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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della III Commissione permanente
(Affari esteri e comunitari)
III Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 16 giugno 2010


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

5-03051 Maran: Sulla chiusura della sede dell'UNCHR a Tripoli ... 74
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 81

5-03052 Evangelisti: Sui recenti sviluppi della situazione in Kirghizistan ... 75
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 82

RISOLUZIONI:

7-00328 Zacchera: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.
7-00333 Barbi: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.
7-00346 Evangelisti: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali (Discussione congiunta e conclusione - Approvazione delle risoluzioni nn. 8-00075, 8-00076 e 8-00077) ... 75
ALLEGATO 3 (Nuova formulazione della risoluzione approvata dalla Commissione) ... 84
ALLEGATO 4 (Nuova formulazione della risoluzione approvata dalla Commissione) ... 86
ALLEGATO 5 (Nuova formulazione approvata dalla Commissione) ... 89

SEDE REFERENTE:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003. C. 3498 Governo (Esame e rinvio) ... 78

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

III Commissione - Resoconto di mercoledì 16 giugno 2010


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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Mercoledì 16 giugno 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 14.05.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-03051 Maran: Sulla chiusura della sede dell'UNCHR a Tripoli.

Alessandro MARAN (PD) rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1), rilevando conclusivamente che la chiusura dello sportello dell'UNHCR a Tripoli ha


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costituito un errore e che tale valutazione è stata oggetto di una comunicazione formale da parte del Ministero degli affari esteri alle autorità libiche.

Alessandro MARAN (PD), nell'esprimere l'apprezzamento al Governo per quanto finora operato, condivide l'analisi del sottosegretario Mantica in quanto la sede dell'UNHCR aveva comunque proseguito la propria attività sul terreno. Nel dichiararsi pertanto soddisfatto della risposta ricevuta, auspica che l'Italia eserciti un'azione presso le autorità libiche per ottenere la riapertura dell'ufficio e per promuovere la sigla da parte della Libia della Convenzione delle Nazioni Unite con Protocollo sullo status dei rifugiati.

5-03052 Evangelisti: Sui recenti sviluppi della situazione in Kirghizistan.

Fabio EVANGELISTI (IdV) illustra l'interrogazione in titolo sottolineando che essa è volta innanzitutto a dare il giusto risalto alle drammatiche notizie relative alla morte di almeno 117 persone e al ferimento di altre millecinquecento nel quadro di gravi scontri di matrice interetnica avvenuti in Kirghistan. L'interrogazione è inoltre finalizzata a conoscere l'orientamento del Governo italiano per promuovere iniziative in sede europea al fine di prevenire un'escalation.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2), osservando che il Kirghistan ha un assetto politico-istituzionale che risente fortemente delle responsabilità di chi, a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha definito i nuovi confini di Stato tra i cosiddetti «Stan States» sulla base di quelli che un tempo erano meri confini amministrativi, senza particolare considerazione per la composizione etnica di tali vasti territori. Sono pertanto condivisibili le preoccupazioni dell'onorevole interrogante sull'emergenza umanitaria in Kirghistan, su cui è intervenuto lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in occasione del briefing svolto a porte chiuse.

Fabio EVANGELISTI (IdV) si dichiara soddisfatto della risposta esauriente illustrata dal sottosegretario Mantica e ribadisce l'intento perseguito con l'interrogazione in titolo relativo a richiamare l'attenzione su una situazione complessa, da tenere sotto monitoraggio anche per quanto riguarda il possibile diffondersi del fondamentalismo islamico in ragione della prossimità rispetto a Paesi quali l'Afghanistan e il Pakistan.

Stefano STEFANI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni in titolo.

La seduta termina alle 14.20.

RISOLUZIONI

Mercoledì 16 giugno 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 14.20.

7-00328 Zacchera: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.

7-00333 Barbi: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.

7-00346 Evangelisti: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.
(Discussione congiunta e conclusione - Approvazione delle risoluzioni nn. 8-00075, 8-00076 e 8-00077).

La Commissione inizia la discussione congiunta delle risoluzioni in titolo.


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Stefano STEFANI, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, vertendo le risoluzioni in titolo sullo stesso argomento, la discussione avrà luogo congiuntamente.

La Commissione concorda.

Mario BARBI (PD) illustra la risoluzione da lui presentata osservando che si tratta indubbiamente di una materia assai complessa. Sottolinea che la risoluzione si colloca nel solco dell'impegno profuso dalla società civile internazionale per destinare il gettito derivante dalla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali ad interventi di aiuto allo sviluppo e, in ultima analisi, alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, definiti delle Nazioni Unite nel 2000. Al riguardo fa presente che l'intenso dibattito in atto è concentrato sul bilancio intermedio a cinque anni dalla scadenza del 2015 ed è fortemente condizionato dalla consapevolezza circa il drammatico impatto della crisi economica globale. Segnala che la proposta circa una tassazione delle transazioni finanziarie risale agli anni Settanta e che fino ad oggi non c'era stata una presa in considerazione da parte delle sedi internazionali ufficiali. La crisi in atto ha evidenziato la necessità di provvedere a drastiche misure di riorganizzazione dei mercati finanziari, introducendo meccanismi di controllo e di responsabilizzazione. Nel frattempo sono sorti nuovi attori, quali il G20, che hanno formalizzato programmi di intervento e riforma delle istituzioni finanziarie internazionali. Sottolinea il fatto che nel vertice G20 di Londra del 2009, per la prima volta in un sede internazionale di particolare rilevanza, si sia enucleato il concetto che l'economia mondiale rappresenta un'unità che non può prescindere dallo sviluppo della parte più povera e che tale sviluppo rappresenta un presupposto per una crescita stabile e nella sicurezza. In questo contesto si inseriscono gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, attentamente monitorati dalla Commissione affari esteri, che presentano un quadro di luci ed ombre anche a causa della scarsità di risorse e degli impegni non mantenuti. Nel fare presente autorevoli contributi di giornalisti ed economisti, apparsi sui maggiori quotidiani italiani, circa l'opportunità di approfondire la fattibilità di un sistema di tassazione delle transazioni internazionali, ritiene che tale questione debba essere inquadrata nel più ampio contesto della riforma dell'economia globale e dei mercati finanziari.

Fabio EVANGELISTI (IdV) illustra la risoluzione da lui presentata associandosi alle considerazioni del collega Barbi e osserva che fino ad oggi la cosiddetta «tobin tax» è sempre stata considerata come un elemento di freno alla speculazione finanziaria, la stessa che dopo quarant'anni si è resa responsabile della maggiore crisi economica globale. A suo avviso il Summit del G20 di Toronto dovrebbe costituire l'occasione per individuare le modalità per recuperare gli oneri sostenuti per il salvataggio delle grandi banche e per valutare investimenti nella cooperazione allo sviluppo. Indubbiamente vi sono aspetti della tassazione delle transazioni internazionali che costituiscono un limite, tuttavia si tratta di un tema che deve essere affrontato nelle opportune sedi internazionali, anche alla luce del favore espresso in tal senso da Paesi quali la Francia o la Germania. Nella consapevolezza dell'orientamento contrario manifestato dal Ministero dell'economia e delle finanze, auspica una riflessione non ideologica sulla questione anche in considerazione dell'appartenenza dell'Italia al gruppo di Paesi più sviluppati.

Roberto ANTONIONE (PdL), intervenendo sulla risoluzione presentata dal collega Zacchera, impossibilitato ad essere presente alla seduta odierna, condivide le considerazioni dell'onorevole Evangelisti circa l'opportunità di avviare una riflessione su queste tematiche, nonché sulle cause e sulle responsabilità della grave crisi finanziaria in atto. Ritiene altresì opportuno che il Governo tenga costantemente informato il Parlamento sull'evoluzione del dibattito in corso presso le sedi internazionali preposte.


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Il sottosegretario Alfredo MANTICA ritiene opportuno tenere distinta al questione della tassazione delle transazioni internazionali da quanto potrà essere affrontato dal prossimo vertice del G20. Ricordando che tale consesso ha commissionato al Fondo Monetario Internazionale la redazione di un rapporto sulla questione della tassazione, ritiene che l'obiettivo più ampio che deve essere perseguito riguarda la vigilanza e controllo dei mercati finanziari. È noto che il Ministero dell'economia e delle finanze si sia espresso in termini scettici su una possibile regolamentazione delle FTT in quanto tale sistema è utile e proficuo soltanto se condiviso e attuato da tutti i Paesi. Rileva che sulle proposte della Commissione Stiglitz è sorto un autentico sistema multilaterale per l'elaborazione e studio delle diverse proposte e che la risoluzione del Parlamento europeo prospetta una situazione analoga a quella emersa in occasione del vertice mondiale di Copenaghen sui cambiamenti climatici, laddove gli obiettivi prefissati sono raggiungibili solo se vi è l'unanimità di intenti da parte dei Paesi.
Pur segnalando talune perplessità da parte del Governo sulla questione della tassazione delle transazioni internazionali, esprime consenso sulle risoluzioni in titolo formulando limitate proposte di riformulazione riferite alla parte dispositiva di ognuna di esse. In merito alla risoluzione presentata dall'onorevole Zacchera, propone di sopprimere al primo punto del dispositivo le parole: «specialmente al summit G20 di Toronto» e di anteporre al secondo punto del dispositivo l'inciso: «qualora emerga il necessario consenso internazionale». Per quanto riguarda la risoluzione presentata dall'onorevole Barbi, propone la soppressione al primo punto del dispositivo delle parole: «a partire dal prossimo vertice dei ministri dell'economia dei Paesi Ocse previsto il 27 e 28 maggio a Parigi e in vista del prossimo G20 del 26 e 27 giugno a Toronto», nonché di inserire al secondo punto del dispositivo, dopo le parole: «a prevedere» il seguente inciso: «qualora emerga il necessario consenso internazionale». Infine, relativamente alla risoluzione presentata dall'onorevole Evangelisti, propone di inserire al primo punto del dispositivo, dopo le parole: «a sostenere» le seguenti: «nelle sedi competenti l'opportunità di una valutazione di impatto e di fattibilità», sopprimendo le successive parole: «con forza, soprattutto in occasione del G20 di fine giungo che si terrà a Toronto, l'introduzione», nonché le seguenti parole «in collaborazione con tutte le istituzioni internazionali che già si sono espresse favorevolmente su tale ipotesi». Al secondo punto del dispositivo propone l'inserimento, dopo le parole: «a monitorare e verificare» dell'inciso: «qualora emerga il necessario consenso a livello internazionale».
Ritiene infine opportuno svolgere alcune considerazioni sul tema dell'aiuto allo sviluppo, in quanto obiettivo delle proposte per una tassazione delle transazioni internazionali. Occorre considerare che lo sviluppo di un continente come l'Africa non può avvenire a costo zero, in termini ad esempio di tutela dell'ambiente e realizzazione di grandi infrastrutture. Peraltro l'Africa è l'unico continente che non ha registrato nel 2009 un calo del prodotto interno lordo, mentre al momento il Paese con il più alto numero di persone in condizioni di estrema indigenza è l'India, che pure ha avviato un drastico percorso di sviluppo economico i cui effetti sono a tutti noti. Sottolinea che la lotta alla povertà si conduce innanzitutto favorendo lo sviluppo economico, che la cooperazione non è soltanto un fatto di risorse finanziarie e che molti risultati possono essere conseguiti con il sostegno al bilancio dei Paesi in via di sviluppo. L'aiuto allo sviluppo non costituisce una voce di liberalità per il bilancio dello Stato, ma un investimento essenziale che dovrebbe stare sullo stesso piano con grandi questioni come la materia previdenziale e pensionistica.

Mario BARBI (PD) accoglie la proposta di riformulazione illustrata dal sottosegretario Mantica, segnalando l'opportunità di sopprimere anche nella premessa il riferimento


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al vertice dei Paesi Ocse di Parigi svoltosi alla fine dello scorso mese di maggio.

Fabio EVANGELISTI (IdV) accoglie la proposta di riformulazione della risoluzione avanzata dal Governo per quanto il riferimento nella parte dispositiva al prossimo Vertice G20 di Toronto rappresenti una doverosa citazione non priva di significato politico.

Roberto ANTONIONE (PdL), intervenendo in nome del collega Zacchera accoglie la proposta di riformulazione del Governo.

Renato FARINA (PdL) sottopone alla valutazione dei presentatori delle risoluzioni l'opportunità di inserire all'inciso proposto dal Governo e relativo al necessario consenso internazionale e prima della parola: «necessario» la parola «auspicato».

Mario BARBI (PD), Fabio EVANGELISTI (IdV) e Roberto ANTONIONE (PdL) non accolgono l'ulteriore proposta di riformulazione, avanzata dal collega Farina.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva le risoluzioni n. 7-00328, 7-00333 e 7-00346 come riformulate, che prendono, rispettivamente, i numeri 8-00075, 8-00076 e 8-00077 (vedi allegato 3, 4 e 5).

La seduta termina alle 15.15.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 16 giugno 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 15.15.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003.
C. 3498 Governo.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Renato FARINA (PdL), relatore, illustra il provvedimento in titolo rilevando che l'Accordo si compone di un breve preambolo, 22 articoli e un allegato concernente i principi fondamentali in materia di utilizzo di dati personali. Nel preambolo si evidenzia, tra i vari aspetti e motivi della cooperazione doganale, quello della lotta ai traffici illeciti di stupefacenti, con un esplicito richiamo alla Convenzione delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1988 e relativi allegati ed emendamenti.
In base a tale accordo, i Governi italiano e bielorusso si impegnano a fornirsi, attraverso le rispettive autorità doganali, assistenza e cooperazione reciproca, al fine di assicurare il pieno rispetto della legislazione doganale e di realizzare un'efficace azione di prevenzione, investigazione e repressione delle violazioni a tale normativa, per rendere maggiormente trasparente l'interscambio commerciale tra i due Paesi.
Dopo le definizioni che specificano l'esatto significato dei termini utilizzati nel testo dell'Accordo, recate dall'articolo 1, con l'articolo 2 se ne delimita il campo di applicazione e si individuano nelle amministrazioni doganali delle due Parti contraenti le autorità competenti per l'applicazione; il comma 3 dell'articolo 2, in particolare, limita esclusivamente alla mutua assistenza amministrativa tra le Parti l'ambito di applicazione dell'Accordo, escludendo dunque l'assistenza in campo penale.


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L'articolo 3 definisce l'ambito di applicazione dell'assistenza precisando che essa è scambiata direttamente tra le amministrazioni doganali, mentre l'articolo 4 prevede lo scambio di informazioni sulla legislazione e sulle procedure doganali nazionali nonché sulle tecniche di applicazione di tale legislazione e sui metodi impiegati per commettere infrazioni doganali.
Gli articoli da 7 ad 11 disciplinano lo scambio di informazioni tra le Amministrazioni doganali e le correlate procedure e formalità da rispettare nella formulazione delle richieste di assistenza.
L'articolo 14 consente lo scambio di dossier e documenti contenenti informazioni su azioni che costituiscono - o sembrano costituire - infrazioni doganali. Tali documenti sono forniti di propria iniziativa o su richiesta alla Parte sul cui territorio si sia verificata - o sembra - l'infrazione doganale.
La possibilità e le modalità di invio di funzionari dell'Amministrazione doganale di una Parte a deporre in qualità di esperti o testimoni davanti alle competenti Autorità dell'altra Parte sono previste dall'articolo 15.
L'articolo 16 disciplina l'uso e la tutela delle informazioni ricevute nell'ambito dell'assistenza amministrativa prevista dall'Accordo.
L'articolo 17 condiziona l'eventuale scambio di dati personali alla circostanza che le Parti contraenti ne garantiscano un livello di protezione giuridica almeno equivalente a quello indicato nell'apposito Allegato, che costituisce parte integrante dell'Accordo.
L'articolo 18 disciplina i casi in cui l'assistenza può essere rifiutata o differita.
L'articolo 19 prevede che le Amministrazioni doganali rinuncino a rivendicare il rimborso delle spese derivanti dall'applicazione dell'Accordo, ad eccezione di spese e indennità corrisposte a esperti e testimoni. L'articolo 20 detta le procedure che le Amministrazioni doganali devono seguire per risolvere i problemi connessi con l'attuazione dell'Accordo, ed istituisce una Commissione mista italo-bielorussa che si riunirà quando se ne ravvisi la necessità su richiesta di una delle Amministrazioni, per seguire l'evoluzione dell'Accordo e per individuare le soluzioni agli eventuali problemi.
Il disegno di legge di ratifica in esame consta di quattro articoli: i primi due articoli recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo.
L'articolo 3 autorizza, per l'attuazione della legge, la spesa di 21.665 euro l'anno a decorrere dal 2010, disponendo che l'onere sia coperto mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del ministero dell'economia e delle finanze.
Prima di concludere sottolinea che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, di cui fa parte, segue costantemente gli sviluppi del quadro politico a Minsk. Purtroppo le ultime notizie non sono buone: il 29 aprile scorso, infatti, si è arrivati ad una sospensione delle iniziative di dialogo tra il Parlamento ed il Governo bielorussi meritoriamente promosse dall'Assemblea di Strasburgo, poiché la stessa Assemblea ha rilevato una carenza di progressi verso gli standard democratici europei ed una persistente assenza di volontà politica da parte delle autorità bielorusse ad interpretare un vero cammino in questa direzione.
Conclusivamente, riprende le parole pronunciate recentemente illustrando il disegno di legge di ratifica di un accordo con un altro Paese «caldo»: è importante mantenere, a suo giudizio, anche attraverso la ratifica di accordi come questo, un canale di collegamento. I criteri sono quelli enunciati a suo tempo da De Gasperi e citati spesso da Andreotti. Con ogni Paese, specie quelli vicini, «un accordo va sempre cercato», obbedendo «al metodo della franchezza (in specie sui diritti umani) della mutua attenzione e inclusione. Questo vale per il Belarus, che è Europa, se possibile ancor più che con Paesi di altri continenti, puntando


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sul dato dell'esperienza che un accordo economico e commerciale alla fine favorisce rapporti anzitutto con la sua società civile e stimola una presenza che, al di là delle motivazioni di convenienza economica, consente una crescita di rapporti tra civiltà, culture, popoli e persone nella consapevolezza che non si scambiano solamente merci. E in tal modo si attraversano i muri dei regimi.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA condivide le considerazioni del relatore.

Claudio D'AMICO (LNP) si associa alle riflessioni del relatore alla luce delle ottime relazioni che sussistono tra Italia e Bielorussia. Ritiene inoltre opportuno provvedere alla rapida ratifica del provvedimento che si inserisce nel quadro della lotta contro i traffici illeciti in quell'area.

Matteo MECACCI (PD) ritiene opportuno che il Governo esponga il proprio orientamento in merito ai rapporti con la Bielorussia considerate le aperture che anche a livello europeo ci sono state nei confronti di questo Paese. Pur condividendo le finalità del provvedimento in titolo, sottolinea con preoccupazione il fatto che quest'anno in Bielorussia due condanne a morte sono state eseguite e che questo rende ancora più necessaria una presa di posizione ufficiale da parte del Governo italiano sulla situazione in tale Paese.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 16 giugno 2010.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 15.45.

III Commissione - Mercoledì 16 giugno 2010


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ALLEGATO 1

5-03051 Maran: Sulla chiusura della sede dell'UNHCR a Tripoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come riportato dai principali media italiani e internazionali, le Autorità libiche hanno disposto nei giorni scorsi la chiusura dell'Ufficio dell'UNHCR a Tripoli, invitando il personale internazionale a lasciare la Libia una volta completate le procedure amministrative. La partenza potrebbe quindi già nelle prossime settimane. Frattanto, sono sospesi i programmi di assistenza ai richiedenti asilo e ai rifugiati gestiti dall'UNHCR.
Stando alle informazioni raccolte dalla nostra Ambasciata a Tripoli, il Ministero libico degli Affari Esteri aveva chiesto all'UNHCR di interrompere le proprie attività già a marzo, adducendo come motivazione il fatto che la Libia non è parte della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato del 1951 e non è mai stato concluso un Accordo di Sede per consentire all'UNHCR di operare in Libia.
Nei giorni scorsi, il Ministero degli Esteri libico ha ribadito la stessa posizione all'UN Resident Coordinator, sollecitando l'immediata chiusura dell'Ufficio dell'UNHCR a Tripoli. Linea confermata, lo scorso 9 giugno, anche da un comunicato ufficiale del Ministero libico degli Affari Esteri.
Malgrado operasse il Libia soltanto sulla base di una situazione de facto, l'UNHCR ha svolto una azione preziosa. Basti pensare, in particolare, allo screening nei campi di raccolta di clandestini per il riconoscimento dello status di rifugiato, al rinnovo dei documenti di identità ai rifugiati soggiornanti in Libia, all'organizzazione di operazioni di ristabilimento di rifugiati in altri Paesi, principalmente europei, tra cui l'Italia.
Il Governo ha espresso più volte il suo apprezzamento per questo operato e per un'azione, condotta d'intesa con le autorità libiche, che dimostrava la crescente sensibilità di Tripoli nei confronti della problematica dei rifugiati e la sua volontà di collaborare con le competenti organizzazioni internazionali a una migliore gestione del fenomeno.
Le operazioni di «resettlement» dalla Libia in Italia di rifugiati (40 persone accolte nel 2007, 29 nel 2008 e 67 nell'ottobre 2009) testimoniavano altresì dell'impegno umanitario del nostro Paese e della costante collaborazione con l'UNHCR, l'OIM e le Autorità libiche, ai fini di una adeguata tutela dei migranti e delle persone che necessitano di protezione internazionale.
Come lo stesso Ministro Frattini ha sottolineato fin dal primo momento, il Governo auspica che le autorità di Tripoli e l'UNHCR avviino quanto prima un negoziato che consenta a quest'ultimo di riprendere quanto prima le proprie attività in Libia. Un auspicio che ha fatto oggetto anche di una lettera che il Ministro Frattini ha inviato al Ministro degli Esteri libico, Musa Kusa.


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ALLEGATO 2

5-03052 Evangelisti: Sui recenti sviluppi della situazione in Kirghizistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

Tra il 5 ed il 7 aprile, il Kirghizistan è stato teatro di moti di piazza che hanno determinato lo scioglimento del Parlamento, la formazione di un «governo provvisorio» (guidato dall'ex Ministro degli Esteri, Roza Otumbaeva) e, da ultimo, la fuga dal Paese del Presidente Kurmanbek Bakyev.
Quest'ultimo avvenimento, che sembrava all'inizio aver scongiurato i rischi di uno scontro tra un sud «pro-Bakyev» ed un nord a lui contrario, non ha tuttavia risolto una situazione estremamente fragile, dovuta ai limiti intrinseci del «governo provvisorio». La Otumbaeva ha infatti carisma ed esperienza internazionale ma non una forte base di consenso. Gli altri leader politici (i quattro Vice Premier Atambaev, Sariev, Tekebaev e Beknazarov nonché il responsabile delle forze di sicurezza Isakov) sono invece rappresentanti di fazioni familiari, regionali ed economiche in lotta fra loro per l'acquisizione del potere.
Il «governo provvisorio» ha preconizzato un percorso di uscita dalla crisi attraverso un referendum sulla nuova costituzione, previsto il 27 giugno, e nuove elezioni presidenziali, fissate per il 10 ottobre.
Tale scenario è stato profondamente scosso dagli incidenti registrati a Osh, nel Sud del Paese, dove il Governo aveva cancellato da pochi giorni lo stato di emergenza decretato lo scorso 19 maggio.
Nella notte del 10 giugno si sono registrati violenti scontri di piazza fra gruppi di giovani e forze dell'ordine, dopo che alcune manifestazioni pubbliche avevano causato danni anche gravi alle proprietà di cittadini di etnia uzbeka. Gli scontri sono proseguiti nei giorni successivi, annoverando anche la rappresaglia uzbeka nei confronti dei kyrgyzi, con un bilancio delle vittime che conta 170 morti e 1.762 feriti, secondo gli ultimi dati forniti dal Governo.
Merita ricordare che nell'estate 1990 vi furono oltre 1.500 morti nella medesima regione a cavallo della frontiera con l'Uzbekistan. Quest'ultimo ha comunque deciso di aprire le frontiere con il Kirghizistan per consentire il transito dei rifugiati uzbeki, che avrebbero raggiunto il numero di 80.000 persone, secondo la Croce Rossa Internazionale, ed ha diffuso un comunicato in cui esprime viva preoccupazione per gli atti di violenza e fiducia nelle «forze sane» del Paese per arginare l'illegalità e la criminalità, preservandone il carattere multietnico. Attualmente vi è una situazione fortemente critica per le migliaia di rifugiati uzbeki accalcati alla frontiera che necessitano di urgente assistenza umanitaria.
Sul piano interno, il Governo provvisorio, guidato da Roza Otumbaeva, ha reintrodotto lo stato di emergenza nell'area di Osh imponendo il coprifuoco e disponendo misure per ripristinare l'ordine.
Alcune zone della città di Osh permangono tuttora fuori controllo, mentre gli incidenti si sono propagati nell'area di Jalalabad, dove pure è stato imposto il coprifuoco. La Otumbaeva ha inoltre scritto al Presidente russo Medvedev, chiedendo un intervento per ripristinare l'ordine. Mosca ha tuttavia replicato che le proprie forze presenti nella base di Kant non interverranno, in quanto la crisi in


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atto è «un conflitto interno». Si è tenuta a Mosca una riunione dei capi della sicurezza nazionale del CSTO (Collective Security Treaty Organization), che ha lasciato «tutte le opzioni aperte», puntando al momento sul sostegno al dialogo inter-etnico, il controllo delle frontiere e l'adozione di misure di sicurezza più ferme. Alla riunione sono stati rappresentati Russia, Belarus, Armenia, Kazakhstan, Tagikistan e Uzbekistan, insieme al Ministro degli Esteri ad interim del Kirghizistan.
In ambito ONU, si è tenuto un briefing a porte chiuse in Consiglio di Sicurezza, che ha espresso grave preoccupazione, condannato le violenze ed assicurato sostegno all'azione delle preposte agenzie ONU per far fronte alla crisi umanitaria in atto.
A fronte della crisi, il Governo italiano si è attivato per concordare a livello europeo una comune linea di azione, che tenesse anche conto del possibile apporto dell'OSCE.
Le priorità sostenute dal Governo italiano sono state recepite nel testo delle conclusioni sul Kirghizistan, adottate lo scorso 14 giugno dal Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'UE, che, nell'esprimere preoccupazione per gli atti di violenza, ribadisce la necessità di proseguire il lavoro teso allo stabilimento di istituzioni democratiche nel Paese, garantisce la disponibilità ad inviare aiuti umanitari UE, invita tutte le parti coinvolte, inclusi i Paesi limitrofi, a collaborare per la salvaguardia della popolazione in pericolo, e prevede l'invio di una missione del Rappresentante Speciale dell'Unione Europea, Ambasciatore Morel, in Kirghizistan per allacciare contatti con le parti per favorire un immediato ristabilimento della normalità.
L'azione di Morel dovrà essere strettamente coordinata con quella dei Rappresentanti dell'OSCE, la cui Presidenza è peraltro attualmente affidata al confinante Kazakhstan, e dell'ONU, al fine di creare una sinergia tra gli sforzi di mediazione in atto. Il Governo vede altresì con favore i contatti, avviati con il contributo determinante della Russia, che potrebbero condurre ad un positivo coinvolgimento di organi di sicurezza regionale come la CSTO (Collective Security Treaty Organization) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization).
In conclusione il Governo italiano rimane fortemente impegnato con gli altri partner europei sia per dare un contributo positivo alla stabilizzazione democratica del Kirghizistan, sia per giungere ad una soluzione rapida della grave crisi umanitaria che si sta registrando alla frontiera con l'Uzbekistan.


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ALLEGATO 3

7-00328 Zacchera: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
premesso che:
l'attuale crisi finanziaria globale, di dimensioni storiche, sta provocando danni non solo alle economie dei Paesi avanzati, ma soprattutto anche alle fragili economie dei Paesi in via di sviluppo;
secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), a seguito della crisi finanziaria, nell'ultimo anno milioni di donne e uomini hanno perso il lavoro, con un incremento di disoccupati di circa 34 milioni dal 2007, e la situazione sta peggiorando stante la recessione economica globale che colpisce quasi tutte le parti del mondo;
secondo dati FAO a causa della suddetta crisi finanziaria cento milioni di persone in più oggi soffrono la fame e sono spinte sull'orlo della povertà e certo non saranno raggiunti gli obbiettivi che la stessa FAO si era prefissata;
tra le ragioni della crisi finanziaria vi è il comportamento irresponsabile di una parte degli attori del sistema finanziario internazionale, che hanno tratto indebito vantaggio dall'assenza di regolamentazione delle transazioni finanziarie scatenando la crisi finanziaria o comunque avendone gravi responsabilità;
secondo i dati dell'OCSE i Governi dei paesi industrializzati hanno destinato 11.400 miliardi di dollari al salvataggio delle banche, ma le risorse per arginare i danni sociali ed economici della crisi sono del tutto insufficienti;
nel settembre del 2009, il comunicato finale dei leader del G20 di Pittsburgh ha incaricato il Fondo Monetario Internazionale di stilare entro giugno 2010 un rapporto che individui delle opzioni sui modi in cui «il settore finanziario possa dare un contributo giusto e sostanziale per coprire i costi associati agli interventi governativi tesi a riparare il sistema bancario» (comunicato finale del G20 di Pittsburgh - paragrafo 16);
la tassa sui servizi finanziari è stata menzionata dalla Commission of experts of the international financial and monetary system dell'ONU (più conosciuta come «Commissione Stiglitz») come un modo per rendere più stabile e prevedibile la finanza per lo sviluppo e per stabilizzare i mercati finanziari;
è stato creato un gruppo di lavoro a cura del Leading group on solidarity levies to fund development, forum che comprende oltre 50 Paesi di diversi continenti, per studiare proposte sulle tasse finanziarie internazionali;
è stata creata, da 12 Paesi tra cui l'Italia, nell'ottobre 2009 la Task force on international financial transactions for development a Parigi per studiare la fattibilità di un'imposta sulle transazioni finanziarie;
il Parlamento Europeo ha riconosciuto l'importanza del dibattito che si sta


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sviluppando a livello internazionale sull'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziari adottando il 3 marzo 2010 una risoluzione in cui si richiede alla Commissione europea di analizzare gli effetti di una sua introduzione, auspicando una posizione comune degli Stati membri dell'Unione europea al summit del G20;
la suddetta tassa potrebbe essere implementata in maniera semplice e a costi estremamente bassi grazie alle piattaforme elettroniche già in uso per registrare le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo stabilendo quali transazioni debbano essere soggette a transazione e quali invece si ritiene possano esserne escluse;
la tassa sulle transazioni finanziarie darebbe la possibilità concreta di riscuotere un gettito prevedibile permettendo di stabilire politiche di medio-lungo periodo per l'utilizzo delle risorse generate;
la suddetta tassa rappresenterebbe un concreto strumento a sostegno dei conti pubblici degli Stati che a causa dei piani di salvataggio e dei programmi di stimolo e di rilancio delle economie reali hanno subito un forte aumento del loro debito pubblico con pericolosi tagli alle spese sociali e al welfare;
l'introduzione della suddetta tassa diminuirebbe l'instabilità dei mercati con ricadute positive anche per le imprese, in termini di minor rischio valutario, minori incertezze sui prezzi delle materie prime e minor rischi degli investimenti esteri;
la tassa sulle transazioni finanziarie, genera risorse che possono essere impiegate per far fronte ai danni sociali della crisi e nell'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri;
in assenza di tali risorse addizionali gli obiettivi di sviluppo del millennio verrebbero disattesi;

impegna il Governo:

a sostenere in sede di Unione europea e durante i negoziati del processo G8 e G20 la valutazione della fattibilità dell'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie sulle principali valute internazionali;
qualora emerga il necessario consenso internazionale, a collaborare con le istituzioni internazionali e gli altri Governi che si sono già espressi a favore della tassa sulle transazioni finanziarie al fine di predisporre una proposta per la sua implementazione;
a garantire che una percentuale significativa delle risorse che sarebbero generate dagli introiti della tassa sulle transazioni finanziarie venga impiegata per tenere fede agli impegni assunti per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015.
(8-00075)«Zacchera».


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ALLEGATO 4

7-00333 Barbi: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione:
premesso che:
la crisi economico-finanziaria internazionale ha evidenziato le numerose debolezze dell'attuale sistema, ponendo con forza la necessità di adottare misure e politiche in ambito fiscale e finanziario in grado di stabilizzare il sistema bancario, rilanciare l'economia reale e coprire i costi della crisi;
l'impatto della crisi a livello globale sulle già fragili economie dei paesi in via di sviluppo e del terzo mondo rischia di essere ancora più vistoso rispetto alle conseguenze negative prodotte sui sistemi di welfare e sui livelli occupazionali dei paesi occidentali. Nei paesi in via di sviluppo, infatti, la crisi finanziaria arriva immediatamente dopo la crisi agricola, quella alimentare e quella climatica del 2007-2008, traducendosi in un aumento di 260 milioni di poveri, che si aggiungono agli 800 milioni che già vivono con meno di due dollari al giorno. Sempre in conseguenza della crisi gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo, stanziati dai paesi più avanzati e già fortemente inadeguati alle necessità del sud del mondo, vengono automaticamente e drasticamente ridotti;
le misure fino ad oggi adottate per arginare la crisi globale appaiono inadeguate e insufficienti. Affinché le conseguenze della crisi finanziaria non siano subite dai soli contribuenti, occorre prevedere misure che non esentino da responsabilità gli operatori finanziari che devono farsi carico, almeno per una parte, dei costi della ripresa - vieppiù se si considera che la crisi origina soprattutto dalla finanza speculativa che trae indebiti vantaggi da operazioni finanziarie ad alta frequenza e a brevissimo termine;
la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (Financial Transaction Act - FTT), se realizzata in modo appropriato, potrebbe contribuire a coprire i costi generati dalla crisi, rappresentando un'efficace misura per frenare le attività speculative, senza colpire l'economia reale, e un utile strumento per reperire risorse da destinare allo sviluppo. Un tale prelievo fiscale colpirebbe le operazioni a breve termine, maggiormente inclini a scopi speculativi e responsabili dell'instabilità dei prezzi. Tuttavia, una tassazione di questo tipo, per la sua stessa natura, non sarebbe efficace se applicata da una sola nazione, e richiederebbe una previsione e implementazione a livello sopranazionale;
numerosi Stati e istituzioni internazionali hanno deciso di riesaminare e di valutare portata e implementazione di una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT), proprio in considerazione della necessità di assumere decisioni capaci di attenuare l'impatto della crisi e di reperire risorse in favore della ripresa e dello sviluppo. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale, da sempre contrario a tassare le operazioni finanziarie, ora riconosce la necessità di porre dei vincoli ai flussi di capitali, anche


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con tassazioni analoghe alla cosiddetta Tobin Tax o alla sua variante Spahn Tax;
nel settembre 2009, a Pittsburgh, il G20 ha approvato una risoluzione per affidare al Fondo Monetario Internazionale il compito di elaborare il piano per una tassazione delle transazioni finanziarie che assicuri il contributo del settore finanziario alle misure per combattere la crisi economica globale. Come effetto di questa risoluzione l'FMI ha in corso una consultazione pubblica mondiale per l'acquisizione di pareri per la definizione del piano, da presentare al prossimo G20 in Canada;
il Leading Group on Solidarity Levies to Fund Development, che comprende oltre 50 Paesi di diversi continenti, ha deciso di creare un gruppo di lavoro per studiare proposte da sottoporre in tutti i principali forum internazionali. Il 22 ottobre 2009 è stata creata a Parigi la Task Force on International Financial Transactions for Development, che comprende 12 Paesi, tra cui anche l'Italia, per studiare la fattibilità di un'imposta sulle transazioni finanziarie;
la Commission of Experts of the International Financial and Monetary System dell'ONU - conosciuta come «Commissione Stiglitz» - ha menzionato la tassa sui servizi finanziari come un modo per rendere più stabile e prevedibile la finanza per lo sviluppo e per stabilizzare i mercati finanziari;
il 16 dicembre 2009 il Consiglio economico e sociale europeo ha adottato il parere denominato «Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi», nel quale si raccomanda la tassazione delle transazioni finanziarie;
a febbraio 2010 nel Regno Unito una coalizione guidata dal sindacato britannico TUC e dalle maggiori organizzazioni della società civile internazionale (Oxfam, ActionAid e Save the Children, eccetera) ha lanciato la campagna Stamp Out Poverty, per garantire il sostegno popolare e dei media ad una tassazione delle transazioni finanziarie. Anche in Italia una larga coalizione di associazioni e la sezione italiana di Social Watch, ha lanciato la «Campagna per la Riforma della Banca Mondiale», collegata con l'analoga campagna internazionale Make Finance Work che sollecita i capi di Stato e di Governo del G20 a concordare una tassa sulle transazioni finanziarie;
il 3 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su «Tassazione delle transazioni finanziarie e la sua efficace applicazione» chiedendo alla Commissione di elaborare, in vista del prossimo vertice del G20, una valutazione d'impatto della tassazione delle operazioni finanziarie a livello mondiale, «esaminandone vantaggi e svantaggi». Il 10 marzo 2010 anche la Confederazione europea dei sindacati, nella risoluzione adottata su «Crisi economica: nuove fonti di finanziamento» ha chiesto alle istituzioni europee e agli Stati membri di perseguire una posizione comune per la tassazione delle transazioni finanziarie;
numerosi governi europei, come Francia e Belgio, hanno già in parte adottato tale tassazione, mentre in altri paesi, come la Germania e l'Austria, il dibattito vede il convergere di posizioni favorevoli di esponenti di tutti gli schieramenti politici. Anche se tasse di questo tipo già esistono in alcuni Paesi l'idea di adottarle su scala globale si sta facendo sempre più strada tra i leader di molti Paesi europei e non solo;
la preoccupazione per l'inadempienza degli impegni presi da molti Stati, tra i quali l'Italia, in ambito internazionale sulla lotta alla povertà, sollecita una riconsiderazione della proposta di tassazione sulle transazioni finanziarie, quale utile strumento volto ad aumentare le risorse disponibili per lo sviluppo e per il raggiungimento degli obiettivi del millennio che, in assenza di risorse economiche addizionali, rischiano di essere completamente disattesi;
è importante che anche l'Italia contribuisca a definire una politica comune


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europea in sostegno di un approfondimento circa la fattibilità dell'introduzione di un prelievo fiscale sulle transazioni finanziarie;

impegna il Governo:

a sostenere nelle sedi competenti internazionali la necessità di una valutazione di impatto e di fattibilità finalizzata all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie;
a prevedere, qualora emerga il necessario consenso internazionale, che una parte cospicua delle risorse derivanti dal gettito della tassazione delle transazioni finanziarie (FTT) siano destinate al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015;
a svolgere una relazione periodica, in sede parlamentare, sullo stato e sui risultati prodotti dai vertici e dagli organismi di studio internazionali, con particolare riguardo agli esiti della Task Force on International Financial Transactions for Development e della cosiddetta «Commissione Stieglitz» istituita presso le Nazioni Unite.
(8-00076)«Barbi».


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ALLEGATO 5

7-00346 Evangelisti: Sulla tassazione delle transazioni finanziarie internazionali.

NUOVA FORMULAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
premesso che:
nel corso dell'ultimo decennio si sono prodotti notevoli cambiamenti negli scenari dell'economia mondiale. Infatti, secondo autorevoli esponenti della comunità accademica e importanti istituzioni internazionali come le Nazioni Unite o la Banca mondiale, alcune tra le più rilevanti trasformazioni si sono registrate nel campo della finanza e della distribuzione del reddito;
il pressoché completo abbattimento dei vincoli alla libera circolazione internazionale dei capitali ha fortemente ristretto i gradi di libertà delle politiche economiche nazionali e la combinazione tra instabilità finanziaria e impotenza della politica economica ha notevolmente contribuito alla inquietante divaricazione dei redditi verificatasi, durante gli anni '90, sia tra i Paesi che all'interno dei singoli Paesi;
il succedersi continuo di crisi valutarie in Europa, in Russia, nel Sud Est asiatico e in America latina, non ultima quella che si sta attraversando, l'assenza di basi oggettive in grado di spiegare gli enormi, repentini afflussi e deflussi di capitale che spesso attraversano i Paesi meno sviluppati, l'irrazionale euforia che ha guidato l'ascesa e il declino dell'economia americana e gli squilibri di bilancia dei pagamenti ad essa associati, questi e molti altri eventi hanno sollevato fortissimi dubbi sulle proprietà taumaturgiche del libero mercato, in particolare del mercato finanziario;
l'impatto che in particolar modo potrebbe avere la recente crisi a livello globale sulle già precarie e fragili economie dei Paesi in via di sviluppo e del Terzo mondo (con riguardo soprattutto ai fondi destinati agli aiuti pubblici allo sviluppo) rischia naturalmente di avere ben più gravi conseguenze di quelle che patiscono le società occidentali;
gran parte della comunità accademica sembra ormai aver fatto propria una famosa affermazione del premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, secondo il quale il sostegno politico degli ultimi vent'anni alla deregolamentazione finanziaria è stato «fondato più su un legame ideologico nei confronti di una concezione idealizzata dei mercati che sull'analisi dei fatti o della teoria economica». La medesima concezione idealizzata dei mercati ha spesso indotto a trascurare le straordinarie divaricazioni dei redditi associate al dilagare dei fenomeni di instabilità valutaria e finanziaria;
la rinnovata presa di coscienza nei confronti della strutturale instabilità dei mercati monetari e finanziari e dei danni che essa è in grado di provocare ha riaperto il dibattito sulla necessità di attribuire alla politica rinnovati strumenti di controllo e di governo delle dinamiche economiche;
un primo passo nella direzione del necessario cambiamento di rotta sopra


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evocato è stato da tempo individuato in una proposta, avanzata per la prima volta nel 1972 dal premio Nobel per l'economia James Tobin, basata sulla istituzione di un'imposta sulle transazioni valutarie, la cosiddetta «Tobin tax» che ha raccolto negli ultimi anni il consenso di gruppi, movimenti politici, Parlamento e Governi sempre più numerosi e significativi e una straordinaria convergenza a sostegno della stessa da parte di economisti di diversa provenienza culturale e politica;
si tratta di una tassa sulle transazioni valutarie e finanziarie che appare essere in grado di contribuire contemporaneamente alla riduzione dell'instabilità sui mercati finanziari, all'aumento dei margini di manovra delle autorità di politica economica nazionale e all'intervento redistributivo per rimediare, almeno in parte, alle sperequazioni dei redditi verificatesi nel corso di questi anni;
si parla dunque di un'imposta proporzionale al valore di ogni transazione valutaria effettuata, ed è pagata in egual misura da entrambe le parti del contratto. Questo significa, ad esempio, che a fronte di una conversione di un milione di euro in dollari, un'imposta dello 0,1 per cento (ma potrebbe ovviamente essere anche di entità minore) imporrebbe a ognuno dei contraenti di versare al fisco 1.000 euro, o il loro equivalente in dollari;
sul piano politico, l'istituzione della «Tobin tax» potrebbe simbolicamente rappresentare una netta inversione di tendenza rispetto alle scelte di deregolamentazione dell'ultimo ventennio, uno strumento semplice, dunque, per il perseguimento di molti obiettivi complessi, sia operativi sia politici, non ultimo quello di contribuire a determinare risorse addizionali per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio e per far fronte ai danni sociali causati dalla crisi attuale soprattutto rispetto all'erogazione dell'aiuto allo sviluppo dei Paesi più poveri,

impegna il Governo:

a sostenere nelle sedi competenti l'opportunità di una valutazione di impatto e di fattibilità di un'imposta sulle transazioni finanziarie finalizzata al sostegno delle politiche di cooperazione allo sviluppo;
a monitorare e verificare, qualora emerga il necessario consenso internazionale, che una significativa percentuale di tale tassazione venga effettivamente impiegata per il raggiungimento degli Obiettivi del millennio che vedono proprio il nostro Paese essere in grave ritardo rispetto alle scadenze prefissate, ovvero dello 0,51 per cento entro il 2010, già disatteso, e dello 0,7 per cento entro il 2015;
a relazionare compiutamente e periodicamente al Parlamento circa i risultati derivanti dalle decisioni che verranno conseguentemente adottate dagli organismi internazionali.
(8-00077)«Evangelisti».

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