandonata all'estremo occidente dell'isola, molto lontano dal centro abitato, e si affianca al preesistente centro di prima accoglienza.
Nelle strutture di Lampedusa ieri erano presenti 1.281 stranieri a seguito del progressivo trasferimento dei minori, dei richiedenti asilo e degli appartenenti alla categoria «vulnerabili» in altre strutture di accoglienza dislocate su tutto il territorio nazionale.
Una politica di rigore nei confronti dell'immigrazione clandestina richiede il mantenimento sull'isola degli immigrati in posizione irregolare perché siano direttamente rimpatriati senza transitare per altre aree del territorio nazionale.Pag. 61
Per snellire le procedure il Ministro dell'interno ha in agenda una serie di incontri con i rappresentanti dei Paesi con i quali l'Italia ha accordi di cooperazione.
Quanto alle condizioni di vivibilità all'interno delle strutture, ricordo che a Lampedusa opera una task force medica che assicura assistenza sanitaria gratuita nelle specialità di dermatologia, infettivologia e ginecologia. Viene garantito un primo immediato intervento sanitario al momento dello sbarco a cura di medici, infermieri e mediatori culturali; in caso di urgenza è previsto l'immediato trasferimento nel poliambulatorio dell'isola o, se necessario, il trasporto del paziente mediante elisoccorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini ha facoltà di replicare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Ministro, sono totalmente insoddisfatto. Gli uffici le hanno scritto delle cose non vere: il centro di identificazione ed espulsione esiste solo sulla carta. Noi siamo andati a visitarlo la mattina stessa in cui il Consiglio dei Ministri ha annunciato la sua nascita e non esiste, se non per alcune brande e pochi immigrati spostati durante la notte.
È stata violata sistematicamente la legge, perché la Bossi-Fini prevede che nel centro di prima accoglienza (quello che esiste) gli immigrati debbano trattenersi soltanto il tempo strettamente necessario per le cure mediche per poi essere trasferiti nei centri appositi, che non esistono. In un centro in cui al massimo gli immigrati stavano quarantotto ore, ora ce ne sono alcuni che stanno lì da trenta, trentacinque giorni, e trecento sono stati spostati d'urgenza la notte prima che la nostra delegazione arrivasse.
La situazione è insopportabile, e non deriva da un aumento di sbarchi, ma è una scelta politica che avete compiuto, ossia quella di trattenere gli immigrati sull'isola fino alla loro espulsione definitiva. Questa scelta è inapplicabile. Nel 2008 sono sbarcati clandestinamente a Lampedusa 30 mila immigrati, l'anno precedente, durante il Governo Prodi, ne sono arrivati 11 mila: è il primo risultato delle vostre politiche. È evidente che anche procedendo in misura strepitosa a un numero elevato di espulsioni con i Paesi con i quali vi sono accordi, o con espulsioni individuali nei confronti degli altri, l'isola non è in grado di reggere 25 mila, 20 mila, 15 mila persone che non si riuscisse ad espellere secondo le procedure di legge che devono essere rispettate.
La situazione è ingiusta perché scarica sulla popolazione di una piccola isola le conseguenze di tutti i flussi migratori verso l'Italia e verso l'Europa, e non è accettabile.

GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. Ma cosa stai dicendo? Non è vero!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DARIO FRANCESCHINI. Soprattutto, lo dobbiamo dire: una cosa è il contrasto durissimo all'immigrazione clandestina e alla criminalità legata all'immigrazione clandestina, un'altra cosa è violare i diritti dell'uomo. Tenere 1.800 persone ammassate in un centro che ne può contenere 300, non perché ci sia stata un'emergenza degli sbarchi, ma perché è frutto di una scelta ideologica, quella di tenere tutto in un'isola lontana e poco raggiungibile, è una scelta politicamente irrealizzabile e socialmente suicida. I diritti dell'uomo vanno tutelati sempre, anche nei confronti di chi è stato espulso dal nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure a sostegno della popolazione di Lampedusa e politiche del Governo in tema di contrasto all'immigrazione clandestina - n. 3-00336)

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00336, concernente misure a sostegno della popolazione di Lampedusa e politiche del Governo in tema diPag. 62contrasto all'immigrazione clandestina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, è ben nota e comprensibile l'inquietudine diffusa tra la popolazione di Lampedusa in ordine alla realizzazione del centro di identificazione ed espulsione per gli immigrati clandestini, inquietudine che in questi giorni ha determinato imponenti manifestazioni di dissenso, così come è incomprensibile l'irresponsabile e demagogico esercizio - anche ora abbiamo assistito ad un plateale esempio - di chi fa della disinformazione uno strumento di lotta politica.
È evidente che occorre affrontare la questione con sapiente equilibrio, tenendo ben presente la necessità di contrastare con efficacia l'immigrazione clandestina, garantendo comunque condizioni di rispetto dei più elementari diritti umani, così come è evidente la necessità di garantire i diritti dei profughi richiedenti asilo, di ottimizzare l'esatta identificazione delle persone e, soprattutto, di assicurare condizioni di vivibilità nell'isola e agli isolani individuando idonee misure di sostegno allo sviluppo.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, ricordo anzitutto che la politica sull'immigrazione italiana sia per le norme adottate, sia per l'attività svolta è in linea con quella europea, con particolare riferimento all'inasprimento della lotta all'immigrazione clandestina, al rafforzamento dei controlli di frontiera e alla creazione di una collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti. Quest'azione contenuta nel Patto europeo sull'immigrazione si traduce in una politica di rigore nei confronti di coloro che entrano nel nostro Paese senza un valido titolo di soggiorno.
L'emergenza dei clandestini che continuano a sbarcare massicciamente in Italia, e in particolare a Lampedusa, deve essere affrontata con l'ausilio dell'Europa e dei Paesi meta delle migrazioni. È necessario, quindi, un efficace contributo da parte dei Paesi dai quali originano i flussi migratori. Il Governo è consapevole del disagio che la cittadinanza di Lampedusa sta subendo, ma le difficoltà si tradurranno in un concreto vantaggio per gli abitanti dell'isola che grazie a questo rigore non sarà più destinazione privilegiata degli sbarchi. Accanto a questo beneficio il Governo si sta già adoperando per garantire ai lampedusani il soddisfacimento delle loro richieste. Sul piano operativo sono allo studio progettualità mirate al miglioramento dell'impatto dell'immigrazione sulla comunità locale, anche con ricorso ai finanziamenti europei.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta, perché abbiamo esatta consapevolezza delle politiche (che peraltro condividiamo) del Governo in materia di immigrazione, specie di immigrazione clandestina. Ricordiamo che l'immigrazione clandestina è comunque un reato che deve essere perseguito, e questo fenomeno evidentemente non può sfuggire dal controllo.
Sappiamo benissimo che molto spesso gli immigrati usufruiscono di diverse identità, e quindi la necessità di identificare soggetti che arrivano comunque in Italia diventa una priorità per la sicurezza non soltanto dell'l'Italia, ma dell'Europa.
Tuttavia, è evidente che tutto ciò non può e non deve far sopportare uno scotto ad una sola popolazione, ovvero quella dell'isola di Lampedusa. Ricordo a me stesso che Lampedusa è un'isola di appena 21 chilometri quadrati, ha una vocazione turistico-commerciale importante e un sovraccarico di popolazione su quell'isola ci deve far riflettere attentamente. È evidentePag. 63che è necessario continuare con la politica (così come bene sta facendo il Governo) di rapporti con i Paesi frontalieri e con quelli del bacino del Mediterraneo. È anche evidente che bisogna sviluppare un colloquio e un dialogo continuo con gli enti locali interessati e soprattutto con la popolazione di Lampedusa, per evitare sia le strumentalizzazioni politiche da parte dei nostri avversari e della nostra controparte politica, sia la facile speculazione e la demagogia di chi sempre tenta di pescare nel torbido.
Quindi, per evitare queste cose a mio avviso sono necessari la massima attenzione, la massima collaborazione e un confronto continuo del Governo con la popolazione di Lampedusa. Vanno parimenti identificate misure di sostegno che non sono e non debbono essere assolutamente un contraccambio, ma devono rappresentare finalmente la strategia per consentire agli isolani le pari opportunità a cui loro hanno diritto, essendo a pieno titolo cittadini d'Italia. Siamo convinti che il Governo opererà su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per garantire la sicurezza sulle linee ferroviarie, con particolare riferimento al ripristino del doppio macchinista e alla verifica delle cause dei recenti incidenti verificatisi sui treni ETR - n. 3-00337)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-00337, concernente iniziative per garantire la sicurezza sulle linee ferroviarie, con particolare riferimento al ripristino del doppio macchinista e alla verifica delle cause dei recenti incidenti verificatisi sui treni ETR (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo posto il quesito in esame perché il 24 gennaio scorso ci sono stati incidenti su un Eurostar Freccia rossa di ultima generazione, ma analoghi incidenti si sono verificati anche il 24 e il 22 luglio dello scorso anno, e sempre sono stati addebitati ad errore umano. Il macchinista Dante De Angelis, che aveva denunciato la fatiscenza e i limiti di sicurezza di questi nuovi Eurostar, è stato licenziato immotivatamente dall'azienda Ferrovie dello Stato.
Dunque, in mancanza di chiarezza sugli incidenti, e siccome si spendono tante parole sulla sicurezza (sicurezza sui luoghi di lavoro, sicurezza dei passeggeri), cosa ha fatto il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in una recente direttiva? Ha detto che gli Eurostar possono essere guidati da un solo agente, ovvero da un solo macchinista. Bisogna considerare il livello di altissima tensione cui, a seguito di questo provvedimento, per dieci ore sarebbe sottoposto un macchinista, che rimarrebbe da solo alla guida del convoglio, in un ambiente angusto, lanciato a 200-300 chilometri all'ora. Chiediamo cosa intenda fare il Ministro per garantire la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, per quanto riguarda l'anormalità relativa al treno 9456, in servizio il giorno 24 gennaio sul tragitto alta velocità Napoli-Roma, sono in corso indagini da parte delle commissioni nominate dal Ministero e dall'Agenzia per la sicurezza ferroviaria. Quindi, allo stato abbiamo solo dichiarazioni rilasciate dal personale di bordo.
Relativamente agli episodi del 14 e 22 luglio 2008, avvenuti presso la stazione di Milano, il GIP del tribunale ha archiviato l'inchiesta aperta. Non sono state riscontrate carenze di sorta nel processo manutentivo degli ETR 500, in ordine alla sicurezza dei viaggiatori. Tale affermazione non si basa solo su affermazioni delle Ferrovie, ma sui risultati delle indaginiPag. 64della magistratura. Risulta, inoltre, che i due episodi si sono verificati per errore umano, pertanto non sussistono, come sostenuto dall'interrogante, dubbi su possibili lacune tecniche.
Per quanto riguarda il servizio di controllo marcia treno, che realizza una protezione automatica della marcia del treno, si osserva che, da quando è iniziata l'installazione di tale sistema, gli incidenti si sono ridotti del 65 per cento. L'andamento degli infortuni sul lavoro del gruppo Ferrovie dello Stato si è, infine, ridotto negli ultimi anni in misura più che proporzionale alla riduzione degli organici. Quindi, non sussistono rischi per la circolazione. Se permette, lo dice un cliente del treno, che oggi è arrivato in ritardo alla Camera perché, a differenza di chi precedentemente usava gli aerei di Stato, usa il treno, arriva in ritardo, e lo dico al collega del Partito Democratico che ha strumentalizzato l'incidente, dimenticando come viaggiavano i suoi Ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Ministro, evidentemente le informazioni che lei ha ricevuto non corrispondono esattamente alla realtà. Quindi, non possiamo che essere insoddisfatti di questa risposta. Noi sappiamo che c'è il tentativo, anche da parte delle ferrovie italiane, di passare al conduttore unico, al quale si fa già ricorso in Germania. In merito, già si vede la differenza tra le ferrovie tedesche e quelle italiane: 616 incidenti in Germania, 147 in Italia, in un anno. Tenete presente che le ferrovie italiane sono le più sicure, proprio perché, oltre al sistema di controllo marcia treno, ci sono ancora il macchinista e il capotreno. Se riportiamo un uomo solo al comando dei treni, con la situazione tecnologica italiana, più arretrata dei sistemi portati avanti in Germania, vedremo crollare quelle statistiche, cui faceva riferimento il Ministro, che credo debba avere un'informazione più corretta, perché la sicurezza dei cittadini è il primo obiettivo da raggiungere, non quello del risparmio della società per azioni ex Ferrovie dello Stato.
Ci sembra opportuno valutare la possibilità di rivedere la direttiva del 2007, che citiamo nell'interrogazione, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (forse è stato già allora male informato), in modo tale da accompagnare alle apparecchiature di sicurezza il ripristino del secondo macchinista, come già hanno messo in rilievo la ASL, che ha dato indicazioni precise, e il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori delle Ferrovie dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche inerenti alla situazione idrogeologica della Calabria - n. 3-00338)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00338, concernente problematiche inerenti alla situazione idrogeologica della Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, credo che vi sia poco da illustrare: basta leggere i quotidiani nazionali e calabresi su quello che è successo in Calabria. Mi auguro che il Ministro non mi legga la risposta che, probabilmente, ha scritto lo stesso funzionario che, a mio avviso, negligentemente ha prodotto questo disastro calabrese. Più che una risposta che mi dica quello che è stato fatto, vorrei sapere dal Ministro se egli intenda portare all'attenzione del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo il disastro che vi è in Calabria.
Non vogliamo morire più in Calabria per negligenza dello Stato, perché è stato già detto a chi di dovere che il piano di difesa del suolo firmato dal Ministro Prestigiacomo il 27 novembre era inadeguato, perché la zona dove è successo il disastro sull'autostrada era a rischio molto elevato. Il Ministero competente ci dica se i puntiPag. 65di intervento sulla difesa del suolo erano a rischio molto elevato o erano per fare campagna elettorale.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, in merito alla prima questione, cioè se gli investimenti previsti siano afferenti a zone a rischio molto elevato, si fa presente che le risorse disponibili per interventi in difesa del suolo nel 2008 sono state utilizzate per la predisposizione dei seguenti piani: piano strategico nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico; programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico, annualità che finanzia ben 235 interventi, per un totale di 161 milioni di euro; interventi nelle regioni Calabria e Sicilia in attuazione del comma 1.155 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007 (fondi ex Ponte sullo stretto di Messina). A quest'ultimo riguardo, il Ministero dell'ambiente, con appositi decreti, ha approvato il programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo nella regione Sicilia. Con specifico riferimento alle richieste dell'interrogante, si evidenzia che tutte le risorse citate fanno riferimento ad interventi di difesa del suolo riguardanti aree critiche individuate e perimetrate nei piani stralcio per l'assetto idrogeologico.
Per quello che concerne, invece, gli elementi di cui disponga il Ministro interrogato in ordine a responsabilità e negligenze in capo a chi ha redatto i piani di difesa del suolo, si fa notare che il portale cartografico nazionale, accessibile dagli interessati, riporta la pianificazione del rischio idrogeologico con l'esatta individuazione delle aree critiche. Si specifica, a conferma del lavoro svolto, che il tratto di strada della Salerno-Reggio Calabria interessato dai tragici eventi di questi giorni è individuato come area a rischio idrogeologico medio nel piano stralcio per l'assetto idrogeologico della regione Calabria.
I dati desumibili dall'analisi dei suddetti piani evidenziano che ben il 10 per cento della superficie italiana è interessato da aree ad alta criticità idrogeologica. A fronte di tale situazione, il fabbisogno necessario per la sistemazione dei bacini italiani è quantificabile in 40 miliardi di euro; per la sola Calabria, la stima delle risorse necessarie ammonta a oltre un miliardo e mezzo di euro. Le risorse messe in campo dallo Stato per interventi urgenti è oggi quantificabile, dal 1989 ad oggi, in circa 7 miliardi di euro.
Alla luce di quanto detto, il vero problema non è la negligenza del sistema, ma l'esiguità delle risorse, e certamente rappresenterò al Consiglio dei ministri la preoccupazione dell'onorevole Nucara, che appartiene ovviamente a tutto il Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come prevedevo, il Ministro - che è anche mio amico personale - non ha dato una risposta convincente. Basta una cultura tecnicamente scadente per leggere il piano di assetto idrogeologico della Calabria e capire dove sono prioritari gli interventi. Tra le poche cose di cui la Calabria può andare orgogliosa c'è infatti quel piano di assetto idrogeologico redatto dal mio amico Misiti.
Il problema quindi non è sapere, bensì come evitare i morti, i morti di Vibo Valentia, quelli di Soverato e quelli dell'altro giorno sull'autostrada.
Non sì può realizzare un intervento per la Calabria a difesa del suolo nel quale sono previsti ottantuno interventi, e di questi cinquantasette risultano di importo inferiore ai 400 mila euro: ciò significa una serie di interventi a pioggia per accontentare Tizio e Caio ma non per salvare la Calabria, che non ha bisogno di interventi a pioggia.
I cittadini calabresi non vogliono sapere nemmeno di chi è la colpa: sono cittadini dello Stato italiano, e come tutti gli italiani si preoccupano del salvataggio della FIAT, del salvataggio delle banche ePag. 66dell'Expo 2015, il Governo si preoccupi del disastro presente in Calabria. Quando avremo assicurazioni dal Governo, saremo pazienti e sapremo aspettare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici Repubblicani, Misto-Movimento per l'Autonomia e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, avendo sentito il Ministro Rotondi che giustificava un suo ritardo con il fatto che lui non usa - a differenza dei Ministri che lo hanno preceduto - l'aereo di Stato, volevo solo ricordare che il Governo Prodi aveva sostanzialmente ridotto l'uso degli aerei e posto delle limitazioni molto precise con riferimento a chi e a quali membri del Governo ne fosse consentito l'uso.
Per quanto riguarda invece il Ministro che l'ha preceduto - che sarebbe, nel caso, il sottoscritto, nella sua veste di Ministro per l'attuazione del programma di Governo -, volevo ricordare a quest'Aula che io ho utilizzato una volta sola, in diciotto mesi, l'aereo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,20.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,25.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Aprea, Boniver, Brancher, Brugger, Casero, Cicchitto, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Gibelli, Giro, Lo Monte, Milanato, Nirenstein, Roccella, Romani, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Per un richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 135-bis, in particolare al comma 1, del Regolamento, che recita: «(...) Alle sedute dedicate allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata» - ovvero al question time - «intervengono, nell'ambito di ciascun calendario dei lavori, per due volte il Presidente o il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e per una volta il Ministro o i Ministri competenti per le materie sulle quali vertono le interrogazioni presentate».
Le faccio presente, signor Presidente, che questa norma è costantemente violata dall'inizio della legislatura. Il Presidente del Consiglio non si è mai presentato al question time; non si è mai presentato il Ministro dell'economia e delle finanze, né il Ministro degli affari esteri. È da tempo - se ne lamentò persino il Ministro per i rapporti con il Parlamento - che alle interrogazioni a risposta immediata partecipano solo Ministri che hanno responsabilità generiche, come il Ministro per i rapporti con il Parlamento, o, come si è visto oggi, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi.
Faccio presente, inoltre, che il Ministro oggi si è presentato con 40 minuti di ritardo e ha impedito lo svolgimento, all'orarioPag. 67previsto della diretta televisiva, delle interrogazioni a risposta immediata. Non è mai successo nella storia delle interrogazioni a risposta immediata che alcun Ministro del Governo, nemmeno il Ministro con incarichi generici che avrebbe dovuto essere presente, sia venuto a rispondere a tutte e sei le interrogazioni poste dai presidenti di gruppo; non è mai avvenuto che in quest'Aula il Governo non si presentasse. Per senso di responsabilità, il Governo dovrebbe sapere che questo è uno dei pochi strumenti che oggi rimangono nelle mani del Parlamento per controllare il suo operato, giacché siamo arrivati alla presentazione del trentatreesimo decreto-legge da parte del Governo e alla decima fiducia votata in quest'Aula. Questo è uno dei pochi strumenti, insieme alle interrogazioni a risposta immediata in Commissione, di cui il Parlamento, e l'opposizione, possano disporre per controllare l'operato del Governo. Il Ministro, scorrettamente, non solo ha impedito l'inizio dei lavori del question time, ma ha avuto anche la bontà di intervenire in diretta, senza che l'interessato potesse replicare, dicendo che riteneva scorretto l'intervento dell'onorevole Franceschini, che aveva posto la questione del perché non si fosse iniziato correttamente lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Il Ministro ha affermato - queste sono parole testuali, riportate anche dalle agenzie - che, diversamente dai Ministri del Governo Prodi, lui si muove in treno e non con gli aerei di Stato. Vorrei far presente che i ministri del Governo Prodi hanno sempre, e puntualmente, presenziato al question time, che più volte, già nei primi sei mesi di legislatura, il Presidente del Consiglio intervenne e presenziò allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e che non vi è stato un question time dove non siano intervenuti i Vicepresidenti del Consiglio. È chiaro, quindi, che siamo di fronte ad un atteggiamento arrogante di un Ministro che avrebbe dovuto chiedere scusa non solo all'Aula parlamentare, ma anche a quel milione di italiani che seguono direttamente il question time, e che si è arrogato, invece, la responsabilità, e il diritto, di accusare i Ministri del Governo precedente per un comportamento che, in realtà, non hanno mai avuto, in quanto sono stati leali verso il Parlamento e i cittadini italiani che seguono il question time, che hanno il diritto di sapere che cosa il Governo ha da dire su quello che è richiesto dai loro rappresentanti.
Tra l'altro, signor Presidente, vorrei dire, tra parentesi, che se qualcuno si muove con aerei di Stato e con qualcosa altro è chi oggi, essendo Presidente del Consiglio, si reca ogni settimana in Sardegna per svolgere una campagna elettorale, quindi non usando mezzi propri o comunque non precisando quali mezzi usi né quanto costi questa campagna fatta direttamente dal Presidente del Consiglio per elezioni regionali che non interessano direttamente il Governo italiano. Tuttavia (chiudo questa parentesi per tornare alla questione che intendevo porre), signor Presidente, è a lei che mi rivolgo perché intervenga presso il Governo affinché sia osservato puntualmente ed esattamente il testo integrale del nostro Regolamento parlamentare che richiede lo svolgimento del question time così come ho detto in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei dare una mia valutazione per quanto riguarda questo richiamo al Regolamento fatto dall'onorevole Quartiani, tralasciando la seconda parte del suo intervento perché non voglio proporre un argomento per poi passare alla problematica dei viaggi dei Ministri (e quant'altro) del Governo Prodi o del Governo Berlusconi, né intendo fare qualche polemica di troppo. Parlo soprattutto in qualità di uno dei relatori di quella riforma del Regolamento con la quale fu introdotta l'istituzione del question time. Non c'è dubbio che i gruppi si trovano molte volte in difficoltà, in quanto si portano avanti lePag. 68interrogazioni a risposta immediata sulla base della disponibilità dei Ministri, per cui si perde il senso e il significato della previsione che allora tenemmo ben presente, cioè quello dell'urgenza di una risposta su un argomento. Invece, i gruppi devono sapere e devono accertarsi su quali siano le disponibilità, e anche se vi è una questione urgente, ad esempio di competenza del Ministero dei trasporti o dell'interno, questa urgenza passa in secondo ordine rispetto alla disponibilità dei Ministri a presentarsi al question time. Ritengo che questa valutazione vada fatta anche per dare dignità al Parlamento, e visto e considerato che si verifica questo percorso a ritroso e questo decadimento dell'istituzione del question time, o si tiene presente tale strumento nel suo significato più vero, oppure si abolisce (in altre parole si fa una riforma del Regolamento). Ritengo che questo sia un dato sul quale richiamare la sua attenzione, signor Presidente, e per questo la ringrazio profondamente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere e per sottoporre quindi anche alla sua attenzione il fatto di quanto sia stato particolarmente gradevole sentire un Ministro della Repubblica che, sapendo di essere in diretta televisiva, si è permesso di fare quell'affermazione sul fatto che i precedenti Ministri del Governo Prodi usassero gli aerei di Stato, a differenza di quanto avvenga oggi, quando è ben noto che il Presidente del Consiglio Prodi emanò delle norme molto restrittive sull'uso degli aerei di Stato, norme che il Governo Berlusconi ha quasi completamente eliminato subito dopo il suo insediamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È veramente sgradevole e politicamente scorretto, e la prego di farlo presente al Governo e al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, a proposito di quanto è stato espresso dai colleghi, desidero ribadire in primo luogo - e ringrazio l'onorevole Tassone per averlo detto con grande chiarezza - che, fin quando il nostro Regolamento è vigente, tra i doveri del Presidente vi è in primo luogo quello di far rispettare il Regolamento. Quindi, in particolar modo all'onorevole Quartiani, do assicurazione della volontà della Presidenza di chiedere al Governo di rendere possibile il rispetto del Regolamento e quindi di garantire la presenza dei Ministri, a partire dal Presidente del Consiglio.
È mia personale opinione, in coincidenza con quanto detto dall'onorevole Tassone, che l'esperienza di coloro che sono in quest'Aula, dal momento in cui è stato introdotto il question time ad oggi, debba indurci a riflettere sull'opportunità o meno di lasciarlo così com'è stato concepito nelle passate legislature o, al contrario, di modificarlo in ragione dell'esperienza che, diciamolo francamente, ha disatteso molte delle aspettative e molte delle ragioni per le quali fu introdotto tale istituto.
In ogni caso, confermo che fin quando il Regolamento è concepito nella forma attuale è doveroso rispettarlo. Aggiungo che le parole con cui il Vicepresidente Lupi ha deprecato l'assenza del Ministro Rotondi - che ha costretto, tra l'altro, la Camera dei deputati (vi era il collegamento diretto televisivo) a mostrare agli italiani tutti una certa insensibilità - sono le parole che avrebbe usato anche il Presidente, qualora non fosse stato impegnato nella Conferenza dei presidenti di gruppo.
È evidente che non ci può essere - questa è la mia personale opinione - giustificazione connessa al ritardo delle ferrovie perché è soltanto un problema di organizzazione e, spero di non offendere il ministro Rotondi, di buona educazione. Se si ha un impegno istituzionale alle 15 ci si preoccupa con il treno, a piedi, in automobile, in aereo o in macchina, di arrivare a Roma alle 14 e non si confida nella cronometrica puntualità delle ferroviePag. 69perché in tante occasioni la cronometrica puntualità delle ferrovie non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Sulle dimissioni del deputato Giancarlo Pittelli (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Pittelli.
Comunico che in data 30 dicembre 2008 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Giancarlo Pittelli (prego di prestare attenzione, dovendosi poi votare): «Illustre signor Presidente, con la presente rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato della Repubblica. La ragione della mia decisione risiede nella violenta ed inaudita campagna diffamatoria, altamente lesiva del mio onore, orchestrata da un soggetto appartenente alle Istituzioni democratiche del nostro Paese e dai suoi degni sodali e nella mia ferma intenzione di non avvalermi di alcuna prerogativa parlamentare che possa costituire un diaframma rispetto al completo accertamento della verità dei fatti.
Sono assolutamente certo, Illustre Presidente, di non aver mai posto, né nel corso della mia lunga professione forense, né in costanza del mio impegno politico, atti illeciti di qualsivoglia natura.
Le chiedo di disporre affinché, in tempi rapidi, venga posta all'ordine del giorno dell'Aula la decisione circa le mie dimissioni. In quella sede fornirò al Parlamento la prova documentale della falsità delle costruzioni accusatorie formulate ai miei danni da un magistrato della Repubblica e dai suoi consulenti rendendo edotti i cittadini calabresi e l'opinione pubblica in generale dell'assoluta correttezza del mio operato.
La prego di accogliere i sensi della mia più alta stima.»
Firmato: onorevole avvocato Giancarlo Pittelli.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto inoltre che ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Pittelli avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Prima di passare alla votazione, ha chiesto di parlare l'onorevole Pittelli. Ne ha facoltà. Le ricordo, onorevole Pittelli, che ha 15 minuti di tempo a disposizione.

GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo quest'oggi dinanzi all'organo sovrano dello Stato del quale mi onoro di aver fatto finora parte e parlo da uomo libero il quale ha ancora la pretesa - pensate - di vivere ed operare in un Paese libero. Questo mio intervento è diretto naturalmente a quanti credono fermamente nel primato del Parlamento e nello Stato di diritto. So bene, signor Presidente e onorevoli colleghi, di aver compiuto un gesto estremo, perché estreme sono state le condizioni nelle quali sono stato proditoriamente posto come cittadino e come parlamentare della Repubblica.
Devo dirvi che appartengo ad una famiglia di avvocati che ha dato lustro - lo dico con pudore, ma con altrettanto orgoglio - alla tradizione giuridica della mia terra e di parlamentari che, fin dalla Costituente, hanno rappresentato in quest'Aula le tante attese della popolazione calabrese, avendo ben radicato il senso della legalità e del rispetto istituzionale.
Tutti questi sentimenti costituiscono la struttura portante del mio bagaglio culturale e ad essi ho, da sempre, ispirato ogni mia condotta. Indosso la toga forense da trentaquattro anni con onore e dignità, senza aver mai contratto, pur vivendo - come capirete - in una realtà drammatica, alcun vincolo inconfessabile e non ho nulla da temere da qualsiasi accertamento di ordine penale.
Da parlamentare posso affermare con categorica certezza di essere totalmente estraneo a quelle logiche che pur avviliscono - attanagliandola troppo spesso - la mia regione, per le quali taluno forse intende la partecipazione politica non giàPag. 70quale alto servizio in favore dei consociati, ma quale strumento diretto al perseguimento di un'utilità di tipo personale. Voglio affermare in questa sede che non ho alcun timore di affrontare a viso aperto e senza diaframmi privilegiati - come dicevo nella lettera diretta a lei, signor Presidente - accuse calunniose, false e strumentali e che, al primo intervento di un giudice autenticamente consapevole e responsabile dell'altezza della sua funzione, si trasformeranno in indelebile infamia nei confronti di coloro i quali le hanno costruite, coltivate e anche - perché no? - divulgate mediaticamente.
Il mio gesto intende rappresentare - in virtù di una personale esperienza - un preciso atto di denunzia e di sollecitazione al Parlamento, in direzione di urgenti e radicali riforme, di scelte nette e coraggiose in tema di giustizia che, pure nel rispetto dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, restituiscano al Paese un sistema di regole certe e rigorose che pongano fine alla stagione del perverso intreccio tra informazione e potere inquirente ed il ritorno alla straordinaria tradizione della cultura della giurisdizione. Non è più differibile l'adozione di regole che pongano al riparo i cittadini privi di qualunque efficace tutela da ingiuste aggressioni mediatico-giudiziarie condotte con spregiudicatezza, arroganza e con il disprezzo assoluto dei principi di verità, lealtà e correttezza.
Mi sia consentito, signor Presidente: avverto un dovere ineludibile, quello di rendere il mio ossequio - deferente e fiducioso - al Capo dello Stato, al Parlamento della Repubblica quale luogo di esercizio di diritti e di democrazia e alla magistratura italiana (in generale e a quella calabrese in particolare), storico protagonista delle battaglie sostenute in difesa delle libertà e del mantenimento dei delicati equilibri dell'assetto istituzionale dello Stato. Mi riferisco naturalmente a quella parte di magistrati composta da donne e uomini, severi ed austeri, che ha reso in silenzio e in orgogliosa solitudine il suo servizio alla democrazia senza perseguire ribalte o spettacolarizzazioni mediatiche, pagando talvolta tributi di dolore e sacrificio estremi nello svolgimento dell'attività umana più nobile che esista, quella di tentare di rendere giustizia.
Vorrei, inoltre, rendere il mio ossequio alla magistratura calabrese, la quale - pur spesso attraversata da divisioni e conflitti interni, che hanno determinato nei cittadini talvolta l'attenuazione di quel senso di giustizia cui il territorio da sempre anela - ha condotto da decenni la guerra di trincea contro la criminalità organizzata impedendone il prevalere. Vorrei, infine, rendere ancora il mio ossequio alla magistratura catanzarese - consentitemelo - la quale, nel solco della tradizione straordinaria giuridica della sede dell'antica corte d'appello, rende al più stretto e rigoroso rispetto della legalità un servizio importante per la democrazia, senza perseguire fini diversi da quelli istituzionali.
A questa magistratura (che da più tempo e da più vicino conosco, composta da persone immuni da collusioni, la cui tradizione ed imparzialità e sensibilità giuridica ha fatto sì, nel recente passato, che ad essa fosse devoluta la trattazione di gravissimi processi penali per mafia e di terrorismo politico, non celebrabili nelle sedi competenti per ragioni di legittimo sospetto) rivolgo la mia manifestazione di ossequio e gratitudine per aver impedito che il dilagante malaffare e il potere criminale soffocassero anche quella parte di Calabria.
Signor Presidente, colleghi, quanto ho avuto l'avventura di subire da parte di un magistrato della Repubblica, di alcuni suoi colleghi e da parte del servizio pubblico televisivo, penso abbia pochi precedenti nella storia della Repubblica. I fatti sono ben noti, perché li abbiamo appresi quotidianamente nei resoconti giornalistici.
Nei primi giorni del dicembre scorso uno stuolo di oltre cento soggetti provenienti dalla Campania, composto da magistrati e agenti e ufficiali delle forze dell'ordine, capeggiati da coloro i quali proprio oggi arringano in piazza spacciandosi per vittime di complotti e soprusi, agendo in esecuzione di un decreto emesso dalla procura di Salerno, ha procedutoPag. 71alla perquisizione nei confronti di sei, tra magistrati ed ex magistrati inquirenti della procura generale di Catanzaro, sottoponendo a controllo le loro stesse persone e utilizzando metodi mutuati dalle polizie di regime. Tutto ciò in forza di un provvedimento del pubblico ministero di Salerno che rappresenta, senza alcun dubbio, un atto abnorme e sovversivo nella forma e nei contenuti, e che tale è stato unanimemente ritenuto.
Io sfido chiunque a leggere i capi di imputazione strumentalmente redatti e correlati a quel sequestro: rubriche ciascuna composta di decine di pagine intrise di affermazioni apodittiche, destituite di qualunque fondamento e prive di veri contenuti di prova, formulate contro persone perbene tutte legate, secondo il paradossale assunto accusatorio, da un vincolo determinato dalla pretesa pervicace volontà di difendere non specificati interessi e protesi alla delegittimazione di un pubblico ministero. Un pubblico ministero, per la verità, molto noto alle cronache per essere stato protagonista dei più clamorosi fallimenti investigativi degli ultimi anni, con gravissimi danni per l'erario e per i cittadini colpiti da quella forma di ansia inquisitoria, e per essere stato lo scorso anno, a causa delle reiterate violazioni della legge, privato della possibilità di svolgere funzioni requirenti e trasferito ad altra sede giudiziaria.
Nessuno dei tanti avvocati e magistrati che siedono oggi in quest'Aula si sono mai imbattuti nella loro vita professionale in un provvedimento del genere: 1425 pagine di pettegolezzi, di calunnie e, come recentemente affermato dal Ministro Alfano nell'atto di incolpazione spedito al CSM, trasudanti un critico e supino recepimento delle dichiarazioni di un solo uomo, al cui profilo umano e professionale, contravvenendo ad un istinto naturale, accennerò per qualche istante tra breve. Un atto fondato in gran parte sull'abusivo utilizzo da parte del pubblico ministero, che illecitamente li deteneva, di atti di tre procedimenti penali all'epoca a lui assegnati e indebitamente trattenuti e versati su dischetti.
Ebbene in quegli atti e in quei dischetti, rappresentanti un vero e proprio archivio personale illegalmente formato e posseduto, sono presenti i nomi delle più alte cariche dello Stato, di molti parlamentari presenti in quest'Aula, di appartenenti alle forze dell'ordine, di operatori dei servizi di sicurezza: tutti finiti nel mirino di un personaggio il quale, atteso il puntuale fallimento di ogni ipotesi accusatoria elaborata in decine procedimenti affidati alla sua gestione, ha ritenuto, con la complicità di alcuni spregiudicati giornalisti e forte del sostegno di alcuni colleghi di altro distretto, di gridare ad un complotto ordito ai suoi danni al fine di impedirgli di indagare contro centinaia di persone ritenute accomunate da interessi di tipo politico, affaristico, massonico.
Queste e altrettante condotte altrettanto gravi ho denunciato da tre anni a questa parte e oggi i primi accertamenti veri forniscono definitiva conferma alle mie denunce concernenti l'illecita acquisizione di informazioni in violazione della legge e l'altrettanto illegale divulgazione di esse.
Pensate, Presidente e colleghi, si tratta di un atto che racchiude ed è stato elaborato sulla scorta di sessantacinque audizioni dello stesso personaggio dinanzi al pubblico ministero di Salerno, spesso senza una preventiva convocazione, contro ogni regola, a dimostrazione del libero accesso presso gli uffici giudiziari salernitani, senza che gli inquirenti abbiano avuto la sensibilità o abbiano avvertito il bisogno, almeno per una sola volta, di sentire uno solo delle centinaia di soggetti che erano stati chiamati in causa con la contestazione di accuse anche molto gravi.
Stiamo parlando di un atto che aveva finalità precise, completamente estranee a quelle tipiche e codificate dell'istituto. Due, senza tema di smentite, gli obiettivi da conseguire: impedire che la procura generale di Catanzaro completasse l'indagine sui processi Why not e Poseidone, e acquisire il famigerato «archivio Genchi» che stava per essere trasferito ad altra autorità giudiziaria. Già, proprio quell'archivio che non ha nulla da invidiare aPag. 72quello messo in piedi molti anni indietro dal SIFAR per finalità ricattatorie, del quale proprio quest'Aula ordinò la distruzione.
Quell'archivio del quale in questi giorni si sta occupando il Copasir e creato su disposizione di un solo magistrato della Repubblica. Dunque l'obiettivo erano i due processi e l'archivio del consulente informatico.
Affermo questo perché, se qualcuno di voi avesse la pazienza di accedere alla lettura delle 1425 pagine - e sarebbe una vera afflizione -, troverebbe in fondo un'anomalia non altrimenti spiegabile: il decreto di perquisizione e sequestro - guardate a che punto arrivano la mistificazione e la strumentalizzazione del potere - nella parte dispositiva - voglio citare testualmente - recita: «e dispone il sequestro della documentazione cartacea ed informatica afferente alla gestione dei procedimenti Poseidone e Why Not» - sottolineo: afferente alla gestione - «nonché dei fascicoli stralcio originati dai predetti procedimenti, alla posizione del dottor De Magistris, ad iniziative disciplinari attuate o da attuarsi nei suoi confronti, ad eventuali rapporti tra indagati e altri magistrati». Quindi, documentazione afferente alla gestione dei suddetti procedimenti: i decreti di assegnazione e di delega, delega agli ufficiali di polizia giudiziaria, consulenti, verbale di riunione di coordinamento, atti di stralcio e quant'altro, nulla di più. Invece, su cosa vanno a puntare i magistrati salernitani? Gli interi incarti procedimentali e gli archivi di Genchi con precisi scopi e secondo una logica affatto comprensibile: per impedire la verifica corretta della fondatezza delle ipotesi avanzate dal magistrato a carico di centinaia di cittadini ad opera di un pool di magistrati onesti guidati dal procuratore generale Jannelli, ed operare la rivisitazione delle ipotesi investigative seguendo la farneticazione di colui che appare probabile estensore dello stesso provvedimento di Salerno.
Il procedimento Why Not era alla conclusione ma le talpe più o meno ufficiali avevano riferito dell'imminente conclusione dell'attività investigativa e dell'altrettanto imminente invio dell'archivio segreto ad altra autorità giudiziaria per la valutazione circa la sussistenza di fattispecie di rilevanza penale. Se si fosse perso del tempo ben difficilmente la barzelletta del complotto anti-De Magistris e pro insabbiamento avrebbe potuto essere ulteriormente spacciata attraverso i soliti canali giornalistici. Ma il vero colpo tentato dai pubblici ministeri salernitani e sventato dal procuratore generale di Catanzaro è stato proprio il sequestro dell'archivio Genchi, formato con la collusione del pubblico ministero di Catanzaro remunerato...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Pittelli.

GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente, devo approfittare della sua benevolenza ma ho ancora da dire qualcosa.

PRESIDENTE. Onorevole Pittelli, può approfittare della mia benevolenza ma non del Regolamento: quindici minuti sono quindici minuti. Ha a disposizione ancora un minuto e venti secondi.

GIANCARLO PITTELLI. Questa azione denigratoria ha raggiunto il culmine con la trasmissione televisiva Annozero del 18 dicembre scorso, nel corso della quale sono stato sottoposto ad un vero e proprio agguato dei soliti Travaglio, Ruotolo e Santoro. In assenza di qualunque possibilità di difesa, di replica e di contraddittorio, sono stato additato come colui il quale, tramando con un numero imprecisato di magistrati, avrebbe tentato di ostacolare l'attività di un pubblico ministero: niente di più fantasioso. E non hanno esitato, autore e conduttori, ad utilizzare un atto falso nei suoi contenuti e di ignorare l'esistenza di due provvedimenti ampiamente liberatori adottati nei miei confronti. Hanno falsificato, signor Presidente e colleghi, una intercettazione telefonica attribuendole un significato completamente diverso da quello originario.Pag. 73Questi atteggiamenti sono stati ritenuti da Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere della sera, addirittura barbarici.
Voi sapete, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, qual è l'agguato che subisce colui che entra in quella trasmissione, dove è assente il contraddittorio. A tutti o quasi tutti coloro che non seguono il suo copione, Santoro toglie la parola, copre la voce, organizza trappole calunniose. Noi sappiamo a chi affidiamo il potere sommo per sottrarlo alla gestione incontrollata dei singoli, all'arbitrio di istinti brutali: in genere lo affidiamo a persone di grande equilibrio che fanno il loro lavoro con scrupolo, ne ho conosciuti tanti e ne stimo tantissimi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pittelli.

GIANCARLO PITTELLI. Risparmio al Parlamento - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - l'elenco straordinariamente lungo dei soggetti che hanno subito danni enormi in virtù dell'attività inquirente del dottor Luigi De Magistris all'epoca della sua permanenza a Catanzaro.
Ciò che è grave - e ho concluso, signor Presidente - è che ha strumentalizzato più volte e ripetutamente la voglia di pulizia, di moralità, di uguaglianza di tanti giovani calabresi e che attorno a lui abbiamo visto muoversi un'umanità varia, fatta di avventurieri che hanno cercato spazi politici da recuperare all'ultimo momento, per trarne un qualche vantaggio.
Allora devo dirvi: mi dimetto con sofferenza, signor Presidente, e mi dimetto per porre con forza una denuncia all'attenzione del Parlamento. Se infatti nella condizione di parlamentare, che viene spesso invidiata, non mi sono potuto difendere dalla democratizzazione mediatica, mi dimetto per mettermi dalla parte del cittadino inerme, di colui il quale, ove mai abbia la ventura di incorrere in una pubblica accusa priva di scrupoli, potrebbe sentirsi all'improvviso nudo, senza difesa e senza diritti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Pittelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laboccetta, al quale ricordo che ha non più di dieci minuti. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, dico subito che voterò contro le dimissioni del collega Pittelli.
Ho avuto modo, durante questi nove mesi di intensi lavori parlamentari, di conoscerlo e di apprezzare le sue doti umane, professionali e politiche e ho avuto modo di seguire da vicino le vicende giudiziarie di Catanzaro e di Salerno, intervenendo più volte in quest'aula per denunciare fatti di gravità assoluta, dei quali lo stesso Pittelli è rimasto vittima, volgari azioni, poste in essere da magistrati della Repubblica che hanno agito con straordinaria spregiudicatezza, pari se non superiore a quella posta in essere dal servizio televisivo di Stato.
La trasmissione Annozero di Santoro e Travaglio, dedicata all'amico Pittelli, è stata una vergogna, uno scandalo. A Giancarlo Pittelli va il mio abbraccio caloroso e fraterno e l'invito a rimanere al suo posto, a proseguire nelle sue battaglie in favore della legalità e contro ogni sopruso attuato da chi intende gestire un potere mostruoso, privo di ogni regola e nel disprezzo più assoluto dell'altrui onorabilità.
Quanto accaduto in questi mesi a Salerno e Catanzaro non ha precedenti, come diceva il collega, nella storia di questa nazione e tutto è accaduto per il lucido operato di un vero e proprio network composto da magistrati e giornalisti della carta stampata e della televisione di Stato.
Ho apprezzato la tempestività dell'intervento del Ministro della giustizia Alfano, della procura generale della Corte di cassazione e dello stesso CSM, ma non condivido una decisione che ha penalizzatoPag. 74anche i magistrati di Catanzaro, persone oneste che sono state aggredite da un gruppo di colleghi che hanno agito per scopi evidentemente estranei a quelli istituzionali, in nome della difesa a tutti i costi di un'impostore, il quale, anziché rendere conto di una gestione spericolata e violenta delle indagini affidategli, ha alzato i toni gridando al complotto, per raggiungere il suo scopo denigratorio.
Colleghi, in quell'atto di sequestro di cui parlava il collega Pittelli (1.425 pagine), è entrata anche un'interrogazione parlamentare firmata da me e da altri trenta colleghi, che non ha nulla a che vedere con la vicenda in sé, ma è un tentativo, un'intimidazione, un atto di condizionamento del primo lavoro che fa un parlamentare: l'attività ispettiva. Non ci siamo fatti condizionare e non ci faremo condizionare, tanto meno intimidire.
Le ultime dichiarazione di De Magistris assumono un significato preciso e denunciano il suo vero obiettivo: conseguire, dopo l'inevitabile e mi auguro prossima destituzione dalla magistratura, uno scranno parlamentare, magari alle prossime consultazioni europee, da candidato nelle liste formate da qualche personaggio che fa l'imbonitore di turno. Mi auguro che ciò non avvenga, nell'interesse della nazione e quindi nell'interesse del Parlamento.
Non si spiega altrimenti come possa essere permesso ad un magistrato di aggredire il Parlamento, nel momento in cui esso si appresta a discutere le riforme indispensabili in materia di giustizia. Abbiamo già ascoltato questi proclami alla resistenza, alla rivolta: provenivano però, signor Presidente, da persona di ben altro spessore culturale, giuridico ed umano.
Ben altro valore assumono gli anatemi che provengono da un soggetto che - non abbia dubbi - prima o poi dovrà rispondere delle centinaia di illeciti commessi nell'esercizio della sua funzione.
Ho fiducia nella capacità dell'ordine giudiziario di espellere dai propri ranghi chi si comporta in questo modo. Mi rivolgo direttamente al dottor De Magistris, perché probabilmente sta seguendo la nostra discussione, visto che fino a poco fa si trovava nei pressi dell'ingresso della Camera di piazza del Parlamento 24 (questa mattina alle ore 13 si aggirava da quelle parti); mi rivolgo a lui e gli dico di smetterla di abbindolare gli onesti creduloni; smetta di alimentare con notizie false e con ricostruzioni farneticanti i tanti mistificatori dell'informazione che le sono accanto e vicino; abbia rispetto per la memoria di suo padre, che - mi dicono a Napoli, nella mia città - era un magistrato perbene, preparato ed onesto, un ottimo magistrato; abbia rispetto per tutti coloro che hanno sofferto pene indicibili a causa della sua spregiudicatezza e dell'arroganza con la quale esercitò il potere che la funzione le riconosceva; abbia rispetto per l'intelligenza di tutti coloro i quali, spinti da vera voglia di verità e giustizia, lei ha strumentalizzato al solo fine di conseguire interessi di tipo personale. Non si illuda: il popolo reagisce duramente, laddove comprende di essere stato raggirato. I cittadini italiani sono intelligenti, capiscono e ci penseranno loro, dopo la delusione immeritata, a giudicarla e il giudizio del popolo è il più autentico e vero.
Vai avanti, caro Pittelli, nella tua battaglia in questo Parlamento per costruire un'Italia migliore; resta con noi, perché ti stimiamo e ti apprezziamo e, se ti apprezza il Parlamento, vuol dire che chi apprezza il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, come le nostre regole stabiliscono, ma desidero avvalermi della possibilità di rivolgermi direttamente all'onorevole Pittelli.
Come lei sa e come sanno i colleghi, normalmente in quest'Aula, quando si presentano occasioni nelle quali occorre pronunciarsi sulle dimissioni di uno dei suoi componenti, si applicano delle consuetudini. Quando tali dimissioni sono relative alla incompatibilità con l'assunzione diPag. 75incarichi in altri organismi, le dimissioni vengono automaticamente concesse dalla Camera, perché legate essenzialmente a tale esigenza. Quando, invece, vi sono motivazioni diverse, esiste una consuetudine per la quale, in prima istanza, la Camera respinge le dimissioni del parlamentare, anche per portarlo ad una ulteriore maggiore riflessione, atteso (non dimentichiamolo mai) che qui noi siamo comunque rappresentanti del popolo (ancorché attraverso una legge elettorale che ci rende più dei nominati che degli eletti) e di una quota parte dei cittadini di questa Nazione.
Credo però, signor Presidente, che proprio quando non ci troviamo in presenza di un automatismo relativo al fatto che si viene proposti per altri incarichi (ipotesi in cui sarebbe quasi doveroso concedere la disponibilità alle dimissioni, al fine di consentire di assumere tali altri incarichi), cioè quando ci si trova affrontare questioni di diversa natura, sarebbe un errore se automaticamente ci trovassimo a seguire una consuetudine senza andare a vedere fino in fondo quali sono le ragioni per le quali uno dei nostri componenti chiede alla Camera e ai suoi colleghi di venire incontro alla sua esigenza di dimettersi. Credo che in tale richiesta e nelle sue motivazioni vi sia un valore grandissimo, ossia il valore di scelte personali che non sono mai prese alla leggera.
Signor Presidente, per quanto mi riguarda (ma credo in questo di poter condividere l'opinione della gran parte del mio gruppo), vorrei che fosse chiaro a lei - e attraverso di lei all'onorevole Pittelli - che le motivazioni che egli assume nella richiesta alla Camera di concedere e di prendere atto delle sue dimissioni vi sono delle ragioni di altissimo valore, al di là del merito delle questioni emerse nel discorso dell'onorevole Pittelli (comprensibilmente, poiché egli ne è direttamente investito).
Non concordo quasi con nulla di quanto ha dichiarato l'onorevole Laboccetta. Non è questa la sede probabilmente per fare un «processo ai processi» anzi, dovremmo avere più rispetto delle motivazioni che sono alla base e che sono contenute nella lettera. In particolare, in un periodo, l'onorevole Pittelli parla di «ferma intenzione di non avvalermi di alcuna prerogativa parlamentare che possa costituire un diaframma rispetto al completo accertamento della verità dei fatti». Egli ha aggiunto, nel suo intervento, un fatto ancora più importante, rispetto al quale io sono molto d'accordo: si sente sempre più - tanto più emerge l'idea della casta, di qualcuno che si pone fuori dal contesto popolare - l'esigenza che ciascuno di noi, anche in occasioni difficili, provi a dimostrare che c'è anche una voglia di unirsi al popolo e di mettersi al pari con esso. Io credo, signor Presidente, che siano motivazioni talmente nobili che non ci consentano di prestare una semplice attenzione alla questione secondo la consuetudine di un voto.
Per queste ragioni, signor Presidente - e la prego, in questo senso, di consentirmi di dirlo, ancora una volta, direttamente all'onorevole Pittelli - il voto di astensione del gruppo del Partito Democratico esprime essenzialmente l'altissimo rispetto per quanto, in particolare, sta in queste righe e in alcune motivazioni che egli ha offerto nel suo intervento. Ritengo possa rappresentare un esempio importante e anche una linea guida di come approcciare questioni di questo tipo quando accadono.
Mi auguro, ovviamente, che l'onorevole Pittelli possa maturare meglio la sua decisione anche in funzione della scelta che farà l'Aula ma, soprattutto, mi auguro che tanti di noi possano avere la forza di esprimere concetti così nobili. Per questo, da parte nostra, esprimeremo un voto che non è in termini di consuetudine, ma che vuole stigmatizzare esattamente questo aspetto, come quelli che sono stati espressi dall'onorevole Pittelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che stiamo discutendo delle dimissioniPag. 76di un collega che offre motivazioni - esse sono state testé richiamate - le quali, a mio avviso, debbono certamente far riflettere, non soltanto in questa occasione. Arriveremo al voto, ci sarà un risultato e, per alcuni versi, la pratica, come si suol dire, sarà accantonata e rubricata.
Ritengo ci sia un aspetto sul quale desidero richiamare l'attenzione sua, signor Presidente, e quella dei colleghi: per una vicenda come questa, l'onorevole Pittelli ha dovuto presentare la lettera di dimissioni, proprio allo scopo di fare un forte richiamo su una vicenda che, a mio avviso, non riguarda la persona (oggi riguarda l'onorevole Pittelli, ma poteva riguardare anche qualche altro collega). La lettera pone una questione forte su una vicenda, dunque, che esprime un malessere profondo in un ordine costituzionale del Paese, quello della magistratura. Tale vicenda ha determinato una situazione imprevedibile che non ha riscontro né precedenti: lo scontro tra la procura di Salerno e quella di Catanzaro.
Quindi, non si tratta soltanto di un problema di ordine personale anche se, certamente, coinvolge la vicenda personale, la tutela della dignità della persona e, ovviamente, l'esigenza di accertare la verità. La verità, tuttavia, non può essere un fatto adeguato al momento, adattato al bisogno e al contingente. La verità che oggi dobbiamo perseguire è quella di restituire un equilibrio all'interno del nostro Paese, per tentare di eliminare i vulnus che pur ci sono stati e ci sono nell'equilibrio democratico del nostro Paese.
Se noi, per paradosso, dovessimo accettare le dimissioni dell'onorevole Pittelli, lo stravolgimento anche parapolitico della magistratura avrebbe il sopravvento su un organo sovrano che è espressione della politica all'interno del nostro Paese.
Ritengo che dobbiamo ovviamente capire e comprendere qual è il percorso che ha determinato la decisione dell'onorevole Pittelli nel momento in cui viene ad essere processato in una trasmissione in cui non era presente, con quello che si è detto e con atti persecutori molto precisi e molto ben definiti.
Ritengo che quello che si è fatto e si può fare e che si può valutare nei confronti dell'onorevole Pittelli, come dicevo poc'anzi, riguardi tutti noi. Non è un problema di astenersi o meno, il problema è di respingere le dimissioni: non c'è nessuna particolare vicenda di carattere giudiziario, c'è un proscioglimento e ci sono delle vicende ormai ben chiarite per quanto riguarda l'etica e il fatto processuale. C'è ovviamente un problema di solidarietà umana, ma non basta la solidarietà umana, occorre solidarizzare sul piano della funzione, del ruolo, ma soprattutto alla luce di ciò che è avvenuto.
Certamente, però, dopo questa discussione ritengo che tutti noi dovremmo essere disponibili a capire quello che è successo e sta avvenendo nelle procure di Salerno e Catanzaro. Una battuta mi viene di fare: poco ci mancava che la procura di Salerno non occupasse anche il Consiglio superiore della magistratura per requisire alcuni atti. Questa è una battuta che certamente mi nasce dal profondo del cuore, ma che può avere qualche addentellato ed un riscontro di verità.
Ritengo, signor Presidente, che per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, respingeremo con un voto contrario le dimissioni dell'onorevole Pittelli e le respingeremo anche con questa carica di motivazione sul piano politico.
Certamente la solidarietà personale e l'amicizia trovano grande cittadinanza, grande spazio, ma c'è soprattutto il rigetto delle dimissioni per capire profondamente quello che è avvenuto.
Nel passato, signor Presidente, in quest'Aula abbiamo discusso molte volte le dimissioni di colleghi per altre motivazioni, di carattere personale, così come veniva ricordato, ma credo che questo argomento sia molto ampio, molto forte e molto consistente rispetto, ovviamente, alla posta in gioco.
La posta in gioco non è il ruolo di un parlamentare, non è la presenza di un parlamentare in quest'Aula: la posta inPag. 77gioco è il primato della politica, ma soprattutto è un comportamento corretto fra organi dello Stato; l'equilibrio dello Stato e del nostro Paese devono essere garantiti e mantenuti. Infatti, se dovessimo rubricare questa vicenda come un fatto amministrativo o rituale e non cogliessimo il senso o il significato profondo di quello che è avvenuto, avremmo di fronte una situazione molto delicata e molto difficile e ci troveremmo certamente in altre situazioni sempre più gravi e sempre più delicate per il futuro.
Non si tratta di chiudere la pratica, ma credo di aprire un grande dibattito al nostro interno e nel Paese e di far capire che gli equilibri devono essere mantenuti attraverso il concorso, lo sforzo e l'impegno di tutti.
Questo è il nostro orientamento, anche alla luce del dibattito che si è svolto questa mattina sulla giustizia: ieri, con la relazione del Ministro Alfano e gli altri interventi e, questa mattina, anche con l'esame delle risoluzioni.
Credo ci sia una grande voglia di riformare e di mandare avanti questo Paese, anche alla luce di questi fatti che ci indicano una strada ed un percorso che dobbiamo saper cogliere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, interverrò molto brevemente. Vorrei esprimere principalmente solidarietà ad un amico che conosco da troppo tempo e ad un parlamentare che, con l'atteggiamento che ha tenuto rassegnando davanti a questa Camera le sue dimissioni, ha dimostrato di tenere alto il nome del Parlamento italiano.
Siamo vicini all'onorevole Pittelli non solo perché è stato raggiunto da un'indagine che davvero è assolutamente vuota, ma anche per il violento attacco con cui taluni organi di informazione, peraltro a spese dei cittadini italiani, hanno tentato di infangare la dignità di uomo e di parlamentare gratuitamente.
Questa è una situazione che, a dire il vero, viviamo un po' tutti: qualche giorno fa, ad esempio, L'espresso, con riferimento alla posizione che personalmente ho assunto sulla vicenda dell'onorevole Margiotta, travisando i fatti affermava che la motivazione era determinata dalla premessa che poiché vent'anni fa vi era stata l'inchiesta Mani pulite, oggi non potevamo dare il via all'arresto di Margiotta. Ci sono taluni barbari dell'informazione che, anziché riportare la verità, al servizio di chissà quali logiche politiche, cercano di buttare fango su uomini perbene e onesti, che non hanno altro scopo che quello di venire in queste aule a servire il popolo che li ha eletti.
In una situazione davvero drammatica che vive la mia Calabria sotto il profilo della necessità di cambiare una classe politica che non va, nel suo complesso, credo che il popolo calabrese davanti a certe notizie sia rimasto sconvolto perché, caro Giancarlo, il popolo calabrese conosce non solo le tue qualità professionali, ma anche le tue qualità morali e il tuo impegno politico.
Per questo motivo noi respingeremo le dimissioni dell'onorevole Giancarlo Pittelli e non solo per un ossequio alla prassi della nostra Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, colleghi, credo che aggiungersi al coro di coloro che hanno tessuto le lodi dell'onorevole Pittelli, che ha presentato le sue dimissioni, sia totalmente inutile. Qui noi non dobbiamo valutare la situazione con riferimento all'operato, positivo o negativo, del collega, ma dobbiamo valutare se sia legittimo, e in che termini, accogliere le dimissioni in relazione a quanto è accaduto.
Il dibattito di ieri e di oggi in questa Camera, che ha avuto un largo consenso, più largo della maggioranza qui rappresentata, ha un significato importante: è necessario immediatamente porre manoPag. 78ad una riforma dell'intero sistema della giustizia per far sì che la magistratura rientri nel suo alveo naturale.
La magistratura, i magistrati, il CSM, e soprattutto le correnti dei magistrati devono decidere se avere una valenza politica o se si devono limitare ad essere, come la Costituzione afferma, dei soggetti che sono sottoposti alla legge, e sottoposti significa «sotto», non eguali o sopra. Questo è il problema.
È stata svolta un'inchiesta che prima di ogni cosa doveva essere sottoposta per legge a un meccanismo di riservatezza: qui non solo non è stata rispettata, ma è stata amplificata al punto che le trasmissioni televisive ne hanno fatto cassa di risonanza in un modo totalmente indegno.
Pertanto, noi respingeremo sicuramente le dimissioni per i motivi che hanno enunciato tutti gli oratori che mi hanno preceduto, ma soprattutto perché non vogliamo che un conflitto tra poteri dello Stato, un conflitto di «fuori gioco», di invadenza di un potere da parte di un altro potere abbia ragione fino al punto di privare il popolo di una voce che, proprio per volere del popolo, è stata messa in quest'Aula per riferire le sue esigenze.
Credo che questo sia il punto su cui noi oggi stiamo discutendo. Se guardiamo anche soltanto a quel che avviene nella Giunta per le autorizzazioni noi arriviamo a questa soluzione. La Giunta per le autorizzazioni, infatti, ha approvato dei documenti nei quali con serietà propone le insindacabilità in rispetto assoluto del dettato costituzionale. Nonostante ciò, sull'impugnazione di centodieci nostre proposte ne sono state rigettate cento dalla Corte costituzionale. Abbiamo visto violati più e più volte i minimi etici di sopravvivenza e il diritto alla mancata perquisizione da parte dei magistrati.
Faccio un esempio su tutti. L'onorevole Umberto Bossi è stato assolto a Milano perché legittimamente stava difendendo il domicilio di un deputato, l'onorevole Maroni. Se è vero, come ha detto la Cassazione, e lo ha confermato la corte d'appello di Milano, che l'onorevole Bossi stava difendendo il domicilio di un parlamentare, appare corrispondentemente vero che qualcuno stava violando questo domicilio. La domanda che mi pongo è: colui che lo ha violato quali conseguenze ha avuto? Se io violassi il domicilio di una persona qualunque andrei in galera per violazione di domicilio. Se lo faccio nei confronti di un magistrato non so se accade lo stesso o più verosimilmente si verifica un attentato alla Costituzione, ma sicuramente qualcosa c'è e qualcosa è stato accertato dagli stessi giudici che hanno assolto Bossi. Il risultato è che Papalia è procuratore generale, in quanto è stato promosso.
Stamattina i colleghi radicali sono stati gentili quando hanno parlato della morte di Tortora. Su quegli eventi parlerei più verosimilmente dell'omicidio di Tortora, se è vero che la malattia che ha provocato la sua morte può essere psicosomatica. Il risultato quale è stato? Il responsabile è presidente di sezione della Corte di cassazione. Questa è la situazione che fa inorridire, e noi dobbiamo avere il coraggio di stare qui e di lottare.
Quindi, prego il collega che ha rassegnato le sue dimissioni di restare al suo posto e di lottare proprio nella prospettiva che il nostro Ministro della giustizia ci ha indicato qualche ora fa. Ciò per far sì che la Camera continui ad avere la dignità di luogo dove si possa parlare liberamente senza che nessuno possa interferire, dove si possa ricondurre (perché i legislatori siamo noi) ogni potere nello stretto alveo assegnatogli dalla Costituzione e far sì, anche cambiando la Costituzione, che non vi possano essere invasioni di campo. Credo che solo in questo modo noi potremmo essere degni di un sistema giuridico e di un ordinamento eretto a Stato che si possa considerare civile.
Svolgo un'ultima considerazione. Ci sono due procure che hanno fatto la guerra tra di loro: stiamo a vedere cosa succederà. Credo che secondo i criteri di normalità, se interroghiamo la signora Brambilla che circola per strada, lei ci risponderà che chi ha sbagliato deve andare a casa. Ci aspettiamo che i procuratori delle procure che hanno sbagliatoPag. 79vadano a casa. Nessuno pensi di risolvere i problemi con i trasferimenti, perché se uno è cretino o incapace resta cretino e incapace qualunque sia la sede a cui è stato destinato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, all'inizio di questa discussione, immaginando di dover prendere la parola, avevo scritto una prima espressione: «apprezzamento».
Apprezzamento per un gesto non usuale nella politica italiana, apprezzamento per un gesto non necessitato. Peccato, davvero peccato, che il dibattito che è seguito alla lettura, da parte sua, signor Presidente, della lettera del collega Pittelli abbia chiarito il senso delle dimissioni presentate: un atto politico, assolutamente legittimo, ma un atto politico. Un atto politico teso a far accendere i riflettori, legittimamente, su una vicenda dolorosa (non ho dubbi), che interessa e che investe il collega Pittelli, ma che si sarebbe potuta affrontare anche in un altro modo.
Stia tranquillo l'onorevole Pittelli, le sue dimissioni saranno respinte sicuramente, in onore e in omaggio ad una tradizione consolidata di quest'Aula, in onore e in omaggio anche ad una tradizione che ha sempre visto al primo posto la tutela della dignità del parlamentare, quando è necessario, ancor prima della stessa dignità del professionista, dell'uomo e di tutto ciò che ne consegue, proprio per il ruolo del parlamentare in quanto rappresentante eletto del popolo. Egli potrà poi, a sua volta, tra l'altro, reiterare il gesto.
Il collega Pittelli nella sua lettera aveva chiesto di porre subito all'ordine del giorno le sue dimissioni, perché nella sede parlamentare avrebbe fornito la prova documentale della falsità delle costruzioni accusatorie formulate ai suoi danni da un magistrato della Repubblica e dai suoi consulenti, rendendo edotti i cittadini calabresi e l'opinione pubblica in generale dell'assoluta correttezza del suo operato. Io posso anche non avere dubbi sulla correttezza del suo operato per quanto riguarda le imputazioni; avrei voluto però che la correttezza fosse tale da spingerlo a recarsi di fronte agli organi competenti, per presentare gli elementi in suo possesso (che qui non ha presentato, perché non sarebbe stata neanche la sede giusta e idonea per presentare tali prove documentali), per avere, appunto, il giusto ristoro.
Auguro al collega Pittelli di uscire assolutamente pulito dalla vicenda che lo vede involontario protagonista.

AMEDEO LABOCCETTA. Ne è già uscito!

FABIO EVANGELISTI. Avrei preferito che si fosse presentato serenamente in quest'Aula e serenamente si fosse presentato dinanzi al magistrato. Così non è stato. Ne è uscito in quest'Aula un processo, è vero, non nei confronti del collega Pittelli, cosa che non avrebbe dovuto essere e per fortuna non è stata, bensì un processo che non avrebbe dovuto essere e che per sfortuna invece è stato contro quello che è stato definito il network di giornalisti, chiamati in causa anch'essi, senza la possibilità di una replica, mentre si poteva concordare una sede mediatica, uno spazio televisivo, un talk show in cui giustamente e legittimamente il collega Pittelli potesse mettere in causa le proprie posizioni e reclamare la propria innocenza.
Quello che invece è successo qui quest'oggi di fronte ad una grande opportunità per tutti noi, quella di vedere in qualche modo affermarsi il nuovo istituto delle dimissioni per presentarsi davanti alla magistratura, si trasforma, di fronte a quest'organo sovrano che è la Camera dei deputati, in questo bizzarro teatrino, per cui alla fine si potrebbe determinare una situazione di questo tipo: quando le dimissioni vengono da un deputato della maggioranza, queste saranno senz'altro respinte; quando le dimissioni dovesseroPag. 80provenire da uno della minoranza, queste saranno senz'altro accolte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! C'è allora una disparità di trattamento, ci sono due pesi e due misure, e ciò non è accettabile.
Per questo invito il collega Pittelli ad esprimersi un attimo prima della votazione, magari per fatto personale. Il collega Giachetti (ne ho apprezzato l'intervento) ha dichiarato: per rispetto, noi ci asteniamo.
Dichiaro che l'Italia dei Valori, per rispetto della posizione del collega Pittelli, voterà a favore. Spero che il collega Pittelli si alzi in Aula e dica al proprio gruppo: per favore, per rispetto della mia storia, della mia professione, della mia famiglia, votate a favore delle dimissioni, perché, in questo modo, mi permettete di tornare in Calabria a testa alta, da uomo libero, scevro da ogni responsabilità, per affrontare serenamente il giudizio della magistratura nelle aule dei tribunali e non in questo organo sovrano, che non è un'aula di tribunale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, sento parlare spesso in Aula del cittadino del popolo. Ebbene, parliamone, perché il pregio che ha avuto il collega Pittelli è proprio questo: aver fatto un gesto per mettersi nello stesso status di una persona qualsiasi.
Ricordo all'Aula cosa comporti per un signor nessuno essere intrappolato e schiacciato da un magistrato e dall'informazione. Vi voglio ricordare la storia vergognosa della famiglia Schillaci, assai peggio, direi, del caso Tortora. Sto parlando di due giovani meridionali, non ammalati di acedia, ma volenterosi, che avevano in mente di andare a costruire il loro futuro. Si trasferiscono dalla Sicilia a Milano, dove intraprendono una piccola iniziativa (mettono su, se non erro, un negozietto di frutta e verdura). Sono meridionali positivi, persone vere, che si impegnano e lavorano per costruire qualcosa. Succede che hanno anche una bambina, ed è una gioia immensa per loro, ma questa bambina soffre di una malattia rara e tremenda: ha un tumore all'ano. Un magistrato sciatto, che corre subito alle conseguenze estreme, accusa i genitori Schillaci, padre e madre insieme, di avere abusato di una bambina di alcuni mesi e di aver compiuto nei suoi confronti una violenza carnale, e dà come prova che questa povera bambina - parliamo di una neonata - sanguina dal sederino.
Sui giornali nazionali questi due ragazzi vengono sbattuti in prima pagina, distrutti, massacrati, fino a quando un perito, un medico, spiega al magistrato e ai giornalisti - mi vergogno, a volte, di appartenere all'ordine dei giornalisti, se questa gente ancora vi appartiene - che si tratta, purtroppo, non di violenza carnale, ma di una malattia terribile e ingiusta. A questo punto, l'inchiesta si sgonfia. Non vi sono scuse, non vi è niente, nessuno paga: né il magistrato né, tanto meno, i giornalisti, che hanno fatto una folgorante carriera (non solo il magistrato, ma anche i giornalisti). I due ragazzi Schillaci, a cui poi muore questa bimba, affetta da un male incurabile, se ne tornano in Sicilia, annichiliti, senza più voglia di far nulla, presi sì, questa volta, dal male peggiore, che è quello dell'acedia.
Ringrazio dunque Giancarlo Pittelli perché ha offerto a me - ma credo a voi tutti e a tutta l'Aula - l'opportunità di andare a ricordare cosa capita a un signor nessuno quando rimane incastrato e schiacciato dalla sinergia perversa e velenosa tra mala giustizia e mala informazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Pittelli.
(Segue la votazione).

Pag. 81

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 467
Votanti 334
Astenuti 133
Maggioranza 168
Voti favorevoli 71
Voti contrari 263

(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Barani, De Luca, Gottardo, Picchi e Marchioni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Seguito della discussione delle mozioni Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere (ore 17,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere.
Ricordo che nella seduta del 12 dicembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che sono state presentate nuove formulazioni delle mozioni all'ordine del giorno, che, pur differendo nelle premesse, recano tutte un identico dispositivo.
Avverto fin d'ora che, essendone stata richiesta la votazione per parti separate, sarà prioritariamente posto in votazione l'identico dispositivo per poi passare alla votazione separata delle tre distinte premesse.

Sull'ordine dei lavori.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, non ho preso la parola nella discussione precedente perché non volevo entrare nel merito di quel dibattito, anche perché, come si è visto, entrare nel merito della discussione significava entrare in una sorta di processo nel processo. Ma non sono intervenuto anche perché condividevo le motivazioni che hanno portato all'astensione del gruppo al quale appartengo.
Però, a margine di quella discussione, volevo riproporre a quest'Aula - dico riproporre perché ho già sollevato la questione in occasione delle dimissioni dell'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno - il problema che rappresenta il cuore della vicenda che abbiamo vissuto appena pochi minuti fa, e cioè che l'istituto delle dimissioni, a mio modo di vedere, dovrebbe essere sottratto all'accettazione esplicita da parte del Parlamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,40)

LORENZO RIA. Penso che tutti ci siamo resi conto dell'inutilità del rito al quale ci siamo e siamo stati sottoposti, perché le dimissioni oramai - a qualsiasi livello di istituzione assembleare - sono sottratte all'accettazione da parte dell'Assemblea (così è nel Parlamento europeo, così è nei consigli provinciali e nei consigli comunali).
D'altra parte, è impensabile che le dimissioni possano essere considerate lo strumento per porre una denuncia o un problema anche politico, come è stato detto. Le dimissioni - se sono vere, se vengono presentate in quanto tali come dimissioni - debbono avere l'effetto immediatoPag. 82di lasciare l'Assemblea, il consesso di cui si fa parte.
Sono intervenuto sull'ordine dei lavori proprio per questo, ossia per sollecitare che venga iscritta, naturalmente nei tempi compatibili, all'ordine del giorno una proposta di modifica del Regolamento della Camera che ho presentato all'inizio di questa legislatura.
L'istituto delle dimissioni è disciplinato da norme arcaiche, come l'articolo 89 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 e l'articolo 17-bis del Regolamento, che al secondo comma prevede che solo le dimissioni per incompatibilità debbano essere semplicemente presentate all'Aula; la modifica che ho proposto aggiunge a questa previsione anche le dimissioni volontarie. Con questa modifica avremmo evitato tutto questo, si sarebbe evitato di respingere le dimissioni, sia pure con la motivazione della consuetudine di questa Assemblea, e di occuparci di nuovo di questo problema. Il parlamentare che matura questa scelta, che ha la forza di farlo, con le motivazioni forti a cui ha fatto riferimento l'onorevole Pittelli, nel momento in cui ha questa forza, deve decidere davvero di presentare le dimissioni e di essere conseguente (e penso che se fosse stata in vigore questa modifica l'onorevole Pittelli non avrebbe presentato affatto le sue dimissioni). Al di là di questo, ritengo che sia maturato il tempo, anche per questo Parlamento, così come lo è per il Parlamento europeo e per altre Assemblee elettive, di dare dignità all'istituto delle dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Ria, come da lei richiamato, esiste una sua proposta di modifica regolamentare e il luogo adeguato per affrontarla è quello della Giunta per il Regolamento.

Si riprende la discussione (ore 17,43).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno, così come riformulate.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, per quanto riguarda i dispositivi, che peraltro sono identici dopo l'intesa raggiunta tra i gruppi, il Governo non può che esprimere un parere favorevole. A questo riguardo, mi permetta di svolgere una brevissima riflessione, perché come donna, prima ancora che come responsabile del Dicastero per le pari opportunità, non posso che esprimere la mia più grande, e sincera, soddisfazione per avere raggiunto questa intesa, che dimostra come la politica di fronte a temi così rilevanti, e sentiti come urgenti dall'opinione pubblica, riesce veramente a fare un passo in avanti e ad essere all'altezza del compito che è chiamata a svolgere. Per questo, vorrei ringraziare i gruppi parlamentari e, soprattutto, le donne, che attraverso un'abile opera di mediazione sono riuscite a raggiungere questa intesa e a dimostrare al Paese che su questi temi la politica è unita.
Per quanto riguarda le premesse delle mozioni, il Governo, vista anche la delicatezza del tema, ritiene opportuno rimettersi all'Aula.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, questo dibattito interviene in un momento particolare, segnato dagli ultimi terribili fatti di cronaca che hanno profondamente turbato gli italiani. A nome del Movimento per l'Autonomia, voglio esprimere solidarietà, e vicinanza, a tutte le vittime di una violenza ingiusta, e ingiustificata, e al tempo stesso esprimere compiacimento per i positivi risultati ottenuti dai carabinieriPag. 83e dalle forze dell'ordine che hanno, in poco tempo, assicurato alla giustizia i responsabili dei recenti, inauditi, episodi di violenza. Ora, ci auguriamo che la magistratura faccia fino in fondo il suo dovere, sia rigorosa e severa, senza alcuna indulgenza, garantendo la certezza della pena e lasciando in carcere i responsabili - questi criminali non degni di appartenere alla razza umana - di questi atti odiosi, per i quali urliamo tutta la nostra indignazione.
Nel nostro Paese 6 milioni e 743 mila donne, dai sedici a settanta anni, hanno subito violenze, di cui un milione e 150 mila nel 2006, un milione e 400 mila ragazze sono state vittima di violenza sessuale prima dei sedici anni. In Europa il 12-15 per cento delle donne subisce quotidianamente violenze domestiche, che rappresentano la prima causa di morte tra i sedici e i quarantaquattro anni, ancora prima di cancro, guerre e incidenti. La maggior parte delle violenze sono di tipo psicologico (il 38,2 per cento dei casi) seguite da quelle fisiche (31,2 per cento), e nel 96 per cento dei casi non vengono denunciate. È il quadro desolante sul fenomeno della violenza sulle donne delineato dall'ISTAT in una sua ricerca di pochi mesi fa.
Abbiamo sostenuto con convinzione questa mozione, che il Movimento per l'Autonomia ha contribuito a stilare e ora si accinge a votare. Abbiamo apprezzato inoltre il disegno di legge proposto dal Ministro Carfagna che prevede l'introduzione del reato di stalking nel nostro ordinamento giuridico. Nella maggior parte dei parte dei casi denunciati lo stalking, cioè il comportamento ossessivo verso una persona, che può arrivare a veri e propri atti persecutori, è subito da donne. Bene ha fatto il Governo a firmare un Protocollo di intesa con l'Arma dei carabinieri che ha messo a disposizione un'unità di undici persone tra uomini e donne, un modo per assicurare concretamente la presenza dello Stato e la sua intenzione di perseguire chi opera qualsiasi forma di violenza sulle donne. Occorre proseguire su questo sentiero, colpendo ogni forma di violenza contro le donne in ogni luogo, ambiente o contesto si verifichino. Non a caso, con la mozione a prima firma Cicchitto, chiediamo al primo punto che il Governo si impegni ad inserire nel prossimo ordine del giorno degli incontri con la Consulta islamica la problematica della violenza sulle donne, e a sollecitare la redazione di un documento che condanni in modo inequivocabile tutte le violazioni della libertà individuale della donna in nome di precetti dogmatici religiosi.
Sono numerosi i punti che qualificano questa iniziativa, ma il Movimento per l'Autonomia ha particolarmente apprezzato la promozione di un programma di educazione e formazione ai diritti umani, che, secondo quanto indicato nel testo provvedimento, deve partire proprio dalla scuola. Infatti, il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un problema culturale che investe l'intero Paese, particolarmente acuito dall'immigrazione di persone che provengono da culture diverse, con valori diversificati rispetto alle nostre tradizioni. Di particolare rilevanza inoltre è la richiesta all'Esecutivo di adoperarsi per aprire nuovi centri antiviolenza e per potenziare quelli già presenti sul territorio, coinvolgendo in questo le associazioni di volontariato particolarmente specializzate nell'accoglienza delle donne che subiscono forme di violenza.
Chiediamo al Governo, infine, di monitorare il fenomeno della violenza anche sotto forma di atti persecutori, della violenza perpetrata in presenza di minori e a porre in essere azioni positive per l'assistenza legale e psicologica delle vittime di violenza sessuale. Non è superfluo dire che un'azione particolarmente efficace non può prescindere da una campagna di informazione volta a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, ma soprattutto, signor Presidente, vanno previsti forti inasprimenti di pena per i reati di violenza sessuale sulle donne, e occorre garantire la certezza della pena. Non possiamo non sottolineare la nostra amarezzaPag. 84e lo stupore per la decisione del giudice di concedere gli arresti domiciliari per il responsabile dell'episodio di violenza, che ha avuto grande risalto nell'opinione pubblica, perpetrato alla Fiera di Roma durante la festa di Capodanno. Il nostro Stato così dimostra di essere debole ed impotente e di non essere in grado di tutelare a sufficienza i suoi cittadini e in modo particolare chi si trova più esposto ad azioni di brutalità. Ma anche una ferma lotta all'immigrazione clandestina diventa il presupposto di una azione più incisiva volta a contrastare i tanti episodi di violenza che hanno indignato gli italiani. Se si evitassero strumentalizzazioni si potrebbero ottenere risultati migliori.
Non si può essere contrari all'utilizzo dei militari in una condizione di emergenza, indulgenti nei confronti dell'immigrazione clandestina e, al tempo stesso, accusare il Governo di non fare tutto il possibile per impedire episodi di violenza e brutalità a carico delle donne. Il Movimento per l'Autonomia sosterrà con determinazione tutte le iniziative del Governo, e in modo del particolare del Ministro Maroni, che punteranno a contrastare con efficacia e ad eliminare un fenomeno così odioso. Esprimiamo ancora una volta alle donne vittime di ogni forma di violenza la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.
Per queste ragioni, signor Presidente, voteremo a favore della mozione a prima firma Cicchitto e di tutte quelle mozioni che, così come la nostra, si impegnano a dare un contributo determinante a contrastare ogni forma di violenza contro le donne (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nel corso della discussione generale ho avuto modo di illustrare i contenuti della mozione presentata dall'Italia dei Valori e di delineare un quadro generale del fenomeno relativo alla violenza delle donne. Ho illustrato i principi sulla base dei quali il testo è stato elaborato e le soluzioni che in concreto proponiamo al Governo sotto forma di impegni. Il dibattito che in quella sede si è svolto tra i pochi parlamentari presenti ed il Governo è stato di estremo interesse, sia per la qualità delle argomentazioni sia perché dagli interventi è emerso un sostanziale consenso sulla necessità di affrontare e risolvere un problema di lunga data come quello relativo alla violenza sulle donne.
Oggi si compie un ulteriore passo in avanti grazie all'approvazione di un testo comune da parte delle varie forze politiche, un segnale estremamente positivo del modo in cui la politica intende affrontare questo odioso fenomeno che continua, purtroppo, ad essere di stretta attualità. Ritengo comunque utile fare riferimento al dibattito svolto nella discussione generale per fare alcune precisazioni che il dispositivo unitario che si adotta oggi impone ancora di più. A tal proposito, l'onorevole Capitanio Santolini aveva sottolineato in maniera critica l'inserimento nelle mozioni presentate di statistiche che mostrano come gran parte delle violenze di cui sono vittime le donne siano inflitte da partner o ex partner all'interno delle mura domestiche.
Da ciò la collega dell'UdC ha dedotto la volontà di utilizzare questi dati come un grimaldello per scardinare l'idea della famiglia. Si tratta di un'interpretazione che - per quanto riguarda l'Italia dei Valori, ma ritengo anche per i presentatori delle altre mozioni - mi sento di giudicare assolutamente errata e non corrispondente alla realtà, poiché stiamo affrontando un tema di grande rilevanza come quello, per l'appunto, delle violenza sulle donne e delle discriminazioni cui le donne sono soggette.
L'approccio più serio, ma soprattutto utile, ai fini di contrastare questo odioso fenomeno è quello di considerare tutti i dati di cui disponiamo. L'Italia dei Valori è da sempre a sostegno delle famiglie italiane e riconosce la fondamentale importanza del ruolo della famiglia svoltaPag. 85all'interno della società. Partendo da questa profonda convinzione non abbiamo avuto alcuna incertezza, alcun problema, alcuna remora nel riportare un semplice dato di realtà, ovvero che la donna è, nella maggior parte dei casi, vittima di violenza da parte di soggetti a lei molto vicini, come mariti, fidanzati e compagni, senza che questo però implichi alcun retropensiero o la finalità di considerare la famiglia quale causa primaria di violenza.
Sorvolare su questi dati, al contrario, sarebbe stato da parte nostra un atto di censura preventiva, di slealtà intellettuale e una grave scorrettezza nei confronti di un dibattito che noi riteniamo serio e al quale l'Italia dei Valori vuole dare un fattivo contributo. Non l'abbiamo voluto fare, come del resto non lo hanno fatto nemmeno il Partito Democratico e la maggioranza, con l'intervento svolto dall'onorevole Carlucci. Nel corso della discussione generale è emerso un altro elemento del quale è doveroso tenere conto. Mi riferisco alle discriminazioni e alle violenze che vengono consumati sulla base dell'orientamento sessuale. La collega Concia ha meritoriamente sottolineato la necessità di dare il giusto risalto alle discriminazioni e alle violenze di cui sono vittime omosessuali e transgender. Si è più volte detto, a piena ragione, che il tema della violenza nei confronti delle donne è strettamente connesso al tema dei diritti umani.
Si è detto che non si potrà mai sconfiggere il primo se non vi sarà una piena ed effettiva affermazione del secondo. Chi, come noi, si batte contro la violenza sulle donne e per la piena e definitiva affermazione dei loro diritti, deve farlo anche per tutti coloro che vengono discriminati per motivi di razza, di religione e di orientamento sessuale.
Prima di passare alla dichiarazione di voto, che non può che essere scontata, ritengo necessario svolgere alcune considerazioni sull'intervento svolto in chiusura della discussione generale dal Ministro Carfagna. Onorevole Ministro, innanzitutto le riconosco il merito di essere intervenuta in maniera ampia nel dibattito. Si tratta di un comportamento che purtroppo non è usuale nella discussione delle mozioni, in particolare quando avvengono di venerdì. Per quanto riguarda, invece, il merito del suo intervento, sono costretta ad avanzare alcuni rilievi critici. È vero che il Governo ha presentato disegni di legge in materia di stalking e di violenza, ma occorre ricordare che - già nella scorsa legislatura - la Commissione giustizia aveva approvato un testo sullo stalking, poi decaduto a causa dello scioglimento delle Camere.
Soprattutto, occorre ricordare che, fin dall'inizio della nuova legislatura, vi è stata la volontà unanime delle forze politiche, per riprendere il lavoro da dove era stato interrotto e di portarlo finalmente a termine, non solo sul reato di molestia, ma anche sul reato di violenza sessuale. Il varo di disegni di legge governativi ha certamente contribuito a far procedere in maniera più spedita questo iter, ma è eccessivo attribuire ad essi la primogenitura.
Onorevole Ministro, nel corso del suo intervento, tra i risultati prodotti dal Governo nella lotta alla violenza contro le donne, lei ha poi rivendicato il disegno di legge sulla prostituzione. È condivisibile il principio di considerare reato la prostituzione nelle strade, ma al tempo stesso si debbono predisporre strumenti per evitare che lo sfruttamento di donne innocenti si sposti all'interno di case, laddove è ancora più difficile debellarlo. Vi è poi un punto sul disegno di legge proposto dal Governo che non mi trova assolutamente d'accordo. È il comma 2 dell'articolo 2, che prevede il rimpatrio nei paesi di origine delle prostitute minorenni.
In questo modo, oltre a negare quanto prescritto dall'articolo 18 del decreto legislativo n. 286 del 1998, si colpisce con un'esclusione di fatto chi è stata portata con la forza nel nostro Paese ed è stata obbligata a prostituirsi. Rimandando queste donne nel loro Paese di origine o le si espone alle vendette delle organizzazioni criminali o si consente a tali organizzazioni di rimettere facilmente sulle strade - in Italia o in un altro Paese - queste stesse donne.Pag. 86
Rimane poi la questione delle risorse da utilizzare nella lotta alla violenza contro le donne. Aver cancellato gli ormai famosi 20 milioni dall'apposito Fondo per il sostegno alle vittime delle violenze sessuali è stato un errore politico enorme. Un giudizio che esprimemmo allora e che riconfermiamo anche oggi. Chi come noi chiede il ripristino di questi 20 milioni di euro non lo fa, onorevole Ministro, per amore di polemica, ma perché ritiene che cancellare quel poco che già esisteva non sia il modo migliore per avviare l'azione di un Governo nel contrastare la violenza sulle donne.
Che la posizione di Italia dei Valori sia assolutamente responsabile è dimostrato dal fatto che siamo stati disponibili a soprassedere su una questione come questa, per consentire l'approvazione di un testo comune che, tra l'altro, impegna il Governo a presentare al più presto un piano di azione elaborato dal Dipartimento pari opportunità e a prevedere per questo piano adeguate risorse finanziarie. Le altre misure previste dal dispositivo della mozione, che ci avviamo ad approvare, prevedono, inoltre, la promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione, il potenziamento della rete dei centri antiviolenza, la formazione del personale e l'assistenza alle vittime.
Si tratta di provvedimenti che, per essere realizzati, richiedono l'utilizzo di risorse economiche. Lei, Ministro, ci ha rassicurato dicendo che le risorse si troveranno e noi oggi, nell'interesse unico delle donne, le facciamo un'apertura di credito che sono certa si impegnerà a rispettare, perché servono atti concreti da realizzare al più presto, in particolare alla luce dei tristi fatti di questi giorni.
A tal proposito, signora Ministro, ho letto un suo intervento sul Corriere della Sera all'indomani della concessione degli arresti domiciliari ad uno dei presunti colpevoli del cosiddetto «stupro di capodanno» a Roma. In quell'intervento pronunciava parole indignate e dure nei confronti di chi si macchia di stupro e invocava per questa persona delle pene esemplari.
Non ho alcun problema ad ammettere che ho condiviso le sue parole, però onorevole Ministro mi sarei aspettata un suo intervento anche a seguito dell'agghiacciante battuta del Presidente del Consiglio. Sarebbe stato davvero importante perché il solo fatto che il Capo del Governo arrivi a fare una battuta su un tema come quello degli stupri denota che da parte del Presidente del Consiglio c'è una notevole difficoltà a comprendere la sofferenza che produce un atto di violenza sessuale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Un suo intervento che condannasse il becero concetto che associa la violenza sessuale alla bellezza della vittima, quasi che la bellezza fosse parte in causa della violenza, forse avrebbe fatto irritare il Presidente del Consiglio, ma sarebbe servito a far capire che il Governo affronta in modo serio il fenomeno degli stupri e il dramma che questi atti infami producono.
L'Italia dei Valori è consapevole della delicatezza del tema che stiamo affrontando ed è per questo che, con responsabilità, ha rinunciato alla votazione del proprio testo per aderire ad un documento politico comune che vuole rappresentare un forte messaggio da parte della politica: una condanna nei confronti delle violenze e delle discriminazioni verso le donne. Mi auguro che il Governo sappia tenerne debito conto e chiaramente annuncio il voto favorevole al testo che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, oggi purtroppo la nostra discussione è fortemente condizionata dagli attuali drammatici fatti di cronaca che ci raccontano, con la cruda durezza della realtà, storie di donne, di bambine, violate e abusate, la cui vita difficilmente tornerà ad essere quella di prima: lo stupro di capodanno, frutto dello sballo di un giovane di una famiglia normale, di unaPag. 87famiglia perbene, quello della quarantunenne alla fermata del bus nel quartiere di Primavalle, la violenza brutale del branco di Guidonia. Permettetemi per inciso un plauso alle forze dell'ordine, al comando dei carabinieri, che hanno assicurato alla giustizia questi pericolosissimi criminali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). E ancora la violenza ad una bambina di dodici anni, abusata a Torino dal fidanzato della madre. Episodi che suscitano sdegno, orrore, indignazione, rabbia, che ci fanno urlare e gridare: mai più, basta; ma che purtroppo denunciano come ancora troppe siano le donne vittime di violenza.
La violenza fisica e sessuale rappresenta, infatti, ancora oggi una delle forme di violazione dei diritti umani più gravi e diffusa nel mondo che ha assunto negli ultimi decenni una visibilità crescente, suscitando una sempre maggiore attenzione, fino a diventare una priorità di azione sia a livello internazionale, sia a livello dei singoli Governi. Nonostante i diritti delle donne costituiscano ormai parte integrante ed inalienabile di quel patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche, quello con cui ci troviamo a confrontarci è un dato drammatico, allarmante, sconfortante. La violenza nel mondo è la prima causa di morte per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni. La violenza uccide più delle malattie, degli incidenti stradali, delle guerre.
Veniamo ai dati di casa nostra. Secondo recenti dati ISTAT sono 6.743.000 le donne dai 16 ai 70 anni che sono state vittime di violenza fisica, di violenza sessuale, il 31,8% delle donne di questa età. Sono cinque milioni le donne che hanno subito non solo violenza psichica o fisica, ma violenze sessuali nello specifico, il 23,7 per cento. Sono un milione le donne che hanno subito stupri o tentati stupri. Il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal proprio partner; il 24,7 per cento delle donne ha subito una violenza da parte di un altro uomo; 2.077.000 donne hanno subito comportamenti persecutori - il cosiddetto stalking di cui discuteremo al termine di questi lavori - da parte del partner oppure di un estraneo.
Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate e, quindi, possiamo anche tener conto che, quando si parla di violenza sessuale, purtroppo per la donna, è ancora forte il senso della vergogna per l'offesa subita. Questo è un problema sul quale tutti noi dovremmo riflettere. Se ascoltiamo le donne che hanno subito violenza, si comprende come si sentano in qualche maniera condannate dalla società per ciò che hanno subito. Nonostante viviamo nell'epoca delle pari opportunità - lo dico anche al Ministro -, questa è ancora la vergogna che subiscono e che si portano dietro le donne vittime.
Quindi, in questo caso il reato resta sommerso perché la denuncia non c'è quasi mai. Purtroppo si parla di un sommerso addirittura del 96 per cento delle violenze, quando queste vengono subite dal partner. Questo è il quadro statistico che ci troviamo di fronte. Ma ricordiamoci che dietro l'asettico dato numerico vi sono i volti delle donne maltrattate, abusate, violate, vittime troppe volte silenti, alle quali siamo chiamati a dare risposte prima che qualcuno veramente abbia voglia di farsi giustizia da sé.
Per questo motivo diciamo che cogliamo favorevolmente e riteniamo la giornata di oggi molto importante, perché finalmente tutte le forze politiche presenti in Parlamento hanno deciso di mettere da parte le divisioni, i particolarismi, le diverse sensibilità per quanto riguarda le discriminazioni, le pari opportunità, i diritti umani e siamo riusciti ad arrivare alla predisposizione di un dispositivo comune contro la violenza sessuale e di genere per far capire che c'è un'unanime condanna di un crimine orribile come questo e che è il momento di scendere ad adottare soluzioni concrete. Quindi questo è un bel giorno per la Camera dei deputati e un momento e un segnale di unità che diamo al Paese su un tema scottante come questo.
Dunque, da dove partire? Nel dispositivo che abbiamo predisposto chiaramentePag. 88si dà grande importanza all'educazione culturale, ad una educazione che insegni a partire dalle scuole di ogni ordine e grado il rispetto della cultura della parità e che educhi alla cultura del rispetto. È chiaro che bisogna educare alla non violenza, al rispetto della donna, al rispetto della sua sessualità che non può mai essere imposta. Infatti se andiamo ad analizzare gli episodi della violenza, che cosa possiamo vedere? Molte volte, purtroppo, si intrecciano con una non-cultura dell'uso della forza, della sopraffazione. Questa purtroppo è una non-cultura che si sta diffondendo nei nostri giovani: voler affermare una sessualità per forza, prendersi tutto quello che piace, prendersi tutto quello di cui si ha voglia. È questa l'origine della violenza nei confronti delle donne e questo è all'origine del bullismo.
Dunque dobbiamo anche interrogarci sull'immagine a livello mediatico, sui messaggi che siamo in grado di trasmettere ai nostri giovani. Ricordiamo - l'ho detto prima - lo stupro di capodanno, frutto dello sballo. Tuttavia purtroppo non è l'unico caso; se pensiamo che su Facebook uno strumento utilizzato dai giovani, si può inneggiare alla violenza, alla violenza sessuale, tutto questo ci deve far riflettere ma richiede un intervento. Bisogna passare dalle parole ai fatti.
Vi è inoltre certo anche la violenza all'interno delle famiglie: nessuno lo nega. È una violenza dal volto amico più dolorosa e più difficile da denunciare e, quindi, va benissimo il fatto che nella mozione si pensi al potenziamento dei centri antiviolenza e di tutte le strutture che possono raggiungere le donne e aiutarle a diffondere il dramma.
Vi è inoltre il problema dell'immigrazione, del rapporto con culture diverse dalla nostra, che hanno un diverso rispetto della donna. Ricordiamoci i casi di infibulazione nel nostro Paese, giustificati dai genitori stessi che sottopongono le bimbe a torture orribili in nome di una cultura sbagliata. Noi dobbiamo educare. Ricordiamoci Hina Salem uccisa dal padre, da un autentico clan familiare soltanto perché voleva vivere alla maniera occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quello che mi ha colpito molto di più non è stata soltanto l'uccisione di quella ragazza ma il pianto di dolore della madre al momento della condanna dura che, finalmente, in quel caso c'è stata da parte della magistratura nei confronti del padre e dei familiari.
Inoltre vi è la violenza brutale, lo stupro, frutto del degrado delle nostre città e delle nostre realtà urbane che, anch'esso, si lega fortemente al deficit di sicurezza che vi è, purtroppo, nelle nostre città.
Dunque abbiamo una grande occasione, che alla Camera dei deputati e al Parlamento non deve sfuggire, per dare risposte all'opinione pubblica e al Paese.
Come dobbiamo procedere? Chiaramente sull'altare della legalità: lo Stato non può rispondere a questi attacchi con le margherita o con il buonismo, ci vuole la tolleranza zero! Dunque espulsione dei clandestini, sgombero dei campi rom, potenziamento delle forze dell'ordine, militari nelle nostre città: sicuramente tutto ciò deve essere portato avanti.
Ma occorre anche una politica forte di repressione e di prevenzione, che porti ad una modifica dell'attuale sistema normativo. Occorre anche fare di più per condannare decisioni discutibili da parte della magistratura, perché non è possibile che l'operato delle forze dell'ordine venga vanificato da provvedimenti-scandalo come la condanna a 29 anni per l'assassino della signora Reggiani, solo perché si è difesa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), o la concessione degli arresti domiciliari al violentatore di capodanno perché sì, è pericoloso, però la famiglia lo potrà controllare.
Allora, bisogna avere il coraggio di dire che se la magistratura sbaglia e se il magistrato sbaglia deve essere rimosso, deve essere sanzionato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).Pag. 89Oppure, se non vi è solo la mala giustizia, il Parlamento deve intervenire e deve farlo con una nuova legge.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, per ribadire quelli che secondo me dovranno essere gli aspetti di una nuova legge. Abbiamo una grande occasione: a marzo è stato inserito nel programma il provvedimento relativo alle nuove norme contro la violenza sessuale. Io sono la relatrice e devo ringraziare tutti coloro che in Commissione stanno collaborando per arrivare ad un testo unificato, che possa dare veramente delle risposte. E dico a tutti quelli che hanno fatto roboanti affermazioni in questi momenti, sia a destra sia a sinistra: basta con gli slogan, garantiamo veramente la certezza della pena, perché gli stupratori non devono stare in libertà, gli stupratori devono scontare pene severe e le devono scontare in carcere! Quindi, occorrerà aumentare le pene e i minimi edittali attualmente previsti, occorrerà cancellare lo scandalo dell'arresto, che purtroppo non è ancora obbligatorio in flagranza di reato (vi è solo l'arresto facoltativo, che lascia la facoltà al giudice).

PRESIDENTE. Onorevole, le devo chiedere di concludere.

CAROLINA LUSSANA. Concludo dicendo che occorre veramente intervenire. Ne abbiamo l'occasione: non perdiamola, non per una giustizia sommaria, ma per una vera giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non è la prima volta che trattiamo temi che riguardano le donne quando precedentemente abbiamo trattato il tema dei disabili: è successo già in precedenza. Ciò fa partire una riflessione su quanto alcuni temi siano importanti e per combinazione camminino spesso insieme: soggetti importanti della nostra società, coloro che hanno delle disabilità e le donne, che non sono affatto soggetti deboli, ma che lo diventano nel momento in cui sono violate, violentate, sfruttate.
Questa è una giornata che ritengo molto particolare, perché mette al centro della politica i diritti umani, ma i diritti umani più veri e più importanti, che sono quelli delle donne, dei disabili, dei bambini: ciò credo che faccia fare un salto di qualità alla politica, che non può occuparsi solo di questioni certamente importanti, ma non così centrali per ogni essere umano.
Dunque, abbiamo dedicato tempo a questo argomento e ritengo che oggi sia una giornata positiva non solo per i temi che sono all'ordine del giorno, ma anche perché - come è stato precedentemente ricordato dai colleghi - siamo arrivati a un punto di convergenza, per cui le «impegnative» nei confronti del Governo sono condivise e il Ministro Carfagna si è detta favorevole ad accoglierle.
Non so se sia accaduto in precedenza che si registrasse una unanimità così ampia e così convinta in questo senso e non so se il Governo si sia sempre dimostrato favorevole ad accogliere delle istanze che lo impegnano seriamente a assumere dei provvedimenti.
Quello che voglio dire in questo mio intervento è che non dovremmo mai limitarci a delle celebrazioni piuttosto sterili, un po' di maniera e un po' obbligate quando si parla di temi di questo genere. Non dovremmo metterci la coscienza a posto semplicemente perché qui, in questa sede, sono stati affrontati questi temi e si cerca in qualche modo di dare delle risposte. Non credo che sia il momento di celebrazioni un po' sterili, ma che sia il momento di un impegno molto serio, molto importante e molto coraggioso non solo da parte del Governo, ma da parte dei parlamentari di tutte le forze politiche e di tutti coloro che non si siedono in quest'Aula. Non è solamente una questione di leggi o di Governo, ma è una questione culturale.Pag. 90Dobbiamo affrontare alla radice un problema culturale che riguarda le donne, che riguarda la violenza, che riguarda l'offesa ad esseri umani che si vedono violati nei loro diritti fondamentali.
Non credo - e questa è una nota un po' amara che desidero fare - che in passato ci sia stato un vero impegno in questo senso, altrimenti non si capisce come siano possibili i numeri che i colleghi hanno riportato in precedenza, come sia possibile che esistano delle statistiche così allarmanti e delle cifre così drammatiche per quello che riguarda la violenza sulle donne e la violazione dei diritti umani. Evidentemente, non è stato fatto tutto il possibile e non siamo stati in grado di dare delle risposte credibili, forse per superficialità, forse per mancanza di mezzi, forse per incapacità, forse perché non siamo ancora in grado di entrare davvero nel dramma delle donne che sono state violate.
Quello che è avvenuto in questi giorni avrebbe dovuto farci riflettere e spero che a ciò sia servito. Queste donne sconvolte che avranno per lungo tempo la vita rovinata, questi drammi dovrebbero davvero farci fare un sussulto di coscienza, di proposte e di alleanza intorno a tali argomenti.
Detto questo, sono anche contenta, perché nell'impegnativa del Governo sono state in qualche modo superate delle diversità culturali che qui intendo ribadire e sottolineare, proprio per dire che, se si vuole, è possibile arrivare a testi condivisi. Il collega Iannaccone ha ricordato che avevo precisato di essere molto preoccupata del fatto che si sottolineassero in continuazione le violenze che avvengono in famiglia. Prendo nota con soddisfazione che nei colleghi non vi era alcuna intenzione di criminalizzare la famiglia, non ho neanche pensato che avessero intenzione di farlo; ma rimane il fatto che anche fuori da quest'Aula, in molti convegni, così come in televisione molte persone continuano ad affermare che le violenze in famiglia rappresentano la stragrande maggioranza delle violenze stesse, quasi che la famiglia sia quella che genera mostri, che offende, che viola, che uccide e che abortisce.
Non è così, sappiamo che non è così e se la famiglia è fonte di alcuni mali - e non possiamo negarlo, non siamo qui per farlo - è anche vero che essa è fonte di tutti i beni possibili e che, se vi è un benessere in famiglia, non vi sono dubbi che vi è altrettanto benessere nelle persone che ne fanno parte: la famiglia come fonte di benessere e come tale va tutelata, affrontata, sostenuta e aiutata, cosa che purtroppo non sempre avviene da parte dei Governi, né questo né quelli precedenti.
È, allora, una famiglia che va sottolineata nel suo ruolo positivo e aiutata prima che diventi multi problematica perché, quando in famiglia scoppia la violenza e c'è del male, a quel punto il male è spesso irreparabile ed è troppo tardi. Ci vogliono solo degli esperti, dei medici, persone che devono soltanto curare le ferite. Noi dobbiamo intervenire prima che ciò avvenga.
Una seconda questione che mi piace sottolineare in positivo è il fatto che sia stata superata nell'impegno del Governo (e che è invece presente nelle mozioni presentate precedentemente) l'ideologia, che non mi sento di condividere, che confonde i problemi delle donne con quelli dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Ho già detto in precedenza che questi argomenti non sono pertinenti e attinenti al tema delle donne; non hanno nulla a che vedere con esso e mi sono molto preoccupata affinché la violenza sulle donne, argomento drammatico che ci vede tutti coinvolti e uniti, non venisse usata come una specie di grimaldello per far passare delle idee che non sono scritte nella nostra Costituzione. Non si può far passare l'idea che ci siano dei diritti sanciti dalla Costituzione quale quello dell'orientamento di genere e dell'identità sessuale. Questo argomento esula dalla questione della violenza sulle donne e non si può - lo ripeto - cercare di far credere che, trattando della violenza sulle donne, dobbiamo anche occuparci di questioniPag. 91che non sono assolutamente pertinenti al tema. In altri termini, non credo si possa contestare il dato biologico della distinzione tra un uomo e una donna, una differenza sessuale biologicamente data, e invece ammettere che ci sono degli orientamenti sessuali, magari dovuti a influenze culturali e a orientamenti personali, tali che il diritto debba essere piegato a queste esigenze e a queste identità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sto per concludere, signor Presidente. Mi sembra un buon momento per realizzare interventi massicci a favore delle donne, che bisogna sostenere anche affinché denuncino le violenze di cui sono oggetto. Ci dobbiamo interrogare sul perché le donne non dicano di essere state violentate, perché non si sentano capite, accolte, aiutate e, nella stragrande maggioranza dei casi, tacciano.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Allora, ben vengano strategie di intervento, tenendo presente tutti i problemi che le donne devono affrontare nella vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, quando si parla di diritti umani per noi, per me, essere di parte significa stare dalla parte delle donne.
È con questo spirito e lontano da ogni strumentalizzazione che il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza alle donne, abbiamo presentato la nostra mozione. Volevamo un confronto serio su un tema che interroga le culture e i Governi e che definisce, oggi, il profilo della democrazia; è un confronto su un piano d'azione ad ampio raggio, che poi è la condizione per contrastare quell'ingiuria antica - ha detto bene la collega Mura in sede di discussione generale - che sono il sopruso e la violenza sulle donne e sulle bambine. Si tratta di un'ingiuria antica che si presenta, oggi, con tratti inediti.
Nelle ultime settimane altre efferatezze e altre richieste di giustizia, fino alla rivolta, scuotono la coscienza di ciascuno di noi e lo fanno qui, in casa nostra.
Il nostro Parlamento ha dunque il dovere di assumere una responsabilità costante e determinata sui diritti umani delle donne, una frontiera verso cui non è permesso alcun relativismo o alcuna indifferenza.
Badate: non è una questione scontata, perché pretende una lettura coraggiosa della politica, dell'economia, dell'uso delle risorse, della giustizia, dell'immagine della donna e del territorio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,25)

BARBARA POLLASTRINI. Parliamo di donne che, insieme ai bambini, sono sempre le vittime meno colpevoli quando a prevalere è la logica del sopruso e della guerra, come è accaduto da ultimo a Gaza, dove la sconfitta della diplomazia - speriamo temporanea - ha prodotto tanto lutto in particolare, appunto, tra le donne e i bambini.
In uno sviluppo squilibrato, le donne pagano il prezzo maggiore tanto che gli economisti parlano di una «femminilizzazione» della miseria.
Questa è la cornice globale in cui si inserisce la nostra mozione ed ha fatto bene la collega Carlucci a ricordare nella discussione sulle linee generali, quello che definirei il «filo nero» che lega il mondo: nell'accanimento sul corpo delle donne si ripropone l'ansia maschilista del dominio sull'altro come atto di forza, di identità virile e di branco.
Non voglio ripetere le cifre, ma sono dati che inchiodano - li riportava poc'anzi la collega Lussana - e che portano anche in Italia una pattuglia di uomini più attenti a interrogarsi su questa tragedia chePag. 92riguarda le coscienze di tutti, ma in particolare le loro coscienze.
Oltre 6 milioni sono le donne che in Italia hanno subito, nel corso della vita, molestie o violenze. Può capitare che l'inizio delle molestie avvenga quando la donna è incinta del primo figlio e il marito o il convivente sente incrinarsi il suo potere maschile, oppure quando la donna decide di interrompere un legame.
Avvengono - lo abbiamo visto in questi giorni - delle mostruosità sulla strada, ma ci sono anche atti di perversità nelle scuole, persecuzioni nei luoghi di lavoro e i drammi più numerosi - questa è la verità - si consumano nelle case, nell'ambito affettivo della vittima ed è una piaga trasversale ai diversi ceti sociali. Tuttavia, esiste una differenza: se una donna ha un'autonomia anche economica, può forse ricostruirsi un futuro, altrimenti alla violenza si somma l'impossibilità a ribellarsi ad una condizione di schiavitù. Proprio - mi rivolgo alla collega Capitanio Santolini - perché famiglia e amore sono parte di noi e decisivi per la solidità personale di ognuno e della comunità, vanno aiutati in quei casi in cui la sfera più intima di una donna o di un bambino precipitano nel buio delle persecuzioni.
Parliamo dunque oggi in quest'Aula di un grande tema globale che ci attraversa e che investe tutte le società moderne, tanto che le Nazioni Unite ipotizzano una nuova fattispecie di reato denominato «femminicidio».
Nonostante ciò - lo voglio dire - nel mondo cresce la pressione femminile per la dignità e la libertà, anzi è proprio per questo che i rigurgiti fondamentalisti si manifestano sempre più spesso con una violenza inedita. Hanno i visi di una ragazzina lapidata circa un mese fa a 13 anni, quelli sfigurati dall'acido, l'immagine dell'orrore degli stupri collettivi o di quelle bambine che, in angoli della terra, non vedranno la luce per il solo fatto di nascere femmine, ma anche delle donne imprigionate nei burka e delle schiave a cui nel nostro Paese viene impedita ogni autonomia. Hanno il viso di Hina e di circa 100 mila donne che da noi subiscono l'infibulazione, hanno il viso della vicina della porta accanto.
Ecco perché le elite più illuminate vedono nella sicurezza e nei diritti umani e civili delle donne la frontiera più avanzata della democrazia, l'antidoto ai fanatismi, la condizione per il dialogo nel mondo e per la crescita; la premessa per il rispetto di tutti, a prescindere da razza, religione, orientamento sessuale, differenti abilità, come affermato nell'articolo 21 della Carta di diritti fondamentali dell'Unione europea.
Sono riferimenti giusti, perché la violenza talvolta si manifesta nei suoi aspetti più brutali in nome di una reazione duplice: ti colpisco perché donna e suora cattolica, ti colpisco perché donna e lesbica, perché donna e di un'etnia diversa dalla mia o perché, nella mia brutale concezione, come è avvenuto da parte di quel branco, la tua vita vale meno e sei un corpo a disposizione della mia sessualità.
L'Europa, proprio l'Europa, per la sua storia, sul punto cruciale della dignità e della libertà femminile può dare impulso ad un messaggio universale e oggi, con l'impatto della nuova Presidenza americana, questo messaggio può essere più forte.
Ciò che non si può fare è ridurre questa materia al contrasto tra l'Occidente e gli altri, perché lo scontro non è tra civiltà, ma nelle civiltà, come ci raccontava ieri - lo voglio ricordare in quest'Aula - la tragedia del Circeo e come ci racconta oggi la tragedia del branco di Guidonia.
È un impegno, dunque, che chiede a tutti coerenza verso i principi laici scolpiti nella Costituzione che ruotano attorno al valore della dignità della persona e verso regole cogenti, che tutelino il rispetto e l'autodeterminazione di ogni donna, a partire da chi richieda la cittadinanza nel nostro Paese.
Certamente è l'impegno verso atti concreti perché, colleghi, ci sono più modi per discutere dei diritti umani e della sicurezza delle donne: quello strumentale, che non ci appartiene, dell'usare singole tragedie per aggregare consensi o, peggio, perPag. 93indicare il nemico nel diverso da noi; quello più polemico come «nulla è stato fatto prima, mentre stiamo facendo tutto adesso», magari con l'aggiunta di qualche battuta scomposta del Premier, e poi l'unico modo serio con cui affrontare questa piaga, ossia capire che non è solo una delle tante emergenze, ma è una battaglia, nello stesso tempo, di giustizia, di educazione, di coesione della società e di democrazia.
Allora, con onestà dico che un lavoro era stato avviato e la Ministra attuale lo sa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BARBARA POLLASTRINI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. L'obiettivo era ed è quello di un piano d'azione sostenuto da fondi in crescendo negli anni, dotato di un osservatorio permanente, di numeri verdi, di un coordinamento tra Ministeri, operatori della giustizia e della sanità, enti locali e forze dell'ordine, di risorse per associazioni, centri antiviolenza e, certamente, di adeguamenti legislativi.
In Commissione giustizia si è avviato l'iter del disegno di legge contro la violenza sessuale; il precedente Governo aveva approvato una proposta con la finalità di un piano d'azione integrato e lo stesso era accaduto per le molestie persistenti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

BARBARA POLLASTRINI. Sto davvero concludendo. Poi, come è noto, si sono sciolte le Camere e ora sullo stalking il Governo attuale ha una sua proposta. Noi abbiamo detto: andiamo avanti e abbiamo presentato i nostri emendamenti con la volontà di arrivare a una legge efficace. Con la stessa sincerità, però, glielo dico prima, non abbiamo fatto abbastanza perché nessuno fa mai abbastanza e può accontentarsi fino a quando c'è anche una sola donna costretta a subire violenza.
Insomma, noi ci siamo, diremo i nostri «sì» e i nostri «no»: su questa base voteremo oggi con convinzione il dispositivo concordato con le deputate di tutti i gruppi...

PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Pollastrini.

BARBARA POLLASTRINI. ...e con altrettanta convinzione voteremo la premessa che abbiamo presentato nella nostra mozione, perché ci sono principi, valori e coerenza per noi assolutamente irrinunciabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, colleghi, esponenti del Governo, i diritti delle donne sono parte integrante ed inalienabile di quel patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche. Nonostante il riconoscimento di fondamentali diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, la violenza fisica e sessuale è ancora oggi una delle forme di violazione dei diritti umani più grave e più diffusa nel mondo. Purtroppo, i recenti e drammatici fatti aggravano ancora di più questa situazione.
È da questa premessa che oggi la sottoscritta, insieme a Isabella Bertolini e a tutte le donne del Popolo della Libertà, con l'onorevole Lussana della Lega Nord, con le parlamentari Pollastrini, Amici e Concia del Partito Democratico, con l'onorevole Mura dell'Italia dei Valori e con l'onorevole Capitanio Santolini dell'UdC, abbiamo voluto compiere un passo importante coinvolgendo tutte le forze politiche qui rappresentate per arrivare a votare un dispositivo unitario che impegna il Governo a predisporre, in tema di contrasto alla violenza sulle donne, azioni di prevenzione e a introdurre norme che garantiscano certezza della pena e tutela della dignità delle vittime di simili disgustosi reati.Pag. 94
Cari colleghi, mi riferisco a quella tutela della dignità volta ad assicurare che non si possa più verificare la possibilità che chi ha commesso uno stupro oggi possa stare agli arresti domiciliari. Per arrivare a questo risultato, ognuno di noi ha saputo compiere un passo indietro pur di raggiungere quel traguardo importante quale la lotta alla violenza sulle donne. Su questo obbiettivo oggi le donne di quest'Aula hanno saputo unirsi, così come tutti i colleghi. Questo, permettetemi, è un grande risultato. Noi, infatti, abbiamo saputo dimostrare oggi che, pur partendo da sensibilità diverse per formazione, percorso politico o culturale, siamo uniti in questa battaglia. Cari colleghi, questa è la risposta più seria che il Parlamento oggi dà alle donne che sono fuori da quest'Aula e che chiedono di essere rispettate e allo stesso tempo tutelate.
Questo voto (rispetto al dispositivo ovviamente annuncio il voto favorevole del PdL) è stato il frutto di un lavoro costruttivo delle donne compiuto in maniera trasversale e segna finalmente un cambio di passo per la politica di cui si sentiva veramente la necessità. Di fronte, infatti, alle immagini che tutti noi abbiamo visto scorrere in questi giorni nei programmi televisivi, non potevamo certo ancorarci su posizioni di parte, ma dovevamo mandare un messaggio chiaro, forte e determinato. Oggi credo che ciò sia stato fatto e che la politica abbia recuperato il suo senso.
Ringrazio quindi, colleghi, il Governo e in particolare il Ministro per le pari opportunità per l'impegno che oggi, con l'espressione del voto favorevole sul dispositivo, assume in quest'Aula. Nello stesso tempo ribadiamo, caro Ministro, la nostra più totale disponibilità come donne, come esponenti politici e come rappresentanti dei cittadini in quest'Aula a collaborare fattivamente nella realizzazione del piano di azione contro la violenza sulle donne. L'impegno che quest'Aula si assume oggi, grazie alla presenza delle donne in quest'Aula (perché questo è risultato di noi donne in quest'Aula), credo sia anche la migliore premessa affinché su tutte le norme che ci stiamo per apprestare a votare le donne sappiano ancora una volta unirsi affinché i diritti delle donne stesse non siano più violati, ma tutelati a partire dal Parlamento sovrano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, sono orgogliosa e, se mi consentite, anche commossa nell'annunciare all'Aula finalmente che il Governo, nella persona del Ministro Alfano, e ringrazio anche il sottosegretario Caliendo, inserirà attraverso un emendamento che abbiamo promosso, al quale tenevo molto, il gratuito patrocinio per le vittime della violenza sessuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è un fatto estremamente concreto, perché molte donne, voi lo sapete, lo sanno tutte le colleghe e i colleghi che si occupano di questo, spesso non denunciano perché non hanno i mezzi. Proprio ieri ho ricevuto una telefonata di una ragazza che era stata violentata: si era svolto un processo penale, e per il processo civile aveva dovuto pagare solo di avvocati 25 mila euro (Applausi della deputata Sbai).
Ringrazio quindi il Governo, e mi auguro che possa inserire anche ulteriori modifiche, come il divieto di concessione degli arresti domiciliari, l'aumento dei tempi della prescrizione per questo reato, e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, in caso di condanna, dello stupratore. Ringrazio veramente il ministro Alfano e il sottosegretario Caliendo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, anch'io voglio esprimere le mie felicitazioni al Ministro della giustizia per averPag. 95intrapreso questa iniziativa, anche perché, purtroppo, oggi chi commette un reato può avere il gratuito patrocinio, mentre chi lo subisce deve pagarsi le spese di parte civile nei tribunali. Mi auguro che a seguito di questa mozione ci possano essere più iniziative da parte delle istituzioni, promuovendo anche attraverso il volontariato azioni nei confronti delle donne che hanno subito violenze, che talvolta, spenti i riflettori della cronaca, rimangono sole con il proprio dolore.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FILIPPO ASCIERTO. Ma ho chiesto di intervenire a titolo personale solo ed esclusivamente perché oggi, da carabiniere, mi sento ancora più orgoglioso, rispetto a qualche ora fa, in quanto voglio ringraziare l'Arma dei carabinieri per aver, attraverso un'operazione di servizio eccellente, impeccabile sotto ogni forma, tratto in arresto i quattro stupratori, che hanno ben poco a che vedere con l'umanità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come già ricordato, in considerazione dell'identità dei dispositivi delle mozioni all'ordine del giorno, così come riformulate, avverto che, essendone stata richiesta la votazione per parti separate, sarà prioritariamente posto in votazione l'identico dispositivo per poi passare alla votazione separata delle tre distinte premesse.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sugli identici dispositivi delle mozioni Pollastrini ed altri n. 1-00070 (Nuova formulazione), Mura ed altri n. 1-00083 (Nuova formulazione) e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 (Nuova formulazione), accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi - Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
484
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Naro, Rubinato e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pollastrini ed altri n. 1-00070 (Nuova formulazione), limitatamente alla parte motiva, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 476
Astenuti 10
Maggioranza 239
Hanno votato
203
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che la deputata Pollastrini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Lehner ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mura ed altri n. 1-00083 (Nuova formulazione), limitatamente alla parte motiva, su cui il Governo si è rimesso all'assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 96
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 483
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato
204
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 (Nuova formulazione), limitatamente alla parte motiva, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 478
Astenuti 9
Maggioranza 240
Hanno votato
266
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Binetti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Prendo atto che il deputato Saglia ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione della mozione Soro ed altri n. 1-00054 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino (ore 18,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della mozione Soro ed altri n. 1-00054, concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali della mozione all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con la mozione in oggetto si intende impegnare il Governo affinché inviti l'onorevole avvocato Nicola Cosentino a rassegnare le dimissioni da sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, poiché più volte indicato da diversi collaboratori di giustizia come fiancheggiatore o concorrente esterno in associazioni criminali di tipo mafioso.
In relazione all'impegno in questione, sollecitato dagli onorevoli presentatori, per ragioni di opportunità e di precauzione si comunica di aver richiesto informazioni alla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli, direzione distrettuale antimafia, quale autorità giudiziaria competente ad indagare al riguardo. Con nota in data 19 gennaio, la predetta procura ha precisato di non poter fornire allo stato alcuna notizia in merito ai fatti indicati, trattandosi di indagini delegate alla polizia giudiziaria, e, come tali, coperte da segreto.
Se questi sono i fatti, è evidente che la questione emersa nel corso del dibattito, relativa all'applicazione o meno del principio della presunzione di non colpevolezza, credo che non abbia alcuna attinenza, perché il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza presuppone che vi sia un'accusa e, nell'ipotesi di specie, non vi è ancora alcuna accusa.
Non solo: si è fatto riferimento ad un'etica pubblica, che dovrebbe semprePag. 97accompagnare il nostro operato e, contemporaneamente, si è richiamato il comportamento di alcuni di fronte ad avvisi di garanzia. Non è l'ipotesi di specie, perché non sappiamo nemmeno se l'onorevole Cosentino risulti iscritto o meno nel registro degli indagati.
Di fronte, quindi, ad un'ipotesi non di accusa dell'organo inquirente, ma di una dichiarazione di un terzo, vi è un problema di tutela delle istituzioni; vi è un problema di etica delle istituzioni, perché una cosa è l'accusa dell'organo inquirente e una cosa è la dichiarazione di un terzo qualsiasi, che potrebbe mettere in forse lo stesso funzionamento delle istituzioni democratiche. Per questa ragione, il Governo esprime parere contrario sulla mozione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milo. Ne ha facoltà.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dall'onorevole Soro riguardo all'onorevole Nicola Cosentino, che siamo chiamati oggi a votare, si inquadra perfettamente nell'attuale contesto di un moralismo imperante, associato all'incapacità di comprendere e di vivere le regole minime dello Stato di diritto.
Non è possibile, in democrazia, giudicare alcuno sulla base di pure e semplici illazioni giornalistiche, oltremodo considerando che l'onorevole Cosentino non ha ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria.
Le dichiarazioni riferite a carico del sottosegretario per l'economia e le finanze da parte di collaboratori di giustizia riguardano, da un lato, fatti risalenti ad anni nei quali l'onorevole Cosentino non ricopriva alcun incarico istituzionale, né a livello nazionale né a livello locale; dall'altro, cosa più importante, sono caratterizzate da macroscopici errori e contraddizioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è nell'interesse dei membri del Parlamento, ma è per il bene stesso della democrazia che la politica non può cedere al pregiudizio. Siamo chiamati tutti a lavorare politicamente avendo il più grande rispetto per le istituzioni e per chi le rappresenta. Dobbiamo superare lo strisciante populismo che spesso ci porta, onorevole Soro, a non fare i conti con le situazioni di casa nostra, trovando più comodo guardare in casa di altri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,50)

ANTONIO MILO. Noi del Movimento per l'Autonomia vogliamo rilanciare il tema assai delicato ed importante di un garantismo vero, non opportunistico. Il Partito Democratico - del quale rispettiamo il travaglio interno - non può ergersi oggi a custode della moralità politica, ma deve interrogarsi sulle storture di un sistema giudiziario e dell'informazione che ha contribuito a portare il nostro Paese alla perdita di rispetto e di competitività sul piano internazionale.
Come non ricordare la storia recente del nostro Paese, come dimenticare i gravi errori giudiziari che l'hanno caratterizzata negativamente e che hanno compromesso la carriera politica e la vita di persone poi giudicate innocenti?
Onorevoli colleghi, la Campania è la mia terra, regione martoriata e con classi di governo non certamente riconducibili al mio schieramento politico; credo però, pur in presenza di uno stato evidente di compromissione di importanti rappresentanti di quella regione, che la mia parte politica abbia sempre mantenuto un atteggiamento garantista e rispettoso, ritenendo che la carica istituzionale andasse tutelata fino al definitivo grado di giudizio.
Mi chiedo però - e lo chiedo all'onorevole Soro - dov'era il Partito Democratico in questo tempo, dov'era la voglia di cambiamento tanto sbandierata? Non vorremmo che i colleghi dell'opposizione cadessero vittime di un moralismo inaccettabile,Pag. 98ma chiediamo che gli stessi, responsabilmente, comprendano il valore della costruzione comune delle riforme di cui questo Paese ha grande bisogno.
Agli uomini e alle donne impegnati in politica di tutti gli schieramenti, ne siamo ben consci, va richiesta trasparenza; essi però vanno giudicati sulla base degli atti che compiono, del merito delle soluzioni che propongono ai gravi problemi che i territori esprimono derivanti dai grandi processi globali. È per questo, signor Presidente, che il Movimento per l'Autonomia esprime un voto contrario sulla mozione dell'onorevole Soro, ma ci sia consentita un'ultima considerazione. L'onorevole senatore Gianrico Carofiglio, autorevole esponente del Partito Democratico, in uno dei suoi più celebri romanzi, a proposito della valutazione della prova, scrive: la credibilità non ha tanto a che fare con la verità, quanto con le percezioni individuali. Con efficace espressione è stato chiarito che lo studio della credibilità si identifica con lo studio di come la gente giudica i libri dalle loro copertine.
L'asserto costituisce un po' l'eco di una celebre considerazione di Dostoevskij secondo cui di cento conigli non si fa un cavallo, da cento sospetti non si fa una prova; ed è da troppo tempo, onorevoli colleghi, che si celebrano processi soltanto sulla base di copertine, di quotidiani e di periodici, ribaltando di talché la cultura della prova e della certezza del diritto in favore di quella del sospetto e dell'infamia giornalistica. Da tanto detto, il cittadino Nicola Cosentino ha diritto ad essere tutelato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori ha firmato in maniera convinta questa mozione presentata dal gruppo del Partito Democratico, in maniera convinta ma - vogliamo anche dirlo - con un certo dispiacere, perché sarebbe il caso che l'Aula non si trovasse costretta a presentare una mozione siffatta di fronte a quella che dovrebbe essere la sensibilità stessa della persona individuata ad indurla a rassegnare le proprie dimissioni.
Dico questo perché sono persino un po' curiose le dichiarazioni di voto che stiamo svolgendo adesso, in quanto soltanto un paio di ore fa siamo stati tutti impegnati in una vicenda, non dico analoga, ma che presenta una qualche similitudine. Poco fa abbiamo impegnato i lavori dell'Aula di Montecitorio per discutere delle dimissioni presentate dall'onorevole Pittelli. Si trattava di un gesto che aveva in sé un che di nobiltà, che avevamo anche apprezzato, ma che poi sappiamo come si è risolto.
Ora, siamo in presenza di una mozione presentata dal gruppo Partito Democratico che poco fa, per rispetto dell'onorevole Pittelli, ha scelto la via dell'astensione. Perché si arriva a proporre una mozione per chiedere a un sottosegretario di dare le dimissioni? Questa situazione è paradossale, perché la sensibilità del collega Cosentino avrebbe dovuto portarci qui a svolgere un altro tipo di discussione. Noi auguriamo all'onorevole Cosentino, come abbiamo fatto prima all'onorevole Pittelli, di poter dimostrare, per davvero, fino in fondo, in maniera assoluta, la propria estraneità ai fatti che sono a lui imputati. Ma, mentre prima eravamo in presenza di una atto della magistratura inquirente, qui siamo in una situazione che, dal punto di vista politico, presenta qualche elemento di gravità in più.
L'onorevole Cosentino, risulta anche dalle considerazioni che ha appena svolto l'onorevole sottosegretario, è indagato per atti rispetto ai quali la magistratura si riserva, stante la delicatezza. Numerose indagini giornalistiche ne hanno dimostrato, più volte, le chiamate in causa da parte di collaboratori di giustizia. Compito, allora, in primo luogo, dell'onorevole Cosentino, e in secondo luogo, del capo di Governo, sarebbe stato dire: mi metto da parte, offro la possibilità che si svolga un'indagine fino in fondo, e che si chiarisca la mia posizione, la mia estraneità aiPag. 99fatti per cui sono stato chiamato in causa. Qui non c'entra la legge, qui c'entra l'etica, l'impulso morale.
Mi rifaccio a quello che è stato l'intervento dell'onorevole Palomba nella discussione sulle linee generali: lasciare, innanzitutto, l'istituzione che rappresenta al riparo da ogni dubbio e dal rischio di coinvolgimento in situazioni che sarebbero gravissime, se fossero provate. Non è in discussione la presunzione di non colpevolezza, nessuno può insegnare ad essere garantisti, ma se l'avessimo presentata noi questa mozione, saremmo stati indicati al pubblico ludibrio come dei giustizialisti, ciechi, e «manettari»; invece, stiamo a discutere seriamente, e serenamente, di un atto di indirizzo al Governo, perché dal Governo stesso non è venuto un atto di sensibilità rispetto alla grave accusa rivolta all'onorevole Cosentino.
Questo non significa essere in contrasto con la presunzione di non colpevolezza, significa porre un'attenzione severa, e rigorosa, al fatto che l'istituzione non deve essere neppure minimamente sfiorata da alcun dubbio. Chi è nominato per incarichi di Governo, o proposto per l'elezione da parte dei cittadini, deve dimostrare che nessun ombra insiste su di lui.
Cari colleghi della maggioranza, preparate i fischi, gli ululati, perché esiste un precedente, quello dell'onorevole Di Pietro, che da Ministro della Repubblica, appena raggiunto da un avviso di garanzia, ebbe il coraggio, la dignità, di dimettersi, di sottoporsi al processo e di rientrare a testa alta sulla scena politica nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora noi vorremmo che non accadesse che per una persona che esercita funzioni di Governo poi ad un certo punto si accertasse una responsabilità per gravi fatti. Sarebbe una macchia per l'istituzione, per il Governo, e per tutte le istituzioni che noi rappresentiamo. Ripeto, auguriamo all'onorevole Cosentino di uscire indenne e a testa alta dalla sua vicenda giudiziaria, dai gravi sospetti che lo hanno raggiunto, però nel frattempo il Presidente del Consiglio suggerisca all'onorevole Cosentino di sospendere la sua attività di Governo. Gli consigli di dimettersi. Poi, quando le cose si chiariranno ci sarà tempo perché l'onorevole Cosentino possa riprendere il suo posto, e magari anche un posto di livello superiore, ma intanto permetta alla magistratura di fare fino in fondo il proprio percorso, e all'opinione pubblica di riconoscere in lui un uomo probo, integro e al di sopra di ogni sospetto, avendo il coraggio di rinunciare, usando le parole che poco fa aveva usato nella sua lettera al Presidente della Camera l'onorevole Pittelli, e di non avvalersi di alcuna prerogativa che possa costituire un diaframma rispetto al completo accertamento della verità dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, sottosegretario Caliendo, onorevoli colleghi, la mozione presentata dal PD, di cui anch'io sono cofirmataria, non si fonda su una valutazione di natura giuridica. Si tratta invece di una valutazione di etica politica, e non si tratta tanto di travaglio interno o meno del Partito Democratico, gentile onorevole Antonio Milo. Non è infatti nostro compito e non è nostro obiettivo emettere sentenze, bensì è nostro dovere difendere il prestigio delle istituzioni che rappresentiamo. La nostra richiesta di dimissioni del sottosegretario Cosentino non rappresenta un atto di accusa. Noi chiediamo invece al Governo, al Parlamento, ai colleghi di maggioranza e di opposizione di fare una scelta di trasparenza, di legalità e di responsabilità istituzionale. Chiediamo appunto di fare una scelta etica che rispetti il prestigio e la dignità delle istituzioni di questo Paese, agli occhi dei suoi cittadini, dei nostri elettori in Italia e - lasciatemi dire - anche nel mondo.
Ma veniamo ai fatti. Dalle indagini sul rapporto tra criminalità e traffico di rifiuti in Campania effettuate dalla procura diPag. 100Napoli sono emersi elementi che gettano ombre di ambiguità sulla condotta del sottosegretario Cosentino. Sono stati pubblicati i verbali di almeno quattro collaboratori di giustizia, figure di primo piano di uno dei clan più pericolosi e spietati della camorra, il clan dei casalesi, che lo accusano di essere stato contiguo a quelle realtà criminali. Io adesso non mi voglio dilungare a ricostruire i fatti e a ricostruire nomi e circostanze emersi da quei verbali che chiamano in causa il sottosegretario Cosentino, ma, come componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, vorrei ricordare a tutti i colleghi l'attività criminale del clan dei casalesi non riferendomi ad articoli di giornale ma all'indagine svolta al proposito dalla Commissione antimafia nella precedente legislatura. Da questa indagine emerge il quadro di un clan infiltrato nel territorio con la sua attività criminale, quella dei traffici illeciti e le commistioni con alcuni poteri deviati, dei voti di scambio e del lucroso business dei rifiuti tossici che avvelenano il territorio e i cittadini del sud. Come Partito Democratico nell'attuale Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere abbiamo chiesto da settimane che vengano acquisiti gli atti sul caso Cosentino: ad oggi, non ci sono stati forniti. Anche questo è un segno del fatto che questa maggioranza non sta trattando questa vicenda con la dovuta attenzione e con il dovuto rigore. Ma qui in Aula, oggi, non ci poniamo l'interrogativo se le accuse mosse dai vari collaboratori giustizia nei confronti del sottosegretario Cosentino siano vere o siano false. Lasciamo alla magistratura il compito di appurarlo. La domanda cui invece dobbiamo rispondere è se in un Paese democratico, fondato sul rispetto delle istituzioni, un rappresentante del Governo possa continuare a ricoprire un incarico così delicato nonostante gravino su di lui sospetti di collusione con un sodalizio criminale.
Per il cittadino Cosentino vale quello che vale per chiunque: si è innocenti fino a prova contraria. Anche in questo caso la giustizia farà il suo corso e saprà valutare bene le accuse che ci sono in ballo - non è questo il nostro compito - ma il sottosegretario Cosentino non è soltanto un semplice cittadino, ma un rappresentante del Governo italiano, e cioè un rappresentante di questo Paese. In questa posizione ha una responsabilità che gli impone di non fare ricadere le gravi accuse nei suoi confronti sull'immagine del Governo italiano e tantomeno sull'immagine dell'intero Paese. Per un rappresentante del Governo non vale soltanto il metro giuridico, ma anche il metro etico. Questo gli impone a volte di saper trarre conseguenze politiche indipendentemente dall'arrivo di determinate decisioni giuridiche.
Ciò che chiediamo non è fuori dal mondo e non si tratta di moralismo, come ci rinfacciano i colleghi. Concordo con quanto diceva il collega Evangelisti sul fatto che non ci dovrebbe neanche essere bisogno di richiedere le dimissioni. È una regola non scritta e ferrea che viene applicata in tutte le democrazie che si rispettino.
Se ci sono accuse veramente gravi, e in questo caso nessuno credo possa metterlo in dubbio, fa parte delle usanze democratiche che un rappresentante di Governo o un rappresentante istituzionale lasci il suo incarico per poter chiarire in piena tranquillità la sua posizione senza danneggiare la reputazione dell'istituzione e dello Stato di cui fa parte.
Vorrei portare due esempi per farvi capire meglio. In Germania il presidente della Bundesbank si è dimesso rispetto all'accusa di aver pagato con i fondi della Bundesbank stessa un pernottamento in un hotel che aveva fatto con la moglie e appunto per questa ragione si è ritirato. Allo stesso modo, il potenziale Ministro del commercio degli Stati Uniti non ha accettato la candidatura offertagli da Obama anche se la magistratura aveva solo pochi indizi nei suoi confronti.Pag. 101
Questa è la sensibilità che dimostrano uomini istituzionali in altri Paesi: salvaguardano le istituzioni di appartenenza e l'immagine del Paese. Il sottosegretario Cosentino e il Governo che lo sostiene, invece, fanno esattamente il contrario: con il loro comportamento arrecano un danno alle istituzioni e all'intero Paese. Inoltre, nel caso del sottosegretario non si parla di piccolezze; non si parla di una stanza d'albergo non pagata. Nel caso del sottosegretario Cosentino stiamo parlando di implicazioni mafiose, e quindi di presunti delitti molto gravi, e di accuse che non vengono da un qualcuno o da una persona sola, ma da dichiarazioni convergenti di cinque collaboratori di giustizia, tra l'altro in periodi diversi.
A prescindere dall'eventuale responsabilità penale del sottosegretario, su cui farà luce la magistratura, ci troviamo in una situazione nella quale solo le dimissioni del sottosegretario possono evitare un ulteriore danno. Infatti, lede l'immagine del Governo e del Paese il fatto che un sottosegretario sia stato chiamato in causa per collusioni con la mafia, per di più un sottosegretario di spicco, responsabile del CIPE, il Comitato interministeriale per la programmazione economica.
All'interno della Commissione antimafia negli interventi programmatici di inizio lavori tantissimi di noi commissari hanno dichiarato in modo bipartisan che combattere la collusione tra politica e mafia deve essere una delle prime priorità nel corso di questa legislatura, ma se lasciamo che il sottosegretario continui nella sua attività come possiamo essere credibili nella nostra intenzione di combattere il legame tra mafia e politica?
Come Partito Democratico chiediamo in modo netto e chiaro di scegliere per la legalità, per la trasparenza e per il rispetto delle istituzioni e delle regole democratiche, una scelta concreta che si traduce nella richiesta di dimissioni del sottosegretario Cosentino. È un atto di responsabilità politica e istituzionale che tutelerebbe in primo luogo la sua persona e poi anche il Governo e il Parlamento da ogni sospetto di ambiguità.
Si tratta di una richiesta che il Partito Democratico ritiene di dover avanzare nel rispetto di tutti quei cittadini italiani onesti che ogni giorno, soprattutto nelle realtà difficili del Mezzogiorno, scelgono per la legalità e per lo Stato, anche pagando un prezzo altissimo. Si tratta di una battaglia quotidiana simbolicamente rappresentata dal coraggio dello scrittore Roberto Saviano, che - in Europa e nel mondo - ha fatto conoscere il volto feroce del clan dei casalesi, ma non solo: ha fatto conoscere anche il coraggio degli italiani onesti.

PRESIDENTE. Onorevole Garavini, la prego di concludere.

LAURA GARAVINI. Proprio nel nome di questi italiani onesti, chiediamo al sottosegretario Cosentino di dimettersi e di chiarire da semplice cittadino - e non nella sua veste di rappresentante di Governo - le gravi accuse che gli vengono rivolte, in modo da non far gravare il suo caso sulla dignità del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, potrei cavarmela con poche parole, cioè potrei dire che condivido integralmente l'intervento dell'onorevole Milo, tanto è stato preciso, concreto e realista. Ma il caso è troppo significativo e singolare per non meritare qualche osservazione in più. La mozione presentata è palesemente infondata in diritto e altrettanto palesemente inopportuna sul piano politico ed etico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Cominciamo dal primo aspetto, quello di diritto. Voi chiedete le dimissioni di un sottosegretario sulla base di una mera informazione giornalistica, perché un articolo di giornale ha trasferito su carta le affermazioni - così si dice - di qualche pentito. Non chiedete le dimissioni perché c'è stata una sentenza di primo, di secondoPag. 102o - peggio - di terzo grado, né perché c'è stato un rinvio a giudizio, né perché c'è stato un avviso di reato ovvero un'informazione di garanzia.
Onorevole Evangelisti, c'è una bella differenza: non siamo mica stupidi in quest'Assemblea, sappiamo distinguere tra il caso, che lei ha citato, dell'onorevole Di Pietro, che si dimette dopo avere ricevuto un avviso di garanzia, e colui che si dovrebbe dimettere per non avere ricevuto nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

MATTEO BRIGANDÌ. Bravo!

MAURIZIO PANIZ. C'è una differenza sostanziale o vogliamo pensare che l'azione penale oggi non sia più patrimonio dei magistrati e dei pubblici ministeri, ma che invece sia patrimonio di un qualche giornalista di qualcuno dei nostri organi di informazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? La differenza è talmente sostanziale da non meritare commento! Ma quale fonte cita questa informazione giornalistica? Si tratta di quattro (secondo qualcuno) o cinque (secondo qualcun altro) pentiti. Siamo di fronte, insomma, ad una fonte probatoria che il tempo ha confermato essere di assoluta affidabilità o, invece, siamo di fronte a fonte probatoria che - ammesso e non concesso che esista - ha dimostrato nel tempo tutti i limiti del suo peso e della sua capacità di resistere al confronto probatorio processuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Non solo, nel caso specifico siamo di fronte a pentiti che hanno ritrattato, come vi è noto. Tanto è vero che queste affermazioni risalgono a tre iniziative partite nel 1995 e a tutt'oggi, dopo ben 14 anni, non ancora arrivate al punto da consentire di avere la prova dell'iscrizione dell'onorevole Cosentino nel registro degli indagati. Insomma, siamo di fronte al nulla - lo ripeto - nulla sul piano processuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Il collega Milo ha già ricordato che, secondo uno storico ricordo, cento sospetti non fanno una prova. Tuttavia, in questo caso non siamo nemmeno di fronte ad un unico sospetto che sia degno di essere considerato tale. Insomma, sul piano giuridico non c'è assolutamente niente.
Ma dove mi pare che il discorso crolli totalmente è sul cosiddetto piano dell'opportunità politica. Voi avreste dovuto difendere il ruolo istituzionale di un membro del Parlamento e di un membro del Governo, difendere il nostro ruolo dalle affermazioni calunniose che un qualsivoglia giornale può aver riportato; difendere voi e noi di fronte all'opinione pubblica, non dare seguito ad una qualsivoglia illazione giornalistica, perché l'illazione giornalistica non ha ancora, per fortuna, nel nostro Paese il peso dell'avvio di un'azione penale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma soprattutto voi peccate nel momento in cui misurate voi stessi e gli altri con due pesi e due misure. L'onorevole Evangelisti ci ha ricordato il caso dell'onorevole Di Pietro; in realtà avete capito perfettamente che si è trattato di un autogol, di un boomerang, perché c'è una bella differenza tra chi riceve un avviso di garanzia e chi riceve invece una calunniosa frase riportata da un qualsiasi articolo di giornale. Ma se valesse il principio che voi invocate, forse che il mio amico - e sottolineo mio amico - onorevole Minniti, il quale un anno fa era sottosegretario al Ministero dell'interno, quando è stato chiamato in causa da un'affermazione giornalistica a proposito di presunti affari calabresi illeciti nei quali sarebbe stato protagonista, si è dimesso? Certamente no, e a noi non è passato per la mente di presentare una mozione, perché mai e poi mai avremmo dato seguito ad un'affermazione giornalistica che lasciava il tempo che trovava (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ma voi, colleghi del Partito Democratico, vi chiedete qual è il comportamento che tiene qualcuno dei vostri esponenti, per esempio, in Campania, l'onorevolePag. 103Bassolino? Forse si è dimesso per le affermazioni giornalistiche o, peggio ancora, per le iniziative penali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia)? E voi colleghi dell'Italia dei Valori, avete usato lo stesso metro e la stessa misura con riferimento a vostri componenti che hanno incarichi istituzionali, alti o piccoli che siano, ma sempre incarichi istituzionali, magari estremamente vicini al vostro leader? Forse ci sono state le dimissioni in quel caso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti del deputato Evangelisti)?
Ed ancora se permettete, onorevole Vietti, lei che ha firmato questa mozione, forse ha visto lo stesso atteggiamento da parte del suo collega di partito, l'onorevole Cuffaro, quando ha ricevuto informazioni di garanzia e quant'altro? A che punto sono arrivate le dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Non si possono trattare i casi con due pesi e due misure. Se si vuole essere coerenti si guardi la trave che si ha nei propri occhi prima di guardare eventualmente, ammesso e non concesso che ci sia, la pagliuzza negli occhi altrui. E qui di pagliuzza nemmeno si può parlare perché non può essere certo una pagliuzza un minimo riferimento contenuto in uno dei tanti organi di informazione del nostro Paese.
L'azione penale è una cosa seria; è l'azione penale che determina, ammesso e concesso che possa avere un fondamento, il sorgere dei valori etici ai quali fate riferimento. Io che sono garantista per natura penso che sia giusto non fermarsi nemmeno di fronte all'informazione di garanzia, perché in questo Paese la giustizia ha dimostrato troppe volte quanto l'informazione di garanzia porti ad un'infondatezza della notitia criminis (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), quante volte financo una sentenza di primo grado sia stata cancellata nel secondo o nel terzo, con tutte le sofferenze morali, psicologiche e fisiche che comporta l'avvio di un'azione penale. E voi pensate di poter chiedere le dimissioni di un uomo che è al Governo per il solo fatto che sarebbe stato aggredito dal sospetto di un giornalista? No, troppo poco, troppo ingiusto, troppo indegno di questo Paese. Noi votiamo contro la vostra richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che, per quanto mi riguarda, non vi sono le condizioni per esprimere un voto favorevole e quindi mi asterrò (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono certo che lei sarà attentissimo e che i colleghi del centrodestra saranno serissimi e ognuno voterà al proprio posto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Soro ed altri n. 1-00054, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Prego ciascuno di votare per se stesso e di non costringermi a richiami personali.
Dichiaro chiusa la votazione.
No, no, colleghi!

ENRICO COSTA. Guardi anche da quella parte!

Pag. 104

PRESIDENTE. La votazione è annullata.
Vorrei pregarvi di non costringermi a richiami personali ed eventualmente alla proposta di sanzioni in sede di Ufficio di Presidenza (Commenti).
C'è qualcuno che ha il coraggio di ripetere questo verso di fronte al popolo italiano e alla pubblica opinione dicendo apertamente che è a favore della falsificazione del voto in quest'Aula? Se c'è si alzi in piedi e lo dica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non mi pare di vedere persone che si sono alzate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Soro ed altri n. 1-00054, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 374
Astenuti 33
Maggioranza 188
Hanno votato
138
Hanno votato
no 236).

Seguito della discussione del disegno di legge: Misure contro gli atti persecutori (A.C. 1440-A); e delle abbinate proposte di legge: Brugger ed altri; Cirielli; Contento; Lussana; Codurelli ed altri; Pisicchio; Mura ed altri; Santelli; Pollastrini ed altri; Samperi ed altri; Mussolini ed altri; Bertolini ed altri (A.C. 35-204-407-667-787-856-966-1171-1231-1233-1252-1261) (ore 19,25)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure contro gli atti persecutori e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Brugger ed altri; Cirielli; Contento; Lussana; Codurelli ed altri; Pisicchio; Mura ed altri; Santelli; Pollastrini ed altri; Samperi ed altri; Mussolini ed altri; Bertolini ed altri.
Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto in sede di replica il rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.5.0200.1, che è in distribuzione, al fine di recepire la condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, contenuta nel parere espresso dalla Commissione bilancio sull'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ciccanti: prendo atto che vi rinuncia.
Vorrei invitare i colleghi che non intendono assistere al dibattito ad uscire dall'aula, in modo da non disturbarne l'ordinato svolgimento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, l'Unione di Centro valuta positivamente la proposta di legge in esame (che credo sarà approvata in maniera trasversale, così com'è avvenuto in Commissione con il consenso di tutti i partiti)Pag. 105in merito ad un fenomeno come quello delle molestie insistenti, che è in costante e preoccupante aumento e in relazione al quale, finora, l'ordinamento non è stato assolutamente in grado di assicurare un presidio cautelare sanzionatorio efficace.
Abbiamo anche apprezzato il tentativo di costruire in Commissione un confronto bipartisan anche con il Governo e ci auguriamo che ciò prosegua in Aula, durante la discussione e la votazione degli emendamenti - in particolare di quelli attinenti alla riforma degli istituti e delle procedure relative all'amministrazione della giustizia - e che non si seguano, come spesso purtroppo è avvenuto, logiche blindate: questi emendamenti possono invece essere seguiti da un'aperta e libera discussione parlamentare. Vorremmo che ciò avvenisse, come in Commissione, a dimostrazione che i gruppi di opposizione non sanno sempre e solo dire di no, non sono sempre quelli che si mettono di traverso, ma cercano di dare un proprio contributo costruttivo, specialmente in tema di giustizia. Quindi, vorremmo che gli emendamenti che discuteremo venissero trattati senza pregiudizi.
Siamo disponibili ad ogni tipo di collaborazione, perché siamo assolutamente convinti che dobbiamo lavorare su un progetto di legge che è estremamente importante, estremamente attuale e che dà risposte serie ai cittadini. Si tratta della sicurezza, non quella che viene di solito discussa in televisione, ma della sicurezza delle persone rispetto ad atteggiamenti persecutori che rendono la vita delle persone altamente difficoltosa e pericolosa, per certi aspetti.
Il provvedimento sullo stalking è stato finalizzato a consentire di perseguire e reprimere comportamenti che, ancora oggi, non trovano nell'ordinamento penale rimedi adeguati così da poter in qualche modo costituire un sostanziale freno a tali comportamenti.
Gli atti di violenza - emerge dalle statistiche - spesso sono preceduti da atti persecutori, quelli di cui discutiamo in questa occasione, che quindi sfuggono a ogni rimedio cautelare e sanzionatorio. Lo stalking è un fenomeno molto diffuso, lo sappiamo, frutto di un atteggiamento psicologico e sociale per cui la vittima non è semplicemente una persona che è oggetto di persecuzione, ma diventa addirittura un mezzo attraverso il quale placare i propri istinti, i propri bisogni, le proprie difficoltà. Le persone, le vittime in questo caso, diventano non un fine, come sempre dovrebbe essere, ma un mezzo per placare le proprie pulsioni.
Allora dobbiamo cercare di essere efficaci con gli strumenti di tutela e i nostri emendamenti sono tutti volti a migliorare in qualche modo, ad affrontare e a rendere più efficaci gli strumenti che sono previsti nel provvedimento in esame.
Dunque, attraverso tali proposte emendative vorremmo cercare di rendere migliore questa proposta di legge (come è stato detto) e allora bisogna fare qualche ulteriore passo avanti rispetto al principio di tassatività della norma penale, circoscrivendo le condotte punibili ai fatti e agli atti puntualmente accertabili in sede giudiziaria, come prevede il nostro emendamento Vietti 1.62. D'altro canto, i principi di ragionevolezza e di proporzionalità impongono di temperare qualche eccesso, non certo sulla pena prevista per gli autori riconosciuti responsabili del reato di stalking, quanto piuttosto sulla loro combinazione e valutazione congiunta con altri più gravi fatti di reato: tale è, invece, l'oggetto del nostro emendamento Vietti 1.37.
Anche dal punto di vista processuale l'esame dell'Aula potrebbe portare ad una più ponderata valutazione di alcuni elementi importanti che riguardano la procedibilità all'alternatività tra il ricorso giurisdizionale e i rimedi extragiurisdizionali, che comunque sono da valorizzare in un più ampio disegno della giustizia che miri a riservare questa importante funzione ai fatti non altrimenti risolvibili. Inoltre, si potrebbe avere una più ponderata valutazione sulla modalità di escussione dei testi e sull'utilizzo delle intercettazioni, che (ci si consenta di sottolineare, Ministro Carfagna) sono previste in assoluta controtendenzaPag. 106rispetto agli indirizzi del Presidente del Consiglio e del Governo che cercano di ridurle.
Dal nostro punto di vista, ci sono ancora dei punti da limare e da rivedere nel testo che la Commissione propone all'esame dell'Aula, ma (lo ribadisco) siamo certi che questo dibattito non sarà blindato e non ci impedirà di apportare i miglioramenti necessari (ma questo dipende molto dal Ministro qui presente).
Pertanto, ci pronunciamo a favore dell'iniziativa legislativa e ci auguriamo che l'Assemblea possa fare un buon lavoro di riflessione sulle proposte emendative e che accolga tali proposte che sono certamente migliorative di una proposta di legge che, speriamo, verrà approvata nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, è responsabilità del Parlamento operare (come hanno fatto altri Paesi) affinché la legislazione, anche in Italia, sia efficace nella prevenzione, oltre che nella repressione, dei comportamenti persecutori e delle conseguenze più gravi che possono determinare.
Le vittime di tali comportamenti - e in primo luogo le donne - sono state finora sostanzialmente abbandonate a se stesse nell'azione di denuncia e, conseguentemente, hanno vissuto una condizione di impotenza e di paura individuale. Occorre, invece, che il coraggio nell'opposizione ad atti persecutori sia il coraggio collettivo delle istituzioni e della società.
È importante che in materia di reati persecutori la Commissione giustizia della Camera sia giunta ad approvare un testo efficace e il più possibile condiviso, oggi all'esame dell'Aula. Proficuo è stato il lavoro della presidente Bongiorno nella elaborazione di un testo che ha ripreso, fra le altre proposte, i principi più importanti della proposta di legge a mia prima firma e sottoscritta dai deputati del gruppo Misto-minoranze linguistiche. Siamo giunti così al voto dell'Aula che nella precedente legislatura, per errori e forzature, non fu possibile ottenere.
È fondamentale che lo stalking sia stato riconosciuto come reato sempre contestabile in maniera autonoma e che non debba, dunque, essere assorbito in altre fattispecie di reato, proprio per la gravità assoluta attribuita a comportamenti persecutori.
Del tutto coerente, sotto questo profilo, appare la maggiore tutela nei confronti della vittima, laddove i comportamenti persecutori siano posti in atto dal coniuge, anche se separato o divorziato, o da persona legata da relazione affettiva. Siamo contrari all'ipotesi di una riduzione della pena, opportunamente elevata e, a nostro avviso, proporzionata all'offesa, prevista nel caso di comportamenti persecutori e, per la medesima ragione, siamo ancor più intransigenti contro la cancellazione dell'aggravante disposta, se lo stalker sia il coniuge, che sia o meno separato, o persona legata da relazione affettiva. Una decisione in tal senso sarebbe del tutto incomprensibile, incongrua con la filosofia del testo adottato, con le nostre proposte e con la realtà dei fatti.
Non vogliamo che il reato di comportamenti persecutori sia formalmente introdotto nel codice e sostanzialmente nascosto al chiuso nelle stanze di realtà familiari o affettive in cui le persone, in particolare le donne e i minori, siano sottoposti a violenze e persecuzioni dal proprio coniuge o genitore. Evitiamo la retorica e la mistificazione che fino ad oggi hanno impedito l'adozione di norme contro i comportamenti persecutori e che hanno costretto le vittime, in modo particolare le donne, al silenzio e agli abusi, in primo luogo in famiglia ma anche in caso di separazione tra i coniugi.
Per queste ragioni, come minoranze linguistiche, sia attraverso la nostra proposta di legge, sia con gli emendamenti presentati in Commissione, abbiamo sostenuto fermamente la previsione della procedura d'ufficio, piuttosto che la querelaPag. 107della parte offesa, quale garanzia massima nei confronti della vittima di atti persecutori.
Per quel che riguarda i minori o le persone diversamente abili, nel caso in cui il fatto sia commesso con un altro delitto, per il quale si deve procedere d'ufficio, il testo all'esame dell'Aula riconosce l'esigenza di una tutela giuridica rafforzata o della procedura d'ufficio. Ancor più decisivo sarebbe stato introdurre la procedura d'ufficio come garanzia assoluta non correlata a specifiche fattispecie giuridiche. Appare conseguente la disciplina della richiesta di un provvedimento di diffida o, nel testo della Commissione, di ammonimento, a prevenzione del reato di comportamenti persecutori, analogamente per quanto avviene in ordine alle modifiche del codice di procedura penale che integrano il reato di minaccia con quello dei reati persecutori e, conseguentemente, individuano poteri concreti del giudice, a tutela della vittima e a prevenzione o avverso la reiterazione del reato.
Introduciamo nel nostro ordinamento norme che hanno in sé l'efficacia necessaria a reprimere, con effetti immediati, comportamenti persecutori e che, nel contempo, consentono di operare affinché tali reati siano prevenuti. Tuteliamo così le vittime e possiamo impedire che altri possano diventare vittime indifese, a condizione che questa legge abbia puntuale applicazione e che non sia soggetta a interpretazioni strumentali o riduttive da parte delle forze dell'ordine, dei presidi sanitari e delle istituzioni pubbliche che saranno chiamati ad applicarla.
A condizione che il testo in esame non sia peggiorato, esprimeremo un voto convinto e favorevole al provvedimento che consente una scelta di libertà dall'abuso per le vittime, fino ad oggi colpevolmente lasciate sole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento, credo sia giusto ricordare che già nella scorsa legislatura eravamo arrivati davvero vicini all'approvazione di una legge sullo stalking grazie soprattutto al grande lavoro svolto in Commissione giustizia, nella precedente legislatura come in questa, del resto, allo scopo di arrivare ad un testo che potesse appunto raccogliere un consenso largo e registrare un'intesa bipartisan nell'esame prima in Commissione e poi in Aula.
Credo che non sia del tutto casuale o comunque privo di significato il fatto che ci ritroviamo a discutere di questo provvedimento sullo stalking alcuni minuti dopo la discussione che abbiamo fatto e quell'intesa ampia raggiunta sulle mozioni che hanno appunto voluto impegnare il Governo contro la violenza sulle donne.
Forse non è neanche del tutto privo di significato il fatto che l'Aula abbia raggiunto un'intesa così ampia all'indomani dei tragici e tremendi fatti di Guidonia e anche all'esito favorevole, almeno per quanto riguarda le indagini, dell'arresto del cosiddetto branco.
Purtroppo però la violenza contro le donne non si può riassumere in quello che appare nelle cronache dei giornali o nei titoli di un TG serale: è purtroppo un fenomeno diffuso e purtroppo in continuo aumento nel nostro Paese e nel mondo.
Ogni anno, infatti, nel mondo il numero degli stupri denunciati è enorme, ma non sono tutti. In Italia, ad esempio, ne sono denunciati circa 2.700-3.000 ogni anno, una cifra già di per sé considerevole e preoccupante, ma che purtroppo - noi sappiamo, è nella nostra consapevolezza - non rappresenta la realtà. Infatti, la violenza sessuale è spesso un reato che rimane sommerso, non soltanto perché c'è il timore, da parte delle vittime, a denunciarlo, ma anche perché molto spesso insieme al timore c'è il pudore. E non solo: molto spesso, insieme al timore e al pudore c'è magari anche l'amore (so di usare un'espressione forte) nei confronti del violentatore, soprattutto quando la violenza è circoscritta dentro le mura domestiche.
Le statistiche, infatti, ci dicono che ogni giorno almeno sette donne subiscono violenze sessuali, quasi 7 milioni, invece, nePag. 108sono state vittime almeno una volta nella vita e sono ferite che non si rimarginano: forse quelle fisiche si rimarginano, ma quelle profonde no.
È calcolato che il 69 per cento degli stupri che si verificano nel nostro Paese è commesso da partner, da mariti, da fidanzati, mentre solo il 6 per cento è effettuato da persone estranee alla vittima.
So che parto da qui per arrivare ad un esame di un provvedimento che ha un significato in parte leggermente diverso. Iniziamo l'esame degli emendamenti sul disegno di legge contro lo stalking, ma ho ritenuto necessario citare i dati sulle violenze sessuali sulle donne perché sono strettamente attinenti all'oggetto del nostro esame.
Infatti, la molestia insistente spesso rappresenta il primo passo verso la violenza sessuale perché sempre le statistiche ci dicono che lo stupro, nel 50 per cento dei casi, è preceduto da stalking, ossia da molestie, ai danni della stessa vittima. Addirittura nel 10 per cento dei casi la molestia insistente degenera al punto di arrivare all'omicidio.
In questo senso, è emblematico e tristemente famoso il caso di quella ragazza di Sanremo, che due anni fa è stata uccisa dall'ex fidanzato dopo una lunga serie di molestie ed è di queste settimane un primo pronunciamento del tribunale, che ha condannato Delfino, credo si chiami così il ragazzo in questione.
Non solo c'erano state una lunga serie di molestie, l'assassino aveva già ucciso con le stesse modalità un'altra ragazza ed era già stato arrestato, ma una volta tornato in libertà non è stato possibile tenerlo lontano dalla seconda vittima. Mi auguro dunque che l'approvazione di questa legge consentirà di evitare per il futuro casi simili.
Onorevoli colleghi, in questi giorni si è fatto un gran parlare della necessità di fare anche riforme istituzionali e - perché no - abbiamo ripreso anche la discussione sulla riforma della legge elettorale per le elezioni europee, il tutto per consentire al Paese di funzionare, perché così non si può più andare avanti.
Ebbene, questo provvedimento, anche se attiene ad una materia completamente diversa, riveste la stessa importanza di quelle riforme, non certo una minore importanza, perché colma un vuoto normativo del nostro codice introducendo il reato di stalking, prevedendo una serie di misure volte a prevenirlo e a reprimerlo. Non so dire quanto durerà questo nostro lavoro, ma mi auguro che tra le priorità politiche sia inserito questo disegno di legge, consentendone l'approvazione non soltanto alla Camera, dove ormai siamo fortunatamente in dirittura d'arrivo, ma anche nell'altro ramo del Parlamento.
Non possiamo certo dimenticare che in Commissione giustizia è stato svolto un lavoro approfondito anche per quanto riguarda il contrasto alla violenza sessuale, ma c'è sempre di più da fare e si può sempre fare in maniera migliore quello che abbiamo avviato. Ciò che è importante è che non siamo così irresponsabili da lasciare la nostra discussione e l'esame di questo provvedimento su un binario morto.
Per approvare la normativa attualmente vigente in materia di violenza sessuale ci sono voluti oltre 15 anni, da quella legge sono già passati una decina d'anni e mi auguro che non ce ne vogliano altrettanti per dar vita ad una legge più adeguata, sarei tentato quasi di dire più moderna e funzionale. Tuttavia, la legge sullo stalking costituisce, può costituire, un primo passo verso quella direzione, e certamente un passo di notevole l'importanza.
Con questo provvedimento finalmente diventa reato l'odiosa pratica delle molestie insistenti, che ha tra le sue vittime quasi esclusivamente le donne. Essere perseguitati attraverso le e-mail, le telefonate, i pedinamenti provoca una fortissima sofferenza psicologica e fisica e restringe notevolmente la libertà alla quale ogni cittadino ha diritto.
Chi commette questi atti, che oggi non sono ancora considerati reato, sarà quindi perseguibile e potrà anche essere punito con il carcere, ma non è l'aspetto repressivo, che pure è importante, quello piùPag. 109significativo, bensì sono gli strumenti che finalmente potranno essere adottati per difendere la vittima delle molestie, che attualmente è indifesa. Si potrà, quindi, impedire allo stalker di avvicinarsi alla sua vittima o di contattarla tramite telefono piuttosto che per via telematica, pena l'inasprimento delle pene già previste per il semplice reato.
Si tratta di provvedimenti importanti che produrranno effetti positivi, concreti, a favore delle migliaia di donne che oggi sono costrette a vivere nella paura, a sperare che non si vada oltre le minacce telefoniche o verbali perché nessuno altrimenti le potrà difendere. Queste donne si trovano in una condizione paradossale, perché spesso si vedono costrette a rimettersi alla magnanimità del proprio persecutore.
Sono quindi convinto che il testo che iniziamo ad esaminare oggi con gli emendamenti sia un buon provvedimento e che appunto attraverso gli emendamenti, fra i quali sono significativi quelli presentati dal gruppo dell'Italia dei Valori, si possa alla fine addivenire ad un buon risultato.
Le discriminazioni di qualsiasi tipo - lo ripeto - sono odiose e inaccettabili, sono le fondamenta sulle quali poggiano il razzismo, l'intolleranza e la violenza e in un Paese civile è intollerabile che qualcuno sia discriminato tanto per la fede religiosa che per l'opinione politica, per l'orientamento sessuale e appunto per l'identità di genere. È giusto dunque prevedere sanzioni per coloro che di questa civiltà si fanno beffe, offendendo o, molto peggio, commettendo violenze nei confronti di chi, a loro arbitrio, ritengono diverso e in qualche caso «inferiore».
Qui nessuno vuole introdurre reati di opinione, si vuole invece evitare distinzioni tra cittadini di serie A, serie B e qualche volta addirittura di serie C e chi polemizza su questo aspetto lo fa in maniera assolutamente strumentale.
Colleghi, nella legislatura precedente, che si è caratterizzata non proprio positivamente per la capacità di produrre leggi e di far giungere a compimento i provvedimenti, a fronte di un'estrema rissosità tra maggioranza e opposizione e all'interno dei singoli schieramenti, abbiamo però avuto la capacità di lanciare un segnale di inversione di tendenza. Il dibattito che si è svolto oggi sulle mozioni ha avuto lo stesso carattere e lo stesso significato.
Adesso siamo vicini ad una legge che colma un grave vuoto normativo nel nostro codice penale e che offre finalmente tutela alle donne vittime di molestia e difende da discriminazioni di qualsiasi natura. Spero che su questo testo non vi siano motivi di speciose divisioni e polemiche, ma questa possa essere un'ulteriore occasione in cui le forze politiche votano unite provvedimenti che incidono direttamente sulla vita dei cittadini e anche sulla civiltà giuridica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo brevemente. Io ho presentato due proposte emendative alle quali tengo particolarmente. Una è volta ad aumentare la pena fino alla metà e aggiunge anche le parole: «donne in stato di gravidanza», in quanto queste donne sono certamente più vulnerabili. Quindi la proposta emendativa verte sia sull'aumento della pena, sia sulla procedibilità d'ufficio. Visto anche gli esiti del dibattito e l'inserimento del gratuito patrocinio nel disegno di legge sulla sicurezza per quanto riguarda i reati di violenza sessuale, ho inserito inevitabilmente anche una proposta emendativa sul gratuito patrocinio in ordine agli atti persecutori.
Mi auguro, quindi, che si possa trovare una copertura finanziaria, anche perché credo che il Ministero delle pari opportunità abbia in dotazione una cifra intorno ai 74 milioni di euro (alcuni già impegnati). Quindi, penso che una parte di questa cifra possa essere stanziata a copertura di ciò che rappresenta non solo un fatto concreto, ma anche un atto simbolico soprattutto per tutte queste recrudescenzePag. 110di reati e di violenze contro le donne (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, credo innanzitutto che bisogna fare chiarezza su questo disegno di legge che ci apprestiamo ad esaminare, almeno in ordine agli emendamenti.
A mio avviso, il primo punto da chiarire è che non stiamo per votare degli emendamenti che riguardano un provvedimento contro la violenza sulle donne. Questo anzitutto va chiarito, perché quando parliamo di violenza contro le donne, ci riferiamo a dei comportamenti precisi con la possibilità che questi siano individuati preliminarmente e tipizzati, così da consentire in un momento successivo (ovvero quando purtroppo il fatto si è verificato) di giungere all'accertamento del fatto in sé. Ciò consentirebbe, inoltre, per quanto riguarda il lavoro degli inquirenti e dei giudici di verificare se il fatto è ascrivibile all'ipotesi tipizzata di reato.
Credo che questo concetto sia fondamentale per arrivare a capire esattamente di cosa stiamo parlando. Come quest'Aula saprà, lo stalking non è un reato previsto in quasi tutti i Paesi europei (come è stato detto da qualcuno) e non è tanto meno vero che nel nostro Paese vi sia un vuoto legislativo in proposito. Ciò innanzitutto perché i Paesi europei in cui è presente tale reato sono esclusivamente la Gran Bretagna e la Germania, ovvero Paesi (in particolare la Gran Bretagna) di common law, dove quindi esistono un diritto e soprattutto dei principi volti a regolarne l'ordinamento, che non ha nulla a che fare con il nostro.
In secondo luogo, il nostro codice penale presenta già una serie di reati (dalle molestie alle molestie aggravate, alla violenza privata, alle minacce, ai maltrattamenti in famiglia e quant'altro) tutti tipizzati e sanzionati penalmente. Quindi, fare un uso corretto di ciò che è già contenuto nel nostro codice comporterebbe delle condanne o almeno delle incriminazioni per i presunti colpevoli.
Questo costituisce, secondo me, il punto fondamentale per aiutarci a capire che cosa in questo momento stiamo esaminando ed anche per svolgere un'altra considerazione circa l'opportunità di introdurre nel nostro codice una nuova fattispecie criminosa, che (a mio avviso, ma non soltanto) presenta degli aspetti palesi di incostituzionalità.
Devo dire, a onor del vero, che in Commissione giustizia si è fatto un lavoro molto attento e puntuale e si è cercato, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione, di definire una nuova fattispecie criminosa nel modo più preciso possibile. Ma, alla fine, come risulta anche dallo stesso dibattito che si è svolto in Commissione e dalla presentazione degli emendamenti che ne sono derivati, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione, questo obiettivo purtroppo non è stato raggiunto. Infatti sono stati respinti tutti gli emendamenti che molti colleghi hanno presentato premettendo, nell'illustrarli, la necessità e l'opportunità della loro approvazione per far sì che la fattispecie avesse finalmente quei caratteri di determinatezza che sono espressione del principio di legalità previsto dalla Costituzione.
Questo è a mio avviso il punto fondamentale. Si tratta innanzitutto di un reato che, allo stato attuale, è pervenuto in Aula come reato di pericolo astratto. Concordo con il collega Pecorella, che nel dibattito che si è tenuto in Aula ha illustrato l'opportunità di individuare una fattispecie che non fosse di pericolo astratto, ma fosse invece più che altro un reato di evento, data anche la non corrispondenza della pena al tipo di reato che si andava prospettando: ossia deve essere rispettato il principio di proporzionalità previsto dalla Costituzione.
Nondimeno, un parere circa la mancanza di determinatezza della fattispecie era stato espresso in Commissione dal sottosegretario alla giustizia Caliendo (un parere quindi del Ministero della giustizia),Pag. 111e nondimeno la stessa Commissione affari costituzionali della Camera aveva espresso nel suo parere delle perplessità circa l'opportunità di verificare che le pene per il reato di atti persecutori e per le aggravanti fossero proporzionate al fatto, e anche di chiarire in quali casi l'alterazione delle proprie scelte o abitudini di vita, cui la vittima degli atti persecutori viene costretta, costituisce per il grado o la natura una limitazione della libertà morale tale da giustificare l'irrogazione della sanzione prevista; nonché la Commissione affari costituzionali aveva espresso l'opportunità di definire il più oggettivamente possibile cosa si intenda per persona che sia o sia stata legata da relazione affettiva con la persona offesa. All'esito dei lavori della Commissione, nonché alla presentazione degli ultimi emendamenti, tutto ciò non è stato fatto, salvo magari l'emendamento volto a trasformare la fattispecie da reato di pericolo astratto a reato di evento.
Tengo poi a sottolineare, tra l'altro, che l'emendamento presentato dalla relatrice Bongiorno, che intendeva il reato come reato di pericolo astratto, va in controtendenza con tutta la più recente dottrina: basti pensare alle Commissioni Nordio, durante l'ultimo Governo Berlusconi, e Pisapia, durante l'ultimo Governo Prodi, che invece hanno auspicato l'abbandono nella formulazione di nuovi reati delle ipotesi di mero reato di pericolo, per ovvi motivi.
Ci troviamo quindi in questo momento a valutare un reato che non è determinato nell'articolo 1 in maniera tassativa, che apre quindi anche al pericolo di un'eccessiva discrezionalità da parte del magistrato; se abbiamo scelto di essere garantisti, lo dobbiamo essere per tutti: non possiamo quindi derogare ai principi previsti dalla Costituzione e che sono tipici del nostro diritto penale.
Addirittura, in uno degli emendamenti in esame, a proposito di fondato timore e di perdurante stato di ansia, si propone di inserire l'espressione «anche non patologica». Mi chiedo come questo possa essere determinato in maniera puntuale non soltanto da un magistrato, ma anche da chi deve o dovrebbe fare un primo sindacato, verificare la sussistenza del reato, o almeno gli estremi, per poter ammonire (mi riferisco, cioè, alla figura del questore). Abbiamo, quindi, la possibilità che un soggetto possa ricevere un ammonimento dal questore indipendentemente da un provvedimento dell'autorità giudiziaria (anche qui, mi riferisco al fatto che si deroghi a quei principi elementari che sono contenuti nel nostro codice, per coloro che, comunemente, sempre, si appellano a discorsi garantistici, quando, invece, si tratta di applicare norme tassativamente previste dal nostro codice penale).
Inoltre, per quanto riguarda la parte in cui si prevede l'aumento di pena, vi sono delle ripetizioni di altre norme contenute in questa legge, laddove si stabilisce l'aumento di pena se il fatto è commesso dal coniuge, anche se separato o divorziato, o da persona che sia o sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. Non viene chiarito che cosa si intenda per relazione affettiva (questo non è stato ancora chiarito, nonostante le sollecitazioni della Commissione affari costituzionali) e si ignora anche che esistono già nel codice civile gli ordini di protezione relativi ai fatti che possono essere commessi dal coniuge separato o divorziato. Ciò senza contare, poi, come dicevo prima, il corretto uso degli strumenti normativi che abbiamo già nel nostro diritto. Per quanto riguarda fatti analoghi commessi da coniugi separati, essi sono ormai considerati, per una recente decisione della Cassazione a sezioni unite, maltrattamenti in famiglia.
Da più parti è stata evidenziata l'indeterminatezza e la conseguente possibilità che questa norma diventi una delle tante norme inapplicate del nostro Paese, dato anche che credo sia molto facile per un magistrato proporre un ricorso alla Corte costituzionale per verificarne la costituzionalità, e più volte ho chiesto in Commissione giustizia l'ausilio di un costituzionalista, per superare l'empasse che non si riusciva a superare, nonostante, ripeto, la buona volontà di tutti.Pag. 112
Ritengo, pertanto, che gli emendamenti che sono stati presentati - pochi, in realtà - non vadano nella direzione auspicata e che permangano comunque quei vizi di origine che sono nati con questo disegno di legge.
Sottolineo, inoltre, che nella relazione introduttiva al disegno di legge governativo si fa espresso riferimento a dei comportamenti che sono stati individuati dalla cosiddetta scienza sociologica. A parte il fatto che non è uniformemente condivisa l'opinione che la sociologia sia una scienza, vi è la conferma del fatto che vi sono dei comportamenti di natura assolutamente varia (si va dall'invio dei mazzi di fiori a violenze perpetrate, per cui abbiamo già dei reati che prevedono certi comportamenti delittuosi), della più varia natura, indeterminati; non dico in sociologia, ma perfino in psicologia e in psichiatria tali comportamenti non riescono a trovare una definizione.
Dico anche, per coloro che ritengono che questa sia una legge contro la violenza sulle donne (a parte che non viene specificato il genere a cui si riferisce, non credo che sia individuato da nessuna parte), che si confonde quello che si potrebbe fare adottando politiche diverse, per esempio utilizzando quei fondi che sono stati sottratti per l'ICI, cioè i fondi dei centri antiviolenze. Si tratta di 20 milioni di euro. Quando questo è avvenuto, il Ministro Carfagna, che in questo momento è piuttosto disattenta, non ha battuto ciglio.
Però andiamo adesso ad esaminare un disegno di legge che non risponderà allo scopo che noi tutti e noi tutte ci poniamo, e cioè di prevenire fenomeni di violenza, anche perché il diritto penale non ha - e non deve avere - una funzione preventiva: il diritto penale non ha questa funzione, ma quello che semmai si poteva fare per prevenire certi comportamenti è altro. Quando poi si individuano delle fattispecie precise e astratte soltanto allora, a mio avviso, si possono anche introdurre delle nuove fattispecie criminose.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Vietti 1.58 e Pecorella 1.78, nonché sull'emendamento Pecorella 1.79.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Lo Presti 1.57.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Vietti 1.60, Rossomando 1.69, Vietti 1.61 e Samperi 1.68. Il parere della Commissione è invece favorevole sull'emendamento Contento 1.76.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Mussolini 1.73 e sugli identici emendamenti Di Pietro 1.52, Contento 1.63 e Sisto 1.75. Il parere della Commissione è invece favorevole sull'emendamento Contento 1.65. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Contento 1.64 e Di Pietro 1.53.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 1.51 e Di Pietro 1.54, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Mussolini 1.72 e Lussana 1.50. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Vietti 1.67, Di Pietro 1.55, Mussolini 1.70, nonché sugli emendamenti Vietti 1.66, 1.37 e 1.62. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Pecorella 1.80, esprime parere favorevole sull'emendamento Ferranti 1.77, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Di Pietro 1.56.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, qual è il parere sull'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01?

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 113

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Vietti 1.58 e Pecorella 1.78.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, esprimeremo un voto contrario su entrambi questi emendamenti per le seguenti ragioni. Come sempre, e naturalmente in questa sede, si incontrano valutazioni tecniche con valutazioni e considerazioni di valore. Le motivazioni proposte per questo emendamento, anche in sede di discussione sulle linee generali, sono apparentemente tecniche, ovvero riguardano un problema di specialità della norma, con l'inserimento della dizione «salvo che il fatto costituisca più grave reato».
In realtà, non stiamo trattando del criterio di specialità perché, come è noto, quando parliamo di una norma speciale soccorre l'articolo 15 del codice penale che detta chiaramente una disciplina che prevede che la norma speciale prevale sulla norma di carattere generale. Tutte le volte che, invece, si introduce la dizione «salvo che costituisca più grave reato», in realtà si esprime un giudizio valoriale, ovvero si ritiene di assorbire la norma meno grave.
Quindi, attraverso il fenomeno di assorbimento, si fornisce un giudizio di valore o di disvalore. È esattamente questo il punto su cui insistiamo e per il quale esprimeremo voto contrario (l'esempio tipico è quello della rapina e delle lesioni volontarie: pacificamente, quando ricorre il reato di rapina, accanto a questo reato, che prevede l'uso della violenza, concorrono le lesioni volontarie). Ora la norma sulle molestie insistenti che noi introduciamo evidenzia un particolare disvalore (per la reiterazione degli atti persecutori, per la ritualità) e, quindi, noi reputiamo che debba essere mantenuta accanto, eventualmente, alla norma di diverso valore. Per questo motivo riteniamo di votare contro gli identici emendamenti Vietti 1.58 e Pecorella 1.78.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per ribadire il nostro voto contrario agli identici emendamenti Vietti 1.58 e Pecorella 1.78. Avevamo accolto la proposta che era venuta proprio dalla relatrice in Commissione perché riteniamo che questi comportamenti siano di particolare gravità e debbano essere valutati nella loro oggettività e assolutezza, per consentire proprio quel concorso di norme, e di comportamenti, che ne dimostrano tutto il significato di disvalore sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, lungi da noi recepire il discorso del disvalore che svolgevano le mie colleghe, perché la giurisprudenza della Corte di cassazione ha chiarito che al fine del rispetto dei principi costituzionali di ragionevolezza e di eguaglianza, nonché del principio secondo cui la finalità della pena è rieducativa, occorre che vi sia proporzionalità tra la pena e l'offesa, per un verso, e tra diverse pene previste per fattispecie di reato omogenee, dall'altro. È il principio costituzionale di tassatività che impone, quindi, al legislatore di definire con la massima oggettività - è questo il senso del nostro emendamento - ed univocità possibile il fatto che viene sanzionato penalmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, vorrei rappresentare alla collegaPag. 114che era preoccupata che si attenuasse l'intervento repressivo, che questo mio emendamento ha l'obiettivo esattamente opposto, perché il rapporto di specialità si può creare anche con reati meno gravi. Faccio un esempio: il reato di maltrattamenti in famiglia, che è una forma persecutoria, è considerato dal nostro codice un reato meno grave, però speciale rispetto alla formula generale. È chiaro, allora, che potremmo avere situazioni di specialità al contrario, per cui il reato meno grave, essendo speciale rispetto al reato più grave, prevarrebbe. La formula è una forma di garanzia che prevede che nella specialità tra reato più grave e quello meno grave si deve invece, comunque, applicare il reato più grave. Questo è il meccanismo. Per cui, credo che pensare che dietro ci sia un subdolo pensiero di ridurre l'intervento penale in questa materia è sbagliato. In realtà, è esattamente l'obiettivo opposto: garantire che non si applichi il reato meno grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei svolgere una prima dichiarazione di principio su questo provvedimento: a prescindere dagli emendamenti che saranno approvati o meno, l'Italia dei Valori condivide l'impegno dell'Aula affinché vi sia al più presto una norma che punisca gli atti persecutori. Per questa ragione abbiamo cercato di dare il nostro contributo in Commissione insieme a tutti gli altri, e per questa ragione, comunque, voteremo a favore del provvedimento.
Ciò premesso, noi ci siamo posti il problema se bisognava lasciare o meno l'inciso «salvo che il fatto costituisca più grave reato», e però riteniamo che sia necessario che nell'ordinamento vi sia un reato ben definito e ben chiaro, che prescinda dalla valutazione rispetto ad altri reati e che venga punito come tale. Riteniamo poi che, nei casi in cui ci possa essere qualche altro reato più grave, ciò sin da ora permette - se si tratta della stessa fattispecie - l'assorbimento rispetto a questo reato. È ovvio che se si dovesse trattare di un reato meno grave, come quello dei maltrattamenti cui faceva riferimento il collega, a me pare che comunque - ai sensi del secondo comma dell'articolo 612-bis che discuteremo tra breve - laddove è già previsto l'aumento della pena, se il fatto è commesso nei confronti del coniuge, ciò importa una gravità del reato tale per cui la fattispecie viene ancora considerata più grave di quella precedente. Noi riteniamo comunque di dover esprimere parere contrario su questa proposta, pur riconoscendone l'importanza, ma riteniamo che sia più importante ancora l'affermazione ex se di un reato che non dipenda da altri.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, vuole aggiungere il suo contributo a questo dotto dibattito giuridico?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, signor Presidente, anche se potrei farlo, ma non credo che a questo punto possiamo aggiungere altro a ciò che già è stato detto dai colleghi. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Pensavo che lei stesse procedendo a indire la votazione. Pertanto le chiederei, visto che si tratta di un argomento molto delicato (e vedo che i colleghi lo seguono molto attentamente, i colleghi presenti ovviamente, perché quelli assenti, che sono molti, hanno la responsabilità di non partecipare ad una discussione e ad un voto su un provvedimento atteso e assai rilevante che riguarda le coscienze di tutti noi, e non solo l'impegno politico o istituzionale), di procedere, se lo ritiene opportuno, non solo al controllo affinché non si verifichino doppi voti o tripli voti, ma anche al controllo delle tessere.

Pag. 115

PRESIDENTE. Le assicuro, onorevole Quartiani, che quella per la regolarità del voto è una preoccupazione da me fortemente sentita. Invito i deputati segretari a procedere al controllo e a ritirare le tessere che risultassero depositate senza il titolare.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, soltanto per chiarezza, ho espresso parere favorevole perché questo tipo di parere è emerso in sede di discussione di Commissione, però in realtà personalmente, così come emerge dalla relazione che ho depositato, io ero assolutamente favorevole alla precedente formulazione, da me addirittura scritta, perché credo che in questo tipo di reato si debba auspicare un concorso di reati, e quindi ero stata io personalmente a chiedere l'introduzione della formula di cui oggi viene chiesta l'eliminazione. Però, visto che è emerso un diverso orientamento in Commissione, confermo il parere favorevole della Commissione.

PRESIDENTE. È stato completato il controllo?

ROBERTO GIACHETTI. Ma chi l'ha fatto il controllo?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, le pongo un problema di attuabilità della decisione della Presidenza. Infatti è chiaro che la Presidenza, per poter attuare la propria decisione di controllo delle tessere, deve essere in grado di disporre dei segretari che collaborano con il Presidente. Ora io non ho visto i segretari passare per i banchi, anzi adesso vedo un segretario, ma non so se un solo segretario possa procedere a controllare anche i banchi della maggioranza.

PRESIDENTE. Manca un segretario di turno, però è presente in Aula l'onorevole Lucà e lo invito a procedere al controllo delle tessere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'onorevole Mura, segretario di Presidenza, si era brevemente allontanata ed è rientrata. Prego, onorevole Mura, proceda al controllo (i deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Onorevole Mura, possiamo procedere? Bene, pare che il controllo sia stato opportuno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vietti 1.58 e Pecorella 1.78, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 354
Votanti 351
Astenuti 3
Maggioranza 176
Hanno votato
211
Hanno votato
no 140).

Prendo atto che le deputate Sbai, Mura e Mistrello Destro hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che i deputati Berretta e Ginefra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Froner ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.79. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo emendamento presentatoPag. 116dal Popolo della Libertà sostanzialmente mira a cambiare la configurazione di questa nuova fattispecie di reato, che è stata tanto elaborata attraverso un percorso molto faticoso che finalmente è giunto al termine.
In realtà, mentre abbiamo ritenuto in Commissione - vi è stato uno studio ed è stato fatto anche un percorso effettuato che teneva conto, tra l'altro, anche dei lavori della precedente legislatura e del dibattito che era stato compiuto - di individuare una fattispecie cosiddetta di pericolo concreto, in cui si individuano quelle condotte che sono idonee e dirette univocamente a cagionare un perdurante e grave stato di ansia e di paura. Anzi, in un emendamento successivo sul punto mireremo a rendere ancora più oggettiva questa condotta.
Con l'emendamento Pecorella 1.79 vediamo un passo indietro. Si vuole che in questa ipotesi si debba provare che è stato cagionato un perdurante e grave stato di ansia e di paura, ma sappiamo che lo scopo reale di questa nuova figura di reato, che finalmente entra nel nostro ordinamento, è quella di evitare che si consumi l'evento e che per l'appunto si verifichi il danno poiché è proprio questa l'intera filosofia del disegno di legge in esame.
Lo si vedrà più avanti. È quella di colpire le condotte prima che si compiano e vengano fuori degli eventi irreparabili. Quindi, è per questo che siamo contrari a questo emendamento, proprio perché non percepisce la filosofia vera di questo intervento legislativo, ovvero verificare e colpire gli atti di molestia reiterati e insistenti, che sono sicuramente e unicamente diretti, reiterati e idonei a cagionare un pericolo concreto di un perdurante e grave stato di ansia e di paura.
Vedremo poi come specificare meglio queste ipotesi. Ma non vogliamo poter arrivare quando è troppo tardi e dopo si deve provare addirittura che nella vittima si è cagionato un grave stato di ansia e di paura. Vogliamo fermare prima la condotta dello stalker e questa è stata la decisione ragionata, che si vuole scompaginare in Assemblea, riferita al reato di pericolo concreto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, esprimo il consenso mio e del mio gruppo alla proposta formulata dall'onorevole Pecorella (stavo per dire l'avvocato!). Esprimo il mio consenso perché in realtà egli ha reso più chiaro uno stesso concetto e ha evitato - ed evita così come l'ha proposto - di considerare punibile qualsiasi atto reiterato ed idoneo, anche quando non crea ansia e paura. Quindi, alla fine se uno dice dieci volte al telefono a una persona «ti amo» può diventare punibile perché è reiterato. Tuttavia, se non è idoneo a creare paura e ansia, mi pare che non vorrei che per fare una buona norma si faccia una norma talmente ampia da diventare inattuabile. Ecco perché penso che la proposta dell'onorevole Pecorella spieghi meglio quello che vogliamo fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, intervengo proprio con due parole per rispondere...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pecorella. Mi segnalano (non so se sia vero), che qualcuno sta facendo delle fotografie in aula. Questa è una scorrettezza gravissima. Se ciò fosse avvenuto, inviterei, intanto a smettere di farlo, e poi a consegnare le pellicole. Prego, onorevole Pecorella...

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'emendamento ha due obiettivi molto semplici: il primo sostituisce al concetto di «atti» il concetto di «condotta». Infatti, come credo che la collega sappia, più atti costituiscono una condotta.Pag. 117Quindi, lo stalking deve essere composto da più condotte e non da più atti che costituiscono una sola condotta. Questo è il primo aspetto.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, tutti vogliamo impedire i reati prima che si verifichino. Infatti, esiste il tentativo. Penso che vorremmo impedire un omicidio così come vogliamo impedire una strage. Il problema è lo stesso, solo che quando si scrive «atti idonei» si scrive una pericolosità in astratto. Infatti, se mando cinquanta lettere all'indirizzo sbagliato, si tratta di «atti idonei» (se arrivassero all'indirizzo giusto) e, quindi, punisco con quattro anni cinquanta lettere di cui nessuno ha mai avuto conoscenza. Ecco perché bisogna trasformare un concetto generico, che non rappresenta il momento di lesione dell'interesse, in qualcosa che concretamente leda l'interesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, vorrei esprimere apprezzamento per l'emendamento del collega Pecorella, se non altro perché va nella direzione di individuare comunque un fatto che sia possibile accertare in qualche maniera. È logico anche, perché questo va in relazione al discorso da me precedentemente fatto sulla necessità di evitare di introdurre fattispecie, oltre che non sufficientemente tassative, e quindi indeterminate, anche fattispecie che siano soltanto di pericolo astratto. Questo sicuramente va nella direzione di rendere il fatto accertabile, almeno in maniera più garantista e più equa nei confronti del soggetto che viene indagato.
Permane però il discorso della indeterminatezza relativo al «perdurante grave stato di ansia o di paura», nel senso che sarebbe molto difficile comunque determinare la portata di questo stato: ciò che spaventa me non spaventa il mio simile.

PRESIDENTE. Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Pecorella 1.79 risulteranno preclusi gli emendamenti Lo Presti 1.57, Vietti 1.60, Rossomando 1.69.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.79, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 371
Votanti 364
Astenuti 7
Maggioranza 183
Hanno votato
229
Hanno votato
no 135).

Prendo atto che il deputato Agostini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Marinello e Mura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare la posizione del gruppo Partito Democratico contraria a questo emendamento. Si tratta di un problema tecnico e di possibile riformulazione. Certamente l'immaginare che la condotta lesiva possa svolgersi anche nei riguardi del «prossimo congiunto», una definizione certa nel codice penale, o di «persona al medesimo legata da relazione affettiva» può costituire un miglioramento tecnico, se consideriamo che la dizione attuale «prossimo congiunto» allarga il novero delle possibile vittime, perché si può porre in essere questa condotta di molestie anche nei riguardi di un figlio o di un parente, nel senso stretto della definizione di prossimo congiunto.
Però probabilmente può esservi qualche dubbio sul resto della formulazione,Pag. 118ossia «prossimo congiunto» e «persona al medesimo legata da relazione affettiva»: se il dubbio dei proponenti l'emendamento consiste nel fatto che quella «persona al medesimo legata da relazione affettiva» si intenda legata al prossimo congiunto, effettivamente in questo modo estenderemmo troppo l'area delle persone potenzialmente vittime. Potrebbe esserci una riformulazione nel senso di «prossimo congiunto o di persona legata alla parte offesa da relazione affettiva», in modo da limitare entro questi ambiti il novero delle parti offese. Potrebbe esserci una riformulazione, però lascio ai proponenti di esprimersi al riguardo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, mi dispiace che stiamo discutendo in questo modo un provvedimento ampiamente condiviso e su cui abbiamo lavorato, dando in Commissione ciascuno il proprio contributo, a quest'ora con un'Aula giustamente stanca, ma a questo siamo chiamati e questo facciamo, cercando di non varare un provvedimento in fretta e che abbia delle lacune, considerato peraltro che è trasversalmente condiviso.
Proponiamo di sopprimere soprattutto le parole «o di persona al medesimo legata da relazione affettiva» sempre per l'indeterminatezza e la difficoltà di stabilire realmente di chi si tratta. Trattandosi di un reato perseguibile a querela di parte, salvo le ipotesi aggravate, l'attuale formulazione, a nostro giudizio, in concreto pone dei problemi di procedibilità perché difetta la legittimazione a proporre rituale e valida querela in capo a chi, rispetto all'altrui condotta illecita, assume la veste di danneggiato dal reato e non di persona offesa, che sarebbe l'unica legittimata a chiedere la punizione del colpevole. A maggior ragione - concludo - sarebbe opportuna la perseguibilità d'ufficio che consentirebbe il mantenimento del tenore letterale della norma in esame. La questione, dunque, si riferisce alla relazione affettiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, è vero che ci siamo soffermati a lungo in Commissione su questi temi. Tuttavia, a me pare che prevedere il fatto di farsi carico dell'incolumità fisica dei prossimi congiunti sia un qualcosa di estremamente importante. Quindi, se qualcuno crea ansie e paure rispetto a questi soggetti, è bene che nei confronti di chi subisce l'ansia e la paura per l'incolumità di un prossimo congiunto possa esserci una tutela.
Il problema, secondo alcuni, è se questa tutela si debba estendere anche quando non trattasi di prossimi congiunti, ma di chi è legato da relazione affettiva. Qui si ripropone il problema di sempre: se, cioè, è necessario il timbro del pubblico ufficiale che dice che due persone si vogliono bene perché si sono sposate oppure se è sufficiente il fatto che due persone si vogliono bene e hanno deciso di stare insieme e di vivere la vita insieme. Noi dell'Italia dei Valori siamo per questa seconda soluzione e, quindi, non possiamo approvare l'emendamento in oggetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 367
Votanti 362
Astenuti 5
Maggioranza 182
Hanno votato
10
Hanno votato
no 352).

Prendo atto che i deputati Landolfi, Testoni e Graziano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.Pag. 119
Passiamo alla votazione dell'emendamento Samperi 1.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, la proposta emendativa riguarda una riformulazione volta sia a rispondere al principio di tassatività sia a offrire una maggiore tutela alla vittima. Riteniamo, infatti, che non sia necessario che la vittima alteri le proprie abitudini di vita ma pensiamo che sia sufficiente che le molestie siano idonee ad arrecare un significativo pregiudizio alle ordinarie condizioni di vita. Non deve essere necessario, cioè, che la madre che ogni giorno porta il proprio figlio all'asilo debba per le condotte insistenti del molestatore iscrivere il figlio ad un altro asilo, ma riteniamo che sia sufficiente che questa condotta assillante provochi una mancanza di scelta nel suo abituale percorso e nella sua abituale conduzione quotidiana di vita.
Se è vero che il soggetto molestato non è più capace di una libera determinazione di sé, per la capacità del persecutore di penetrare e di condizionare il quotidiano della sua vita privata, è necessario tutelare proprio questo aspetto.
L'emendamento, inoltre, supererebbe anche le perplessità che sono state sollevate in Commissione giustizia in base al principio di tassatività.
Eliminando la scelta, avrebbe una sua rilevanza oggettiva, sottraendosi così alle critiche che sono state sollevate proprio per il venir meno del principio di tassatività e di rilevanza oggettiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi spiace non poter essere d'accordo con la collega, ma proprio il principio di tassatività, a mio avviso, credo che sia meglio espresso con il termine «costringere», che indica sia una costrizione fisica sia morale, ma che comunque indica un fatto specifico; per cui il reato sussiste se, con riferimento allo stato di ansia e paura o con riferimento al fondato timore per l'incolumità propria o dei propri congiunti, si costringe ad alterare le proprie scelte e condizioni di vita.
Se, invece che riferirsi alla costrizione, si fa una scelta diversa, con un'indicazione così com'è formulata, si lascia una discrezionalità così ampia che ad un certo punto la norma in esame finisce per poter essere applicata a tutto e a niente. Infatti, è chiaro che ogni volta che qualcuno ha qualcosa da dire (qui non stiamo parlando di atti di violenza fisica, ma di molestie e di minacce, quindi soprattutto di atti di intrusione psichica), in questo caso a me pare che corriamo il rischio di avere una giurisprudenza totalmente aleatoria, perché un significativo pregiudizio c'è l'ha chiunque riceva una richiesta da un altro, appunto, di andare o non andare in quella scuola, di mettersi o meno il vestito rosso o il vestito blu.
Non vorrei che alla fine la ratio di questa norma, cioè punire chi angoscia e non ti fa vivere, finisca per diventare una delega al giudice di scegliere e di imporre al proprio compagno di vita o a chi gli sta a fianco cosa deve fare, cosa non deve fare, cosa deve mangiare a mezzogiorno e cosa alla sera. Per questo non possiamo che essere contrari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, oltre a ritenere che l'emendamento in esame ampli ancora di più, come ha detto il collega Di Pietro, la sfera di discrezionalità del giudice (ciò mi sembra più che evidente), credo anche che si arrivi persino alla violazione di un altro principio costituzionale, quello dell'articolo 3 della Costituzione, dal momento che verrebbe arrecato sì, in questo caso, un significativo pregiudizio a coloro che non mutano le proprie abitudini di vita, se molestate effettivamente (secondo il reato che è previsto già nel nostro codice e non secondo il secondo l'articolo 612-bis delPag. 120codice penale). A quel appunto verrebbero ad essere penalizzati proprio coloro che non mutano le proprie abitudini di vita. Quindi, vi è un'ulteriore violazione dei principi costituzionali, in questo caso anche dell'articolo 3 della Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Samperi 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Annullo la votazione (Commenti), la ripetiamo e invito gli onorevoli Beccalossi e Nola a controllare che nella loro fila non appaiano più di due voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Samperi 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 339
Votanti 331
Astenuti 8
Maggioranza 166
Hanno votato
129
Hanno votato
no 202).

Prendo atto che la deputata Lorenzin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 1.76.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'onorevole Contento non c'è e mi dispiace.

MANLIO CONTENTO. Sono qui!

ANTONIO DI PIETRO. Mi scusi, onorevole Contento, non l'avevo vista. Volevo solo rendere onore e merito al suo emendamento, perché a me pare che la sua indicazione vada nel senso di dare più certezza e più contezza a questa norma, pertanto esprimo un parere favorevole. Ma perché mi volete far dire male a prescindere?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che anche noi voteremo a favore di questo emendamento, poiché esso consente di superare l'eccessiva soggettivizzazione messa in evidenza nell'emendamento dell'onorevole Santelli, che cercava di oggettivizzare l'evento che si intende reprimere attraverso questo reato. Si vuole, pertanto, eliminare questa scelta, che altrimenti rischia di rendere quasi inutile questo intervento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.76, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 358
Votanti 352
Astenuti 6
Maggioranza 177
Hanno votato
352).

Chiedo all'onorevole Mussolini se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.73.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Sì, signor Presidente, accetto l'invito poiché il mio emendamento è stato recepito dall'emendamento Contento 1.65.

Pag. 121

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Di Pietro 1.52, Contento 1.63 e Sisto 1.75. Anche in questo caso vi è un invito al ritiro. Onorevole Di Pietro, accede all'invito?

ANTONIO DI PIETRO. Sì, signor Presidente, accedo all'invito.

PRESIDENTE. Onorevole Contento, lei accede all'invito al ritiro?

MANLIO CONTENTO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sisto: si intende che abbia rinunciato al suo emendamento 1.75.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 1.65
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, su questo emendamento dell'onorevole Contento il Partito Democratico esprimerà un voto contrario. Vorrei richiamare l'attenzione di quest'Aula, che a quest'ora è giustamente stanca, su quello che è stato lo spirito che invece ci ha unito nelle ore precedenti.
Il presente emendamento dell'onorevole Contento, sostanzialmente, esclude il coniuge dall'aggravante del reato; nella formulazione della Commissione l'aggravante era prevista a carico del coniuge, anche se separato o divorziato, e di persona che sia o sia stata legata da relazione affettiva. In virtù di questo emendamento, invece, l'aggravante permarrà solo per il coniuge legalmente separato e per la relazione affettiva che sia cessata.
Poche ore fa abbiamo sentito dire in quest'Aula che la violenza e gli atti persecutori attengono molto spesso a dinamiche di coppia e si svolgono all'interno della famiglia. Ho seguito la discussione generale e coloro che hanno proposto e sostenuto questo emendamento (penso a quanto affermato dall'onorevole Pecorella, ma anche dall'onorevole Contento) ritengono che la qualità di coniuge debba avere un trattamento diverso da quella dell'ex coniuge, perché si considera in modo diverso una condotta all'interno di una famiglia già spezzata da quella all'interno di una famiglia ancora in vita, perché c'è un diverso disvalore.
Credo che invece, noi, oggi - e faccio appello a quello spirito che ci ha portato ad una mozione unanime, almeno nel dispositivo - dobbiamo affermare che il disvalore è maggiore quando gli atti persecutori provengono da chi è ancora un coniuge. C'è un momento in cui la persecuzione dell'ex coniuge o dell'ex partner può essere interrotta con una porta che si chiude, con un uomo che resta fuori, al di là di quella porta. Ma quando è fatta dal coniuge, quella persecuzione è «H 24», come si suol dire, si deve dormire e vivere nello stesso letto del persecutore.
Allora, poiché si tratta di un'aggravante, noi non stabiliamo un diverso rischio per mantenere unite le famiglie o meno. È infatti chiaro che il reato riguarda anche il coniuge, ma se interveniamo nell'aggravante, per dire che è meno grave quando agisce il coniuge rispetto a quando agisce l'ex coniuge, diamo un messaggio di incoraggiamento al coniuge per gli atti persecutori.
Vorrei inoltre chiedere a chi ha proposto l'emendamento: cosa significa «legalmente separato»? L'aggravante vale, per esempio, il giorno prima del provvedimento di separazione del giudice? Vale il giorno dopo l'omologazione? Vale dieci giorni prima dell'udienza fissata? Quando la coppia va in crisi non è che si rompe in un momento preciso: c'è una dinamica che consuma il rapporto e a quella crisi della coppia sono legati, molto spesso, gli atti persecutori.
Capisco lo spirito volto ad evitare strumentalizzazioni nelle dinamiche processuali civilistiche relative alla separazione. Ma è sbagliato, non si possono evitare quelle strumentalizzazioni perché, comunque, il reato, anche se non l'aggravante, riguarda anche il coniuge. Graduando diversamente l'aggravante, invece, noi diamo un messaggio simbolico di esclusione di colpevolezza del coniuge. Sappiamo che, inPag. 122questo tipo di reati, i messaggi simbolici sono importanti, perché è importante affermare un'altra cultura, quella che abbiamo ribadito qualche ora fa in quest'Aula e alla quale faccio adesso appello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi spiace che un tema così delicato e importante debba essere affrontato a un'ora così tarda, per cui credo che l'attenzione possa essere un po' scemata. È, tuttavia, un tema molto delicato. Io ho ascoltato tutti, oggi, in Commissione e, ora, le osservazioni della collega. Si tratta di fare una scelta di campo: stiamo parlando di un reato che c'è comunque, è previsto sia se si tratta di un coniuge con cui si è ancora sposati sia se è già intervenuta la separazione. Quindi il reato c'è, è stato previsto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, a me dispiace davvero ascoltare critiche rivolte da chi è stanco e non ha più voglia di ascoltarne. Chiedo davvero se dopo questa votazione si possa rinviare il seguito del dibattito a domani, perché trattare con sufficienza un tema così importante, che tutto il Parlamento vuole affrontare in modo unitario, per dare una risposta unitaria, significa anche insultare chi sta parlando. Credo sia una cosa poco giusta e poco rispettosa del Parlamento, nonché del Ministro che ha lavorato e al quale va anche il nostro plauso, per aver presentato un disegno di legge di questo genere.

PRESIDENTE. Invito tutti ad ascoltare con attenzione, trattiamo di cose importanti che occupano la vita di tutti cittadini. Anticipo che avevo intenzione di concludere alle ore 21, come previsto dal calendario, dal momento che prolungare i lavori per arrivare all'approvazione dell'articolo 1 ci porterebbe molto oltre, e devono ancora essere votati diversi emendamenti. Se non vi sono obiezioni, questo è l'orientamento al quale mi atterrò. Onorevole Di Pietro, prosegua pure.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, la ringrazio, e mi scuso con i colleghi per aver fatto questa osservazione. Credo però che sia un momento delicato, quello di scegliere, con riferimento a chi è ancora coniuge - e proprio perché è ancora coniuge si attiva per andare dal giudice a chiedere la separazione - se la molestia è una molestia semplice rispetto a quella posta in essere da chi invece è già andato al giudice e ha una difesa esterna.
È ovvio che ci dobbiamo trovare sempre e solo nei confronti di un reato i cui elementi costitutivi devono essere integrati.
Credo che questo emendamento sia stato presentato dall'onorevole Contento per una ragione importante sulla quale tutti dovremmo riflettere per cui, forse, su questo emendamento ognuno dovrebbe poi votare davvero in libertà di coscienza. Rifacendomi a quanto affermato dall'onorevole Contento in Commissione, ma anche a ciò che oggettivamente prevede questo emendamento, se ho capito bene il collega dice: attenzione, non vorremmo che poi, proprio per forzare la mano, in sede giudiziaria venga utilizzato - onorevole Contento, mi corregga se sbaglio - lo strumento della denuncia per molestia per poi ottenere un allentamento della presa nella fase giudiziaria, perché succede anche questo, per l'amore di Dio, succede.
Allora il problema è valutare tra due esigenze fondamentali, quella di lasciare al giudice di valutare in concreto se applicare questa aggravante e in che modo applicarla perché tanto il reato c'è lo stesso. Vi invito, infatti, a riflettere su questo: non è che se non approviamo questo emendamento, durante il tempo in cui si discute della separazione, la vittima non può fare la denuncia, la può fare lo stesso, semplicemente non c'è l'aggravante specifica, ma comunque può presentare la denuncia ed è prevista la pena di quattro anni (tra l'altro, credo che qualcuno abbia proposto, con un emendamento, che la pena siaPag. 123aumentata a cinque anni, aspetto sul quale sono anche d'accordo).
Quindi, credo che l'osservazione seria ed importante svolta dall'onorevole Contento imporrebbe una riflessione se fosse rivolta al quesito: lo facciamo diventare reato o non lo facciamo diventare reato e resta tutto all'interno dei maltrattamenti in famiglia, quando i fatti avvengono appunto all'interno della famiglia? Abbiamo già detto, perché abbiamo già approvato anche il relativo emendamento, che a prescindere dal reato di maltrattamenti comunque c'è e ci deve essere reato di molestie.
Allora, a me pare che valga la pena di lasciare al giudice la discrezionalità di valutare di volta in volta l'applicazione della norma anche a un fatto grave, anzi, ancor più aggravato perché è stato reiterato con atti idonei, e quindi angosciato. In tal senso, ritengo che questo emendamento debba essere non approvato ma, lo ripeto, con tutto il rispetto per l'onorevole Contento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere una riflessione sotto il profilo della ragionevolezza della norma che risulterà in seguito all'approvazione di questo emendamento.
Nella discussione in Commissione ci siamo sempre riferiti al fatto che il molestatore compie un'attività più grave in quanto la donna ha avuto la forza di allontanarlo con una decisione; quindi, è evidente che quando il molestatore non rispetta quella decisione, è giusto applicare una sanzione di maggiore gravità. Questo non toglie il fatto, come più volte è stato detto, che anche negli altri rapporti sussista il reato, e quindi che vi sia tutela anche all'interno della famiglia, ma noi qualifichiamo l'aggravante non perché vi è un rapporto di coniugio, quindi non semplicemente per una condizione soggettiva, ma per l'esistenza di una caratteristica diversa, vale a dire il mancato rispetto di una scelta che la donna ha compiuto attraverso la separazione o il divorzio o la fine della relazione. Questo è il senso dell'aggravante che è ragionevole e che, con questo emendamento, vogliamo ripristinare.
Quanto alla domanda relativa a cosa significhi «coniuge legalmente separato» le ricordo, onorevole Di Pietro, che il codice penale, all'articolo 649, utilizza già questa dizione per quanto riguarda appunto la procedibilità. È evidente, quindi, che l'emendamento dal punto di vista tecnico si avvale anche della giurisprudenza che è già insita, sotto il profilo interpretativo, all'articolo 649 del codice penale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, solo per riportare un po' della verità dei fatti e anche di quello che è accaduto in Commissione, vorrei ricordare a tutta l'Aula, che su questo emendamento la Ministra e la relatrice hanno espresso parere favorevole in Commissione, quindi forse questi non erano gli intendimenti.
Poi c'è stato un mutamento e un revirement di questa situazione. Allora vi sono due intenti diversi: chi propone l'emendamento, l'onorevole Contento, sostanzialmente dice che in realtà l'idea è stata di lasciare integro quel rapporto di coppia, mentre l'onorevole Di Pietro lo interpreta come una strumentalizzazione eventuale. In realtà, la strumentalizzazione potrebbe servire per quel reato anche per il separato che diventa divorziato e che quindi presenta una denuncia prima della sentenza di divorzio. Questo reato è importante perché deve prevenire delle condotte e la violenza all'interno delle mura domestiche e deve inoltre consentire di dare uno strumento efficace. Quindi anche l'aggravante si pone in quest'ottica.

Pag. 124

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ferranti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, intervengo per un contributo sulla chiarezza. Questo reato, anche se aggravato, ovviamente è procedibile a querela, salvo alcuni casi specifici che vedremo più innanzi, quando vi è già stato l'ammonimento. È vero che abbiamo inteso valutare l'aggravante quando vi è stata la scelta di cui parlava l'onorevole Contento, ma non solo. Noi abbiamo già nel nostro codice altri casi di aggravante, dove l'abuso di relazione, ad esempio, è considerato un'aggravante. Questo è il classico caso dove il rapporto di coniugio può essere un'aggravante perché certamente è un luogo dove in questo caso si attua (qualora vi sia la condotta che abbiamo definito) una sopraffazione. In questo senso e con tutte le motivazioni che diceva la collega Ferranti, intendiamo esprimere il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per dire semplicemente che a titolo personale non voterò a favore dell'emendamento dell'onorevole Contento. Effettivamente, in Commissione abbiamo discusso sulla ratio di questa aggravante, che doveva essere quella di prevedere un'aggiunta di pena nei casi in cui la molestia è compiuta dal cosiddetto volto amico, quindi da persona...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lussana. Ai fini dell'applicazione del Regolamento, lei sta parlando a titolo personale?

CAROLINA LUSSANA. Sì, signor Presidente. Il senso era quello chiaramente di prevedere un'aggravante quando la molestia è commessa da una persona a cui si è legati da un legame affettivo, sia esso di coniugio o una semplice relazione affettiva, a prescindere dall'interruzione. Quindi, coerentemente con quella posizione, voterò perché quest'aggravante sia mantenuta. L'accusa del fatto che possa essere utilizzata pretestuosamente per una separazione non è una motivazione che ci può portare a essere favorevoli a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, concordo con il collega Contento in quanto si cerca di ricondurre con la corretta dizione «legalmente separato» almeno all'alveo delle condizioni di procedibilità previste nel nostro codice. Sottolineo però riguardo alla ratio che ha spinto l'introduzione di questa circostanza aggravante il serissimo rischio di strumentalizzazione a cui ci stiamo esponendo nel momento in cui passiamo ad approvare anche l'aggravante.
A parte il criterio di proporzionalità - che, come anche raccomandato dalla Commissione affari costituzionali, non è stato rispettato né per la pena prevista per l'ipotesi dell'articolo 612 del codice penale, né per quella del primo comma prevista qui per l'aggravante - c'è anche da dire che si corre il serio rischio che questo, proprio per quanto riguarda i coniugi legalmente separati o divorziati, nelle cause di separazione o divorzio possa essere usato strumentalmente soprattutto quando, ad esempio, vi sono dei figli da affidare.
Chi frequenta le aule di tribunale che si occupano di cause di famiglia sa benissimo che addirittura ci sono casi in cui l'ex coniuge arriva a denunciare l'altro coniuge di reati di pedofilia commessi nei confronti dei figli minori. Ed è per tale ragione che credo che questa circostanza aggravante sia fortemente iniqua, oltre a presentare sicuramente un carattere di non proporzionalità della pena prevista per chi dovesse essere incriminato e poi condannato per questo tipo di reati.

Pag. 125

PRESIDENTE. A chi si lamenta per il tempo dirò che l'onorevole Melchiorre, non avendo il suo gruppo esaurito i tempi a disposizione, disponeva di tre minuti, e ne ha utilizzati soltanto due. Ciò a termini di Regolamento; se si vuole fare una riforma regolamentare, ognuno è libero di presentare la sua proposta.
A termini regolamentari, devo chiudere la seduta alle ore 21, salvo che mi venga richiesto di fare in modo diverso, ma dopo avere concluso regolarmente le procedure di votazione dell'emendamento di cui è iniziata la discussione alle ore 20,50; e quindi proseguiremo, secondo le regole, fino alla conclusione della seduta. Invito chi abbia dei dubbi su questo a rileggere il Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, sarò brevissima, non voglio intromettermi in una discussione tra colleghi, tutti esperti avvocati e che ne sanno sicuramente più di me. Solo un ragionamento di buonsenso: stiamo discutendo di un'aggravante, quindi vuol dire che tutti siamo d'accordo che il reato di atti persecutori può essere compiuto anche all'interno di una coppia; peraltro, mi sembra ovvio, sia da un uomo che da una donna. Dal momento che tutti siamo d'accordo con questo, perché l'abbiamo già votato, allora che sia un'aggravante che avvenga all'interno di una coppia a me sembra scontato; se invece si vuole rimettere in discussione, come mi sembrava dagli interventi, il fatto stesso che venga riconosciuto che il reato possa avvenire all'interno della famiglia, è un'altra discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, vorrei dire che con l'emendamento in esame si vuole reintrodurre il principio dello ius corrigendi, cioè che il marito può menare la moglie. Stiamo attenti, lo dico a tutti! Ovviamente esprimerà un voto contrario; dopo quello che abbiamo approvato oggi, mettetevi una mano sulla coscienza (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che l'eventuale approvazione dell'emendamento Contento 1.65 determinerebbe l'assorbimento dell'emendamento Contento 1.64 e la preclusione dell'emendamento Di Pietro 1.53.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.65, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Invito l'onorevole. Gava a votare per se stesso e a non obbligarmi a ripetere la votazione.

ENRICO COSTA. Guardi anche da quella parte, signor Presidente!

PRESIDENTE. Anche a sinistra? Forse c'era ma non c'è più.
Avviso che alla prossima occasione proporrò dei provvedimenti in sede adeguata (Commenti). Chi grida se la sente di difendere davanti alla pubblica opinione la falsificazione della volontà popolare in Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Per favore... onorevole, per favore...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 336
Votanti 322
Astenuti 14
Maggioranza 162
Hanno votato
189
Hanno votato
no 133).

Prendo atto che i deputati Sbai e Vincenzo Antonio Fontana hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimerePag. 126voto favorevole e che il deputato Sani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Come preannunciato, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 14.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di febbraio 2009 e conseguente aggiornamento del programma (ore 21,15).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di febbraio 2009:

Lunedì 2 febbraio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Laboccetta ed altri n. 1-00005 concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli;
Livia Turco ed altri sulla prevenzione e cura delle patologie femminili (in corso di presentazione);
relativa all'apertura della linea ferroviaria di Trasporto Alta Velocità (in corso di presentazione).

Martedì 3 (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 4 (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 5 febbraio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 6 febbraio) (con votazioni):

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 22 ed abbinate - Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Laboccetta ed altri n. 1-00005 concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli;
Livia Turco ed altri sulla prevenzione e cura delle patologie femminili (in corso di presentazione);
relativa all'apertura della linea ferroviaria di Trasporto Alta Velocità (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 9 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2031 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (termine deliberato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del regolamento, per la conclusione dell'esame: 12 febbraio 2009).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
La Loggia ed altri n. 1-00061 in materia di compartecipazione della regione Sicilia al gettito d'imposta su redditi prodotti nel proprio territorio;
relativa agli investimenti per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile (in corso di presentazione).

Pag. 127

Martedì 10 (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 11 (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 12 febbraio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 febbraio) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2031 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (termine deliberato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, per la conclusione dell'esame: 12 febbraio 2009).

Seguito dell'esame delle mozioni:
La Loggia ed altri n. 1-00061 in materia di compartecipazione della regione Sicilia al gettito d'imposta su redditi prodotti nel proprio territorio;
relativa agli investimenti per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 16 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1305 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 1o marzo 2009).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Boniver ed altri n. 1-00086 concernente iniziative per la difesa dei diritti umani e per l'affermazione delle libertà democratiche in Birmania;
Casini ed altri n. 1-00093 concernente misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze Armate.

Martedì 17 (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 19 febbraio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 febbraio) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1305 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 1o marzo 2009).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Boniver ed altri n. 1-00086 concernente iniziative per la difesa dei diritti umani e per l'affermazione delle libertà democratiche in Birmania;
Casini ed altri n. 1-00093 concernente misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze Armate.

Venerdì 20 febbraio, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1929 - Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) e del disegno di legge S. 1279 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006Pag. 128e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 23 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche;
S. 1306 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 1o marzo 2009).

Martedì 24 (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 26 febbraio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 febbraio) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
S. 1306 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 1o marzo 2009);
n. 1929 - Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato);
S. 1279 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'esame del disegno di legge disegno di legge n. 2042 - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il RegnoPag. 129dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato) (ove concluso dalle Commissioni) potrà avere luogo nel mese di marzo.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi relativi all'esame delle mozioni concernenti la prevenzione e la cura delle patologie femminili, l'apertura della linea ferroviaria di Trasporto Alta Velocità e gli investimenti per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile sarà pubblicata successivamente alla loro presentazione.

L'organizzazione dei tempi relativi al seguito dell'esame del disegno di legge n. 1440 e abbinate, ove non concluso nel mese di gennaio, sarà pubblicata nel calendario dei lavori per il mese di febbraio.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Modifica nella costituzione della Giunta per le autorizzazioni (ore 21,20).

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta odierna, ha eletto vicepresidente il deputato Domenico Zinzi, al quale rivolgiamo i migliori auguri.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione presentata il 18 settembre dell'anno scorso e riferita alla problematica relativa all'utilizzo di un'area nel comune di Visco, in provincia di Udine, che costituì a suo tempo uno dei campi di internamento costruito durante il periodo fascista e durante la guerra per contenere persone, donne, bambini ed anche deportati dalla Slovenia, dall'Ungheria, dalla Bosnia e dall'Erzegovina, e che purtroppo rischia di avere una destinazione non consona a un simile luogo di tante tragedie.
Tra l'altro, questo sabato, nel pomeriggio, lo scrittore sloveno Boris Pahor - che ha portato all'attenzione questo problema lo scorso anno con un intervista al Corriere della Sera - sarà presente presso questo ex campo di internamento per una cerimonia.
Vorrei, inoltre, ricordare la figura del professore Onorio Bolzon che si è spento ieri sera nell'ospedale di Palmanova. Si trattava di una persona ancora relativamente giovane, docente di scuola superiore, psicologo impegnato in tante iniziative di solidarietà sociale, di volontariato, persona che con grande generosità ha dedicato larga parte della sua vita in favore degli altri. Ovviamente non fa clamore la notizia di una persona che fino all'ultimo - purtroppo era colpito da un male incurabile - ha cercato di trasmettere un messaggio di vita e di speranza. Ho voluto ricordare questa persona perché la stimavo e verso la quale ho nutrito grande affetto perché è stato anche amministratore nel mio comune per 15 anni, consigliere, assessore, vicesindaco, occupandosi delle persone che vivono nelle condizioni più disagiate, delle persone più deboli. In questo nostro Paese, così grande e straordinario,Pag. 130quando si spengono figure di questo tipo non fanno notizia, mentre in questi giorni, in questi mesi, vi è tanto clamore - purtroppo - sulla vicenda così dolorosa come è quella di Eluana Englaro. Vicenda sulla quale penso che vi sia un intollerabile accanimento, una strumentalizzazione che dovrebbe essere riposta, per rispettare, nel silenzio, il dolore di quella famiglia. Ho voluto, con il massimo rispetto, fare questo paragone. Le persone magari più umili che hanno dato tanto nella loro vita scompaiono, vengono ricordate solo dagli amici e dai conoscenti, mentre vi sono casi che destano grande clamore.
Ho voluto ricordare il professor Onorio Bolzon per il grande impegno umano a favore di tante persone deboli e disagiate, e perché ha salvato tante famiglie in crisi, in difficoltà (faceva lo psicologo anche presso un consultorio). Desidero che questa sua dedizione resti un ricordo non solo per pochi amici, ma una testimonianza anche in quest'Aula.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 29 gennaio 2009, alle 14:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Misure contro gli atti persecutori (1440-A)
e delle abbinate proposte di legge: BRUGGER ed altri; CIRIELLI; CONTENTO; LUSSANA; CODURELLI ed altri; PISICCHIO; MURA ed altri; SANTELLI; POLLASTRINI ed altri; SAMPERI ed altri; MUSSOLINI ed altri; BERTOLINI ed altri (35-204-407-667-787-856-966-1171-1231-1233-1252-1261).
- Relatore: Bongiorno.

(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 21,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI SULLE MOZIONI NN. 1-00071, 1-00079, 1-00082 E 1-00084

LAURA MOLTENI. Parlando della disabilità bisogna guardare la società con uno sguardo di insieme. Il problema della non autosufficienza sta assumendo, oggi, nel nostro Paese, toni sempre più allarmanti sotto il profilo sociale ed economico, a causa, da un lato dell'innalzamento dell'età media e quindi del progressivo invecchiamento della popolazione e da un altro, anche dell'elevato numero di incidenti sulle strade, oltre che sui luoghi di lavoro.
Partendo da queste considerazioni, un numero sempre più alto di persone farà i conti con una perdita di capacità o una disabilità.
Molti di noi in futuro saranno persone con una qualche disabilità!
L'invecchiamento della popolazione, se da un lato, indica che vi è stato uno sviluppo notevole del nostro Paese per quanto concerne la cura, l'assistenza delle persone, da un altro lato, però, evidenzia la necessità di programmare oggi, con una lungimiranza di almeno dieci anni risposte concrete a crescenti bisogni concreti.
Inoltre, se da un lato la persona disabile è destinataria per legge di una serie di tutele correlate alla sua condizione clinica, psichica e alle sue potenzialità residue, da un altro le istituzioni hanno l'inderogabile compito di porre il relativo nucleo familiare nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo, di sostegno, di cura e di socializzazione.
Valorizzazione la famiglia, significa anche aiutarla con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomia e di integrazione sociale del familiare diversamente abile.Pag. 131
A tal fine deve essere adottata ogni misura necessaria perché sia garantito il riconoscimento individualizzato della non autosufficienza, al fine di garantire alle persone disabili un progetto di vita individualizzato, certo, che comprenda sia le prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali, sia un sistema di protezione e di assistenza globale allo scopo di prevenire e di rimuovere le cause che possono concorrere alla loro emarginazione; un progetto di vita individualizzato e che ponga come obiettivo focale il benessere fisico, psichico ed emotivo della persona diversamente abile e che sfrutti ogni sua capacità di relazionarsi con l'ambiente e le persone.
Progetti che devono essere elaborati in stretta collaborazione con la famiglia del disabile non autosufficiente nell'ottica del massimo rispetto del principio di autodeterminazione e di libera gestione delle attività familiari e che prevedano anche l'assistenza domiciliare, il trasporto alla struttura diurna, le attività ricreative, le politiche scolastiche, le politiche per la casa e per il lavoro.
Quello cui si deve mirare è un'inversione di mentalità.
Investire nel sociale e sulla famiglia in termini corretti, su progetti individualizzati, e con obiettivi a breve, medio e lungo termine, con modalità e tappe di verifica, significa, da un lato, rispondere alle preoccupazioni del dopo di noi e, dall'altro, contenerne e ridurne nel tempo i maggiori costi derivanti, ad esempio, dall'eventualità di residenzializzazione della persona disabile.
Non possiamo parlare di persone non autosufficienti senza parlare contemporaneamente di famiglie con persone non autosufficienti.
La difficoltà è proprio quella di vedere realizzati nella pratica quotidiana i buoni principi sanciti dalla legge n. 104 che garantisce permessi lavorativi ai familiari di persone disabili che necessitano di assistenza.
Inoltre, le famiglie che, in buona parte per la presenza di una persona con grave disabilità possono venire sconvolte sul piano emotivo-affettivo, relazionale e organizzativo, altrettanto, possono essere sconvolte sul piano economico.
Nei fatti concreti, a fianco della spesa pubblica, sussiste un'uscita economica costante direttamente a carico degli invalidi stessi e delle loro famiglie, di cui difficilmente si parla.
Le voci di spesa più rilevanti sono quelle per l'assistenza, la riabilitazione e ausili non sempre inclusi nel nomenclatore tariffario.
L'onorevole Francesca Martini, che ancor prima di essere sottosegretario alla salute, da sempre si impegna a favore delle persone disabili e delle loro famiglie, nel suo dicastero ha attivato una partnership con l'INAIL e qui mi riferisco al portale SUPER - ABILE e, il 14 gennaio 2009 ha insediato il Tavolo di lavoro sugli interventi sanitari e di riabilitazione in favore delle persone con disabilità.
Principali obiettivi del Tavolo, che si riunirà con cadenza mensile, sono: la definizione di un concetto unico di disabilità che inglobi le attuali categorie giuridiche di invalidità civile e handicap introducendo il concetto di presa in carico integrata, sanitaria e sociale, della persona con disabilità; la definizione di criteri per la realizzazione di un sistema di sostegno che faccia leva sul Punto unico di accesso responsabile dell'accoglienza della persona disabile, e dell'attivazione di percorsi di valutazione mirati sia all'accesso ai benefici di legge, sia alla definizione di un progetto personalizzato di interventi integrati sociosanitari; e, sempre in merito al Punto unico di accesso, l'individuazione di percorsi riabilitativi, tenendo conto dei principi di appropriatezza, qualità ed equità.
Tra gli obiettivi del tavolo vi sono anche: l'elaborazione di linee guida che orientino l'accertamento delle condizioni di disabilità sulla valutazione funzionale, di carattere bio-psico-sociale; l'elaborazione e l'aggiornamento dei codici dei dispositivi e del relativo repertorio dell'assistenza protesica; nonché il monitoraggio per le procedure di prescrizione ed erogazione.Pag. 132
La proposizione di questi obiettivi basati: sulla centralità della persona, al fine di valutare e di rilevare le capacità residue; sulla centralità dei bisogni del singolo ai quali devono essere date risposte efficaci, tese alla valorizzazione dei potenziali della persona e non soltanto incentrate nella misurazione dei deficit; e, sulla sua presa in carico globale della persona diversamente abile rappresenta concretamente una evoluzione del pensiero corrente sugli interventi per la disabilità, basati sulla tradizionale tendenza di partire dalle risorse collettive per poi arrivare agli stanziamenti a favore del singolo.
In merito il servizio sanitario nazionale deve erogare servizi che siano il più possibile vicini al cittadino con disabilità e assicurare percorsi individuali di assistenza che diano risposte efficaci e mirate alle diverse esigenze di ognuno, attuando politiche socio-sanitarie che costruiscano attorno alla persona disabile una «buona qualità della vita».
Anche il delicato problema del «dopo di noi» va affrontato con più concretezza, cercando di aiutare le persone disabili sul piano del raggiungimento dell'autonomia e della riscoperta delle potenzialità e delle capacità residue, perché queste persone possano essere e tornare ad essere protagoniste della propria vita.
Oggi, spesso, non solo la persona disabile ha notevoli difficoltà oggettive a trovare l'inserimento nella vita lavorativa ma talvolta, benché inserita nella vita lavorativa, rischia di non esserlo pienamente.
Per questo bisogna: favorire, sempre più a tutti i livelli istituzionali l'istruzione scolastica; potenziare e valorizzare le attività di formazione; predisporre percorsi di inserimento lavorativo che consentano il recupero di persone diversamente abili a rischio di emarginazione, attraverso la promozione di circoli virtuosi tra bisogni insoddisfatti, qualificazioni professionali e sviluppo occupazionale al fine di avviare nuovi processi formativi che possano meglio condurre le persone diversamente abili ad entrare in contatto con il mondo del lavoro.
In merito, oltre a valorizzare le persone disabili anche per quelle che sono le proprie professionalità specifiche, sarà utile coinvolgere le aziende nell'individuazione e nell'acquisizione delle competenze più richieste dal mercato.
Per il raggiungimento degli obiettivi di questa mozione vanno considerate adeguate risorse economiche e l'adozione di strumenti, metodi e tecnologie capaci di rispondere a quanto viene sempre più pressantemente richiesto in ordine al miglioramento delle condizioni di vita delle persone diversamente abili.
Quello che chiediamo al Governo è l'impegno di: aiutare l'opportunità di intervenire in modo strutturale al fine di rielaborare un sistema di agevolazioni fiscali che supportino le persone diversamente abili e le loro famiglie nel raggiungimento di un livello di qualità della vita compatibile con lo stato di salute del disabile; adottare, con tutti gli strumenti a propria disposizione, una completa e puntuale verifica dell'attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», e a proporre, se del caso, i correttivi necessari a garantire nel concreto il diritto delle persone diversamente abili ad ottenere un impiego confacente alla loro riduzione di capacità lavorativa e valorizzandone la capacità e la potenzialità, ai fini di una loro effettiva integrazione nel tessuto economico e sociale del Paese, come protagonisti e, infine promuovere servizi integrati in grado di sostenere l'inserimento della persona disabile nel contesto lavorativo, attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato anche attraverso percorsi di verifica del collocamento stesso, consentendo, quindi, alle imprese di assolvere con più modalità all'obbligo del collocamento e, sostenendone la realizzazione con apposite normative.
La condizione di disabilità riguarda tutti: non solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione nei diversi livelli di responsabilità.Pag. 133
Per questo è importante che vi sia un maggiore coordinamento delle organizzazioni del terzo settore che prevedono, nell'ambito delle loro attività, iniziative finalizzate all'inclusione sociale delle persone diversamente abili. Un maggiore coordinamento delle organizzazioni del terzo settore per dare anche piena attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale, per una piena e più concreta collaborazione di queste organizzazioni e associazioni con gli enti locali.
Il Governo ha dato un nuovo impulso alle politiche di inclusione per la disabilità e ai principi di dignità e di integrità della vita e della persona, attraverso l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
Con questo Osservatorio potrà essere attuato un sistema integrato di interventi nei servizi sociali, a favore delle persone diversamente abili e/o non autosufficienti.
Con questo Osservatorio si potrebbero anche raggruppare tutte le competenze oggi affidate a numerosi dicasteri e centri decisionali e sviluppare, in maniera prioritaria, la sussidiarietà orizzontale, trasferendo compiti ritenuti superflui o trasferibili all'autonomia privata, adottando, così, un modello nella gestione di tale servizi.
Voglio ricordare ai cittadini del Paese che non tutti nascono già disabili, ma che potenzialmente tutti possiamo diventarlo per un incidente, una malattia, un evento traumatico particolare, per un breve periodo o per il resto della vita. Ma non per questo deve venir meno il principio del rispetto e di dignità delle persone in quanto tali.
Oggi, purtroppo, non ci troviamo soltanto di fronte al permanere di barriere architettoniche, ma anche a barriere ben più ardue da superare. Barriere culturali, mentali, ideologiche, barriere, queste, ancora più pericolose di quelle architettoniche, se non addirittura, nei casi più gravi, di fronte all'indifferenza ed al cinismo di chi sfrutta il falso status di disabile.
Falsi invalidi: a Napoli: un'intera famiglia, composta da venti persone, beneficiava di pensioni di invalidità senza averne diritto, indennizzi ottenuti indebitamente. Indagate 102 persone e contestati 318 reati - per truffa, falso e corruzione - relativi a 82 pensioni di invalidità, per un valore totale di 3,7 milioni di euro. Fatti accertati commessi fino al giugno 2005.
Palermo, giugno 2007 - Falsi invalidi, 22 arresti - con un danno all'erario per 100 milioni - La banda operava da cinque anni e ognuno aveva il proprio ruolo. C'era lo «spicciafaccende» che contattava gli aspiranti invalidi e li istruiva sul da farsi - L'età dei beneficiari della pensione: quasi tutti sotto i 30 anni. Lo status di invalido era stato addirittura riconosciuto a interi nuclei familiari.
Angri - Salerno: falsificavano le schede di bambini disabili, costringendo i genitori a firmare molti più fogli di presenza di quante erano le sedute effettuate per intascare così forti rimborsi dal servizio sanitario nazionale.
Senza poi dimenticare gli abusi legati ai pass automobilistici.
A fronte di ciò vogliamo che si apra una vera, propria e assidua caccia a falsi invalidi.
Solo smascherando i falsi invalidi e colpendo l'utilizzo dell'invalidità quale ammortizzatore sociale, si aiuta il mondo della disabilità e si recuperano risorse che possono essere reinvestite sulla disabilità vera.
Parimenti, vanno combattuti i casi di cattiva gestione, malasanità o vera e propria delinquenza che si traducono in sprechi e perdite per il sistema sanitario nazionale a danno di tutti.
I fondi e le risorse vanno impiegate là dove c'è il vero bisogno!
Quindi se da un lato aiutate e sostenute concretamente le famiglie, da un altro va impostata a 360 gradi una battaglia culturale (a partire dalla scuola) e mediatica che riporti ai principi ispiratori della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, (firmata il 30 marzo 2007 a New York) quali: il diritto di nascere, il rispetto per la dignità intrinseca, il rispetto per l'autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, l'indipendenza delle persone, la non discriminazione,Pag. 134la piena ed effettiva partecipazione ed inclusione all'interno della società, il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa, la parità di opportunità, l'accessibilità, la parità tra uomini e donne, il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.
Approviamo la politica del Governo, ne condividiamo gli indirizzi e, viste quelle che sono le «risorse disponibili», condividiamo gli impegni di spesa.
Pertanto, considerato che la mozione dell'UDC non porta ad impegni di spesa diversi rispetto a quelli previsti dal Governo, in merito ci asterremo.
Invece, considerato che le altre mozioni della sinistra, Turco e Mura vanno verso indirizzi diversi, voteremo contro.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MATTEO BRIGANDÌ IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

MATTEO BRIGANDÌ. Come si vede il fenomeno trova la sua accentuazione allorché si parla di pubblici ministeri dovendo il giudice pronunciarsi sulla imputazione prospettatagli dal pubblico ministero.
Premesso, e l'attività del ministro Maroni ne è la prova pratica, che il movimento cui ho l'onore di appartenere fa della lotta a tutte le mafie la propria bandiera, occorre precisare che le osservazioni che seguono non discutono sulla necessità dell'esistenza dell'organo ma sulla necessità di toglierlo dal controllo di un potere incompetente.
Si pone in contrasto con la tesi qui sostenuta la creazione della cosiddetta Direzione Nazionale Antimafia (Legge 20 novembre 1991, n. 367 e successive modificazioni) che appare un organo di inchiesta sul fenomeno mafioso, con poteri di raccolta dati a livello nazionale quasi si trattasse di una sorta di servizio segreto controllato dai giudici.
Da un lato ci si allontana sempre più dall'alveo entro il quale dovrebbe operare la magistratura e dall'altro lato si privano dei compiti loro propri organi dello Stato ben in grado di svolgere una seria funzione di intelligence ed a ciò addestrati.
La soppressione della citata Direzione appare, pertanto come un passo necessario. Ovvio che se si vuole parlare del processo nei termini di cui sopra, evitare inchieste e ritornare al concetto sostanziale di indagine, occorre una profonda riforma nel contesto della notitia criminis, restituendola in toto alla polizia giudiziaria.
Ciò può essere attuato senza toccare la Costituzione modificando l'articolo 330 del codice di procedura penale sancendo che il pubblico ministero può attivarsi esclusivamente in forza di notizie di reato trasmesse dalla polizia giudiziaria o nascenti da denunce o querele.
Sul piano costituzionale (anche se la cosa può apparire banale, ma non lo è) tra «organi di giurisdizione penale» o giusdicenti ed il pubblico ministero. In altri termini là ove compare «magistratura» io parlerei sempre di giudici, inserendo un articolo 107-bis che estenda al pubblico ministero le garanzie stabilite per i giudici.
Si tratta di rendere autonomo l'ultimo comma dell'articolo 107, ma in questo modo si può cominciare a distinguere giudici e pubblici ministeri.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LANFRANCO TENAGLIA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

LANFRANCO TENAGLIA. Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, Il PD ha presentato una risoluzione con la quale non si approva la relazione del Ministro.
In questo primo anno di legislatura la politica della giustizia del governo è stata assente completamente nel contrasto a quello che lei, signor Ministro, ha chiamatoPag. 135e noi condividiamo essere il vero avversario della giustizia: la lentezza dei processi; lacunosa quando si è timidamente manifestata con riferimento al processo civile perché con la sua proposta non si affrontano i due problemi veri del processo civile: la macedonia di riti processuali che noi alla Camera abbiamo proposto di ridurre, e la sua maggioranza ce lo ha impedito, e i tempi certi e definiti di durata del singolo processo, che il PD voleva introdurre mediante l'udienza di programma e il suo governo e la sua maggioranza hanno risposto no; dannosa nell'unico e solo provvedimento approvato (il lodo che porta il suo nome) che avrebbe meritato da lei almeno una citazione nella relazione. Non se ne vergogni; in fondo, come abbiamo da subito denunciato, ha due soli piccoli difetti: ha reso alcuni cittadini meno eguali degli altri nei confronti della legge, compiendo un grave strappo al dettato costituzionale e ha garantito l'immunità al Presidente del Consiglio; e nella totale accondiscendenza alla furia dimezzatrice del Ministro dell'economia che le ha imposto, invece dei necessari stanziamenti, un taglio ai fondi per la giustizia di 800 milioni di euro in tre anni e di procedere al blocco delle riqualificazioni e delle assunzioni del personale amministrativo. Altro che giustizia quale emergenza nazionale! Il suo Governo sta sulla giustizia, come in tema di crisi economica, esercitando la più grossa opera di irresponsabilità nazionale che la vita politica italiana ricordi; omissiva quando non ha impedito la presentazione, da parte del Ministro Tremonti che alla faccia della coerenza aveva minacciato dimissioni per molto meno, della riforma del reato di bancarotta che prevede la sostanziale depenalizzazione per il reato di bancarotta patrimoniale e le cui conseguenze sarebbero gravissime, perché consentirebbe la prescrizione anche per procedimenti in corso, compresi quelli per i crac Parmalat e Cirio, con una grande beffa per i diritti dei consumatori truffati e per la certezza della pena.
Nella prospettiva futura la sua Relazione è deludente, inutilmente rivendicativa e generica sulle proposte in grado di avere dignità e forza tali da essere non dico condivise ma almeno condivisibili.
Signor Ministro, lei ha rivendicato per la sua funzione maggiori poteri, senza dirci cosa e come intende concretizzare tale rivendicazione, questo innanzitutto ci preoccupa ma ci impone anche di invitarla, prima di far questo, almeno ad esercitare i poteri che ha già e che dimentica di porre in opera.
Le indico tre compiti che potrebbe da subito svolgere con grande beneficio per la Giustizia e per gli interessi dei cittadini: consenta la costituzione definitiva della Scuola della magistratura la cui entrata in funzione viene senza ragioni dalla sua inerzia e da quella del Consiglio superiore della magistratura di fatto impedita; realizzi quello che il Governo Prodi nella scorsa legislatura aveva previsto (il centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni): questo sarebbe un risparmio vero sui costi delle intercettazioni e non quello derivante da surrettizi budget imposti alle procure che in realtà servirebbero all'altro scopo molto meno commendevole di impedire lo svolgimento delle indagini; la smetta con le proroghe all'entrata in vigore della legge sulla Class action, legge fondamentale per tutelare quelle migliaia di cittadini consumatori che sono stati lesi nei loro diritti che tutti a parole diciamo di voler tutelare, ma che nei fatti aspettano ancora giustizia. È una legge che esiste già e non ha bisogno di ulteriori interventi che la stravolgano. State perdendo tempo per l'unica e sola ragione di trovare il sistema per tutelare le grandi imprese, banche e società assicurative per le azioni commesse nel passato e che si voglio coprire con il velo dell'immunità.
La giustizia italiana ha una grande necessità di riforme che le consentano di assolvere al meglio la funzione cui è chiamata riuscendo a superare i principali punti di criticità.
È necessario un intervento normativo globale e coerente per realizzare, per la prima volta, una politica della ragionevole durata del processo, la parità tra accusa ePag. 136difesa, l'effettività della pena e un maggiore equilibrio tra poteri nel rispetto del quadro costituzionale.
Per giungere a simili obiettivi servirebbe un cammino comune. Ciò presuppone come condizione preliminare il dialogo del Governo con gli operatori della giustizia (magistrati, avvocati e personale amministrativo) da sviluppare nelle sedi appropriate e non sui media o in qualche piazza come è prassi di questo Governo e del presidente del Consiglio.
In questa cornice l'approccio al problema scelto dal Presidente della Camera è corretto sia nel merito che nel metodo; Berlusconi ed i suoi ministri lo ascoltino perché le riforme le si fanno insieme ai diretti interessati e non contro, come ha fatto per ora questo Governo.
Noi, fin dall'inizio, abbiamo cercato il confronto, convinti che su una materia così delicata questa strada sia nell'interesse del paese e l'unica atta a garantire efficacia e durata dei provvedimenti. Però questa maggioranza ha interpretato il dialogo come una gentile concessione all'opposizione, ponendo minacciosi ultimatum. A questo noi abbiamo risposto e continueremo a rispondere che non faremo da notai a decisioni cui non avremo contribuito con nostre proposte. Nella logica della maggioranza troppo spesso sembra non esistere nessuna possibilità di confronto ma solo l'accettazione supina delle proposte annunciate.
A questa logica noi non opponiamo lo stereotipo dell'opposizione riottosa e incapace di proposta, ma dimostreremo che, quando c'è la disponibilità del Governo e della maggioranza, noi ci siamo.
Non sappiamo se sulla giustizia ciò potrà avvenire. Ma sappiano che dipende dal Governo e dalla maggioranza, che dal Governo e dalla maggioranza dipende la possibilità di costruire consenso intorno a riforme che servano al Paese.
E sulla riforma della Costituzione sul punto dell'assetto della Magistratura occorre essere chiari, ma anche intendersi.
Il PD mantiene le sue riserve e la sua contrarietà a riforme di questo genere sia per il metodo che intendete seguire, sia per il merito delle proposte che avanzate che sostanzialmente è riferito alla separazione delle carriere.
Intervenire sulla Costituzione solo sul delicato e fondamentale punto dell'equilibrio tra poteri dello stato, senza una riforma complessiva che abbracci l'intero sistema istituzionale (poteri del Governo, assetto del Parlamento, ruolo e funzioni delle istituzioni di garanzia e di controllo), non sarebbe una riforma utile, ma una surrettizia alterazione degli assetti sanciti dalla Costituzione. Una forzatura a cui di fatto e nella prassi istituzionale che si sta imponendo corrisponde una costante sottrazione di poteri e funzioni del Parlamento e la progressiva alterazione dei principi che presiedono al funzionamento del Governo, così come è stato sancito dal dettato costituzionale.
Di fronte a ciò il PD non fa un passo indietro. Nessuna condivisione è possibile se l'obiettivo di questo Governo è quello di modificare la costituzione a colpi di maggioranza, facendosi beffa di principi fondamentali e animati dall'intento di «normalizzare» la magistratura e di regolare i conti.
Il metodo giusto piuttosto è quello di fare una manutenzione costituzionale senza strappi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura e di soggezione del giudice alla legge. Noi vogliamo rafforzare e rendere più effettivo il principio di responsabilità della magistratura, disciplinare, professionale e istituzionale.
Per questo non ci nascondiamo la necessità di intervenire con riforme che riguardano anche la giustizia come potere e proponiamo di riformare la legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura, di riportare a 30 il numero dei componenti, di istituire la sezione disciplinare autonoma, di regolare i poteri del Consiglio superiore della magistratura di dare pareri al Ministro e di decidere le cosiddette pratiche a tutela e di rendere effettivo il principio di obbligatorietà dell'azione penale.
Con legge ordinaria si può fare tanto, fors'anche tutto.Pag. 137
Serve una riforma non una controriforma. Il centrosinistra nella scorsa legislatura, dopo quarant'anni ha riformato l'ordinamento giudiziario stabilendo valutazioni di professionalità per i magistrati approfondite e frequenti nel tempo (ogni 4 anni), illeciti disciplinari tipici, temporaneità degli incarichi direttivi e netta e rigida distinzione delle funzioni tra giudici e PM. Ciò è avvenuto anche con il concorso dell'attuale maggioranza. È forse il caso di verificare gli effetti di queste riforme prima di mettere nuovamente mano all'ordinamento della magistratura.
Riformare la giustizia significa soprattutto migliorare il funzionamento dell'esistente e rendere efficiente e garantito il sistema.
Le rammento che su questo versante esistono solo le proposte dell'opposizione e del PD in particolare che ha avanzato un pacchetto di proposte organico, complessivo e omogeneo: revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ufficio processo, processo telematico, manager, riforma del codice penale e del codice di procedura penale mediante interventi sull'udienza preliminare, sul giudizio di cassazione, sull'archiviazione per inoffensività del fatto, sull'individuazione di criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale, riforma del codice di procedura civile mediante riduzione dei riti processuali e durata predeterminata delle cause, intercettazioni.
Certamente si potrebbe cominciare in questo modo e con questo metodo per raccogliere l'alto e pressante invito che il Presidente della Repubblica ha rivolto al legislatore di intervenire decisamente sull'abnorme, intollerabile durata dei processi e di prevedere misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al Consiglio superiore della magistratura dalla Carta costituzionale.
Temi concreti di confronto ci sono: ci domandiamo per quale motivo il Governo si sia concentrato su aspetti che nulla hanno a che vedere con un miglior funzionamento del sistema.
Fino ad oggi abbiamo assistito ad una sapiente regia mediatica che ha cercato di coprire le profonde crepe apertesi nella maggioranza sulla questione giustizia, che nella sua attuale formulazione è funzionale al perseguimento degli interessi personali del Presidente del Consiglio e certo non quelli degli italiani.
Abbiamo assistito ad un susseguirsi infinito di posizioni contrastanti dove alle proposte del guardasigilli non corrispondevano posizioni univoche del Presidente del Consiglio e degli stessi componenti di Governo e maggioranza.
La vicenda delle intercettazioni è paradigmatica delle divisioni interne alla maggioranza.
Innanzitutto, vogliamo vedere i reali contenuti dell'accordo perché troppe volte questo Governo ha fatto annunci rivelatisi poi inesistenti.
Vogliamo capire se esiste realmente e soprattutto su che cosa è stato raggiunto.
Sembra che l'annunciato accordo nella maggioranza rappresenti una disfatta del Presidente del Consiglio che aveva baldanzosamente disceso le valli parlamentari annunciando la volontà di limitare a suo piacimento un importante strumento di indagine ed ora è costretto alla rotta accettando di non modificare la normativa attuale in ordine ai reati sottoponibili ad intercettazioni.
Se le intercettazioni sfuggiranno alla mannaia voluta dal Presidente del Consiglio allora vorrà dire che ci troviamo di fronte ad una sua personale Waterloo. Se così fosse avevamo ragione noi, è l'accettazione della nostra proposta, è la vittoria della posizione ferma e chiara del PD: nessuna limitazione allo strumento d'indagine, al controllo di legalità, massima tutela della privacy dei cittadini soprattutto se estranei all'indagine.
In caso contrario ci troveremmo di fronte ad un'altra Waterloo, quella del sacrosanto diritto dei cittadini di essere difesi dall'illegalità.
In ogni caso, quello che è uscito dalla porta non deve rientrare dalla finestra. Nell'emendamento della maggioranza altri aspetti preoccupano e sono dannosi: limitazionePag. 138temporale rigida e molto limitata della durata temporale dell'intercettazioni, potere eccessivo in capo al Procuratore della Repubblica che rischia di essere un boomerang paralizzante per l'attività delle Procure soprattutto di maggiori dimensioni, restrizioni al diritto di cronaca con l'estensione eccessiva ed ingiustificata del divieto di non pubblicazione degli atti processuali, presupposto dei sufficienti indizi di colpevolezza per autorizzare le intercettazioni.
Su questi aspetti sarà il risultato finale a determinare il nostro atteggiamento definitivo; niente, da questo punto di vista, è scontato.
Per adesso ci accontentiamo del ravvedimento operoso della maggioranza: almeno in astratto si è impedito di rendere impossibile di venire a capo di tanti gravissimi reati ambientali, o di vicende quale quella dei cosiddetti «furbetti» del quartierino o di gravissimi scandali finanziari che hanno colpito i consumatori.
Il PD concorda pienamente sulla necessità di tutelare la privacy degli italiani. Occorre una legge che la tuteli e che stabilisca limiti certi e precisi al segreto investigativo. Ma non si prenda a pretesto la vicenda Genchi, pur grave, ma di nessuna attinenza con le intercettazioni telefoniche, per una riforma che limiti uno strumento di indagine che è fondamentale per l'accertamento dei reati e per la sicurezza dei cittadini.
Il gruppo del PD voterà contro la mozione della maggioranza e si asterrà sulle mozioni presentate dall'UDC, dall'IDV e dalla delegazione radicale.
Tutte queste mozioni contengono proposte diverse, alcune condivisibili, altre da approfondire e discutere quando saranno trasfuse in proposte di legge. Non è questa la sede, destinata alla sola discussione delle Relazione annuale del Ministro, per esprimere giudizi di merito sul contenuto delle proposte di riforma della giustizia.
Alla fine del suo intervento il Ministro ha rivolto alle opposizioni un invito alla collaborazione e al confronto.
Veramente siamo noi a dover rivolgere questa esortazione a lei e alla sua maggioranza, perché il PD le sue proposte le ha già presentate in Parlamento. Mentre aspettiamo ancora di leggere le sue che per adesso restano nella gran parte solo degli annunci.
La giustizia per il PD è un'istituzione indispensabile e insostituibile per rendere effettivi e diritti dei cittadini, la legalità, la sicurezza e per efficienza dello Stato fondato sull'imperio della legge.
Il nostro compito è ricostruirla secondo gli ideali che entrano a formare, separatamente o congiuntamente, la nozione di giustizia: l'ideale dell'ordine e quello dell'eguaglianza.
Così Norberto Bobbio sul tema della giustizia.
Due cardini, quindi, con funzioni complementari che «agiscono» al fine di garantire la «virtù» della giustizia ed il suo corretto funzionamento.
Elementi, care colleghe e cari colleghi, da cui Bobbio faceva discendere il significato e la funzione stessa della giustizia.
Se il Parlamento nell'opera riformatrice saprà seguire l'alto insegnamento di Bobbio avremo tutti insieme servito al meglio il Paese, la Costituzione e i nostri elettori.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANCARLO PITTELLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE SUE DIMISSIONI

GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dinanzi all'organo sovrano dello Stato, del quale mi onoro d'avere finora fatto parte, intendo parlare da uomo libero il quale ha ancora la pretesa di vivere ed operare in un Paese libero.
Al termine del mio intervento, diretto a quanti credono nel primato del Parlamento e nello Stato di diritto, chiederò all'aula di accogliere le mie dimissioni da parlamentare.
So bene di aver compiuto un gesto estremo, perché estreme sono state lePag. 139condizioni nelle quali sono stato proditoriamente posto come cittadino e come parlamentare della Repubblica.
Appartengo ad una famiglia di avvocati, che hanno dato lustro - Io dico con pudore ma con altrettanto orgoglio - alla tradizione giuridica calabrese e di Parlamentari che, fin dalla Costituente, hanno rappresentato in quest'Aula le tante attese della popolazione calabrese, avendo ben radicato il senso della legalità e del rispetto istituzionale.
Sentimenti tutti che costituiscono la struttura portante del mio bagaglio culturale ed ai quali ho, da sempre, ispirato ogni mia condotta.
Indosso la toga forense da 34 anni con onore e dignità, senza aver mai contratto, pur vivendo in una realtà drammatica, alcun vincolo inconfessabile, e non ho nulla da temere da qualsivoglia accertamento di ordine penale.
Da parlamentare posso affermare con categorica certezza, di essere totalmente estraneo a quelle logiche, che pure avviliscono, attanagliandola, troppo spesso la mia regione, per le quali taluno, forse, intende la partecipazione politica non già quale alto servizio in favore dei consociati, ma quale strumento diretto al perseguimento di utilità personali.
Voglio affermare che non ho alcun timore di affrontare a viso aperto e senza diaframmi privilegiati, accuse calunniose, false e strumentali che, al primo intervento di un giudice autenticamente consapevole e responsabile dell'altezza della sua funzione, si trasformeranno in indelebile infamia nei confronti di coloro i quali le hanno costruite, coltivate e divulgate mediaticamente.
Ed il mio gesto intende rappresentare, in virtù di una personale esperienza, un preciso atto di denuncia e di sollecitazione al Parlamento in direzione di urgenti e radicali riforme, di scelte nette e coraggiose in tema di giustizia, che, pur nel rispetto dei principi di autonomia ed indipendenza della magistratura, restituiscano al Paese un sistema fatto di regole certe e rigorose che pongano fine alla stagione del perverso intreccio tra informazione e potere inquirente ed il ritorno alla straordinaria tradizione della cultura della giurisdizione.
Non è più differibile l'adozione di regole che pongano al riparo i cittadini - privi di qualunque efficace tutela - da ingiuste aggressioni mediatico-giudiziarie condotte con spregiudicata arroganza e con il disprezzo assoluto dei principi di verità, lealtà e correttezza.
Affinché ciò che a me è accaduto, in ragione di una feroce ed ingiusta non abbia più a ripetersi nei confronti di qualunque cittadino della Repubblica.
Avverto, prima di tutto un dovere ineludibile.
Quello di rendere il mio ossequio, deferente e fiducioso, al Capo dello Stato ed al Parlamento della Repubblica quale luogo di esercizio di diritti e di democrazia, ed alla Magistratura italiana in generale ed a quella calabrese in particolare, storico protagonista delle battaglie sostenute in difesa delle libertà e del mantenimento dei delicati equilibri dell'assetto istituzionale dello Stato.
Mi riferisco, naturalmente, a quella parte di magistrati composta da donne ed uomini, severi ed austeri, che ha reso, in silenzio ed in orgogliosa solitudine, il suo servizio alla democrazia senza perseguire ribalte o spettacolarizzazioni mediatiche, pagando talvolta tributi di dolore e sacrificio estremo nello svolgimento dell'attività umana più nobile che esista : quella di tentare di rendere giustizia.
Alla magistratura calabrese la quale, pur spesso attraversata da divisioni e conflitti interni che hanno determinato nei cittadini, talvolta, l'attenuazione di quel senso della giustizia cui il territorio ha sempre anelato, ha condotto da, decenni, la guerra di trincea contro la criminalità organizzata impedendone il prevalere.
Ancora, alla magistratura catanzarese tutta, la quale, nel solco della straordinaria tradizione giuridica della sede dell'antica Corte d'appello, rende, nel più stretto e rigoroso rispetto della legalità, un servizio importante per la democrazia senza perseguire fini diversi da quelli istituzionali.Pag. 140
A questa magistratura che da più tempo e da più vicino conosco, composta da persone immuni da collusioni, la cui tradizione di imparzialità e di sensibilità giuridica, ha fatto sì, nel recente passato che fosse ad essa devoluta la trattazione di gravissimi processi penali di mafia e di terrorismo politico, non celebrabili nelle sedi competenti per ragione di legittimo sospetto, la mia manifestazione di ossequio e gratitudine per avere impedito che il dilagante malaffare ed il potere criminale soffocassero anche quella parte di Calabria.
Presidente, colleghi, quanto ho avuto la ventura di subire, da parte di un magistrato della Repubblica e di alcuni suoi colleghi e da parte del servizio pubblico televisivo, penso abbia pochi precedenti nella storia della Repubblica.
I fatti sono a tutti ormai ben noti.
Nei primi giorni del trascorso mese di dicembre uno stuolo di oltre cento soggetti provenienti dalla Campania, composto da magistrati ed agenti ed ufficiali delle Forze dell'ordine, capeggiati da coloro i quali, proprio oggi, arringano in piazza spacciandosi per vittime di complotti e soprusi, agendo in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura di Salerno, ha proceduto alla perquisizione nei confronti di sei tra magistrati ed ex magistrati inquirenti della Procura Generale presso la Corte d'appello di Catanzaro, sottoponendo a controllo le loro stesse persone ed utilizzando metodi mutuati dalle polizie di regime.
Tutto ciò in forza di un provvedimento dei PM di Salerno che rappresenta, senza alcun dubbio, un atto abnorme e sovversivo nella forma e nei contenuti, che tale è stato unanimemente ritenuto.
Sfido chiunque a leggere i capi di imputazione strumentalmente redatti e correlati a quel sequestro: rubriche composte ciascuna da decine di pagine intrise di affermazioni apodittiche, destituite di qualunque fondamento e prive di veri contenuti di prova.
Formulate contro persone perbene, tutte legate secondo il paradossale assunto accusatorio, da un vincolo determinato dalla pretesa pervicace volontà di difendere non specificati interessi e protesi alla delegittimazione di un Pm. Un PM molto noto alle cronache per essere stato protagonista dei più clamorosi fallimenti investigativi degli ultimi anni (con gravissimi danni per l'erario e per i cittadini colpiti dalla sua ansia inquisitoria) e per essere stato, nello scorso anno, a causa delle reiterate violazioni della legge, privato della possibilità di svolgere funzioni requirenti e trasferito ad altra sede giudiziaria.
Nessuno dei tanti avvocati e magistrati che siedono oggi in quest'aula si sono imbattuti, nella loro vita professionale, in un provvedimento del genere: 1.425 pagine di pettegolezzi, di calunnie e, come recentemente affermato dal Ministro Alfano nell'atto di incolpazione spedito al CSM «trasudanti un acritico e supino recepimento delle dichiarazioni di un solo uomo» al cui profilo umano e professionale, contravvenendo ad un istinto naturale, accennerò per qualche istante, tra breve.
Un atto fondato, in gran parte, sull'abusivo utilizzo, da parte del PM che illecitamente li deteneva, di atti di tre procedimenti penali all'epoca a lui assegnati ed indebitamente trattenuti e versati su dischetti.
Ebbene, in quegli atti ed in quei dischetti, rappresentanti un vero e proprio archivio personale illegalmente formato e posseduto, sono presenti i nomi delle più alte cariche dello Stato, di molti parlamentari presenti in quest'aula, di appartenenti alle forze dell'ordine, di operatori dei servizi di sicurezza: tutti finiti nel mirino di un mitomane il quale, atteso il puntuale fallimento di ogni ipotesi accusatoria elaborata in decine di procedimenti affidati alla sua gestione, ha ritenuto, con la complicità di alcuni spregiudicati giornalisti, e forte del sostegno di alcuni colleghi di altro distretto, di gridare ad un complotto ordito ai suoi danni al fine di impedirgli di indagare contro centinaia di persone ritenute accomunate da interessi di tipo politico-affaristico e massonico.Pag. 141
Queste ed altre condotte altrettanto gravi, ho denunciato da tre anni a questa parte.
Oggi i primi accertamenti forniscono definitiva conferma alle mie denunce concernenti l'illecita acquisizione di informazioni in violazione della legge e l'altrettanto illegale divulgazione di esse.
Si tratta, colleghi, di un atto costruito sulla scorta di 65 audizioni dello stesso personaggio dinanzi al PM di Salerno, spesso senza una preventiva convocazione, contro ogni regola, a dimostrazione del libero accesso presso gli uffici giudiziari salernitani.
Senza che gli inquirenti abbiano mai avvertito la necessità, in due anni di attività investigativa, di procedere a puntuali verifiche degli assunti del magistrato attraverso l'audizione delle centinaia di persone coinvolte nelle sue calunniose costruzioni.
Stiamo parlando di un atto che aveva finalità precise completamente estranee a quelle tipiche e codificate dell'istituto.
Cosa voleva ottenere colui il quale quel documento ha ispirato e, pensate, anche sollecitato in più occasioni, e coloro i quali quel provvedimento hanno spedito?
Due, senza tema di smentite, gli obiettivi da conseguire: Impedire che la Procura Generale e la Procura ordinaria di Catanzaro completassero le indagini sui processi Why Not e Poseidone ed acquisire il famigerato «archivio Genchi» che stava per essere trasferito ad altra autorità giudiziaria.
Già, proprio quell'archivio che non ha nulla da invidiare a quello messo in piedi molti anni addietro dal SIFAR per finalità ricattatorie e del quale proprio quest'Aula ordinò la distruzione. Quell'archivio del quale, in questi giorni, si sta occupando il comitato di controllo sui servizi di sicurezza, e creato su disposizioni di un solo magistrato della Repubblica.
Dunque, i due processi e l'archivio del consulente informatico!
Affermo ciò perché se qualcuno di voi accedesse alla lettura delle 1.425 - e sarebbe un'afflizione - troverebbe, in fondo, un'anomalia non altrimenti spiegabile.
Il decreto di perquisizione e sequestro, guardate a che punto arrivano la mistificazione e la strumentalizzazione del potere, nella parte dispositiva, dispone, voglio citare testualmente, «il sequestro della documentazione (cartacea ed informatica) afferente alla gestione dei procedimenti Poseidone e Why Not, nonché dei fascicoli stralcio originati dai predetti procedimenti; alla posizione del dottor De Magistris, ad iniziative disciplinari attuate e/o da attuarsi nei suoi confronti; ad eventuali rapporti tra indagati ed altri magistrati».
Documentazione afferente alla gestione dei suddetti procedimenti, quindi, decreti di assegnazione, deleghe ad ufficiali di PG, a consulenti, verbali di riunioni di coordinamento, atti di stralcio e quant'altro. Nulla di più.
Ed invece cosa vanno a puntare i solerti magistrati salernitani con l'intenzione di portarseli via? Gli interi incarti procedimentali e l'archivio di Genchi.
Con precisi scopi, secondo una logica affatto comprensibile.
Per impedire la verifica corretta della fondatezza delle ipotesi avanzate dal magistrato a carico di centinaia di cittadini, ad opera di un pool di magistrati onesti guidati dal Procuratore generale Iannelli e quello di operare la rivisitazione delle ipotesi investigative seguendo le farneticazioni di colui che appare il probabile estensore dello stesso provvedimento di Salerno.
Il procedimento Why Not era ormai agli sgoccioli con un avviso di conclusione indagini notificato a 106 indagati.
Ma le talpe, più o meno ufficiali, avevano riferito dell'imminente conclusione delle attività investigative e dell'altrettanto imminente invio dell'archivio segreto ad altra autorità giudiziaria per la valutazione circa la sussistenza di fattispecie di rilevanza penale.
Se si fosse perso del tempo, ben difficilmente la barzelletta del complotto anti-De Magistris e pro-insabbiamentoPag. 142avrebbe potuto essere ulteriormente spacciata attraverso i soliti canali giornalistici.
Ma il vero colpo, tentato dai Pm salernitani e sventato dal Procuratore generale di Catanzaro è stato proprio il sequestro dell'archivio Genchi, formato con la collusione del Pm di Catanzaro a suon di milioni di euro pagati dai contribuenti. Venirne in possesso significava acquisire una sterminata quantità di informazioni riservate e delicate a carico di imprenditori, magistrati, politici, alti funzionari (si arriva anche al Quirinale), raccolte abusivamente da un vicequestore in eterna aspettativa sindacale, sulla quale si sarebbero potute imbastire, da parte di questo o quel PM, le teorie investigative più ardite e, se si fosse voluto, anche i ricatti più spregiudicati.
Per impedire tutto questo la Procura Generale di Catanzaro è dunque stata obbligata, costretta ad adottare una misura estrema di eccezionale urgenza: il controsequestro degli atti.
Un atto doveroso e posto in essere a tutela di segreti la cui divulgazione avrebbe potuto addirittura rappresentare, così come in effetti rappresenta, un pericolo per le istituzioni democratiche.
Dopo questi accadimenti è stata avviata una campagna di disinformazione e di calunnia che non ha eguali in una Nazione civile.
Una campagna mediatica del tipo di quelle orchestrate dall'ormai famoso PM in occasione dell'avvio di ogni sua indagine giudiziaria puntualmente bocciata ad ogni verifica giurisdizionale.
E non a caso posta in essere da quegli stessi operatori dell'informazione che da alcuni anni seguono le sue performaces, con i quali è in quotidiano contatto, ai quali fornisce atti e notizie, meglio se coperti dal segreto istruttorio.
E questa azione denigratoria ha raggiunto il culmine con la trasmissione televisiva ANNOZERO del 18 dicembre scorso, nel corso della quale sono stato sottoposto ad un vero e proprio agguato dai soliti Travaglio, Ruotolo e Santoro.
Un fatto che, anche questo, non penso abbia precedenti nella storia della democrazia italiana.
In assenza di qualunque possibilità di difesa, di replica, di contraddittorio, sono stato additato come colui il quale, tramando con un numero imprecisato di magistrati, avrebbe tentato di ostacolare l'attività investigativa del PM delegittimandone l'azione, e di avere, attraverso meccanismi affaristici, accumulato risorse finanziarie.
Niente di più fantasioso ed inesistente così come sancito nel provvedimento del giudice di Catanzaro che, su richiesta della Procura, ha proceduto all'archiviazione, per l'assoluta infondatezza di ogni accusa, della mia posizione.
E non hanno esitato, autori e conduttori, al fine di sostenere la loro accusa, ad utilizzare un atto falso nei suoi contenuti e ad ignorare l'esistenza di un provvedimento ampiamente liberatorio.
Hanno addirittura falsificato, come dimostrerò agevolmente nella competente sede giudiziaria, il testo della trascrizione di un'intercettazione telefonica, naturalmente illegale.
Ne hanno falsificato l'inequivoco testo letterale al solo fine di sostenere a tutti i costi, la tesi, dal PM denunciata subito dopo il suo allontanamento da Catanzaro e dalle funzioni requirenti, di una inesistente fuga di notizie e del complotto ordito da centinaia di persone ai suoi danni al fine di insabbiare le sue inchieste compromettenti.
Devo dirvi, per la mia esperienza di avvocato, che, a parte i danni di immagine ed economici causati a tanti cittadini rivelatisi innocenti, le inchieste giudiziarie di quel Pm hanno da sempre costituito, in ragione della sua assoluta incapacità e spregiudicatezza, una vera e propria garanzia di impunità per i colpevoli.
Dicevo, sono stato proditoriamente aggredito dai sostenitori di De Magistris nel corso di una trasmissione televisiva in onda su una delle reti del servizio pubblico.
E tutto ciò è potuto accadere ad un parlamentare, tutelato dalle guarentigiePag. 143costituzionali e difeso dalle obbligatorie preventive verifiche di legalità del Parlamento.
Pensate quale effetto devastante avrebbe avuto quella stessa iniziativa giudiziaria e giornalistica se intrapresa nei confronti di un cittadino privo di qualunque schermo in difesa della propria libertà. Che sarebbe stato, innanzitutto, privato della propria libertà.
Non sono stato in grado di difendermi, neppure ricoprendo un ruolo parlamentare, finora, dalla commistione perversa tra quel Pm spregiudicato ed una trasmissione, ANNOZERO, basata sugli agguati, su impianti accusatori che uno dei più grandi editorialisti italiani, Ernesto Galli della Loggia non ha esitato a definire in un articolo di qualche settimana fa sul Corriere della Sera «barbarici», costruite sul travisamento, sulla falsificazione di fatti oggettivi e documentali.
Tutto ciò a spese dei contribuenti italiani che assistono, sconcertati e sgomenti, alle fiction ricostruttive di vicende giudiziarie ancora in corso di svolgimento.
E magari a tutto vantaggio di qualche demagogo di turno protetto dalla benevolenza politica dei conduttori. Di qualche imbonitore magari anche con spiccata idiosincrasia per la lingua italiana, intenzionato a trarre dal suo becero giustizialismo e dalla gestione spregiudicata del potere legale per fini personali lo strumento attraverso il quale giungere alla conquista, per sé ed i suoi familiari, della notorietà e di inimmaginabili vantaggi politici ed economici.
Una trasmissione, dicevo, sul servizio televisivo di Stato, che rappresenta oggi una pubblica accusa, sostenuta dall'ansia inquisitoria di soggetti come Travaglio e Santoro, pagati dai cittadini italiani per esprimere il dileggio, per gettare discredito nei confronti di chi ha la ventura di cadere nella loro rete.
Perché, come sapete tutti in quest'Aula, Colleghi della maggioranza e dell'opposizione, a chi osa entrare in quello studio, nel quale regna sovrana la prevenzione ed è assente qualunque diritto al contraddittorio, può capitare soltanto di rimanere vittima delle alchimie sceniche che contribuiscono non poco alla distruzione dell'immagine, del decoro, dell'onore.
A tutti, o quasi, coloro che non seguono il suo copione, Santoro toglie la parola, copre la voce,organizza trappole calunniose.
A me è capitato di peggio: non sono stato invitato a partecipare al mio processo mediatico. Vi ho assistito davanti al televisore della mia casa, accanto alla mia famiglia, mentre piovevano accuse calunniose ed infondate, reati e misfatti nei quali neppure astrattamente ero capace di riconoscermi.
Ma c'è qualcuno in quest'aula che pensi che ci sia un Paese democratico dove si può essere condannati ad una simile tortura?
Un Paese che possa impunemente offrire il verdetto intimidatorio, violento e senza appello di Travaglio, che rinvia impetuosamente al clima da Mercante di Venezia, al mondo di Shylock, per il quale il rito, qui mediatico, appare del tutto sganciato dai percorsi della verità «Vi prego, datemi il permesso di andare via da qui. Non mi sento bene. Mandatemi l'atto ed io lo firmerò».
Sono state costruite quattro trasmissioni televisive di ANNOZERO con un solo fine.
Quello di sostenere, a tutti i costi, le nefandezze di un tale sostituto di Catanzaro, divenuto nell'immaginario collettivo, un divo, che ha operato sulla pelle di tanti cittadini rimasti marchiati a vita dal fatto d'essere stati i loro casi giudiziari catapultati sulle ribalte nazionali, e costui tratteggiato come l'eroe vendicatore dei soprusi del mondo.
Intendiamoci, signor Presidente e colleghi, io reputo essenziale il ruolo della magistratura e della pubblica accusa in un sistema democratico, avrei difficoltà ad immaginare, in un paese come il nostro con una storia cosi particolare e diversa da tutte le nazioni che ci circondano, un procuratore della Repubblica alle dirette dipendenze del Ministro di grazia e giustizia.Pag. 144
Ed avrei un brivido alla sola idea che si recasse un vulnus all'autonomia del magistrato.
Però mi chiedo e vi chiedo, noi tutti, lo Stato, la Repubblica italiana, la stessa magistratura sappiamo veramente a chi affidiamo l'esercizio della forza legale?
Noi sappiamo bene perché siamo costretti a delegare ad uomini come noi, fatti di carne e ossa, di linfa e di sangue, la possibilità di perquisirci, di privarci della libertà, di violare la nostra vita.
Gliela affidiamo per sottrarre tale potere, che in una democrazia è il potere sommo, alla gestione incontrollata dei singoli, all'arbitrio di istinti brutali. Ma lo facciamo semplicemente imponendo un concorso, su cui non mi voglio in questa sede soffermare, anche se negli ultimi tempi abbiamo assistito ad accadimenti, in quei contesti, inverosimili, sui cui, ripeto, non intendo oggi soffermarmi.
Lo ricordo a me stesso!
In genere l'affidiamo a persone di grande equilibrio che fanno il proprio lavoro con scrupolo, con la mente scevra da pregiudizi.
Ne ho conosciuti tanti e ne stimo tantissimi.
Sono quelli che usano in silenzio un vecchio precetto di Piero Calamandrei che invitava i magistrati ad immaginare e vedere, prima di firmare l'atto che sancisce la cattura di un uomo, non dietro le proprie spalle, ma nella parete di fronte il Crocefisso. Perché vedere in croce quell'Uomo, simbolo palpitante dell'ingiustizia del mondo non poteva che fare bene alla sua mente nel momento in cui si accingeva a compiere quel gesto supremo e comunque doloroso.
Ce ne sono altri però (pochi in verità e per fortuna) i quali, nel tentativo di emulare personaggi come Falcone, Borsellino, D'Ambrosio, di una cultura giuridica e di una coscienza civile spesso irraggiungibili come modello, commettono veri e propri disastri umani. Lascio a Voi stabilire a quale categoria appartenga il personaggio che ha montato tutta la vicenda catanzarese e salernitana.
La realtà giudiziaria cui ha dato vita in 13 anni, cosi come ce la consegnano le cronache giudiziarie è una realtà drammatica: è quella che descrive la vita di decine di cittadini irrimediabilmente compromessa dalle più improbabili indagini gestite dal sostituto.
Indagini condotte con grande clamore mediatico e con la sistematica divulgazione di notizie compromettenti l'onorabilità dei malcapitati.
Tutte, dico tutte, avviate con provvedimenti di iniziativa del pubblico ministero e naufragate miseramente perché bocciate dalla giurisdizione.
Decine di magistrati hanno verificato la fondatezza delle pretese accusatorie di costui si è imbattuto in teoremi insostenibili, in indagini affastellate senza alcun senso logico, in ipotesi apodittiche indegne anche del più miserevole dei fotoromanzi.
Voglio risparmiarvi l'elenco lunghissimo dei nomi dei cittadini ai quali le inchieste si sono nel tempo riferite e che hanno subito danni irreparabili: onore, patrimonio, affetti, carriere, sono stati sacrificati in nome delle spregiudicate evoluzioni di un solo magistrato spinto dall'ansia d'essere riconosciuto come l'angelo vendicatore dei soprusi del mondo ovvero da quella di conquistare uno scranno parlamentare già rifiutatogli in occasione delle ultime consultazioni politiche.
L'elenco sarebbe molto lungo da leggere. Va dai medici di Catanzaro sbattuti in galera per mesi e poi assolti in undici, dico undici processi al sequestro probatorio dell'ospedale regionale di Catanzaro con i ricoverati all'interno.
Dall'insegnante, appartenente ad una delle famiglie benemerite della città di Catanzaro incarcerata illegalmente per un delitto per il quale non era e non è previsto il fermo, (aveva assunto una badante straniera priva di permesso di soggiorno per la madre morente) all'indagine su di un dirigente medico colpevole, a suo dire, di avere rubato documentazione afferente a prestazioni farmacologiche per commettere una truffa,Pag. 145laddove, invece, egli stesso aveva sequestrato lo stesso materiale in un diverso procedimento.
Ed ancora, potrei continuare descrivendovi un'antologia di condotte aberranti che hanno caratterizzato la gestione di decine di casi giudiziari avviati con clamore e conclusi con silenziose pronunce assolutorie.
Per non discutere, poi, dei danni erariali da costui prodotti in virtù degli effetti risarcitori posti a carico dello Stato in ragione delle sue inchieste e dei milioni di euro spesi in intercettazioni inutilizzabili ovvero prive di qualsiasi significato indiziario.
Tutti i suoi provvedimenti sono stati cancellati da giudici per le indagini preliminari, da tribunali del riesame in composizioni diverse, dalla Corte d'appello, dai collegi della Corte di Cassazione! E mai impugnati. Così ha sempre agito in Catanzaro.
Credo che quello che è avvenuto in questi tredici anni a Catanzaro e in Calabria non ha paragoni con nessuna altra esperienza accusatoria del pianeta.
Ma ciò che è grave è che costui, attraverso la sapiente manipolazione di parte dell'informazione, sostenitrice compiacente, ha saputo carpire la buonafede di tanti cittadini calabresi onesti, di tanti giovani delusi nelle loro aspettative e desiderosi di un reale cambiamento della vita politica, sociale ed economica della Calabria. Mi duole molto che costoro, autenticamente entusiasti e desiderosi di pulizia, moralità ed eguaglianza, sono stati traditi nella maniera più ignobile ed ancora più ignobilmente utilizzati per fini propagandistici.
Anche se, per fortuna, molti hanno cominciato a comprendere ed a ricredersi. Ciò che, ancora, è grave è che ho visto attorno a costui muoversi tutta un'umanità di avventurieri alla ricerca di spazi e di ribalte. Ladri conclamati che oggi sperano in nuovi ed improbabili percorsi politici, ex magistrati dal passato grigio ed inconcludente, magari costretti al pensionamento anticipato per evitare l'ignominia del procedimento disciplinare, falliti di tutte le razze e finanche personaggi tratti poco dopo in arresto per gravissimi fatti di criminalità organizzata ritratti nell'atto di raccogliere le firme a sostegno dell'eroe di carta stagnola.
Quel che è grave è che tutto ciò è avvenuto in Calabria.
In una regione che più di altre avrebbe bisogno della concentrazione della magistratura e delle Forze dell'ordine uniti nello sforzo comune della lotta senza quartiere e senza sosta alla criminalità organizzata, e che sono stati costretti, invece, in certa misura, a lasciare campo libero alle organizzazioni criminali che dopo l'omicidio dell'onorevole Franco Fortugno e la strage di Duisburg agiscono e progrediscono in silenzio.
In una Calabria assediata dalla criminalità mafiosa e dalle collusioni affaristiche che hanno talora piegato la libertà, la dignità la speranza dei calabresi costretti a convivere con una situazione di eterna emergenza, di assoluta eccezionalità.
Devo dirvi che sono molto preoccupato per la mia terra: poiché assisto quotidianamente alla rassegnazione di una popolazione laboriosa e generosa, sottoposta all'incuria ed al disinteresse. Condizionata dal più feroce clientelismo ed incapace di reagire.
È di questi giorni il monito, severo ed opportuno, del Presidente della Repubblica.
Mi dimetto. Mi dimetto con sofferenza, ma mi dimetto per porre con forza una denuncia all'attenzione del Parlamento, il luogo nel quale da bambino, origliando nella mia casa, ho appreso che si discutono diritti di libertà.
Se infatti nella condizione di parlamentare, che viene spesso invidiata per le garanzie costituzionali di cui gode, non mi sono potuto difendere da innocente né dalle proditorie mire di un Pm, né dalla televisione di Stato, dalla cosiddetta «democratizzazione mediatica» operata a spese dell'utente, figuriamoci cosa sarebbe avvenuto se fossi stato un semplice cittadino privo di quella medaglietta parlamentare. Probabilmente avrei fatto il carcere. Mi dimetto per collocarmi dalla parte diPag. 146quel cittadino inerme. Una parte che, ove mai abbia la sventura di incorrere in una pubblica accusa priva di scrupoli, potrebbe sentirsi all'improvviso nudo, senza difesa e senza diritti.
Non vi appaia il mio un intervento pervaso dalla malinconia e dell'amarezza. Malgrado i sentimenti non certo ilari che ispirano il mio dire, infatti, non riesco a rinunciare alla speranza.
Alla speranza di giorni migliori non quanto per me quanto per la mia terra.
Aspetto ancora con fiducia che lo shakespeariano sole di York faccia estate radiosa del troppo lungo inverno del nostro scontento.

Pag. 147

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00005 - Iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 22 e abb. - Elezione dei membri del Parlamento europeo

Seguito dell'esame: 10 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 15 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 34 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per ciascun deputato)
Pag. 148
Gruppi 6 ore e 41 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 1 minuto
Partito Democratico 1 ora e 44 minuti
Lega Nord Padania 56 minuti
Unione di Centro 48 minuti
Italia dei Valori 46 minuti
Misto: 26 minuti
Movimento per l'Autonomia 14 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 7 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti

Ddl n. 2031 - Delega finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico (collegato)

Tempo complessivo: 18 ore di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 11 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 40 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 7 ore e 10 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti 2 ore
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti 2 ore e 4 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 1 ora e 1 minuto
Unione di Centro 37 minuti 51 minuti
Italia dei Valori 36 minuti 48 minuti
Misto: 30 minuti 26 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 14 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 8 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 5 minuti
Pag. 149

Mozione n. 1-00061 - Compartecipazione della regione Sicilia al gettito d'imposta su redditi prodotti nel proprio territorio

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00086 - Iniziative per la difesa dei diritti umani e per l'affermazione delle libertà democratiche in Birmania

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Pag. 150
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00093 - Misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze Armate

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 151

Ddl di ratifica n. 1929 - Protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato

Discussione generale: 2 ore.
Relatori 10 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Interventi a titolo personale 19 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 21 minuti
Popolo della Libertà 23 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 6 minuti
Pag. 152
Movimento per l'autonomiaLiberal Democratici - Repubblicani 2 minuti
2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Ddl di ratifica S. 1279 - Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

Tempo complessivo: 2 ore.
Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 19 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 21 minuti
Popolo della Libertà 23 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 6 minuti
Movimento per l'autonomia Liberal Democratici - Repubblicani 2 minuti
2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Ddl n. 1415 e abb. - Intercettazioni telefoniche

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 36 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Borghesi e a. 1-73 487 484 3 243 228 256 77 Resp.
2 Nom. Moz. Stracquadanio e a. 1-78 rif. 494 491 3 246 261 230 76 Appr.
3 Nom. Moz. Vietti e a. 1-80 496 491 5 246 230 261 76 Resp.
4 Nom. Moz. Baretta e a. 1-81 492 490 2 246 233 257 76 Resp.
5 Nom. Moz. Livia Turco e a. 1-71 482 477 5 239 223 254 73 Resp.
6 Nom. Moz. Delfino e a. 1-79 rif. 489 233 256 117 228 5 73 Appr.
7 Nom. Moz. Mura e a. 1-82 490 480 10 241 221 259 73 Resp.
8 Nom. Moz. Laura Molteni e a. 1-84 484 449 35 225 259 190 73 Appr.
9 Nom. Ris. n. 6-11 478 470 8 236 290 180 67 Appr.
10 Nom. Ris. n. 6-12 rif. 481 291 190 146 277 14 66 Appr.
11 Nom. Ris. n. 6-13 480 285 195 143 24 261 66 Resp.
12 Nom. Ris. n. 6-14 479 301 178 151 296 5 66 Appr.
13 Nom. Ris. n. 6-15 484 429 55 215 166 263 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Segr dimissioni on. Giancarlo Pittelli 467 334 133 168 71 263 76 Resp.
15 Nom. Moz. 1-70, 1-83, 1-85 dispositivi 486 485 1 243 484 1 74 Appr.
16 Nom. Moz. Pollastrini e a. 1-70 486 476 10 239 203 273 74 Resp.
17 Nom. Moz. Mura e a. 1-83 487 483 4 242 204 279 74 Resp.
18 Nom. Moz. Cicchitto e a. 1-85 487 478 9 240 266 212 74 Appr.
19 Nom. Votazione annullata Annu.
20 Nom. Moz. Soro e a. 1-54 407 374 33 188 138 236 68 Resp.
21 Nom. ddl 1440-A - em. 1.58, 1.78 354 351 3 176 211 140 66 Appr.
22 Nom. em. 1.79 371 364 7 183 229 135 66 Appr.
23 Nom. em. 1.61 367 362 5 182 10 352 67 Resp.
24 Nom. Votazione annullata Annu.
25 Nom. em. 1.68 339 331 8 166 129 202 67 Resp.
26 Nom. em. 1.76 358 352 6 177 352 67 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.65 336 322 14 162 189 133 67 Appr.